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Ludwig van Beethoven

Profilo umano e culturale


Nasce a Bonn nel 1770, conduce gran parte della sua vita a Vienna, dove muore nel 1827, all’età di
57 anni. La sua infanzia a Bonn è in un certo senso una brutta copia di quella di Mozart: anche il
padre di Beethoven è musicista, ma non della levatura di Leopold Mozart. Corista dedito all’alcool,
più che incoraggiare ostacola le inclinazioni del figlio il quale, per fortuna, trova incoraggiamento e
guida in bravi ed autorevoli maestri, primo dei quali Christian Neefe. Trasferitosi a Vienna, può
studiare sotto la guida di Antonio Salieri e, in parte, dello stesso Haydn.
La vita di Beethoven si svolge tutta fra Bonn e Vienna, mentre quella di Mozart è caratterizzata dal
cosmopolitismo tipico dei compositori barocchi e classici, anche se non altrettanto remunerativo.
Mozart è un ingenuo, osa senza chiedersi dove lo porteranno le sue scelte, si ribella al padre che gli
organizzava una carriera di concertista, rinuncia all’incarico di maestro di cappella per
intraprendere la libera professione senza, peraltro, sapersi amministrare e senza ingraziarsi dei
protettori che lo aiutino ad inserirsi.
Beethoven, al contrario, è concreto e riflessivo, vive la situazione storica e politica del suo tempo
(rivoluzione francese, ideali borghesi e loro ripercussione nel mondo intellettuale tedesco ed
austriaco) con consapevolezza e partecipazione, ma non a scapito della sua professione.
Se le sue vicende private sono dolorose e caratterizzate da drammi familiari e personali (il
fallimento del rapporto con l’amato nipote Carlo, gli amori infelici, la sordità che lo spingerebbe a
togliersi la vita, per il dolore di non poter più sentire i suoni e comunicare con i suoi simili) la
consapevolezza di avere, come artista, una missione da compiere, la grande cultura alimentata dai
classici greci (Omero, Platone, Eschilo, Plutarco), da Shakespeare, Goethe, Schiller, l’abbondanza
di scritti non musicali, la forte personalità e la determinazione nel porsi di fronte ad una
committenza e ad un pubblico da educare, da avviare all’ascolto di una musica sempre più
complessa ed elaborata, fanno di lui a un tempo un perfetto compositore classico, ispirato alla
filosofia kantiana e agli ideali illuministi, e l’antesignano dei compositori romantici.

Attività compositiva

Si è soliti suddividere l’opera beethoveniana in tre fasi, riferite agli stadi più significativi della sua
formazione ed evoluzione.
Il primo periodo è caratterizzato dalla rielaborazione autonoma dei modelli compositivi classici,
dovuti ad Haydn e a Mozart: il bitematismo della forma-sonata è proposto in termini drammatici,
come una vera e propria lotta fra un primo tema che da brillante diventa eroico ed un secondo tema
che da dolce, femminile diventa implorante. Questo fatto richiama la concezione dei principi
opposti di senso e ragione tipica della filosofia kantiana; allo stesso tempo questa contrapposizione
netta contiene in sé le premesse del divenire dialettico hegeliano, che comporta una unità finale
(tesi- antitesi- sintesi) .
Nella prima fase emergono già quegli aspetti stilistici che saranno poi ripresi da tutti i compositori
romantici: primo fra tutti la complessità della elaborazione dei temi e di vari frammenti ed elementi
tematici, inoltre la complessità della scrittura, soggetta a vari ripensamenti, e ancora la complessità
della partitura orchestrale, fin dalla prima sinfonia, che costituisce un omaggio ad Haydn.
Oltre alla prima delle nove Sinfonie in questa prima fase, che giunge fino alla fine del Settecento,
spicca la Sonata per pianoforte “Patetica” op. 13, del 1799.
La seconda fase compositiva va dal 1800 al 1814: essa mantiene i rapporti con la forma-sonata, ma
la piega, talvolta, a esigenze di libertà compositiva: si ascolti, a questo proposito, il primo tempo
della sonata op. 27 n. 2 “Al chiaro di luna”, in forma libera, quasi una fantasia.
Nella seconda fase abbiamo la Sonata “Appassionata” op. 57, le 10 sonate per violino e pianoforte,
le 5 sonate per violoncello e pianoforte, i 7 concerti per pianoforte e orchestra, fra cui il celeberrimo
“Imperatore” op. 73, le Ouvertures, il Fidelio, le Sinfonie dalla seconda in poi esclusa la nona.
La terza fase(dal 1814 al 1827) comporta una rielaborazione di forme e tecniche compositive
barocche e classiche come la variazione (arietta della sonata op. 110, 33 variazioni su un valzer di
Diabelli) il contrappunto (finale con fuga della sonata op. 106). Alla terza fase appartengono le
sonate per pianoforte opp. 101, 106, 109, 110, 111, composte fra il 1816 e il 1822, gli ultimi
quartetti d’archi, la Nona sinfonia, la Missa Solemnis.
Il compositore, riflettendo sulla musica precedente, inserisce in essa nuove tensioni interiori,
sconosciute all’epoca classica: questo fatto, unito alla continua ricerca di libertà espressiva (si pensi
all’introduzione delle voci in un genere puramente strumentale come la Sinfonia), al rigore degli
studi, alla ricchezza delle conoscenze letterarie, storiche, filosofiche i cui principi animano la
composizione, ai contrasti fra la sfera intima e la partecipazione ai fatti sociali e alla vita culturale,
fanno di Beethoven un maestro di vita e di formazione, oltre che di composizione, pe tutti i
musicisti romantici.
Le Sinfonie

