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Capitolo 1
Capitolo 2 traumatologia
Inoltre, nel cadavere c'è sempre una macchia gialla anche se l'escoriazione è
più profonda, perché non c'è sangue circolante.
- ecchimosi, è uno stravaso di sangue in seno ai tessuti, prodotto dalla
rottura dei vasi sanguigni, senza lacerazione dei tessuti sovrastanti (per
schiacciamento, trazione, sforzo). Presentano variazioni cromatiche in
rapporto al tempo trascorso dalla loro produzione. Quelle post-mortali non
presentano il reticolo di fibrina.
A differenza delle ipostasi indicano sempre lesioni vitali, di colore rossastro e
non completamente asportabili con il lavaggio.
- ferite lacere e lacero-contuse, sono lesioni contusive che si determinano
quando la compressione esercitata sulla cute è particolarmente violenta sì da
determinare una discontinuazione dei tessuti. Nelle ferite lacero-contuse vi è
una prevalente azione di compressione ed una coesistente azione di trazione
(nelle ferite lacere, invece, prevale il meccanismo di stiramento). Le ferite
lacero-contuse presentano margini irregolari, finemente sfrangiati ed
ecchimotici e non riflettono la morfologia dello strumento che le ha prodotte.
Inoltre tra i margini della ferita si interpongono sottili ponti di tessuto fibroso, il
che consente di effettuare un’agevole diagnosi differenziale con le lesioni da
taglio.
Le ferite lacero-contuse possono essere suddivise in:
- lineari, rappresentano le più classiche lesioni lacero-contusive e si
realizzano, ad esempio, per azione di un mezzo contusivo (manganello,
bastone) contro il cuoio capelluto.
- su cresta ossea, si realizzano a livello delle salienze ossee (spina tibiale,
mento, arcata sopracciliare) dove la cute è più sottile ed il margine osseo
sottostante è acuto; possono essere scambiate per ferite da taglio ma in
questo caso si producono dall’interno verso l’esterno. Rientrano in questa
categoria le ferite al mento da impatto al suolo o all'arcata sopracciliare nei
pugili nel corso di un combattimento.
- da fratture esposte, a seguito della frattura con esposizione di monconi
ossei e della conseguente lacerazione dei tessuti dall'interno verso la cute;
non hanno in genere bordi ecchimotici.
- da morso, sono determinate per strappamento della cute, con la forma della
lesione che corrisponde a quella delle arcate dentarie.
- fratture ossee, possono essere dirette (dovuta all’applicazione della forza
sul punto di rottura dell’osso) o indirette (quando la frattura si verifica per
flessione o trazione di un segmento osseo, o per trasmissione di forza, come
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ad esempio la rottura del collo del femore, con rima obliqua, per urto sul
piede).
Le fratture del cranio si possono determinare per urti su superfici estese
(come nelle cadute) o per azione di corpi.
In questo contesto possiamo distinguere fratture da violenza diffusa (come
nella caduta al suolo, caratterizzate da più linee che si dipartono dal punto
colpito ed assumono una disposizione a raggiera, corrispondenti ai cedimenti
dei tavolati ossei, prima quello interno e poi quello esterno. Possiamo
osservare anche rime di frattura irradiate, rappresentate da anelli, o fratture
equatoriali, nelle quali il tavolato esterno è il primo a rompersi, e che
nell’insieme producono un tipico aspetto a mappamondo), da violenza
circoscritta (conseguenti ad azione di corpi contundenti), indirette, bipolari
(tipiche dello schiacciamento, in cui vi sono due forze opposte, di cui una
agisce da potenza e una da resistenza) e spontanee (per piccoli traumatismi,
come in caso di osteoporosi).
- rottura dei visceri, causate dall’applicazione di energia meccanica con
modalità di pressione, trazione o scoppio, tipicamente in caso di grandi
traumatismi (investimenti, precipitazioni).
Agli effetti meccanici possono aggiungersi inoltre effetti termici, dovuti alla
combustione delle miscele esplosive, ed effetti tossici, derivanti dai fumi
venefici sviluppati dagli incendi.
Lesioni da arma da fuoco: per la legge penale, sono armi quelle da sparo e
tutte le altre la cui destinazione è l’offesa della persona. Per questi strumenti
è vietato il porto in modo assoluto, senza giustificato motivo.
Genericamente le armi sono definite come "congegni meccanici capaci di
lanciare a distanza masse più o meno pesanti (definite proiettili) grazie
all'energia sviluppata dall'espansione dei gas generati dalla combustione di
miscugli esplosivi (polveri da sparo)".
Le armi possono essere a canna liscia o rigata e, indipendentemente dalle
munizioni, si distinguono in: armi a canna corta (pistole, rivoltelle,
mitragliatrici) ed armi a canna lunga (fucili, carabine); altro elemento
distintivo è il calibro dell'arma che è rappresentato dal diametro della canna.
