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in: Gerberto. Scienza, storia e mito.

Atti del «Gerberti Symposium» (Bobbio, 25-27 luglio 1983)


Bobbio (Piacenza), Editrice degli A.S.B. 1985 (Archivum Bobiense. Studia 2) pp. 351-77

Gerberto philosophus: il D e rationali et ratione uti

A giudicare dalla sua fortuna storiografica, il « De rationali et ra­


tione uti » meriterebbe attenzione molto più. com e capitolo della biografia
intellettuale e politica del suo autore che non come testimonianza del
pensiero filosofico altomedioevale. Gli storici della filosofia non conce­
dono all’unico lavoro filosofico lasciatoci da Gerberto più di una cita­
zione d’obbligo, che tuttavia spesso si accompagna a giudizi negativi per
quanto riguarda lo specifico contenuto di pensiero l. Per contro, senza

(*) Ringrazio il prof. A lfonso M kieni dell’ aiuto generosamente datomi per
questo lavoro.

1 Una breve citazione è riservata a G erberto logico nei lavoro di M . G rab-


mann, D ie Geschichte der scbolastischen Methode, I , Freiburg in Breisgau 1909,
p. 213: « Ein Typus fiir die Technik der damaligen Schullogik ist sein O tto I II.
gewidmeter ‘ libellus de rationali et ratione uti ’ » . Il piu radicale nella stroncatura
era Prantl, che concludeva l’esame dell’opera di G erberto, sullo sfondo di un’età
giudicata com e oscura per le lettere e per lo studio della logica, con queste parole:
« Lo scrin o di G erberto d si presenta come un lavorar senza costru n o, che dà oc­
casione di sfoggiare svariata erudizione scolastica, con un procedere tanto inutile quan­
to scu cito »: C. Prantl, Geschichte der Logik im Abendlande, I I / 1, Leipzig 1855,
trad. it. Storia deila logica in Occidente, Firenze 1937, p. 103. Ancora negativo E
giudizio di É. G ilson, La philosophie au moyen àge, trad. it. La Filosofia nel me­
dioevo, Firenze 1932, p. 35: «n o n fu un grande filo s o fo » , in contrasto con quello
di C. V asoli, Filosofia medievale, M ilano 1961, p . 76. Tra i biografi d i G erberto,
dedicano uno spazio rilevante all’analisi del « D e rationali et ratione uti » F. P icavet,
Gerbert, un pape philosophe d'aprìs l’histoire et d’après la legende, Paris 1897
dare particolare attenzione al trattato, gli storici interessati agli sviluppi
dell’ideologia imperiale nell’età degli Ottoni e alle vicende dei rapporti
politici fra Occidente, e Bisanzio alla-fine del primo millennio hanno
accumulato una vasta letteratura sulla lettera dedicatoria,, che è forse la
raffigurazione piu compiuta di Ottone III nelle vesti del « Romanorum
imperator et Augusta*, qui summo Graecorum sanguine ortus, Graecos
imperio superai, Romanis, haereditario iure imperai, utrosque ingenio
et eloquentia praevenii » 2. Pensiamo in primo luogo ai lavori di Schramm,
ma si dovrebbero citare tutti gli storici dell’età ottom ana3.
Potrà dunque essere utile tentare ima rilettura parallela di dedica e
trattato in modo che si chiariscano a vicenda, come è nella natura dei due
prodotti letterari, e come richiede la realtà della vicenda storica.

L’ occasione

« ...divina mens vestra... quae ab Aristotele summibusque viris erant


difficillim is descripta sententiis, in medium protulit, ut mirum foret inter
bellorum discrimina... aliquem mortalium hos mentis recessus habere
potuisse... »
« ...in t e r rei publicae et privatae curas in hoc ipso itinere Italico
positus... quae de hac quaestione concepi, breviter describo... » *■

[B ibliothèque de lTÉcole des hautcs etudes. Sciences religieuses, 9 ] e F. E ichenctOn ,


C erb eri (S ilvester I I .) ais P ersonlicbkeit, Leipzig-Berlin 1928 [B eitrage zur K ultur-
gescfaicfate des M ittelalters und der Renaissance, 3 5 ],
■ 2 O lle&IS, p . 298 = M igne, coi. 159: Per le citazioni dal trattato e dalla
lettera dedicatoria m i riferisco all’edizioae di A . O l le m s , O euvres de G erbert pape
sous le nom de S ilvestre I I colation ées sur les manuscrits, précedèes de sa btogra-
phie, suivies d e notes critiques e t bistoriques, Q en n on t Ferrand-Paris 1867, pp. 297-
310. Per com odità di riferim ento dò la corrispondenza con l’edizione di J. P. M igne,
in Patrologiae cursus com pletus, S eries Latina (d ’ora in poi citato com e M igne, P L ),
139, Parisiis 1853, coE. 158-168, che riproduce l’edizione di B. Ρεζπ Thesaurus anec-
dotorum novissim us, 1 /2 , Augustae V indelicorum et G raedi 1721, coE. 147-157. Sulle
edizioni vedi piu ampiamente sotto, note 56, 58 e testo corrispondente.
3 V edi specialm ente P . E . Sc h r a m m , K aiser, Basileus und Papst in d er Z eit
d er O tton en , «H istorisch e Z eitsch rift » 129 (1924) 424-475 risi, in SCHRAMM, K aiser,
K òm ge und Pàpste, I I I , Stuttgart 1969, pp. 200-245: 320; Sc h r a m m , Kaiser, Rom
und R enovatio, I , Leipzig 1929, p p . 100-101.
4 O i .lt.bis , p . 298 = M igne, coL 159.
Due momenti ben definiti nella storia dei rapporti fra Gerberto e
Ottone III sono all’origine dell’opera. A d essa fanno da sfondo spazi
fisici e umani che per essere appena abbozzati non sono per questo meno
suggestivi. Per il primo momento la data è il 997, « ferventioris anni
tem pore», probabilmente nella seconda metà di giugno; il luogo, nelle
immediate retrovie del teatro della campagna contro gli Slavi, Magdebur-
go, presidio della cristianità e dell’Impero al confine dell’Elba. Sono tra­
scorsi alcuni mesi dall’invito che Ottone rivolgeva a Gerberto perché,
raggiungendolo a corte, adornasse la « Saxonica rusticitas » con la raffi­
natezza della sua cultura; e già allora, dietro ai due personaggi che le let­
tere 186 e 187 dell’epistolario gerbertiano chiudono nell’immagine so­
lenne del maestro prestigioso e dell’umile allievo, stavano realtà drammati­
che: per Ottone i problem i del rapporto con Bisanzio, la difficile situazione
romana, le minacce sul confine orientale — della primavera è il martirio
di Adalberto — , rer Gerberto i contrasti che rendevano sempre più ama­
ra la sua permanenza nella sede episcopale di Reims. Dalla fine del 996,
dopo un altro anno inquieto, Gerberto aveva raggiunto definitivamente
Ottone. E pochi mesi dopo, dalle ardue conversazioni filosofiche che im­
pegnano, sullo sfondo della guerra, maestro e allievo, nasce la prima idea
del « De rationali et ratione uti » s.5

5 « Cum in Germ ania ferventioris anni tem pore demoraremur, imperialibus


adstricti obsequus, ut semper sumus semperque erim us, nescio quid arcani divina mens
vestra secum tacite retractans motus animi in verba resolvit, et quae ab Aristotele
summisque viris erant difficillim is descripta sententiis in medium protulit, ut mirum
foret inter bellorum discrim ina, quae contra Sarmatas parabantur, aliquem- mortalium
hos mentis recessus habere potuisse, a quibus tam subtilia, tam praeclara, velut quidam
rivi a purissimo fonte, p roflu eren t»: Q u a t is , pp. 297-298 = Migne, coi. 159. P er
le lettere 186 e 187, con l’in vito d i O ttone a G erberto e la risposta di questi, vedi
l’edizione in F. W eigle , D ie Briefsammlung G erberto von Reims, Weimar 1966
[A f.G J i., B riefe der deutochen K aisen eit, 2 ], pp. 220-225. Per le due lettere e per
tutta la vicenda d i cui c i stiam o occupando, sono state stabilite datazioni molto varie,
divergenti anche d i un intero anno: ho seguito la cronologia del W eigle, da consultare
per una. sintesi della letteratura precedente sulla questione; essa si accorda nelle linee
generali con la ricostruzione delle vicende della corte imperiale proposta da M . Uh u s z ,
Jabrbùcber des deutochen R eicbes unter O tto I I . and O tto I I I., 2 : O tto III. 983-
1002, Berlin 1954, pp. 227, 487-493 e nel lavoro d i E . R . Labande, M irabilia M andi.
Essai sur la personnalité d’ O tton I I I , « Cahiers de civilisatioa medievale » 6 (1963)
297-313; 455-476: 310-311. C fr. anche A . G ìeysztoh , Christiana respublica et la p o -
Π secondo momento nella genesi del trattato si colloca tra gli ultimi
giorni dello stesso 997 e la primavera dell’anno successivo, mentre Ger-
berto accompagna l’imperatore nella sua spedizione verso Roma. Ora fi­
nalmente egli riesce a dare forma scritta alle riflessioni che hanno fatto
seguito al dibattito dell’estate precedente: i giorni della stesura del trat­
tato sono segnati dalle « rei publicae et privatae curae » , durante un viag­
gio lungo l’Italia che è la marcia di un grande esercito in arm i6.
L ’ambito di risonanza dei pensieri sviluppati nel « De rationali et
ratione uti » è dunque anzitutto la corte ottomana. Vescovi, scolastici ed
eruditi che la com pongono sono il pubblico delle conversazioni di Mag-
deburgo, con l’imperatore in· veste di discepolo, ma insieme di provoca­
tore e di giudice. E ancora a corte, durante il viaggio in Italia, possiamo
immaginare che si collochino i primi lettori del trattato appena com posto.
Gerberto appare in questo contesto in primo luogo come i i filosofo, lo
scienziato dalla cultura prodigiosa. G li altri aspetti della sua personalità
sono lasciati per ora in secondo piano, e non solo dalle testimonianze
sull’origine del trattato.