Diamo solo alcuni cenni su quegli aspetti delle singole sinfonie che sono,per il momento, funzionali
ad un ascolto forzatamente frammentario, giusto per farci un’idea ed avere degli input a futuri
ascolti più meditati.
Sinfonia n. 1in Do op. 21: è molto classica, dedicata ad Haydn, ha una forma regolarissima. E’
presente l’Adagio introduttivo all’Allegro in forma –sonata. Il Minuetto (3° tempo) è già uno
Scherzo, caratterizzato dal classico tempo ¾ battuto in uno. L’Allegro finale è introdotto da una
struttura scalare che, di volta in volta, progredisce di un grado, fino a raggiungere tutta l’ampiezza:
solo allora inizia il primo tema (anche questo movimento è in forma-sonata).
Sinfonia n. 2 in Re op. 36 (1801-02) : Troviamo già nel primo tempo un trattamento dell’orchestra
inedito con sfruttamento dei diversi piani sonori, legati ai timbri orchestrali e alle loro posizioni.
Sinfonia n. 3 in Mi bem. op 55: denominata Eroica perché dedicata in origine a Napoleone,
conserva il carattere eroico nonostante lo sdegnoso ripensamento di Beethoven, l’indomani
dell’autoproclamazione del suo eroe ideale ad imperatore e al conseguente tradimento degli ideali
della rivoluzione francese. Ricordiamo che il concetto di eroe romantico non è quello di un eroe
guerriero, ma di un uomo che supera le avversità e generosamente aiuta i suoi fratelli. (si veda il
concetto di Titanismo e l’interpretazione romantica del mito di Prometeo). L’eliminazione
dell’Adagio introduttivo, peraltro già realizzata genialmente da Mozart nella famosa Sinfonia K
550, comporta in questo contesto un motivo di grande impatto emotivo. Il secondo tempo è una
Marcia funebre.
Sinfonia n. 4 in Si bem. op. 60 (1806): costituisce una serena parentesi classica, con ritorno
all’Adagio introduttivo.
Sinfonia n. 5 in Do min. op. 67 (1807-08): denominata “Il destino che bussa alla porta” presenta nel
primo tempo una netta contrapposizione fra tema eroico e tema implorante; gli ultimi due tempi non
contemplano soluzione di continuità.
Sinfonia n. 6 in Fa op. 68, denominata “Pastorale”, in cinque tempi, rispecchia l’amore di
Beethoven per la natura: ma, nonostante gli elementi descrittivi naturalistici (canti di uccelli,
temporale) non si tratta di un esempio di stile pittorico, bensì di un costante riferimento alla natura
umana. Sentiremo insieme in che modo il temporale, col suono tenuto dell’ottavino, renda in modo
stridente una tempesta interiore, più che un fenomeno naturale.
Sinfonia n. 7 in La op. 92 (1811-12) è stata definita da Wagner “Apoteosi della danza” per
l’accentuata componente ritmica.
Sinfonia n. 8 in Fa op. 93 (1812) , col bellissimo minuetto fa un omaggio ai predecessori .
Sinfonia n. 9 in Re min. op. 125, denominata “Corale” per la partecipazione di soli e coro ad
esprimere la Gioia e, più in particolare, la gioia che deriva agli uomini dalla fratellanza universale.
Leggeremo il testo di Schiller; rileviamo la grande attualità di questo inno, affidato alle voci e agli
strumenti, e divenuto il simbolo dell’ Unione Europea.
La musica romantica
A differenza del Romanticismo letterario, il Romanticismo musicale non nasce propriamente in
contrasto con la produzione classica, ma ne costituisce una sorta di evoluzione sulla via
dell’espressività, che coinvolge emotivamente l’ascoltatore.

Aspetti compositivi e stilistici


La caratteristica stilistica fondamentale della produzione romantica è data dal sinfonismo, che
trionfa in tutte le forme orchestrali (Ouverture, Sinfonia, Concerto solistico, Suite) ma viene
esteso anche a forme non propriamente strumentali ( Oratorio, Messa, Melodramma); nasce un
nuovo genere sinfonico: il Poema sinfonico.
L’orchestra, ingrandita ed utilizzata nei vari piani sonori e in tutte le caratteristiche timbriche,
conferisce alla musica quella dimensione celebrativa che interpreta i grandi miti romantici
(eroismo, natura, patria) e che sostituisce la dimensione cerimoniale, legata alla committenza di
corte, tipica delle età precedenti.
Il primato estetico della musica strumentale, legato al concetto di “asemanticità della musica”, dà
luogo anche al grande sviluppo del repertorio pianistico (il pianoforte risponde particolarmente alle
esigenze espressive romantiche), con la nascita di nuove forme libere (Notturno, Improvviso,
Fantasia, Parafrasi…).
Concezione estetica
E’ quella dell’Idealismo romantico, che troviamo in Wackenroder, Schelling, Schopenhauer, e che
vede la musica come privilegiata fra le arti, in quanto manifestazione dello Spirito assoluto. Quella
asemanticità, o mancanza di significati precisi, inequivocabili, che presso gli illuministi costituiva il
veicolo di piacevoli passioni, è vista dai filosofi e compositori romantici come il motivo per cui la
musica è espressione dell’Infinito.
Compositori, committenza, pubblico
Una siffatta concezione estetica costituisce motivo di contrasto con l’affermarsi di un uso sociale
della musica, visto come settore di investimento e strumento di guadagno da parte di sempre più
numerose istituzioni concertistiche borghesi.
Il musicista, che si sente profeta dell’assoluto, investito di una missione spirituale, sente il conflitto
fra la sua vocazione e la necessità di uniformarsi alle regole della sopravvivenza, che impongono la
ricerca del successo, del pubblico riconoscimento della propria arte.
Questa dicotomia fra isolamento nello studio e necessità di pubbliche apparizioni nei salotti-bene e
nelle sale da concerto è particolarmente sentita dai compositori di musica strumentale, che sono
numerosi specialmente oltralpe: in Italia due secoli di tradizione legano i musicisti al teatro d’opera,
che ha sempre una forte componente di mondanità e popolarità.
I ritmi produttivi non cambiano tanto per l’operista, che continua ad accontentare pubblico ed
impresari, quanto per i compositori di musica strumentale: dalle cento e più sinfonie di Haydn si
passa alle nove di Beethoven e di Schubert, alle quattro di Brahms; le composizioni sono molto più
meditate e sofferte, rispetto alla produzione settecentesca.
Peraltro il fatto che il pubblico borghese sia meno colto rispetto al pubblico di corte del 6-700 lo
rende più malleabile, più pronto ad adeguarsi alle esigenze del compositore, il quale lavora non
tanto per soddisfare le richieste della committenza quanto per esprimere la propria creatività; per
vivere, egli può vendere la propria opera ad un editore, presentarla nelle sale da concerto e/ o nei
salotti borghesi; può insegnare in Conservatorio ( come Mendelssohn e Schumann a Lipsia), fare
delle tournées in Europa (come Paganini, Schumann, Liszt).
I principali centri di produzione e di esecuzione sono le città della Germania (Lipsia, Bonn,
Amburgo), Parigi, Vienna.
L’Italia, nel periodo romantico, prosegue ancora, improntandola al nuovo stile sia compositivo che
letterario, quella tradizione operistica che l’ha vista iniziatrice e protagonista indiscussa per due
secoli. I compositori fondamentali, dopo il classico Rossini, sono Bellini, Donizetti e Verdi.
IL SEICENTO
L’Italia del Seicento è caratterizzata dal dominio spagnolo; la Spagna si isola dalla scena politica
europea nella quale campeggiano l’Inghilterra degli Stuart e di Cromwell e la Francia di Richelieu e
di Mazarino, che diviene fortissima sotto il lungo regno del Re Sole (Luigi XIV).
Sotto il profilo artistico il Seicento coincide col Barocco, uno stile che prende il nome da un termine
portoghese che designa una perla irregolare e che, utilizzato a partire dalla seconda metà del
Settecento, possiede una connotazione negativa fino agli inizi del Novecento. Lo stile barocco
caratterizza tutte le arti, accomunandole in una ricerca elaborata del particolare e nel gusto della
spettacolarità, in un secolo tormentato dal flagello della peste e da una profonda crisi economica. In
letteratura abbiamo uno stile basato sull’importanza della parola e su un suo uso raffinato, attinto
alle leggi della retorica: in Italia questo stile produce il Marinismo, in Francia il Preziosismo, in
Inghilerra l’Eufuismo, in Spagna il Gongorismo. La pittura si avvale in Italia dei contributi del
bolognese Annibale Carracci e del lombardo Caravaggio, la pittura fiamminga viene sublimata
dall’espressività di Rembrandt. L’architettura italiana si avvale del gusto scenografico di Bernini e
Borromini, attivi a Roma. Il teatro in Italia è quasi interamente assorbito dal melodramma, mentre
in Francia, Inghilterra e Spagna trionfano sia il genere tragico che quello comico con Corneille e
Racine e Molière, Shakespeare, Calderon de la Barca. Il pensiero filosofico produce la scienza di
Galileo, l’Empirismo di Bacone, Locke e Hume e il Razionalismo di Cartesio, Hobbes e Spinoza.

