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Quindi il valore finale (montante) del reddito è uguale al valore iniziale per e elevato
al prodotto tra tasso di crescita per t (numero di anni).
Quindi il doppio del reddito iniziale è uguale al reddito iniziale per e elevato a g per
t*. Semplificando yo, passiamo al logaritmo, otteniamo che il tempo (t*) necessario
al reddito per raddoppiare è uguale al logaritmo di 2 (0,7) diviso g.
Guardando alla crescita di cinque Paesi OCSE (FR GR JP GB USA) dal 1950 in poi
vengono registrati i seguenti fenomeni:
2. rallentamento della crescita dalla metà degli anni 70 (gli shock petroliferi nei
primi anni 70 - cioè l’aumento improvviso del prezzo petrolio- posero fino al
periodo di intensa crescita economica, noto come «book economico» degli
anni 60);
• Dati su prosperità e povertà nel mondo: paesi come Cina, Nepal, Mali, che erano
tra i più poveri nel 65, nel 2003 non lo erano più. Sempre con riferimento ai paesi
più poveri, 2003, guardiamo la % del GDP pro capite relativo agli Stati Uniti, %
che non supera mai il 3.5 (Rwanda), cioè il reddito pro capite di un paese come il
Rwanda rappresenta il 3.5% del reddito pro capite degli Stati Uniti. Con
riferimento ai 15 paesi più ricchi, nel 2003, emergono comunque differenze tra i
vari paesi in termini di PIL per lavoratore es. 75% Hong Kong, 100% Stati Uniti.
Anche nella scala dei paesi più ricchi si è avuta una mobilità, perché es. Italia non
rientrava nella lista nel 65, mentre lo rientra nel 2003. Nei 20 paesi con tassi di
crescita maggiori troviamo i “miracoli della crescita” (es. Korea, Cina, India,
Singapore, Hong Kong). Nei 20 paesi con tassi di crescita minori troviamo i
“disastri della crescita”, molti dei quali hanno avuto crescita negativa nel periodo
1965-2003 (Nicaragua, Niger, ecc.).
Si deducono i seguenti fatti:
• Esiste una forte variazione nel reddito pro capite tra le economie mondiali;
• I paesi più poveri hanno redditi pro-capite che sono meno del 5% dei redditi pro
capite dei paesi più ricchi;
• 1) La funzione di produzione è
Y(t)=F[K(t), A(t)L(t)]
K/AL=k =capitale per unità di lavoro effettivo (o capitale per addetto in unità di
efficienza)
y=f(k)
cioè prodotto per unità di lavoro effettivo = capitale per unità di lavoro effettivo;
lim k→0 f’(k)=∞ (limite del prodotto marginale per k che tende a 0 = infinito)
limk→∞ f’(k)=0 (limite del prodotto marginale per k che tende a infinito = 0)
Sull’asse delle x abbiamo il capitale per unità di lavoro effettivo, sull’asse delle y
invece abbiamo il prodotto per unità di lavoro effettivo (y=f(k)). Secondo le inada
conditions il limite prodotto marginale del capitale per k che tende a zero è uguale a
infinito. Il prodotto marginale non è altro che la derivata prima della funzione di
produzione, cioè la pendenza della funzione di produzione. Quando k tende a 0, la
pendenza della funzione di produzione tende ad infinito, invece quando k tende a
infinito, la pendenza della funzione di produzione tende a 0.
k=0, quindi la variazione del capitale nel tempo, nello stato stazionario, è pari a 0.
È importante sottolineare che la crescita, sul balanced growth path, non dipende dal
tasso di risparmio ed il tasso di crescita dell’output per lavoratore (Y/L) è
determinato solo dal tasso di progresso tecnologico (λ).
Riassumendo:
Il modello di Solow individua due possibili cause di variazione - nel tempo o tra
diversi Paesi del mondo - dell’output per lavoratore: differenze nel capitale per
lavoratore (K/L) e differenze in A (tecnologia). Tuttavia, solo la crescita di A può
condurre ad una crescita permanente (nel lungo periodo) in Y/L (perché abbiamo
ipotizzato che i rendimenti del capitale siano decrescenti) e, per cambiamenti
verosimili di K/L l’impatto su Y/L è modesto. Di conseguenza solo differenze in A
possono spiegare le differenze di crescita nel tempo e tra diversi Paesi del mondo.
Tuttavia, il cambiamento di A è esogeno: il modello assume dato il comportamento
della variabile che identifica come principale determinante della crescita. Come
Romer sintetizza “we have been modeling growth by assuming it” (noi abbiamo
modellato la crescita, assumendola). Inoltre il modello non spiega esattamente
cosa sia A, la definisce come “labor effectiveness”, ma in effetti A rappresenta un
“catchall” (A rappresenta una sorta di scatola nera in cui ricadono tutti quei fattori
diversi da K e L e che vanno a determinare l’output) per fattori diversi da K e L che
determinano l’output. Per cui affermare che differenze di reddito sono dovute a
differenze in A equivale a dire che non sono dovute a differenze in K/L. Quindi la
crescita economica nel lungo periodo dipende da A, ma non è dovuta a differenze
nel capitale per addetto; tuttavia affermare che la crescita nel lungo periodo
dipende da A non equivale a identificare le determinati della crescita. Secondo
Arrow, “da un punto di vista quantitativo, restiamo con il tempo quale variabile
esplicativa. Ora proiezioni di trend temporali sono fondamentalmente una
confessione di ignoranza e, ciò che è peggio da un punto di vista pratico, non sono
variabili su cui la politica economica possa agire” (cioè noi assistiamo ad una crescita
costante nel tempo, l’economia si pone su un sentiero di crescita bilanciata, ma dire
questo, equivale ad ammettere la nostra ignoranza sulle determinanti del processo
di crescita e sulle politiche economiche che potrebbero essere utilizzate per favorire
il processo di crescita. Ovvero se non conosciamo cosa determina la crescita, allora i
policy maker non saranno in grado di stabilire quali politiche economiche utilizzare
per favorire la crescita economica). È necessario quindi chiedersi cosa rappresenti A
e quali siano le sue determinanti. Varie sono le interpretazioni della “labor
effectiveness”. Potrebbe rappresentare:
• astratta conoscenza;
• attitudini culturali verso l’impresa ed il lavoro e così via (es. studi hanno
dimostrato che la cultura che fonda le radici sulla religione protestante,
dovrebbe essere un fattore determinante di una maggiore produttività).
We all want economic growth; the real question is what type? Growth has not just
got a rate, but also a direction. Hopefully that direction will increasingly be towards
“green”, as well as towards more inclusivity.
(Mazzucato, 2017), altra critica al modello di Solow: ci dice che l’economia cresce ad
un tasso costante, ma non ci dice quale tipo di crescita l’economia stia realizzando,
se ad esempio stiamo andando verso un’economia più verde, cioè se il processo di
crescita è inclusivo o si sta registrando una crescita diseguale per le fasce della
popolazione. Non ci dice se la crescita che si registra è sostenibile ed equa (cioè
benefica per tutte le fasce della popolazione, dalle più ricche alle più povere).