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La memoria abitata

Architetture e sculture nel Cimitero della Villetta


(1838-1940)*
Anna Còccioli Mastroviti

“entro nel silenzio dei tuoi viali, tra i


marmi che affiorano come rovine nel
rigoglio verdissimo dell’erba”
(L. Sciascia, 1952)

Forme, tipologie, modelli per il cimitero


Un percorso tra i viali e le gallerie del Cimitero della Villetta, oltre che sollecitare la me-
moria, assume il carattere della promenade architettonica e artistica che produce un ef-
fetto particolare. Il luogo tradizionalmente riservato al dolore e al cordoglio, appare un
mondo singolare, abitato da una popolazione bronzea e marmorea. Architetti e scultori
noti, artigiani della pietra e del bronzo, scalpellini e lapicidi, alcuni dei quali poco noti: so-
no loro i creatori di questa città del silenzio che nelle lapidi, nei monumenti e nelle archi-
tetture delle numerose edicole private esibisce la testimonianza di storie e di tempi diversi, 71
di mutazioni sociali e artistiche.
Pur non paragonabile alla Certosa di Bologna (1801)1, al cimitero di Verona2, al Vanti-
niano (dal 1808) che Rodolfo Vantini progettò a Brescia3, al cimitero di Staglieno che esibi-
sce la monumentalizzazione borghese del privato affidando anche alla scultura un ruolo
sempre più importante, e al Cimitero Monumentale di Milano4, spettacolare museo della
scultura moderna, il Cimitero della Villetta, il cui primo nucleo fu costruito – al termine di un
lungo dibattito – su progetto dell’ingegnere Giuseppe Cocconcelli a partire dal 18195, of-
fre al suo interno un affascinante itinerario che si dispiega nel succedersi degli stili e nel va-
riare del gusto. La commistione degli stili e l’esibizione di un insieme di esperienze storiciste
da un lato lasciano trasparire la disponibilità del progettista verso il committente, dall’altro
riflettono la vitalità della ricerca di quegli anni. Nell’ambito dell’edilizia funebre il progressi-
vo prevalere, nell’Ottocento, della componente privata su quella pubblica anche all’in-
terno dei cimiteri, ha significato una progressiva esibizione dei ricchi repertori stilistico-tipo-
logici ora declinati nelle forme di adesione al nuovo, fra liberty, simbolismo e razionalismo,
ora invece nelle forme della tradizione6.
Dal punto di vista dell’articolazione e della distribuzione degli spazi, il complesso cimite-
riale della Villetta da un lato recupera il modello medievale del Camposanto di Pisa, con
chiostro coperto per le sepolture privilegiate ed ampia area aperta per i ceti poveri; dal-
l’altro i modelli delle Certose extraurbane di Ferrara e di Bologna, strutturate in un cortile
centrale circondato da un chiostro. Nel grande spazio coperto centrale la piccola bor-
ghesia si conquista via via il diritto di individuazione post mortem. Il Verano a Roma e Sta-
glieno a Genova sono gli esempi più interessanti e noti. Nel cimitero parmense, la cui solu-
zione geometrica e regolare del disegno iniziale lo allinea alla tipologia che Daniele Don-
ghi definirà, nel 1923, “monumentale su pianta architettonica”, distinguendolo dal “cimite-
ro a parco o a campo”7, a partire dalla seconda metà dell’Ottocento e soprattutto nei
primi tre decenni del nuovo secolo, le ar- sità di interdire le sepolture nelle chiese per
chitetture monumentali – o più impropria- una molteplicità di ragioni di ordine igieni-
mente le cappelle, riproduzione simbolica co, pratico e culturale, che hanno origine
in mortem dell’habitat dei vivi – erette nel- nella legislazione e nei trattati di igiene pub-
l’ottagono centrale, qualificano la forma blica. Non è casuale che negli stessi anni
di sepoltura privilegiata dalle classi emer- Modena e Milano avessero avviato un di-
genti e dalla borghesia, che inizialmente si battito con esponenti del giansenismo solle-
era orientata verso le sepolture individuali citi nel denunciare elementi di superstizione
ipogee lungo i 156 archi dell’ottagono. presenti in certe forme di culto12. Occorre ri-
Cresce nel secondo Ottocento la “città cordare il ruolo svolto nel panorama del di-
dei morti”, la cui collocazione urbanistica battito teorico ottocentesco dal Traité d’ar-
era stata attentamente studiata anche sul- chitecture di Léonce Reynaud. Il testo, pub-
la scorta dei suggerimenti offerti dalla coe- blicato nel 1850, enuncia le regole per la
va letteratura architettonica: da Pierre Pat- collocazione del cimitero che Reynaud pre-
te (1769)8 a Scipione Piattoli9 il cui Saggio vede ornato di presenze arboree “toujours
intorno al luogo del seppellire (Modena, vertes… bosquets d’arbustes en fluer dans
1774) è subito tradotto (1778) in francese, la belle saison, … disposés le long les porti-
a Francesco Milizia (1781) che inserisce i ci- ques et entre les petits murs d’inscriptions”13.