LA MUSICA BAROCCA

Mentre, per tutte le varie arti, si parla di stile barocco in riferimento alla produzione del Seicento,
per quanto riguarda la musica si arriva sino alla prima metà del Settecento; pertanto i musicologi
concordano nel definire barocco musicale il periodo compreso, orientativamente, fra il 1600 e il
1750.
Una caratteristica compositiva accomuna tutta la produzione musicale barocca, in tutti i suoi
numerosi generi compositivi : si tratta di una forma di accompagnamento detta basso continuo.
Basso continuo : consiste nel dare una linea melodica costante, cioè priva di interruzioni, ad uno
strumento con tessitura grave ( tiorba, violone,oggi violoncello) ; su questa linea melodica si
realizzano estemporaneamente (cioè improvvisando, perché non sono scritti) gli accordi adeguati
con il clavicembalo.
N. B. Il basso continuo strumentale in realtà deriva dal basso seguente, usato già in precedenza
nell’accompagnamento all’organo della polifonia sacra: si tratta di riprodurre all’organo, sempre
senza interruzioni, il movimento della voce più grave fra quelle che formano il gruppo polivoco.
Generi compositivi :
Sono numerosi. Su alcuni faremo delle trattazioni specifiche.
Sono generi vocali: Melodramma e Teatro d’opera;
Oratorio; Cantata profana e Cantata sacra.
Sono generi strumentali: Ricercare, Preludio, Toccata, Fuga ;
Concerto grosso e Concerto solistico ;
Sonata da camera e Sonata da Chiesa;
Sinfonia.
Stili
Anche riguardo agli stili abbiamo una grande varietà, anche nella applicazione ai vari generi; ferma
restando la divisione, ad opera del compositore romano Marco Scacchi, dei tre stili legati alla
destinazione d’uso: stylus eclesiasticus (da chiesa), stylus cubicularis (da camera), stylus
theatralis (da teatro), la musica sacra può essere scritta nello stile a cappella ( ricordate: sole voci)
o nello stile Concertante ( voci e strumenti ), con forme tipiche del Melodramma (arie, duetti
ecc.) La stessa composizione può avere momenti in stile contrappuntistico (secondo i dettami della
polifonia ) e momenti in stile omofonico (accordi che accompagnano la melodia).
Concezione estetica
L’estetica barocca è condizionata dalla riscoperta di Aristotele e della sua Poetica, avvenuta già alla
fine del Cinquecento; ne deriva una concezione imitativa dell’arte, che ha come fine la
rappresentazione dell’uomo e della natura nei modi più efficaci, ma che non rinuncia, specie nel
melodramma, a destare meraviglia negli spettatori.
La concezione imitativa dell’arte dà luogo sia alla “espansione degli affetti” nel melodramma, sia
alla meditazione su contenuti spirituali e religiosi nella produzione sacra di Bach, Vivaldi, Haendel.
Compositori, committenza, pubblico
I principali centri di produzione musicale sono: le corti dei numerosi regnanti in Italia e quelle dei
grandi sovrani assoluti europei;
i numerosi teatri pubblici che, a partire dal 1637, (apertura del San Cassiano a Venezia) si
diffondono nelle varie città d’Italia e, in seguito, d’Europa.
Un secolo che, come il Seicento, si caratterizza per le sue lunghe guerre, pestilenze e carestie non
perde occasione per festeggiare e solennizzare tutti gli avvenimenti importanti, quasi per scrollarsi
di dosso dolore e miseria.
Il pubblico è costituito, oltre che dai nobili, dai ricchi borghesi; si fa musica , oltre che nelle corti,
nei teatri e nelle chiese, anche nei salotti delle case private.
Nell’ età barocca il compositore è, per lo più, maestro di cappella e organista presso le varie corti;
scrive musica sacra e profana a seconda delle esigenze dei suoi aristocratici committenti; scrive
melodrammi per le corti, ma anche, a partire dal 1637, per i teatri pubblici, su commissione dei vari
impresari; comincia a vivere una dimensione cosmopolita, grazie agli inviti di sovrani e impresari
stranieri, amanti del teatro italiano.
IL BAROCCO MUSICALE : GENERI STRUMENTALI.

Toccata

Composizione virtuosistica, per strumento a tastiera (organo, clavicembalo). Ha carattere di


improvvisazione, stile brillante. Lo strumentista ha modo di far valere la propria abilità nella
manualità e nell’improvvisazione. Iniziato con Gerolamo Frescobaldi (Ferrara 1583- Roma
1643), questo genere trova la sua massima espressione in Johann Sebastian Bach (Eisenach,
1685- Lipsia, 1750).
Ascoltiamo, di Bach, la Toccata e Fuga in Re minore BWV 565 per organo. Come
dice il titolo, alla Toccata, che ha proprio un carattere introduttivo, segue la
Fuga
Composizione in stile contrappuntistico, basata cioè sull’intreccio (e non sulla sovrapposizione)
delle melodie, secondo la tecnica del canone. E’ divisa in tre parti:
1. ESPOSIZIONE, in cui si presenta subito il tema (o idea musicale) chiamato soggetto, affidato
ad una voce o strumento. Mentre la prima voce, finito il soggetto, espone il controsoggetto, o
elemento tematico secondario, la seconda voce espone la risposta (imitazione del soggetto nella
tonalità della dominante); si continua a questo modo, inframmezzando con divertimenti ( parti
libere), finchè tutte le voci (di solito quattro) non hanno ultimato la loro esposizione.
2. SVOLGIMENTO, caratterizzato dall’alternanza delle riesposizioni del soggetto e dei
divertimenti da parte delle varie voci ; infine vi sono gli
3. STRETTI o riprese del soggetto sempre più ravvicinate. Il tutto culmina con la coda finale.
GENERI STRUMENTALI : IL CONCERTO