A seconda del tipo di armi possono essere caricate munizioni differenti: nelle
armi a carica singola, le munizioni sono rappresentate da cartucce dotate di
un bossolo metallico di forma cilindrica, alla cui base è presente il fondello di
ottone e nel cui centro è presente una "nicchia metallica" in comunicazione
all'interno con l'innesco costituito da una miscela esplosiva di sali di piombo
e da tetrazene. L'innesco, a sua volta, comunica con la carica di lancio
all'interno della quale sono contenute le polveri da sparo (o altri tipi di
cariche). Parzialmente contenuta nel bossolo, ed a contatto con le polveri
presenti nella camera di lancio, è presente il proiettile (ogiva).
Nella armi a carica multipla e canna liscia, in aggiunta agli elementi già citati,
vi è la borra posta sulla carica di lancio; si tratta di un dispositivo che ha il
compito di distribuire omogeneamente la forza propulsiva generata
dall’esplosione delle polveri e ritardare l'apertura della rosata (forma a
"bicchierino") o anticiparla (forma a "Y").
I proiettili esplosi da un'arma sono animati da un movimento di rotazione sul
proprio asse, dovuto alle rigature della canna ove presenti, e da un
movimento di traslazione per la propulsione determinata dalla spinta
esercitata dai gas generati dalla esplosione delle polveri. Per effetto delle
forze di attrito dell'aria, un proiettile lanciato nel vuoto, subisce una
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Si può stabilire la distanza di sparo entro certi limiti in rapporto agli effetti
lesivi intorno al foro d'entrata. Questi dipendono da 3 elementi:
1)pistola
2)polvere
3)proiettile.
Per quanto riguarda i colpi da lontano (>50 cm), il proiettile perfora la cute e
da luogo ad una ferita circolare/ovalare, con margini più o meno regolari e
diametro del foro di poco inferiore a quello del proiettile.
Nei colpi sparati da vicino si può osservare l'effetto dei componenti del ciclo
dello sparo. In particolare si possono rilevare:
- l’alone di ustione (osservabile nei colpi a bruciapelo, con distanza <10 cm),
determinato dall'azione della fiammata e dei gas ad alta temperatura liberati
dalla canna dell'arma e caratterizzata da un’ustione cutanea che conferisce
un aspetto di cute secca attorno al foro di ingresso.
- l'alone di affumicatura, di colorito grigiastro, che si deposita sulla cute per
effetto dell’espulsione dalla canna di finissime particelle combuste delle
polveri da sparo ed è facilmente asportabile con un panno bagnato; si
osserva meno rispetto al passato per il maggiore raffinamento delle polveri da
sparo.
- il tatuaggio, che si produce per effetto delle polveri incombuste che si
infiggono sotto forma di granuli a livello cutaneo e sottocutaneo.
Questi effetti secondari dello sparo sono osservabili fino a distanza intorno ai
5 cm, in quanto a 5-10 cm non c’è ustione, a 15-20 cm non c’è affumicatura
ed è apprezzabile solo il tatuaggio fino a 50 cm.
Inoltre per effetto del notevole rallentamento determinato dai tessuti, è difficile
osservare fori di uscita.
Capitolo 3
per quanto riguarda i segni dello strangolamento, il reperto più tipico è il solco
del collo, che è orizzontale, senza interruzioni, di uniforme profondità ed è
situato nella regione mediana del collo, cioè più in basso rispetto al solco
dell'impiccamento.
Nei tessuti profondi del collo sono presenti ecchimosi, lacerazioni muscolari,
rottura dell'intima delle carotidi e lesioni traumatiche dell'apparato
osteocartilagineo della laringe, emorragie estese con diffusione anche alla
base della lingua. Molto evidenti sono la cianosi del viso e le ecchimosi
congiuntivali.
È più frequente il riscontro di tale modalità nei casi di omicidio. In tale
evenienza, però, lo strangolamento si attua in persone adulte colte di
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- enfisema acuto, riconducibile alla fase dispnoica per cui assume significato
di carattere vitale.
- diluizione del sangue.
- milza pallida per splenocontrazione.
- presenza di liquido annegante nell’intestino (che permette la diagnosi
differenziale con la sommersione di cadavere, in cui il liquido annegante non
supera la valvola pilorica).
Per la diagnosi di annegamento si può ricorrere al rilievo dell'indice
refrattometrico, del punto crioscopico e della conducibilità elettrica.
Eseguendo il test dell'emodiluizione è possibile dimostrare la presenza di
sangue diluito nel ventricolo sinistro nell'annegamento in acqua dolce; invece,
nei casi di annegamento in acqua salata, la diluizione sarà presente nel
sangue del ventricolo destro.
