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Tightrope

Coaching
appunti visuali
eSuggestioni metaforiche
spunti metaforici
ad ad
usouso personale
personale
e professionale
e professionale

Scuola Italiana di Life & Corporate Coaching - Roma: Ottobre 2010/Marzo 2011
Elaborato di fine corso dell’allievo coach Emilio Iannarelli
Premessa potenzialità, della proattività, della virtù, cioè
In occasione dell’ultima lezione del corso, il mio sostanzialmente ad una buona parte della teoria e
formatore Luca Stanchieri, nell’illustrare la giusta dei metodi del coaching.
tensione tra l’orizzontalità dell’ordinario Ovviamente la natura dell’elaborato non consente
quotidiano e la verticalità della ricerca, della una trattazione esauriente di tutte le categorie
scoperta e del sogno, ha improvvisamente citate, e si affronterà pertanto, per alcuni casi
stilizzato sulla lavagna un piccolo equilibrista ben esemplificativi, la metodologia di possibile
saldo su un precario segmento d’un improbabile coordinamento dei due ambiti.
quadrante cartesiano. Mi porrò in conclusione alcune domande che
Quell’immagine ha suscitato in me una tempesta dall’arte del funambolismo possono agevolmente
d’immagini, richiami letterari, ricordi ammirati di essere trasposte al metodo del coaching.
gesti spavaldi e poetici, stupore smarrito al Il percorso che ha portato a questo mio primo (e
pensiero di quanta bellezza possa dischiudersi e disastrosamente incompleto) tentativo di
fiorire quando un uomo incontra e riconosce il suo sistematizzazione in un campo per me del tutto
vero Se, le sue potenzialità e i suoi sogni. nuovo, ha rappresentato una fase d’interessante
Da quando ebbi la fortuna diversi anni fa di scoperta, e potrei già per questo ritenermi
imbattermi in libreria nel suo “Trattato di soddisfatto; ma ho anche in me la speranza che la
funambolismo”, Philippe Petit ha rappresentato per forza metaforica del cavo teso, possa in futuro
me un utile esempio di pragmatico sognatore, per costituire una copiosa fonte d’ispirazione, oltreché
la sua capacità di concepire e realizzare imprese un utile strumento professionale, per me e per i
artistiche estreme e apparentemente inutili, unita miei compagni di corso, che ringrazio per avermi
alla dote di riuscire a declinare i suoi sogni in una reso leggere e perfino divertenti le mie prime goffe
sequenza di piccole azioni precise ed esibizioni di disequilibrio.
estremamente concrete, ma, anche, ad
un’incrollabile perseveranza.
E proprio per onorare quell’intuizione avuta
qualche anno fa, e col tempo pazientemente ƒ Philippe: tendere cavi, congiungere punti 3
alimentata, mi sembra giusto, a conclusione di ƒ Parola di funambolo 4
questo mio primissimo approccio al mondo del ƒ Coach-mantra 4
coaching, rileggere e reinterpretare attraverso la ƒ Gratitudine 5
teoria, i metodi e gli strumenti studiati in questi ƒ Rioorientamento dello smarrimento 5
ultimi mesi, tutte le mie suggestioni e riflessioni ƒ Fisica dell’equilibrio 5
sulla specificità di un’arte così particolare come il ƒ La solitudine del funambolo 6
funambolismo, e di un uomo, comune e raro al ƒ Sono io l’ingegnere del mio progetto 6
tempo stesso, che di quest’arte ha fatto un modo di ƒ Prima di mettere piede a terra 7
vivere. ƒ I limiti, i sogni 8
ƒ L’errore è partire senza speranza 8
Di grande fascino è per me anche l’idea che il
ƒ Da dove, verso dove 9
concetto di equilibrio su cui si fonda il
ƒ Uno per volta 9
funambolismo sia perfettamente sovrapponibile
ƒ E ci hai pensato al vento? 9
alle elaborazioni sulla “cura di se” di tanti ƒ Piano d’azione come piano criminale 10
pensatori della filosofia classica, cui fa ampio ƒ Brevi conclusioni programmatiche 11
riferimento il coaching umanistico.
ƒ Bibliografia 11
In questo mio elaborato mi riferirò in particolare
all’impresa della sua passeggiata tra le Twin
Towers del 7 agosto 1974 perché si tratta di un
evento ampiamente documentato non solo nella
sua fase esecutiva, ma anche nel suo lucido
periodo preparatorio, durato, nelle sue alterne fasi,
ben 6 anni.
Ritengo che tutti i ricordi e le osservazioni di
Philippe su quell’impresa possano costituire un
utilissimo ausilio per ogni coach, soprattutto per
quanto attiene (in rigoroso ordine alfabetico) alle
categorie dell’autoefficacia, dell’autogoverno,
della creatività, del flow, del focus, del goal
setting, degli obiettivi, del piano d’azione, delle

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Philippe: tendere cavi , congiungere punti Di seguito riporto alcuni passaggi tratti dai libri
dello stesso Petit che ben aiutano a inquadrare i
tratti salienti della sua personalità:

Nessuno desidera assumermi, perché ostento


un’assurda arroganza; per un certo tempo faccio
di tutto per non cambiare. Diventa fondamentale
scrivere, giocare a scacchi, imparare il russo la
corrida, scoprire l’architettura, l’ingegneria,
inventarmi nascondigli, costruirmi case sugli
alberi, esercitarmi a scassinare serrature; mi
abbandono alla mia sete di conoscenza, affino il
mio perfezionismo. [2, pp. 15]

Fig. 1 Philippe, all’epoca delle sue prime imprese, e un cavo da Non so perché, ma già quando avevo cinque anni
camminata a trefoli d’acciaio.
avevo un punto di vista molto forte su tutto. A
Philippe Petit nasce in Francia nel 1949. Sin da cinque anni! Non volevo giocare con gli altri
bambino si dedica alla magia e alla bambini, volevo giocare da solo. Non mi piaceva
prestidigitazione, e a sedici anni scopre e si tuffa a quello che gli altri facevano ai miei giochi. Sono
capofitto nell’arte del funambolismo. E’ cresciuto in questo modo, e ovviamente ho
radicalmente autodidatta, e non sopporta la acquisito una sorta di arroganza e scetticismo.
disciplina scolastica, tanto che viene espulso da 5 Quando la gente mi diceva qualcosa a cinque, sei,
scuole. Da autodidatta impara a cavalcare, a tirare sette anni, non ci credevo. Volevo scoprire io
di scherma, ad arrampicarsi, ad affrontare i tori, stesso se era vero o no. Poi ho iniziato a mettere in
l’inglese, lo spagnolo, il russo e il tedesco, ma discussione le regole. Quando mi si ordinava di
anche a truffare, a borseggiare e l’arte della fare una certa cosa, io chiedevo perché e
falegnameria (e su queste ultime abilità sono in contestavo. Da adolescente ho iniziato a essere un
uscita due nuovi libri: “L’arte del borseggio” e poeta e un ribelle: un poeta ribelle, non un artista
“Costruire un fienile”). ribelle. [3, pp. 33]
Per interpretare al meglio la sua passione e arte di
funambolo studia con interesse molte materie A diciassette anni, visto che a sei avevo imparato
ingegneristiche. l’arte della magia, e a quattordici i giochi di
Recita in diversi film e rappresentazioni. Il film- destrezza, sono diventato funambolo. (…) Allora
documentario “Man on wire” diretto da James vivevo a Parigi ed ero un borseggiatore criminale.
Marsh, nel quale si racconta nei dettagli tutta la L’avevo imparato da solo. L’ho fatto per poco
fase preparatoria e l’esecuzione dell’epica tempo, forse sei mesi, ma non mi è mai interessato
passeggiata da lui eseguita nel 1974 su un filo teso rubare soldi o oggetti per poi rivenderli, tanto è
tra le Torri Gemelle del World Trade Center, nel vero che spesso restituivo la refurtiva. Non mi
2009 vince il premio Oscar. interessava rubare per la ricchezza, mi interessava
Più recentemente Philippe intraprende anche rubare per la bellezza. [3, pp. 34]
l’attività didattica: già da diversi anni tiene corsi
sulla creatività, e lo scorso anno ha avviato a New Forse per il fatto che non sono mai andato a
York [6] delle master class della durata di 3 giorni scuola – da bambino sono stato sbattuto fuori da
destinate ai “veramente interessati” per una cinque scuole perché facevo numeri di magia
“Esplorazione nel teatro dell’equilibrio”. invece di imparare, sono diventato un uomo che ha
l’istruzione di un ladro. Vivo la mia vita e rubo
delle cose, rubo la conoscenza, trovo qualcosa
di’interessante e la disegno, parlo con qualcuno e
costruisco la mia personalità partendo dalla vita,
dalla strada, da altri mondi. [3, pp. 49]

Invito Francis a fare due passi con me sulla neve.


Abbiamo mille storie da raccontarci. Gli comunico
il mio entusiasmo per quella metropoli eccitante:
“Un giorno conquisterò New York. Tenderò un
cavo fra gli edifici più alti e diventerò il re del
Fig. 2 Materiale pubblicitario per le master class di funambolismo
tenute da Philippe cielo americano!”

