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(*) Ringrazio il prof. A lfonso M kieni dell’ aiuto generosamente datomi per
questo lavoro.
L’ occasione
Utique orientale de l’ em pire, in « Renovatio im perii. A tti della giornata intem azionale
di studio per il millenario (Ravenna, 4-5 novem bre 1 9 6 1 )», Faenza 1963, pp. 41-62.
6 G ià all’epoca delle conversazioni di M agdeburgo — racconta G erberto —
durante le quali gli interlocutori non erano pervenuti ad una conclusione comune, O t
tone l’ avrebbe sollecitato a m etter per iscritto la sua opinione: « Q uod quidem tunc
et languor corporis et graviora distulerunt negotia: nunc secunda valetudine reddita,
inter rei publicae ac privatae curas in hoc ipso itinere Italico positus com esque indi
viduus, quoad vita superfuerit, in om ni obsequio futurus, quae de hac questione
concepi, breviter describo... » : O lleris, p . 298 = Mig.ve, coi. 159. Anche sul
la datazione d i questo m om ento conclusivo son o state avanzate ipotesi diverse:
dalla fine del 997, durante la sosta dell’im peratore a Pavia, fin o alla prim avera/estate,
quando la corte è ormai a Rom a. C fr. O lleris, p . CLX; Scmramm, Kaiser, Basileus
und Papst..., ctt., p. 230; Uhlirz , op. cit., pp. 271, 407 (la lettera dedicatoria espri
merebbe la gioia del trionfo e della conquista di Rom a). U carattere guerriero della
spedizione italiana è sottolineato da Labande, op. cit., p. 455, che ne richiama la de
scrizione in A rnulphi, G esta archiepiscoporum M ediolanensium , edd. L . Bethmann -
W. W attenbach, H annoverae 1848 [ M .G .H ., Scriptores, 8 ], p . 10. Queste circo
stanze, che definiscono cosi caratteristicamente il significato storico dell’opera, canto
male si accordano con l’immagine piu consueta della medicazione filosofica com e frutto
dell’* otium litteratum » , da suggerire al M abillon d i posticipare la com posizione del
* De rationali et ratione ufi » al 1001, durante l’unica venuta in Italia d i O ttone non
accompagnata dall’esercito in guerra, poiché « turbarum molestiae non satis cum M usis
conveniunt ». J. M abillon, V etera Analecta, Parisiis, 1723!, p . 707.
Tietmaro si fa eco della meraviglia che dovette suscitare, a Magde-
burgo, il suo « oralogium » per lo studio dell’astronomia, così come gli
« organa » che secondo alcuni commentatori egli avrebbe avventurosa
mente portato con sé — notizie come si sa d i difficile lettura per Io sto
rico della scienza, ma preziose per cercare di. rivedere il personaggio con
gii occhi dei contem poranei7.·. .
Agli interlocutori del maestro, « sapientia praedari et eloquentia in
signes » nella lettera dedicatoria del « D e rationali et ratione u ti», e
tuttavia sconfìtti dalla difficoltà d d problema in discussione, è impossi
bile dare un volto predso. Ma certo i temi dibattuti nell’opera dovevano
trovare ascoltatori non distratti in molte delle persone in vario modo le
gate alla corte, indipendentemente dalla circostanza che fossero vicine
all’autore a Magdeburgo o durante il viaggio in Italia. Pensiamo a Eri-
berto, cancelliere dell’impero e futuro ardvescovo di Colonia, cui secondo
un biografo erano familiari, fin dagli anni del tirocinio letterario a Worms,
« fugae et nodosi amfractus in Socrate et Aristotile, et qualibet alio si
nuoso rethore » 8, a Bernardo di Hildesheim , che era stato scdto da
Teofane come maestro per Ottone fanciullo e forse per primo aveva su
scitato in lui quell’interesse per l’aritmetica boeziana che si sarebbe ap
profondito n d dialogo con Gerberto: 9 anch’egli era abituato fin dalla
D egli interessi per .i’aritmetica boeziana di G erberto e del suo im periale disce
p olo sono testimonianza fondam entale le già citate lettere 186 e 187 (vedi sopra, no
ta 5 ); com e è noto il « liber aritm eticae» di cui si tratta nella lettera 186 è stato iden
tificato con un esem plare d i B oezio, che secondo alcuni recherebbe la dedica di G er
berto a O ttone I I I , della diblioteca di Bamberga costituita agii inizi del secondo m il
len nio da Enrico I I : per la discussione su questo punto vedi W eigle, D ie B rief-
sammlung G erberts..., cit., p . 222; cfr. B. Bischoff, Scuole e letteratura n elle città
dell'alto m edioevo, Spoleto 1959 {S ett. S poleto, 6: L e città nell'alto m edioevo],
pp. 609-625, rist. in Bischoff, M ittelalterliche Studien, I, Stuttgart 1966, pp. 122-
133: 127.
