DALL’IMPERO AUSTRO-UNGARICO
AL NATION BUILDING
DEL PRIMO DOPOGUERRA
La parabola della Repubblica cecoslovacca
(1918-2018)
a cura di
Romano Orrù - Francesca F. Gallo - Lucia G. Sciannella
Il presente volume è stato pubblicato con il contributo dei fondi «FAR-
DIB» (2019) dell’Università di Teramo.
Introduzione 7
Relazioni
Francesco Caccamo
Le parabole della Cecoslovacchia attraverso il secolo breve 13
Oliver Panichi
Genesi culturale e politica di uno scisma religioso: la Chiesa
nazionale cecoslovacca (1918-1920) 35
Fabrizio Politi
La nascita della Corte costituzionale austriaca e la tutela delle
libertà nella Costituzione austriaca del 1920 63
Mauro Mazza
La dissoluzione dell’impero austro-ungarico e la questione delle
nazionalità 81
Andrea Gratteri
Il principio proporzionale nelle Costituzioni del primo dopo-
guerra 115
Francesco Duranti
Il processo di Nation Building del primo dopoguerra nel con-
testo nordico: la Costituzione finlandese del 1919 137
Comunicazioni
Giulio M. Salzano
Immaginare la Nazione. Rappresentazioni dell’identità mu-
sulmana nella Jugoslavia socialista 151
Lorenzo Venuti
Le associazioni calcistiche ebree come fenomeno transnazionale
dopo la disgregazione dell’impero austro-ungarico: i casi
del Makkabi Brünn e dell’Hakoah Vienna 195
Alessandro Volpato
La Legione Cecoslovacca in Italia contro l’Austria-Ungheria:
genesi, sviluppo e contraddizioni 211
Fabrizio Rudi
La fine della Grande Guerra, l’Italia, il processo di edifica-
zione nazionale di Cecoslovacchi e Jugoslavi 225
Alessandro Tedde
Dentro e contro Weimar: corporativismo e privatizzazione del
conflitto sociale 259
Marco Rizzuti
Diritto di famiglia e Costituzione nella vicenda Fiume 283
Mattia Gambilonghi
Diritto del lavoro, consigli aziendali e democrazia economica
nell’opera di Hugo Sinzheimer 299
Fiore Fontanarosa
Il ruolo dei poteri statali nell’equilibrio costituzionale della Re-
pubblica Ceca 315
1
Ustav Socijalističke Republike Bosne i Hercegovine in Službeni list SRBiH,
25.02.1974, n.4, pp. 90 e segg. La Jugoslavia del secondo dopoguerra nacque dall’u-
nione di sei repubbliche (Slovenia, Croazia, Serbia, Bosnia-Erzegovina, Macedonia e
Montenegro) e cinque popoli-nazioni costituenti (sloveni, croati, serbi, macedoni e
montenegrini).
2
Enver Redžić, Prilozi o nacionalnom pitanju, Svjetlost, Sarajevo 1963; Salim Će-
rić, Muslimani srpsko-hrvatskog jezika (I musulmani di lingua serbo-croata), Svje-
tlost, Sarajevo 1968; Atif Purivatra, Nacionalni i politički razvitak Muslimana, Svje-
tlost, Sarajevo 1969; Muhamed Hadžijahić Od tradicije do identiteta. Geneza nacio-
nalnog pitanja Bosanskih Muslimana (Dalla tradizione all’identità. Genesi della que-
stione nazionale dei musulmani bosniaci), Svjetlost, Sarajevo 1974.
3
J.R. Lampe, Yugoslavia as History. Twice There was a Country, Cambridge
University Press, Cambridge, 1996 (2000), pp. 65-66; Fikret Karčić, Opšti građan-
ski zakonik u Bosni i Hercegovini: kodifikacija kao sredstvo transformacije pravnog
sistema, in Zbornik Pravnog fakultet u Zagrebu, vol. 63, n. 5-6, 2013, pp. 1027-1036,
pp. 1027-1028.
4
M.R. Leto, Danica Ilirska i pitanje hrvatskoga Književnog jezika, in Slavica
Tergestina, 2004, pp. 163-188, p.181; J.R. Lampe, Yugoslavia as History. Twice there
was a Country, cit., pp. 39-50; Sulle diverse forme che assunse il fenomeno dell’Il-
lirismo si rimanda al testo di E. Ivetić, La Jugoslavia sognata. Lo jugoslavismo delle
origini, Franco Angeli, Milano, 2012, in particolare al capitolo terzo: «Dall’Illirismo
alla cultura jugoslava», pp. 91-126.
5
J.R. Lampe, Yugoslavia as History. Twice there was a Country, cit., pp. 58-60;
Egidio Ivetić, La Jugoslavia sognata…, cit., p. 116; William Klinger, A vent’anni
dalla dissoluzione della Jugoslavia: le radici storiche, in Fiume, rivista di studi adria-
tici, XXXII, n.1-6, 25, pp. 67-71. A Rački è attribuita la paternità del neologismo
Jugoslovjenstvo.
6
E. Hajdarpašić, Whose Bosnia. Nationalism and Political Imagination in the
Balkans, 1840-1914, Cornell University Press, Ithaca and London, 2015, pp. 9-11.
7
M.R. Leto, Il capolavoro imperfetto: forme narrative e percorsi culturali in «Vita
e avventure di Dositej Obradović», Liguori, Napoli, 2011.
8
Egidio Ivetić, op. cit., p. 101.
9
M. Melichárek, The Role of Vuk Karadžić in Histoy of Serbian Nationalism
(In the Context of Europen Linguistic in the First Half of 19TH Century), Serbian
Studies Research, vol. 6, n.1, 2015, pp. 55-74.
10
E.M. Despalatović, Ljudevit Gaj, panslavist i nacionalist, in Radovi: Radovi
Zavoda za Hrvatsku povijest Filozofskog Fakulteta Sveučilišta u Zagrebu, 1973, pp.
111-122.
11
J. Grbić, Etnografska građa u putopisima bosanskih franjevaca I.F. Jukića i G.
Martića (Mogučnosti istraživanja razvoja identita i međuetnickih odnosa), in Na-
rodna Umjetnost: Časopis za etnologiju i folkloristiku, 1995, pp. 109-126.
12
T. Markus, Društveni pogledi Ante Starčevića, in Časopis za suvremenu po-
vijest, 2009, pp. 827-848.
13
J. Čapo Žmegać, Antun Radić i suvremena etnološka istraživanja, in Narodna
Umjetnost, vol. 34/2, Institut za etnologiju i folkloristiku, Zagreb, 1997, pag. 9-33.