Utique orientale de l’ em pire, in « Renovatio im perii. A tti della giornata intem azionale
di studio per il millenario (Ravenna, 4-5 novem bre 1 9 6 1 )», Faenza 1963, pp. 41-62.
6 G ià all’epoca delle conversazioni di M agdeburgo — racconta G erberto —
durante le quali gli interlocutori non erano pervenuti ad una conclusione comune, O t­
tone l’ avrebbe sollecitato a m etter per iscritto la sua opinione: « Q uod quidem tunc
et languor corporis et graviora distulerunt negotia: nunc secunda valetudine reddita,
inter rei publicae ac privatae curas in hoc ipso itinere Italico positus com esque indi­
viduus, quoad vita superfuerit, in om ni obsequio futurus, quae de hac questione
concepi, breviter describo... » : O lleris, p . 298 = Mig.ve, coi. 159. Anche sul­
la datazione d i questo m om ento conclusivo son o state avanzate ipotesi diverse:
dalla fine del 997, durante la sosta dell’im peratore a Pavia, fin o alla prim avera/estate,
quando la corte è ormai a Rom a. C fr. O lleris, p . CLX; Scmramm, Kaiser, Basileus
und Papst..., ctt., p. 230; Uhlirz , op. cit., pp. 271, 407 (la lettera dedicatoria espri­
merebbe la gioia del trionfo e della conquista di Rom a). U carattere guerriero della
spedizione italiana è sottolineato da Labande, op. cit., p. 455, che ne richiama la de­
scrizione in A rnulphi, G esta archiepiscoporum M ediolanensium , edd. L . Bethmann -
W. W attenbach, H annoverae 1848 [ M .G .H ., Scriptores, 8 ], p . 10. Queste circo­
stanze, che definiscono cosi caratteristicamente il significato storico dell’opera, canto
male si accordano con l’immagine piu consueta della medicazione filosofica com e frutto
dell’* otium litteratum » , da suggerire al M abillon d i posticipare la com posizione del
* De rationali et ratione ufi » al 1001, durante l’unica venuta in Italia d i O ttone non
accompagnata dall’esercito in guerra, poiché « turbarum molestiae non satis cum M usis
conveniunt ». J. M abillon, V etera Analecta, Parisiis, 1723!, p . 707.
Tietmaro si fa eco della meraviglia che dovette suscitare, a Magde-
burgo, il suo « oralogium » per lo studio dell’astronomia, così come gli
« organa » che secondo alcuni commentatori egli avrebbe avventurosa­
mente portato con sé — notizie come si sa d i difficile lettura per Io sto­
rico della scienza, ma preziose per cercare di. rivedere il personaggio con
gii occhi dei contem poranei7.·. .
Agli interlocutori del maestro, « sapientia praedari et eloquentia in­
signes » nella lettera dedicatoria del « D e rationali et ratione u ti», e
tuttavia sconfìtti dalla difficoltà d d problema in discussione, è impossi­
bile dare un volto predso. Ma certo i temi dibattuti nell’opera dovevano
trovare ascoltatori non distratti in molte delle persone in vario modo le­
gate alla corte, indipendentemente dalla circostanza che fossero vicine
all’autore a Magdeburgo o durante il viaggio in Italia. Pensiamo a Eri-
berto, cancelliere dell’impero e futuro ardvescovo di Colonia, cui secondo
un biografo erano familiari, fin dagli anni del tirocinio letterario a Worms,
« fugae et nodosi amfractus in Socrate et Aristotile, et qualibet alio si­
nuoso rethore » 8, a Bernardo di Hildesheim , che era stato scdto da
Teofane come maestro per Ottone fanciullo e forse per primo aveva su­
scitato in lui quell’interesse per l’aritmetica boeziana che si sarebbe ap­
profondito n d dialogo con Gerberto: 9 anch’egli era abituato fin dalla

7 T hietmam M erseburgensis Episcopi C hronicon, ed. R . H oltzmamn, Be-


rolini 1935, rise, anast. 1955 [M .G .H ., Script, rer. G erm ., Nova Series, 9 ], p. 392.
Per le testimonianze antiche e la discussione storiografica sugli « organi » di Gerberto
(egli stesso ne parla nelle lettere 70, 91, 92, 163), ved i C . Frova, T rivio e Quadrivio
a Reim s: l’insegnam ento di G erberto d’A unllac, « B ollettin o dell’Istituto Storico Ita­
liano per il M edio E vo e A rchivio M uratoriano» 85 (1974-1975) 53-87: 84.
8 Lautbextus, V ita H eriberti archiepiscopi C oloniensis, ed. G . H . Pertz,
Hannoverae 1841 IM .G .H ., Scriptores, 4 ], pp. 741 - 742.
9 Su Bernardo precettore d i O ttone vedi T hangmarus, V ita Bemwardi epi­
scopi H ildesheim ensis, ed. G . H . Pertz, H annoverae 1841 (M .G -H ., Scriptores, 4],
p. 759; e la testimonianza dello stesso O ttone III, che in un diplom a del 23 gennaio
1001 lo dice tra l’altro « nostre pueritiae ac iuventuris tam affabilis multimode lite-
rationis inform atorem » . C fr. O tton is III . Diplom ata, ed . Τ η . v . Sicxee, Hannoverae
1983 IM .G .H ., D iplom ata regum e t imperatorum Germ aniae, 2 /2 ], p. 821 nr. 390.
Su un esemplare dell’ * Aritm etica » boeziana glossata da Bernardo vedi G erberti postea
Silvestri I I O pera M athem atica, ed . N. Bubnov, Berlin 1899, risi. anast. Hildesheim
1963, p. 148; H . DOker, D er L iber matbematicalis d es beiligen Bem ward im Dom-
schatz zu H ildesheim , H ildesheim 1875.
giovinezza a misurarsi con le « syllogisticae cavillationes » e con le più
ardue questioni filosofich e10. O ancora a N otkero di Liegi, particolar­
mente legato a G erberto dai comuni interessi per le discipline del qua­
drivio e come lui commentatore degli scritti aritmetici di Boezio, maestro
d i una scuola attraverso la quale passarono m olti degli n o m in i di cultura
vicini alla corte ottomana u.
Alcune- delle circostanze storiche che fanno da sfondo alla stesura
del « De rationali et ratione uti » richiamano alla memoria la vicenda
della disputa fra G erberto e lo scolastico d i Magdeburgo O ttico, culmi­
nata in Ravenna, alla corte di Ottone I I , verso la fine del 980, che, in­
sieme con la relazione d i Richero sull’insegnamento a Reims u, completa
il trittico delle principali testimonianze sull’attività di Gerberto ‘ logico ’
Ma le somiglianze sono state troppo eccentuate, fino a cancellate ti signi­
ficato più originale dei due episodi M. -

D egli interessi per .i’aritmetica boeziana di G erberto e del suo im periale disce­
p olo sono testimonianza fondam entale le già citate lettere 186 e 187 (vedi sopra, no­
ta 5 ); com e è noto il « liber aritm eticae» di cui si tratta nella lettera 186 è stato iden­
tificato con un esem plare d i B oezio, che secondo alcuni recherebbe la dedica di G er­
berto a O ttone I I I , della diblioteca di Bamberga costituita agii inizi del secondo m il­
len nio da Enrico I I : per la discussione su questo punto vedi W eigle, D ie B rief-
sammlung G erberts..., cit., p . 222; cfr. B. Bischoff, Scuole e letteratura n elle città
dell'alto m edioevo, Spoleto 1959 {S ett. S poleto, 6: L e città nell'alto m edioevo],
pp. 609-625, rist. in Bischoff, M ittelalterliche Studien, I, Stuttgart 1966, pp. 122-
133: 127.
10 T hangmarus, op. cit., p . 758: dice di lu i il suo biografo e maestro, nar­
rando delle conversazioni attraverso le quali si veniva form ando Bernardo: « saepe
syllogisticis cavillationibus desudavim us ».
11 G . K u rth , N otger de L iège e t la civilisation au X ' siècle, Paris 1908; M .
Manitius , G eschichte der lateinischen Literatur des M ittelalters, Π , Beriin. 1931,
pp. 219-223; sulla sua attività di aritm etico, G erberti... O pera M athematica, cit.,
pp. 297-299.
12 Richerus, H istoriarum libri IV , ed. e trad. £r. R . Latouche, Paris 1930,
1937 LLes Classiques de l’ histoire d e France au M oyen -A ge, 12, 1 7 ], Π . p p . 55-57.
13 Sugli antefatti della disputa e sul suo svolgim ento vedi Richerus, op. cit.,
pp. 66-80. L’episodio conclusivo si svolge a Ravenna, dove O ttone Π , dop o essere
passato da Pavia il 5 dicem bre 980, trascorse gii ultim i giorni dell’anno, celebrando la
festa d i Natale, e la m aggior parte del gennaio 981. C fr. U hiirz , op. cit., I : O tto I L
973 -9 8 3 , Leipzig 1902, p . 139.
14 V edi specialm ente P rantl , op . cit., p . 99, d ie erroneamente legge nell’in­
troduzione del « D e rationali et ratione uti » un esplicito richiamo alla disputa ra­
vennate.
Anche per il primo c’era stato, come punto di partenza, uno scambio
verbale di conoscenze filosofiche: ma quanta distanza fra quest’assemblea
di dotti « inter bellorum discrimina », dove si celebra l’incontro, lunga-
mente'antidpato col desiderio, tra il maestro e il suo imperiale discepolo,
e la lezione di Gerberto alla scuola di Reims — tra gli allievi, oltre a Bu­
chero, un solo interlocutore riconoscibile, il poco fedele emissario dello
scolastico di Magdeburgo a. Altrettanto diversi sono i momenti conclusivi.
La controversia con Ottico dà luogo ad una gara tra i due maestri, cui la
conclusione impostale da Ottone Π sembra attribuire, forse oltre il do­
vuto, un carattere di relativa gratuità (« Augusti nutu disputationi finis
iniectus est, eo quod et diem in his totum consumpserant, et audientes
prolixa atque continua disputatio iam fatigabat » ) t4. Esito delle conver­
sazioni fra Gerberto e Ottone III è il dono prezioso di uno scritto che è
il frutto necessario delle lunghe meditazioni dell’autore.
Entrambi gli episodi hanno per sfondo la corte imperiale, la sua élite
di ecclesiastici appassionati di lettere e di governo, personaggi dalla bio­
grafia esemplare e in qualche modo prevedibile, come dimostrano anche
talune analogie tra le vicende dei due avversari nella disputa del 980,
Gerberto e O ttico. Anche quest’ultimo, « scholasticus » famoso in un’im­
portante scuola vescovile, aveva aspirato a diventare vescovo della città, e15
6