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Sa che ne sarei capace, la sua risata me lo questo è frutto della mente. Per camminare su una
conferma. [2, pp. 32] corda tesa si ha certamente bisogno del corpo, ma
prima di tutto è necessario generare una
La generosità con cui Philippe fornisce dettagli e sorprendente energia di solidità e di fede: bisogna
riflessioni biografiche sull’intero arco della sua credere.
esistenza, unita al suo non comune talento letterario, Quando sono sulla fune, quando, dopo aver
consentono di delineare, senza eccessivi azzardi, un afferrato la mia asta da equilibrista, sono pronto a
inquadramento del suo carattere in termini di
partire, devo sapere in anticipo, prima di fare il
potenzialità.
Philippe sin dalla più giovane età mostra una forte primo passo, che arriverò dall’altra parte. Se non
consapevolezza e determinazione a vivere lo sapessi fuggirei via, perché sarebbe terrificante.
intensamente la propria esistenza, e in tal senso Questa è fede. Forse è una fede religiosa; di certo
allena costantemente e tenacemente uno spettro di ha a che fare con la mente. La mia filosofia è
potenzialità molto ampio. Oltre a un forte senso di avere un’idea, un progetto, impegnare la mia
autogoverno e autoefficacia, emerge in modo mente in qualcosa e poi coinvolgere il corpo
sufficientemente chiaro che le virtù di maggior peso tirandolo per la manica. Il corpo seguirà la mente.
relativo sono quelle della saggezza/conoscenza Certo, per fare le sue dodici piroette Baryshnikov
(creatività, curiosità, amore per l’apprendimento), il ha bisogno di dodici anni di lavoro, ma è solo un
coraggio (in tutte le corrispondenti potenzialità
dettaglio. L’importante è la mente. [3, pp.44-45]
(audacia, persistenza, integrità, vitalità) e la
trascendenza (capacità di apprezzare la bellezza e
l’eccellenza, capacità di proiettarsi nel futuro, Il coach comprende pienamente la filosofia del
consapevolezza di uno scopo). [5, pp. 40-41] funambolo, ma comprende in modo ancora più
totale il suo bisogno di fede nella certezza di arrivare
dall’altra parte della fune. La mancanza di fede può
dilatare l’esitazione, dilazionare all’infinito il primo
passo sulla fune, o peggio provocare una fuga dal
terrore del vuoto che si sarebbe dovuto affrontare.
E’ per questo che il coach si sincererà più e più volte
della solidità della fede-fiducia del suo coachee e
risveglierà e stimolerà tutte le potenzialità che il
coachee può mettere in campo per portare a termine
la sua traversata, dando continui feed-back sulla
padronanza ed utilità di quelle armi.

Fig. 3) Philippe sorridente dopo l’arresto conseguente alla sua


passeggiata tra le Torri Gemelle

Parola di funambolo

Ci sono alcune parole che ripeto spesso. E


passione è una di queste. Se veniste a cena con me
mi sentireste dire la parola passione una ventina
di volte. Il mio essere autodidatta non parte
dall’apprendimento, ma dall’intuizione. Ecco
un’altra parola bellissima: intuizione. Inoltre,
cerco sempre la perfezione. Fa parte del mio Dna.
E’ una ricerca che ho iniziato a sei anni e che
perdura tuttora. Anche “ricerca della perfezione “
è un’espressione splendida. E’ una ricerca perché
la perfezione non si raggiunge mai. Quando si
pensa di essere vicini, si allontana. Ma il cammino
Fig. 4) Philippe in uno dei suoi corsi sulla creatività
di ricerca è molto importante. (…) Questo è ciò a
cui mi hanno portato la passione e la tenacia –
ecco un’altra parola splendida - , la tenacia nel Coach-mantra
continuare a lavorare su tutte queste attività. [3, Il brano seguente, tratto dall’introduzione che lo
pp. 36-37] scrittore statunitense Paul Auster ha scritto per l
Trattato di funambolismo, dopo aver visto esibirsi
(…) quello che faccio non ha nulla a che fare con e conosciuto personalmente Philippe a Parigi,
il corpo. Passione, intuizione, ricerca della rappresenta un piccolo inno all’arte della vita e,
perfezione, tenacia, amore per qualcosa: tutto osando ancora di più, un piccolo mantra che ogni

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coach dovrebbe poter dedicare con piena ringraziamento incondizionato, come quello di
convinzione a ciascuno dei suoi coachee. Philippe nei confronti di suo fratello.

Dall’inizio alla fine non pensai un solo istante che Riorientamento dello smarrimento
potesse cadere. Rischio, paura di morire,
catastrofe: tutto ciò non apparteneva allo Controllate il respiro durante il percorso,
spettacolo. Philippe aveva assunto il pieno continuate a farlo scomparire attraverso
controllo della propria esistenza, sapevo che l’estremità del filo, così come era venuto. La
niente poteva scuotere quella certezza. Il respirazione si farà lenta, distesa, lunga come un
funambolismo non è un’arte della morte, ma filo. Diventerete corpo unico con l’installazione,
un’arte della vita – della vita vissuta al limite del solidi come una roccia. Ci si sentirà oggetto
possibile. Ovvero della vita che non si nasconde d’equilibrio. Si diventerà il cavo. A chi ha
alla morte, ma la guarda dritta in faccia. Ogni costruito questo equilibrio senza difetto, fragile,
volta che mette piede sul cavo, Philippe tiene in fugace, sembrerà di possedere la densità del
pugno quella vita e la vive in tutta la sua granito. Se nessun pensiero venisse a turbare
esilarante immediatezza. In tutta la sua gioia. questo miracolo, durerebbe in eterno. Ma l’uomo,
Possa egli viverla fino a cent’anni. [1, pp. 23 – che si meraviglia di tutto e di se stesso, ben presto
dall’introduzione di Paul Auster] si smarrisce. [1, pp. 47]

Anche nei momenti di maggiore efficacia e


focalizzazione della propria azione, il coachee può
incorrere in una fase di smarrimento, proprio
perché disorientato da una sensazione di
autoefficacia mai sperimentata in precedenza. Il
coach dovrà essere pronto a cogliere quella paura
nella sua fase iniziale, per impedire che il suo cliente
si allontani eccessivamente dagli standard già
raggiunti e prima che cresca in lui il timore di non
riuscire più a raggiungere quello sperimentato status
di eccellenza.
Il coach dovrà anche spiegare la dinamica dello
smarrimento, per preparare il suo coachee a future
fasi analoghe.