10 T hangmarus, op. cit., p . 758: dice di lu i il suo biografo e maestro, nar
rando delle conversazioni attraverso le quali si veniva form ando Bernardo: « saepe
syllogisticis cavillationibus desudavim us ».
11 G . K u rth , N otger de L iège e t la civilisation au X ' siècle, Paris 1908; M .
Manitius , G eschichte der lateinischen Literatur des M ittelalters, Π , Beriin. 1931,
pp. 219-223; sulla sua attività di aritm etico, G erberti... O pera M athematica, cit.,
pp. 297-299.
12 Richerus, H istoriarum libri IV , ed. e trad. £r. R . Latouche, Paris 1930,
1937 LLes Classiques de l’ histoire d e France au M oyen -A ge, 12, 1 7 ], Π . p p . 55-57.
13 Sugli antefatti della disputa e sul suo svolgim ento vedi Richerus, op. cit.,
pp. 66-80. L’episodio conclusivo si svolge a Ravenna, dove O ttone Π , dop o essere
passato da Pavia il 5 dicem bre 980, trascorse gii ultim i giorni dell’anno, celebrando la
festa d i Natale, e la m aggior parte del gennaio 981. C fr. U hiirz , op. cit., I : O tto I L
973 -9 8 3 , Leipzig 1902, p . 139.
14 V edi specialm ente P rantl , op . cit., p . 99, d ie erroneamente legge nell’in
troduzione del « D e rationali et ratione uti » un esplicito richiamo alla disputa ra
vennate.
Anche per il primo c’era stato, come punto di partenza, uno scambio
verbale di conoscenze filosofiche: ma quanta distanza fra quest’assemblea
di dotti « inter bellorum discrimina », dove si celebra l’incontro, lunga-
mente'antidpato col desiderio, tra il maestro e il suo imperiale discepolo,
e la lezione di Gerberto alla scuola di Reims — tra gli allievi, oltre a Bu
chero, un solo interlocutore riconoscibile, il poco fedele emissario dello
scolastico di Magdeburgo a. Altrettanto diversi sono i momenti conclusivi.
La controversia con Ottico dà luogo ad una gara tra i due maestri, cui la
conclusione impostale da Ottone Π sembra attribuire, forse oltre il do
vuto, un carattere di relativa gratuità (« Augusti nutu disputationi finis
iniectus est, eo quod et diem in his totum consumpserant, et audientes
prolixa atque continua disputatio iam fatigabat » ) t4. Esito delle conver
sazioni fra Gerberto e Ottone III è il dono prezioso di uno scritto che è
il frutto necessario delle lunghe meditazioni dell’autore.
Entrambi gli episodi hanno per sfondo la corte imperiale, la sua élite
di ecclesiastici appassionati di lettere e di governo, personaggi dalla bio
grafia esemplare e in qualche modo prevedibile, come dimostrano anche
talune analogie tra le vicende dei due avversari nella disputa del 980,
Gerberto e O ttico. Anche quest’ultimo, « scholasticus » famoso in un’im
portante scuola vescovile, aveva aspirato a diventare vescovo della città, e15
6
Il problema
17 Sulla scuola di M agdeburgo sotto O ttico, che ebbe tra gli allievi anche
Adalberto, vedi T iethmarus, op. cit., pp. 11-15; d i . M anitius, op. d i., p. 736.
