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AGNOLO GADDI
AMBROGIO LORENZETTI
ANDREADI DI BONAIUTO
ANDREA DI BARTOLO
ANDREA MANTEGNA
ANTONELLO DA MESSINA
BARTOLO DI FREDI
BARTOLOMEO DI GIOVANNI
BENOZZO GOZZOLI
BENVENUTO DI GIOVANNI
BERNARD BERENSON
BERNARDO DADDI
BIANCA CAPPELLO
BICCI DI LORENZO
BONAVENTURA BERLINGHIERI
BUONAMICO BUFFALMACCO
BYZANTINE ART
CIMABUE
DANTE
DIETISALVI DI SPEME
DOMENICO BECCAFUMI
DOMENICO DI BARTOLO
DOMENICO DI MICHELINO
DOMENICO VENEZIANO
DONATELLO
DUCCIO DI BUONINSEGNA
ELEONORA DA TOLEDO
FEDERICO ZUCCARI
FILIPPINO LIPPI
FILIPPO LIPPI
FRA ANGELICO
FRA CARNEVALE
FRANCESCO PESELLINO
FRANCESCO ROSSELLI
FRANCIA BIGIO
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GHERARDUCCI
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GIAMBOLOGNA
GIORGIO VASARI
GIOTTO DI BONDONE
GIOVANNI DA MODENA
GIOVANNI DI FRANCESCO
GIOVANNI DI PAOLO
GIOVANNI TOSCANI
GIROLAMO DI BENVENUTO
GUIDOCCIO COZZARELLI
GUIDO DA SIENA
IL SODOMA
JACOPO PONTORMO
LIPPO MEMMI
LIPPO VANNI
LORENZO GHIBERTI
LORENZO MONACO
LO SCHEGGIA
LO SPAGNA
LUCA SIGNORELLI
MASACCIO
MASOLINO DA PANICALE
MASTER OF MONTEOLIVETO
MATTEO DI GIOVANNI
MEMMO DI FILIPPUCCIO
NEROCCIO DI BARTOLOMEO
NICCOLO DI SEGNA
PAOLO UCELLO
PERUGINO
PIERO DI COSIMO
PIETRO ALDI
PIETRO LORENZETTI
PINTURICCHIO
PONTORMO
SANDRO BOTTICELLI
SANO DI PIETRO
SASSETTA
SIMONE MARTINI
SPINELLO ARETINO
TADDEO DI BARTOLO
TADDEO GADDI
UGOLINO DI NERIO
VECCHIETTA
Spinello Aretino (1350-1410)
Spinello di Luca Spinelli, soprannominato Spinello Aretino (Arezzo, ca. 1350 – 14 marzo 1410), è stato un pittore italiano
attivi in Toscana nella seconda metà del Trecento.
La sua famiglia era originaria di Capolona. Fu Luca suo padre, orefice raffinato, che si trasferì in Arezzo dove Spinello cre
inclinato da natura all'essere pittore, che quasi senza maestro, essendo ancor fanciullo, seppe quello che molti esercitati,
disciplina d'ottimi maestri, non sanno". (Vasari). La sua formazione proviene comunque, oltre che dal fare nella bottega p
tramite Jacopo del Casentino (di cui fu discepolo) , da Taddeo Gaddi, uno dei principali seguaci di Giotto.
Senza alcun dubbio fu un sentimento di amor patrio, un desiderio campanilistico di esaltare la città natia, che spinse il Va
dedicare una lunga biografia all’aretino Spinello, il quale avrebbe, a suo dire, “paragonato Giotto nel disegno ed avanzato
lunga nel colorito”; strano che proprio con questa premessa, una volta davanti al più alto raggiungimento del prediletto p
affreschi nella chiesa del Carmine, il Vasari non sapesse far di meglio che assegnarli a Giotto stesso.