In età rinascimentale il termine concerto indicava una composizione destinata a voci accompagnate
da strumenti ; nella musica barocca il concerto è destinato a soli strumenti.
Il concerto barocco è una composizione nella quale uno o più strumenti solisti si alternano con
tutta l’orchestra, costituita di soli archi e di un clavicembalo, per la realizzazione del basso
continuo.
Si ha il concerto grosso quando gli strumenti solisti sono più di uno (in genere, due violini più il
basso continuo). Il gruppo solistico è detto concertino, mentre l’insieme orchestrale è detto tutti o
ripieno.
Fu l’italiano Arcangelo Corelli ( Ravenna 1653 – Roma 1713 ) a dar vita al concerto grosso ;
famosissimo è il suo Concerto per la notte di Natale, ancora molto eseguito ai nostri giorni. Il
genere del concerto grosso fu molto praticato dai compositori dell’età barocca ; fra tutti spiccano
Antonio Vivaldi ( Venezia 1678 – Vienna 1741) con le raccolte intitolate L’estro armonico, Il
cimento dell’armonia e dell’invenzione, Georg Friedrich Haendel (Halle 1685 – Londra 1750)
con le sue Musiche sull’acqua, Musiche per i fuochi d’artificio, Bach con gli splendidi sei
Concerti brandeburghesi.
Si ha il concerto solista quando lo strumento che si alterna con l’orchestra è uno solo.
Giuseppe Torelli (Verona 1658 – Bologna 1709) dà vita al concerto solista ; Vivaldi lo canonizza
in tre tempi:
 Allegro, in cui ad una introduzione del materiale tematico da parte dell’orchestra segue
l’intervento del solista, secondo il cosiddetto sistema “a ritornello”.
 Adagio o Andante : tempo lento, in cui emerge tutta l’espressività dello strumento solista,
mentre spesso l’accompagnamento è limitato al basso continuo.
 Allegro o Vivace: affine al primo tempo.
Esempio di transizione dal concerto grosso al concerto solista sono Le Stagioni di Vivaldi.
Il concerto (parte seconda)

Mentre il concerto grosso si esaurisce con l’età barocca, il concerto solista prosegue la sua storia,
favorito dall’avvenuto perfezionamento di numerosi strumenti musicali (flauto, pianoforte, violino
ecc.) e dall’affinamento delle tecniche esecutive in chiave virtuosistica.
Nella cosiddetta fase classica (seconda metà del ‘700) specialmente grazie a Mozart, il primo
tempo del Concerto si organizzò in "forma-sonata", pur rispettando il precedente sistema “a
ritornello”, per cui ad una introduzione del materiale tematico da parte dell’orchestra segue
l’intervento del solista. Mozart scrisse 7 concerti per violino e orchestra, 23 concerti per pianoforte,
di cui era un virtuoso fin dalla più tenera età, il bellissimo Concerto in La Maggiore per clarinetto e
orchestra K.622, ed altri per flauto, flauto ed arpa, fagotto, corno. Con Mozart il Concerto diventa
una forma autonoma di dialogo sinfonico: l’orchestra ha pari importanza rispetto al solista, al quale
però è riservato, solitamente alla conclusione di un tempo, un momento di manifestazione del
proprio virtuosismo, spesso improvvisato, detto cadenza. Anche nel caso in cui la cadenza sia
scritta dal compositore (vedi, fra i romantici, Mendelssohn, Schumann) essa rimane comunque
libera, nel senso che non è soggetta all’organizzazione ritmica tipica del discorso musicale: mentre
il solista la esegue, l’orchestra può avere una pausa con corona o un suono tenuto (sempre con
corona).
Beethoven scrisse 7 concerti solistici, di cui 5 per pianoforte ; in essi egli comunica una forza
espressiva di altissima portata, che ha il massimo livello nel Concerto n.5 in Mi bemolle op.73, del
1809, soprannominato “l’imperatore” per la fortissima carica eroica che emana.
LA SINFONIA

Il termine, che in epoca rinascimentale designava genericamente un brano per più strumenti, alla
fine del ‘600 servì ad indicare una composizione destinata ad un organico costituito essenzialmente
di strumenti ad arco. La sinfonia barocca poteva essere in tre tempi ( Allegro, Adagio, Allegro,
all’italiana, con riferimento ad Alessandro Scarlatti ) oppure in due soli tempi, alla francese.
Tra la fine del ‘700 e i primi dell’800, grazie agli apporti fondamentali di Haydn, Mozart e
Beethoven, la sinfonia assume il suo assetto “classico”, articolandosi in quattro tempi: Allegro,
Adagio, Minuetto o Scherzo, Finale (Vivace o Presto). Il primo tempo è in forma – sonata.
Haydn seppe recepire le istanze compositive già espresse, intorno alla metà del ‘700, dal milanese
Sammartini e dalla cosiddetta “Scuola di Mannheim”; essa, per prima, determinò, in ambito
sinfonico, il superamento del basso continuo e dello stile polifonico tipico del Concerto grosso, a
vantaggio di uno stile omofono con prevalenza dei violini in funzione melodica.
Haydn colse la validità delle innovazioni, che tendevano ad ampliare i mezzi espressivi
dell’orchestra, e diede il suo apporto in qualità di “stabilizzatore” del giovanissimo genere
musicale, sia nell’ambito del bitematismo della forma – sonata, che nel delineare le forme più
frequenti dei tempi successivi, compreso il Minuetto del 3° tempo. Egli scrisse più di 100 Sinfonie.
Se Haydn fu uno “stabilizzatore”, Mozart fu un “ottimizzatore” di generi e stili preesistenti: di
formazione europea, egli conobbe l’aggraziato rococò francese, il belcanto italiano, il barocco
tedesco, la scuola di Mannheim; egli seppe fondere in modo personalissimo gli elementi
caratteristici di tutte queste esperienze, convogliandoli nella sua visione razionale ed illuministica
dell’arte. Sublime nella serenità, ma anche nella mestizia, Mozart imprime alla musica il marchio di
una personalità fortissima, sempre fiduciosa nelle risorse dell’intelletto umano. Mozart scrisse 52
sinfonie.
Con Beethoven si afferma un vero e proprio linguaggio sinfonico : il discorso musicale è articolato
su diversi piani sonori, costituiti sia dai settori grave, medio e acuto dell’orchestra, sia dai vari tipi
di risonanza degli strumenti : più nitidi, in primo piano, gli archi, più lontani e fievoli corni ed oboi.
Beethoven scrisse solo 9 sinfonie, che costituiscono altrettanti capolavori ; nessun compositore
dopo di lui ha superato questo numero. Beethoven ci introduce nel sinfonismo che permea di sé
tutta la produzione musicale romantica. Con Schubert, Mendelssohn, Schumann, Brahms, la
sinfonia andò ampliandosi nella struttura, nell’elaborazione dei temi, nell’organico, nell’impiego
dei timbri, fino a raggiungere dimensioni colossali con Bruckner e Mahler.
Il primo Settecento

Aspetti storici

Le “novità” storiche del primo Settecento in Europa riguardano il graduale ridimensionamento del
Progetto di totale egemonia del re Sole (che muore nel 1715), il progresso del Libero Parlamento
inglese, istituito nel 1689 con la famosa Dichiarazione dei diritti, l’espandersi degli imperi coloniali
di entrambi i Paesi, l’apertura dello zar Pietro il Grande all’influenza europea, l’autonomia del
regno di Prussia e il raggiungimento di un nuovo equilibrio europeo con la Pace di Utrecht del
1713. L’Italia viene ora dominata non più dalla Spagna, ma dall’Austria. Nel 1720 la Sardegna
viene annessa al ducato di Piemonte, che si avvia a diventare Regno di Sardegna.