15 Secondo il racconto di Richero, O ttico, desideroso di conoscere il contenuto


dell’insegnatnento di Gerberto, la cu i fama si andava diffondendo nell’intera Europa,
« agebatur apud suos ut aliquae rerum divisarum figurae ab scolis philosophi sibi
deferrentur, et maxime philosophiae, eo quod in rata ejus divisione perpendere ipse
facilius posset, an recte is saperet, qu i philosophari videbatur, utpote in eo quod divi­
narum et humanarum scientiam profitetur. Directus itaque est Rem os Saxo quidam,
qui ad haec videbatur idoneus; is, cum scolis interesset et caute generum divisiones a
G erberto dispositas colligeret, in ea tamen maxime divisione, quae philosophiam ad
plenum dividit, plurimum ordine abusus est... incertum que utrum industria an errore
factum s it; sicque cum m ultiplici diversarum rerum distributione O ttico figura delata
est » : R icherus, op. cit., pp. 64-66.
16 Richerus, op. cit., p. 80. Anche l’invito d i O ttone II ai contendenti, per
quanto significativo, non sfuggiva a una certa genericità: sempre nella ricostruzione di
R ichero, egli avrebbe cosi esordito: « Humanam... sdenriam crebra m editatio vel exer­
citatio reddit meliorem, quotiens rerum materia com petenter ordinata sermonibus
exquisitis per quoslibet sapientes effertur. Nam cum per otium saepissime torpemus,
si aliquorum pulsemur questionibus, ad utilljmam m ox meditationem incitamur » :
A id ., pp. 68-70.
si era infine lasciato alle spalle i contrasti della non facile situazione lo­
cale per entrare nel seguito dell’imperatore17.
Ma se l’episodio di Magdeburgo e la^ redazione del trattato di Ger-
' berto' sono in qualche modo ‘ necessari ’ alla corte di' Ottone III, non
altrettanto può dirsi della disputa tra i due maestri per; quella di Ottone IL
Basti soltanto riflettere che questa ha potuto essere collocata alla corte
di Ottone I, prima di essere datata correttamente al 980, sulla base di
elementi esterni 18. In ogni caso, la corte di Ottone IH non è quella del
padre: né vale dire che la vicenda più antica ha trovato in Richero un
cronista meno acuto e sensibile, mentre la seconda si giova della testimo­
nianza in prima persona di Gerberto: perché proprio il fatto che le cir­
costanze della com posizione del « De rationali et ratione uti » siano state
così ricostruite e rese eloquenti è segno di un momento storico partico­
lare. La presenza e l’attività dei ‘ filosofi ’ accanto a OttoneVTI e accanto
a Ottone III, per quanto in entrambi i casi degne di attenzione, non
hanno, come si vedrà in conclusione, lo stesso significato.

Il problema

« Quaedam nimis ab usu remotae... quaedam saepenumero venti­


latae » 19.

17 Sulla scuola di M agdeburgo sotto O ttico, che ebbe tra gli allievi anche
Adalberto, vedi T iethmarus, op. cit., pp. 11-15; d i . M anitius, op. d i., p. 736.
La decisione di O ttico di raggiungere la corte di O ttone II è del 978: cfr. Uh u sz ,
op. d i., I : O tto IL .., p. 1-16. Fra i presenti alla disputa di Ravenna è significativa
la figura di A dsone, tra l’altro filosofo e grammatico di vaste letture come, testimonia
il catalogo della sua biblioteca, che com parirà nell’epistolario di G erberto in relazione
a scambi di libri. Cfr. Manitius , op. cit., pp. 432-442; G . Becker, Catalogi biblio­
thecarum antiqui, Bonn 1885, risi. Bruxelles 1969, pp. 126-127, nr. 41; F. W eigie ,
D ie Briefsammlung Gerberts..., cit., lett. 8, 81, pp. 30-31, 110.
18 Nella prima edizione di Richero nei Monumenta Germaniae Historica,
l’editore data l’episodio al soggiorno ravennate di O ttone I del 970; nell’edizione del
W aitz si annota: « Sed rectius haec in Ottonis II. tem pore, a. 980, collocanda esse,
Budinger p. 60 m on u it». Cfr. Richeri Historiarum libri f i l i , Hannoverae 18771
[M .G L ì., Script, rer. Germ., [5 1 ]J , p . 105. Ancora secondo Prantl, op. d t., p. 98,
la disputa si svolse a Ravenna nel 970 davanti a O ttone Π allora quindicenne.
19 O lleris, p. 298 = M igne, col. 159.
Spunto tematico per il trattato è una difficoltà del commento boe-
ziano al capitolo V II defl’« Isagoge », dove si afferma che una differenza
si può predicare di un’altra differenza — ad essa « cognata » , dice Ger-
berto ;— , come « ratione uti » di « rationale ». Come si concilia questa
affermazione con il principio che « maiora de minoribus praedicantur » ,
e non viceversa20?
Già il tema presenta alcune caratteristiche degne di nota. Alcuni
commentatori fanno osservare che un problema d i predicazione, nel
quale uno dei due te rm in i assunti come esempio' era appunto « rationale » ,
era già stato fra gli argomenti della disputa con O ttico: Gerberto soste­
neva che « rationale » è più esteso di « mortale » , e citava Boezio e Por­
firio, mentre O ttico era di opinione opposta212 . Ma più di questo acco­
stamento, che non va molto oltre la prima suggestione, interessano, quan­
do si consideri il punto di partenza del « D e rationali et ratione u ti» ,
alcuni aspetti metodologici.
In primo luogo, lo scritto si presenta come nato dall’esigenza di
sciogliere una difficoltà nella lettura di una « auctoritas » : e si confron­
tino episodi testimoniati dalle lettere e dai trattati matematici, per i quali
non di rado l’avvio è analogo u. La mancanza di sistematicità è una ca-

20 Cap. I : O lleris, p. 299 = Migne, co ll. 159-160. Per il riferim ento al


com m ento di Boezio all’ « Isagoge » , vedi A m en Manlii ìe ve xim Boethii In Isa­
gogen Porpbirii Commenta, edd. G . Schepps - S. Brandt, V indobonae - Lipsiae 1906
[ Corpus Scriptorum Ecclesiasticorum Latinorum , 4 8 ] (d ’ora in p oi citato com e Brandt)
pp. 103, 291: il cap. 11 dell'editio prim a, che sembra la fon te diretta, e i l cap. 3
d ell 'ed itio secunda, che, con la precisazione che « aliud est ... uri ratione, aliud habere
rationem », potrebbe essere all’origine del dubbio d i G erberto e una strada alla sua
soluzione. Il passo di Porfirio nella traduzione di B oezio è in Categoriarum Supple­
menta·. Porpbyrii Isagoge Translatio B oethii et A nonym i Fragmentum vulgo vocatum
« L iber sex principiorum » ed. L. Μινιο-P aluzllo adiuvante B. G . Dod, Bruges-Paris
1966 [A ristoteles Latinus, 1 /6 -7 ], p. 22. Per la regola di predicazione qui citata cfr.
tra i m olti il passo dello stesso commento boeziano a P orfirio in Brandt, p. 230.
21 Richerus, op . cit. , pp. 78-80.
22 V edi in particolare lo « Scholium ad Boethii Aritm eticam Institutionem
1. I I c. 1 », a Costantino di Fieury, nel quale G erberto si cim enta con un luogo boe­
ziano « quem quidam invictum esse aestimant » : B oezio infatti « ...plus aequo brachio-
logia usus, conditionem suae propositioni interposuit, quae exercerer ingenium studiosi
lectoris *: G erberti... Opera M athematica, cit., pp. 31-35; g li scoli all’ « Institutio
M u sica » di B oezio, sempre a Costantino di Fleury: ibid., pp. 28-31; la lettera 153,
ratteristica comune a molta della produzione scientifica del periodo: ma
nel caso d i Gerberto non si può fare a meno, forse per l’impressione della
testimonianza un p o ’ limitativa di Richero, di collegarla ai suoi prevalenti
interessi didattici. "
N ello stesso tempo lo sviluppo dello spunto iniziale dà vita, nel « D e
rationali et ratione uri » , a un lavoro in gran parte autonomo rispetto al
punto di partenza. N el testo boeri ano del commento a Porfirio la pro­
posizione cbe qui sarà così ampiamente discussa non è cbe un esempio,
cbe compare nel capitolo « D e communibus generi et differentiae », per
spiegare cbe « si qua differentia dicta fuerit de alia differentia, ut diffe­
rentia intelligatur, praedicabitur et ad spederà quae sub illa differentia
est ad quam praedicatur, et de illis individuis quae sub eadem spede
sunt » 73. In questo caso G erberto non legge la fonte per commentaria
secondo il procedim ento boeziano, che isola lemmi abbastanza ampi del
testo, e li sottopone ad un commento pertinente, con l’esdiìsione di svi­
luppi pretestuosi24. Qui il passo sul quale cade l’attenzione appare piut­
tosto un pretesto, o, se' questo termine può far sospettare un giudizio
negativo, un catalizzatore di interessi. Ci si dovrà perdò domandare:
perché proprio questo passo? La risposta verrà da un lato dal confronto
con la tradizione, dall’altro dall’analisi del contenuto d i pensiero, degli
interessi piu originali cbe sono al centro del trattato.
Dunque, la tradizione. Gerberto stesso d guida a comprendere il
suo rapporto con essa, quando dice cbe si tratta di questioni « quaedam
saepenumero ventilatae, quaedam nimis ab usu remotae » . Π tema, infatti,
non è nuovo. Sul passo di Porfirio si era già sofferm ato Isidoro, con la
mediazione di A gostino, il « sapiens » di questa dtazione delle « D iffe­
rentiae » : « inter rationabile et rationale hoc interesse sapiens quidam
dixit: Rationale est quod rationis utitur intellectu, ut h o m o ...» ecc. 75.
In un periodo vicino a Gerberto, lo stesso passo che è all’origine del « De

al monaco Adam , su una « astronom ica subtilitas » d i M arziano Capella: W eigle,