A Firenze lavorò accanto al suo maestro nella chiesa del Carmine e in quella di Santa Maria Novella, mentre tra il 1360 ed
attivo soprattutto ad Arezzo, dove istoriò molti cicli pittorici ad affresco, purtroppo quasi tutti perduti. Resta la Crocifissi
Duomo di Arezzo, vicina allo stile dell'Orcagna.
Nel 1384 dopo il sacco della città tornò a Firenze, dove ebbe l'importante commissione delle Storie di San Benedetto nella
San Miniato al Monte a Firenze (dipinte verso il 1387-1388), dove la composizione è giottesca, mentre la brillantezza dei
riflette più l'arte contemporanea senese. Al 1390 circa risale il frammentario Matrimonio mistico di Santa Caterina d'Ales
santi nella basilica di Santa Trinita a Firenze. Nel 1391-1392 dipinse sei affreschi, ancora esistenti, sul muro sud del Camp
Pisa con i Miracoli dei Santi Potito ed Efeso, per i quali ricevette un compenso di 270 monete d'oro. A quegli anni risale a
Trittico della Madonna in trono e santi della Galleria dell'Accademia, mentre del decennio successivo è il Santo Stefano n
museo.
“Nei suoi ultimi anni lo Spinello addolcì alquanto il colorito ed il rilievo, risentendo di altre tendenze che gli premevano i
(Toesca) Nella Storia di Alessandro, nel Palazzo Pubblico di Siena (1407-1408) dimostrò una vivace qualità narrativa nell
autografe, testimoniando la notevole maturità artistica nell'ultimo periodo della sua carriera o forse anche per l’influenza
spiritato ed estroso figlio Parri che vi collaborò. Le storie sono una rappresentazione della guerra di Federico Barbarossa
Repubblica di Venezia.
Ma la cronologia spinelliana, ad onta delle numerose opere datate, è oltremodo incerta, e ciò non deve sorprendere in un
cui le oscillazioni qualitative sono soprattutto in relazione all’importanza della commissione e che rimane, per tutto l’arco
attività, sempre fedele al medesimo ideale di aristocratica contenutezza, ad un mondo che già prelude a quello gelido ed a
Lorenzo Monaco, in cui si muovono paggi di un’eleganza composta, damigelle dolcemente raccolte, e dove anche i cavalie
mischia impugnano mollemente gli spadoni e gli assistenti ai miracoli stupiscono con moderazione e con gesti falcati.
"In Santo Agostino d’Arezzo gli fu dato sepoltura, dove ancora oggi si vede una lapida con un’arme fatta a suo capriccio, d
spinoso" (Vasari). Epitaffio:
"SPINELLO ARRETINO PATRI OPT<IMO> PICTORIQVE SVAE AETATIS NOBILISS<IMO> CVIVS OPERA ET IPSI ET PATRIAE MAXIMO OR
FVERVNT PII FILII NON SINE LACRIMIS POSS<VERVNT>."
Opere
Storia
Gli affreschi, un tempo più lacunosi, vennero molto restaurati nel primo
Ottocento.
Descrizione e stile
Si accede alla sagrestia dalla navata sinistra del presbiterio rialzato. Dai
Totila e San Benedetto
quattro pilastri situati agli angoli partono costoloni che concorrono alla
copertura a crociera. Gli affreschi occupano i registri mediano e superiore San Benedetto riconosce l'impo
Spinello Aretino, Storie di Alessandro III, Palazzo co
La Sala di Balia
Matrimonio mistico di Santa Caterina d'Alessandria tra santi è un affresco staccato di Spinello Aretino, da
1390 circa e conservato nella Cappella Cialli-Seringi della basilica di Santa Trinita a Firenze. Proviene dall'atti
Cappella Bartolini Salimbeni, dove venne ritrovato, con la sinopia, sotto gli affreschi di Lorenzo Monaco nel
La quarta cappella della navata sinistra di Santa Trinita apparteneva ai ricchi mercanti Bartolini Salimbeni al
1363. L'affresco di Spinello Aretino venne messo in relazione da Cristina di Benedictis con una certa Lisa, mo
Bartolmeo Bartolini Salimbeni, morta entro il 1390: in questo senso si spiegherebbe la presenza dei santi Eli
Bartolomeo. La donna, rappresentata piccola in basso in abito di terziaria francescana, sarebbe stata omagg
marito con l'affresco, che ne esaltasse la memoria e le vistù cristiane, come se fosse stata una religiosa.