La decisione di O ttico di raggiungere la corte di O ttone II è del 978: cfr. Uh u sz ,
op. d i., I : O tto IL .., p. 1-16. Fra i presenti alla disputa di Ravenna è significativa
la figura di A dsone, tra l’altro filosofo e grammatico di vaste letture come, testimonia
il catalogo della sua biblioteca, che com parirà nell’epistolario di G erberto in relazione
a scambi di libri. Cfr. Manitius , op. cit., pp. 432-442; G . Becker, Catalogi biblio
thecarum antiqui, Bonn 1885, risi. Bruxelles 1969, pp. 126-127, nr. 41; F. W eigie ,
D ie Briefsammlung Gerberts..., cit., lett. 8, 81, pp. 30-31, 110.
18 Nella prima edizione di Richero nei Monumenta Germaniae Historica,
l’editore data l’episodio al soggiorno ravennate di O ttone I del 970; nell’edizione del
W aitz si annota: « Sed rectius haec in Ottonis II. tem pore, a. 980, collocanda esse,
Budinger p. 60 m on u it». Cfr. Richeri Historiarum libri f i l i , Hannoverae 18771
[M .G L ì., Script, rer. Germ., [5 1 ]J , p . 105. Ancora secondo Prantl, op. d t., p. 98,
la disputa si svolse a Ravenna nel 970 davanti a O ttone Π allora quindicenne.
19 O lleris, p. 298 = M igne, col. 159.
Spunto tematico per il trattato è una difficoltà del commento boe-
ziano al capitolo V II defl’« Isagoge », dove si afferma che una differenza
si può predicare di un’altra differenza — ad essa « cognata » , dice Ger-
berto ;— , come « ratione uti » di « rationale ». Come si concilia questa
affermazione con il principio che « maiora de minoribus praedicantur » ,
e non viceversa20?
Già il tema presenta alcune caratteristiche degne di nota. Alcuni
commentatori fanno osservare che un problema d i predicazione, nel
quale uno dei due te rm in i assunti come esempio' era appunto « rationale » ,
era già stato fra gli argomenti della disputa con O ttico: Gerberto soste
neva che « rationale » è più esteso di « mortale » , e citava Boezio e Por
firio, mentre O ttico era di opinione opposta212 . Ma più di questo acco
stamento, che non va molto oltre la prima suggestione, interessano, quan
do si consideri il punto di partenza del « D e rationali et ratione u ti» ,
alcuni aspetti metodologici.
In primo luogo, lo scritto si presenta come nato dall’esigenza di
sciogliere una difficoltà nella lettura di una « auctoritas » : e si confron
tino episodi testimoniati dalle lettere e dai trattati matematici, per i quali
non di rado l’avvio è analogo u. La mancanza di sistematicità è una ca-
Π contenuto .
Vr
al tema del viaggio di studio: vedi specialm ente tutta la vicenda del suo trasferim ento
a Reims.
31 Per ricordare solo un esempio m olto rappresentativo, si· pensi alla corri
spondenza tra R odolfo di Liegi e Ragim boldo d i Colonia sul problem a della quadra
tura del circolo, costruita intorno a un passo d el Commento dì B oezio alle « Cate
gorie » di A ristotele. C fr. P. T aNNÉry , Urte correspondattce d’écolótres au X I* sied e,
« N odces et extraits des manuscrits de la B ibliochèque M attonale» 3 6 /2 (1901).
51+538 risr. in T annéry, M ém oires sd en tifiq u es pabliés par J. L. H eiberg, V . Scien
ces exactes au moyen àge, Toulouse-Paris 1922, pp. 263-295.
32 O lleris, pp. 298-299 = M igne, col. 159.
33 P erciò non è esatto quanto dice Prantl, che, com e si è visto (cfr. nota 14)
legge erroneam ente nel « D e rationali et ratione uri » im esplicito riferim ento alla
disputa con O ttone, che « insistendo Gerfaerto nell’oggetto di quella disputa, nac
que Io scritto, successivamente indirizzato a O ttone III »: P rantl, op. d t., p . 99.