Antun Radić è considerato il padre dell’etnologia croata. È stato, inoltre, co-fonda-
tore, assieme al fratello Stjepan, del Partito Contadino Croato (HSS). L’attività in-
tellettuale di Radić fu intensa sia come scrittore che come editore della rivista Zbor-
nik za narodni život i običaje Južnih Slavena.
nei domini ottomani. Uno dei tratti che sembra accomunare gli autori
passati in rassegna, nonostane l’appartenenza a contesti storici e geo-
grafici eterogenei, era la convinzione che le popolazioni slave di fede
cristiana in Bosnia-Erzegovina, in larga parte serbi e croati, avrebbero
potuto riscattare la propria condizione di popoli oppressi solo attra-
verso la riconquista dei territori occupati e l’assimilazione dei musul-
mani slavofoni nelle rispettive compagini nazionali. I musulmani bo-
sniaci, infatti, secondo un’opinione ancora oggi diffusa in alcuni am-
bienti nazionalisti, erano considerati serbi o croati convertiti all’islam.
Ciò sarebbe bastato a giustificare qualsiasi iniziativa posta in essere dai
gruppi nazionali antagonisti per «ricondurre» i musulmani bosniaci
nelle rispettive culture di origine. Circa un secolo dopo, la storiogra-
fia comunista avrebbe rigettato certe pretese come espressione della
«borghesia serba e croata» e affermato, contestualmente, il diritto dei
musulmani, in linea di massima, di poter rivendicare la propria indi-
pendenza, l’autonomia e la sovranità nazionale e territoriale.
Alcuni tra gli elementi più frequenti e abusati della letteratura pa-
triottica per descrivere il «pathos collettivo» delle popolazioni autoc-
tone di fede cristiana, sui quali si sofferma a lungo l’indagine di Haj-
darpašić, sono riconducibili essenzialmente al tema generale della «sof-
ferenza» e alla sua evoluzione nel motivo letterario della «povera –
misera – Bosnia” (jadna Bosna). Uno dei primi testi che inaugurò
questa tendenza fu, secondo lo storico bosniaco, il breve e noto poe-
metto pubblicato nel 1835 dallo scrittore croato Mate Topalović, dal
titolo Tužna Bosna (la triste Bosnia). A questo primo esempio di let-
teratura «impegnata» seguì, qualche anno dopo, precisamente nel 1842,
Echoes from the Balkans, The Tears of the Bulgarian, Herzegovinian,
and the Bosnian Christians di Ognjeslav Utješenović (Ostrožinski),
funzionario del confine militare (Vojna krajina o Militärgrenze), di
origine serba, croato di adozione, che poteva vantare, tra le sue co-
siddette amicizie strette, il bano Jelačić e Ljudevit Gaj. Il breve poema
ottenne un successo inaspettato. Esso fu dapprima pubblicato in croato
con il titolo Jeka od Balkana, ili suze bugarskih, hercegovačkih i bo-
sanskih hristianah, quindi in tedesco, e successivamente tradotto in
francese e in italiano. Attraverso il lavoro di Utješenović, le dram-
matiche vicende della raja, ovvero le locali comunità cristiane, ini-
ziarono a circolare nei più importanti salotti europei14. La «soffe-
14
E. Hajdarpašić, op. cit., pp. 59-61. Il termine Raja era utilizzato all’epoca per
riferirsi alla popolazione cristiana di Bosnia.
15
J.R. Lampe, op. cit., pp. 52-53; Edin Hajdarpašić, op. cit., pp. 95-96; N. Stančić,
Problem ‹Načertanja› Ilije Garašanina u našoj historiografiji, Historijiski Zbornik,
21-22 (1968-1969), pp. 179-196.
16
E. Redžić, op. cit., p. 72.
15
J.R. Lampe, op. cit., pp. 52-53; Edin Hajdarpašić, op. cit., pp. 95-96; N. Stančić,
Problem ‹Načertanja› Ilije Garašanina u našoj historiografiji, Historijiski Zbornik,
21-22 (1968-1969), pp. 179-196.
16
E. Redžić, op. cit., p. 72.
nunciate nel 1839 con l’editto del sultano Abdülmecid I, furono ac-
colte con un certo scetticismo dalla rivista Danica Ilirska17. Il 16 mag-
gio 1866, su iniziativa dei funzionari ottomani, fu stampato il primo
numero del foglio Bosna. Questo progetto editoriale, presumibilmente
il primo del genere che vide la luce a Sarajevo, rappresentava chiara-
mente gli interessi della Sublime Porta. Bosna era uno dei mezzi adot-
tati dagli amministratori del sultano per sensibilizzare la componente
bosniaco-musulmana sui valori condivisi della tradizione islamico-ot-
tomana e «al progresso e ai doveri civili» contemplati dalle recenti
riforme. La rivista serba Zastava non tardò a manifestare il proprio
disappunto nei confronti della pubblicistica ottomana, considerata una
minaccia agli interessi strategici dei serbi in Bosnia-Erzegovina: «così
al posto della lingua serba, essi scrivono lingua ‘bosniaca’ e popolo
‘bosniaco’, ora essi vogliono distruggere la nostra appartenenza na-
zionale, il nostro patrimonio sacro, il nostro orgoglioî»18.
La pubblicistica ebbe un ruolo di primo piano nel sensibilizzare
e nel rendere edotte le élite locali sugli sviluppi delle politiche na-
zionali, anche attraverso un uso sapiente dell’apparato linguistico-
simbolico19. L’offerta l’offerta editoriale si ampliò notevolmente con
la pubblicazione di Sarajevski Cvjetnik (1868-1872, Sarajevo) del
giovanissimo editore Mehmed Šaćir Kutćehajić, in lingua turca e
nella variante jiekavica della lingua bosniaca, utilizzando in parte i
caratteri dell’alfabeto arabo e in parte quelli dell’alfabeto cirillico; la
Neretva (1876, Mostar) in cirillico e arebica20, il Bosanski Vjestnik
(1866-1867, Sarajevo) in cirillico e il Bosanski Prijatelji (1850-1870,
Zagabria), di Ivan Franjo Jukić, Ljudevit Gaj e Antun Knežević, in
croato, con i caratteri latini21. In epoca austriaca, l’attività editoriale
17
La rivista Danica Ilirska fu fondata da Ljudevit Gaj nel 1835, cfr. M.R. Leto,
Danica Ilirska i pitanje hrvatskoga Knji_evnog jezika, in Slavica Tergestina, 2004,
pp. 163-188.
18
E. Hajdarpašić, op. cit., pp. 165-166.
19
A. Sokol, Lingua e identità nazionale in Bosnia-Erzegovina. Dal multicultu-
ralismo all’esclusivismo linguistico, in Scienze e Ricerche, 2015, pp. 92-98.
20
Si tratta di un particolare utilizzo dei caratteri arabi e persiani nella scrittura
della lingua bosniaca.
21
In epoca austro-ungarica la lista dei periodici si ampliò con la pubblicazione
delle riviste Босанска Вила (Bosanska Vila) stampata in cirillico nella variante jieka-
vica della lingua bosniaca (1885-1914); Bošnjak, in bosniaco stampato con i caratteri
latini (1891-1910); Nada, la rivista edita dal governo territoriale austriaco della Bo-
snia-Erzegovina, stampata con i caratteri latini e cirillici, a cura di Kosta Hormann
(1895-1903) e Sarajevski list, in caratteri latini e cirillici (1878-1918). Per una pano-
e Mediterraneo, collana Temi di Storia, Franco Angeli, Milano, 2011, pp. 82-94 e
89-90.