Al momento della nuova decorazione ad affresco (1420 circa) Lorenzo Monaco, il cui stile è debitore dell'ese
Spinello, dovette cercare di salvare alcuni dettagli asportando pezzi interi di intonaco e forse di muratura, n
conosciuta la tecnica dello strappo: ciò venne ipotizzato da Ugo Procacci nel riscontrare la mancanza di elem
basilari quali il volto di santa Caterina, della Vergine, o il cerchio attorno alla testa di san Bartolomeo che de
tentativo di asportazione. Infine si rinunciò, procedendo a operare le scalfiture e martello per far aderire il n
intonaco. Forse alcuni frammenti riuscirono a venire conservati, probabilmente in un luogo per la devozione
delle case dei Bartolini.
Descrizione e stile
L'opera ha come tema centrale il matrimonio mistico di santa Caterina d'Alessandria, che viene rapp
in ginocchio al cospettod el trono della Vergine, mentre Gesù Bambino la sposa simbolicamente inf
un anello nuziale al dito. Assistono alla scena quattro santi sotto lo stesso arco e due ai lati sotto nic
dipinte separate. Essi sono, da sinistra: sant'Elisabetta, sant'Andrea, san Bartolomeo (protettore del
committente ma anche dei "Bartolini" in generale per l'assonanza del nome), sant'Antonio Abate, sa
Giovanni Battista e un santo vescovo.
Lo stile è tipico delle opere di Spinello, con colori accesi e cangianti, figure allungate, profili taglien
vennero riprese e sviluppate dagli artisti del gotico internazionale, tra cui proprio Lorenzo Monaco.
Intorno alla metà del XIV secolo i potenti Alberti fecero costruire una piccola cappella di famiglia nel piviere dell’Antella.
dedicarla a Santa Caterina d’Alessandria, una martire simbolo di coraggio e fede incrollabile. Tra gli affreschi dedicati alla
santa, nell’abside è rappresentato il Martirio di Caterina, per opera del Maestro di Barberino.
Oratorio di S. Caterina degli Alberti - Bagno a Ripoli (Fi) XIV sec.
Costruito tra il 1348 e il 1387 dalla famiglia Alberti, ha ben conservato la struttura gotica. La potente famiglia fiorentina a
vicinanze una villa chiamata il Paradiso degli Alberti.
Nel XIX secolo si ebbe un primo restauro degli affreschi, rifacendo ad esempio il cielo stellato nelle volte.
Nel 1921 venne trafugato dall'oratorio l'originario trittico di Agnolo Gaddi, che venne poi rinvenuto ma privo di predella e
pilastrini. L'opera è da allora nei depositi degli Uffizi.
Dal 1992 al 2009 l'oratorio ha subito un restauro da parte del Comune di Bagno a Ripoli, proprietario attuale della struttu
1988. Al termine dei lavori l'oratorio è stato aperto al pubblico, con un'esposizione di opere dei maestri che già lavorarono
affreschi e con il polittico di Agnolo Gaddi.
Descrizione
Esterno
La struttura è molto semplice, con pianta rettangolare e abside quadrata (scarsella), con un paramento esterno costituito
pietra alberese[1] e macigno, dove si aprono finestre monofore con arco acuto.
Il portale è sormontato da una tettoia sporgente, con una lunetta che era decorata da una Madonna col Bambino e angeli
Aretino, oggi staccata con la sinopia e conservata nei depositi della Soprintendenza. Un tempo la decorazione ad affresco
tutta la facciata.