Fig. 4) La folla comincia ad accorgersi della presenza di Philippe su


un filo teso tra le Torri Gemelle a 412 metri di altezza. E’ il 7 agosto
1974. Fisica dell’equilibrio

Gratitudine L’equilibrista sulla corda è in uno stato


d’equilibrio instabile, vale a dire che, siccome la
La fase dell’istallazione del set, e del cavo in sua base di sostegno è molto stretta in senso
particolare, rappresenta un momento cruciale per laterale, e il suo centro di gravità si trova al di
la riuscita dell’intera esibizione, ma soprattutto per sopra (pressappoco a livello dell’ombelico) il
l’incolumità del funambolo. Si tratta di operazioni centro di gravità tende continuamente a spostarsi.
da eseguire con cura, lucidità e meticolosità. Così, il minimo spostamento comporta una
E in questo senso la dedica che Philippe fa del suo scomposizione della forza, la pesantezza che
primo libro al fratello Alain, è il riconoscimento agisce verticalmente si scompone in altre due forze
totale, incondizionato e perenne, di un lavoro di che formano tra loro un angolo retto il cui vertice
vitale importanza, ma oscuro: è nel centro di gravità. Una segue l’asse del corpo,
l’altra tende a farlo ruotare attorno alla base di
A mio fratello sostegno; essa è tanto più grande quanto più
E’ in lui che ripongo fiducia durante il montaggio l’asse del corpo è inclinato. E’ questa la forza che
E’ lui che, durante la traversata, mi protegge dal basso tende a far cadere l’equilibrista, e il suo talento
Instancabile Alain, consiste nel far sì che questa forza non acquisti
è arrivato il momento mai una potenza superiore a quelle di cui egli
che ogni mio passo ti ringrazi dispone per contrastarla. [1, pp.39-40]

Il coach è il primo alleato tra tutti gli alleati del suo Il coach è ben edotto e cosciente di ogni aspetto
coachee: stimolerà dunque, al momento opportuno, scientifico correlato al concetto di equilibrio. E’
una riflessione sulla rete delle sue alleanze, e un responsabile infatti della sicurezza del suo coachee,

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perché ogni equilibrio è un equilibrio instabile, e Come mi preparo per una grande passeggiata
tutti gli stimoli che il coach determina devono essere sulla fune? Prima di tutto mi costruisco un
calibrati sulla forza e sulla destrezza di chi sta sulla modello. Non mi rivolgo ad uno studio di
corda. architetti, perché è una trafila troppo lunga e
costosa. Faccio tutto da solo, talvolta trovando
La solitudine del funambolo cose tra i rifiuti, così il modello mi costa solo
pochi dollari. (…) In seguito è necessario che il
Là in alto, mentre prende confidenza col suo modello diventi più grande: devo allora riuscire a
nuovo territorio, il funambolo si sente solo. Se ne convincere assicuratori, presidenti, responsabili
vedrà a lungo la sagoma immobile. Aggrappato della sicurezza e ingegneri che il progetto è
con le mani alla passerella davanti a questo cavo realizzabile. E non ditelo a nessuno, ma credo che
orizzontale sul qual non osa posare il piede, si qualche volta queste persone siano pagate per dire
crederebbe che egli beva pigramente il sole al di no. Sono io l’ingegnere del mio progetto, e so
tramonto. che cosa è possibile e cosa no. [3, pp. 21]
Non è così. Egli sta prendendo tempo.
Misura lo spazio, palpa il vuoto, soppesa le All’improvviso – come un geyser – un’idea affiora
distanze, controlla lo stato degli attrezzi, li e mi risveglia: tutta l’attrezzatura che occorre per
predispone. Assapora fremendo quella solitudine: il coup è già sul tetto! Mi basterà salire con pochi
sa che, se ce la fa, sarà funambolo. arnesi. Con mani febbrili dissemino le foto sul
Vuole allineare alla verticale dei suoi pensieri i piccolo vassoio che mi sta di fronte. Quel cavo
suoi dubbi e i suoi timori, per issare fino a sé il avvolto all’argano della gru sarà il cavo della
coraggio che gli resta. [1, pp.73] traversata. Posso unire quei due paranchi a
catena a creare un tensionatore. I morsetti li
Il coach ha assistito a tutte le fasi preparatorie potrei prendere dai cavi che rinforzano quel
attraverso cui il suo coachee è passato per issarsi sul
pilastro. Ci sono funi ovunque, abbastanza per
cavo. Restano ancora momenti di titubanza, forse
solo apparente, in cui il suo cliente è alla ricerca farne dei cavalletti, cioè tiranti che si fissano al
dell’allineamento perfetto. Sarà compito del coach cavo della traversata per ridurne le vibrazioni. E
essere, se possibile, ancora più vicino al sentire del perché no, come bilanciere potrei usare uno di
funambolo, e concedere i giusti tempi per l’appoggio quei tubi di metallo…
del primo passo. (…) Senza preoccuparmi di datarli riempio una
dozzina di fogli con annotazioni frenetiche, schizzi,
elenchi, abbozzo un primo progetto di
installazione, cercando di non trascurare nessun
dettaglio. Ho bisogno di qualcuno accanto che mi
dia una mano, e di almeno due persone sull’altra
torre.
Scrivo a Jim: “Tornerò tra un paio di mesi per
eseguire il coup”.
Fatto. [2, pp. 33]