D ie Briefsammlung G erb erts..., cit., p . 180.
23 V edi sopra, nota 20.
24 C fr. G kabmann , op . cit., p p . 158-159.
25 S. I sidoki H ispalensis E piscopi D ifferentiarum à v e d e proprietate ser­
monum libri duo, Parisiis 1862 [M igne, P L , 8 3 ], col. 82. C fr. S. A ttbettt A ugustini
D e ordine libri duo, Parisiis 1877 [M igne, P L , 3 2 ], colL 1009-1010.
rationali et ratione uti » era discusso a San Gallo, come testimonia il fornir
mento di uno scritto, che, in forma di dialogo tra maestro e discepolo,
riprende la materia del secondo commento boeziano all’ « Isagoge » 26.
Ma, come risulta con evidenza dalla lettera dedicatoria, il tema è
anche squisito e difficile. « Difficillima et ardua » sono, come hanno ri­
cordato studi recenti, i temi prediletti in questo secolo dagli studiosi di
matematica.27·, degna d i ammirazione perché difficile, tanto da costringere
alla resa l’ arcivescovo remense esperto di logica, è la scienza del giovane
Gerberto nel racconto di R ichero282 9
; gli stessi passi che ho ricordato per·
descrivere il tirocinio intellettuale di alcuni personaggi legati alla corte
ottomana rim an dan o l’ eco di- analoghi giudizi di valore25.
A l di là del luogo comune retorico, questi elementi caratterizzano
bene la cultura che il « De rationali et ratione uti » rappresenta. Una
cultura circoscritta a centri e personalità relativamente p oco numerosi —
la storia di Gerberto, com e discepolo e come maestro, d ricorda quanto
il viaggio d i studio, la faticosa ricerca di una guida per addentrarsi nella
conoscenza di arti difficili e poco coltivate siano parte integrante della
biografia degli studiosi altomedioevali — 30; una cultura, ancora, condi-

26 L ’opera, pervenutaci frammentaria, è contenuta nel ms. W ien, ósterr. Na-


tionalbibl., Pai. lat. 2508. già attribuito al sec. X I e poi retrodatato alla seconda metà
del X, n ell’ambiente di N otfcero Labeone. R iporto il passo (f. 22v del ms.) nella
trascrizione di L. M. de Rijk , On thè Curriculum o f thè A rte o f thè Trivium at St.
Gali from . c. 850 - c. 1000, « Vivarium » 1 (1963 ) 35-86: 64: « D . Utrum ratione uti
maius est vel equum rationali?. · M . Nequaquam maius est. Nam si rationale speciem
trascenderei sub ratione u ti, muta animalia contra naturam uterentur ratione. Sed
nihil levius refellitur. Nam si uterentur ratione, rem quam vellent bene ordinatam et
rationabiliter premedita tam proferre potuissent. Sed non habent ratione uti, quia non
valent prem e { ? ditari, quia) illud soli humano generi dixim us attributum esse.
(? N equ e) equum est rationali. Nam si equum esset, om nis hom o, licet esset
dorm iens, vel unius noctis infans [qu ia ] semper et omni tem pore uteretur ratione.
Q uod fieri nequit. D.· Si vero ratione uti nequaquam maius est vel equum rationali,
quid est qu od ratione uti de rationali dicitur predicari? - M . E niavero (?) videlicet
quod hec predicano fit secundum naturam inde... ».
27 G . R . Evans, « D ifficillim a e t A rd u a »: T heory and Practice in Treatises
on tb e A b a cti:, 950-1150, «Jou rn a l o f M edieval H istocy » 3 (1977) 21-39.
28 R icherus, op. cit., p. 52.
29 V ed i sopra, note 8 , 10.
30 Richerus , op. cit., pp. 52-54. Per testare a personaggi m olto vid n i a Ger­
berto, la stessa autobiografia d i Richero dà larga parte, con notazioni anche vivad,
zionata all’origine e nella sua effettiva circolazione da alcuni tipici m odi
di trasmissione, quali appunto la gara erudita o Io scambio epistolare su
argomenti scientifici, che è ancora talvolta una contesa pubblica, nella
quale gli ascoltatori sono sostituiti dai lettori del « dossier » della corri­
spondenza31. E ’ naturale che in questi casi l’interesse vada di preferenza a
temi ardui, atti a mettere in risalto le doti polemiche e l’acutezza degli
interlocutori; e proprio questi momenti finiscono col com porre per noi il
quadro della cultura scolastica del secolo, che in queste occasioni ha la­
sciato le tracce più numerose, per restare in ombra nei suoi aspetti di più
generale quotidianità (la relazione di Richero sull’insegnamento di Ger-
berto a Reims è quasi un « unicum »).

Π contenuto .
Vr

« Dicemus ergo in praesentia tanti iudicis p rim u m quaedam sco-


lasticorum praeludia, vel potius sophistica; tunc philosophorum in his
inventa persequemur; deinde finem propositae quaestionis multiplex et
spinosa com plebit dialectica »
Lo schema del « De rationali et ratione uti » , com e è presentato
dall’autore, mostra subito che le differenze rispetto alla disputa con O ttico
riguardano anche la struttura e il contenuto33: là avevamo sostanzialmente

al tema del viaggio di studio: vedi specialm ente tutta la vicenda del suo trasferim ento
a Reims.
31 Per ricordare solo un esempio m olto rappresentativo, si· pensi alla corri­
spondenza tra R odolfo di Liegi e Ragim boldo d i Colonia sul problem a della quadra­
tura del circolo, costruita intorno a un passo d el Commento dì B oezio alle « Cate­
gorie » di A ristotele. C fr. P. T aNNÉry , Urte correspondattce d’écolótres au X I* sied e,
« N odces et extraits des manuscrits de la B ibliochèque M attonale» 3 6 /2 (1901).
51+538 risr. in T annéry, M ém oires sd en tifiq u es pabliés par J. L. H eiberg, V . Scien­
ces exactes au moyen àge, Toulouse-Paris 1922, pp. 263-295.
32 O lleris, pp. 298-299 = M igne, col. 159.
33 P erciò non è esatto quanto dice Prantl, che, com e si è visto (cfr. nota 14)
legge erroneam ente nel « D e rationali et ratione uri » im esplicito riferim ento alla
disputa con O ttone, che « insistendo Gerfaerto nell’oggetto di quella disputa, nac­
que Io scritto, successivamente indirizzato a O ttone III »: P rantl, op. d t., p . 99.
Certo il con fron to tra il contenuto del trattato e quello della disputa non i agevole:
una esposizione di « auctoritates » : qui il richiamo di alcuni punti della
dottrina boeziana, che di fatto occupa i tre quarti del lavoro, è inserita in
una costruzione originale e dialetticamente complessa.
Nella prima parte, posto il problema, Gerberto enuncia tre soluzioni,
che definisce sofistiche o cavillatorie, ed espone le. relative obiezioni.
Soluzioni e obiezioni sembrano, per com e si presentano, costruite dall’au­
tore, secondo un consueto schema retorico, per rendere chiara e completa
l’esposizione; ma non si può escludere che questa parte rimandi l’eco di
discussioni con interlocutori veri, che solo la grande distanza di tem po,
la perdita di molti punti di riferimento d impedisce di conoscere.
Secondo la prima soluzione « ratione uti » , che è « potestas cum
actu », è « plus » di « rationale » , che è sola « potestas » : quindi « ra­
tione uti » si può predicare di « rationale » , « tamquam maius de minori » .
Gerberto non accetta questa argomentazione, che non distingue tra una
dassificazione dei termini secondo la comprensione e una classificazione
secondo l’estensione, considerando indebitamente « plus » sinonimo di
« maius ». E mostra come, seguendo un altro percorso, il predicato in que­
stione si possa dimostrare impossibile: procedendo dal generale al par­
ticolare secondo le regole della subordinazione di concetti, l’inferiore de­
ve poter assumere tutti i nomi e le definizioni del superiore; ma com e si
può dire che tutto d ò che è razionale usa la ragione? Dunque non si può
dire che « ratione uri » è più esteso di « rationale » M.
La seconda soluzione « sofistica » propone di mettere i due termini
in relazione di. causa ed effetto, predicando « ratione uri » di « rationale »
come una differenza acridentale di un’altra differenza accidentale, secondo
la natura degli accidenti, che si considerano prima negli individui, poi nei
generi, poi nelle specie. A ciò si obbietta che per necessità la causa precede

Richero non dice di esser stato presente al dibarrito; è im probabile, com e osserva il
suo editore, Latouche, che ne abbia potuto leggere un verbale, e anche che G erberto
o altri gliene abbiano potuto riferire curri i particolari; è possibile che si sia servito
indipendentem ente com e fonte del com m ento boezian o all’ « Isagoge » . Cfr. Richerus ,
op. cit., p . 69, nota 3.
34 Capp. I, I I : O lleris, pp. 299-300 = M iche, col. 160. Per E principio
che l'inferiore « susdpit nomen et definitionem superiorum » , cfr. nel com m ento
di Boezio a P orfirio, oltre il cap. 11, d ie è all’origine del « D e rationali et ratione
uti » , anche i passi in Brandt, pp. 37, 60, 291, 306.
l’effetto, la potenza precede l’atto; sotto questo aspetto « rationale » oc­
cupa una posizione più elevata di « ratione uti » e perciò ancora una volta
il secondo termine non si può predicare del primo H.
Nella terza soluzione « ratione uti » sarebbe « numerosius » di· « ra­
tionale » per dignità, eccellenza e potenza. Neppur questo si può dire, se
si considera la natura dei generi e delle specie, dato che la (tiffwwiw
« rationale » si applica ugualmente all’uom o, specie che è subordinata al
genere animale, e a D io. Anche per questa via il predicato « rationale
ratione uritur » è im possibile 3
56.
Queste prime battute polem iche introducono ad una trattazione più
generale, che verte intorno a tre temi principali: potenza e atto, distin­
zione delle sostanze in « intelligibilia » , « intellectibilia » , « naturalia » ,
regole della predicazione.
Per il prim o Gerberto espone la suddivisione delle potenze in uni­
voche ed equivoche; degli- atri in necessari e non necessari; dene sostanze,
secondo la potenza e l’atto, in sostanze eterne e necessarie, solo e sempre
in atto, sostanze che sono in atto con potenza e sostanze che sono solo
in potenza 373. Questa parte è illustrata con schemi, riportati con poche
8
varianti dalle testimonianze manoscritte, che ricordano dal punto di vista
m etodologico la « figura de philosophiae partibus » oggetto della discus­
sione con O trico e la « figura artis rethoricae » che in una lettera a Ber­
nardo d ’Aurillac Gerberto dice di aver costruito « ad res rethorum fu­
gaces et caliginosissimas comprehendendas et in animo collocandas » Ά.