Interno
Internamente l'unica navata, separata in due campate da un arcone trasversale, termina con una scarsella quadrilatera, in
da un arco a sesto acuto e con copertura a crociera. Anche nel vano principale la copertura è affidata a volte a crociera con
che si dipartono dai pilastri laterali.
Affreschi
Il ciclo di affreschi della cappella illustra le storie di santa Caterina d'Alessandria, detta delle Ruote in ricordo del martirio
IV secolo.
La decorazione prese avvio, come di consueto, dall'abside, dove si trovano quattro scene nelle pareti laterali (due lunette e
riquadri) e, sulla parete centrale, un'Annunciazione e i due santi Benedetto e Stefano ai lati della finestra. L'abside venne
entro il 1360 e via lavorano il cosiddetto Maestro di Barberino e Pietro Nelli. Al primo competerono la parete centrale, le
volta, il sottarco con busti di Apostoli e Profeti e tutte le scene laterali (Caterina rifiuta l'abiura al cospetto dell'Imperatore
Flagellazione e Martirio della santa), tranne la Disputa di santa Caterina con i filosofi pagani (registro inferiore della pare
di Pietro Nelli, autore anche dei due santi (Caterina e Antonio abate) sulle pareti esterne ai lati dell'arco della scarsella.
La decorazione venne ripresa circa trent'anni dopo, alla fine degli anni ottanta del XIV secolo, da Spinello Aretino, che aff
prima campata dell'oratorio. La ripresa dei lavori fu legata al testamento di Benedetto di Nerozzo Alberti, uomo ricchissim
influente in Firenze, che dopo essere stato esiliato per le lotte politiche, dispose il completamento della decorazione.
Spinello avviò probabilmente dalla parete dell'arcone, dove gli affreschi erano stati interrotti, per poi proseguire sulle volt
(Evangelisti), sulle pareti e altre superfici di corredo come il sottarco centrale.
Le Storie iniziano dalla parete destra, dove, in alto, si vede la Conversione e il Battesimo di santa Caterina da parte di un m
eremita. Nel registro mediano si trova Santa Caterina orante e Matrimonio mistico (dove la santa viene maritata misticam
Bambino nelle braccia della Madonna) e la Cattura di Caterina, dove si vede la santa esortata, senza successo, ad adorare
pagano in un tempio.
Nella parete opposta si vedono, in alto, la Disputa con i filosofi pagani e il Rogo dei sapienti convertiti, cioè il martirio di q
che Caterina era riuscita a convertire al Cristianesimo. Nel registro sottostante sono presenti le due scene di Caterina in p
converte le dame di corte e il capitano dei soldati e riceve la visita di Cristo con gli angeli e Decapitazione del capo delle gu
storie terminano nella parete centrale, dove sono le scene in sequenza continua di Caterina esce di prigione per venire con
martirio ed il Boia che rinfodera la spada dopo aver decapitato Caterina, mentre in alto campeggia un sarcofago dove il co
martirizzato della santa è adorato dagli angeli.
Nel sottarco tra le campate si trovano medaglioni dei Dodici Apostoli ed Agnello Mistico, mentre sui pilastri laterali si tro
Ludovico di Tolosa (destra) e un San Francesco (sinistra). Queste figure intere sotto nicchie dipinte sono riecheggiate dal
Sant'Antonio abate e la Santa Caterina d'Alessandria sotto l'arcone, ai lati dell'altare. Frequenti sono poi gli stemmi Alber
quattro bracci di catena su sfondo azzurro, legati al centro da un anello.
L'oratorio di Santa Caterina delle Ruote si trova in via del Carota in località Rimezzano, nella frazione dell'Antella di Bagno a Ripoli.
Indirrizo: Via del Carota, 50012 Loc. Ponte a Ema, Bagno a Ripoli.