26
F. Karčić, Opšti građanski zakonik u Bosni i Hercegovini: kodifikacija kao
sredstvo transformacije pravnog sistema, in Zbornik Pravnog fakultet u Zagrebu,
2013, pp. 1027-1036, p.1028; X. Bougarel, Survivre aux empires. Islam, identité na-
tionale et allégeances politiques en Bosnie-Herzégovine, Karthala, Paris, 2015, p.34;
27
E. Ivetić, op. cit., p. 68.
28
P. Purivatra, H. Muhamed. ABC Muslimana, Muslimanska Biblioteka, Sarajevo,
1990, p. 24.
29
Letteralmente “capo degli ulema”.
30
F. Giomi, Tra Istanbul e Vienna. I musulmani di Bosnia nel periodo austro-
ungarico (1878-1918): ricerca di identità fra tradizione islamica e suggestioni mitte-
leuropee, in D. Melfa, A. Melcangi, F. Cresti (cur.), Spazio privato, spazio pubblico
e società civile in Medio Oriente e in Africa del nord, Atti del Convegno di Cata-
nia della Società per gli studi sul Medio Oriente, 23-25 febbraio 2006, Collana del
Dipartimento di Studi politici, Università di Catania, pp. 459-480, p. 468.
31
D.T. Bataković, Prelude to Sarajevo: The Serbian Question in Bosnia-Erzego-
vina, 1878-1914, in Balcanica, 1996, p. 123. È interessante notare che Bataković, sto-
rico dell’Accademia Serba delle Scienze e delle Arti (SANU), a un anno dalla fine
della guerra in Bosnia-Erzegovina e dal trattato di Pace di Dayton (1995), poche ri-
ghe oltre, a proposito dell’identità musulmana bosniaca, dichiara: «L’intera teoria di
Kállay era una voce isolata dall’essere storicamente fondata: la maggioranza della no-
biltà bosniaca cessò di esistere dopo la conquista ottomana, e i Musulmani erano
prevalentemente discendenti di Serbi o Croati islamizzati (ogni famiglia musulmana
conosce le proprie origini)».
32
V. Gačinović, Smrt jednog heroja, Beograd, Pijemont, 1912; N. Malcom, Sto-
ria della Bosnia. Dalle origini ai giorni nostri, Bompiani, Milano, 1994 (2000).
33
E. Hajdarpašić, op. cit., p. 153; R.J. Donia, Iconography of an assassin: Ga-
vrilo Princip from Terrorist to Celebrity, in Prilozi, 43, Sarajevo 2014, pp. 57-78; V.
Pavlović, Le reazioni interne in Bosnia-Erzegovina di fronte all’annessione del 1908,
in A. Basciani, A. D’Alessandri (cur.) Balcani 1908. Alle origini di un secolo di con-
flitti, Beit, Trieste, 2009, pp. 101-113 B. Aleksov, Forgotten Yugoslavism and Anti-
Clericalism of Young Bosnians, in Prilozi, 43, Sarajevo, 2014, pp. 79-87; V.Katz, Ideo-
logical use of Memorial Plaques dedicated to Gavrilo Princip in the upbringing and
education of generations of youth in Bosnia and Herzegovina, in Prilozi, 43, Sarajevo,
2014, pp. 99-111.
34
Organizzazione musulmana unita.
35
Cfr. A. Jahić, Vrijeme izazova. Bošnjaci u prvoj polovini XX stoljeća, Bošnjačka
nacionalna zajednica za Grad Zagreb i Zagrebačku županju, Zagreb, Bošnjački In-
stitut - Fondacija Adila Zulfikarpašića, Sarajevo, 2014, p. 85 ss.
36
M. Trogrlić, La vita, la morte e la politica in Dalmazia durante la Grande
Guerra, in S. Trinchese, F. Caccamo (cur.), Rotte adriatiche. Tra Italia, Balcani e
Mediterraneo, Franco Angeli, Milano, 2011, p. 135; E. Ivetić, op. cit., p. 29.
della «soluzione jugoslava» così come gli era stata prospettata dallo
stesso Korošec durante un’incontro avvenuto a Sarajevo poco tempo
prima37.
Intanto, il 20 luglio 1917 si erano incontrati a Corfù i rappresen-
tanti del Comitato jugoslavo (Jugoslavenski odbor), presediuto dal
croato Ante Trumbić e da alcuni esponenti del governo serbo in esi-
lio. Nonostante le opinioni divergenti riguardo l’assetto che avrebbe
dovuto assumere il futuro stato jugoslavo, a Corfù furono comun-
que individuati i presupposti politici attorno ai quali i serbi, i croati
e gli sloveni avrebbero sancito la loro unione e affidato il loro de-
stino alla dinastia Karađorđević. Il successo di Corfù, nonostante «il
difficile avvicinamento tra il Comitato jugoslavo e il governo serbo
in esilio», fu tale che a maggio dell’anno seguente, secondo la testi-
monianza del generale croato dell’esercito austro-ungarico Stjepan
Sarkotić, gran parte della popolazione bosniaca era stata «infettata»
dall’idea jugoslava38.
All’interno della nuova compagine statale del Regno dei Serbi,
Croati e Sloveni (Kraljevina SHS), la cui proclamazione avvenne for-
malmente il primo dicembre 1918, gli esponenti della comunità bo-
sniaco-musulmana tentarono di sviluppare un percorso politico au-
tonomo attraverso l’Organizzazione Musulmana Jugoslava (JMO) e
altre formazioni minori, tra cui il Partito popolare musulmano, il Par-
tito radicale musulmano e il Partito contadino musulmano39. In se-
guito alla riforma agraria del 1919, che ridimensionò innanzitutto la
posizione sociale ed economica delle famiglie musulmane più influenti
della Bosnia-Erzegovina, il JMO, nel tentativo di salvaguardare gli
interessi dei notabili musulmani e limitare l’ingerenza della classe di-
37
H. Kamberović, Hod po Trnju. Iz bosansko hercegovačke historije 20. stoljeća,
Posebna Izdanja, Institut za istoriju Sarajevu, Sarajevo, 2011, p.13; X. Bougarel, Fa-
rewell to the Ottoman Legacy? Islamic Reformism and Revivalism in Inter-War Bo-
snia-Herzegovina, in N. Clayer, E. Germain, Islam in Inter-War Europe, Hurst, pp.
313-343, 2008.
38
E. Ivetić, op. cit., pp. 28-29; J.R. Lampe, op. cit., p. 108. Il governatorato di
Sarkotić in Bosnia fu contrassegnato da una feroce repressione dell’elemento serbo.