35 Cap. I l i : O lleris, p. 300 = Migne, coIL 160-161. Ma confronta cap.


V III, in fine: O lleris , p. 303 = M igne, col. 164.
36 Cap. IV : O lleris, pp. 300-301 = M igne, col. 161.
37 Capp. VT-X: O lleris, pp. 301-304 = M igne, co ll. 161-164. Tutta questa
parte riprende fedelm ente il cap. 13 d el com m ento boeziano al « D e interpretatione ».
A nicii M onta Severint B oetii Com m entarii in librum A ristotelis, 2 volL , ed. C .
M eiszr, Lipsiae 1872, 1880 [B ibliotheca scriptorum Graecorum et Romanorum
Teubneriana, S eries Latina] (d ’ora in p oi citato com e M eiser ), p p . 452-463.
38 P er la « figura » riportata a M agdeburgo dallo scolaro d i O ttico e suc­
cessivam ente discussa dai due m aestri, vedi Richerus, op. cit., p . 66: cfr. sopra, no­
ta 15. D ella « figura » della retorica G erberto parla nella lettera 92, chiarendone il
duplice scopo scien tifico e didattico: « . . . quandam figuram edidi artis rethoricae,
dispositam in V I et XX membranis sibi invicem conexis et concatenaris in modum
anteiongioris num eri, qui fit ex bis X I I I , opus sane expertibus m irabile, studiosis
utile ad res rethorum fugaces e t caliginosissim as com prehendendas atque in anim o
Questi espedienti espositivi e didattici costituiscono d’altra parte un cor­
redo quasi obbligatorio dei testi e d sono largamente documentati dalla
tradizione manoscritta.
• Ma il punto'più interessante è senza dubbio la distinzióne tra « in-
telligibilia *, « intellectibilia » e « naturalia » 39. Per il contenuto, un ri­
ferimento possibile è ancora ai temi della disputa con O ttico, là dove si
riprende dal commento boeziano all’ « Isagoge » la suddivisione della filo­
sofia teoretica in « phisica naturalis, mathematica intelligibilis ac theologia
intellectibilis » * . Ma mentre là l’interesse è essenzialmente classificatorio,
almeno per quanto possiamo vedere da Richero, qui siamo subito in un
clima diverso. Mentre tracda il quadro ontologico che costituirà lo sfondo
p er la discussione piu propriamente logica (sfondo dunque necessario e

collocandas... » . A questa ingegnosità espositiva Io spingeva — egli dice — l’ « amor »


d ei discepoli, quello stesso, si potrebbe dire piu in generale, che gli suggeriva la co­
struzione e l’ uso di innumerevoli strumenti per l’insegnamento delle discipline del
quadrivio. C fr. W eigle, D ie Briefsammlung G erb ertt..., cit., pp. 120-122.
39 Cap. ΧΓ. O lleris, pp. 305-306 = Migne, coll. 165-166. La fonte di G er-
b erto sembrano essere ancora le prime pagine del com mento boeziano a P ortino
(B randt, p. 879), le stesse che G erberto ha presentì nel definire la suddivisione della
filo so fia durante la disputa con Otrico : B oezio espone il triplice oggetto della filo ­
sofia teoretica: « de intellectibilibus, de intelligibilibus, de naturalibus » , precisando
rtv- fi termine « intellectibilia » è stato da lu i inventato a tradurre il greco νοη τά .
« quoniam Latino sermone nunquam dictum repperi » . Cfr. anche il commento al
« D e interpretatione » (M eisex, pp. 453-454).
Questa parte del « D e rationali et ratione uri » ha sollecitato giustamente la
m aggior attenzione dei commentatori, anche se talora con qualche fraintendimento.
S econ do E. Beehiee, la pbilosophie au M oyen A ge, Paris 1948, trad. it. Torino 1952,
1966\ p . 95, per questa via « Gerberto dà ragione a P orfirio grazie a una· distinzione
ch e presuppone il platonism o, ma forse al tem po stesso il nominalismo: quando ra­
zion ale designa una essenza eterna e divina, P orfirio è nel giusto, poiché tale essenza
è sem pre in atto... » : in effetti Gerberto non sembra trarre partito in modo cosi espli­
c ito da questa possibilità d i soluzione, e le conclusioni finali, com e si vedrà, seguiranno
una diversa strada. Circa l’interpretazione d i G erberto com e anticipatore del dibattito
su gli universali, il « D e rationali et ratione u ti » non offre elementi di giudizio (G llson
o p . c it., p . 3 5 , avendo presente solo il trattato, dice che non è possibile attribuire a
G erb erto una posizione netta sul problem a degli universali); ma ad accentuarne inde­
bitam ente l’interesse in quella prospettiva ha certamente contribuito la falsa attribu­
zion e- a G erberto del « D e corpore et sanguine D om ini » (vedi sotto, nota 65). C fr.
E ichengrun, op. cit., p. 14.
40 Richerus, op. cit., p. 72.
non ozioso sfoggio di erudizione), Gerberto scopre il centro genetico del
trattato. Certo, si tratta di un problema di predicazione, ma perché que­
sto predicato, e non altri analoghi, che pure, come egli osserva altrove,
presentano la stessa difficoltà.414
2
? Perché « rationalis » / « ,ratione uti »,
e non « ambulabilis » / « ambulare » ?
Quando Gerberto indica il « rationale » come differenza propria <a
Dio e all'uom o (prospettiva completamente estranea al passo de!T« Isago­
ge »), quando si sofferma a descrivere gli « intelligibilia » , cui appartiene
la « sempiterna species hominis » , che « dum se corruptibilibus applicant,
tactu corporum variantur », non è d ifficile sentire,, attraverso la media­
zione del commento boeziano alT« Isagoge » , attraverso le suggestioni
agostiniane, l’interesse per i temi cari al platonismo altomedioevale. E per
Agostino, non sarà inutile rileggere il contesto del passo relativo alla
differenza tra « rationale » e « rationabile » che, come si è. detto, attirerà
l’attenzione di Isidoro: «H om o est animal rationale m ortale.’ÌIic genere
posito quod animal dictum est, videmus additas duas differentias, quibus
credo admonendus erat homo, et quo sibi redeundum esset, et unde fu­
giendum. Nam ut progressus animae usque ad mortalia lapsus est; ita re­
gressus esse in rationem debet. Uno verbo a bestiis, quod rationale; et
alio a divinis separatur, quod mortale dicitur. Illud igitur nisi tenuerit,
bestia erit:, hinc nisi se averterit, divina non erit. Sed quoniam solent
doctissimi viri quid inter rationale et rationabile intersit acute subtiliter-
que discernere... » n. Per questa direzione di lettura giungono allora pre­
ziosi gli indizi, che a mano a mano affiorano, su una tradizione che, pas­
sando per Remigio di Auxerre certamente operoso a Reims, risale a Gio­
vanni Scoto. Questo, dell’influenza dell’Eriugena nella cultura del secolo
decimo, è, com e è noto, un vasto disegno, che si va sempre meglio defi­
nendo: anche Gerberto, se .la nostra lettura è fedele, ne tratterebbe qui
qualche lin ea 43.

41 C£r. cap. X : O m n is , p. 305 = M igne , col. 164.


42 C fr. S. A urelii A ugustini D e ord in e, cit.. co l. 1009.
43 N on è qui il caso d i tentare anche solo un abbozzo d i bibliografia. Si vedano,
a semplice titolo di riferim ento, T. G regory, Studi sui platonism o m edievale, Roma
1958 [ Istitu to S torico italiano per il m edio evo. Studi storici, 26, 2 7 ]; Jean Scoi
Erigine e t l’b istoire de la philosophie (Laon 7-12 ju illet 1975), Paris 1977 [C olloques
intem ationaux du C.N .S.R., 5 6 1 ].
N ell’ultima parte del trattato si enunciano brevemente le regole della
predicazione e, alla luce di queste, si propone una soluzione al problema
iniziale. Le proposizioni possono essere universali, particolari o indefinite
a seconda che facciano uso delle determinazioni «o m n is » , «n u llu s»,
« quidam » . Le proposizioni indefinite con soggetto universale, come quel­
la di cui si tratta, hanno valore di proposizioni particolari, non di propo­
sizioni universali14. In questo caso Gerberto resta correttamente, secondo
la prospettiva della sua fonte, « in naturalibus » ; perché, come ha osser­
vato nella parte sulla quale d siamo sofferm ati, « in intellectibilibus » e
« in intelligibilibus » non c’è scarto tra « rationale » e « ratione uti » :
la ragione è sempre in atto. « In naturalibus » , invece « ratione uti » si
può predicare di « rationale » in una proposizione particolare: « quoddam
rationale utitur ratione » , non si può in una proposizione universale:
« omne rationale utitur ratione » . In altre parole: « rationale » (sog­
getto universale) « utitur ratione » (proposizione indefinita) equivale
alle proposizioni particolari, che sono possibili, « quia rationale est,
utitur ratione » e « quoddam rationale utitur ratione » , mentre non sono
possibili le proposizioni particolari « omne quod rationale est utitur ra­
tione » e « nullum rationale utitur ratione » .

