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SETTIMANE DI STUDIO

DELLA FONDAZIONE CENTRO ITALIANO DI STUDI


SULL’ALTO MEDIOEVO

LXVII

LA CONOSCENZA SCIENTIFICA
NELL’ALTO MEDIOEVO

Spoleto, 25 aprile - 1 maggio 2019

TOMO PRIMO

FONDAZ IONE
C EN TR O I TA LI ANO DI STU DI
S U LL’ALTO M EDIOE VO
SPOLETO
2020
ISBN 978-88-6809-283-2

prima edizione: marzo 2020

 Copyright 2020 by « Fondazione Centro italiano di studi sull’alto medioevo », Spoleto.


SOMMARIO

Consiglio di amministrazione e Consiglio scientifico della


Fondazione Centro italiano di studi sull’alto medioevo ..... pag. IX
Intervenuti ..................................................................... » XI
Programma della Settimana di studio ................................ » XIII
AGOSTINO PARAVICINI BAGLIANI, Quale scienza nell’alto medioevo? » 1
Discussione sulla lezione Paravicini Bagliani ...................... » 19
GAETANO LETTIERI, Cosmologie protocristiane e patristiche dagli
gnostici valentiniani ad Agostino ...................................... » 21
BARBARA OBRIST, La cosmologie du Haut Moyen Age, le statut
de la connaissance philosophique et la question d’un univers
christianisé ................................................................... » 53
WESLEY M. STEVENS, Descriptive models of Earth and Sky ........... » 113
Discussione sulla lezione Stevens ...................................... » 141
NICOLA ZITO, Medicina e mirabilia nella letteratura neoplatonica » 143
Discussione sulla lezione Zito ........................................... » 169
JEAN-YVES GUILLAUMIN, Quelques marques de l’influence de
l’Institution Arithmétique de Boèce au Moyen Âge (IXe-
XIIIe s.) ..................................................................... » 171
Discussione sulla lezione Guillaumin ................................. » 209
FRANCESCO GANDOLFO, Scienza e tecnica del costruire: dall’eredi-
tà di Vitruvio agli apporti interculturali .............................. » 211
Discussione sulla lezione Gandolfo ................................... » 235
NICOLETTA PALMIERI, Il galenismo alessandrino in Italia tra anti-
chità tarda e alto medioevo .............................................. » 237
Discussione sulla lezione Palmieri ..................................... » 271
VI SOMMARIO

IMMO WARNTJES, The Mechanics of Lunar Calendars and the Modes


of Calculating Easter, ad 400-1100: contexts and perspectives ......... pag. 273
Discussione sulla lezione Warntjes .................................... » 309
DAVID JUSTE, Horoscopic astrology in early medieval Europe (500-
1100) ......................................................................... » 311
Discussione sulla lezione Juste .......................................... » 331
PATRICK GAUTIER DALCHÉ, Conceptions et représentations géographiques
du haut Moyen Age: conditions, techniques intellectuelles, évolutions » 335
Discussione sulla lezione Gautier Dalché ........................... » 379
COLETTE DUFOSSÉ, Théories optiques dans les mondes latin et
byzantin (IVe-XIIe siècles): convergences et divergences .......... » 381
Discussione sulla lezione Dufossé ...................................... » 437
KLAUS-DIETRICH FISCHER, In Augusto Beccarias Fuszstapfen ........ » 439
VIVIAN NUTTON, Galen and Galenism in Byzantium .............. » 475
Discussione sulla lezione Nutton ...................................... » 491
IOLANDA VENTURA, Farmacologia e farmacoterapia nell’alto medioe-
vo: trasmissione di testi, trasmissione di contenuti .................... » 493
Discussione sulla lezione Ventura ..................................... » 579
FABIO ACERBI, Interazioni fra testo, tavole e diagrammi nei ma-
noscritti matematici ed astronomici greci .............................. » 585
Discussione sulla lezione Acerbi ....................................... » 619
ROSER PUIG, Astrolabios e instrumentos afines árabes en la Alta
Edad Media ................................................................ » 623
FAITH WALLIS, Bede’s Eye: Number and Experience as a Grammar
of Science in the Early Middle Ages ................................. » 659
Discussione sulla lezione Wallis ........................................ » 695
DIETRICH LOHRMANN, Alcuin, Charlemagne et la réception de
Lucrèce vers l’an 800 ..................................................... » 699
Discussione sulla lezione Lohrmann .................................. » 719
PASQUALE ARFÉ, La tradizione scientifica delle arti in età carolingia
fra Giovanni Scoto Eriugena e Gerberto d’Aurillac .............. » 727
Discussione sulla lezione Arfé ........................................... » 789
SOMMARIO VII

PAOLA DEGNI, I testi scientifici nell’Italia meridionale bizantina:


forme, modelli, circolazione ............................................. pag. 797
CARMELA BAFFIONI, Kitāb al-hāwı̄ fı̄’l-tibb, parte IX « sulle
malattie dell’utero e del feto ». ˙ Profilo generale
˙ ed esame degli
autori citati .................................................................. » 837
HENRI HUGONNARD-ROCHE, La logique comme instrument de la
connaissance scientifique dans la culture syriaque et arabe du
Haut Moyen Age en Orient ........................................... » 865
Discussione sulla lezione Hugonnard-Roche ..................... » 873
CECILIA PANTI, La scienza musicale nell’alto medioevo. Dalla
boeziana mathematica disciplina all’ars musica ............... » 875
Discussione sulla lezione Panti .......................................... » 903
CÉCILE MORRISSON, Alchimie, métallurgie et économie: frappe et
politique monétaires à Byzance (IVe-XIIe siècle) .................. » 911
ERMANNO A. ARSLAN, Dalla scienza delle finanze all’emissione e
circolazione della moneta tra i longobardi ........................... » 927
FEDERICO BARELLO, Dalla scienza delle finanze all’emissione. Il
mondo franco ............................................................... » 1009
PHILIPP ROELLI, What Kind of Latin Was Used in Scientific
Communication in the Early Middle Ages? ........................ » 1021
Discussione sulla lezione Roelli ........................................ » 1057
IRENE CAIAZZO, Filosofia della natura e fisica elementare nell’alto
medioevo ..................................................................... » 1059
Discussione sulla lezione Caiazzo ...................................... » 1085
STAVROS LAZARIS, Donner à voir les savoirs scientifiques dans les
mondes byzantin et latin (IVe-XIIe siècles) ......................... » 1087
Discussione sulla lezione Lazaris ....................................... » 1127
ROSE WALKER, The Symbols of the Apocalypse: the Subversion of
Nature and Cosmic Upheaval in Illuminated Beatus Manuscripts » 1129
DANIELLE JACQUART, Science et foi de Bède le Vénérable à Hugues
de Saint-Victor: les motivations d’une ouverture aux sciences
profanes ...................................................................... » 1153
Discussione sulla lezione Jacquart ..................................... » 1179
in : La conoscenza scientifica nell’Alto Medioevo, Atti della
LXVII Settimana di studio del Centro italiano di studi sull’Alto
Medioevo (Spoleto, 25 aprile – 1 maggio 2019), Spoleto :
CISAM 2020, p. 1059-1086.

IRENE CAIAZZO

FILOSOFIA DELLA NATURA E FISICA ELEMENTARE


NELL’ALTO MEDIOEVO

In un saggio pubblicato su Studi medievali nel 2018, il com-


pianto Tullio Gregory ha consegnato alcune considerazioni limpi-
de sul pensiero scientifico altomedievale, in vista della Settimana
di Studio del CISAM programmata per il 2019 1. In primo luogo,
egli rammenta la necessità di storicizzare i concetti di scienza,
esperienza, ragione, il cui significato muta nel corso dei secoli. In
secondo luogo, egli connette la conoscenza scientifica alla natura,
suo oggetto, anch’essa cangiante, perché costruzione intellettuale
in un dato ambito a una data epoca. Nella cosmologia cristiana, il
sistema di riferimento non è più la cultura greca classica ed elleni-
stica bensì la Bibbia, in particolare la Genesi per la costituzione
dell’universo all’inizio dei tempi e l’Apocalisse per la sua dissolu-
zione alla fine dei tempi. Tullio Gregory insiste su questo punto:
la natura acquista un carattere nuovo nella cultura cristiana, giac-

* Desidero ringraziare Luca Bianchi (Università degli Studi di Milano) per aver rilet-
to parte del presente contributo.
1. T. GREGORY, Considerazioni per una storia del pensiero scientifico altomedievale, in
« Studi medievali », ser. 3a, LIX (2018), pp. 271-282. La riflessione sulla natura ha occu-
pato un posto di rilievo nella produzione scientifica di Tullio Gregory; si vedano alme-
no: L’idea di Natura nella filosofia medievale prima dell’ingresso della fisica di Aristotele, in La
Filosofia della Natura nel Medio Evo. Atti del III Congresso internazionale di Filosofia
Medievale (Passo della Mendola, 31 agosto - 5 settembre 1964), Milano, 1966, pp. 27-
65; La nouvelle idée de Nature et de savoir scientifique au XIIe siècle, in The cultural context of
Medieval learning, Proceedings of the First international Colloquium in philosophy,
science and theology in the Middle Ages (September 1973), (eds.) J. E. MURDOCH - E.
D. SYLLA, Dordrecht-Boston, 1975, pp. 193-218; Cosmogonia biblica e cosmologie cristiane,
in Cosmogonie e cosmologie nel Medioevo. Atti del Convegno della Società Italiana per lo
Studio del Pensiero Medievale (Catania, 22-24 settembre 2006), a cura di C. MARTELLO
- C. MILITELLO - A. VELLA, Louvain-La-Neuve, 2008, pp. 169-194.
1060 IRENE CAIAZZO

ché il Dio cristiano crea dal nulla tutti gli esseri, rompendo con la
tradizione filosofica precristiana. La natura viene dunque ad assu-
mere un nuovo statuto epistemologico, perché si presenta come
« un’espressione diretta della voluntas Dei » 2, secondo l’insegna-
mento di Ambrogio e Agostino, autori guida nell’Alto Medioevo.
Ciò comporta l’annullamento della distinzione tra natura e contra
naturam, in quanto Dio può modificare la natura delle cose da lui
create e, conseguentemente, cambiare l’ordine del cosmo. La na-
tura è un libro scritto da Dio e « andrà studiata con gli strumenti
ermeneutici applicati al testo biblico, secondo il doppio registro
historice-allegorice » 3. Tale « metodo ermeneutico nel continuo
passaggio dall’historia all’allegoria permette la piena conoscenza
(explanatio) della natura delle cose perché, proprio in quanto paro-
le di Dio, gli esseri creati trovano la loro ragione non solo nella
posizione occupata nell’universo creato, ma nel significare verità
più profonde » 4. Codesta explanatio viene chiamata con un ter-
mine forse equivoco, secondo Tullio Gregory, « scienza altome-
dievale della natura » 5. In ogni modo, egli non intende margina-
lizzare gli scritti de natura rerum o di astronomia o di geometria,
che non presentano interpretazioni allegorico-tipologiche, quanto
piuttosto ricordare « che il pensiero ‘scientifico’ medievale – pri-
ma dell’ingresso della fisica aristotelico-araba – trova la sua fonte e
il suo fondamento non nei pochi lacerti di scienza ellenistica tra-
smessi dalla manualistica tardo-antica, ma nella Bibbia e innanzi-
tutto nella Genesi » 6. Queste, per sommi capi, le direzioni di ri-
cerca propugnate da Gregory. In definitiva, sono due i fattori de-
cisivi: la creatio ex nihilo che, in rottura radicale rispetto al sistema
di riferimento precristiano, confina la natura a espressione della
volontà di Dio, e l’assenza dell’Aristotele naturale.
Non è affatto mia intenzione contestare la lettura allegorica
della natura e del cosmo nell’Alto Medioevo e contrapporre una
spiegazione meramente razionale dei fenomeni naturali, retaggio
della scienza classica e ellenistica. Del resto i lavori di Pierre Ha-