miteri tra gli “Edifici per la salute e per altri Alla letteratura architettonica che tra XVIII
bisogni pubblici” suggerendo “un ampio secolo e primi decenni del XIX secolo ave-
recinto quadrato, o di qualunque altra fi- va fornito indicazioni e modelli tipologici per
gura curva, o mistilinea, circondato inter- le attrezzature della città moderna, si sosti-
namente da portici…”10, e prevedendo di tuirà, nella seconda metà dell’Ottocento,
dotarlo di cipressi, a Antoine Quatremère una pubblicistica periodica specializzata
de Quincy che individua nel Camposanto che si imporrà come strumento privilegiato
72 di Pisa il modello per questi séjours de la per diffondere le nuove idee, forme, model-
mort, luoghi in cui si dorme il sonno eter- li, particolari tecnici e costruttivi inerenti l’ar-
no11. La letteratura architettonica e le nuo- chitettura funeraria. Soprattutto per quanto
ve tematiche culturali dibattute dagli illu- concerne le forme e le tipologie delle cap-
ministi nei circoli e in sede privata, fornisco- pelle e dei monumenti funerari privati, dive-
no più di uno spunto agli architetti impe- nuti protagonisti all’interno dei grandi com-
gnati nella definizione progettuale di orga- plessi cimiteriali, il cui modello è ormai am-
nismi cimiteriali che già sul volgere del Set- piamente codificato.
tecento si appalesa come area privilegia- Il tema dell’architettura funeraria, che in
ta di sperimentazione di nuovi temi proget- apertura dell’Ottocento si era innestato nel
tuali per le mutate esigenze della città mo- contesto della pittura di paesaggio14, ed è
derna. Alla base dell’esigenza specifica vi discusso in sede teorica, ricorre con fre-
sono indilazionabili esigenze igieniche. Ra- quenza anche nei concorsi accademici: a
gioni rivoluzionarie e giustificazioni sanitarie Brera, all’Accademia di S. Luca a Roma15,
si intrecciano nel dibattito che, sollecitato all’Accademia di Parma16 e di Bologna. “Un
dalla Francia, approda in territorio italiano grandioso cimitero per grande capitale” è il
ove il decreto napoleonico stimola una tema del Concorso Clementino del 1835. Il
progettazione radicalmente nuova. “simbolo”, il “retorico” e l’allusivo”, annessi
Il tema progettuale del séjour de la tran- al vasto repertorio dell’iconografia religiosa,
quillité si carica di forti valenze simboliche. o di quella laica, concedono ai progettisti
Se in Italia a Milano il pensiero moderno una vasta possibilità di citazione dalle più
concede spazio al dibattito su “Il Caffè”, diverse culture architettoniche declinate
prestigioso periodico diretto dai fratelli Verri ora con ampio decorativismo, ora in solu-
negli anni 1764-1765, a Modena Scipione zioni di ideologizzato purismo.