Pensiero, arte, letteratura


Il pensiero politico si discosta dall’assolutismo per appoggiare il principio dell’ordinamento
costituzionale, di matrice inglese (ricordiamo Walpole primo ministro). Sempre di matrice inglese è
il pensiero filosofico illuminista, che a metà del secolo darà importantissimi frutti in Francia e in
Europa. Ancora in Inghilterra nasce il romanzo moderno, borghese (Swift, Defoe) e gotico. In arte
abbiamo il cosiddetto stile Rococò, ovvero un tardo barocco estremamente ornato, piuttosto che
incline alla monumentalità. Nella pittura italiana ricordiamo i veneziani Tiepolo e Canaletto, nella
letteratura italiana abbiamo l’Accademia dell’Arcadia che svolge, con Gravina e Muratori, una
intensa opera di erudizione enciclopedica, e con Pietro Trapassi detto Metastasio, una importante
riforma del testo poetico nel melodramma (libretto d’opera).

Musica
In campo musicale abbiamo la definitiva accettazione dell’armonia, codificata dal francese Rameau
nel Traité de l’harmonie reduite à ses principes naturels (1722); nello stesso anno Bach compone
una importantissima raccolta di preludi e fughe in tutte le tonalità in applicazione all’invenzione del
sistema temperato, risalente al 1691 (ad opera del tedesco Werckmeister). La raccolta di Bach si
intitola Il clavicembalo ben temperato.1
La musica vocale ha ancora la parte predominante, ma si riscontra un grande incremento della
produzione strumentale, caratterizzata da un certo disciplinamento della forma, per cui alla
successione di numerose sezioni brevi si sostituisce, gradatamente una struttura di poche forme più
lunghe ed elaborate. Il basso continuo, gradatamente, si appresta ad essere esautorato, l’omofonia
prevale sulla polifonia, con le sublimi eccezioni di Bach, nel teatro abbiamo la nascita dell’opera
comica, la sonata a tre cede al concerto grosso e, in modo più duraturo, al concerto solista.
Abbiamo poi la costruzione del primo pianoforte ad opera di Bartolomeo Cristofori, il trionfo della
produzione per violino ( Corelli, Vivaldi, Tartini), la produzione sonatistica per cembalo di
Domenico Scarlatti, la diffusione del teatro d’opera in tutta Europa e, infine,il genio di Bach, chiuso
nella sua Germania ma aperto ai musicisti del passato ed alle recenti conquiste, oltre che ai suoi
contemporanei ed alla speculazione in generale, e il successo teatrale (ma non solo) del mondano ed
internazionale Händel.
Per tradizione si fa coincidere la fine del barocco musicale col 1750, anno della morte di Bach.

1Il sistema temperato è basato sulla suddivisione dell’ottava in dodici semitoni perfettamente
uguali, superando così la differenziazione di ampiezza fra semitoni cromatici e semitoni diatonici.
Gli strumenti ad accordatura fissa (tastiere) ne ricavano grande giovamento nell’esecuzione di
musica in tutte le tonalità.
Musica per cembalo e per orchestra

Domenico Scarlatti

Figlio di Alessandro, nacque a Napoli nel 1685 e morì a Madrid nel 1757. Attivo come maestro di
cappella a Roma, si spostò nel 1720 a Lisbona, al servizio di Giovanni V. Successivamente seguì
l’Infanta del Portogallo, di cui era maestro, in Spagna, a Siviglia e a Madrid.
Autore di molta musica vocale per il teatro e, soprattutto, sacra (ricordiamo almeno uno Stabat
Mater, ancora oggi molto eseguito), ha un particolare rilievo nel panorama della musica strumentale
settecentesca per la ricca produzione di sonate per clavicembalo solista. Le cinquecentocinquanta
sonate di D. Scarlatti si caratterizzano spesso per una struttura monotematica e bipartita; nella prima
parte della composizione il movimento armonico conduce dalla tonica alla dominante: nella
seconda parte, con un intreccio modulante, si ritorna nella tonalità di impianto. Si evidenzia un
linguaggio compositivo di grande fantasia, che si avvale spesso di suggestioni sonore legate alla
musica spagnola e si arricchisce di un virtuosismo a volte acrobatico, di un’improvvisazione non
disgiunta dall’applicazione del contrappunto, di passaggi armonici a volte arditi.

Couperin e Rameau

Nella prima metà del Settecento l’Italia ha ancora una funzione di guida anche nel campo della
musica strumentale: abbiamo già visto come le scuole violinistiche italiane, in particolar modo
quella di Corelli, avessero una grande diffusione a livello europeo; abbiamo già avuto modo di
osservare come la caratteristica preponderante dello stile strumentale italiano sia la descrittività,
unita alla grande fantasia.
La Francia offre una importante produzione strumentale per cembalo e per organo grazie a
François Couperin ( Parigi 1668- 1733).Organista nella cappella reale di Luigi XIV, compone le
famose 27 Ordres o Suites di 240 pezzi per clavicembalo in quattro libri, improntati alla
descrizione, o meglio alla caratterizzazione, di vari personaggi e stati d’animo. Grande ammiratore
di Corelli, vuole fondere lo stile italiano con il gusto francese nella sua produzione cameristica, che
culmina con L’Apothéose de Corelli e con L’Apothéose de Lully, dove si immagina che Corelli
accolga sul Parnaso Lully per suonare insieme a lui. Da Corelli, in realtà, Couperin mutua la sonata
(anche come trio-sonata) da Lully le forme di danza. Nell’ambito della produzione vocale sono
molto belle e famose le Leçons de ténèbres, a una e due voci, sui testi delle lamentazioni di
Geremia, per la liturgia della settimana santa.
La fortuna di Couperin cessò in Francia alla sua morte, mentre gli sopravvisse in Germania grazie
al vivo apprezzamento di Bach. Alla fine dell’Ottocento Brahms curò l’edizione delle opere
cembalistiche di Couperin; alla fine del Novecento, con la rivalutazione del clavicembalo nella
pratica concertistica internazionale, Couperin ha ripreso il suo posto fra i grandi compositori.