Certo il con fron to tra il contenuto del trattato e quello della disputa non i agevole:
una esposizione di « auctoritates » : qui il richiamo di alcuni punti della
dottrina boeziana, che di fatto occupa i tre quarti del lavoro, è inserita in
una costruzione originale e dialetticamente complessa.
Nella prima parte, posto il problema, Gerberto enuncia tre soluzioni,
che definisce sofistiche o cavillatorie, ed espone le. relative obiezioni.
Soluzioni e obiezioni sembrano, per com e si presentano, costruite dall’au
tore, secondo un consueto schema retorico, per rendere chiara e completa
l’esposizione; ma non si può escludere che questa parte rimandi l’eco di
discussioni con interlocutori veri, che solo la grande distanza di tem po,
la perdita di molti punti di riferimento d impedisce di conoscere.
Secondo la prima soluzione « ratione uti » , che è « potestas cum
actu », è « plus » di « rationale » , che è sola « potestas » : quindi « ra
tione uti » si può predicare di « rationale » , « tamquam maius de minori » .
Gerberto non accetta questa argomentazione, che non distingue tra una
dassificazione dei termini secondo la comprensione e una classificazione
secondo l’estensione, considerando indebitamente « plus » sinonimo di
« maius ». E mostra come, seguendo un altro percorso, il predicato in que
stione si possa dimostrare impossibile: procedendo dal generale al par
ticolare secondo le regole della subordinazione di concetti, l’inferiore de
ve poter assumere tutti i nomi e le definizioni del superiore; ma com e si
può dire che tutto d ò che è razionale usa la ragione? Dunque non si può
dire che « ratione uri » è più esteso di « rationale » M.
La seconda soluzione « sofistica » propone di mettere i due termini
in relazione di. causa ed effetto, predicando « ratione uri » di « rationale »
come una differenza acridentale di un’altra differenza accidentale, secondo
la natura degli accidenti, che si considerano prima negli individui, poi nei
generi, poi nelle specie. A ciò si obbietta che per necessità la causa precede
Richero non dice di esser stato presente al dibarrito; è im probabile, com e osserva il
suo editore, Latouche, che ne abbia potuto leggere un verbale, e anche che G erberto
o altri gliene abbiano potuto riferire curri i particolari; è possibile che si sia servito
indipendentem ente com e fonte del com m ento boezian o all’ « Isagoge » . Cfr. Richerus ,
op. cit., p . 69, nota 3.
34 Capp. I, I I : O lleris, pp. 299-300 = M iche, col. 160. Per E principio
che l'inferiore « susdpit nomen et definitionem superiorum » , cfr. nel com m ento
di Boezio a P orfirio, oltre il cap. 11, d ie è all’origine del « D e rationali et ratione
uti » , anche i passi in Brandt, pp. 37, 60, 291, 306.
l’effetto, la potenza precede l’atto; sotto questo aspetto « rationale » oc
cupa una posizione più elevata di « ratione uti » e perciò ancora una volta
il secondo termine non si può predicare del primo H.
Nella terza soluzione « ratione uti » sarebbe « numerosius » di· « ra
tionale » per dignità, eccellenza e potenza. Neppur questo si può dire, se
si considera la natura dei generi e delle specie, dato che la (tiffwwiw
« rationale » si applica ugualmente all’uom o, specie che è subordinata al
genere animale, e a D io. Anche per questa via il predicato « rationale
ratione uritur » è im possibile 3
56.
Queste prime battute polem iche introducono ad una trattazione più
generale, che verte intorno a tre temi principali: potenza e atto, distin
zione delle sostanze in « intelligibilia » , « intellectibilia » , « naturalia » ,
regole della predicazione.