Si trattò, secondo Lampe, di una «pulizia etnica» nei confronti dei serbi di Bosnia,
che contribuì ad aggravare le tensioni tra le comunità locali.
39
S. Ćerić, Muslimani Srpsko-Hrvatskog jezika, Svjetlost, Sarajevo, 1968, pp. 187-
188. L’Organizzazione Musulmana Jugoslava (Jugoslovenska Muslimanksa Organi-
zacija o JMO) fu fondata a Sarajevo nel febbraio del 1919. Il primo presidente eletto
fu Ibrahim Maglajić. Mehmed Spaho (1883-1939) subentrò alla guida dell’organiz-
zazione nel 1921.
40
E. Mutapčić, Pravno-historijski kontekst agrarne reforme u BiH posle Prvog
Svjetskog Rata, in Tranzicija/Transition, »asopis za ekonomiju i politiku tranzicije/Jour-
nal of economic and politics of Transition, Anno XIII, Tuzla-Travnik-Beograd-Buku-
rest, 2011, pp. 143-156.
41
Il Partito comunista jugoslavo fu fondato a Belgrado nel 1919.
42
A. Purivatra, Nacionalni i politički razvitak Muslimana, Svjetlost, Sarajevo,
1969, pp. 46-47; J.R. Lampe, op. cit., pp. 124-125.
43
A. Purivatra, M. Hadžijahić, op. cit., p. 31.
44
Ivi, pp. 31-32.
45
S. Ćerić, op. cit., p.197.
46
H. Kamberović, Mehmed Spaho (1883-1939). Politička biografija, Vijeće Kon-
gresa bošnjačkih intelektualca, Sarajevo, 2009, pp.69-70; R. Petrović, Il fallito mo-
dello federale della ex Jugoslavia, Rubettino, Catanzaro, 2005, p. 40; A. Purivatra,
M. Hadžijahić, op. cit., p. 32.
47
A. Purivatra, op. cit., p.48.
48
«Oslobođenje», 10 novembre 1968, anno XXV., n. 7343, A.Purivatra, Put do
51
D. Begić, Pokret za autonomiju Bosne i Hercegovine u uslovima Sporazuma
Cvetković-Maček, in Prilozi, Institut za Istoriju Radničkog Pokreta Sarajevo, vol. 2.,
1966, pp.177-191, p. 181; D. Bečirović, op. cit., p. 71.
52
M. Imamović, Historija Bošnjaka, Preporod, Sarajevo, 1997, pp. 519-521; Š.
Filandra, Bošnjačka politika u XX stoljeću, Šejtarija, Sarajevo, 1998, pp. 107-108.
53
«Oslobođenje», 11 novembre 1968, anno XXV, n. 7344, A. Purivatra, Put do
ravnopravnosti. Savez komunista Jugoslavije i nacionalno pitanje u Bosni i Herce-
govini do 1946. Godine; A. Purivatra, op. cit., p. 53.
4. Rat svih protiv sviju (La guerra di tutti contro tutti). – Nel-
l’ambito della narrativa storiografica socialista, la guerra di Libera-
zione ha rappresentato per lungo tempo il mito di fondazione della
«seconda» Jugoslavia, e, sul piano politico, la legittimazione del Par-
tito comunista alla guida della Repubblica Popolare Federativa di Ju-
goslavia (Federativna Narodna Republika Jugoslavija o FNRJ)55. È
anche corretto affermare che l’impalcatura ideologica, politica e am-
ministrativa della federazione jugoslava fu edificata in Bosnia-Erze-
govina durante le fasi più concitate della guerra56. La Resistenza ju-
goslava, coordinata dal Partito comunista, confluì presto nel movi-
mento popolare di Liberazione (Narodni Oslobodilački Pokret o
NOP), la cui ala militare era costituita dalle formazioni partigiane.
Tuttavia, la storiografia tradizionale di epoca socialista enfatizzò ol-
tremodo l’epopea di «Tito e i suoi compagni»57, oscurando di fatto
l’apporto prezioso, seppur indiretto, delle formazioni resistenziali non
inquadrate nel Movimento di Liberazione. Fu il caso, ad esempio,
delle bande musulmane autonome che operarono in Bosnia orientale,
i cui successi, nonostante i metodi di guerriglia a dir poco discuti-
bili, permisero ai partigiani di riconquistare ampie zone del Paese. La
54
Ivi, p. 55. L’aspetto semantico delle categorie utilizzate per definire i musul-
mani, nel secondo dopoguerra jugoslavo, fu oggetto, come vedremo, di accesi di-
battiti sia in ambito accademico che in quello politico.
55
Dal 1963 la FNRJ cambiò denominazione in Socialistička Federativna Repu-
blika Jugoslavia o SFRJ (Repubblica Socialista Federativa di Jugoslavia).
56
Con «prima Jugoslavia» ci si riferisce, solitamente al periodo monarchico tra
le due guerre (1918-1941). Il Consiglio popolare antifascista di Liberazione (AVNOJ)
si costituì in qualità di governo provvisorio e operò essenzialmente in Bosnia-Erze-
govina, dal novembre 1942 fino alla fine della guerra.
57
Il riferimento al recente lavoro di Jože Pirivijec, Tito e i suoi compagni, Ei-
naudi, Torino, 2015, in particolare al capitolo settimo, Djilas, Kardelj, Ranković.
58
M.A. Hoare, Bosnian Muslims in the Second World War: A History, C. Hurst
& Co., London, 2013.
59
Ivi, p. 7; cfr. E. Greble, Sarajevo la cosmopolita. Musulmani, ebrei e cristiani
nell’Europa di Hitler, Feltrinelli, Milano, 2012.
60
D. Bečirović, op. cit., pp. 85-89.
61
M.A. Hoare, op. cit., p. 64.
Spaho, il primo guida del JMO, l’altro reis ul ulema62. Del resto, fa
notare anche lo storico francese Xavier Bougarel «in certi momenti,
cetnici e partigiani combattevano insieme, e talvolta risultava difficile
distinguere gli uni dagli altri»63. Se a tutto ciò si aggiunge il diffuso
fenomeno delle conversioni religiose di massa, molto frequente du-
rante i primi anni di guerra, tanto da essere regolato da una serie di
dispositivi di legge, il concetto di «appartenenza» e quello di identità
assumono ulteriori sfumature. Tra aprile e ottobre del 1941 non meno
di duemila ebrei, il venti per cento della comunità sefardita di Sa-
rajevo, si convertirono in parte al cattolicesimo e in parte all’islam,
con la speranza (vana) di evitare le persecuzioni degli agenti ustaša64.
Negli stessi mesi, stando ai rapporti delle autorità croate, si registra-
rono frequenti casi di conversione anche tra i serbi di confessione or-
todossa, che nell’inutile tentativo di sfuggire ai loro aguzzini decide-
vano di dichiararsi, secondo le necessità del momento, musulmani o
cattolici. La pratica della conversione, nella provincia bosniaca, ri-
guardava spesso interi villaggi o gruppi famigliari molto estesi. A Mali
Gradac, un villaggio con qualche centinaio di anime, 19 persone di
fede “greco-orientale” chiesero e ottennero il permesso di convertirsi
alla fede cattolica65.