2. GREGORY, Considerazioni cit. (nota 1), p. 272.


3. Ibid., p. 277.
4. Ibid., p. 278.
5. Ibidem.
6. Ibid., p. 281.
FILOSOFIA DELLA NATURA E FISICA ELEMENTARE 1061

dot dimostrano che l’allegoria e il discorso metaforico sulla natura


erano ampiamente praticati nell’Antichità, il che lascia supporre
una certa continuità in età medievale, le cui modalità vanno co-
munque ancora precisate e chiarite 7. Entrambi gli approcci, l’al-
legorico e il razionalistico, trovano riscontro nell’Alto Medioevo e
possono finanche coesistere nei medesimi autori e addirittura nei
medesimi testi. Inoltre, va evidenziato che la presenza di stralci, a
volte copiosi, della scienza greca nella produzione letteraria e filo-
sofica antica e tardo-antica (si pensi almeno a Plinio, Calcidio,
Macrobio, Marziano Capella) come puranche le traduzioni greco-
latine (pseudo-Sorano, Galeno, Prisciano Lido), di cui spesso e
volentieri si ignora la provenienza e la datazione, hanno avuto un
impatto considerevole sugli autori dell’Alto Medioevo, impatto
per ora sottovalutato e non pienamente colto dagli storici della
scienza e della filosofia.
Basandosi sullo studio dell’astronomia, una delle possibili acce-
zioni del termine physica nell’Alto Medioevo, Nadja Germann ha
acutamente osservato che la natura è oggetto di indagine molto
prima della cosiddetta rinascita del secolo XII e della ‘riscoperta
della natura’ 8. Pur condividendo senza riserve tale prospettiva,
non prenderò in considerazione, in questa sede, la ‘fisica celeste’
né tantomeno gli scritti strettamente astronomici e computistici 9.
Per parte mia, intendo privilegiare la fisica elementare, un vero
banco di prova nella misura in cui viene trattata sia dai teologi sia
dai filosofi. Traccerò dunque nelle pagine seguenti una breve pa-
noramica degli approcci razionalistici della fisica elementare nel-
l’Alto Medioevo. Ma prima è opportuno introdurre qualche os-
servazione di carattere generale.
Nei commenti sulla Genesi di Beda e di Remigio di Auxerre,
così come nel Periphyseon di Giovanni Scoto, si riscontrano spie-
gazioni razionali dei fenomeni naturali, anche se una teoria della
natura o della causalità naturale non è esplicitamente tematizzata.

7. P. HADOT, Le Voile d’Isis. Essai sur l’histoire de l’idée de nature, Paris, 2004. Si ve-
dano anche le indicazioni sul background filosofico in G. D. ECONOMOU, The Goddess Na-
tura in Medieval Literature, Cambridge (Mass.), 1972; Notre Dame (Ind.), 2002.
8. N. GERMANN, Natural philosophy in earlier Latin thought, in The Cambridge History
of Medieval Philosophy, ed. by R. PASNAU, Cambridge, 2009, pp. 219-231.
9. Rinvio alle lezioni Obrist e Juste pubblicate nel presente volume.
1062 IRENE CAIAZZO

Giovanni Scoto dichiara di non voler praticare « l’esegesi allegori-


ca secondo il senso morale », « ma il costituirsi delle cose create
secondo il senso storico » 10, in quanto, a suo avviso, l’esegesi alle-
gorica è già stata effettuata a sufficienza dai Padri della Chiesa. Ri-
guardo alle acque sopracelesti, per esempio, Giovanni Scoto ritie-
ne che gli argomenti a favore avanzati da Agostino non siano
concludenti e che le ragioni fisiche, tali l’ordine dei quattro ele-
menti nel cosmo e il loro peso, conducano, al contrario, a negare
la loro esistenza 11. Fondandosi su autori anteriori, Remigio di
Auxerre scrive che, secondo i Padri della Chiesa, il ‘beato’ Mosè
è l’autore della Genesi. Questi vi aveva consegnato ciò che aveva
imparato, grazie alla rivelazione divina, sulla « creazione del cielo
e della terra ». I filosofi avevano invece sostenuto opinioni diffe-
renti in merito all’origine del mondo. Platone non credeva che il
mondo fosse stato creato dal nulla e aveva posto tre principi: Dio,
il modello, e la materia; Dio non era il creatore bensì l’artigiano
di tutte le cose. Aristotele pensava che il mondo non avesse né
inizio né fine. Il ‘beato’ Mosè aveva spazzato via i loro errori sin
dall’esordio della Genesi: In principio creavit Deus caelum et terram 12.
Isidoro di Siviglia spiega al dedicatario del suo fortunatissimo
De natura rerum di « volerlo aiutare a conoscere alcuni fenomeni
naturali e le loro cause », e che « la conoscenza della natura delle
cose non è una scienza superstiziosa » 13. Faith Wallis ha rilevato
che, nel De natura rerum di Beda, il termine natura denota le qua-

10. IOHANNES SCOTTUS, Periphyseon, III (PL 122, col. 693C), ed. E. JEAUNEAU, Tur-
nhout, 1999 (CCCM, 163), p. 492: « (Versiones I-III) N. Transeamus igitur ad secundi
diei considerationem. Ac prius dicendum quod de allegoricis intellectibus moralium in-
terpretationum nulla nunc nobis intentio est, sed de sola rerum factarum creatione se-
cundum historiam pauca disserere, deo duce, conamur. A. Nec hoc quaero. Satis enim a
sanctis patribus de talium allegoria est actum ». Le 5 versioni edite da Jeauneau sono
concordanti.
11. Per la discussione sulle acque sopracelesti, si veda, ibid. III (PL 122, coll. 695A-
697, ed. JEAUNEAU, pp. 498-507.
12. REMIGIUS AUTISSIODORENSIS, Expositio super Genesim, Prologus, ed. B. VAN NAME
EDWARDS, Turnhout, 1999 (CCCM, 136), pp. 4-5.
13. ISIDORE DE SÉVILLE, Traité de la nature, Praef. 1-2, Introduction, texte critique,
trad. et notes par J. FONTAINE, Paris, 2002, p. 167: « [...] et quaedam ex rerum natura uel
causis a me tibi efflagitas suffragandum »; « Neque enim earum rerum naturam noscere
superstitiosae scientiae est, si tantum sana sobriaque doctrina considerentur ».
FILOSOFIA DELLA NATURA E FISICA ELEMENTARE 1063

lità o le proprietà degli elementi, mentre la naturalis ratio è la mi-


sura del tempo che comincia con la creazione del mondo 14. Beda
si serve pure del sintagma contra naturam per designare un evento
inusuale o un miracolo. Secundum naturam e contra naturam: en-
trambi si trovano dunque in Beda. Il primo indica la stabilitas, l’or-
do, la ratio, e il secondo qualcosa che va per l’appunto contro la
stabilitas, l’ordo e la ratio abituali. Vi è una regolarità nella natura e
nei fenomeni naturali. È l’accezione del termine natura come
qualità degli elementi, appurabile anche nel De natura rerum di Isi-
doro di Siviglia, che ci interessa nello specifico.
Lo studio della natura nell’Alto Medioevo è inteso ugualmen-
te come indagine sui quattro elementi. Sia i filosofi sia i teologi
altomedievali si interessano ai diversi aspetti della fisica elementa-
re: all’origine degli elementi e al posto che occupano nell’univer-
so, ai legami tra gli elementi, al ruolo svolto dalle qualità elemen-
tari nei corpi sensibili. Le opere di filosofia naturale di Aristotele
non sono disponibili in traduzione latina prima del XII secolo,
anche se esercitano un’influenza non trascurabile attraverso la tra-
dizione indiretta, in particolare Prisciano Lido. Grazie al Timeo di
Platone, accompagnato dal commento di Calcidio, alle opere anti-
che e tardoantiche contenenti frammenti della filosofia platonica,
neopitagorica e aristotelica, gli autori altomedievali elaborano la
loro fisica elementare 15.

L’EREDITÀ ANTICA E TARDO-ANTICA

Platone parla degli elementi in due luoghi distinti del Timeo:


laddove, descrivendo la formazione del cosmo, spiega che il de-

14. F. WALLIS, « Si naturam quaeras ». Reframing Bede’s ‘Science’, in Innovation and Tra-
dition in the Writings of the Venerable Bede, ed. by S. DE GREGORIO, Morgantown, 2006,
pp. 65-99.
15. Non è possibile citare in questa sede la bibliografia completa pertinente. Per un
utile panorama, cfr. R. MCKEON, Medicine and Philosophy in the Eleventh and Twelfth
Centuries: The Problem of Elements, in « The Thomist: A Speculative Quarterly Review »,
XXIV (1961), pp. 211-256; B. PABST, Atomtheorien des lateinischen Mittelalters, Darmstadt,
1994; B. OBRIST, La Cosmologie médiévale: textes et images. 1: Les fondements antiques, Fi-
renze, 2004.
1064 IRENE CAIAZZO

miurgo usa il fuoco e la terra affinché esso sia visibile e tangibile


(31b-32c); quando esamina la chora che accoglie le cose sensibili e
le loro trasformazioni reciproche (53c-57a). Nel primo caso si
tratta di una cosmogonia, nel secondo il cosmo è nel flusso del
divenire. Nel Timeo 31b-32c, il demiurgo deve collegare il fuoco
e la terra, collocati alle due estremità opposte del cosmo. Giacché
entrambi sono dei corpi solidi, quindi con tre dimensioni, è ne-
cessario inserire due termini medi per unirli (come nel caso di
tutti i corpi solidi), ossia due elementi intermedi, l’aria e l’acqua.
Questo passo sarà variamente interpretato tra Antichità e Medioe-
vo, come vedremo in seguito. Nel Timeo 55a-57a, Platone spiega
che ciascun elemento ha una forma geometrica tridimensionale,
vale a dire un poliedro regolare: il fuoco è un tetraedro o pirami-
de, l’aria un ottaedro, l’acqua un icosaedro, la terra un cubo. Gli
elementi posseggono delle qualità che scaturiscono dalla loro for-
ma geometrica; per esempio, il fuoco è mobile, tagliente, pene-
trante, leggero, la terra è immobile. Le facce dei poliedri del fuo-
co, dell’acqua e dell’aria possono essere scomposte in triangoli
equilateri e poi ancora in triangoli rettangoli scaleni; le facce del
cubo, cioè la terra, si scompongono, invece, in triangoli isosceli.
Platone aggiunge un quinto poliedro, il dodecaedro, di cui il de-
miurgo si è servito « per il tutto » (non sapremo altro su questo
quinto elemento che darà filo da torcere agli interpreti del Timeo).
Poiché costituiti da triangoli rettangoli scaleni, il fuoco, l’aria e
l’acqua possono trasformarsi gli uni negli altri. La terra, invece,
non può trasformarsi negli altri elementi: i triangoli isosceli costi-
tutivi della terra possono soltanto dissociarsi e, poi, associarsi di
nuovo. Questa porzione del Timeo non è stata tradotta in latino
né da Calcidio che si ferma a 53c, né da Cicerone che traduce da
27d a 47b. Tuttavia, accenni, più o meno fugaci, sono reperibili
in diversi autori antichi accessibili ai medievali 16. Per esempio,