Infine, la ricerca della diatomee (particelle di fitoplancton dotate di guscio
calcareo) nelle vie aeree e nei tessuti corporei: se presenti significa che c’è
stato annegamento; se assenti significa che il corpo è entrato in acqua dopo
che il soggetto è deceduto.
La diagnosi differenziale si pone con:
L'omicidio è raro e si verifica solo nel caso in cui la vittima è colta di sorpresa
o è debole, in questo caso infatti spesso è possibile osservare sul cadavere
segni che testimoniano una colluttazione o un'aggressione.
Il suicidio è piuttosto frequente ed è realizzato spesso dopo "autolegatura" dei
polsi o mediante apposizione di pesi al collo o ai piedi. Talvolta aiutano a
porre diagnosi di suicidio alcune "accortezze" che il suicida stesso ha prima
di compiere l'atto; si possono ritrovare, infatti, piegati e riposti in ordine sulla
riva i suoi indumenti comprese le scarpe e le calze.
Capitolo 4
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IMPUTABILITà
L’imputabilità fisica di un certo fatto richiede la prova del nesso di causalità
giuridico-materiale fra una certa condotta e l’evento di danno.
L’imputabilità psichica di quello stesso fatto richiede in ogni caso la prova
della colpevolezza del reo, che richiede a sua volta l’effettiva capacità di
discernere il significato antigiuridico del comportamento tenuto.
L’articolo 85 del Codice Penale sancisce che nessuno può essere punito
per un fatto previsto dalla legge come reato se, al momento in cui lo ha
commesso, non era imputabile. È imputabile chi ha la capacità di intendere e
di volere. L'imputabilità è quindi la verifica dell’esistenza in colui che ha
commesso un delitto della capacità di intendere e di volere al momento della
commissione del fatto.
La locuzione “capace d’intendere e volere” deve essere intesa come
l'attitudine del soggetto a rendersi conto del valore sociale dell'atto che
compie, a discernere e valutarne le conseguenze, ad autodeterminarsi nella
selezione dei molteplici motivi che esercitano nella sua coscienza una
particolare attrattiva.
La capacità di intendere è l'attitudine a:
- Valutare le circostanze in maniera realistica.
- Comprendere o valutare le proprie azioni od omissioni (nel contesto della
società).
- Sottoporre ad esame critico.
- Prevederne le conseguenze materiale e morali.
- Valutarle dal punto di vista del ricevente.
La capacità di volere è l'attitudine a:
- Determinarsi in modo autonomo in vista di uno scopo di cui si è
consapevoli.
- Saper individuare le alternative comportamentali attuabili.
- Sceglierne una con realismo, cognizione di causa e consapevolezza delle
conseguenze.
Le cause di non punibilità, nel diritto penale italiano, sono le cause che
neutralizzano o rendono non applicabile la sanzione associata a un precetto
o norma penale.
Capitolo 5
OMICIDIO: l’articolo 575 del codice penale stabilisce che chiunque cagiona la
morte di un uomo è punito con la reclusione non inferiore ad anni 21.
Esistono cause specifiche di non punibilità, contemplate dal codice, come:
- Articolo 51. Esercizio di un diritto o adempimento di un dovere.
L’esercizio di un diritto o l’adempimento di un dovere imposto da una norma
giuridica o da un ordine legittimo della pubblica Autorità, esclude la punibilità.
Se un fatto costituente reato è commesso per ordine dell’Autorità, del reato
risponde il pubblico ufficiale che ha dato l’ordine.
- Articolo 52. Difesa legittima. Non è punibile chi ha commesso il fatto per
esservi stato costretto dalla necessità di difendere un diritto proprio od altrui
contro il pericolo attuale di una offesa ingiusta, sempre che la difesa sia
proporzionata all’offesa.
- Articolo 53. Uso legittimo delle armi. Non è punibile il pubblico ufficiale
che, al fine di adempiere un dovere del proprio ufficio, fa uso delle armi o di
un altro mezzo di coazione fisica, quando vi è costretto dalla necessità di
respingere una violenza o di vincere una resistenza all’Autorità e comunque
di impedire la consumazione dei delitti di strage, di naufragio, sommersione,
disastro aviatorio, disastro ferroviario, omicidio volontario, rapina a mano
armata e sequestro di persona.
- Articolo 54. Stato di necessità. Non è punibile chi ha commesso il fatto
per esservi stato costretto dalla necessità di salvare sè od altri dal pericolo
attuale di un danno grave alla persona, pericolo da lui non volontariamente
causato, nè altrimenti evitabile, sempre che il fatto sia proporzionato al
pericolo.