Sia la base ideologica della Resistenza che le strategie politiche
delle forze d’occupazione contenevano molti elementi attinti dall’ar-
ticolato patrimonio della cultura tradizionale nazionalista, che i di-
versi gruppi della regione avevano portato in dote all’appuntamento
con la guerra. Le teorie sulla nazione, che si affermarono nel corso
dell’Ottocento, durante l’occupazione ottomana e asburgica, trovava-
rono piena applicazione nelle pratiche ideologiche del regime dello
Stato Indipendente di Croazia.
L’occupazione dei territori bosniaci da parte dell’NDH aveva com-
portato l’assimilazione della popolazione musulmana ad un presunto
patrimonio biologico-culturale croato. L’elemento distintivo dell’ap-
partenenza nazionale croata, infatti, all’epoca dell’NDH, non era ri-
62
Fehim Spaho, fratello di Mehmed, leader del JMO, ricoprì la carica di reis ul
ulema dal 1938 al 1942. Il reis Spaho si dichiarava musulmano di nazionalità croata.
63
X. Bougarel, op. cit., p. 99.
64
E. Greeble, op. cit., p. 107.
65
HR-DAZG, Nezavisna Državna Hrvatska, (Mup-NDH, 21378/41) K. 45, 46,
53, Ministarstvo Pravosudja i Bogoštovlja, n. 1626-B-1941. Mali Gradac selo, «vje-
rozakonski prijelaz stanovnika grčko istočne vjere na rimo-katoličku». Zagreb, 9.
rujna, 1941.
66
N. Kisić Kolanović, Islamska varijanta u morfologiji kulture NDH 1941-1945,
in Časopis za suvremenu povijest, vol. 39, n. 1, 2007, p. 64.
67
Hrvatski Narod. Zagreb, anno 3, nr.71, 23 aprile 1941, p.5; Xavier Bougarel,
op. cit., p.105.
68
Zemaljski Antifašističko Vijeće Narodnog Oslobođenja Bosne i Hercegovine.
69
Службени лист Федералне Босне и Херцеговине, anno I, n.1, 20 giugno 1945,
Резолуција Земалјиског Антифашистичког Бијећа Нaродног Ослобођења Босне и
Херцеговине, Сарајево, 20 novembre 1943, p.2. Nel testo originale “Srbi, Hrvati i
Muslimani”. Secondo le regole ortografiche del serbo-croato-bosniaco, i sostantivi di
nazionalità si scrivono con l’iniziale maiuscola. Nel nostro caso, «Musliman» si ri-
ferisce alla (presunta) nazione musulmana, mentre «musliman» è il termine con il
quale ci si riferisce al seguace della religione islamica; una differenza non di poco
conto se consideriamo le implicazioni che comportava, nella forma scritta, l’uso del-
l’uno o dell’altro termine. In una sorta di preambolo alla Costituzione della SRBiH
del 1963, il termine Muslimani fu usato, per la prima volta in un documento del ge-
nere, nella sua accezione di «componente etnica» (Cfr. “Ustav Sočijalističke Repu-
blike Bosne i Hercegovine”, Službeni list NRBiH, XIX, n.14, 11 aprile 1963, vol. I,
p. 153).
70
Antifašitičko Vijeće Narodnog Oslobođenja Jugoslavije.
71
Дekларација другог заседанја антифашистичког већа народног ослобођенја
Југославије (29.XI.1943), in Службени лист демократске федеративне Југославије, 1
febbraio 1945, Београд, n. 1, anno I, p.4; Marko Attila Hoare, op. cit., pp.183-184.
La nascita della «seconda» Jugoslavia, per il Partito comunista, avvenne proprio in
occasione della seconda sessione dell’AVNOJ, il 28 novembre 1943 a Jaice, in Bo-
snia-Erzegovina.
72
X. Bougarel, op. cit., p.120.
73
A. Omerika, The Role of Islam in Academic Discourses on the National Iden-
tity of Muslims in Bosnia Herzegovina, 1950-1980, in Islam and Muslim societies: A
Social Science Jurnal, vol. 2, n. 2, New Delhi, 2006, pp. 351-376, p 352.
74
M.A. Hoare, op. cit., p. 287; Xavier Bougarel, op. cit., p. 127.
75
Устав Народне Републике Босне и Херцеговине, in Службени лист Народне
Републике Босне и Херцеговине, 8 gennaio 1947, n.1, anno III, pp. 2-18.
76
Nel 1952, in occasione del VI Congresso del Partito comunista jugoslavo a
Zagabria (dal 2 al 7 novembre), la denominazione del Partito cambiò in Lega dei
comunisti jugoslavi (Savez Komunista Jugoslavije o SKJ).
77
Cfr. V. Katz, Društveni i ekonomski razvoj Bosne i Hercegovine 1945.-1953.,
Institut za Istoriju, 2011.
78
Federativna Narodna Republika Jugoslavija (Repubblica Popolare Federativa
di Jugoslavia).
79
Службени лист Федералне Босне и Херцеговине, год. I, бр. 1, 20.6.1945, стр.
5, Одлука Земалјског Антифашистичког Вијећа Народног Ослобођенја Босне и
Херцеговине.
80
A. Omerika, op. cit., p. 352.
81
Ustav Islamske Vjerske Zajednice u Federativnoj Narodnoj Republici Jugosla-
viji, Vrhovno Islamsko Stariješinstvo u FNRJ, Sarajevo, 1947.
82
A. Zulfikarpašić, Bosanski pogledi, nezavisni list muslimana Bosne i Hercego-
vine u iseljeništvu. 1960-1967, Zurich, STAMACO, 1984, p. 422.
83
F. Karčić, op. cit., p. 1034.
84
Antifašistički Front Žena o AFŽ.
85
Službeni list narodne NRBiH, anno VI, n. 32, 272, Zakon o zabrani nošenja
zara i feredže.
86
Il rituale del pellegrinaggio alla Mecca dalla prospettiva dei rapporti diploma-
tici jugoslavi è stato oggetto di un mio recente contributo dal titolo Viaggiare per
fede. Il pellegrinaggio alla Mecca e la politica estera jugoslava (1949-1961), in Dia-
cronie, Studi di Storia contemporanea, 36, 4/ 2018.
87
S. Jaliman, Politički osuđenici u kazneno-popravnom domu u Zenici 1945-1954
Godina, in Dru_tvena istra_ivanja, »asopis Pravnog fakulteta Univerziteta u Zenici,
Rivista della Facoltà di Giurisprudenza, Università di Zenica; n. 2, anno II; Zenica
2008, pp. 13-27; Suđenje organizatorima i rukovodiocima terorističke organizacije
“Mladi Muslimani”, in Oslobođenje, Organ Izvršnog Odbora Narodnog Fronta Bo-
sne i Hercegovine, anno VI, n .865, p. 2.