16. Per un’introduzione sintetica sulla tradizione latina antica del Timeo (Cicerone,
Apuleio, Calcidio, Agostino) si veda C. HOENIG, Plato’s Timaeus and the Latin Tradition,
Cambridge, 2018; CALCIDIUS, Commentaire au Timée de Platon, éd., trad. et commentaire
par B. BAKHOUCHE, 2 vol., Paris, 2011. Si veda anche I. CAIAZZO, La forme et les qualités
des éléments: lectures médiévales du Timée, in Il Timeo. Esegesi greche, arabe, latine, a cura
di F. CELIA - A. ULACCO, Pisa, 2012, pp. 307-345, che riprendo parzialmente nelle pagi-
ne seguenti.
FILOSOFIA DELLA NATURA E FISICA ELEMENTARE 1065

nel De Platone et eius dogmate, Apuleio espone la teoria dei polie-


dri in modo neutro, senza caldeggiarla né osteggiarla 17. Nel Com-
mento al Timeo, nella sezione sulla materia intitolata De silva (tra-
duzione latina del termine greco chora), Calcidio introduce per la
prima e unica volta le quattro qualità aristoteliche – frigus, siccitas,
humor, calor –, le quali consentono le trasformazioni reciproche e
continue degli elementi 18. Calcidio evoca senza dilungarsi le for-
me geometriche degli elementi che, secondo lui, non vanno inte-
se alla lettera: allorché Platone parla del fuoco in forma di pirami-
de, si riferisce alla parte ignea della silva, con l’ottaedro denota la
parte aerea della silva, con l’icosaedro e il cubo designa rispettiva-
mente la parte acquosa e solida 19. Nella prospettiva calcidiana la
silva è il motore effettivo della generazione e della corruzione dei
corpi sensibili. Commentando il Timeo 31b-32c, Calcidio affronta
la questione delle medietà tra le figure solide, illustrando in prima
battuta le proporzioni continue e disgiunte, con lo scopo di di-
mostrare che la proporzione continua « appare simile al criterio
che il dio creatore dell’universo ha seguito allorché ha introdotto
tra il fuoco e la terra, che possono essere considerati come i ter-
mini estremi dell’universo, il termine medio costituito dall’aria e

17. APULEIUS, De Platone et eius dogmate, VII, 66-67.


18. CALCIDIUS, Commentarius in Timaeum, 317-318, in Timaeus a Calcidio translatus
commentarioque instructus, ed. J. H. WASZINK, London, 19752, pp. 313-314: « Quod vero
sit universi corporis fomes et prima subiectio, facile probatur ex elementorum in se
conversione mutua et ex qualitatibus inconstanti mutatione. Etenim terra duas habet
proprias qualitates, frigus et siccitatem (perinde enim tractemus ad praesens, quasi terra
ex aliqua parte in aliud aliquod convertatur elementum). Similiter aqua in duabus quali-
tatibus invenitur, humoris videlicet et frigoris, et est propria qualitas terrae quidem sicci-
tas, aquae vero humor, communis vero utriusque natura frigoris. Cum igitur terra late
fusa convertetur aliquatenus in aquam, tunc siccitas quidem eius mutata erit in humo-
rem, frigus vero, quod commune est, perseverat in statu proprio, quia neque etiam tunc
est in terra nec iam in aqua: in terra quidem propterea, quia, quod conversum est, desi-
nit esse terra; nec vero in aqua: dum enim mutatur adhuc et convertitur, neque plene
mutatum neque perfecte conversum est, ut iam in aquae materiam migrarit. Superest
igitur, ut sit uspiam frigus, nec enim potest esse sine eo in quo est; hoc porro nihil esse
aliud quam silvam ratio testatur ».
19. Ibid., 326, p. 321: « Eodem igitur modo nec ignem, qui est pyramoides, ignem
esse respondebimus, sed vel ignitam silvae partem vel igneam qualitatem, nec octahe-
drum, sed spirabilem silvam, nec icosahedrum nec cubum, sed humectam hanc, terre-
nam illam silvae soliditatem ».
1066 IRENE CAIAZZO

dall’acqua » 20. Calcidio si serve di diagrammi (descriptio) per mo-


strare come due parallelepipedi possono essere collegati grazie a
due parallelepipedi intermedi, diagrammi che daranno filo da tor-
cere ai lettori medievali 21. Ad ogni modo, al termine di una lun-
ga e complessa dimostrazione, egli finisce per ammettere che i
poliedri scelti da Platone per la terra e per il fuoco sono incom-
mensurabili (nullam apparere similitudinem), poiché non hanno an-
goli uguali; il che impedisce la proporzione continua 22. Però lo
stesso Platone, secondo Calcidio, avendo preventivato tale diffi-
coltà, avrebbe precisato che la similitudine non è soltanto in formis
et figuris sed etiam in potentiis et qualitatibus 23. L’attribuzione, quin-
di, di tre qualità a ciascun elemento (giacché sono dei solidi) pre-
serva la proporzione continui competentis, l’analogia tra le parti del
cosmo. Le qualità ‘secondarie’, a cui Platone aveva solo accenna-
to, svolgono d’ora in avanti un ruolo fondamentale, consentendo
i legami tra i quattro elementi nel cosmo. Alla stregua di altri
commentatori neoplatonici del Timeo, quale Proclo e forse Porfi-
rio, Calcidio attribuisce tre qualità a ciascun elemento: il fuoco è
sottile, mobile, acuto (subtilis, mobilis, acutus); l’aria è sottile, mobi-
le, smussata (subtilis, mobilis, obtunsus); l’acqua è smussata, densa,
mobile (obtunsa, corpulenta, mobilis); la terra è smussata, densa, im-
mobile (obtunsa, corpulenta, immobilis) 24. Queste sei qualità permet-

20. CALCIDIO, Commentario al Timeo di Platone, traduzione e note a cura di C. MORESCHINI,


Milano, 2003, p. 139; CALCIDIUS, Commentarius in Timaeum, 17, ed. WASZINK, p. 68.
21. Si veda A. SOMFAI, The Brussels Gloss: A Tenth-Century Reading of the Geometrical
and Arithmetical Passages of Calcidius’s Commentary (ca. 400 AD) to Plato’s Timaeus, in
Scientia in margine. Études sur les marginalia dans les manuscrits scientifiques du Moyen Âge à
la Renaissance, (éds.) D. JACQUART - C. BURNETT, Genève, 2005, pp. 139-169.
22. CALCIDIUS, Commentarius in Timaeum, 20, ed. WASZINK, p. 71: « [...] sed inter
ignem et terram, quae sunt solida corpora, nullam apparere similitudinem, quando iuxta
ipsum Platonem ignis quidem forma et figura pyramoides esse dicatur, id est in modum
pyramidis excrescat, terra vero cubus sit, hae porro formae nullam ex se similitudinem mu-
tuentur, quia non sint aequalibus angulis [...] ».
23. Ibid., 21, pp. 71-72: « Dixit enim [scilicet Plato], si meminimus, similitudinem non
solum in formis et figuris sed etiam in potentiis et qualitatibus quaeri oportere, cum ita
dixit: ‘Cum in tribus sive numeris seu molibus seu potentiis perinde erit medietas imo,
quem ad modum summitas medio [Tim. 31c-32a]’. Quare si inter ignem et terram nulla
est in specie et velut in vultu similitudo, quaerenda erit in naturis ac qualitatibus ipso-
rum elementorum iuxta quas faciunt aliquid aut patiuntur et in his proprietatibus ex
quibus utriusque elementi vis et germanitas apprime designatur ».
24. Ibidem.
FILOSOFIA DELLA NATURA E FISICA ELEMENTARE 1067

tono agli elementi di legarsi tra di loro, dall’alto verso il basso o


dal basso verso l’alto; non si può collegare il fuoco alla terra, senza
passare dall’aria e dall’acqua, poiché i due elementi estremi hanno
ciascuno tre qualità completamente opposte (Tav. II). I due ele-
menti intermedi, invece, hanno ciascuno due qualità comuni con
l’elemento contiguo e una qualità comune con l’elemento più di-
stante; ad esempio, l’aria ha due qualità comuni con il fuoco e
l’acqua, e una sola con la terra. Calcidio rileva inoltre che vi è
una proporzionalità antitetica, anch’essa una forma di analogia, tra
le qualità opposte: il rapporto tra l’acuto e lo smussato è lo stesso
di quello esistente tra il sottile e il denso o tra il mobile e l’im-
mobile 25. Le qualità introdotte da Calcidio hanno avuto grande
fortuna nel Medioevo latino, come si vedrà nelle pagine seguenti.
Prima di chiudere questa breve presentazione, vorrei attirare
l’attenzione sul fatto che Proclo (nato nel 411 e morto nel 485),
nel Commento al Timeo, verisimilmente posteriore a quello di Cal-
cidio, adotta una prospettiva similare. Proclo spiega che nello stu-
dio del mondo sensibile si deve « sempre combinare la teoria fisica
con la matematica » 26. Gli elementi sono dei corpi solidi, ragion
per cui occorrono due termini medi per collegarli; egli è tuttavia
meno critico di Calcidio, in quanto non asserisce mai apertamente
che i poliedri platonici sono incommensurabili. Proclo fa sua la
teoria delle proporzioni dell’Introduzione aritmetica del neopitagori-
co Nicomaco di Gerasa, espressamente citato, teoria che inserisce
dopo la spiegazione ‘fisica’ dei legami tra gli elementi fondata sul-
le sei qualità 27. Proclo afferma che le qualità sono proporzionali