Il Santo Stefano è un dipinto a tempera e oro su tavola (93x33 cm) di Spinello Aretino, databile al 1400-140
conservato nella Galleria dell'Accademia a Firenze.
Il piccolo tabernacolo mostra santo Stefano a piena figura, con la pietra che ricorda il suo martirio e con in m
vessillo dell'Agnus Dei, che compare anche negli stemmi sulla base: si tratta dell'emblema dell'Arte della Lan
delle più potenti corporazioni di Firenze, che aveva in Stefano proprio il suo protettore.
Nella cuspide si vede una Crocifissione tra i dolenti, Maria e Giovanni accucciati: l'opera è mal proporzionat
Cristo è molto più piccolo delle due figure ai lati. Quest'ultime possono vantare però un'elegante forma del
che si ripiega sinuosamente.
L'opera è significativa dello stile tardo di Spinello, improntato a un decorativismo sempre più accentuato.
Il Trittico della Madonna in trono e santi è un dipinto a tempera e oro su tavola (170x209 cm) di Spin
Aretino, firmato e datato 1391, e conservato nella Galleria dell'Accademia a Firenze.
L'opera proviene dalla chiesa di Sant'Andrea a Lucca. Venne dipinta con ampi interventi di bottega,
Crowe e Cavalcaselle ne avevano rilevato la scarsa qualità e dubitato della firma, che effettivamente
ripassata e reintegrata in maniera arbitraria. Fa fede la testimonianza di Gaetano Milanesi, che vide
presso un privato lucchese, e riportò l'iscrizione allora visibile, verso il 1846: "...S. PINXIT. SPINE
LUCE DE ARITIO. IN. A. 1391"
Berenson e altri ipotizzarono che vi fosse intervenuto Lorenzo di Niccolò, ipotesi recentemente scar
Boskovits e Tartuferi.
Il trittico, che probabilmente ha perduto le cuspidi originarie, mostra al centro la Madonna in trono c
Bambino fra quattro angeli in volo; nello scomparto sinistro si riconoscono i santi Paolino e Giovan
con un tondo di Profeta; in quello di destra Andrea e Matteo evangelista e un altro profeta.
Lo stile del dipinto mostra, ancora negli ultimi decenni del secolo, un'adesione ai modi giotteschi, ra
appena dal senso decorativo, con una certa conoscenza dei modi senesi, e da una buona plasticità, so
nei santi
www.polomuseale.firenze.it | Santo Stefano sorregge lo stendardo con lo stemma dell'Arte della
lana, Crocifissione di Cristo con la Madonna e San Giovanni Evangelista nella cuspide, Galleria
dell'Accademia, Firenze
L’oratorio di Santa Caterina all’Antella e i suoi pittori, Firenze, Mandragora 2009 [Catalogo della
mostra (Firenze, 19 settembre-31 dicembre)].
Aperto dai saggi di Paolo Pirillo, Daniela Lamberini e Angelo Tartuferi, il catalogo offre una
ricostruzione critica aggiornata a proposito della storia, l'architettura e la decorazione dell'oratorio,
tracciando inoltre il profilo degli artisti che vi lavorarono.
Bibliografia
Oratorio di S. Caterina degli Alb
Stefan Weppelman, Spinello Aretino e la pittura del Trecento in Toscana, Firenze, 2011. ISBN Ripoli (Fi) XIV sec
9788859608776
Art in Tuscany | Art in Tuscany | Giorgio Vasari | Lives of the Most Excellent Painters, Sculptors,
and Architects
Lives of the Most Eminent Painters Sculptors and Architects, Giorgio Vasari | download pdf
Sovicille Certaldo Sant'Antimo
Secondo la leggenda, è in questo luogo isolato e estremamente panoramico, in cui sorse nel XI sec.