88
N. Žutić, Protokol Jugoslavije i Vatikana iz 1966. Godine, in Istorija 20. Veka,
1/2013, pp. 135-156; M. Akmadža, Pregovori Svete Stolice i Jugoslavije i potpisivanje
protokola iz 1966. Godine, in »asopis za suvremenu povijest, 36(2), pp. 473-503.
89
I. Lučić, Making the “Nation” Visible: Socialist Census Policy in Bosnia in the
early 1970s, in The Ambiguos Nation, Case Studies from Southeastern Europe in the
20th Century, Oldenbourg Verlag München, 2013, pp. 423-448, p. 426.
90
Federativna Narodna Republika Jugoslavija, Savezni Zavod za statistiku i evi-
denciju. Konačni rezultati popisa stanovništva od 15 marta 1948 godine, Knjiga V,
Stanovništvo po pismenosti, Beograd, 1955, p. XI.
91
Federativna Narodna Republika Jugoslavija, Savezni Zavod za statistiku i evi-
denciju. Konačni rezultati popisa stanovništva od 15 marta 1948 godine, Knjiga I,
Stanovništvo po polu i domaćinstva, Beograd 1951, p. LXXII; Federativna Narodna
Republika Jugoslavija, Savezni Zavod za statistiku i evidenciju. Konačni rezultati po-
pisa stanovništva od 15 marta 1948 godine, Knjiga IX, Stanovništvo po narodnosti,
Beograd, 1954, pp.128-129; Nacionalni Sastav Stanovništva SFR Jugoslavije, knjiga
I, podacima po naseljima i opštinama, Savezni zavod za statistiku, Beograd, 1991,
p.11. Oltre ai principali gruppi nazionali jugoslavi (serbi, croati, sloveni, macedoni e
montenegrini), nel 1948, in Bosnia-Erzegovina, furono censite piccole comunità di
bulgari, cechi, slovacchi, russi, russo-ucraini, albanesi, ungheresi, tedeschi, rumeni,
valacchi, italiani, turchi e cigani.
92
Cfr. Kraljevina Jugoslavija. Definitivni rezultati popisa stanovništva od 31 marta
1931 godine. Knjiga II. Prisutno stanovništvo po veroispovesti. Državna štamparija,
Beograd, 1938.
93
«Il termine musliman designa l’appartenenza alla confessione musulmana e non
ha nessun rapporto con la questione nazionale», M. Pijade, O popisu stanovništva,
Borba, vol. XVIII, n. 20, 21 gennaio 1953, riportato in M. Pijade, Izabrani spisi,
tomo 1, libro 5. Beograd: IIRP, 1966, pp. 946-949, citato da M. A. Hoare, op. cit.,
p. 132; Popis stanovništva 1953, libro I, Vitalna i Etnička Obeležja, Federativna Na-
rodna Republika Jugoslavija, Savezni Zavod za Statistiku, Beograd, 1959, p. XXXIV.
94
«Jugosloveni neopredjeljeni».
95
E. Ivetić, op. cit., pp. 9-12. Ivetić mette in guardia sul significato del termine
jugoslavenstvo (croato)/jugoslovenstvo (serbo): «Non è semplice cogliere il corri-
spettivo italiano (e in altre lingue) di jugoslavenstvo/jugoslovenstvo, poiché a seconda
della circostanza del dicorso, del libro o del saggio di riferimento, esso potrebbe es-
sere tanto la jugoslavità, cioè l’essere jugoslavi (popoli o culture), quanto lo jugo-
slavismo nel senso di ideologia o progetto politico».
96
Nacionalni Sastav Stanovništva SFR Jugoslavije, knjiga I, podacima po na-
seljima i opštinama, Savezni zavod za statistiku, Beograd, 1991, p. 11.
97
Cfr. G. Vercellin, Istituzioni del mondo musulmano, Einaudi, Torino, 2002, pp.
15-21.
98
Uno strumento prezioso per ricostruire le attività «diplomatiche» della Co-
munità religiosa islamica è la rivista Glasnik Vrhovno Islamskog Starješinstva u Fe-
derativnoj Narodnoj Republici Jugoslaviji (abbreviato: Glasnik VIS-a)
99
Glasnik VIS-a, XIII (XXV), 1-3/1962, p. 54. Da quel momento in poi, di-
versamente dal passato, le istanze d’espatrio per il pellegrinaggio alla Mecca, in as-
senza di particolari impedimenti, sarebbero state tutte autorizzate indipendentemente
dal numero delle richieste.
100
Popis stanovništva 1961, libro I, Vitalna, etnička i migraciona obeležja, Sočija-
listčka Federativna Republika Jugoslavija, Beograd, 1970, pp. XVIII-XIX. Popis sta-
novništva, domaćinstava i stanova u 1961. Godini. Nacionalni sastav stanovništva
FNR Jugoslavije, podaci po naseljima i opštinama, Vol. III. Savezni Zavod za Stati-
stiku, Beograd, 1994, p. 5; Demografska Kretanja i karateristike stanovništva jugo-
slavije prema nacionalnoj pripadnosti, Belgrade, IDN, 1978, p. 15, citato in X. Bou-
garel, op. cit., p. 142.
101
S. Mrdjen, Narodnost u popisima. Promjenljiva i nestalna kategorija, in «Sta-
novništvo», 1-4, 2002, pp. 77-103, p. 80.
102
Nei documenti amministrativi, il termine Musliman, nella sua funzione di et-
nonimo, era riportato con l’iniziale maiuscola, mentre musliman, con l’iniziale mi-
nuscola, continuava a essere utilizzato per riferirsi ai seguaci dell’islam.
103
E. Hajdarpašić, op. cit., pp.18-20. Nel caso dei volumi pubblicati in lingua
italiana, narod è stato tradotto sia come «nazione» che «popolo». Nel volume di
Jože Pirjevec, Tito e i suoi compagni, pubblicato da Einaudi nel 2015 (titolo origi-
nale: Tito in tovariši) l’aggettivo narodni è stato tradotto a volte come «popolare»
altre come «nazionale» e a volte con il sostantivo «Stato».
104
Il termine narodnost veniva solitamente impiegato per indicare le entità na-
zionali non costituenti che avevano i propri «riferimenti etnici» fuori dai confini ju-
goslavi: a quei tempi in Jugoslavia ci si riferiva, ad esempio, agli albanesi, ai tede-
schi, agli italiani e alle altre minoranze nazionali presenti nel territorio federale.
105
A. Purivatra, op. cit., p. 59. Purivatra, a tal proposito scrive: «In base a ciò è
opportuno ricordare che l’individualità etnica dei Musulmani bosniaco-erzegovesi
nella maggior parte dei documenti del partito della guerra di Liberazione nazionale
e della rivoluzione popolare si esprime con il concetto di narod».