Capitolo 6
VIOLENZA SESSUALE: l’articolo 609 bis del Codice Penale sancisce che
chiunque, con violenza o minaccia o mediante abuso di autorità, costringa
taluno a compiere o subire atti sessuali, è punito con la reclusione da 5 a 10
anni. Alla stessa pena soggiace chi induce taluno a compiere o subire atti
sessuali:
1) Abusando delle condizioni di inferiorità fisica o psichica della persona
offesa al momento del fatto.
2) Traendo in inganno la persona offesa per essersi il colpevole sostituito ad
altra persona.
L'articolo esordisce con il "chiunque" (rappresentante il soggetto attivo):
questo è un dato importante perché determina il fatto che nessuno può
esimersi da questo reato nel caso si ottengano atti sessuali senza il consenso
altrui.
Riguardo la locuzione "atto sessuale", poiché il legislatore non dichiara
specifiche condizioni o tipologie di atti, se ne deduce che con questa formula
s’intende qualsiasi atto che attenga alla sfera sessuale (congiunzione
carnale, bacio, carezza, molestie).
della visita. Anche per tale atto medico infatti sussiste l'obbligo di ottenere il
consenso prima di procedervi.
L'accertamento medico-legale deve prevedere due distinte fasi che
ubbidiscono ai due criteri di punibilità del reato e cioè l'esame fisico, tendente
ad individuare gli elementi obiettivabili a causa della violenza materiale subita
dalla vittima e l'esame psichico, avente lo scopo di accertare eventuali risvolti
psicopatologici residuati alla violenza morale.
Per quel che riguarda la violenza fisica, bisogna procedere all'ispezione
corporale del soggetto quanto più precocemente possibile rispetto al
momento della presunta patita violenza.
L'esame degli indumenti prevede, ove possibile, l'attenta descrizione degli
abiti indossati dal soggetto passivo, accertandosi che gli stessi siano quelli
realmente indossati al momento dell'aggressione.
Circostanze aggravanti
Il codice dispone un innalzamento della pena se la violenza sessuale è
compiuta:
- ai danni di persona che non ha compiuto ancora i 14 anni, o che non ha
compiuto i 16 anni qualora il colpevole sia l’ascendente, il genitore o il tutore;
- mediante l’uso di armi o di sostanze alcoliche, narcotiche o stupefacenti;
- da persona “travisata” o che simuli la qualità di pubblico ufficiale o di
incaricato di pubblico servizio;
- su persona comunque sottoposta a limitazioni della libertà personale.
La pena è ancora più grave (da 7 a 14 anni) se il fatto è commesso nei
confronti di persona che non ha compiuto i 10 anni.
multa fino a 2.500 euro. Alla stessa pena soggiace chi, trovando una persona
ferita o altrimenti in pericolo, omette di prestare l'assistenza occorrente o di
darne immediato avviso all'autorità. Se da questa condotta del colpevole ne
deriva una lesione personale, la pena è aumentata; se ne deriva la morte la
pena è raddoppiata.
Nell'ambito dell'omissione di soccorso rientra anche la situazione del medico
che viene chiamato telefonicamente e non si reca a prestare soccorso, o a
chiamare il 118 oppure consigliare al soggetto di recarsi al pronto soccorso.
L'omissione di soccorso è un reato di pericolo, cioè affinché si configuri il
reato non è necessario che vi sia un danno e, nel caso in cui questo accada
si configurerebbe come seguente ad un altro delitto, in questo caso
l'omissione di soccorso.
La legge 72/2003, in considerazione dei cosiddetti "pirati della strada" che,
dopo aver investito non prestano soccorso, ha apportato modifiche per
l'omissione di soccorso: sono state aggravate le pene con la reclusione da 3
mesi a 3 anni.
Percosse: chiunque percuota taluno, se dal fatto non deriva una malattia nel
corpo o della mente è punito, a querela della persona offesa, con la
reclusione fino a 6 mesi o con la multa fina a euro 309.
È questo un reato caratterizzato da una condotta di violenza fisica su parti
corporee altrui, atto diretto a ledere l'integrità fisica (un calcio, uno schiaffo,
ecc. sono tutti atti diretti a ledere) ma che non deve provocare una malattia
nel corpo o della mente; in caso contrario si configura il reato di lesione
personale.
Per la medicina una malattia è un processo morboso a carattere evolutivo
che è accompagnato da disturbi locali o generali obiettivamente rilevabili.
Giuridicamente, invece, una malattia è una qualsiasi alterazione anatomica o
funzionale localizzata e non impegnativa delle condizioni organiche generali.