l’attuale Basilica, che venne a spirare San Miniato, martirizzato nel III sec. sotto l’imperatore
romano Decio. Si tratta di uno dei più straordinari esempi di architettura romanica di tutta la
Toscana. La facciata duecentesca è decorata con marmi bianchi e verdi. L’interno, di una solenne
sobrietà, è caratterizzato da una serie di elementi di epoche diverse, armonizzati in un affascinante
unicum: la suggestiva cripta risale in parte all’ XI sec., gli intarsi marmorei pavimentali al 1200, così
come l’imponente mosaico absidale raffigurante Cristo in trono, e il bellissimo pulpito. Nella
sagrestia Spinello Aretino affrescò nel XIV sec. la vita di San Benedetto. Lungo la navata centrale si
erge il quattrocentesco tempietto michelozziano, un tempo destinato a conservare un celebre
crocifisso; sulla navata sinistra, infine, si apre la Cappella del Cardinale del Portogallo, interamente
realizzato intorno alla metà del 1400: dall’architettura di ispirazione brunelleschiana al monumento
funebre, capolavoro scultoreo di A. Rossellino; dalla pala d’altare (copia dai Pollaiolo) alla sublime
volta in terracotta invetriata, di Luca della Robbia.
Chiesa di San Miniato al Monte | Via del Monte alle Croci, 50125 Firenze, Italia
La Piazzale Michelangelo a Firenze rappresenta il più famoso punto di osservazione del panorama
cittadino, riprodotto in innumerevoli cartoline e meta obbligata dei turisti in visita alla città.
Fu realizzato dal 1865 su disegno dell'architetto Giuseppe Poggi su una collina appena a sud del
centro storico, a completamento dei lavori di riqualificazione della riva sinistra dell'Arno. Da
quell'anno infatti Firenze era capitale d'Italia e tutta la città era impegnata in un rinnovamento
Chiesa di San Miniato al
urbanistico, il cosiddetto Risanamento, ovvero la rinascita borghese della città: furono creati i
lungarni; sulla riva destra, al posto delle mura trecentesche, furono aperti i viali di circonvallazione
alla maniera dei boulevard; sulla riva sinistra fu tracciato, snodandosi sulla collina di San Miniato, il
Viale dei Colli, una via panoramica alberata lunga 8 chilometri, al cui culmine fu realizzato il
piazzale, quale terrazza panoramica privilegiata sulla città. La cronaca della rapida costruzione di
quest'ultima impresa ci è stata particolareggiatamente descritta dal giornalista italiano Pietro
Ferrigni (noto con lo pseudonimo di Yorick) che non manca di riferire come una parte dei fiorentini
si dispiacesse "per l'eccessiva spesa" della costruzione.
La piazza, dedicata al grande artista rinascimentale Michelangelo, presenta le copie di alcune sue
famose opere conservate a Firenze: il David e le quattro allegorie delle Cappelle Medicee di San
Lorenzo. Queste copie sono realizzate in bronzo, mentre gli originali sono tutti in marmo bianco. Il
monumento fu portato su da nove paia di buoi il 25 giugno 1873.
Il Poggi disegnò anche la loggia in stile neoclassico che domina l'intera terrazza e che oggi ospita un
ristorante panoramico. In origine avrebbe dovuto ospitare un museo di opere di Michelangelo, mai
realizzato. Nel muro della balconata, posta sotto la loggia, vi è un'epigrafe a caratteri cubitali che
ricorda la sua opera: Giuseppe Poggi architetto fiorentino volgetevi attorno ecco il suo monumento
MCMXI.
Il panorama abbraccia il cuore di Firenze, dal Forte Belvedere a Santa Croce passando per i lungarni
e i ponti di Firenze in sequenza, soprattutto il Ponte Vecchio; spiccano il Duomo, il Palazzo Vecchio,
il Bargello e il campanile ottagonale della Badia Fiorentina, senza dimenticare le colline opposte a
nord della città con al centro Fiesole e Settignano
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Ruote (Bagno a Ripoli) - Frescos by Spinello Aretino e Sagrestia di San Miniato al Monte.