Altro grande francese, ancor più verstile di Couperin, è Jean-Philippe Rameau Digione 1683-
Parigi 1764), grande teorico della musica oltre che compositore di musica strumentale e vocale.
Innanzitutto un cenno sul suo grandeTraité de l’Harmonie redite à ses principes naturels (Trattato
sull’armonia ricondotta ai suoi principi naturali), dove i principi naturali sono gli armonici,
segnalati nel Rinascimento da Zarlino. In un’epoca in cui, agli albori dell’Illuminismo e, comunque,
sotto l’influsso del pensiero di Cartesio, si tende a valorizzare al massimo, anche nella musica,
l’elemento razionale garantito dalla presenza della parola, Rameau giustifica la piena autonomia
della musica strumentale in quanto regolata dalle leggi matematiche che sono alla base degli
intervalli e degli accordi. Famose sono le sue 57 Pièces pour clavecin ordinate in tre raccolte
contemporanee a quelle di Couperin. In ambito teatrale Rameau compose numerose opere serie, o
tragédies lyriques ispirate al teatro classico di Racine e Corneille.
Johann Sebastian Bach

Cenni biografici
Nasce a Eisenach, in Turingia, nel 1685; dopo una vita interamente vissuta entro i confini
dell’attuale Germania muore a Lipsia, nel 1750. Si fa coincidere la fine del barocco musicale con
l’anno della morte di questo compositore, genio ineguagliabile ma assolutamente ignaro della
propria genialità, che concepisce la sua arte come un mestiere da coltivare con l’umiltà di un
modesto artigiano, per la gloria di Dio e per il sostentamento della numerosa famiglia (sposato due
volte, ebbe in tutto una ventina di figli, diversi dei quali musicisti; del resto, la generazione dei Bach
vanta ben cento musicisti in due secoli). La sua carriera è quella tipica dell’organista e violinista di
corte (ad Amburgo, a Weimar, dove fu anche Konzertmeister, o primo violino con funzione di
direttore, dal 1708 al 1717); dal 1717 al 1723 è maestro di cappella alla corte di Köthen, dove,
potendosi avvalere di bravi strumentisti solisti, scrisse i famosi sei Concerti Brandeburghesi; dal
1723 alla morte, avvenuta nel 1750, è Kantor 1 presso la Scuola di San Tommaso a Lipsia e, sempre
nella stessa città, dirige il Collegium musicum. A questa attività professionale, che lo costringe ad
una continua produzione di cantate e musica sacra in genere per tutte le domeniche e le feste
comandate, Bach affianca uno studio e un approfondimento costante di tutta la tradizione polifonica
europea, oltre che dei contemporanei (ricordiamo le rielaborazioni di alcuni concerti di Vivaldi e
dello Stabat Mater di Pergolesi).

Produzione: caratteri generali

Nella sua immensa produzione, che viene siglata come BWV, Bach Werke Verzeichnis (catalogo
delle opere di Bach), sono presenti tutti i generi vocali e strumentali, sacri e profani, ad eccezione
del melodramma: peraltro le forme tipiche (aria, recitativo, duetto, terzetto, quartetto etc.) sono
presenti nelle cantate e nei salmi; nelle Passioni, infine, è presente anche il contesto espositivo-
narrativo tipico dell’Oratorio. In effetti Bach realizza una sintesi di tutte le forme barocche,
perfezionandole nel senso della astrazione e dell’organizzazione geometrica. Con lo studio della
polifonia antica egli perfeziona il contrappunto e, nel contempo, fissa le nuove leggi dell’armonia
applicando il nuovo sistema temperato.

Opere

Fra le opere strumentali ricordiamo: per cembalo ed organo Il piccolo libro per organo, contenente
corali strumentali, L’esercizio per tastiera,in quattro parti, contenente, nella seconda parte, il
famoso Concerto nello stile italiano e l’ Ouverture nello stile francese, mentre nella quarta parte
spiccano le Variazioni Goldberg, aria con trenta variazioni.
I due libri del Clavicembalo ben temperato contengono due serie di ventiquattro preludi e fughe in
tutte le tonalità, in applicazione del nuovo sistema temperato teorizzato di recente dal tedesco
Werckmeister. Famosissime, anche perché molto studiate da tutti gli allievi di pianoforte, le Suites
inglesi e francesi per clavicembalo.
Per altri strumenti: le tre Sonate e le tre Partite per violino solo, da chiesa le prime, da camera le
seconde, in quattro movimenti, mentre le sei Suites per violoncello rispettano tutte la successione di
Preludio- allemanda- corrente- sarabanda- coppia varia- giga.
1Il Kantor è una sorta di maestro di cappella; in realtà Bach presso la scuola di San Tommaso,
fungeva anche da insegnante di alcune materie non musicali e da educatore dei ragazzi. Si consideri
che il consiglio di amministrazione della suddetta scuola di Lipsia, nella relazione finale del
concorso a seguito del quale fu assunto Bach, sosteneva di essersi accontentato in mancanza di
candidati più brillanti!!!!
Per complessi orchestrali: i sei Concerti brandeburghesi, del 1721, alternano concerto grosso e
concerto solistico- sonata, stile italiano spontaneo e fantasioso,stile francese razionale e schematico,
stile tedesco severo e specializzato nella variazione. La polifonia si alterna all’omofonia, la
ricchezza di timbri conferisce grande fascino a questi famosissimi concerti.
Ancora:L’Offerta musicale, che elabora le variazioni improvvisate da Bach su un tema pensato dal
re di Prussia Federico II.
L’Arte della fuga, incompiuta, doveva comprendere 24 fughe di vario tipo, semplici, doppie, triple
a specchio, canoniche e controfughe ma si fermò alla ventitreesima. L’organico strumentale non è
specificato; la scrittura in partitura su tanti righi in chiavi diverse è adatta sia per cembalo od organo
sia per orchestra. In realtà l’opera può essere interpretata anche come una speculazione astratta sulla
musica in sé, da leggere mentalmente (per i pochi eletti che sanno farlo).
Fra le opere vocali spiccano le quasi trecento cantate sacre, organizzate come successioni di arie
solistiche, duetti, terzetti o quartetti, cori concertanti (voci e strumenti), corali; la cantata può essere
introdotta in vario modo (coro, recitativo solistico, sinfonia), mentre è, solitamente, chiusa da un
corale.
Le cantate profane, composte per varie occasioni riferibili a personaggi illustri, hanno la stessa
struttura delle cantate sacre, tranne il corale finale, e spesso in esse è adottato l’uso della parodia
(utilizzo di una precedente melodia con altre parole).
Le passioni luterane in forma di oratorio erano cinque, ne restano tre, di cui quella secondo Marco
incompiuta. La forma è quella dell’Oratorio, con la parte del narratore, chiamato evangelista,
affidata ad un tenore. Fra le due Passioni complete la Johannes- Passion del 1724 mantiene il tono
meditativo ed intimistico del Vangelo al quale si ispira; la Matthäus- Passion, del 1727, è più
narrativa,descrittiva, immediata. Con la riesumazione, la riorchestrazione e la rappresentazione di
quest’ultima Passione, ad opera di Felix Mendelssohn, nel 1829, incomincia, nell’Ottocento
romantico, la vera fortuna di Bach a livello europeo e mondiale.
Fra la musica sacra non possiamo ignorare l’Oratorio di Natale, che in realtà consiste in una cantata
in sei parti su testi evangelici e meditativi, il Magnificat, Salmo in forma di cantata, quattro Messe
brevi e l’imponente Messa in Si minore.