Questa definizione, quindi, comprende nella "malattia" anche condizioni che
in medicina tradizionalmente non vengono considerate tali perché non ne
consegue un processo morboso. Ad esempio, un'ecchimosi a seguito di uno
schiaffo o un “occhio blu” conseguente ad un pugno non vengono considerati
come malattie dalla medicina; tuttavia, ai sensi della legge, poiché ne deriva
un’alterazione anatomica localizzata si deve parlare di malattia e, pertanto, si
configura il delitto di lesioni personali. In pratica, la percossa si deve ridurre
ad una reazione dolorosa che non lasci residui di tracce organiche.
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Una lesione personale colposa è generalmente punita con una multa e può
essere:
- Semplice: quando è produttiva di malattia che si risolve entro 40 giorni.
- Grave: quando è produttiva di malattia che si risolve in più di 40 giorni.
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Esistono delle aggravanti che fanno rientrare una lesione personale, dolosa
o colposa, tra le lesioni gravi o gravissime a prescindere dalla durata della
malattia.
Una lesione personale sarà sempre grave se determina:
- Pericolo di vita, in cui si richiede che venga gravemente perturbata una
delle tre funzioni vitali (cardiaca, respiratoria, nervosa), in modo tale che vi sia
il giustificato timore di una morte imminente.
- Indebolimento di un organo o di un senso, con perdita di almeno il 10%
della funzione dell'apparato di cui quell’organo fa parte (mentre la perdita è
un deficit di oltre il 90%)
- Incapacità di attendere alle ordinarie occupazioni per un tempo superiore a
40 giorni.
Le prove docimasiche
Docimasie polmonari
- docimasia metrica, consiste nel verificare l’espansione del torace,
misurandone la circonferenza e confrontando i valori con quelli teorici
- docimasia radiologica, il polmone che ha respirato si osserverà la maggior
trasparenza dei campi polmonari;
- docimasia diaframmatici, si esamina la posizione della cupola
diaframmatica: questa, se la respirazione è normalmente avvenuta, apparirà
abbassata; se la respirazione non è avvenuta, apparirà sollevata
- docimasia ottica, esaminando le superfici polmonari a occhio nudo
(polmoni espansi, margini arrotondati, ricoprono l’aia cardiaca e sono rosa)
- docimasia idrostatica galenica
- docimasia polmonare istologica, per la prova più importante per il giudizio
sull’avvenuta respirazione: il segno più evidente dell’avvenuta respirazione è
la distensione dell’alveolo, che nei quadri più tipici apparirà ampio, contornato
da setti sottili e pieni di sangue
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Docimasie extrapolmonari
- docimasia gastro-intestinale, con la respirazione, il feto deglutisce anche
aria: perciò nello stomaco del neonato che ha respirato si trova aria in
quantità diversa a seconda della durata della vita del bambino
- docimasia alimentare, si tratta della ricerca dei residui alimentari della
digestione nel canale gastro-intestinale, residui che se presenti
confermeranno la vita autonoma del prodotto del concepimento;
- docimasia auricolare, nel polmone che non ha respirato l’orecchio medio
contiene una massa gelatinosa costituita da un residuo di tessuto mucoso
fetale o di liquido amniotico, sostanze che vengono eliminate con gli atti
respiratori e sostituite con l’aria;
- docimasia renale, consiste nella ricerca di cristalli di acido urico nei tubuli
renali, che compaiono nei primi giorni della vita extra-uterina
- docimasia batterica, consiste nella ricerca dei bacilli coliformi nel
contenuto intestinale: la loro presenza conferma la vita autonoma del
prodotto del concepimento.
Gli atti di disposizione del proprio corpo sono vietati quando cagionino una
diminuzione permanente dell’integrità fisica, o quando siano contrari alla
legge, all’ordine pubblico o al buon costume.
La donazione di organi tra viventi, alla quale consegue certamente una
diminuzione permanente dell’integrità fisica del donante, intanto è
considerata lecita in quanto è espressamente stabilità ed ammessa la leggi
speciali (così, ad esempio, la donazione del rene, del sangue, ecc…).
Interdizione
La persone interdetta non può contrarre matrimonio, non può stipulare
contratti, non può prestare consenso valido al trattamento medico, non può
più gestire il proprio patrimonio, ecc…; una capacità di esercitare i propri
diritti verrà trasferita alla persona del tutore.
I presupposti clinici dell’interdizione sono sostanzialmente tre:
- l’infermità di mente
- l’abitualità dell’infermità mentale: occorre naturalmente che l’infermità
psichica accertata sia cronologicamente definibile come abituale
- la gravità dell’infermità mentale: il giudizio definitivo in materia di
interdizione dipenderà in ogni caso da un confronto fra la gravità dell’infermità
mentale obiettivata e quindi dal grado del deficit psichico e la rilevanza
effettiva degli interessi (soprattutto patrimoniali) cui la persona deve
provvedere.