Fig. 5) Philippe si concentra, prima della traversata tra le due Torri


Gemelle

Sono io l’ingegnere del mio progetto

I miei archivi debordano: hanno bisogno di un


contenitore e di un titolo. Sul dorso di una scatola Fig. 6) Modello in cartoncino realizzato da Philippe Petit per la
camminata tra le Torri Gemelle. In fucsia la corda da camminata, in
per foto arancione che ho trovato fra i rifiuti, giallo le corde di controventatura, con relativi schemi di fissaggio
scrivo tre lettere in grassetto elzeviro, “WTC”. Il alle torri.

dossier è fatto.
Già dal mattino dopo non parlo più di “torri Ciascun coachee oltre ad essere il massimo esperto
del suo problema, è anche l’ingegnere del suo
gemelle”, o di “World Trade Center”; mi riferisco
progetto. Compito del coach è quello di aiutarlo a
alla mia idea fissa con quel semplice acronimo: visualizzarlo in tutti i suoi aspetti, raccogliendo
WTC. [2, pp. 37]

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sistematicamente ogni tipo di elemento utile alla meditazione. E’ compito del coach aiutare il suo
comprensione dell’impresa da compiere, e magari cliente a sintonizzarsi sul giusto equilibrio tra queste
anche attraverso la costruzione di un modello, da due sfere, diverse e complementari.
perfezionare progressivamente.

Avevo un’imbracatura così robusta da sopportare


un carico di quattrocento tonnellate. Dovete
sapere che avevo teso la fune a sole ventisei
tonnellate, che però, moltiplicate per il mio fattore
di sicurezza, fanno quattrocento tonnellate, perché
sono un maniaco della sicurezza: voglio diventare
vecchio, non ho alcun desiderio di morte, non ho
intenzione di giocare con la mia vita, né con
quella dell’edificio che mi ha invitato, né con
quella della gente sotto di me. Ecco perché
moltiplico per dieci, per cento, ciò di cui ho
bisogno. Quando qualche volta gli ingegneri
sorridono, dico loro: “Chi è che deve camminare
sulla fune, io o voi?” [3, pp. 26]

Ogni coachee ha i suoi standard di sicurezza. Ce ne


sono alcuni che, per le loro esperienze passate vissute
come dolorosi fallimenti si impongono livelli di
prudenza apparentemente eccessivi, ed altri più
fiduciosi, che per abbreviare i tempi dei loro
processi, sono disposti a correre rischi
apparentemente eccessivi. Il coach non giudicherà né
gli uni né gli altri, ma inviterà a riflettere sui motivi
delle scelte dei presidi di sicurezza che ogni progetto
ben fatto deve avere. Fig 8) Philippe si esercita ancora con costanza ed entusiasmo
D’altra parte, per legge, il quadro economico di ogni nell’arte della fune e della giocoleria. Almeno 3 ore al giorno.
progetto di costruzione deve prevedere la voce
“Oneri per la sicurezza”. Prima di mettere piede a terra

Nel silenzio, senza compagnia, egli porta sul


grande cavo tutto ciò che sa della terra. Evita i
movimenti che lo spazio non tollera e raccoglie gli
altri in una sequenza che leviga, affina
alleggerisce e stringe prima di tutto contro se
stesso.
Ogni giorno addomestica un nuovo elemento.
Ben presto, esce sul filo senza altro scopo che
sorprendere l’idea di una combinazione imprevista
di gesti. Parte per la caccia. Le sue prede le
appende al cavo.
In seguito si distrae compiendo sul filo camminate
Fig. 7) La lunghezza del bilanciere e la spaziatura delle
controventature vanno calibrati sul livello di sicurezza necessario. senza importanza, atteggiamenti scherzosi,
esercizi senza avvenire, (…). E se perde gusto al
Così trascorsi otto mesi a New York travestendomi movimento fino a non poterne più, tanto vale che
da architetto, da ingegnere, da giornalista, da si riposi sul filo, piuttosto che smettere e scendere.
ogni sorta di persona, per poter prendere delle Perché prima di mettere il piede a terra un
misure, scattare foto: insomma le fasi risultato, per quanto minimo, dev’essere
preparatorie. Per me, tuttavia, il modo migliore di raggiunto: dopotutto è in gioco il titolo di
prepararsi è sognare a occhi aperti, pensare, funambolo, e il filo va lasciato per gloria piuttosto
meditare: in quei rari momenti in cui penso e che per stanchezza.
basta sono molto felice. [3, pp. 14] Ora che il funambolo sa come condurla, la seduta
di allenamento sarà ogni volta più lunga, più
La fase preparatoria di un progetto è fatta di attenta preziosa, la giornata non avrà più senso se non
pianificazione e di pura riflessione, di rilassata sotto forma di filo. [1, pp. 75-76]