106
Savezni Zavod za statistiku, Nacionalni sastav stanovništva SFRJ po naseljima
i opštinama, Beograd: SZS, 1991; H. Kamberović, op. cit., pp. 59-81, p.61; A. Puri-
vatra, op. cit., pp.32-34. SR BiH sta per Socijalistička Republika Bosna i Hercego-
vina.
107
K. Boeckh, Vjerski progoni u Jugoslaviji 1944.-1953.: staljinizam u titoizmu,
in Časopis za suvremenu povijest, anno 38, n. 2, dicembre 2006, pp. 373-716. OZNA
è l’acronimo di Odeljenje za Zaštitu Naroda (Dipartimento per la difesa del po-
polo). Dopo la riorganizzazione del 1946, l’OZNA cambio denominazione in Uprava
Državne bezbednosti o UDB-a (Amministrazione per la sicurezza dello Stato).
108
Sull’uso del termine «liberale» e «conservatore» nell’ambito della politica ju-
goslava di epoca socialista si fa riferimento all’uso che propone Sabrina P. Ramet:
«Per liberale, nel contesto jugoslavo intendo qualcuno che favorisce la riduzione del
controllo del partito centrale e una minore supervisione del partito sulla società. Per
conservatore, nel contesto jugoslavo intendo qualcuno che favorisce un forte con-
trollo del partito centrale e uno stretto controllo del partito sulla società». Cfr. S.P.
Ramet, The Three Jugoslavias. State-Building and Legitimation, 1918-2005, Woo-
drow Wilson International Center Press, Washington, D.C. 2006, p. 211.
109
I. Štiks, Nations and Citizens in Yugoslavia…, cit., p. 69.
110
(ABH) ACKSKBiH, K. 7, Aktivnost Saveza Komunista povodom pojava na-
cionalizma, šovinizma, djelovanja konzervatnih snaga poraženih na IV plenum CK
SKJ i drugih vidova neprijateljske djelatnosti. Sarajevo, marta 1968. Nell’inchiesta del
Comitato Centrale della Lega dei comunisti bosniaci, condotta nelle città di Neve-
sinje, Stolac e Kiseljak, emersero frequenti e preoccupanti casi di violenza di matrice
nazionalista. A Nevesinje, l’anno successivo la caduta di Ranković, se ne contarono
27. «Qui – si legge nel rapporto – non sono rare le canzoni su Ranković […] ci
sono sempre più casi di esaltazione dell’atteggiamento cetnico e grande-serbo». Ranko-
viÊ veniva costantemente celebrato dai gruppi pro-cetnici come il «più grande figlio
della Serbia».
111
Il documento fu una chiara denuncia all’Accordo di Novi Sad del 1954 in
occasione del quale fu dichiarata l’unità linguistica “serbo-croata” o “croato-serba”
come uno dei simboli più evidenti dell’unità jugoslava. La Dichiarazione del 1967
fu considerata come una preoccupante manifestazione di nazionalismo dai vertici del
Partito comunista croato e dallo stesso Tito.
112
H. Kamberović, op. cit., p. 275. Per avere un’idea del complesso dibattito sulla
questione nazionale musulmana, in particolar modo in ambito accademico, è op-
portuno fare riferimento alla rassegna bibliografica curata da Muhamed Hadžijahić
e Atif Purivatra, pubblicata dalla Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Sa-
rajevo nel 1971, con il titolo: Građa za bibliografiju o nacionalnoj problematici Bo-
snaskih Muslimana. Prilog studijskom projektu „Međunacionalni odnosi u Jugoslaviji
i problemi federalizma“ Instituta društvenih nauka u Beogradu. (Materiale per la bi-
bliografia sulla problematica nazionale dei musulmani bosniaci. Contributo al pro-
getto di studio «relazioni tra le nazioni in Jugoslavia e il problema del federalismo»
dell’Istituto di Scienze sociali di Belgrado).
113
“Oslobođenje”, 30 maggio 1968, godina XXV, n. 7178, p. 4. Demokratsko
dogovaranje o politici nacionalne ravnopravnosti; “Oslobođenje”, 31 maggio 1968,
Anno XXV, n. 7179, pp. 4-5. Platforma Ćosić i Marjanovića je nacionalistička, ne-
samoupravna i birokratska. Clanovi Centralnog komiteta oštro osudili stavove Do-
brice Ćosića i Jovana Marjanovića o ravnopravnosti među narodima i narodnostima.
In seguito alle polemiche sollevate nei confronti del partito, Ćosić e Marjanović fu-
rono esautorati delle loro funzioni politiche.
come uno dei simboli più evidenti dell’unità jugoslava. La Dichiarazione del 1967
fu considerata come una preoccupante manifestazione di nazionalismo dai vertici del
Partito comunista croato e dallo stesso Tito.
112
H. Kamberović, op. cit., p. 275. Per avere un’idea del complesso dibattito sulla
questione nazionale musulmana, in particolar modo in ambito accademico, è op-
portuno fare riferimento alla rassegna bibliografica curata da Muhamed Hadžijahić
e Atif Purivatra, pubblicata dalla Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Sa-
rajevo nel 1971, con il titolo: Građa za bibliografiju o nacionalnoj problematici Bo-
snaskih Muslimana. Prilog studijskom projektu „Međunacionalni odnosi u Jugoslaviji
i problemi federalizma“ Instituta društvenih nauka u Beogradu. (Materiale per la bi-
bliografia sulla problematica nazionale dei musulmani bosniaci. Contributo al pro-
getto di studio «relazioni tra le nazioni in Jugoslavia e il problema del federalismo»
dell’Istituto di Scienze sociali di Belgrado).
113
“Oslobođenje”, 30 maggio 1968, godina XXV, n. 7178, p. 4. Demokratsko
dogovaranje o politici nacionalne ravnopravnosti; “Oslobođenje”, 31 maggio 1968,
Anno XXV, n. 7179, pp. 4-5. Platforma Ćosić i Marjanovića je nacionalistička, ne-
samoupravna i birokratska. Clanovi Centralnog komiteta oštro osudili stavove Do-
brice Ćosića i Jovana Marjanovića o ravnopravnosti među narodima i narodnostima.
In seguito alle polemiche sollevate nei confronti del partito, Ćosić e Marjanović fu-
rono esautorati delle loro funzioni politiche.
del SIV, Avdo Humo, funzionario del CK SKJ, Džemal Bijedić, pre-
sidente dell’Assemblea parlamentare della Bosnia-Erzegovina114.
Una prima e importante svolta politica nella questione nazionale
musulmana si ebbe nel primo semestre del 1968. Durante i lavori
della XVII e della XX seduta del CK SKBiH, convocate rispettiva-
mente per gennaio e maggio, i comunisti bosniaci espressero in ma-
niera inequivocabile la posizione del partito riguardo la componente
bosniaco-musulmana. «L’esperienza ha mostrato i danni delle diverse
forme di espressione e insistenze del passato, quando all’inizio i mu-
sulmani venivano classificati, dal punto di vista nazionale, come serbi
o croati, poiché oggi si è dimostrato, e lo conferma l’attuale prassi
socialista, che i musulmani sono una nazione distinta». Questa di-
chiarazione in particolare, riportata nei verbali del Comitato Centrale
e pubblicata il 18 maggio su Oslobođenje, è stata considerata da di-
versi autori la chiave di volta del nuovo impianto politico della Lega
dei comunisti riguardo l’annosa questione nazionale musulmana115.
