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APPROCCIO MACROECONOMICO

(Progresso tecnico e crescita economica)


Studiamo la relazione tra progresso tecnologico e crescita economica.

o Che cosa si intende per CRESCITA ECONOMICA? Si intende l’aumento della


produzione aggregata nel tempo, cioè se osserviamo il PIL dei paesi più
avanzati/ricchi del pianeta, notiamo che le fluttuazioni di breve periodo (cioè le
fasi di espansione e recessione di breve periodo) sono sovrastate da un processo
di crescita economica, cioè un aumento della produzione nel tempo. Questo
aumento lo dobbiamo riferire al lungo periodo, cioè considerando un arco
temporale molto lungo. Quindi nei Paesi più avanzati, osservando l’attività
economica per periodi di tempo molto lunghi, le fluttuazioni annuali sono
sovrastate dalla crescita: ovvero l’aumento della produzione aggregata nel
tempo.

o Quanto tempo impiega un paese a vedere raddoppiato il proprio reddito pro


capite? Introduciamo quindi la regola pratica di Lucas (1988), per rispondere a
questa domanda: un paese che cresce al tasso g per anno raddoppierà il suo
reddito pro capite ogni 0.7/g anni (dove g sta per tasso di crescita). Questa
regola si può spiegare sfruttando la relazione tra il reddito pro capite al tempo t e
il reddito pro capite iniziale:

Quindi il valore finale (montante) del reddito è uguale al valore iniziale per e elevato
al prodotto tra tasso di crescita per t (numero di anni).
Quindi il doppio del reddito iniziale è uguale al reddito iniziale per e elevato a g per
t*. Semplificando yo, passiamo al logaritmo, otteniamo che il tempo (t*) necessario
al reddito per raddoppiare è uguale al logaritmo di 2 (0,7) diviso g.

Esempi: Pertanto se un paese cresce ad un tasso dell’1.4% all’anno, raddoppierà il


reddito pro-capite in circa 50 anni;

• Un paese che cresce ad un tasso del 2.9% lo raddoppierà in circa 24 anni,


mentre un paese che cresce al 5 percento lo raddoppierà in circa 14 anni;

• Un paese che cresce al 10% lo raddoppierà in 7 anni (come la Cina).

Guardando alla crescita di cinque Paesi OCSE (FR GR JP GB USA) dal 1950 in poi
vengono registrati i seguenti fenomeni:

1. crescita economica elevata tra il 1950 ed il 1973, con notevole miglioramento


del tenore di vita (ossia crescita notevole del PIL pro-capite);

2. rallentamento della crescita dalla metà degli anni 70 (gli shock petroliferi nei
primi anni 70 - cioè l’aumento improvviso del prezzo petrolio- posero fino al
periodo di intensa crescita economica, noto come «book economico» degli
anni 60);

3. si osserva un fenomeno di convergenza nei livelli di PIL pro-capite, cioè i paesi


ritardatari (più poveri, es. Giappone) sono cresciuti più velocemente,
riducendo il divario/gap rispetto ai paesi più ricchi (es. USA).

Tuttavia, guardando all’evidenza empirica relativa ad un insieme di Paesi più ampio


su di un periodo di tempo più lungo, non troviamo conferma ai fatti stilizzati
precedentemente illustrati, ma emergono i seguenti fatti:

1) storicamente la crescita del prodotto pro-capite è un fenomeno piuttosto


recente. Alla luce della crescita degli ultimi 200 anni, ciò che appare insolito è
l’elevata crescita degli anni 50 e 60 piuttosto che il rallentamento registrato dagli
anni 70; cioè il boom economico appare più l’eccezione che la regola;

2) La convergenza del PIL pro-capite non è un fenomeno esteso su scala mondiale.


Quella tra Paesi OCSE potrebbe esser dovuta ad un effetto selezione del
campione: cioè sono stati selezionati 5 paesi ricchi, quindi chi è partito
svantaggiato (cioè più povero, nel 1950) per forza di cose ha avuto una crescita
maggiore per rientrare oggi nel novero dei paesi più ricchi, è proprio questo che li
ha fatti entrare nel gruppo dei paesi avanzati (alcuni Paesi come l’Argentina non
hanno mostrato alcuna convergenza);

3) In molti Paesi, soprattutto africani, la crescita è ancora sconosciuta, implicando


un ampio divario tra gli standard di vita tra Paesi poveri e ricchi;

4) Alcuni Paesi, come il Messico e la Costa d’Avorio esibiscono un pattern di crescita


anomalo, con periodi di rapida crescita seguiti da un severo declino della
produzione (quindi recessione).