I materiali

« Nos autem maiorum traditione potissimnmque Aristotelis fieri iu-


dico, quibusdam verbis ac sententiis eius ad hanc rem pertinentibus bre­
viter et dilucide interpretatis » 1S.
Nell’ambito della fioritura della logica che contraddistingue la cul-4
5

44 Capp. X II-X V I: O lleris, pp. 306-310 = M icne, coll. 165-168. Per questa
parte non è facile indicate una fonte precisa: oltre alla fonte principale del trattato,
sono certamente presenti a G erberto ancora il com m ento boeziano al « D e interpre­
tatione » (ved i in particolare sulla quantificazione delle proposizioni Meisex, p. 165)
e forse il com m ento alle « Categorie » : . A nicii M anlii Severint B oetii In Categorias
A ristotelis lib ri quatuor, Parisiis 1891 (M igne, PL, 6 4 ), co i. 183.
45 Cap. V I: O llexis, p . 301 = M igne, coi. 161.
tura del suo secolo, Gerberto è un caso emergente ma non isolato. E’ noto
infatti com e il secolo X sia un punto d ’arrivo per la larga assimilazione
del materiale boeziano, la fissazione di un canone in qualche m odo nuovo
degli scritti di logica, la produzione, anche, di lavori di compilazione di
un certo rilievo “ La notizia di Richeto sulle letture di G erberto è una
delle.principali testimonianze indirette per la storia del corpus, boeziano
al volgere del m illennio 17. E basta confrontare questo catalogo con il som­
mario della cultura logica che d fornisce il trattato alcuiniano sulla dia­
lettica, per rendersi conto del lavoro che si è compiuto nel corso di un
secolo. Alcuino leggeva prindpalm ente il Boezio traduttore dell’ « Isago­
ge » e del « De interpretatione » , mentre per le « Categorie » usava la
parafrasi temistiana attribuita ad Agostino; gli argomenti sviluppati da
Boezio nei commentari e n d trattati gli erano noti da altre fonti. N ell’in­
segnamento di Gerberto a Reims sono presenti per la primaf^volta, con le
traduzioni e i commenti, tutti i trattati log id di Boezio: l’unico non dtatò,
almeno esplidtamente, è l’incompiuta introduzione ai « Sillogismi catego­
ria » ; c ’è inoltre il « Liber definitionum » di Vittorino, che si attribuiva
anch’esso a Boezio **. Abbiam o qui la testimonianza della massima esten­
sione raggiunta dal canone degli scritti di logica prima del periodo sco­
lastico; si nota, tra l’altro, il definitivo sostituirsi della tradizione boeziana
delle « Categorie » a quella dello pseudoagostino * . E non a caso proprio
in questo periodo vedono la luce i primi lavori di compilazione di un
certo rilievo: A bbone di Fleury, che ha. avuto contatti con il magistero di
Gerberto a Reims, deriva dai tre trattati boeri ani sui sillogismi la materia4
6
7
8
9

46 G ras MANN, op. cit., pp. 189-214; A . van DE V yves, L es étapes da dé-
oelopp em en t philosophique da H aut M oyen-A ge, « Revue belge de philologie et
«fhistoire » 8 (1929) 425-452; L. M inio - P aluello, λ M agister Sex Principiorum »,
«Studi Medievali» Ser. 111,6/2 (1965) 123-151; 0 . Levtry, Boethian L ogic in thè
M ed ieval W est, in « Boethius, His Life, Tought and Influence », ed. M. G ibson,
O xford 1981, pp. 90-134; M. G ibson, Latin Com mentaries on L og ic B efore 1200,
« Bullette de philosophie medievale » 24 (1982) 54-64.
47 Richeeus, op . cit., pp. 54-56.
48 Lextry, op. cit., pp. 90-91.
49 Cfr. Minio-Paluello nell’introdunoae, pp. Χ-ΧΓ, a Categoriae vel Predi-
con ten ta: Translatio B oethii, E ditio com posita. Translatio G uillelm i d e M oerbeka,
Lem m ata e Sim plicii com m entario decerpta, Pseado-Augustini Paraphrasis Tbemistsa­
n a, ed. L. Minio-Paluello, Bruges-Paris 1961 [.A ristoteles Latinus, 1/1-5].
per la sua « Syllogismorum categorico rum et hypoteticorum enodatio » .
Della fioritura logica nel secolo X sono state particolarmente stu­
diate le testimonianze manoscritte, che riportano ad alcuni grandi centri
di cultura scolastica: Fleury, St. Emmeram e soprattutto San G allo, dove
Notkero Labeone traduceva, in tedesco le versioni boeziane delle « Cate­
gorie.» e del « D e interpretatione » , aggiungendovi passi dei commenti.5 0
515
2
.
Reims è sempre presente nella trama dei rapporti che legano tra loro
queste scuole, e, secondo la storiografia più antica, in posizione centrale:
nella promozione degli interessi per la logica nella seconda metà del seco­
lo X si attribuiva infatti un’influenza determinante al magistero di Ger-
berto. Ma per quanto riguarda la direzione degli scambi m olto resta ancora
da chiarire: forse, soprattutto se saranno accolte le proposte di retroda­
tazione di alcune testimonianze, qualche opinione dovrà essere corretta s .
Rispetto all’ampiezza delle letture di Gerberto testimoniata da Ri-
chero, l’utilizzazione degli scritti di logica di Boezio nel « D e rationali et
ratione uti » è limitata. Riferimenti ampi e puntuali si hannc solo ai due
commenti all’« Isagoge » (per la distinzione tra « intelligibilia » « intellec­
tibilia » e « naturalia » , per la trattazione stilla natura dei predicati)53 e

50 V edi l’edizione in A bbonii Floriacensis O pera Inedita, I, ed. V an de V yver ,


Bruges 1966. Sappiamo che Abbone, scolastico e poi abate di Fleury dal 988 a i. 1004,
aveva studiato filosofia a Parigi e a Reim s: problem i di datazione e di attribuzione (è
stata messa in dubbio anche la paternità d ell’opera sui sillogism i, cfr. V asoli, op. cit.,
p. 75) rendono d ifficile stabilire la direzione dei suoi rapporti con G erberto, al quale
lo uniscono rinteresse per gli studi di logica oltre che quelli per raritm etica. V an de
V yver , L es oeuures inédites d’A bbon de F leury, « Revue Benedicane » 47 (1935) 138-
161; Levtry, op. cit., pp. 96-97; G ibson, op. cit., p. 61, nota 39.
Un’altra testimonianza dell’attività di com pilazione di testi di logica si deve ritenere
la fonte perduta delle « Regulae Garlandi » , per noi particolarm ente significativa se si
accetta la datazione piu alta delle « Regulae » . L ’autore del testo che va sotto questo
titolo, del secolo X I (L ettry) ο X II (M into-Paluello) aveva già a disposizione una
com pilazione di testi di logica piu ampia di quella com posta da A bbone sui sillogism i.
V edi l’ edizione in Garlandus Com potista D ialectica, ed. D e Rijjc, Assen 1959; M inio-
PalUELlo, M agister Sex Principiorum ..., cit., p. 138, ove si contesta all’editore l’iden­
tificazione dell’ autore delle « Regulae » con il com putista; Levvry, op. cit., p. 99.
51 C fr. Minio-Paluello, nell’introduzione, p. X II, ad A ristoteles Latinus,
1 /1 -5 , cit.; D e Rijk, 0 « th è Curriculum o f thè A rts o f thè Trivium , cit., pp. 35-86;
L ewry, op . cit., pp. 93-94.
52 Per alcuni esem pi, cfr. sopra, n ote 26, 50.
53 V edi sopra, note 39, 44.
al commento al « De interpretatione » per le osservazioni su « potestas »
e « acms » 545. Il resto è di una cultura logica diffusa, che è difficile ripor­
tare a un punto preciso della tradizione boeziana.
Bisognerà dire, a questo punto, della fortuna del « D e rationali et
ratione uti », un capitolo, a sua volta, delia storia dello studio della logica
tra X e X I secolo. Le testimonianze che ci restano sulla diffusione del
trattato di Gerberto delineano una fortuna del testo prevedibilmente bre­
ve nel tempo, localizzata in alcuni importanti centri scolastid, assodata
alla tradizione sia di scritti in uso nella scuola, sia in generale di testi della
cultura ecdesiastica.
Un testimonio del trattato compare nei cataloghi cinquecenteschi di
Fulda, e si deve ritenere scomparso all’epoca della distruzione della biblio­
teca durante la guerra d d trenta anni: l’opera di Gerberto era tramandata
insieme con la « Storia ecdesiastica » di Cassiodoro e con due scritti di
logica di B oezio53. In epoca recente si è perduto il codice latino mona­
cense 1473, da Tegemsee, che era servito al Pez per l’« edito princeps »
del trattato pubblicato nel 1721: esso attestava un tipo diverso di tradi­
zione, conservando il « De rationali et ratione uti » insieme con scritti di
Agostino e con il discorso dello stesso Gerberto al concilio di M ouzon 56.

54 V edi sopra, nota 57. Va ricordato che l’epistolario stesso di G erberto d te­
stimonia dell’interesse deil’autote dei « D e rationali et ratione uti » per il commento
boeziano ai « D e interpretatione » : si veda la lettera 123, della fine di agosto 988, a
Tetmaro chierico di Mainz, in W eigle, D ie Briefsammlung Gerberts..., cit., pp. 150-
151: « ubicum que partes eius (della filosofia ) im perfectas habemus, industria sup­
pleat vestra. A d presens autem rescribite tantum, quod deest nobis in prim o volumine
secunde editionis Boetii in libro Peri Hermeneias, hoc est ab eo loco, ubi scriptum,
e s t...» e dta due lemmi· successivi dei lib . I cap. 3 (ved i M eiser, I I , pp. 69 e 71),
che com prendono un passo giunto lacunoso fin o a noi. C fr. P icavet, op. eie., pp. 94-95.
55 K. Christ , Die Bibliotbek dee Klosters Fulda im 16. Jabrhundert. D ìe Hand-
schriftenverzeicbnisse, « Zentraiblatt fiir Bibliothekswesen » Beiheft 64 (1933) 110, 219;
cfr. Die Ottonenzeìt, erster Teii, ed. K. Strecker - N . Fickermann, Berolini 1939
[M .G .H ., Poetae Latini Medii Aevi, 5 /2 ], pp. 475-476 in nota.
56 C fr. P ezh , op. cit., col. L X IX : « ex Tegem seensi sexcentorum annorum
codice » Pez pubblica appunto il « De rationali et ratione uri », non perché attribuisca
al trattato un particolare valore intrinseco, ma perché « ersi de se levis momenti vi­
dea tu r» può servire secondo lui, per analogie di stile, ad avvalorare la paternità
gerbertiana dei « D e corpore et sanguine D om ini » (sulla caduta di questa attribu­
zione vedi sotto, nota 6 5 ); C. Ha l m ..., Catalogus codicum Latinorum bibliothecae
regiae Monaeensis, Ι Ι /3 , M onachii 1878, p . 174.
Tra le testimonianze perdute è grave soprattutto quella del manoscritto
100 della biblioteca di Chartres, del secolo X I: in primo luogo per lo
stabilimento del testo, dal mpmenro che. il manoscritto, benché scom­
parso soltanto nel 1944, era sfuggito alla collazione di tutti gli editori, e
in secondo luogo per la. sua importanza nella storia degli interessi filosofici
alla' scuola di Chartres fra X e XI secolo. Ricordato come il « manuale fi­
losofico » degli studenti di Chartres, è certamente un documento del ma­
gistero di Fulberto, del quale conteneva i versi sui rapporti tra retorica
e dialettica, e degli scambi tra Reims e Chartres negli ultimi decenni del
secolo X: com e è stato notato, il programma delle letture non è lo stesso
di quello seguito a Reims — qui fra l’altro è più sensibile la presenza d i
interessi per la retorica — , ma è m olto sim ile; e la connessione con Ger-
berto sembra appunto confermata dalla presenza, accanto all’amplissimo
catalogo di scritti di logica antichi, del « De rationali et ratione uti » 575 .
9
8
I testimoni conservati sono tre: il parigino latino 14193, da St. Ger-
main des Prés, dal quale il Mabillon pubblicò nel 1675 la lettera dedica­
toria, e che fu p oi utilizzato per la sua edizione dall’Olleris a ; il vindobo-
nense latino 766, del secolo X II, citato dal Pez, ma sostanzialmente ine­
dito, poiché né il Pez né l’Olleris lo collazionarono per le loro edizioni ®;
e il monacense latino 14735, del secolo X I per quanto riguarda il « De
rationali et ratione uti » , da St. Emmeram, utilizzato da entrambi gli edi­
tori. I primi due richiamano per il contenuto il tipo di tradizione rap­
presentato dal manoscritto perduto di Tegernsee — anche nel codice vien­
nese, in particolare, è tramandato il discorso di Gerberto al concilio di
M ouzon; l’ultim o è una testimonianza importante, e molto studiata, della