Per il prim o Gerberto espone la suddivisione delle potenze in uni
voche ed equivoche; degli- atri in necessari e non necessari; dene sostanze,
secondo la potenza e l’atto, in sostanze eterne e necessarie, solo e sempre
in atto, sostanze che sono in atto con potenza e sostanze che sono solo
in potenza 373. Questa parte è illustrata con schemi, riportati con poche
8
varianti dalle testimonianze manoscritte, che ricordano dal punto di vista
m etodologico la « figura de philosophiae partibus » oggetto della discus
sione con O trico e la « figura artis rethoricae » che in una lettera a Ber
nardo d ’Aurillac Gerberto dice di aver costruito « ad res rethorum fu
gaces et caliginosissimas comprehendendas et in animo collocandas » Ά.
I materiali
44 Capp. X II-X V I: O lleris, pp. 306-310 = M icne, coll. 165-168. Per questa
parte non è facile indicate una fonte precisa: oltre alla fonte principale del trattato,
sono certamente presenti a G erberto ancora il com m ento boeziano al « D e interpre
tatione » (ved i in particolare sulla quantificazione delle proposizioni Meisex, p. 165)
e forse il com m ento alle « Categorie » : . A nicii M anlii Severint B oetii In Categorias
A ristotelis lib ri quatuor, Parisiis 1891 (M igne, PL, 6 4 ), co i. 183.
45 Cap. V I: O llexis, p . 301 = M igne, coi. 161.
tura del suo secolo, Gerberto è un caso emergente ma non isolato. E’ noto
infatti com e il secolo X sia un punto d ’arrivo per la larga assimilazione
del materiale boeziano, la fissazione di un canone in qualche m odo nuovo
degli scritti di logica, la produzione, anche, di lavori di compilazione di
un certo rilievo “ La notizia di Richeto sulle letture di G erberto è una
delle.principali testimonianze indirette per la storia del corpus, boeziano
al volgere del m illennio 17. E basta confrontare questo catalogo con il som
mario della cultura logica che d fornisce il trattato alcuiniano sulla dia
lettica, per rendersi conto del lavoro che si è compiuto nel corso di un
secolo. Alcuino leggeva prindpalm ente il Boezio traduttore dell’ « Isago
ge » e del « De interpretatione » , mentre per le « Categorie » usava la
parafrasi temistiana attribuita ad Agostino; gli argomenti sviluppati da
Boezio nei commentari e n d trattati gli erano noti da altre fonti. N ell’in
segnamento di Gerberto a Reims sono presenti per la primaf^volta, con le
traduzioni e i commenti, tutti i trattati log id di Boezio: l’unico non dtatò,
almeno esplidtamente, è l’incompiuta introduzione ai « Sillogismi catego
ria » ; c ’è inoltre il « Liber definitionum » di Vittorino, che si attribuiva
anch’esso a Boezio **. Abbiam o qui la testimonianza della massima esten
sione raggiunta dal canone degli scritti di logica prima del periodo sco
lastico; si nota, tra l’altro, il definitivo sostituirsi della tradizione boeziana
delle « Categorie » a quella dello pseudoagostino * . E non a caso proprio
in questo periodo vedono la luce i primi lavori di compilazione di un
certo rilievo: A bbone di Fleury, che ha. avuto contatti con il magistero di
Gerberto a Reims, deriva dai tre trattati boeri ani sui sillogismi la materia4
6
7
8
9
46 G ras MANN, op. cit., pp. 189-214; A . van DE V yves, L es étapes da dé-
oelopp em en t philosophique da H aut M oyen-A ge, « Revue belge de philologie et
«fhistoire » 8 (1929) 425-452; L. M inio - P aluello, λ M agister Sex Principiorum »,
«Studi Medievali» Ser. 111,6/2 (1965) 123-151; 0 . Levtry, Boethian L ogic in thè
M ed ieval W est, in « Boethius, His Life, Tought and Influence », ed. M. G ibson,
O xford 1981, pp. 90-134; M. G ibson, Latin Com mentaries on L og ic B efore 1200,
« Bullette de philosophie medievale » 24 (1982) 54-64.