• Dati su prosperità e povertà nel mondo: paesi come Cina, Nepal, Mali, che erano
tra i più poveri nel 65, nel 2003 non lo erano più. Sempre con riferimento ai paesi
più poveri, 2003, guardiamo la % del GDP pro capite relativo agli Stati Uniti, %
che non supera mai il 3.5 (Rwanda), cioè il reddito pro capite di un paese come il
Rwanda rappresenta il 3.5% del reddito pro capite degli Stati Uniti. Con
riferimento ai 15 paesi più ricchi, nel 2003, emergono comunque differenze tra i
vari paesi in termini di PIL per lavoratore es. 75% Hong Kong, 100% Stati Uniti.
Anche nella scala dei paesi più ricchi si è avuta una mobilità, perché es. Italia non
rientrava nella lista nel 65, mentre lo rientra nel 2003. Nei 20 paesi con tassi di
crescita maggiori troviamo i “miracoli della crescita” (es. Korea, Cina, India,
Singapore, Hong Kong). Nei 20 paesi con tassi di crescita minori troviamo i
“disastri della crescita”, molti dei quali hanno avuto crescita negativa nel periodo
1965-2003 (Nicaragua, Niger, ecc.).
Si deducono i seguenti fatti:

• Esiste una forte variazione nel reddito pro capite tra le economie mondiali;

• I paesi più poveri hanno redditi pro-capite che sono meno del 5% dei redditi pro
capite dei paesi più ricchi;

• I tassi di crescita economica variano sostanzialmente tra i paesi, quindi i tassi di


crescita sono eterogenei;

• I tassi di crescita non sono necessariamente costanti nel tempo;

• La posizione relativa di un paese nella distribuzione mondiale del reddito pro


capite non è immutabile; cioè i paesi possono spostarsi da poveri a ricchi e
viceversa. Infatti come abbiamo visto alcuni paesi erano poveri nel 65, ma non
nel 2003, viceversa;

• I modelli di crescita mirano ad individuare le determinanti di un fenomeno così


complesso, al fine di suggerire ai policy maker quali siano le politiche più
appropriate per aumentare la crescita e portare gli standard di vita dei paesi
poveri più vicini a quelli delle nazioni sviluppate.
Modello di Solow
L'ipotesi della convergenza (modello neoclassico, Solow) sostiene l'esistenza di una
convergenza nel reddito pro-capite tra paesi diversi. Ciò vuol dire una relazione
negativa tra crescita e il livello di reddito pro-capite relativo. Cioè i paesi più poveri
inizialmente, crescono di più e arrivano a convergere verso il reddito pro capite dei
paesi più ricchi. Perché? I paesi più poveri sono in grado di sfruttare una potenziale
crescita di più rispetto ai paesi ricchi, che invece sono già sulla frontiera tecnologica
e quindi hanno minori margini di miglioramento, cioè hanno minori opportunità di
crescere velocemente. Quindi essere arretrati nei livelli di produttività comporta un
forte potenziale di crescita della produttività. I paesi ritardatari sono in grado di
portare nella produzione un forte bagaglio di tecnologie non sfruttate. I paesi che
sono vicini alla frontiera della tecnologia hanno invece minori opportunità di
crescere più velocemente. Il fenomeno della convergenza è stato oggetto di un
acceso dibattito. Assunzioni del modello:

• 1) La funzione di produzione è

Y(t)=F[K(t), A(t)L(t)]

dove t = tempo, Y = prodotto, K=capitale, L=lavoro, A=stato della tecnologia,


AL=lavoro effettivo.

A parità di K e L, un miglioramento di A consente un incremento della


produzione. Il progresso tecnologico che moltiplica L è denominato labor-
augmenting o Harrod-neutral (cioè è come se il progresso tecnico aumentasse le
unità di lavoro presenti nell’economia, per questo si parla di lavoro effettivo).