57 Contiene inoltre i versi attribuiti a Fulberto sul confronto tra dialettica e


retorica, di ispirazione boeziana: c£r. A . Clerval, L es écoles de Chartres au moyen-àge
da V * au X V I' siècles, Paris s. a., p. 117; F. Behrends, T he L ettere and Poem s of
Fulbert o f Chartres, O xford 1976, p. XXXI.
58 N ella prim a edizione degli « Analecta » M abillon aveva attribuito il « D e
rationali et ratione uti » a Gebeardo Augustense, mentre lo restituisce a G erberto
n ell’edizione successiva: Mabillon, V etera Analecta, I, Lutetiae Parisiorum 1675,
p p . 121-123; Parisiis 1723J, rii., p. 103 (l’edizione della lettera e delle prime righe del
trattato è a p p . 106-107); O lleus , op. cit., p. 297.
59 Tabulae codicum maitu scriptorum praeter G raecos et O rientales in B iblio­
theca Palatina V indobonensi asservatorum, ed. Academ ia Caesarea Vindobonensis, I ,
Vindobonae 1864, p . 128.
coltura scolastica tra X e X I secolo e dei rapporti tra Reims, Chartres e
St. Hmmeram in questo periodo: apparteneva infatti alla biblioteca che
il monaco H artwic portò con sé nel monastero ratisbonense dopo un sog­
giorno di studio alla scuola di Fulberto, e nel cui catalogo si registrano,
a definire la fisionom ia della scuola e a suggerire i possibili legami con
Reims, scritti di grammatica e di logicai insieme con testi del quadrivio:
il « De rationali et ratione uti » è certo tra queste presenze significative

Π significato storico

« ... ne sacrum palatium torpuisse putet Italia, et ne-se solam iactet


Graeda in imperiali philosophia et Romana potentia » 6 0
616
2
.
Se la localizzazione nel tempo e nello spazio dei testimoni del testo
delinea con una certa chiarezza la vicenda postuma del « D e rationali et
ratione uti » , più difficile è il giudizio sul suo valore di fonte storica ri­
spetto al contesto che lo vide nascere.
Si è detto all'inizio delle opinioni contrastanti sul contenuto scienti­
fico dell’opera: ad essa dobbiamo in ogni caso un tratto non altrimenti
ricostruibile del profilo culturale di Gerberto. N ell’epistolario, nella nar­
razione di Richero egli è sotto questo aspetto soprattutto un maestro; qui
soltanto, per quanto riguarda le discipline del trivio, pur senza smettere
la vocazione didattica, assume l ’impegno del trattatista.
Per contro i lim iti della fonte non debbono essere forzati. Per l’at­
tività di Gerberto conoscitore e divulgatore della logica antica, le notizie
del biografo sul suo insegnamento a Reims sono m olto più interessanti
del « D e rationali et ratione uti » , che, com e si è visto a, fa riferimento

60 H alM—, op. cit., I I /2 , M onachii 1876, p. 225; sul cod ice vedi specialmente
B. Bischoff, Literarisches und kttnstlerisches L eben in St. Hmmeram (Regensburg)
wàbrend d ei fruhen und hohen M ittelalters, * Studien und M itteilungen zur G esdiichte
des Benediktiner-O rdens » 65 (1953-1954) 152-198, rist. in Bischoff, M ittelalterliche
Studien, II, cit., pp. 77-112; Η . P. L attin, The E leventb Century MS Munich
14436: Its C ontribution to thè H ittory o f Coordinates, o f Logic, o f G erm en Studies
in Prence, « Isis » 38 (1948) 205-225. In entrambi i saggi si tratta, oltre d ie del
clm 14735, anche degli altri libri portati da H am vic dalla Francia in Germania.
61 O ixexis , p. 298 = Migne, coL 159.
62 Vedi sopra testo corrispondente alla nota 53.
ad un patrimonio di letture relativamente ristretto. E non si può leggere
nello scritto di logica una dichiarazione dell’autore sulle possibilità di uti­
lizzare la dialettica, e in particolare le « Categorie » , nella discussione
teologica. Π dibattito, come si sa, ha una antica e ricorrente fortuna, dai
’ Padri, attraverso la cultura carolingia e ancora una volta l’Eriugena, fino
appunto all’età di Gerberto, nella quale è particolarmente v iv o 43: ma su
questo il « De rationali et ratione uri » non dice nulla. Il passo, di deri­
vazione eriugeniana, più volte citato a proposito di Gerberto (« ars
illa, quae dividit genera in species et speàes in genera resolvit, quae
διαλεκτική dicitur, non ab humanis machinationibus sicut facta, sed in
natura rerum, ab auctore omnium artium, quae vere artes sunt, condita,
et a sapientibus inventa, et ad utilitatem solerti rerum indagine usita­
ta » ) H, appartiene al « De corpore et sanguine Domini » , e forse proprio
da esso deriva il pregiudizio storiografico di un Gerberto ‘ eriugenista ’ ,
che ha continuato a produrre i suoi effetti anche dopo il disconoscimento
della paternità gerbertiana del trattato teologico ®. Si può notare a mar­
gine che se c’è una parte dell’eredità boeziana che non lascia traccia nella
produzione di colui che fu detto « post Boethium apud Latinos insignis »,
questa è Ia serie degli opuscoli teologici, quelli appunto che sono stati6 3
4
5

63 Cfr. in generale G rabmann, op. cit., pp. 194-216; M . C ristiani, La con­


troversia eucaristica nella cultura del secolo IX , in « Studi M edievali » , Ser. I l i , 9
(1968) 167-233.
G . D’O nofrio , Giovanni Scoto e B oezio: tracce degli ‘ Opuscula sacra‘ e della 'C on ­
sola tio' nell’opera eriugeniana, «Studi medievali» Ser. I li, 21/2 (1980) 707-752:
745-751.
64 C fr. D e divisione naturae, in M igne , PL, 139, col. 185.
65 V ed i sopra, nota 39. L’attribuzione risale al Pez: cfr. Ρεζπ , op. cit., col.
LXTX; cfr., per la storia dell’ interpretazione del passo, P rantl, op. cit., p. 103;
G rabmann, op , cit., pp. 213-214; Bréhier, op. cit., p. 94, dove ancora il « D e cor­
pore et sanguine D omini » è attribuito a G erberto. Per la storia dell'attribuzione del
trattato vedi C . R . Shradek, The False A ttribution o f an Eucharistic Tract to G erbert
o f Aurillac, « M ediaeval Scudies » 35 (1973) 178-204; G . Braga, La fortuna di un
errore: la « D efin itio brevis de Eucharistia » , « Bullettino dell’Istituto Storico Italiano
per il M edio E vo e Archivio M uratoriano » 85 (1974 - 1975) 393-411, che riprende il
problem a d ell’attribuzione ad Erigerò e chiarisce, correggendo anche Shrader, la
questione dei presunti rapporti fra il trattato già attribuito a G erberto e quelli di
analogo argom ento d i Rem igio d i Auxerre e G ezone d i Tortona.
indicati come una delle principali fonti per i teologi altomedioevali che si
interrogano sull’uso della dialettica ■* . .
Se dunque nella storia della filosofia il « De rationali et ratione uti »
è una presenza solo relativamente importante, pur offrendo qualche mo­
rivo di interesse nei luoghi che ho cercato di segnalare, esso è invece un
documento fondamentale per comprendere il significato che Gerberto·
attribuiva alla sua presenza in veste di maestro di filosofia accanto a
Ottone III . E d ò non soltanto p e r le circostanze di com posizione, che
l ’autore stesso si è preoccupato di documentare, ma per la scelta
del contenuto, per quella volontà di offrire alle meditazioni della
corte imperiale uno scritto che si richiama all’eredità del pensiero greco
attraverso il suo più accreditato interprete. Perdo, se utilizzo la vìsitarissi-
ma lettera dedicatoria o penso alla ancor più visitata lettera indirizzata
« G irberto, dominorum peritissimo atque tribus philosophiae partibus lau­
reato » s7, non sarà certo per dire come le dichiarazioni più strettamente
politiche del trattato s’inquadrino nel contesto delle aspirazioni alla « re­
novatio » e delle tensioni con Bisanzio che segnano quegli anni; tanto meno
per discutere quello che Julien H avet definiva « E sogno di un imperatore
troppo giovane e di un papa troppo colto » . Tutto questo è stato ampia­
mente discusso, e da ultimo n el corso di questo stesso convegno 6 7
8