Affermando ufficialmente l’esistenza della nazione musulmana, per la
prima volta dalla fine della guerra, i comunisti bosniaci rigettarono
definitivamente le pretese territoriali sulla Bosnia-Erzegovina e le pres-
sioni sulla comunità musulmana avanzate negli anni dai nazionalisti
serbi e croati.
Ad ogni modo, ad accelerare la risoluzione della questione mu-
sulmana, nonostante l’opposizione degli ambienti conservatori interni
114
Centralni Komitet Saveza Komunista Bosne i Hercegovine o CKSKBiH (Co-
mitato Centrale della Lega dei comunisti della Bosnia-Erzegovina); Savezno izvršno
Vijeće o SIV (Consiglio esecutivo federale); Centralni Komitet Saveza Komunista Ju-
goslavije o CK SKJ (Comitato Centrale della Lega dei comunisti jugoslavi).
115
“Zaključci o idejno političkim zadacima komunista Bosne i Hercegovine u
daljem ostvarivanju samoupravnosti naroda i narodnosti i razvijanju međurepubličke
saradnje” in Oslobođenje-Nedjelja, anno XXV, n.7166, 18 maggio 1968, p. 6. «Praksa
je pokazala štetnost raznih oblika pritisaka i insistiranje iz ranijeg perioda da se Mu-
slimani u nacionalnom pogledu opredjeljuju kao Srbi odnosno kao Hrvati, jer se i
ranije pokazivalo, a to i današnja socijalistička praksa potvrđuje da su Muslimani
poseban narod». Iva Lučić, Stavovi Centralnog Komiteta Saveza Komunista Jugo-
slavije o nacionalnom identitetu Bosanskih Muslimana/Bošnjaka. Između afirmacije,
negacije i konfesionalne artikulacije, in Rasprave o nacionalnom identitetu BošnjakaÉ,
cit., pp. 97-115, p.106; Höpken W., Die Jugoslawischen Kommunisten und die bo-
snischen muslime, in Die muslime in der Sowjetunion und in Jugolsawien: Identität,
Politik, Widerstand, Colonia 1989, citato da Noel Malcom, Storia della Bosnia, Bom-
piani, 2000, p. 266; Atif Purivatra, Nacionalni i politički razvitak Muslimana, Svje-
tlost, Sarajevo, 1969, p. 30.
116
“Oslobođenje”, 31 maggio 1968, anno XXV, n. 7179, p. 5; “Oslobođenje”,
24 novembre 1968, Anno XXV, n. 7357, p. 1.
117
(ABH) ACKSKBiH 1968 str. Pov. […] a intervenciji u ČSR, NN. Strogo
Povjerljivo 221, Centralni Komitet Saveza Komunista Jugoslavije, str. Pov. 03-14/1,
6 septembra 1968. god. Materijale sa zajedničke sednice Predsedništva i Izvršnog Ko-
miteta Centralnog Komiteta SKJ održane 2 septembra 1968. godine, p. 18; ABH
ACKSKBiH, K. NN, Strogo Povjerljivo […] o intervenciji u ČSR, CKSKJ, Strogo
pov. br. 03-14/1, 6 septembar 1968. god. Beograd. Materijal sa zajedničke sednice
Predsedništva i Izvršnog Komiteta Centralnog Komiteta SKJ održane 2.septembra
1968. godine. Beleška o prijemu sovjetskog ambasadora kod Predsednika Tita, 30.
avgusta 1968, pp. 1-18, Brioni 31 avgusta 1968. Ad un punto del discorso, Tito, ri-
volgendosi all’ambasciatore russo, disse: «I popoli della Jugoslavia hanno combat-
tuto contro il fascismo. La Jugoslavia ha avuto un milione e settecentomila vittime.
Siamo pronti anche oggi al sacrificio se si mette in pericolo la nostra indipendenza
e la nostra via autonoma per l’edificazione del socialismo. Qualora la Jugoslavia fosse
minacciata, come da Oriente così da Occidente, essa si difenderà risolutamente. Se
l’attacco alla Jugoslavia arrivasse da Occidente, così come da Oriente, la Jugoslavia
combatterà risolutamente per la difesa della sua indipendenza. Su questo non si può
dubitare».
118
Socijalistički savez radnog naroda Jugoslavije (Lega socialista del popolo la-
voratore della Jugoslavia)
119
AJ KPR 2-4-b/45 27. I-18. VII 1970. br. 762/1 9. II 1971, Pripreme za po-
pis stanovništva i stanova u 1971. godini.
120
H. Đozo, Islam i Musliman, in Glasnik Vrhovnog islamskog starješinstva u
SFRJ, XXXIII/5-6, maggio-giugno 1970, pp. 201-206, p.205. Sulla vita di Husein
Đozo si rimanda alla biografia di E. KariÊ, Husein Đozo, Dobra Knjiga, Sarajevo,
2010.
121
La scelta della denominazione da utilizzare per la componente nazionale mu-
sulmana fu il risultato di lungo dibattito che vide schierarsi da una parte i sosteni-
tori del termine Musliman e dall’altra coloro favorevoli all’alternativa Bošnjak. Nel
1971 la scelta cadde quindi sull’etnonimo Musliman. Nel 1993, il Bošnjački sabor (il
consiglio dei bošnjaci) decise di abbandonare l’etnonimo Musliman/Muslimani a fa-
vore di Bošnjak/Bošnjaci. Cfr. X. Bougarel, Od ‘Muslimana’ do ‘Bošnjaka’, pitanje
126
E.J. Hobsbawm, Nazioni e nazionalismi dal 1870. Programma, mito e realtà,
Einaudi, Torino, 1991 (2002), pp. 12-13.
127
A.D. Smith, Le origini etniche delle nazioni, il Mulino, Bologna, 1998, p. 422.
128
S. P. Ramet, op. cit., p. 212.
129
B. Anderson, Immagined comunities. Refelctions on the Origin and Spread of
Nationalism, Verso, London-New York, 1983, 2nd edition, 1991 (ed. it. Comunità
immaginate. Origini e fortuna dei nazionalismi, Laterza, Bari-Roma, 2018, p. 5).
130
M. Snježana, Narodnost u popisimia. Promjenljiva i nestalna kategorija, Bi-
blid, 0038-982X 1-4, pp. 77-103, p. 82.
131
The referendum on Indipendence in Bosnia-Herzegovina, February 29-March
1, 1992, Commission on Security and Cooperation in Europe, 102nd Congress, Ist
Session, p. 10.