Esistono due tipi di interdizione:
- giudiziaria, è dichiarata con sentenza da parte del giudice sulla base di una
consulenza tecnica d’ufficio
- legale, costituisce la pena accessoria per il condannato, per delitto non
colposo, alla reclusione da 5 anni all’ergastolo (restano integre la capacità di
gestire il patrimonio, riconoscere e legittimare figli).
Inabilitazione:
I presupposti dell’inabilitazione sono:
- l’infermità di mente abituale: di minore gravità rispetto a quella necessaria
per l’interdizione;
- il sordomutismo o la cecità dalla nascita o dalla prima infanzia, in assenza
di sufficienti provvedimenti riabilitativi
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Capitolo 7
- Sistema del punto tabellare o variabile, deriva dal metodo del punto
elastico ed è attualmente il metodo preferito per la liquidazione del danno
biologico.
Esso mantiene l’idea della liquidazione per mezzo del valore punto, ma ne
predetermina le oscillazioni in base a due funzioni fondamentali:
la funzione crescente, rappresentata dalla percentuale di invalidità che fa
alzare il valore punto in relazione all’aggravarsi della patologia, e la funzione
decrescente costituita dall’età del danneggiato, che lo fa decrescere in
proporzione all’anzianità.
La tabella di riferimento più costante è quella del Tribunale di Milano: ad
ogni punto d’invalidità viene attribuito un valore monetario crescente; ad ogni
fascia di età (con intervalli di cinque o dieci anni, per un totale di 13) è
assegnato un demoltiplicatore (da 1 per minori di dieci anni sino a 0,40 per i
maggiori di ottanta).
Incapacità di guadagno
Capacità di guadagno significa capacità di utilizzare o sfruttare
economicamente la propria “forza” lavoro.
Il ruolo più significativo nel condizionare la diversa capacità individuale di
conseguire reddito è svolto dallo stato di salute di cui l’individuo gode
Dunqua, la valutazione della capacità di guadagno è sempre preceduta dalla
definizione della invalidità e della validità residua.
Danno estetico
- danno fisionomico, riguarda il volto ed ha rilevanza penale (sfregio)
- danno fisiognomico, si riferisce al complesso estetico della persona, cioè
alla funzione svolta non solo dai tratti estetici del volto, ma anche alle
proprietà estetiche del corpo tutto.
Il danno alla funzione fisiognomica, proprio perché visibile, è rimesso, quanto
a valutazione, al diretto apprezzamento del magistrato.
Capitolo 8
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Interruzione di gravidanza
Secondo una definizione ostetrica, l'interruzione della gravidanza si
definisce come la cessazione del processo fisiologico della procreazione
prima del termine naturale. Si parla di aborto se avviene durante i primi 6
mesi; dal 180° al 260°giorno si parla di parto prematuro, mentre dal 261° al
275° giorno si parla di parto precoce.
Secondo la nozione penalistica, invece, si parla di aborto per definire
l'interruzione volontaria e violenta del processo fisiologico della gravidanza
che abbia come conseguenza la morte del prodotto del concepimento in
qualsiasi momento essa si verifichi.
La legge 194/1978 distingue innanzitutto i casi in cui la gravidanza possa
essere interrotta nei primi 90 giorni da quelli in cui l’interruzione possa essere
effettuata dopo il 90° giorno.
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Donna minorenne
Ai fini dell’interruzione della gravidanza è richiesto (Articolo 12) l'assenso
dell'esercente la potestà o la tutela.
In caso di rifiuto dell'assenso (o di pareri difformi dell'esercente la potestà o la
tutela) od anche in caso di ricorrenza di "seri motivi" che impediscano o
sconsiglino di interpellarli, le strutture e i medici preposti devono inviare una
relazione ed un parere, entro 7 giorni, al giudice tutelare che a sua volta entro
5 giorni, sentita la donna, può autorizzare la donna a decidere di interrompere
la gravidanza. L'urgenza dell'intervento consente di ovviare a tali procedure.
separato. In ogni caso deve essere sentito il tutore ed in ogni caso la donna
deve dare conferma della sua volontà di procedere all’interruzione.
Oltre alle modalità legali per abortire oltre i 90 giorni, ci sono le condizioni di
aborto illegale (delitti d’interruzione della gravidanza), disciplinati dagli
articoli 17, 18 e 19.
L’articolo 17 disciplina l’aborto colposo e sancisce che chiunque cagiona
ad una donna per colpa l'interruzione della gravidanza è punito con la
reclusione da tre mesi a due anni (per la provocazione di parto pre-maturo la
pena è dimezzata).
L’articolo 18 disciplina l’aborto criminoso e sancisce che chiunque cagiona
l'interruzione della gravidanza senza il consenso della donna è punito con la
reclusione da quattro a otto anni.