25. Ibidem: « Hae vero naturae licet sint contrariae, habent tamen aliquam ex ipsa
contrarietate parilitatem – tam enim similia similibus quam dissimilia dissimilibus com-
parantur – et haec est analogia, id est ratio continui competentis: quod enim est acumen
adversum obtunsitatem, hoc subtilitas iuxta corpulentiam, et quod subtilitas iuxta corpu-
lentiam, hoc mobilitas adversus immobilitatem ».
26. PROCLUS, Commentaire sur le Timée, III, Traduction et notes par A. J. FESTUGIÈRE,
Paris, 1967, p. 48.
27. Ibid., p. 69: « De la même façon aussi, si tu prends les moyens entre les deux cu-
bes 8 et 27, l’un des moyens, 12, qui est près de 8, a eu deux côtés de 8, un côté em-
prunté à 27 – car 12 = 22 x 3 –, l’autre moyen, 18, à l’inverse – car 18 = 32 x 2 –, et le
côté de 27 est 3, comme celui de 8 est 2. Par conséquent, il y a accord entre la doctrine
physique de Platon sur les éléments du monde et les faits mathématiques ». Festugière
non menziona Nicomaco nell’apparato delle fonti. Nicomaco è menzionato nella tradu-
1068 IRENE CAIAZZO

« in quanto la relazione che sussiste tra il denso e il sottile si ritro-


va tra lo smussato e l’acuto e tra il poco mobile e il facilmente
mobile » 28. I punti di contatto con Calcidio sono lampanti; da un
punto di vista cronologico, non è impossibile che Proclo si sia
servito del suo commento. Oppure vi è una fonte comune, forse
il commento di Porfirio al Timeo, di cui ci sono giunti solo alcuni
estratti, trasmessi in maniera indiretta in autori della tarda antichi-
tà. Ad ogni modo, gli estratti conservati non riguardano la forma
e le qualità degli elementi.
Nei Commentarii in Somnium Scipionis, Macrobio cita e traduce
liberamente il Timeo 31b-32c: per collegare i quattro elementi, il
demiurgo ha collocato l’aria e l’acqua tra il fuoco e la terra. Ma-
crobio non utilizza una dimostrazione matematica per spiegare i
legami tra gli elementi; i rimandi ai corpi solidi in generale sono
semplicemente di natura metaforica 29. Egli ricorre invece alle
quattro qualità aristoteliche – caldo, umido, freddo, secco. In li-
nea, dunque, con la fisica elementare aristotelica, i legami e le tra-
sformazioni avvengono in modo circolare: il fuoco e la terra non
sono totalmente opposti, poiché hanno una qualità comune, il
secco, mentre l’acqua e l’aria sono connessi grazie all’umido; il
che consente un ciclo di trasformazioni continuo. Macrobio affer-
ma inoltre che ogni elemento tende le braccia ai due elementi vi-
cini grazie alle qualità condivise 30. Questa formulazione, molto
suggestiva, degli elementi che si tengono per mano si trova anche
in Marziano Capella ed è molto spesso ripresa dagli autori medie-
vali (Isidoro di Siviglia, Remigio d’Auxerre), ispirando per di più
tante rappresentazioni grafiche.
Nel De institutione arithmetica, adattamento latino dell’Introdu-
zione aritmetica di Nicomaco di Gerasa, Boezio intende « esporre
qualcosa di utile per comprendere la tanto difficile cosmogonia
del Timeo ». Tutte le figure piane hanno bisogno di una sola me-
dietà per essere collegate, mentre per i cubi occorrono due me-

zione inglese, cfr. PROCLUS, Commentary on Plato’s Timaeus, III: Book 3, Part I, Proclus on
the World’s Body, Translated with an Introduction and Notes by D. BALTZLY, Cambrid-
ge, 2007, p. 9. Proclo cita esplicitamente Nicomaco laddove spiega che certi autori ri-
tengono che la medietà geometrica è la migliore proporzione possibile (cfr. PROCLUS,
Commentaire sur le Timée III, ed. FESTUGIÈRE, p. 48).
28. Ibid., p. 68.
29. MACROBIUS, Commentarii in Somnium Scipionis, I, 6, 22-24.
30. Ibid., I, 6, 25-33.
FILOSOFIA DELLA NATURA E FISICA ELEMENTARE 1069

dietà. Nel primo caso, quindi, per collegare il 4 e il 9 (ovvero le


prime due figure piane risultanti dai quadrati del primo numero
pari e del primo numero dispari) è sufficiente inserire il 6. Nel se-
condo caso, per collegare l’8 e il 27 (vale a dire i primi due solidi
risultanti dai cubi del primo numero pari e del primo numero di-
spari) è necessario introdurre il 12 e il 18. In entrambi i casi si
tratta di una proporzione sesquialtera, ossia un rapporto di due
quantità, in cui una contiene l’altra una volta e mezza (4, 6, 9 e 8,
12, 18, 27) 31. Questo capitolo del De institutione arithmetica, che ha
il vantaggio di essere chiaro e di fornire una chiave di accesso al
Timeo, è la fonte privilegiata di alcuni commentatori altomedievali
della Consolatio Philosophiae di Boezio, come vedremo in seguito.
Ricapitolando, le opere latine antiche e tardo-antiche presen-
tano diverse soluzioni per spiegare i legami tra gli elementi: una
soluzione neopitagorica, esclusivamente matematica, che considera
i quattro elementi come dei numeri solidi, dei cubi, e si basa sulla
teoria delle proporzioni (Nicomaco-Boezio); una soluzione fisica a
sfondo matematico, secondo la quale vengono attribuite tre quali-
tà a ciascun elemento, e le proporzioni (o rapporti analogici) sus-
sistono tra le qualità, anziché tra le forme degli elementi (Calci-
dio); la soluzione puramente fisica, risalente ad Aristotele, basata
sulle quattro qualità (Macrobio, e anche Calcidio). I riferimenti
alla teoria dei poliedri regolari del Timeo sono invece più discreti
(Apuleio, Calcidio). Gli autori medievali sceglieranno tra questi
diversi modelli, elaborando, a loro volta, nuove teorie.

LA FISICA ELEMENTARE NELL’ALTO MEDIOEVO

Il primo testo da prendere in considerazione è l’enigmatico


Excerptum de quattuor elementis, annesso alla cosiddetta redazione D
delle Institutiones di Cassiodoro 32, realizzata tra la seconda metà
del VI secolo e l’VIII (redazione utilizzata da Rabano Mauro nel

31. BOETHIUS, De institutione arithmetica, II, 46, éd. et trad. par J.-Y. GUILLAUMIN, Paris,
1995, pp. 153-155.
32. L’Excerptum de quattuor elementis è stato pubblicato in Cassiodori Senatoris Institutio-
nes, ed. by R.A.B. MYNORS, Oxford, 1937, pp. 167-168; per i manoscritti contenenti la
redazione D, ibid., pp. XXX-XXXIX. Per il diagramma, si veda MCKEON, Medicine and
Philosophy in the Eleventh and Twelfth Centuries, p. 223; J. E. MURDOCH, Album of Science,
1070 IRENE CAIAZZO

De institutione clericorum, terminato nel novembre 819) 33. L’Excer-


ptum condensa diverse teorie antiche e tardo-antiche sui quattro
elementi. La sua particolarità e il suo interesse risiedono principal-
mente nel diagramma accluso, trasmesso in quasi tutti i manoscrit-
ti (Tav. I, dal manoscritto Parigi, BnF, latin 12963, prima metà
del secolo X), che illustra la teoria delle sei qualità neoplatoniche
(le stesse del Commento al Timeo di Calcidio), delle quattro qualità
aristoteliche, nonché la teoria platonica dei poliedri (con qualche
errore a dire il vero): il fuoco è una piramide (piramis), l’aria una
sfera (spera, invece di un ottaedro), l’acqua un icosaedro (icosae-
dron) e la terra un cubo (cybos). Ad ogni elemento viene assegnato
un valore numerico: 12 al fuoco, 24 all’aria, 48 all’acqua, 96 alla
terra. Sono gli elementi intermedi che permettono di collegare il
fuoco e la terra, generando una proporzione continua: 576, 1152,
2304. Due linee partono rispettivamente dal fuoco e dalla terra,
quattro dall’aria e dall’acqua: ogni linea possiede il valore numeri-
co dell’elemento da cui parte.

I tre termini della proporzione continua si ottengono dalla


moltiplicazione del valore assegnato a ciascun elemento. Seguendo
scrupolosamente le indicazioni del diagramma, secondo le racco-
mandazioni dell’autore 34, risulta che:

Antiquity and the Middle Ages, New York, 1984, p. 351; e, soprattutto, OBRIST, La Co-
smologie médiévale cit. (nota 15), pp. 284-289.
33. Cassiodori Senatoris Institutiones, ed. MYNORS, p. XXXIV. Si veda il recente contributo
di P. STOPPACCI, A proposito di una recente edizione digitale: la redazione D delle ‘Institutiones’ di
Cassiodoro. Stratigrafia di un manuale, in « Scriptorium », LXIX/2 (2015), pp. 236-271.
34. Excerptum de quattuor elementis, ed. MYNORS, p. 168: « Quod ab exemplo virgula-
rum quae subsunt facilius contemplabimur. Earum a summo dispar obliquitas paribus
conserta dispendiis sic in adversorum plenitudinem deficit, ut per obvios coetus vicissim
et alterni generis substantias pariant et insertis in se diversitatibus congregentur. Hoc il-
lud nexibile mundani foederis vincululum, haec elementorum colligativa cognatio ».
FILOSOFIA DELLA NATURA E FISICA ELEMENTARE 1071

12 x 48 = 576, 12 x 96 = 1152
24 x 24 = 576, 24 x 48 = 1152, 24 x 96 = 2304
48 x 12 = 576, 48 x 24 = 1152, 48 x 48 = 2304
96 x 12 = 1152, 96 x 24 = 2304

La fonte del diagramma e dei valori numerici non è stata indi-


viduata, molto probabilmente uno sconosciuto commento greco
al Timeo. Siamo verisimilmente di fronte a una matematizzazione,
o meglio a una trascrizione matematica, della teoria neoplatonica
delle sei qualità, giacché gli elementi estremi, il fuoco e la terra
(che hanno due qualità comuni con gli elementi contigui), danno
luogo ciascuno a due moltiplicazioni, mentre i due intermedi, l’a-
ria e l’acqua (che hanno tre qualità comuni, ossia due con i conti-
gui e una con l’elemento estremo più lontano), generano tre mol-
tiplicazioni. I quattro valori numerici attribuiti agli elementi for-
mano una successione geometrica di ragione 2, come anche i tre
valori della proporzione continua (consentendo letture molteplici,
p.e. 12 x 96 = 24 x 48, cioè una proporzione geometrica); detto
ciò, la difficoltà maggiore è capire perché sia stata scelta una suc-
cessione di ragione 2 e fattore di scala 12. Perché proprio il 12,
che non è un cubo, eventualmente un numero solido se lo si scri-
ve: 2 x 2 x 3? Lo stato lacunare del testo associato al diagramma
non permette di spingersi oltre con le ipotesi. Come che sia, l’E-
xcerptum con il diagramma ha conosciuto una discreta fortuna te-
stuale, indipendentemente dalle Institutiones di Cassiodoro: lo ri-
troviamo, per esempio, in una compilazione inedita di scritti co-
smologici, astronomici e computistici, intitolata De natura rerum e
composta possibilmente a Ripoll nel 1056 35.
Isidoro di Siviglia, nel De natura rerum, giustappone, senza in-
dugiare sui fondamenti teorici, le quattro qualità aristoteliche, ci-
tate secondo l’Hexaemeron di Ambrogio, e le sei qualità neoplato-
niche, con una terminologia leggermente differente rispetto a