Toccata e Fuga in Re minore BWV 565


E’ una composizione libera per organo, non inserita in una raccolta specifica. Si caratterizza per la
Toccata introduttiva, che consente allo strumentista di far valere la propria abilità nella manualità e
nell’improvvisazione. Iniziato con Gerolamo Frescobaldi (Ferrara 1583- Roma 1643), anche questo
genere, come tanti altri, trova la sua massima espressione in Bach. Alla Toccata segue la

Fuga
Composizione in stile contrappuntistico, basata cioè sull’intreccio (e non sulla sovrapposizione)
delle melodie, secondo la tecnica del canone. E’ divisa in tre parti:

1. ESPOSIZIONE, in cui si presenta subito il tema (o idea musicale) chiamato soggetto, affidato
ad una voce o strumento. Mentre la prima voce, finito il soggetto, espone il controsoggetto, o
elemento tematico secondario, la seconda voce espone la risposta (imitazione del soggetto nella
tonalità della dominante); si continua a questo modo, inframmezzando con divertimenti ( parti
libere), finchè tutte le voci (di solito quattro) non hanno ultimato la loro esposizione.
2. SVOLGIMENTO, caratterizzato dall’alternanza delle riesposizioni del soggetto e dei
divertimenti da parte delle varie voci ; infine vi sono gli

3. STRETTI o riprese del soggetto sempre più ravvicinate. Il tutto culmina con la coda finale.
LA MUSICA CLASSICA

Si definisce comunemente con questo termine la produzione di fine ‘700, con particolare
riferimento a Haydn, Mozart, Beethoven : quest’ultimo costituisce (sempre secondo la definizione
corrente) l’anello di congiungimento con la musica romantica.

Aspetti compositivi e stilistici

La produzione di fine ‘700, detta anche “classicismo viennese”, dovuta ai compositori già citati, è
preceduta, ma anche accompagnata, da opere strumentali in due stili ben differenziati :

 lo stile galante, derivante dal rococò francese, cerca di compiacere l’orecchio dell’ascoltatore,
allettandolo con frasi calibrate, eleganti, con ritmi e armonie statiche, con bassi albertini 1 che
conferiscono semplicità ed orecchiabilità ;fra i compositori dello stile galante ricordiamo il
francese Couperin, l’italiano Galuppi, il tedesco Telemann;
 lo stile sensibile (Empfindsamer Stil) obbedisce ad una esigenza di espressività, di libertà di
condotta, di vigore espressivo, posta dal movimento letterario dello Sturm und Drang;
ricordiamo che il più rappresentativo compositore dello stile sensibile fu Carl Philip Emanuel
Bach, figlio di Johann Sebastian.

Un aspetto compositivo fondamentale, che sarà recepito e sintetizzato dalla cosiddetta “triade
classica” (soprattutto da Haydn) è quello che va verso un linguaggio sinfonico più ricco ed
articolato, caratterizzato da una forma strutturata in modo più deciso (la forma-sonata); primi
espositori di questa tendenza sono l’italiano Sammartini e la cosiddetta “scuola di Mannheim”.

Generi strumentali

La produzione classica fa riferimento a dei generi strumentali ( sonata, quartetto, sinfonia, concerto
solistico ) che danno modo a vari virtuosi di far emergere le loro qualità interpretative, in un’epoca
in cui l’avvento del pianoforte ed il grandissimo successo ottenuto dal violino danno un
notevolissimo incremento alla concertistica pubblica. Tra i concertisti ricordiamo ,per il pianoforte,
lo stesso Mozart e l’italiano Muzio Clementi; tra i violinisti, gli italiani Nardini, allievo del grande
Tartini, e Viotti, che fu attivo a Parigi.

Concezione estetica

La concezione estetica che anima la musica classica risente del pensiero illuministico : esso riconduce
alle regole della ragione sia la conoscenza della realtà (e in questo campo dà ampio incremento agli
studi ed agli esperimenti di natura empirista), sia la sua interpretazione; in questo secondo ambito
trovano spazio sia la “imitazione”, controllata però dall’esigenza di ordine interiore,

1Basso Albertino :consiste nello spezzare l’accordo di base nelle sue componenti, alternandole
con la ripetizione del grado più acuto. ES :l’ accordo DO-MI-SOL si spezza in DO-SOL-MI-
SOL etc
di eleganza, di simmetria (tutto deve essere “bello”, anche il sentimento dell’ira, anche la furia degli
elementi), sia la capacità di suscitare passioni piacevoli nell’ascoltatore. In questo contesto
avvengono :
 l’evoluzione del melodramma, che si connota di una maggior fusione di musica e parola
(Gluck) e di una più profonda delineazione psicologica dei personaggi (Mozart) ;
 la codificazione della forma-sonata (Haydn);
 l’arricchimento timbrico e dinamico del linguaggio sinfonico (Beethoven).

Compositori, committenza, pubblico

Nel periodo “classico” comincia a delinearsi la figura del musicista che tende ad esercitare la libera
professione, rinunciando agli obblighi, ma anche alla sicurezza economica, della condizione di
Cantor o di Maestro di cappella, protetto dal Signore- Mecenate.
Emblematiche, a questo proposito, sono le situazioni in cui si dibatterono i tre grandi autori
“classici”.

 Franz Joseph Haydn (Rohrau 1732 – Vienna 1809) trascorse gran parte della sua lunga vita
come maestro di cappella alla corte dei principi ungheresi di Esterhazy, ma, d’altro canto, riuscì
anche a far pubblicare le sue opere in tutta Europa ed ebbe, tra il 1790 e il 1795, una fortunata
stagione concertistica londinese come direttore d’orchestra e compositore.

 Wofgang Amadeus Mozart (Salisburgo 1756 – Vienna 1791), fu educato dal padre Leopold,
musicista, come bambino prodigio e fu da lui introdotto presso le più importanti corti d’Europa;
maestro di cappella a Salisburgo, si rivelò insofferente alla condizione di musicista di corte e
restio a comporre secondo la volontà del principe-arcivescovo Colloredo; si fece ben presto
licenziare e tentò la sorte, a Vienna, come libero professionista; nonostante la sua musica fosse
oggetto di ammirazione, l’invidia degli avversari gli alienò sistematicamente quei
riconoscimenti sociali ed economici che gli avrebbero consentito un’esistenza dignitosa. Morì in
miseria a trentacinque anni.