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Il coach osserva con attenzione gli esercizi sul filo del Per conoscere i propri limiti si deve pensare al
suo coachee. Non si lascia ingannare da inutili proprio essere mortali, alla possibilità di
virtuosismi, ma anzi pretende il rispetto degli commettere errori: questo è essere umili. Quindi,
obiettivi concordati nel piano d’azione. Il coachee anche se credo nel complesso di essere una
non può scendere dal filo se non dopo aver raggiunto
persona non umile, in alcune circostanze lo sono
un pur minimo risultato. Ma il coach non può
accontentarsi di risultati minimi se non in particolari molto, e prendo molto sul serio il fatto di
e limitate circostanze. Dovrà pertanto mettere in atto avventurarmi nell’ignoto. [3, pp. 46-47]
la giusta strategia per stimolare la chiarificazione del
progetto da parte del coachee e una nuova e più Uno dei più centrali campi d’azione per il coach è
piena adesione al progetto stesso. quello di limite. Esso investe direttamente sia la
definizione del focus, della funzione Omega del senso
Se cadevo, cadevo in silenzio. Non aspettavo che di autostima e autoefficacia. Sarà quindi suo
compito investigare sull’autopercezione dei limiti del
la ferita alla spalla si rimarginasse per continuare
proprio coachee, e individuare con lui le opportune
le mie serie di capriole fino allo stremo delle forze. strategie per spostarli in una dimensione di sviluppo,
Non ero dissennato, ero impegnato a vincere.[1, che in qualche caso può anche consistere in un
pp.96] ridimensionamento del limite alla portata delle
potenzialità del coachee.
Il gesto del coachee ammaccato ed esausto che I progetti, ma anche i sogni non possono essere
rimonta comunque sul filo è il sogno di ogni coach. ancorati nel vuoto.
Egli farà quindi in modo da alimentare
costantemente la voglia di successo del suo coachee, L’errore è partire senza speranza
in modo che focalizzi senza risparmio le sue energie
migliori. La caduta sul cavo, l’incidente lassù, l’esercizio
mancato, il passo falso; tutto ciò deriva da una perdita
di concentrazione da un piede male appoggiato, da una
fiducia esagerata in se stessi.
Non dovete perdonarvelo. Il funambolo è spettatore
della sua stessa caduta. Con gli occhi spalancati,
volteggia intorno al filo per ritrovarsi aggrappato con
un braccio o appeso per le gambe. Senza mai
abbandonare il bilanciere, deve trovare lo slancio per
rialzarsi e riprendere al più presto, e con impeto
maggiore, il movimento interrotto.
Il più delle volte scrosciano gli applausi, nessuno ha
Fig. 9) Rimontare sul filo, con gli occhi fissi al punto d’arrivo. capito.
L’errore è partire senza speranza, lanciarsi senza
fierezza nella figura che si è certi di mancare. [1, pp.
I limiti, i sogni 100]

Quando mi trovo in situazioni in cui devo mettere E’ compito del coach assicurarsi con sistematicità
tutto me stesso, altrimenti muoio, mi concentro al che il percorso del suo coachee sia sostenuto dal
massimo. E’ un caso in cui occorre una grande giusto livello di fiducia nel successo, e, in caso
negativo, mettere in atto le opportune analisi volte
umiltà. Ora. io non sono invincibile, non sono alla comprensione delle sfiducie vissute, e le strategie
Superman, non sono immortale: sono anzi molto che stimolino la fierezza del coachee.
mortale, ed ecco perché sto sempre molto attento.
Devo conoscere i miei limiti, perché, se pensassi di Attenzione! Siete padroni del filo, è vero. Ma
essere invincibile, andrei incontro alla morte. l’essenziale è inscrivere nell’altitudine movimenti
Quindi, pur essendo un essere umano molto così immobili che non lascino traccia. L’essenziale
fragile, devo camminare saldamente sulla fune e è nella semplicità.
avere tutto sotto controllo. Ecco perché il lungo cammino verso la perfezione
Per me questa è la bellezza di un uomo – o di una è orizzontale. [1, pp. 107]
donna – che cammina su una fune: è una metafora
della vita. Perché la vita è solo una linea. Dopo la Il coach non punta alla perfezione, ma all’efficacia.
nascita si cammina sul filo e, quando si arriva, è Ciò nonostante è in grado di sfruttare il fascino della
la morte. Alcuni credono che la vita continui, altri perfezione per perseguire la massima efficacia del
no, ma in ogni caso ci sono un inizio e una fine e, suo coachee. A tal fine libererà l’azione del cliente da
se non si è consapevoli dei propri limiti, non si fa ogni leziosità e ridondanza, per puntare
un bel lavoro. all’essenziale semplicità di un piano d’azione
lucidamente calibrato sulle sue potenzialità.

8
Il lungo cammino verso la perfezione è orizzontale, e
il coach aiuta il suo cliente a disegnare nell’aria un
filo perfettamente teso.