47 Richeeus, op . cit., pp. 54-56.
48 Lextry, op. cit., pp. 90-91.
49 Cfr. Minio-Paluello nell’introdunoae, pp. Χ-ΧΓ, a Categoriae vel Predi-
con ten ta: Translatio B oethii, E ditio com posita. Translatio G uillelm i d e M oerbeka,
Lem m ata e Sim plicii com m entario decerpta, Pseado-Augustini Paraphrasis Tbemistsa
n a, ed. L. Minio-Paluello, Bruges-Paris 1961 [.A ristoteles Latinus, 1/1-5].
per la sua « Syllogismorum categorico rum et hypoteticorum enodatio » .
Della fioritura logica nel secolo X sono state particolarmente stu
diate le testimonianze manoscritte, che riportano ad alcuni grandi centri
di cultura scolastica: Fleury, St. Emmeram e soprattutto San G allo, dove
Notkero Labeone traduceva, in tedesco le versioni boeziane delle « Cate
gorie.» e del « D e interpretatione » , aggiungendovi passi dei commenti.5 0
515
2
.
Reims è sempre presente nella trama dei rapporti che legano tra loro
queste scuole, e, secondo la storiografia più antica, in posizione centrale:
nella promozione degli interessi per la logica nella seconda metà del seco
lo X si attribuiva infatti un’influenza determinante al magistero di Ger-
berto. Ma per quanto riguarda la direzione degli scambi m olto resta ancora
da chiarire: forse, soprattutto se saranno accolte le proposte di retroda
tazione di alcune testimonianze, qualche opinione dovrà essere corretta s .
Rispetto all’ampiezza delle letture di Gerberto testimoniata da Ri-
chero, l’utilizzazione degli scritti di logica di Boezio nel « D e rationali et
ratione uti » è limitata. Riferimenti ampi e puntuali si hannc solo ai due
commenti all’« Isagoge » (per la distinzione tra « intelligibilia » « intellec
tibilia » e « naturalia » , per la trattazione stilla natura dei predicati)53 e
54 V edi sopra, nota 57. Va ricordato che l’epistolario stesso di G erberto d te
stimonia dell’interesse deil’autote dei « D e rationali et ratione uti » per il commento
boeziano ai « D e interpretatione » : si veda la lettera 123, della fine di agosto 988, a
Tetmaro chierico di Mainz, in W eigle, D ie Briefsammlung Gerberts..., cit., pp. 150-
151: « ubicum que partes eius (della filosofia ) im perfectas habemus, industria sup
pleat vestra. A d presens autem rescribite tantum, quod deest nobis in prim o volumine
secunde editionis Boetii in libro Peri Hermeneias, hoc est ab eo loco, ubi scriptum,
e s t...» e dta due lemmi· successivi dei lib . I cap. 3 (ved i M eiser, I I , pp. 69 e 71),
che com prendono un passo giunto lacunoso fin o a noi. C fr. P icavet, op. eie., pp. 94-95.
55 K. Christ , Die Bibliotbek dee Klosters Fulda im 16. Jabrhundert. D ìe Hand-
schriftenverzeicbnisse, « Zentraiblatt fiir Bibliothekswesen » Beiheft 64 (1933) 110, 219;
cfr. Die Ottonenzeìt, erster Teii, ed. K. Strecker - N . Fickermann, Berolini 1939
[M .G .H ., Poetae Latini Medii Aevi, 5 /2 ], pp. 475-476 in nota.
56 C fr. P ezh , op. cit., col. L X IX : « ex Tegem seensi sexcentorum annorum
codice » Pez pubblica appunto il « De rationali et ratione uri », non perché attribuisca
al trattato un particolare valore intrinseco, ma perché « ersi de se levis momenti vi
dea tu r» può servire secondo lui, per analogie di stile, ad avvalorare la paternità
gerbertiana dei « D e corpore et sanguine D om ini » (sulla caduta di questa attribu
zione vedi sotto, nota 6 5 ); C. Ha l m ..., Catalogus codicum Latinorum bibliothecae
regiae Monaeensis, Ι Ι /3 , M onachii 1878, p . 174.