L’articolo 19 disciplina l’aborto doloso della donna consenziente e sancisce
che chiunque cagiona l'interruzione volontaria della gravidanza senza
l'osservanza delle modalità indicate negli artt.5 o 8, è punito con la reclusione
sino a tre anni. La donna è punita con la multa fino a euro 51,65. Se
l'interruzione volontaria della gravidanza avviene senza l'accertamento
medico, chi la cagiona è punito con la reclusione da uno a quattro anni. La
donna è punita con la reclusione sino a sei mesi.
L’articolo 20 prevede che le pene previste dagli articoli 18 e 19 sono
aumentate quando il reato è commesso da chi ha sollevato obiezione di
coscienza ai sensi dell’art. 9.
Obiezione di coscienza
Secondo l’articolo 9, il personale sanitario ed esercente le attività ausiliarie
non è tenuto a prendere parte alle procedure per l'interruzione della
gravidanza quando sollevi obiezioni di coscienza, con preventiva
dichiarazione.
La dichiarazione dell'obiettore deve essere comunicata al medico provinciale
e, nel caso di personale dipendente dell'ospedale o della casa di cura, anche
al direttore sanitario, entro un mese dall'entrata in vigore della presente legge
o dal conseguimento dell'abilitazione o dall'assunzione presso un ente tenuto
a fornire prestazioni dirette all'interruzione della gravidanza o dalla
stipulazione di una convenzione con enti previdenziali che comporti
l'esecuzione di tali prestazioni. L'obiezione può sempre essere revocata o
venire proposta anche al di fuori dei termini di cui al precedente comma, ma
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Capitolo 9
INVALIDITà CIVILE: è una forma di assistenza sociale erogata dallo Stato
che prevede benefici economici e non economici e che non è subordinata al
versamento di contributi previdenziali; è quindi valida per tutti i cittadini.
È considerato invalido civile il cittadino di età compresa fra 18 e 65 anni che
presenta infermità fisiche e/o psichiche e sensoriali che comportano un
danno funzionale permanente con riduzione, quindi, della capacità lavorativa
generica di almeno il 33%, ovvero con capacità lavorativa generica residua
almeno del 67%. La capacità lavorativa generica è considerata come una
media capacità di lavoro di manodopera non specializzata.
Particolare tutela è accordata ai minori di anni 18 che abbiano difficoltà
persistenti a svolgere i compiti e le funzioni proprie della loro età; tali soggetti
ricevono l'indennità di frequenza nel caso in cui siano costretti a frequenta-
re centri di riabilitazione.
Agli ultrasessantacinquenni, prescindendo da eventuali infermità, ed in
mancanza di reddito o con reddito inferiore ai limiti stabiliti per legge, è
accordato l'assegno sociale.
Se il cittadino è portatore di invalidità superiore al 45%, che gli rendono
difficile l'inserimento nel mondo del lavoro, lo Stato interviene inserendolo in
speciali elenchi e prevedendo l'obbligatorietà per l’assunzione al lavoro
(collocamento obbligatorio); qualora le infermità siano di reale ostacolo allo
svolgimento di un qualsivoglia lavoro (ossia configurino una invalidità di oltre
il 74%), il cittadino ha diritto all’assegno mensile come invalido parziale (e
non paga i ticket sanitari), mentre nel caso di invalidità totale (100%) ha diritto
alla pensione di inabilità come invalido totale (e non paga neanche la
ricetta).
Una particolare circostanza si verifica allorquando il soggetto, oltre ad aver
perso ogni capacità lavorativa, non sia autonomo (non sa lavarsi, mangiare,
chiedere aiuto, non può deambulare, affetto da schizofrenia) perché in questo
caso viene erogata l’indennità di accompagnamento.
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L’Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro (INAIL)
è un ente pubblico che agisce da soggetto assicurante per quel che riguarda
le assicurazioni sociali (mentre nelle assicurazioni private il soggetto è una
compagnia assicuratrice, sottoposta alla vigilanza dell’ISVAP), e che prevede
un ristoro per coloro che ricevono un danno (infortunio o malattia
professionale) sul lavoro e dal lavoro.
Nelle assicurazioni sociali l’assicurante è il datore di lavoro, che deve
denunciare l’inizio del rapporto di lavoro del dipendente e deve assicurare
quest’ultimo (l’assicurazione è obbligatoria).
A seguito d’infortunio sul lavoro, o di infortunio in itinere (cioè quello che il
lavoratore subisce nell’andare dalla propria abitazione verso il luogo di lavoro
o viceversa), il lavoratore subisce un’inabilità lavorativa (danno biologico) e
pertanto gli spettano dei benefici economici. L’inabilità lavorativa può essere:
- Inabilità permanente assoluta: toglie per tutta la vita l'attitudine lavorativa
(è la cosiddetta "morte" lavorativa del soggetto).