Non spezzare mai il ritmo d’una traversata, il cavo


comincerebbe a tremare. Scopo del funambolo non
è respirare al ritmo della corda, ma piuttosto fare
in modo che questa respirazione concertata non
intralci minimamente il respiro dell’uno né la
palpitazione dell’altra. [1, pp. 107]
Fig. 10) L’allenamento dell’equilibrio è un esercizio naturale e
spesso spontaneo. E’ sufficiente una base d’appoggio lunga e
Il ritmo d’avanzamento di un coachee sul percorso stretta, che conduca da un punto ad un’altro.
che ha delineato e pianificato non dipende solo dalla
sia determinazione e dalle sue capacità, ma anche Uno per volta
dalla risposta del contesto in cui la sua azione si
esplica, complesso di fattori non direttamente
Che cosa ci vuole per costruire una piramide?
governabili. Il coach terrà sotto costante e vigile
osservazione non solo l’evoluzione del coachee, ma Una piramide è fatta di grossi blocchi di pietra. Se
anche quella del suo contesto. si prende uno di questi blocchi e si frantuma con
un martello, si ottengono dei pezzi sempre più
Da dove, verso dove piccoli, fino ad arrivare ad un granello di sabbia.
E il procedimento può essere inverso..
Un giorno (il decano Morton della Cattedrale St. (…) quando ci troviamo di fronte a qualcosa che ci
John di New York, mio padre spirituale) mi ha sembra impossibile, non dobbiamo fuggire, ma
fatto una richiesta splendida: voleva che io, avere l’audacia di guardare quell’enorme
giocoliere di strada, andassi alla messa della piramide e pensarla in termini di granelli di
domenica a parlare alla gente, perché secondo lui sabbia, affrontandone uno per volta.
le mie idee erano molto religiose. E così feci: Penso che, se crediamo in qualcosa, se abbiamo
parlai di fronte a quattromila persone riunite nella un sogno, allora possiamo lavorare per costruire
cattedrale per la messa della domenica. (…) questo nostro sogno un granello di sabbia dopo
Una volta finito il mio intervento mi chiese se l’altro.
conoscessi l’origine della parola religione. Viene [3, pp. 56-57, 64]
dal latino religare, che significa annodare
Nel supportare il suo cliente ad elaborare il piano
qualcosa. Per me l’arte è questo. Il mio mestiere è
d’azione, il coach dovrà avere la capacità di
religare una fune, tendendola da un punto agevolare la scomposizione della problematica
all’altro, tra due luoghi che altrimenti sarebbero complessiva in attività agevolmente gestibili
destinati ad essere separati per sempre. Con la attraverso le risorse del cliente stesso. Sarà utile
mia fune, per un lasso di tempo breve ed effimero, riportare periodicamente in evidenza l’immagine
cinque minuti, mezz’ora, creo qualcosa in quello della piramide nella sua interezza e stimolare al
spazio. Poi la fune scompare, ma la gente ne tempo stesso l’esercizio di scomposizione e di azione.
conserva il ricordo. [3, pp.53]
E ci hai pensato al vento?
Nel metodo del coaching la definizione della funzione
alfa e della funzione omega rappresentano momenti Philippe è dotato di grande entusiasmo e sapere
di fondamentale importanza. Esse sono tecnico, ma la complessità dell’impresa che sta per
metaforicamente i punti di partenza e di arrivo da
intraprendere è evidentemente troppo grande per
mettere in comunicazione, creando una relazione che
prima non esisteva, o semplicemente non era
essere gestita autonomamente. Ricorre pertanto al
evidente. Ma mentre il punto di partenza è in confronto con amici ed esperti, ricavandone
qualche modo un dato di fatto, il punto d’arrivo è cocenti critiche alle sue soluzioni tecniche, ma
soggetto a vincoli meno stringenti, e quindi nella sua anche preziosi consigli e indicazioni che gli
individuazione possono essere utilizzate le risorse consentono di ripartire sempre con maggiori livelli
creative del coachee, e può anche essere giustificata di entusiasmo e convinzione.
la rilocalizzazione del punto d’arrivo stesso. Tra i suoi amici più affidabili ci sono senz’altro
Il coach potrà fare buon uso di tutte le connesse Jean-Louis e Alain.
implicazioni simboliche se metterà a disposizione del
suo coachee immagini potenti con cui fecondare le
Ma Jean-Louis mi interrompe quasi subito: “A chi
sue potenzialità.
vuoi darla a bere? Il tuo progetto grandioso è una
bufala. Non sai che cosa c’è sull’altro tetto, Non

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conosci gli orari di lavoro degli addetti alla Propone di andare tutti e tre a cena a Chinatown
costruzione. Non sai neanche la distanza fra le quella sera.
torri! Certo, ti aiuterò, ma tu devi chiarirti le idee. E’ ancora mattina, e mi viene un’idea. [2, pp. 97]
E il vento, ci hai pensato al vento?”
“Non è un problema, ci stai?”
“Certo.”
Ha ragione, il mio piano non sta in piedi. [2, pp.
35]

Fig. 12) Il coachee è sul filo teso. Il suo coach ha lavorato con
scrupolo alla predisposizione del set, e osserva con attenzione
ogni passo, inquadrando tutti i margini di miglioramento

