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La monarchia paternalista tedesca-I l modello politico tedesco non era liberale, ma la Germania era
comunque uno «Stato di diritto», nel senso che le leggi venivano rispettate e applicate, la magistratura
era indipendente, la burocrazia incorruttibile e l’ordinamento federale ( la Germania era composta di
venticinque Stati, rappresentati nel Bundesrat, il Consiglio federale) controbilanciava il potere
dell’imperatore e del governo.Il modello costituzionale era ancora quello della monarchia autoritaria. Il
Kaiser sceglieva il capo del governo, e il Parlamento non aveva alcun potere di indirizzo politico e di
controllo sull’operato del governo e neppure quello di approvare il bilancio dello Stato.Era un
«parlamento-fantasma», che aveva solo poteri consultivi.I socialisti,non avevano peso nella direzione
dello Stato ma furono perseguitati, anche attraverso leggi speciali. Il divario sociale e l’accaparramento
del potere da parte delle élite erano qui molto più accentuati che in Gran Bretagna o in Francia.La
socialdemocrazia tedesca, che anzi andò sempre più rafforzandosi;I socialisti tedeschi si erano in
maggioranza schierati con i riformisti di Kautsky.Il sistema politico tedesco rappresentava nella maniera
più compiuta un modello costituzionale «di destra» secondo il quale la sovranità risiede nello Stato.
L’Impero tedesco rappresentava la monarchia paternalista.
L’Impero austriaco e la soluzione dualista-A sud-est della Germania si estendeva l’Impero austriaco.
Anch’esso retto da una monarchia paternalista ma non aveva unità nazionale e inoltre era uscito
sconfitto dalle guerre del 1859 e del 1866, perdendo la sua antica supremazia sull’Italia e la Germania.
L’imperatore Francesco Giuseppe d’Asburgo (1848-1916)si impegnò in una politica di equilibrio fra le
diverse nazionalità dell’Impero. Vi erano forti tensioni tra slavi,tedeschi e magiari. Nel 1867 si giunse a
una soluzione «dualista»: l’Impero diventava austro-ungarico,cioè risultava composto di due Stati,
l’Austria e l’Ungheria, uniti nella persona del monarca e da alcune funzioni generali: l’esercito, la
diplomazia e il bilancio statale,a cui la più ricca Austria contribuiva per il 70% e l’Ungheria per il 30%.
Il «compromesso del 1867» non aveva però risolto il problema delle nazionalità, perché la componente
slava, complessivamente maggioritaria all’interno dell’Impero, non aveva avuto alcun riconoscimento.
Nel 1878 la questione si complicò con l’occupazione austro-ungarica della Bosnia-Erzegovina, regione
strappata all’Impero ottomano. Il nuovo territorio, a prevalenza musulmana, era stato affidato in
amministrazione temporanea all’Austria-Ungheria, che l’avrebbe ufficialmente annesso nel 1908.
Le politiche differenti nelle due parti dell’Impero austro-ungarico-L a monarchia asburgica era
indebolita dalle profonde differenze esistenti fra le sue due componenti principali. Nello Stato austriaco
vivevano tedeschi,cechi, polacchi, ucraini e sloveni, croati e italiani. Il Parlamento austriaco veniva
eletto con un suffragio che fu gradualmente esteso, fino a renderlo universale maschile nel 1907. Le
circoscrizioni elettorali erano tracciate in modo da rispecchiare abbastanza fedelmente le diverse
comunità etniche: in teoria, ogni deputato aveva acquisito il diritto di esprimersi in Parlamento nella
propria lingua, così come ogni comunità aveva proprie scuole. Il paternalismo viennese voleva
presentarsi come accogliente e tollerante.L’Austria era meno ricca della Germania, molto meno
industrializzata,e anche più chiusa e conservatrice, meno aggressiva rispetto al Secondo Reich, ed era
l’unica potenza europea a non perseguire una politica coloniale. Lo Stato era austero, efficiente e non
transigeva sulle richieste di libertà politica, di autodeterminazione e di autogoverno.I nazionalismi delle
diverse etnie si sviluppavano e monopolizzavano i programmi dell’opposizione. Perfino il movimento
socialista, in Austria assunse un carattere nazionalista.Soprattutto nella metà ungherese mancava di
libertà costituzionali,.Non riusciva a rinnovarsi nella classe di governo e nelle istituzioni.In Ungheria ben
pochi diritti erano riconosciuti alle nazionalità diverse da quella magiara;Ad eccezione dei croati,a tutti le
altre etnie era imposto di parlare l’ungherese.Il Parlamento era eletto a suffragio censitario molto
ristretto,solo i grandi latifondisti avevano accesso al potere. In Ungheria le voci dell'opposizione non
venivano tollerate.
La divisione tra repubblicani e monarchici in Francia-T utt’altra era la situazione delle due grandi
potenze occidentali, la Francia e la GranBretagna.Il sistema politico, era parlamentare, cioè fondato
sulla sovranità popolare trasmessa al Parlamento.I governi venivano nominati dal capo dello Stato, ma
sulla base dei risultati delle elezioni, e dovevano ottenere la fiducia della Camera. Se non ci riuscivano,
erano tenuti a dimettersi: il consenso del Paese era quindi obbligatorio, non facoltativo come negli
Imperi centrali o privo di qualsiasi rilevanza come in Russia.La Francia era uscita umiliata dalla sconfitta
inferta nel 1870 dalla Germania e traumatizzata dalla repressione parigina. I monarchici erano ancora in
maggioranza ma nacque la Terza Repubblica.Nel 1873 Adolphe Thiers fu costretto alle dimissioni dalla
maggioranza monarchica del Parlamento e fu nominato presidente della Repubblica il generale Patrice
Mac Mahon,un monarchico che aveva comandato la repressione della Comune.La Francia rimase
politicamente in bilico ancora per alcuni anni, fino al 1879, quando si consolidò definitivamente la vittoria
della repubblica grazie alla netta affermazione elettorale delle sinistre. Mac Mahon dovette riconoscere
che il governo rispondeva al Parlamento e non a lui, e si dimise.