- Inabilità permanente parziale: diminuisce solo in parte l'attitudine al lavoro
ma in modo essenziale e per tutta la vita.
- Inabilità temporanea assoluta: diminuisce completamente l'attitudine
lavorativa ma solo per un periodo di tempo determinato (i cosiddetti giorni di
malattia).
Capitolo 11
INPS ED INVALIDITà ED INABILITà PENSIONABILI
Capitolo 12
MEDICO E PROFESSIONI SANITARIE
Forme di consenso
- Consenso implicito: nei casi comuni della pratica corrente, quando il
consenso si considera compreso o sottinteso nella semplice richiesta
fiduciaria della visita medica da parte del paziente e nel rilascio della ricetta
contenente le prescrizioni terapeutiche.
- Consenso esplicito: quando aumenta il rischio delle indagini cliniche e degli
atti terapeutici.
- Consenso limitato (o specifico): quando l'intendimento del paziente è quello
di essere sottoposto ad un determinato tipo di intervento (trasfusione del
sangue, intervento chirurgico, ecc.) in base alla diagnosi formulata. Questo
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Capitolo 13
CONSIDERAZIONI ML SULL’OPERATO DEL MEDICO
- Delitti sessuali: solo nei confronti del minore di anni 14 e dei reati sessuali
commessi da un genitore, da un tutore, dal responsabile del minore o da un
Pubblico Ufficiale.
- Delitti di interruzione volontaria di gravidanza: aborto doloso,
preterintenzionale e colposo.
- Delitti di manomissione del cadavere: vilipendio, distruzione,
occultamento, uso illegittimo di cadavere.
- Delitti contro la famiglia: abuso dei mezzi di correzione o di disciplina,
maltrattamenti in famiglia o verso fanciulli.
- Delitti contro la libertà personale: sequestro di persona, violenza privata,
minaccia aggravata, incapacità procurata mediante violenza, riduzione in
schiavitù.
48 ore
Termine per la presentazione (immediata se c'è pericolo di Immediata
ritardo)
- Orientamento diagnostico.
- Terapie praticate e descrizione degli interventi chirurgici eventualmente
eseguiti.
- Decorso della malattia durante la degenza (diario clinico).
- Dichiarazioni esplicite di consenso per ogni atto medico o chirurgico che
eccede la normale routine ed il contenuto dell'informazione fornita dal
sanitario.
Denunce sanitarie: sono atti obbligatori con i quali il sanitario informa una
pubblica autorità relativamente a fatti, persone o notizie conosciute
nell'esercizio della professione di cui è obbligato a riferire per legge.
L'aspetto più importante di queste segnalazioni è l’obbligatorietà che deriva
da una precisa disposizione di legge ed è inderogabile: l'obbligo non dipende
dall'aver avuto notizia indiretta del fatto, cioè per sentito dire, ma occorre che
egli ne sia venuto a conoscenza per diretta acquisizione. L'obbligatorietà di
legge costituisce la giusta causa di trasmissione di quello che è un segreto
professionale, a patto che il medico si limiti a segnalare i soli fatti riguardanti
l'oggetto della denuncia.
Prelievo da viventi
Non sono consentiti i prelievi d’organi da viventi quando cagionino una
diminuzione permanente dell’integrità psicofisica del donatore. È consentita
per espressa deroga di legge la donazione di un rene, purché essa avvenga
nel rispetto delle norme vigenti.
Entro i limiti di questo articolo sono consentiti la donazione di sangue, i
prelievi di lembi di pelle, di frammenti di osso, di capelli, ecc.
A tal fine, ogni cittadino, compiuto il 16º anno di vita, verrà informato
sull’argomento e sarà chiamato ad esprimere la propria volontà.
In caso di rifiuto, dovrà rendere nota la sua decisione con l’obbligo da parte
della competente autorità sanitaria di trascriverla sul libretto sanitario
individuale; se la persona si astiene dal manifestare la sua volontà entro un
termine prestabilito che la legge fissa in 90 giorni, non verrà riportata sul
documento alcuna dicitura e quindi si darà per scontato l’assenso
all’eventuale prelievo di organi il caso di morte (in tali casi, perché possa
valere il principio del silenzio-assenso occorre fornire la prova dell’avvenuta
informazione in vita).
Al di sotto del 16º anno, qualsiasi decisione verrà presa dai genitori o
rappresentanti legali.
Sono previste sanzioni per la violazione del divieto di prelevare organi e
tessuti senza il rispetto delle disposizioni appena viste: reclusione fino a due
anni e interdizione dall’esercizio della professione sanitaria fino a due anni.