Piattoli, medico e professore di storia eccle- L’architettura funeraria, diversa per tipo-
siastica all’Università, documenta la neces- logia e dimensione dall’architettura della
1 progettuale e tecnico di architetti e di scul-
tori, esigevano ora risposte concrete che
traducessero le idee dell’architettura fune-
raria in architettura praticabile. Questo
spiega l’intensa attività progettuale sul te-
ma cimiteriale e le numerose proposte
e realizzazioni che coinvolgono centri co-
me Genova17, Brescia18, Torino, Verona19, la
stessa Parma, Modena20, Pavia21. i

Lo spoglio dei documenti, in particolare


la consultazione delle licenze di fabbriche a
partire dagli anni sessanta dell’Ottocento,
hanno offerto numerosi dati, in larga parte
inediti che, se riordinati e riletti nelle trame
della storia, dimostrano come anche a Par-
ma l’architettura cimiteriale sia un capitolo
centrale della storia dell’architettura tra Ot-
to e Novecento, e le due componenti, ar-
chitettura e scultura, risultino pressoché in-
scindibili. Dalla lettura dei documenti si evi-
denziano le vicende dell’arte e dell’archi-
tettura, lo svolgersi dell’iconografia e dei
simboli. I sarcofagi, la statuaria e le targhe
marmoree si allineano e si alternano nella ri-
città dei vivi, fa propri gli echi di quanto ac- partizione delle pareti, le cappelle ricavate
cade oltre il recinto cimiteriale. Lo confer- negli archi e le edicole nel campo centrale 73
ma una visita alle edicole erette nel campo si susseguono secondo un ordinamento
centrale del Cimitero parmense. Nel cimite- planimetrico che crea l’ordinamento mo-
ro si svolgono una gamma differenziata di numentale. Nella parata delle sepolture il
funzioni: la cerimonia, il culto, la custodia, committente esibisce il proprio status. È la
cui corrisponde la gradazione dei luoghi e monumentalizzazione borghese del privato
delle forme. Si articolano percorsi e riparti- che si accentua nella seconda metà del
zioni che riflettono la gerarchia sociale, di- XIX secolo22. La grande area ottagona
stinguendo motivazioni di merito, di censo, centrale si arricchisce di edifici “in miniatu-
di stirpe e di ruolo. Si può individuare un filo ra”, piccole architetture che coinvolgono
conduttore nel succedersi temporale e nel- architetti, scultori e pittori chiamati a coniu-
l’evoluzione di gusto e di stile, seguendo i gare forme e simbologie. Sul volgere del-
singoli interventi, talora occasionali, talora l’Ottocento e soprattutto nei primi quattro
sistematici, di protagonisti e attori meno noti decenni del secolo successivo le edicole e i
sulla scena dell’architettura a Parma tra Ot- monumenti isolati popolano, arricchendolo,
to e Novecento. l’ottagono, proiettando così le storie e le
Le testimonianze documentarie confer- virtù dei singoli al di fuori delle gallerie. Le
mano come anche nel caso della città di edicole si distribuiscono lungo l’asse viario
Parma l’editto napoleonico di S. Cloud principale est-ovest, e nei viali interni al ci-
Fig. 1 - G. Battista de Guber- (1804), emesso nello stesso anno in cui sor- mitero, e le singole architetture sembrano
natis, Paesaggio d'invenzione
con tomba dedicata al poe- ge il celebre cimitero di Père-Lachaise, ma costituire una vera e propria antologia del-
ta Edoardo Calvo, 1804; im- esteso sul territorio italiano nel 1806, abbia l’eclettismo degli stili. Una volontà espositiva
magine tratta da Romantici- innescato una serie di provvedimenti che particolarmente evidente anche lungo gli
smo. Un nuovo sentimento
della natura, a cura di G. Belli, andavano ben oltre le disposizioni di polizia archi. Basti pensare alle lastre di ricercata
A. Ottani Cavina, et alii, Elec- urbana, verso la nobilitazione degli spazi di fattura realizzate per le botole di accesso
ta, 1993, p. 288. sepoltura che, già oggetto dell’esercizio alle cripte degli archi 24, 71 e 94.
Il disegno della memoria: architetti, scultori 2
e sculture per la città del silenzio
Nella dimensione museale del Cimitero
trovano spazio le novità e le sperimenta-
zioni linguistiche riflesso di un dibattito che
ha ampio riscontro nella coeva pubblicisti-
ca. Non è possibile comprendere su un
percorso rettilineo lo sviluppo dell’arte figu-
rativa cimiteriale, né tanto meno le ragioni
più intime dei fenomeni espressivi. La scul-
tura non si è sviluppata nella direzione uni-
voca dello sperimentalismo bensì in quella
di una tensione ideale tra tradizione e mo-
dernità.