In Francia il conflitto politico fondamentale era di natura ideologica e contrapponeva i repubblicani laici
ai monarchici clericali.La scuola divenne terreno di scontro fra i due schieramenti. I repubblicani
dedicarono grande attenzione allo sviluppo dell’istruzione, promuovendo una scuola pubblica e laica. Il
ministro Jules Ferry arrivò a decretare l’espulsione dei gesuiti dal sistema scolastico per eliminare i più
potenti rivali dello Stato nell’istruzione superiore.
Dal «boulangismo» ai governi radicali-Un secondo momento di pericolo per la sopravvivenza delle
istituzioni liberali fu legato al successo politico del generale Georges Boulanger, portato dalla sinistra
radicale alla carica di ministro della Guerra nel 1886. Intorno a Boulanger si raccolse un’opinione
pubblica nazionalista, scontenta della corruzione e della mediocrità dei partiti. Il «boulangismo»
diventò un movimento di massa imponente, capace di promuovere enormi manifestazioni di piazza che
minacciavano di diventare eversive.Fra il 1888 e i primi mesi del 1889 il generale si presentò a tutte le
elezioni parziali e ogni volta le vinse nettamente, ma non osò tentare il colpo di Stato a cui i suoi
seguaci lo spingevano. Accusato di tradimento contro la Repubblica abbandonò la Francia;Boulanger
morì suicida in Belgio. Il boulangismo aveva dimostrato che una parte della destra e una parte della
sinistra potevano convergere su un programma nazionalista, aggressivo e antiparlamentare.Il terzo
momento di scontro, il più grave, fu causato,dall’«affaire Dreyfus». Il«blocco repubblicano» dei
dreyfusardi, favorevole alla revisione del processo,difendeva i diritti dell’uomo proclamati dalla
Rivoluzione del 1789, la democrazia e l’integrazione razziale; esponenti prestigiosi di questo
schieramento erano lo scrittore Émile Zola, il leader socialista Jean Jaurès e il senatore radicale
Georges Clemenceau. Al gruppo dei nazionalisti antidreyfusardi, che si appellavano invece all’autorità e
all’onore dell’esercito, aderì gran parte della destra, mobilitata contro la finanza ebraica.Con l’«affaire
Dreyfus» il nazionalismo acquistò il terribile cemento emotivo dell’antisemitismo. Comunque le
istituzioni liberali in Francia sopravvissero. Dagli inizi del nuovo secolo il Paese fu guidato da governi ra-
dicali, il cui esponente di maggiore spicco fu Clemenceau (1906 al 1909), che era stato tra i più accesi
dreyfusardi e che più di ogni altro voleva la riscossa nazionale contro la Germania.
L’alternanza tra liberali e conservatori in Inghilterra-
Qualcosa di simile accadde anche in Inghilterra, dove il progressivo allargamento del suffragio spinse i
due partiti tradizionali, liberale e conservatore, a una gara per assicurarsi il voto popolare. I liberali,
guidati da William Gladstone, erano più vicini al movimento operaio per la loro sensibilità alle ingiustizie
sociali. La loro mentalità religiosa li spingeva alla simpatia per i poveri, ma il loro individualismo li
allontanava dalle lotte operaie.Nel 1871 le Trade Unions furono legalmente riconosciute, ma nello
stesso anno i liberali votarono anche una legge di fatto antisindacale, che vietava i picchettaggi durante
gli scioperi.Nella successiva tornata elettorale del 1874 in seguito ai contrasti sorti in Parlamento a
causa del progetto di legge presentato da Gladstone per l’autonomia irlandese (Home Rule) persero la
maggioranza parlamentare e i conservatori, guidati da Benjamin Disraeli, tornarono al potere.
I conservatori difensori dell’imperialismo britannico e della gerarchia sociale,promossero una
legislazione sulla tutela del lavoro e sulla sicurezza sociale. Inoltre promossero un allargamento del
diritto di voto, che fece quasi raddoppiare il corpo elettorale.Sotto la leadership di Disraeli i conservatori
si trasformarono in un grande partito nazionale con una solida base popolare. La regina Vittoria, molto
vicina alle loro idee, era una figura molto popolare, amata e rispettata dalla gente comune, e
la grandezza imperiale dell’Inghilterra impressionava profondamente la sensibilità popolare e i
conservatori ne ricavavano prestigio politico.In Inghilterra I due partiti che concorrevano per il potere,
pur nell’asprezza della lotta politica, si andavano assomigliando sempre di più e si rispettavano
profondamente, sceglievano in maniera trasparente i candidati per le competizioni elettorali e, chiunque
vincesse, la comunità intera si sentiva rappresentata dal vincitore.In Inghilterra si arrivò assai più tardi
che in Germania al suffragio universale.Furono i conservatori,a promuovere l’inclusione delle masse
nella cittadinanza politica, nella convinzione che i ceti umili costituiscono sempre il supporto naturale
delle gerarchie sociali