Tra le testimonianze perdute è grave soprattutto quella del manoscritto
100 della biblioteca di Chartres, del secolo X I: in primo luogo per lo
stabilimento del testo, dal mpmenro che. il manoscritto, benché scom
parso soltanto nel 1944, era sfuggito alla collazione di tutti gli editori, e
in secondo luogo per la. sua importanza nella storia degli interessi filosofici
alla' scuola di Chartres fra X e XI secolo. Ricordato come il « manuale fi
losofico » degli studenti di Chartres, è certamente un documento del ma
gistero di Fulberto, del quale conteneva i versi sui rapporti tra retorica
e dialettica, e degli scambi tra Reims e Chartres negli ultimi decenni del
secolo X: com e è stato notato, il programma delle letture non è lo stesso
di quello seguito a Reims — qui fra l’altro è più sensibile la presenza d i
interessi per la retorica — , ma è m olto sim ile; e la connessione con Ger-
berto sembra appunto confermata dalla presenza, accanto all’amplissimo
catalogo di scritti di logica antichi, del « De rationali et ratione uti » 575 .
9
8
I testimoni conservati sono tre: il parigino latino 14193, da St. Ger-
main des Prés, dal quale il Mabillon pubblicò nel 1675 la lettera dedica
toria, e che fu p oi utilizzato per la sua edizione dall’Olleris a ; il vindobo-
nense latino 766, del secolo X II, citato dal Pez, ma sostanzialmente ine
dito, poiché né il Pez né l’Olleris lo collazionarono per le loro edizioni ®;
e il monacense latino 14735, del secolo X I per quanto riguarda il « De
rationali et ratione uti » , da St. Emmeram, utilizzato da entrambi gli edi
tori. I primi due richiamano per il contenuto il tipo di tradizione rap
presentato dal manoscritto perduto di Tegernsee — anche nel codice vien
nese, in particolare, è tramandato il discorso di Gerberto al concilio di
M ouzon; l’ultim o è una testimonianza importante, e molto studiata, della
Π significato storico
60 H alM—, op. cit., I I /2 , M onachii 1876, p. 225; sul cod ice vedi specialmente
B. Bischoff, Literarisches und kttnstlerisches L eben in St. Hmmeram (Regensburg)
wàbrend d ei fruhen und hohen M ittelalters, * Studien und M itteilungen zur G esdiichte
des Benediktiner-O rdens » 65 (1953-1954) 152-198, rist. in Bischoff, M ittelalterliche
Studien, II, cit., pp. 77-112; Η . P. L attin, The E leventb Century MS Munich
14436: Its C ontribution to thè H ittory o f Coordinates, o f Logic, o f G erm en Studies
in Prence, « Isis » 38 (1948) 205-225. In entrambi i saggi si tratta, oltre d ie del
clm 14735, anche degli altri libri portati da H am vic dalla Francia in Germania.
61 O ixexis , p. 298 = Migne, coL 159.
62 Vedi sopra testo corrispondente alla nota 53.
ad un patrimonio di letture relativamente ristretto. E non si può leggere
nello scritto di logica una dichiarazione dell’autore sulle possibilità di uti
lizzare la dialettica, e in particolare le « Categorie » , nella discussione
teologica. Π dibattito, come si sa, ha una antica e ricorrente fortuna, dai
’ Padri, attraverso la cultura carolingia e ancora una volta l’Eriugena, fino
appunto all’età di Gerberto, nella quale è particolarmente v iv o 43: ma su
questo il « De rationali et ratione uri » non dice nulla. Il passo, di deri
vazione eriugeniana, più volte citato a proposito di Gerberto (« ars
illa, quae dividit genera in species et speàes in genera resolvit, quae
διαλεκτική dicitur, non ab humanis machinationibus sicut facta, sed in
natura rerum, ab auctore omnium artium, quae vere artes sunt, condita,
et a sapientibus inventa, et ad utilitatem solerti rerum indagine usita
ta » ) H, appartiene al « De corpore et sanguine Domini » , e forse proprio
da esso deriva il pregiudizio storiografico di un Gerberto ‘ eriugenista ’ ,
che ha continuato a produrre i suoi effetti anche dopo il disconoscimento
della paternità gerbertiana del trattato teologico ®. Si può notare a mar
gine che se c’è una parte dell’eredità boeziana che non lascia traccia nella
produzione di colui che fu detto « post Boethium apud Latinos insignis »,
questa è Ia serie degli opuscoli teologici, quelli appunto che sono stati6 3
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72 N ei passò citatissim o della lettera 187: « ... n csd o, quid divinum exprim itur,
cum boato genere G recus,. im perio Rom anus quasi hereditario iu re thesauros sibi
G recie ac Rom ane repetit sa p ien d e»: W eigle , D ie Briefram m lung G erberts..., cit„
p . 225.