• 2) rendimenti di scala costanti (raddoppiando tutti input, la produzione


raddoppia, in generale aumentando della stessa proporzione gli input, anche
l’output aumenta della stessa proporzione. Cioè moltiplicando per una certa
costante positiva tutti gli input, anche la produzione viene moltiplicata per la
stessa costante positiva), ciò consente di ricavare la cd intensive form:

Utilizziamo come costante positiva 1/AL

F(K/AL, 1)=1/AL* F(K, AL)=Y/AL


Ponendo:

K/AL=k =capitale per unità di lavoro effettivo (o capitale per addetto in unità di
efficienza)

Y/AL=y= prodotto per unità di lavoro effettivo

Si può riscrivere la funzione di produzione come:

y=f(k)

cioè prodotto per unità di lavoro effettivo = capitale per unità di lavoro effettivo;

• 3) Prodotto marginale del capitale è positivo, ma decrescente (rendimenti


decrescenti di k): f’(k)>0, f’’(k)<0 (cioè derivata prima maggiore di zero, derivata
seconda minore di zero). Quindi all’aumentare del capitale, il prodotto aumenta,
è positivo, ma l’incremento di prodotto che si ottiene è via via decrescente;

• 4) Inada conditions: imposta per assicurare che il path dell’economia non


diverga

lim k→0 f’(k)=∞ (limite del prodotto marginale per k che tende a 0 = infinito)

limk→∞ f’(k)=0 (limite del prodotto marginale per k che tende a infinito = 0)
Sull’asse delle x abbiamo il capitale per unità di lavoro effettivo, sull’asse delle y
invece abbiamo il prodotto per unità di lavoro effettivo (y=f(k)). Secondo le inada
conditions il limite prodotto marginale del capitale per k che tende a zero è uguale a
infinito. Il prodotto marginale non è altro che la derivata prima della funzione di
produzione, cioè la pendenza della funzione di produzione. Quando k tende a 0, la
pendenza della funzione di produzione tende ad infinito, invece quando k tende a
infinito, la pendenza della funzione di produzione tende a 0.

• 5) L ed A crescono a tassi esogeni: n e λ rispettivamente; i livelli iniziali di K , L ed


A sono dati

• 6) Y=C+I, il governo è assente, G non c’è

• 7) I=sY, la frazione di output dedicata agli investimenti è uguale al tasso di


risparmio s, che è esogeno e costante

• 8) Il tasso di deprezzamento del capitale è=δ


.
k(t)=sy(t)-(n+ λ +δ)k(t) 2)
Secondo la 2), equazione chiave del modello di Solow, il tasso a cui il capitale per
unità di lavoro effettivo cambia nel tempo (variazione capitale per unità di lavoro
effettivo nel tempo) è la differenza tra l’investimento effettivamente realizzato (sY) e
l’investimento necessario a mantenere costante k (break-even investment). Se
l’investimento che si realizza effettivamente nell’economia > di quello necessario a
mantenere costante k, allora il capitale per unità di lavoro effettivo aumenta, quindi
la variazione di k nel tempo è positivo, nel caso contrario k si riduce, variazione
negativa nel tempo, diminuisce. Siccome k=K/AL, sappiamo che per ipotesi il
numeratore si riduce al tasso δ (tasso di deprezzamento), mentre il denominatore
cresce al tasso n + λ (al denominatore abbiamo un prodotto, AL, il tasso di crescita di
un prodotto tra 2 variabili è pari alla somma dei tassi di crescita, infatti λ tasso di
crescita di A, n di L), allora per mantenere costante quel rapporto che tende a
decrescere per effetto della riduzione del numeratore e dell’aumento del
denominatore, l’investimento necessario deve crescere ad un tasso uguale alla
crescita del denominatore + il tasso di deprezzamento (n + δ + λ).
Nel punto di intersezione, la variazione del capitale per unità di lavoro effettivo nel
tempo è pari a 0, cioè è costante. A destra di k*, l’investimento necessario è
maggiore di quello effettivo, quindi il capitale per unità di lavoro effettivo si riduce,
variazione nel tempo negativa. A sinistra, l’investimento effettivo è maggiore di
quello necessario, variazione di k nel tempo è positiva, k aumenta. Il punto k* è noto
come stato stazionario. Per cui, k converge verso k*, in cui

k=0, quindi la variazione del capitale nel tempo, nello stato stazionario, è pari a 0.