Il Cimitero della Villetta presenta carat-
teri esemplari della cultura borghese italia-
na dell’epoca. Le strutture funerarie priva-
te afferiscono alle diverse forme tipologi-
che della lapide, della stele, del monu-
mento vero e proprio e dell’architettura, in
linea con la “fortuna” che queste tipologie
conobbero nel corso dell’Ottocento, strut-
ture imprescindibili dalle nuove configura-
zioni urbane. Arredi pittorici e plastici assur- Un lungo viale alberato di accesso, or-
gono ben presto a specchio parallelo e togonale alla via Emilia, era previsto an-
74 corrispondente della società del tempo: la che nel primo progetto (poi non realizzato)
monumentalizzazione della morte non è di per il cimitero di S. Cataldo a Modena
esclusiva pertinenza nobiliare, non è desti- (1850-76), che Cesare Costa aveva impo-
nata alla celebrazione di plurisecolari glo- stato sull’area del cimitero extraurbano
rie familiari, il monumento tombale, osten- voluto da Francesco III d’Este26. Alberato
sione della memoria, celebra il ruolo che il raccordo fra la “città dei vivi” e la “città
defunto ha avuto in vita o che presume di del silenzio”, il viale entra nei programmi di
avere avuto nella società. abbellimento urbano, sovente richiamato
Bandito ogni egalitarismo, agli esponenti nei concorsi accademici inerenti la pro-
delle classi alte si riserva il privilegio di una gettazione del “sacro recinto”.
sepoltura negli spazi più aulici. In linea con Dopo Giuseppe Cocconcelli, ingegnere
quanto si era verificato a Modena, ove il di- comunale progettista del primo nucleo del
battito sulle questioni cimiteriali dall’epoca Cimitero tra il 1819 e il 1821-23, Sante Berga-
di Francesco III d’Este è di grande interes- maschi è la figura chiave per l’architettura
se23, trascorrendo da una concezione utili- del Cimitero di Parma nel secondo Otto-
taristica volta a relegare la morte in aree cento. Ingegnere capo del Comune, è re-
esterne alla città, ad episodi di esibito mo- sponsabile dell’ampliamento del cimitero
numentalismo e decorativismo, anche a progettato già nel 1872, e successivamente
Parma, nel secondo Ottocento, il Cimitero realizzato. La necessità dell’ampliamento
della Villetta diventa frequentato luogo del- della struttura cimiteriale si colloca in un pe-
le memorie, raggiungibile da un lungo viale riodo di tempo significativo nel quale molti
alberato, una “superba allea”24 che dal cimiteri italiani sono soggetti a lavori di am-
1862 lo collega alla città “dei vivi”, come pliamento. Si pensi a Staglieno che, al culmi-
ampiamente ci documentano le testimo- ne dell’attività costruttiva nel 1892, vede la
nianze iconografiche e d’archivio. Eloquen- pubblicazione di un libro-guida. Fig. 2 - Stele di Francesco
te al proposito la tela di G. Carmignani25. Nell’ultimo ventennio del secolo, il Cimi- Cocchi.
3 ma l’oratorio di S. Gregorio Magno proget-
tato da Cocconcelli – la galleria sud, im-
prontata a un gusto eclettico invece la
galleria nord. Sull’interessante figura e sul-
l’opera di Sante Bergamaschi occorrerà in
futuro indagare. Forse meglio note sono le
personalità di Ottavio Morestori e di Mode-
ranno Chiavelli, architetti rispettivamente
coinvolti nel progetto dell’ottagono della
galleria sud e nel progetto, poi non realiz-
zato, di un forno crematorio.
L’impianto del cimitero parmense si rifà
all’“architettonica del recinto”, ossia alla
tipologia definita da lunghe teorie di porti-
ci e di gallerie in linea con un impianto
geometrico che accomuna molte soluzio-
ni cimiteriali di questi decenni in Italia27.