35. Città del Vaticano, BAV, Reg. Lat. 123, f. 129r. Si veda G. PUIGVERT, El manu-
scrito Vat. Reg. Lat. 123 y su posible adscripción al Scriptorium de Santa Maria de Ripoll, in
Roma, magistra mundi. Itineraria culturae medievalis: Mélanges offerts au Père L.E. Boyle à
l’occasion de son 75e anniversaire, (éd.) J. HAMESSE, Louvain-la-Neuve, 1998, pp. 285-316.
Per le figure degli elementi presenti nella redazione spagnola delle Etymologiae di Isidoro
di Siviglia, rinvio a OBRIST, La Cosmologie médiévale cit. (nota 15), pp. 278-284.
1072 IRENE CAIAZZO

Calcidio (il che fa supporre l’uso di un’altra fonte): « Quarum


haec est natura: ignis tenuis, acutus et mobilis; aer mobilis, acutus
et crassus; aqua crassa, obtunsa et mobilis; terra crassa, obtunsa,
inmobilis » 36.
Dal IX sino alla fine dell’XI secolo è soprattutto nei commen-
ti al De nuptiis Philologiae et Mercurii di Marziano Capella e alla
Consolatio Philosophiae di Boezio che si rinvengono excursus al-
quanto particolareggiati sulla fisica elementare. Il Timeo e i Com-
mentarii in Somnium Scipionis di Macrobio sono sì studiati in questi
tre secoli (numerosi i manoscritti con glosse interlineari e margi-
nali), ma non ci sono giunti dei commenti strutturati concepiti
comme opere a sé stanti. Nella Consolatio è il famoso metro 9 del
libro III, O qui perpetua mundum ratione gubernas..., sul quale si so-
no più frequentemente soffermati i commentatori medievali. Boe-
zio evoca i quattro elementi, con un riferimento evidente al Ti-
meo: Tu numeris elementa ligas, ut frigida flammis, arida conveniant li-
quidis. Su questi versi si costituisce una ricca tradizione esegetica.
Nel commento attribuito a Remigio d’Auxerre 37 viene im-
piegata la teoria aristotelica delle quattro qualità, le quali permet-

36. ISIDORE DE SÉVILLE, Traité de la nature, ed. FONTAINE, p. 213.


37. La paternità del commento è stata vagliata da diversi studiosi. Per parte mia, sono
favorevole all’attribuzione a Remigio d’Auxerre, proprio alla luce della fisica elementa-
re. Cfr. P. COURCELLE, La « Consolation de Philosophie » dans la tradition littéraire. Antécé-
dents et postérité de Boèce, Paris, 1967, pp. 241-270; F. TRONCARELLI, Per una ricerca sui
commenti altomedievali al De Consolatione di Boezio, in Miscellanea in Memoria di Giorgio
Cencetti, Torino, 1973, pp. 363-380 (pp. 377-378); D. K. BOLTON, The Study of the Con-
solation of Philosophy in Anglo-Saxon England, in « Archives d’histoire doctrinale et litté-
raire du Moyen Âge », XLIV (1977), pp. 33-78; EAD., Remigian Commentaries on the
Consolation of Philosophy and their Sources, in « Traditio », XXXIII (1977), pp. 381-394; F.
TRONCARELLI, Tradizioni perdute. La Consolatio Philosophiae nell’alto medioevo, Padova,
1981, pp. 144-149; G. D’ONOFRIO, Giovanni Scoto e Remigio di Auxerre: a proposito di alcu-
ni commenti altomedievali a Boezio, in « Studi Medievali », ser. 3a, XXII (1981), pp. 587-
693. Cfr. anche J. WITTIG, The « Remigian » Glosses on Boethius’s Consolatio Philoso-
phiae in Context, in Sources of Wisdom: Old English and Early Medieval Latin Studies in
Honour of Thomas D. Hill, (eds.) C. D. WRIGHT - F. M. BIGGS - T. N. HALL, Toronto,
2007, pp. 168-200; M. GODDEN, The Latin Commentary Tradition and the Old English Boe-
thius: the Present State of the Question, Paper given at the first annual symposium of The
Alfredian Boethius Project, University of Oxford, July 2003: http://www.engli-
sh.ox.ac.uk/boethius/Symposium2003.html; ID., Alfred, Asser, and Boethius, in Latin Lear-
ning and English Lore: Studies in Anglo-Saxon Literature for Michael Lapidge, (eds.) K.
O’BRIEN O’KEEFFE - A. ORCHARD, Toronto, 2005, I, pp. 326-348; L. NAUTA, The Conso-
FILOSOFIA DELLA NATURA E FISICA ELEMENTARE 1073

tono le unioni, dette coniunctiones o coniugationes, tra gli elementi,


unioni « che i Greci chiamano ‘sizigie’ ». Sei sono le coniunctiones
possibili: quattro inmediatae e due mediatae. Le congiunzioni sono
inmediatae se due elementi possono legarsi tra di loro direttamen-
te, come per esempio l’aria, calda e umida, si lega al fuoco, caldo
e secco, grazie al calore. Le sizigie mediatae sono quelle in cui è
necessario l’intervento di un terzo elemento per unire due ele-
menti non aventi qualità in comune; per esempio, il fuoco, caldo
e secco, e l’acqua, fredda e umida, possono unirsi solo se la terra,
fredda e secca, o l’aria, calda e umida, fanno da mediatrici 38. Il
termine greco sizigia si incontra in diverse opere naturali aristote-
liche: De caelo, De generatione et corruptione, Meteorologica. Nei testi
latini medievali si trova con differenti ortografie: synzugia, syzigia,
sinzugia, zinzugia. Macrobio lo utilizza nel VII libro dei Saturnali
per indicare le sette « coppie » di nervi che si diramano dalla cavi-
tà del cervello. Lo troviamo anche una volta sola nella traduzione
latina di Giovanni Scoto del De imagine di Gregorio di Nissa, per
designare, per l’appunto, il legame tra gli elementi (il De imagine
menziona unicamente la teoria aristotelica delle quattro qualità).

lation: the Latin commentary tradition, 800-1700, in The Cambridge Companion to Boethius,
(ed.) J. MARENBON, Cambridge, 2009, pp. 257-259 (su Remigio).
38. Il commento di Remigio è tuttora inedito, eccezion fatta per gli estratti reperibi-
li in diversi studi. Per il commento sul l. III, m. 9, si veda E. T. SILK, Saeculi Noni Auc-
toris in Boetii Consolationem Philosophiae Commentarius, Roma, 1935, Appendix, pp. 334-
335: « TU NUMERIS ELEMENTA LIGAS id est coniungis. NUMERIS id est quatuor monadibus.
Nam quatuor sunt elementa quorum sex sunt coniunctiones quas Graeci sinzugias vo-
cant. Quorum quatuor sunt inmediatae et duae mediatae. Inmediatae sunt istae. Aer ca-
lidus et humidus est. Huius caliditas coniungitur caliditati ignis qui est calidus et siccus.
Ignis est calidus et siccus. Huius caliditas aeris caliditati coniungitur siccitas autem terrae
copulatur quae est frigida et sicca. Terra frigida est et sicca. Huius siccitas ignis siccitati
coniungitur. Frigiditas vero aquae frigiditati nectitur. Aqua frigida est et humida. Eius
frigiditas terrae frigiditati humiditas autem aeris humiditati sociatur. Mediatae sinzugiae
hae sunt, id est quae contrariae sunt nec possunt coniungi sine aliqua medietate. Ignis et
aqua contraria sunt, quia ignis calidus est et siccus, aqua frigida et humida. Nam ut frigiditas
aquae ignis conveniat caliditati terrae frigiditas est media. Ut autem aquae humiditas siccitati
ignis aptetur aeris humiditas media intervenit. UT FRIGIDA FLAMMIS: terra frigida coniungitur
igni ex ea parte qua siccus est. ARIDA CONVENIANT LIQUIDIS: terra arida coniungitur aquae ex
ea parte qua est frigida. NE PURIOR IGNIS EVOLET: ignis duobus crassioribus se elementis tene-
tur aqua scilicet et aere ne ad sedem suam evolet ». Sulle sizigie in Remigio d’Auxerre, si
vedano anche le osservazioni lessicali di D’ONOFRIO, Giovanni Scoto e Remigio di Auxerre: a
proposito di alcuni commenti altomedievali a Boezio cit. (nota 37), pp. 625-627.
1074 IRENE CAIAZZO

Invece, nella versione di Dionigi il Piccolo, intitolata De opificio


hominis, si legge il termine latino coniugatio e non syzugia 39. In
realtà, la fonte diretta di Remigio d’Auxerre potrebbero essere le
Adnotationes in Martianum di Giovanni Scoto, laddove viene com-
mentata la parola Camena, all’inizio del De nuptiis:
E di queste quattro qualità, lo studio della fisica (fysica ratio) afferma che deriva-
no, per mezzo di un’unione naturale, sei sizigie, ossia congiunzioni. Di esse,
quattro sono non mediate, ossia non hanno bisogno di alcuna mediazione, e
per questo sono dette direttamente connesse tra loro. Infatti, il calore del fuo-
co, congiunto con l’aridità della terra, senza l’interposizione di alcuna media-
zione, crea una prima sizigia; l’altra, similmente, la crea il medesimo calore del
fuoco, congiunto con l’umidità dell’aria; la terza, la crea il freddo dell’acqua
unito agli effluvi umidi; quindi, l’ultima sizigia la determina il freddo dell’ele-
mento liquido insieme con il secco polveroso della terra. E queste sono quelle
che i filosofi chiamano congiunzioni connesse. Invece, le due rimanenti non
sono in grado di unirsi reciprocamente senza una mediazione, poiché vi si op-
pone la diversità delle qualità, e perciò i fisici le chiamano mediate, ossia con-
giunte attraverso una mediazione, e per questo anche dissonanti. Infatti, il calo-
re del fuoco non crea una sizigia con il freddo dell’acqua, suo contrario, senza
l’interposizione dell’umidità dell’aria. Similmente, l’umidità dell’aria non dà
adito a una congiunzione con il secco della terra, se non attraverso la mediazio-
ne del freddo delle acque 40.