L’economia, cioè, converge verso un sentiero di crescita bilanciata in cui:

1. per ipotesi AL cresce al tasso esogeno n+ λ

2. K/AL costante in k* → K cresce al tasso n+ λ (perché se rapporto costante, al


cresce al tasso esogeno, quindi anche K)

3. per 1 e 2 e l’ipotesi di rendimenti costanti di scala →Y =F(K, AL ) cresce al


tasso n+ λ, perché gli input crescono al tasso n + λ
4. K/L e Y/L crescono al tasso λ (è un rapporto, il tasso di crescita è pari al tasso
di crescita del numeratore – tasso di crescita numeratore: k cresce al tasso n +
λ, L al tasso n, si semplifica e rimane solo lamda)

È importante sottolineare che la crescita, sul balanced growth path, non dipende dal
tasso di risparmio ed il tasso di crescita dell’output per lavoratore (Y/L) è
determinato solo dal tasso di progresso tecnologico (λ).

Riassumendo:

Il modello di Solow individua due possibili cause di variazione - nel tempo o tra
diversi Paesi del mondo - dell’output per lavoratore: differenze nel capitale per
lavoratore (K/L) e differenze in A (tecnologia). Tuttavia, solo la crescita di A può
condurre ad una crescita permanente (nel lungo periodo) in Y/L (perché abbiamo
ipotizzato che i rendimenti del capitale siano decrescenti) e, per cambiamenti
verosimili di K/L l’impatto su Y/L è modesto. Di conseguenza solo differenze in A
possono spiegare le differenze di crescita nel tempo e tra diversi Paesi del mondo.
Tuttavia, il cambiamento di A è esogeno: il modello assume dato il comportamento
della variabile che identifica come principale determinante della crescita. Come
Romer sintetizza “we have been modeling growth by assuming it” (noi abbiamo
modellato la crescita, assumendola). Inoltre il modello non spiega esattamente
cosa sia A, la definisce come “labor effectiveness”, ma in effetti A rappresenta un
“catchall” (A rappresenta una sorta di scatola nera in cui ricadono tutti quei fattori
diversi da K e L e che vanno a determinare l’output) per fattori diversi da K e L che
determinano l’output. Per cui affermare che differenze di reddito sono dovute a
differenze in A equivale a dire che non sono dovute a differenze in K/L. Quindi la
crescita economica nel lungo periodo dipende da A, ma non è dovuta a differenze
nel capitale per addetto; tuttavia affermare che la crescita nel lungo periodo
dipende da A non equivale a identificare le determinati della crescita. Secondo
Arrow, “da un punto di vista quantitativo, restiamo con il tempo quale variabile
esplicativa. Ora proiezioni di trend temporali sono fondamentalmente una
confessione di ignoranza e, ciò che è peggio da un punto di vista pratico, non sono
variabili su cui la politica economica possa agire” (cioè noi assistiamo ad una crescita
costante nel tempo, l’economia si pone su un sentiero di crescita bilanciata, ma dire
questo, equivale ad ammettere la nostra ignoranza sulle determinanti del processo
di crescita e sulle politiche economiche che potrebbero essere utilizzate per favorire
il processo di crescita. Ovvero se non conosciamo cosa determina la crescita, allora i
policy maker non saranno in grado di stabilire quali politiche economiche utilizzare
per favorire la crescita economica). È necessario quindi chiedersi cosa rappresenti A
e quali siano le sue determinanti. Varie sono le interpretazioni della “labor
effectiveness”. Potrebbe rappresentare:

• astratta conoscenza;

• la formazione e le abilità della forza lavoro (capitale umano);

• la forza dei diritti di proprietà;

• la qualità delle infrastrutture;

• attitudini culturali verso l’impresa ed il lavoro e così via (es. studi hanno
dimostrato che la cultura che fonda le radici sulla religione protestante,
dovrebbe essere un fattore determinante di una maggiore produttività).

Per qualsiasi interpretazione di A è comunque necessario chiedersi come influenza


l’output, come evolve nel tempo e perché differisce tra varie parti del mondo.

We all want economic growth; the real question is what type? Growth has not just
got a rate, but also a direction. Hopefully that direction will increasingly be towards
“green”, as well as towards more inclusivity.

(Mazzucato, 2017), altra critica al modello di Solow: ci dice che l’economia cresce ad
un tasso costante, ma non ci dice quale tipo di crescita l’economia stia realizzando,
se ad esempio stiamo andando verso un’economia più verde, cioè se il processo di
crescita è inclusivo o si sta registrando una crescita diseguale per le fasce della
popolazione. Non ci dice se la crescita che si registra è sostenibile ed equa (cioè
benefica per tutte le fasce della popolazione, dalle più ricche alle più povere).

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