Per tutto il corso dell’Ottocento non si regi-
stra nel cimitero parmense la realizzazione
di interventi monumentali o fuori scala, e le
sepolture qualitativamente emergenti so-
no quelle poste all’interno degli archi del-
l’ottagono. I monumenti più antichi, negli
archi, risalgono al 1836 e al 1846, rispettiva-
tero della Villetta è un grande cantiere. Al- mente delle famiglie Fulcini e Gramignola;
l’ingegnere Bergamaschi si deve il disegno nel campo, è la stele del 1838 nella quale 75
a croce latina delle due gallerie impianta- il profilo della defunta è inserito in un me-
te al centro dei lati nord e sud. Il cantiere daglione ornato. Negli archi, la presenza
parte con i lavori della galleria sud (1876- di apparati ornamentali risale alla secon-
1884), seguiti da quelli per la galleria nord, da metà dell’Ottocento. Si tratta di deco-
su due livelli, realizzata tra il 1898 e il 1905 razioni pittoriche eseguite fra il 1861 e il
con alcune varianti rispetto ai disegni in 1880 e di inserti plastici conclusi entro la fi-
precedenza (1880 e 1893) elaborati. In ne dell’Ottocento, nell’ambito di un’am-
quegli stessi decenni si intrapresero consi- pia campagna di lavori che ha comporta-
stenti lavori di ampliamento anche al Cimi- to anche la messa in opera di rivestimenti
tero di Piacenza, sorto su progetto di Lota- marmorei per la parete di fondo degli ar-
rio Tomba (1819-1821). Differendo ad altra chi. Particolarmente interessanti risultano
sede l’analisi dei progetti stesi nei primi de- le sculture e le decorazioni degli archi 14,
cenni dell’Ottocento per il Cimitero di Par- 123, 71 del pittore Francesco Rivara per il
ma e di Piacenza, anche in relazione al- sepolcro del conte Pietro Crescini Malaspi-
l’ambito accademico, e il confronto con na28, 81, 152, 102 e 44, il cippo commemo-
le soluzioni messe a punto dagli architetti rativo (arco 87) di Paolo Toschi, direttore
della Rivoluzione, Ledoux e Boullée, tornia- della locale Accademia di Belle Arti29. Ad
mo al Cimitero della Villetta. Il primo nu- un ancora anonimo pittore si deve l’appa-
cleo è definito entro la fine del XIX secolo rato pittorico neoclassico messo a punto
dall’ottagono centrale riferibile all’origina- nell’arco 14 della famiglia Politi. Sconosciu-
rio progetto di Cocconcelli, e dalla ag- to resta anche l’ideatore della decorazio-
giunta delle due gallerie a nord e a sud, ne dell’arco 123 della Confraternita del SS.
Fig. 3 - Tomba dei conti
progettate unitariamente, ma realizzate in Nome di Gesù al Monte Calvario, docu-
Crescina Malaspina, 1864, tempi differenti ed espressive di un codice mentato da un inedito disegno acquerel-
arco 71. stile neoclassico – quello stesso che infor- lato (1862) raffigurante un paesaggio con
il monte Calvario dietro il quale si scorge lante fra la riproposizione di stilemi neoclassi-
un cielo cupo, approvato nell’ottobre del- ci e le ricercate eleganze liberty, in un esibi-
lo stesso anno. La decorazione ideata nel to pluralismo degli stili. Se i caratteri dell’edi-
1864 da Francesco Rivara per l’arco dei ficio Cimitero sono quelli del neoclassicismo
conti Malaspina si ispira a stilemi decorativi più declarato, nei casi specifici delle tombe
diffusi dalla cultura neogotica, proponen- monumentali e dei monumenti funerari rea-
do per l’ornato della volta, ancora oggi lizzati nella seconda metà dell’Ottocento si
parzialmente visibile, motivi che bene si ar- registra la declinazione degli stili: attardato
monizzano con l’architettura archiacuta classicismo, simbolismo, liberty e verismo. La
dell’apparato tombale a parete. L’inge- società del secondo Ottocento guarda al
gnere Evaristo Armani nel 1867 firma un cimitero come a un servizio, ma esige che
progetto di “dipintura dell’arco spezzato” in esso ci sia un rimando al proprio status so-
tra gli archi 105 e 10730. Alla cultura neo- ciale. La “città dei morti” diventa un “ritrat-
gotica si ispirano anche la tomba Carra, to” della committenza, ma anche “singolar-
nell’arco 111, documentata dal bel dise- mente vicina alla città dei vivi, al modello
gno a inchiostro e acquerelli policromi (22 da cui non si allontana”35. Cambiano i riferi-
marzo 1881)31, e la tomba dei conti Pallavi- menti e il concetto della morte e la sua rap-
cino Benassi. Segnalo i progetti per la tom- presentazione assumono connotati diversi ri-
ba di Luigi Ceresini (1886)32 perché precor- spetto all’età neoclassica. Architetti e scul-
ritrice di un linguaggio compositivo che tori sono interpreti delle mutate esigenze
comparirà qualche decennio dopo in al- della committenza alla quale riservano ora
cune cappelle del Cimitero Monumentale un tempio egizio, ora una chiesa gotica,
di Milano con Ulisse Stacchini. Da un basa- ora un complesso plastico celebrante “le
mento quadrangolare si eleva una struttu- buone virtù”, e lo “spazio dei sentimenti”36.
ra a ziggurat recante alla base l’effige del
76 defunto, ritratto di profilo entro grande cli- La scultura cimiteriale offre un osservato-
peo. La seconda versione, pure culminan-
4
te nella croce, pur mantenendo inalterata
l’idea dell’effige entro clipeo, vera e pro-
pria citazione dalle imago clipeatae di im-
periale memoria, affida il coronamento ad
una struttura a tronco di piramide, su base
ottagonale. Il volume tronco piramidale
sarà utilizzato anche da Giuseppe Som-
maruga per il cimitero di Bergamo33.