66 V edi o'OpfOFRio, op. cit., I d em , G iovanni S coto e Rem igio d i A ttxerre: a


p roposito di alcuni com m enti altom edievali a B oezio, « Studi m edievali * Ser.
H I/2 2 ,2 (1981) 587-693; I dem , A gli inizi delta diffusione della ' consolatio ' e degfi
'O p u scu la sacra‘ nella scuola lardo-carolingia: Giovanni Scoto e R em igio d i A ttxerre,
in « A n i del Congresso Intero, d i Studi Boeziani (Pavia, 5-8 ottobre 1980) » , Roma
1981, pp. 343-354,
67 II senso d i questa espressione è altrettanto perspicuo se si accoglie per
■« dom inorum » la variante « philosophorum » o l’em endazione dell’edizione dei « M o ­
n u m en ta» «m a gistroru m »: cfr. W eigle, D ie Briefsam mlung G erberts.... cit., p. 221,
n ote 6 e 1.
68 J. H avet, Lettres de G erb ert, Paris 1889, p . Χ λ Λ ίΙΙ. Sul richiam o alla
cultura greca nella lettera dedicatoria del « D e rationali et ratione u t i» , in parallelo
co n la contrapposizione « Saxomca rusticitas / « G raedsca subtilitas * della lettera 186
e con le afférm azioni della lettera 187, nell’ am bito dello scontro con Bisanzio, vedi
sp e dafalca te Sch ram m , Kaiser, Basileus und Papst..., cit., p p . 228-231; I d em , Kaiser,
S om ùnd R enovatio, !.. cit., pp. 100-102. SulTimpprtanza dei problem a d ei conim i
orien tali nella politica di Ottone ΙΠ e della sua corte, ved i G cetszcoe, op . cit., pp.
55-62; cfr. anche R . M okghen, O tton e I i t ' Romanorum im perator, ten n is apostolo-
Π punto di vista che qui si vuole, proporre è tutto interno·, si tratta
di vedere come e perché quelle, dichiarazioni, nascano in questo caso nel
clima di una disputa filosofica e siano affidate a un testo che è un’ampia
glossa a Boezio.
L’invito rivolto a Gerberto perché raggiunga la corte imperiale, la
connotazione della corte come luogo di dispute filosofiche cui interven­
gono i personaggi più eminenti nella vita politica e culturale dell’im peto,
la dedica a Ottone dello scritto che è frutto di quelle dispute; sono tutti
segnali che indicano in Ottone il sovrano giusto della tradizione greco­
latina m. Il dono del trattato è dunque sim bolico. Esso, è insieme, nelle
intenzioni del donatore, concretamente efficace: donò del maestro all’ al­
lievo perché ne faccia una tappa della sua formazione d i sovrano filosofo:
« legetis ergo et haec inter vestre matheseos exerdtìa » 70.
Il contenuto poi è mtt’altro d ie quello d i un « otium litteratum ».
Significativo è il fatto che O ttone chiamerà Silvestro I I maestro e se
stesso discepolo non solo nelle lettere, ma in un docum ento ufficiale quale
la bolla di donazione del 1001n . Nella vicenda della genesi del « D e ra­
tionali et ratione u ti» , l’ im m agin e d el sovrano filosofo si definisce sullo
sfondo della guerra ai confini orientali e poi del viaggio in Italia dell’im-

Ttttn ’ , m « I problem i comuni dell’Europa post-carolingia » , S p oleto 1955 [S ete Spole­


to , 51, pp. 13-35. N ella lettera 219, del giugno/lugK o 997, a O tton e, G erberto individua
nella situazione a est e a sud dell’im pero i principali luoghi d ’ intervento della politica
im periale. C fr. W eicle, D ie ìriefsam m lm g G erberts..., cit., p . 226.
69 « Alessandro ha trovato il suo A ristotele, secondo l’ espressione di Scheamm ,
Kaiser, Rom und 'R enovatio, L , citi, p . 97, a proposito d e l rapporto che si stringe
tra il maestro e il suo giovane discepolo. Esso è qu i riconsiderato, occorre appena
dirlo, unicamente in relazione all’indagine sulla genesi e sul contenuto del « D e ratio­
nali et ratione u r i» ; anche se si iscrive in un quadro di problem i più vasti e dibat­
ta li: il peso che questo rapporto ebbe nella form ulazione degli ideali d i « renovatio » ;
l’ influenza che con G erberto ·— o piu d i lu i? — esercitarono su O ttone altri maestri-
am ici. Su quest'ultim o punto va ricordata l’opinione ripresa da L abande, op. cit.,
p . 309, a proposito degli incontri rom ani fra O ttone e A dalberto: « O n a pu dire
avec justesse que leurs emreriens furent alots pour I’em peretir de bien plus grande
sigsiflcadon que ses reladons iateileem eiles avec G erbert, sur lesquelles si volonrieis
on insiste habituellement ».
70 O ix e k is , p . 310 = M igne, coL 168. Accanto alla logica, una tappa fonda-
mentale di questa form azione è, ancora n el segno dell’eredità boeriana, lo studio del­
l’aritmetica. V edi sop ta , nota 9.
71 O ttonis I I I Diplomata, cit., pp. 818-820.
peratore dei Romani: mom enti drammatid dal punto di vista politico-
militare, episodi significativi del nuovo progetto ottom ano di organizza­
zione dell’impero. A d esso questa immagine vuole fornire un’olterìore
legittimazione, nuova ancb’essa, accanto ad. altre più o meno tradizionali:
l’una « le altre enunciate da Gerberto nella lettera di risposta all’invito
di Ottone n. La chiusa del trattato lo dice del resto esplicitamente, sugge­
rendo anche che questa interpretazione della presenza del vescovo filosofo
accanto all’imperatore non è senza contrasti, per il maestro come per il
discepolo72
73.
Perciò, se per G erberto, nell’esperienza lunga e varia testimoniata
dalle lettere, il rapporto « otium » / « negotium » , filosofia/vita attiva
è mutevole, spesso almeno a prima vista contraddittorio 747 , nel caso del
5
« De rationali et ratione uti » ogni contraddizione si vuole composta in un
esercizio del magistero filosofico che è parte integrante dell’impegno po­
litico: Là, accanto a G erberto, si può non di rado scorgere il B oezio della
« Consolatio » ; mentre accanto all’autore del trattato c’è il Boezio logico,
mediatore del pensiero antico alla latinità altom edioevole. £ ’ il Boezio che
Gerberto esalta nel canne « Roma potens... » , forse la più espressiva di­
chiarazione d i che cosa voglia essere per lui, sul piano culturale e sa quello
politico, il riferim ento a questa « auctoritas » nell’ambito della corte ot­
tomana (« Nunc decus im perii, summas qui praegravat artes / Tertius Otto
sua dignum te iudicat aula... » ) n. N on a caso un altro elogio di Boezio, il
carm e.di dubbia attribuzione «Q u isqu is op a ca ...», è associato alla tradi-

72 N ei passò citatissim o della lettera 187: « ... n csd o, quid divinum exprim itur,
cum boato genere G recus,. im perio Rom anus quasi hereditario iu re thesauros sibi
G recie ac Rom ane repetit sa p ien d e»: W eigle , D ie Briefram m lung G erberts..., cit„
p . 225.
73 « Descripsi, C , etsi a graviate sacerdotali remota, non tamen ab imperiali
studiò aliena, màiuique aliis displicere quam vobis non piacere cum in hoc, Cum in
omnibus negoriis imperio vestro dignis ». O ixsxis, p. 310 = Migne, col. 168.
74 Si vedano in particolare nell’epistolario gerberriaso le lettere 16, 45, 123
( « - i n t e r graves estus curarum sola philosophia quasi quoddam rem edium esse pò*'
t e s t _ » ), 152 (dove rim provera il corrispondente: «N u m in eiusm odi discrim ine
demigrandum fu it ad philosophorum com m enta interdum non necessaria? » ). W eicle ,
D ie Briefsam mlung G erb era .-, cit., p p . 38-39, 74, 150-151, 178-179,
75 Elogium B oecbii, in D ie O tton en zeit, I ., S etolin i 1939 IM .G M ., P oetae
Latini M edii A ev i, 5 /2 ], p p . 4 7 4 47 5 . C fr. A . G raf , Rama n ella m em oria e n elle
im m agputaoni d el M ed io E vo, I I , T orin o 1883, p. 323.
rione degli scritti gerbertiani e stampato da numerosi editori a partire dal
Pez (e senza m otivo dal punto di vista filologico) in testa al « De rationali
et ratione uti
Questo Boezio offre all’autore del trattato· non sólo i materiali ma
numerosi elementi di suggestione ideologica. Gerberto « alter Boetfaius » ,
ha voluto una tradizione medioevale, che avendo presente soprattutto il
Gerberto matematico, è vera anche nel nostro caso77. II maestro che onora
l’imperiale discepolo con il prestigio della filosofia sembra davvero voler
raccogliere l’esortazione, che il suo autore affidava al commento ai « T o­
pica » ciceroniani· « H ortor omnes, qui facere id possunt, ut eius quoque
generis Iauclem (la gloria degli studi filo so fici)-iam languenti Graeciae
eripiant et transferant in hanc urbem... » n.

76' E dito anch’esso in O ie O tton en zeit, I., cit., pp. 475-476: cfr. Ρεζπ ,
op. cit., 1 /2 , p . 149: ii Pez, pur notando che nel manoscritto d ie egli ha a disp osi­
zione i versi seguono « p o s t paucula quaèdam » il « D e rationali et ratione u r i» ,
ritiene opportuno stam parli in testa al trattato, seguito d a ilO ix e a is, p. 297, il quale
li attribuisce a G erberto per il fatto che si trovano fra le sue lettere. Picavet, op. cit.,
p. 106, segue la stessa attribuzióne per m orivi stilistici, mentre Manitius, op. cit.,
II, p . 737, pur nutrendo dubbi sulla paternità gerberriana, è indotto dagli editori ad
affermare erroneamente d ie la tradizione E tramanda in testa ai trattato di G erberto.
77 G erberto «stu d ia philosophorum renovavit, p ost Boethium apud Latinos
incigni* habitus » : A nnales Virdunenses, ed- G . W atiz , Hannoverae 1841 [M .G .H .,
Scriptores, 4 ], p . 8 ; cfr. M. OtDONt, G erberto e la sua storia, in A G ustavo Viruty,
« Studi m edievali » Ser. Ι Π , 1 8 /2 (1977) 629-704.
78 A nicii M orda Severint Boetii In T opica Ciceronis Commentariorum libri
tex , in M igne, PL, 64, Parisiis 1891, coL 1152. -

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