73 « Descripsi, C , etsi a graviate sacerdotali remota, non tamen ab imperiali
studiò aliena, màiuique aliis displicere quam vobis non piacere cum in hoc, Cum in
omnibus negoriis imperio vestro dignis ». O ixsxis, p. 310 = Migne, col. 168.
74 Si vedano in particolare nell’epistolario gerberriaso le lettere 16, 45, 123
( « - i n t e r graves estus curarum sola philosophia quasi quoddam rem edium esse pò*'
t e s t _ » ), 152 (dove rim provera il corrispondente: «N u m in eiusm odi discrim ine
demigrandum fu it ad philosophorum com m enta interdum non necessaria? » ). W eicle ,
D ie Briefsam mlung G erb era .-, cit., p p . 38-39, 74, 150-151, 178-179,
75 Elogium B oecbii, in D ie O tton en zeit, I ., S etolin i 1939 IM .G M ., P oetae
Latini M edii A ev i, 5 /2 ], p p . 4 7 4 47 5 . C fr. A . G raf , Rama n ella m em oria e n elle
im m agputaoni d el M ed io E vo, I I , T orin o 1883, p. 323.
rione degli scritti gerbertiani e stampato da numerosi editori a partire dal
Pez (e senza m otivo dal punto di vista filologico) in testa al « De rationali
et ratione uti
Questo Boezio offre all’autore del trattato· non sólo i materiali ma
numerosi elementi di suggestione ideologica. Gerberto « alter Boetfaius » ,
ha voluto una tradizione medioevale, che avendo presente soprattutto il
Gerberto matematico, è vera anche nel nostro caso77. II maestro che onora
l’imperiale discepolo con il prestigio della filosofia sembra davvero voler
raccogliere l’esortazione, che il suo autore affidava al commento ai « T o
pica » ciceroniani· « H ortor omnes, qui facere id possunt, ut eius quoque
generis Iauclem (la gloria degli studi filo so fici)-iam languenti Graeciae
eripiant et transferant in hanc urbem... » n.
76' E dito anch’esso in O ie O tton en zeit, I., cit., pp. 475-476: cfr. Ρεζπ ,
op. cit., 1 /2 , p . 149: ii Pez, pur notando che nel manoscritto d ie egli ha a disp osi
zione i versi seguono « p o s t paucula quaèdam » il « D e rationali et ratione u r i» ,
ritiene opportuno stam parli in testa al trattato, seguito d a ilO ix e a is, p. 297, il quale
li attribuisce a G erberto per il fatto che si trovano fra le sue lettere. Picavet, op. cit.,
p. 106, segue la stessa attribuzióne per m orivi stilistici, mentre Manitius, op. cit.,
II, p . 737, pur nutrendo dubbi sulla paternità gerberriana, è indotto dagli editori ad
affermare erroneamente d ie la tradizione E tramanda in testa ai trattato di G erberto.
77 G erberto «stu d ia philosophorum renovavit, p ost Boethium apud Latinos
incigni* habitus » : A nnales Virdunenses, ed- G . W atiz , Hannoverae 1841 [M .G .H .,
Scriptores, 4 ], p . 8 ; cfr. M. OtDONt, G erberto e la sua storia, in A G ustavo Viruty,
« Studi m edievali » Ser. Ι Π , 1 8 /2 (1977) 629-704.
78 A nicii M orda Severint Boetii In T opica Ciceronis Commentariorum libri
tex , in M igne, PL, 64, Parisiis 1891, coL 1152. -