 Ludwig van Beethoven (Bonn 1770 – Vienna 1827) si avvalse, nella prima giovinezza, di
potenti protettori che, apprezzando il suo genio precoce, riuscirono a sottrarlo alle angherie del
padre, a trovargli dei validi insegnanti, a garantirgli un posto di organista alla corte dell’arciduca
d’Austria. Trasferitosi a Vienna nel 1792, riuscì ancora a contare sull’aiuto di amici rispettosi
della sua personalità e delle sue esigenze di autonomia, ed intraprese una carriera concertistica
che gli consentì di dedicarsi liberamente alla composizione; con la sordità, che divenne totale
nel 1818, iniziarono anche le preoccupazioni economiche; Beethoven potè continuare a
comporre grazie alla forza della sua concentrazione ed all’efficacia di quell’orecchio “assoluto”
che gli consentiva di avere un’idea chiarissima dei suoni, ma non potè più suonare in pubblico.
Nel complesso egli fu, nonostante le difficoltà, un compositore libero, ed espresse la sua
partecipazione agli eventi politici dell’epoca in cui visse; nelle sue opere troviamo gli ideali di
libertà proposti dalla rivoluzione francese, la delusione per l’incoronazione di Napoleone (terza
Sinfonia), la volontà di contrastare le avversità (quinta Sinfonia), la speranza nella fratellanza
universale (nona Sinfonia).
Wolfgang Amadeus Mozart (Salisburgo 1756- Vienna 1791)
E’ un autentico genio musicale, manifestatosi in precocissima età; enfant prodige, formato
musicalmente dal padre Leopold, bravo musicista maestro di cappella alla corte dell’arcivescovo di
Colloredo, si esibisce nelle principali corti e città europee insieme alla sorella Nannerl. La sua
formazione di musicista si arricchisce grazie a tre soggiorni italiani, avvenuti entro i primi 16 anni
di vita: particolarmente significativo l’incontro, a Bologna, con padre Martini, insigne maestro di
contrappunto. L’interruzione del servizio presso il Colloredo lo porta, per un verso, a sottrarsi
all’autoritarismo paterno, per un altro, a tentare la strada scoscesa ed insicura della libera
professione. Si trasferisce a Vienna, è chiamato a Praga per delle importanti commissioni ( si
ricordino le due opere Don Giovanni e La clemenza di Tito), ottiene successi a Parigi; in parte a
causa della sua incapacità a gestirsi economicamente, in parte per non aver ottenuto dalla corte di
Vienna quelle gratificazioni, anche economiche, che sa di meritare, la sua breve vita trascorre in
un’alternanza di prosperità e povertà, e termina nella più assoluta miseria.
La sua figura umanamente controversa, caratterizzata da entusiasmi, ribellioni, intemperanze, tanto da
alimentare lo stereotipo di un Mozart eterno fanciullo irrequieto e scavezzacollo, è, dal punto di vista
artistico, ora solare, ora velata di una sorta di tristezza esistenziale che viene sempre superata dalla
vitalità e dalla grande fiducia nelle risorse umane. Come compositore Mozart riesce a portare alle
somme vette tutti gli stili e i generi musicali del suo tempo: nelle sue 50 e più sinfonie ritroviamo lo
stile galante e quello sensibile, l’Italia (una curiosità: in realtà Mozart apprese lo stile della sinfonia
all’italiana a Londra, da J. Christian Bach) e Mannheim, l’eleganza e la grandiosità francese, l’influsso
dell’amico più anziano Haydn; il tutto rielaborato in modo assolutamente originale, intriso di gioia,
tristezza, drammaticità, arricchito da innovazioni timbriche (si vedano i clarinetti, che compaiono per la
prima volta nell’organico strumentale della Sinfonia di Parigi K 297). Virtuoso del pianoforte, ma non
pianista “meccanico” (ricordiamo che egli diede questa definizione del suo rivale Muzio Clementi),
Mozart compone varie raccolte di sonate, fra cui ricordiamo le cinque scritte a Parigi e in particolare la
K310 in La min., che risente del lutto per la morte della madre. Particolarmente ricca e innovativa è la
produzione di Concerti per pianoforte e orchestra: partendo da una base galante di tradizione austriaca,
condizionata anche dal “Bach di Londra”, Christian, Mozart trova un nuovo equilibrio sia timbrico che
compositivo nel rapporto solista- orchestra. In questo genere compositivo, da sempre concepito come
virtuosistico brillante, Mozart non esita ad inserire anche, talvolta, la tristezza della tonalità minore (si
veda l’Adagio in Fa# min. del K 488). La produzione strumentale di Mozart è ancora vastissima, e
spazia dai concerti
per vari strumenti solisti (violino, flauto, fagotto, oboe, corno, clarinetto) e orchestra, ai vari cicli di
quartetti per archi, alle sonate per violino e pianoforte, alle opere più leggere, di intrattenimento
(serenate, divertimenti).
Altrettanto importante ed innovativa è la produzione vocale teatrale e sacra.
Il teatro mozartiano differisce da tutto ciò che lo precede principalmente per una particolare
concezione della forza drammatica della musica in sé, che va oltre la parola, anzi, che consente alla
parola di essere ricondotta nell’alveo dell’azione scenica. La parola è importante (e, in questo,
Mozart è perfettamente in sintonia col razionalismo illuminista, che tende a giustificare
esteticamente la musica vocale più che quella strumentale ), l’apporto del librettista è fondamentale
nel dramma in musica, ma è grazie alla musica che l’azione è posta in essere. La posizione di Gluck
e, prima ancora, quella di Monteverdi, vengono invertite, pur non essendo completamente negate.
Nel teatro mozartiano c’è ampio spazio per tutti i generi: c’è il teatro italiano serio (Idomeneo re di
Creta, La clemenza di Tito) e buffo (le tre opere in collaborazione col librettista Lorenzo da Ponte
Le nozze di Figaro, Don Giovanni, Così fan tutte ) c’è il Singspiel in lingua tedesca, con parti
recitate e parti cantate, che predilige temi favolistici (ricordiamo Die Zauberflöte, capolavoro
assoluto del genere). Sempre perfetta è la caratterizzazione dei personaggi, affidata, più che alle
parole, alla musica (ricordiamo, in Die Zauberflöte, i virtuosismi della Regina della notte al limite
dell’estensione umana, così come il personaggio è ai limiti della cattiveria).
Infine, nell’ambito della ricca produzione sacra (messe, mottetti, fra cui il celeberrimo Ave verum
corpus) diamo particolare risalto al Requiem, scritto in punto di morte e terminato da Süssmayr.

N. B.: la lettera K che compare nella numerazione delle opere mozartiane è l’iniziale di Köchel,
curatore del catalogo.

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