Piano d’azione come piano criminale


Fig. 11) Philippe, travestito da operaio, raccoglie dati e informazioni
al 104esimo piano di una delle Torri Gemelle
La quasi totalità delle imprese di Philippe,
(…) Alain, di cui ammiro l’immenso sangue soprattutto negli anni della sua gioventù quando
freddo, e il rigore implacabile nel giudizio; Alain non era ancora conosciuto a livello internazionale,
che ha già intuito quale sarà il mio nuovo coup sono state concepite e realizzate non solo al di
(…) mi conferma che il progetto è troppo fuori delle regole, ma anche al di fuori delle leggi,
rischioso. (…) Non mi lascio intimidire e gli tanto da portarlo a subire più di 500 arresti nel
chiedo se mi aiuterà nel montaggio. corso della sua vita.
“Senti” dice, “se hai bisogno di me il tal giorno o Philippe ha concepito ogni sua impresa come sfida
alla tal ora e il mio compito è chiaramente all’ordine costituito, come azione artistica
definito, io ci sarò, se posso. Ma tu adesso stai dimostrativa, e infatti definisce e mette in atto le
solo fantasticando. Tutto quello che mi hai sue esibizioni non autorizzate come “coup”,
raccontato – l’elicottero, il plastico, le foto, gli nell’accezione di colpo criminale.
amici – è molto ingegnoso, ma per niente solido. La clandestinità e segretezza della preparazione a
E, se vuoi che anch’io partecipi, dev’esser solido volte sono elementi indispensabili per perseguire
come la pietra.” l’”effetto sorpresa”, che in alcuni casi può arrivare
Mannaggia, è peggio di Jean-Louis! [2, pp. 60] a costituire la componente centrale della
rappresentazione.
Ma Jean-Louis non riveste solo il ruolo di critico
feroce, ma anche e soprattutto quello di alleato
della prima ora, che ha aderito completamente al
sogno e al progetto del suo amico Philippe. In un
momento di profonda disperazione per un non
voluto ma necessario rinvio dell’impresa, Jean-
Louis rincuora Philippe, gli dà una serie di lucidi
suggerimenti, e gli rinnova il suo impegno
incondizionato. Alcuni tratti del suo
comportamento rimandano alla figura del coach.

Vedendomi completamente a terra, Jean-Louis


tenta di tirarmi su di morale. Invece di annunciare
che il coup è fallito, mi consiglia di svegliare tutti
e avvertirli che è stato rinviato. Mi suggerisce di Fig. 13) Il “colpo” delle Torri Gemelle, dopo tre rinvii, è fissato per il
7 agosto 1974. Tutto si svolge secondo il piano, e il colpo riesce
non buttare ancora fuori gli australiani. Mi dà la
sua parola che tra pochi mesi, quando sarò in
Ma Philippe è in grado di forzare questi vincoli
grado di riorganizzare il coup, chiederà un altro
volgendoli a suo vantaggio: egli concepisce allora
permesso. Si offre di accompagnarmi
l’impresa come impresa criminale, trasformando le
all’aeroporto per andare a prendere Annie.
alleanze in omertose e incondizionate complicità,

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le azioni ordinarie in piccole truffe e quasi Bibliografia
giungendo a visualizzare l’obiettivo finale come lo
scasso del forziere di una banca centrale. [1] Philippe Petit: Trattato di funambolismo
Ponte alle Grazie, 1999
Questa strategia potrà tornare utile al coach, [2] Philippe Petit: Toccare le nuvole
qualora il suo coachee abbia bisogno di contesti Ponte alle Grazie, 2003
particolarmente sfidanti e/o sia dotato di una [3] Philippe Petit: Credere nel vuoto
particolare propensione al gioco e alla simulazione. Bollati Boringhieri, 2008
[4] Scuola Italiana di Life e Corporate Coaching
Ultimate Coaching-Manuale Teorico Operativo
Brevi conclusioni programmatiche Edizione aggiornata 2008
[5] Luca Stanchieri: Scopri le tue potenzialità
Franco Angeli, 2008
Nell’esercizio della mia funzione di coach potrà
[6] Sarah Lazarovic, The daredevil in the clouds, The
essermi certamente d’aiuto, per la buona visione National Post, 9 settembre 2002
d’insieme che penso di aver acquisito sulla [7] Emily B. Hager, If Your Feet Are on the Ground,
personalità di Philippe Petit, vedere in ogni futuro Don’t Apply, New York Times, 6 luglio 2010
coachee, un potenziale Philippe, con le sue [8] Penelope Green, At Home With Philippe Petit: a
profonde motivazioni, i suoi sogni, i suoi progetti, High-Wire Master Touches Down, New York
le sue doti, i suoi alleati, i suoi momenti di Times, 21 settembre 2006
profonda disperazione. [9] Vasya Pupkin, Walking on Air: 'Man on Wire'
Oltre alle armi “convenzionali” (ammesse dai Presents Petit's Terrific Tale, documentary.org
vigenti trattati internazionali del coaching) al cui
uso il corso che sta per finire ci ha generosamente
addestrati, i miei superpoteri di coach si
svilupperanno, almeno nella fase iniziale,
attraverso l’approfondimento parallelo di alcune
delle categorie tipiche del funambolismo e del
coaching, secondo il seguente schema di prima
approssimazione.

Funambolismo Coaching

Allestimento Predisposizione del


dell’installazione set
Definizione dei punti di Funzione Alfa e
partenza e d’arrivo del filo funzione omega
Traversata sul filo
Cambiamento

Equilibrio
Cura di sé

Perfetta esecuzione della


Eudaimonia
traversata
Sistema degli assistenti
Sistema degli alleati

Progetto di nuova impresa


Uomo dell’aria,
Piano d’azione tu colora
artistica
col sangue
le ore sontuose
del tuo passaggio fra noi.
I limiti esistono
soltanto nell’anima
di chi
è a corto di sogni.
Philippe Petit

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