39. M. CAPPUYNS, Le De imagine de Grégoire de Nysse traduit par Jean Scot Érigène, in
« Recherches de théologie ancienne et médiévale », XXXII (1965), pp. 205-262 (p. 257,
l. 28). Cfr. Saturnalia, VII, 7, 19; De opificio hominis, PL 67, col. 401B.
40. Traduzione italiana a cura di I. RAMELLI, in SCOTO ERIUGENA, REMIGIO DI AUXER-
RE, BERNARDO SILVESTRE E ANONIMI, Tutti i commenti a Marziano Capella, Milano, 2006, p.
96. Iohannis Scotti Annotationes in Marcianum, ed. by C. E. LUTZ, Cambridge (Mass.),
1939, p. 4: « CAMENA. [...] Universalis mundi huius visibilis structura quatuor contexitur
elementis: igne videlicet, aere aqua et terra, quorum elementorum dico singula proprias
possident qualitates; ignis quippe qualitas est caliditas, aeris humiditas, aquae frigiditas,
terrae ariditas. Ex quibus IIII qualitatibus sex sizygias, id est coniugationes, naturali co-
pula confici fysica perhibet ratio. Quarum IIII inmediate, id est nullius medietatis indi-
gentes sunt, ideoque sibimet connexae dicuntur. Nam caliditas ignea terrene ariditati
copulata, nulla medietate interposita, unam efficit sizygiam; alteram similiter eadem
ignea caliditas aerie coniuncta humiditati immediate perficit; tertiam frigiditas aquosa
humidis halatibus adiuncta; quartam deinde postremamque eadem liquida frigiditas cum
pulverulenta terrena siccitate determinat sizygiam, et hae sunt quas nexas philosophi di-
cunt coniugationes. Duae vero residuae sibi invicem absque medietate adiungi non va-
lent, contradicente qualitatum diversitate, ideoque eas mediatas, hoc est medietate copu-
latas, phisici appellant, ac per hoc et dissonas. Non enim caliditas ignis cum contraria
FILOSOFIA DELLA NATURA E FISICA ELEMENTARE 1075

In questo passo – come ha segnalato di recente Anca Dan 41 –


Giovanni Scoto cita e adatta il capitolo 7 delle Solutiones ad Cho-
sroem di Prisciano Lido, un testo che, secondo Marie-Thérèse
d’Alverny, lo stesso Giovanni potrebbe aver tradotto dal greco 42.
Il capitolo in questione contiene una traduzione quasi letterale del
De generatione et corruptione, libro II, capitolo 3, come lo aveva già
rilevato nell’apparato delle fonti Bywater, l’editore delle Solutio-
nes 43. Va però evidenziato che le Solutiones non contengono il
termine greco sizygia, bensì il latino coniunctio. Giovanni Scoto in-
nova, non vi sono dubbi in proposito. Per giunta, va osservato
che Remigio d’Auxerre, nel Commentum in Martianum, riproduce
alla lettera il passo dell’Eriugena poc’anzi citato, laddove com-
menta il lemma tratto dal libro I del De nuptiis: Complexuque sacro
dissona nexa foves 44. L’Aristotele del De generatione et corruptione ali-

aquatica frigiditate sine aeria humiditate interposita efficit sizygiam. Similiter humiditas
aeris cum terrena siccitate copulam non gignit, nisi mediante aquarum frigiditate, sed et
hoc per vices, id est per vicissitudines temporum. Non enim simul uno eodemque tem-
poris intervallo humiditas aeris caliditatem ex igne recipit, et frigiditatem ex aqua; ea-
dem ratione frigiditas aque non simul aerie humiditatis et ariditatis terrene capax est. Si-
quidem videmus aquam frigidam congelatam terrene ariditatis similitudine, moxque so-
lutam aerie humiditatis et volubilitatis naturam recipiens. His rationibus consideratis in
laude Hymenei Marcianus hunc versum posuit. COMPLEXUQUE SACRO DISSONA NEXA FOVES.
Dissona quidem quae sine medietate coniungi non possunt; nexa vero quae absque me-
dietatis adminiculo sibi invicem iunguntur insinuare volens ».
41. A. DAN, Les Solutiones ad Chosroem de Priscien de Lydie et les transferts de savoirs pen-
dant l’Antiquité tardive et le Moyen Âge, in « Orbis disciplinae ». Hommages en l’honneur de Pa-
trick Gautier Dalché, (éds.) N. BERNOUX - A. DAN - G. TOLIAS, Turnhout, 2017, pp. 557-606.
42. M.-T. D’ALVERNY, Les Solutiones ad Chosroem de Priscianus Lydus et Jean Scot, in
Jean Scot Érigène et l’histoire de la philosophie, (éd.) R. ROQUES, Paris, 1977, pp. 145-160.
43. PRISCIANUS LYDUS, Solutiones ad Chosroem, VII, in Supplementum Aristotelicum, II,
ed. I. BYWATER, Berlin, 1886, pp. 81-82: « Harum quoque differentiarum quattuor sex
quidem sunt copulationes; uerum tamen, quoniam contraria non inest naturaliter co-
niungi, merito spernendae sunt duae. Calidum enim et frigidum esse id ipsum, et ite-
rum humidum et aridum impossibile. Itaque elementorum quattuor existentium quat-
tuor sunt copulationes; calido quippe et sicco facientibus ignem, calido uero et humido
aera, etsi quidam eum frigidum et humidum esse dicant sursum gelatis attendentes, et
iterum frigido et humido constituentibus aquam, sic deinde terram arido et frigido. [...]
Simplicibus quoque corporibus quattuor existentibus summa quidem et sincerissima terra
et ignis; media uero et mixta magis aqua et aer: contraria autem igni quidem aqua, aeri
uero terra; haec enim ex contrariis passionibus constituta sunt ».
44. Remigii Autissiodorensis Commentum in Martianum Capellam: Libri I-II, ed. by C.
E. LUTZ, Leiden, 1962, pp. 67-68.
1076 IRENE CAIAZZO

menta, attraverso la mediazione di Prisciano Lido, il dibattito sulla


fisica elementare nell’Alto Medioevo, ben prima delle traduzioni
arabo-latine e greco-latine del secolo XII.
Passiamo adesso a un altro esegeta della Consolatio boeziana:
Adalboldo II, vescovo di Utrecht dal 1010 al 1026, che commenta
soltanto il metro 9 del libro III. Il manoscritto più antico risale al
secolo XII ed è conservato a Parigi, BnF, latino 7361 (Tav. II).
Per illustrare i versi, Tu numeris elementa ligas, Adalboldo si avvale
– ed è il primo autore medievale a quanto ne so – di una spiega-
zione matematica basata sul De institutione arithmetica di Boezio, li-
bro II, capitolo 46. Tale esegesi poggia sul versetto del Libro della
Sapienza 11.21: omnia in numero et mensura et pondere disposita sunt.
« E visto che la misura e il peso non possono esistere senza il nu-
mero », è opportuno, secondo Adalboldo, cominciare da una serie
di numeri: 2, 3, 8, 12, 18, 27 45. Segue una lunga dimostrazione,
di cui ometto i dettagli: per collegare i due numeri solidi 8 e 27
occorrono due termini medi in proporzione sesquialtera, ossia il
12 e il 18. Adalboldo aggiunge « una figura nel caso in cui la pa-
rola non fosse sufficiente alla comprensione » (Tav. II) 46. « Ecco –
prosegue Adalboldo – per la stessa ragione per cui l’8 e il 27 si
uniscono grazie al 12 e al 18, allo stesso modo per unire il fuoco

45. ADALBOLDUS TRAIECTENSIS, Commentarius in Boetii Consolationem Philosophiae, ed.


R. B. C. HUYGENS, Serta Mediaevalia. Textus varii saeculorum X-XIII, Turnhout, 2000
(CCCM, 171), pp. 129-130: « TU NUMERIS ELEMENTA LIGAS non adiutorio sed ratione nu-
merorum, quia elementorum ligator numerorum est etiam auctor, quorum exemplo et
elementa ligantur et cuncta creantur: omnia quippe in numero et mensura et pondere disposi-
ta sunt, et mensura et pondus sine numero esse non possunt. Qui tamen sint numeri,
quorum exemplo elementa ligentur, non sit fastidium scientibus si dicitur insipientibus ».
Il commento era già stato pubblicato in R. B. C. HUYGENS, Mittelalterliche Kommentare
zum ‘O qui perpetua’, in « Sacris erudiri », VI (1954), pp. 373-427.
46. Ibid., pp. 130-131: « Hi namque sunt II, III, VIII, XII, XVIII, XXVII. Duo
quippe ex his cubi, duo sunt longilateri: octonarius et XX septenarius cubi sunt, unus
ex binario, alter ex ternario surgens, nam bis bini bis VIII et ter tres ter XXVII faciunt.
Cubus igitur uterque est, undique solidus. XII autem et XVIII longilateri sunt, in solidi-
tate tamen manentes, nam bis bini ter XII et bis tres ter XVIII faciunt. [...] Differentiae
etiam eorum, quae sunt IIII, VI, VIIII, his proportionibus iunguntur, quae ex primo pa-
ri et primo inpari nascuntur, id est sesqualtera et sesquitertia: prima enim sesqualtera et
prima sesquitertia a binario et ternario ducuntur, qui superiorum latera aut aequaliter aut
inaequaliter efficiunt. Subscribatur figura, ut quibus ad intellectum nostra non sufficit
lingua, his ad videndum satisfaciat pictura ».
FILOSOFIA DELLA NATURA E FISICA ELEMENTARE 1077

e la terra è necessario introdurre l’aria e l’acqua » 47. È interessante


rilevare che Adalboldo procede come Proclo, vale a dire utilizza la
proporzione geometrica, presa in prestito da Nicomaco-Boezio, per
chiarificare una dottrina timaica. Nell’ottica di Adaboldo, la mobiliz-
zazione dell’interpretazione neopitagorica è suffragata dalla Bibbia, dal
Libro della Sapienza, perché « tutto è stato creato nel numero, nel pe-
so e nella misura ». Il ricorso alla matematica, o meglio la matematiz-
zazione della natura, riposano dunque sulla Bibbia.
Ut frigora flammis / arida conveniant liquidis, ne purior ignis / evo-
let aut mersas deducant pondera terras: per esporre questo verso del
m. 9, Adalboldo evoca anche lui la zinzugia, chiosata con copula-
tio, tra gli elementi, che mantiene il cosmo stabile e « evita che il
fuoco voli via e che la terra sprofondi ». L’azione ‘copulativa’ è
esercitata dall’aria e dall’acqua; le quattro qualità peripatetiche non
vengono tuttavia menzionate da Adalboldo (eppure il verso boe-
ziano vi si prestava). Mancano anche le sei qualità neoplatoniche
calcidiane, benché esse siano presenti nella figura inserita nel testo,
intitolata: Cosmopeia, id est genitura mundi (Tav. II) 48.
L’ultimo testo da prendere in considerazione in questa sede 49
è un commento alla Consolatio Philosophiae, composto probabil-

47. Ibid., pp. 131-133: « Ecce, eadem ratione qua ligantur octonarius et XX septena-
rius per duos medios, id est XII et XVIII, eadem ignis et terra per duo media, id est ae-
rem et aquam, ligantur. Sicut enim diversa sunt latera XX septenarii lateribus octonarii
per paritatis imparitatisque distantiam, sic et qualitates terrae qualitatibus ignis oppositae
sunt per contrarietatis repugnantiam, et sicut duodenarius a proximo octonario duas la-
terum dimensiones ac unam ab altrinsecus posito XX septenario, et X octonarius duas a
proximo XX septenario et unam ab altrinsecus posito octonario sumit, sic aer duas qua-
litates a proximo igne et unam ab altrinsecus posita terra, et aqua duas a proxima terra
ac unam ab altrinsecus posito igne suscipit ».
48. Ibid., p.133: « UT FRIGORA FLAMMIS / ARIDA CONVENIANT LIQUIDIS, NE PURIOR IGNIS /
EVOLET AUT MERSAS DEDUCANT PONDERA TERRAS. Frigora flammis per aeris zinzugiam, id est
copulationem, arida liquidis per aquarum copulationem conveniunt: liquida enim est aqua,
sed liquidior est aer. Qualitates ignis evolationem, qualitates terrae quaerunt dimersionem,
sed sic duobus mediis adinvicem ligantur, ut nec ista dimergi nec ille possit evolare ».
49. Interessante anche il commento al metro 9 del libro III pubblicato da E. JEAUNE-
AU, Un commentaire inédit sur le chant ‘O qui perpetua’ de Boèce, in « Rivista critica di storia
della filosofia », XIV (1959), pp. 60-80. Il commento è conservato nel manoscritto Mo-
naco, Bayerische Staatbibliothek, Clm 14689, dell’inizio del secolo XII, proveniente da
Sant’Emmerano, che contiene le opere di Guglielmo d’Hirsau. Spero scrivere presto
uno studio sul platonismo ‘tedesco’ del secolo XI; per adesso si veda T.J.H. MCCARTHY,
Music, Scholasticism and Reform: Salian Germany, 1024-1125, Manchester, 2009.
1078 IRENE CAIAZZO

mente sul finire dell’XI o nei primissimi anni del XII secolo, ri-
conducibile all’insegnamento di un magister Menegaldus 50. L’auto-
re, meglio noto nella storiografia del ventesimo secolo come l’a-
nonimo di Erfurt, fa una presentazione molto completa delle dif-
ferenti teorie sui legami tra gli elementi, commentando il metro 9
del libro III. Egli cita, presumibilmente via il commento attribuito
a Remigio di Auxerre, le zinzugiae (che chiosa con coniunctiones)
mediatae e immediatae, che si realizzano tra gli elementi grazie alle
quattro qualità aristoteliche 51. Ciò nondimeno l’anonimo menzio-
na anche le sei qualità neoplatoniche. Espone poi la soluzione
neopitagorica, basata sul De institutione arithmetica di Boezio o, più
probabilmente, conosciuta tramite Adalboldo di Utrecht. Per di
più, egli propone una spiegazione che definisce ad similitudinem,
ossia per legare la terra e il fuoco Dio ha introdotto due elementi
intermedi, come nel caso dei numeri solidi: l’aria che ha due qua-
lità identiche e una qualità differente con il fuoco, e l’acqua che
ha due qualità identiche e una qualità diversa con la terra. Siamo
quindi, secondo l’anonimo commentatore, nell’ambito di un di-
scorso metaforico, ad similitudinem 52. Non è finita qui: egli ag-
giunge che gli elementi possono anche essere legati per similitudine
con i numeri piani, che hanno due dimensioni. Per questo secon-
do tipo di unione, il commentatore si serve delle quattro qualità
aristoteliche: nel caso in cui due elementi non abbiano qualità co-

50. Per l’anonimo di Erfurt, mi permetto di rinviare a I. CAIAZZO, Magister Menegaldus,


l’anonyme d’Erfurt et la Consolatio Philosophiae, in « Revue d’histoire des textes », n.s., VI
(2011), pp. 139-165. Dopo la pubblicazione dell’articolo il Dr. Jeremy Thompson, che rin-
grazio sinceramente, mi ha segnalato un ulteriore manoscritto del commento in questione,
conservato a Wolfenbüttel, Herzog August Bibliothek, Aug. 4° 4.11, ff. 120r-126r. Si veda
in proposito F. BOGNINI, Un ignoto frammento ortografico dell’Ars conservata nel ms. Bergamo, Bi-
blioteca Civica, MA 144, in « Acme. Annali della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università
degli Studi di Milano », LVI/1 (2008), pp. 337-349.
51. N. HÄRING, Four Commentaries on the De Consolatione Philosophiae in MS. Heili-
genkreuz 130, in « Mediaeval Studies », 31 (1969), pp. 287-316. Per le zinzugiae mediatae
e inmediatae, cfr. ibid., pp. 309-310.
52. Ibid., p. 308: « Sciendum quoque est quomodo dicit deum ligare ELEMENTA pre-
dicta, scilicet terram et ignem, NUMERIS. Quod ad similitudinem dictum est. Sicut enim
duo cubici [numeri add. ed. Häring] et solidi numeri dimensione inter se distantes uno
medio firmo et eadem proportione non possunt copulari sed indigent duobus mediis ex
se confectis ad suam copulationem sic deus elementa media ex qualitatibus supradicto-
rum que prorsus inter se differunt fecit ad ipsorum firmam copulationem ».
FILOSOFIA DELLA NATURA E FISICA ELEMENTARE 1079

muni, un solo elemento intermedio è sufficiente per collegarli 53.


Alle soglie del secolo XII, dunque, le differenti esegesi dei versi
boeziani si sommano, si sovrappongono e si confondono.
I testi scientifici altomedievali sono tuttora poco studiati. È
d’uopo menzionare, in chiusura, l’anonimo e inedito Opusculum
de ratione sperae, conservato in almeno quattro manoscritti, sul
quale si è soffermato di recente David Juste 54. Risalente molto
probabilmente al secolo XI, l’Opusculum include le teorie sugli
elementi analizzate nel presente studio con i relativi diagrammi 55.

PROBLEMI FISICI E QUESTIONI NATURALI NELL’ALTO MEDIOEVO

Un altro tipo di fisica elementare, in un certo senso meno


teorica, è veicolata dai ‘problemi fisici’ di tradizione pseudo-ari-
stotelica e dalle ‘questioni naturali’, che offrono delle spiegazioni
materialistiche, in quanto fondate sulle proprietà degli elementi e
delle quattro qualità, delle azioni e dei cambiamenti fisiologici nei
corpi, delle caratteristiche delle specie animali o ancora dell’insor-
gere e dell’evoluzione delle malattie. Si tratta di un campo d’inda-
gine solo parzialmente esplorato per l’epoca altomedievale, per il
quale dipendiamo ancora in gran parte dai lavori pionieristici di
Brian Lawn. In questa sede mi limito a qualche indicazione per le
ricerche future. Macrobio integra numerosi Problemata pseudo-ari-

53. Ibid., p. 309: « Potest quoque alia similitudine dici ELEMENTA ligata esse NUMERIS,
scilicet ad modum planorum numerorum. Plani numeri dicuntur qui tantum habent
duas dimensiones, scilicet longitudinem et latitudinem, ut bis bini et ter terni. Hic vero
uno medio possunt coniungi sic: [...]. Nam si demus igni siccum et calidum et aque hu-
midum et frigidum poterunt hec duo copulari per aerem qui ab igne calidum recipit et
ab aqua humidum. Et per terram similiter que ab aqua frigidum et ab igne recipit sic-
cum firma copulatione ».
54. D. JUSTE, Les Alchandreana primitifs. Étude sur les plus anciens traités astrologiques la-
tins d’origine arabe (Xe siècle), Leiden-Boston, 2007, pp. 265-271. Un’altra compilazione è
studiata da D. JUSTE, La sphère planétaire du ms. Vatican, BAV, Pal. lat. 1356 (XIIe siècle).
Une pièce inédite de l’astronomie de Gerbert?, in Mélanges offerts à Hossam Elkhadem par ses
amis et élèves, (éds.) F. DAELEMANS - J.-M. DUVOSQUEL - R. HALLEUX - D. JUSTE, Bruxel-
les, 2007, pp. 205-221.
55. Il titolo nel ms. Oxford, Bodleian Library, Digby 83, f. 1r: « Incipit Opusculum
de ratione spere, ex summorum disciplinis philosophorum cum labore et diligentia
excerptum ».
1080 IRENE CAIAZZO

stotelici nel VII libro dei Saturnali. Sappiamo, per esempio, che
esso è stato utilizzato da Abbone di Fleury nel Commento al Calco-
lo di Vittorio d’Aquitania, sebbene Abbone non riveli la sua fonte,
o forse la ignorava 56. Il libro VII è trasmesso adespoto e anepigra-
fo nel manoscritto miscellaneo Paris, BnF, Latin 7412, ff. 80r-89v,
del secolo XII, segnalato da Lawn 57; si può supporre che un ma-
noscritto di questo tipo sia stato consultato da Abbone. Abbiamo
poi i Problemata pseudo-aristotelici (43 quesiti per esser precisi)
nella cosiddetta vetustissima translatio (termine coniato dagli editori
dell’Aristoteles latinus all’inizio del ventesimo secolo), editi la prima
volta da Valentin Rose a partire dal manoscritto di Bamberg, col-
lazionato su quelli di Bruxelles e di Berlino 58, Problemata ripubbli-
cati in ultimo, sulla base del solo manoscritto di Bamberg, da Ul-
rich Stoll (che ha edito l’integralità del compendio medico del
manoscritto di Bamberg comprendente la vetustissima translatio).
Brian Lawn ha segnalato altri codici contenenti la vetustissima tran-
slatio, ossia otto in tutto 59, la cui provenienza mostra che la diffu-
sione della traduzione fu geograficamente ampia: almeno Monte-
cassino, Lorsch, Chartres. A mo’ d’esempio, si consideri il quesito
34 sulle acque pluviali, che illustra perfettamente l’approccio ma-
terialistico dei fenomeni naturali: « Quare aquae pluviales leviores
sunt. R. Quia quaeque in eis plus graviores sunt in aere dimise-
runt » 60. Valentin Rose aveva inoltre pubblicato, a partire dal ma-
noscritto Cotton Galba E. IV (del XII secolo), le Quaestiones medi-
cinales dello pseudo-Sorano (ripubblicate di recente da Klaus-Die-
trich Fischer 61), un testo estremamente interessante tradotto dal
greco nella tarda antichità, che affronta problemi metodologici e

56. Si veda la tesi di dottorato di Clelia Vittoria CRIALESI che ha studiato e messo in
parallelo Abbone e Macrobio: L’aritmetismo teologico nei secoli X e XI: Abbone di Fleury e
l’Explanatio in Calculo Victorii, XXXI Ciclo di Dottorato, Roma Tor Vergata - Ecole
pratique des Hautes Etudes (Paris), a.a. 2018-2019, pp. 237-252.
57. B. LAWN, I quesiti salernitani: Introduzione alla storia della letteratura problematica me-
dica e scientifica nel Medio Evo e nel Rinascimento, Trad. ital. a cura di A. SPAGNUOLO, Cava
de’ Tirreni, 1969, p. 33. B. Lawn segnala anche un manoscritto del XIII sec. e un altro
del XVI sec. (contenente solo alcuni estratti).
58. V. ROSE, Aristoteles pseudepigraphus, Leipzig, 1863, pp. 666-676.
59. LAWN, I quesiti salernitani cit. (nota 57), pp. 31-32.
60. ROSE, Aristoteles pseudepigraphus cit. (nota 58), p. 675.
61. Si veda la lezione Fischer nel presente volume.
FILOSOFIA DELLA NATURA E FISICA ELEMENTARE 1081

epistemologici, oltre che strettamente medici. I manoscritti sono


stati studiati da Brian Lawn; si menzionano qui soltanto i più anti-
chi, ossia il manoscritto Chartres, Bibliothèque municipale, 62, del
X secolo (utilizzato nell’edizione di Fischer), e quello della BnF
di Parigi, Latin 11219, del secolo IX 62. Il quesito 2, per esempio,
concerne la definizione, il metodo induttivo e deduttivo 63. Nel
quesito 160 la spiegazione dell’insorgere delle malattie, secondo
l’autorità di Platone e Stratone, è basata sull’azione degli elementi
e delle qualità 64. Gli esempi andrebbero moltiplicati, ma quel che
preme, in questa sede, è attirare l’attenzione degli storici della fi-
losofia e della scienza su questo genere di testi, con l’auspicio di
suscitare nuove ricerche sulla scienza altomedievale.
Si è accennato precedentemente alle Solutiones ad Chosroem, scrit-
te dal filosofo neoplatonico Prisciano Lido nel primo terzo del VI se-
colo e tradotte, molto probabilmente, da Giovanni Scoto nel secolo
IX. Esse costituiscono una fonte importante per i medievali, il cui
impatto non è del tutto studiato. Bywater aveva segnalato che Vin-
cenzo di Beauvais se ne era servito nello Speculum maius; Silverstein
aveva sottolineato, già nel 1952, in una nota un po’ critica diretta
contro Charles H. Haskins, l’importanza delle Solutiones per l’aristote-
lismo medievale prima della rinascita del secolo XII 65. La recente

62. LAWN, I quesiti salernitani cit. (nota 57), pp. 26-28; si veda anche G. BAADER, Die
Anfänge der Medizinischen Ausbildung im Abendland bis 1100, in La Scuola nell’occidente lati-
no dell’alto medioevo. Atti della XIX Settimana (Spoleto, 15-21 aprile 1971), t. II, Spoleto,
1972, pp. 669-718.
63. Sorani quae feruntur Quaestiones medicinales: Lateinischer Text beider Versionen mit
deutscher Übersetzung und Anmerkungen, ed. K.-D. FISCHER, Cuenca, 2017, p. 31: « (2.1)
Quid est definitio? Quae de singulis rebus quali sint ratione significat. (2.2) Definitio
constat ex genere et specie et differentia accidentium, quae per resolutionem ad deter-
minationem proferuntur ». La definizione è leggermente differente nell’edizione del
Rose; cfr. V. ROSE, Anecdota graeca et graecolatina. Mitteilungen aus Handschriften zur Ge-
schichte des Griechischen Wissenschaft, t. II, Berlin, 1870, p. 247. Fischer pubblica il testo
delle Quaestiones secondo la versione del manoscritto di Chartres e secondo quella di
Lincoln, Cathedral Chapter Library, Cod. 220.
64. Sorani quae feruntur Quaestiones medicinales, ed. FISCHER, p. 127: « (160.5) Platon
[sic] autem philosophus igniti elementi abundantiam causam esse dicebat morborum. [...]
(160.7) Straton autem qui de natura scripsit, ait cum imus calor ad superficiem uenerit; clau-
sis enim meatibus includitur calor et inclusus maior efficitur et ita morbi generantur ».
65. T. SILVERSTEIN, Adelard, Aristotle and the ‘De natura deorum’, in « Classical Philolo-
gy », XLVII (1952), pp. 82-86 (nota 13, p. 86).
1082 IRENE CAIAZZO

traduzione inglese delle Solutiones, anche se condotta sull’edizione


oramai superata di Bywater (sono stati scoperti nuovi manoscritti,
di cui uno del IX secolo), contribuirà a far conoscere il testo a un
pubblico più largo e riaprirà il dibattito su questo testo a torto tra-
scurato 66; gli studi recenti, sopra menzionati, di Anca Dan lascia-
no intravedere nuove e promettenti piste di ricerca.

***

Non è più possibile continuare a sostenere che l’approccio


della natura sia stato esclusivamente allegorico durante l’Alto Me-
dioevo. Siamo certo in ambito cristiano, in un mondo creato dal
nulla, ma ciò non vuol dire che la natura non sia stata oggetto di
indagine razionale, oggetto di conoscenza scientifica, prima del
movimento di traduzione del secolo XII, prima dell’introduzione
della filosofia naturale di Aristotele. Attraverso Prisciano Lido, che
traduce pressoché letteralmente cospicui passi del De generatione et
corruptione, la teoria aristotelica delle ‘sinzugie’ passa in Giovanni
Scoto, quindi in Remigio d’Auxerre, conoscendo in seguito una
diffusione molto ampia. Prima dell’ingresso della fisica aristotelico-
araba è dunque esistito un peripatetismo anepigrafo e inconsape-
vole. Nel caso della fisica elementare la svolta, o se si preferisce il
turning point, avviene nel secolo XI con la traduzione dal greco di
Alfano da Salerno del De natura hominis di Nemesio d’Emesa e,
soprattutto, con le traduzioni dall’arabo effettuate da Costantino
l’Africano e la sua cerchia di opere di medicina araba. Da questo
momento in poi si impone nell’Occidente latino una nuova defi-
nizione dell’elemento: minima et simpla particula corporis composi-
tis 67. Tradizioni antiche, traduzioni tardo-antiche e medievali si

66. PRISCIAN, Answers to King Khosroes of Persia, translated by P. HUBY - S. EBBESEN -


D. LANGSLOW, et alii, Introduction by R. SORABJI, London, 2016.
67. CONSTANTINUS AFRICANUS, Pantegni, Theorica, I, 4, ed. C. BURNETT, Verba Ypocra-
tis preponderanda omnium generum metallis. Hippocrates on the Nature of Man in Salerno and
Montecassino, with an Edition of the Chapter on the Elements in the Pantegni, in La scuola
medica salernitana. Gli autori e i testi, a cura di D. JACQUART - A. PARAVICINI BAGLIANI, Fi-
renze, 2007, p. 77: « De elementis. Philosophi diffiniunt simplam et minimam compositi
corporis particulam esse elementum ».
FILOSOFIA DELLA NATURA E FISICA ELEMENTARE 1083

completano, si sovrappongono, s’incrociano. La fisica elementare


è una branca florida della filosofia naturale nei secoli anteriori al
XII. Insomma, riprendendo il titolo, oramai celebre, di un saggio
di Charles Burnett concludo affermando che c’è stata una ‘physics
before Physics’ 68.

68. C. BURNETT, Physics before the Physics: early translations from Arabic of Texts concer-
ning Nature in Mss British Library, Additional 22719 and Cotton Galba E IV, in « Medioe-
vo », XXVII (2002), pp. 53-109.
I. CAIAZZO TAV. I

Paris, BnF, Latin 12963, f. 50r.


TAV. II I. CAIAZZO

Paris, BnF, Latin 7361, f. 51v.


Discussione sulla lezione Caiazzo

PANTI: anzitutto grazie per questa lezione di grandissimo interesse fi-


losofico e scientifico. Vorrei soffermarmi sul riferimento a Timeo 32 nel
De institutione arithmetica di Boezio, di cui giustamente è stato fatto
notare il rilievo, nonché l’esplicita intenzione del filosofo romano di torna-
re successivamente sulla stessa tematica. Mi chiedo, nello specifico, se tale
trattazione possa essere stata, o stata ipotizzata, quale parte di una se-
zione che non ci è pervenuta del successivo De institutione musica.
Suggerisco questa possibilità in quanto, introducendo il tema della musica
mundana nel libro 1, cap. 2, la relazione fra le qualità elementari viene
considerata da Boezio un argomento di cui trattare in modo specifico nel
corso dell’opera, trattazione che però non ci è giunta (« Et primum ea
quae est mundana in his maxime perspicienda est quae in ipso coelo, uel
compage elementorum, uel temporum uarietate uisuntur. ... De quibus
posterius studiosius disputandum est ») in quanto il De institutione
musica si interrompe nel corso del libro quinto.

CAIAZZO: grazie per la bella domanda molto stimolante. Potrebbe in


effetti esserci un rapporto tra il De institutione arithmetica II, 46, in
cui Boezio introduce delle riflessioni utili alla comprensione del Timeo 32
(« Post haec igitur tempus est ut expediamus nunc quiddam nimis utile
in platonica quadam disputatione, quae in Timaei cosmopoeia haud facili
cuiquam uel penetrabili ratione uersatur ») e il De institutione musica,
rapporto suggerito dal passo che tu citavi. Purtroppo, non avendo la totali-
tà del V libro, non sapremo mai se e come Boezio concepisse l’articolazione
tra la cosmopoeia, i legami tra gli elementi e la musica mundana.

VALENTE: la mia domanda riguarda il rapporto della fisica elementa-


re, di cui la tua relazione ha ben mostrato l’esistenza nell’Alto Medioevo,
da una parte con la divisione del sapere, o le divisioni del sapere, teoriz-
1086 LA DISCUSSIONE

zate all’epoca, dall’altra con la pratica dell’insegnamento. Ad esempio, se


prendiamo come punto di riferimento la distinzione boeziana della filoso-
fia teoretica in fisica, matematica (quadrivio) e teologia, queste dottrine
possono venir collocate in uno di questi ambiti e semmai quale? Per altro,
i testi che hai menzionato sono di genere assai diverso (commenti al Ti-
meo, alla Consolatio, al Genesi e altro ancora): questo lascia piuttosto
pensare a un insegnamento diffuso e trasversale, non classificabile all’inter-
no di una disciplina o scienza specifica.

CAIAZZO: non mi pare che durante l’Alto Medioevo la fisica elemen-


tare fosse studiata nell’ambito di una disciplina in particolare, in riferi-
mento per esempio alla divisione della filosofia boeziana che tu citavi.
Queste discussioni sui quattro elementi intervengono nei commenti al De
nuptiis Philologiae et Mercurii di Marziano Capella e alla Consola-
tio Philosophiae, entrambi utilizzati per l’insegnamento delle sette arti
liberali e della filosofia. Alcuni lemmi, come abbiamo visto, prestavano il
fianco a lunghe digressioni sui quattro elementi. Certo, considerato che i
lemmi commentati sono sempre gli stessi, è possibile che vi fosse una tra-
dizione esegetica, un modo di fare lezione e di introdurre puntualmente
alcune nozioni di fisica elementare in luoghi specifici, ma non mi spingerei
oltre in mancanza di informazioni sicure in merito ai programmi di
insegnamento.

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