Particolarmente interessanti sono anche
le decorazioni degli archi 14, 27 e dell’arco
di proprietà di Francesco Marinelli simulante
sulla parete un’edicola neogotica entro
una quinta naturalistica. Al 1892 data il pro-
getto per la lapide in memoria dello sceno-
grafo Girolamo Magnani ideata da Gio-
vanni Chierici34. L’edicola della famiglia
Franzoni, nel campo, è costruita nel 1894 se-
condo l’affermato modello dell’oratorio: un
prospetto monocuspidato, scandito da pa-
raste e, ai lati, urne velate da drappi, se-
condo una tipologia di derivazione classica
presente anche all’interno del recinto par-
mense. I disegni rinvenuti e le testimonianze
di progetto confermano l’attenzione oscil- Fig. 4 - Tomba Carra, arco 111.
5 6 7

rio privilegiato dal punto di vista della storia torico, come completamento decorativo.
degli stili e del gusto, soprattutto perché si A differenza di quanto si registra per esem-
fonda su condizioni prestabilite: l’adesione pio nel Cimitero della Certosa di Bologna,
a un tema di riferimento, quello della morte, ove la peculiarità della decorazione è affi- 77
e la coerenza con il luogo di destinazione data a tecniche e materiali tipici della tra-
delle opere, il cimitero. L’insegnamento al- dizione locale: stucco, terracotta, affre-
l’Accademia di belle arti di Parma contribuì sco. Almeno in una prima fase, l’affresco è
alla formazione di scultori di buone capa- ampiamente utilizzato, a Parma il decisivo
cità tecniche, ciò nonostante è difficile indi- sopravvento della scultura sulla pittura
viduare una koinè comune ai marmorini sembra databile ad annum, già sulla metà
presenti nel cimitero della Villetta e la scultu- dell’Ottocento. Alla base, è una ricerca di
ra tra Otto e Novecento lascia tracce molto monumentalità e di durevolezza che si
leggere. È più facile individuare una diso- sposta dai monumenti e dalle gallerie alle
mogeneità rispondente a differenti scelte cappelle e alle edicole di diversi stili e di-
artistiche, condotte da committenti diversi mensioni. La pluralità delle storie private è
per cultura e per status sociale. Così anche unificata in una condizione comune nono-
nella inconsueta galleria d’arte del Cimitero stante la differente dignità degli spazi, de-
della Villetta convivono opere di scultori ed gli inserti decorativi e architettonici. I mo-
architetti di fama nazionale ed interventi di numenti degli anni 80-90 dell’Ottocento
artisti noti solo in ambito locale. Nel Cimitero tendono a celebrare la sensibilità laica
di Parma, in questo complesso strettamente usando immagini liberamente ispirate alla
intessuto di valori architettonici, plastici, la religione. La figura di dolente, desunta dal-
scultura è profusa in forme diverse e in ma- la tradizione classica, e ripresa in età neo-
Fig. 5 - Ettore Leoni, Edicola
della famiglia Bormioli. teriali preziosi, eloquente dell’evoluzione classica nei progetti di Canova, ritorna nel
che sta attraversando in quegli anni. monumento Parodi.
Fig. 6 - Ettore Leoni, edicola La Villetta comincia a popolarsi di scul- I preziosi marmi del monumento, che i
della famiglia Medioli.
ture dalla seconda metà dell’Ottocento. disegni di progetto ci confermano essere di
Fig. 7 - Ennio Mora, edicola Bronzo, marmo e granito i materiali d’ele- Baveno, Carrara, granito, e i decori in bron-
della famiglia Corazza. zione. Non frequentissimo l’intervento pit- zo dell’arca elaborati da scultori abilissimi,
eternano la memoria del defunto. All’inter- 8 9
no della documentazione iconografica rife-
ribile al tardo XIX secolo, varrà la pena ri-
cordare i disegni dell’architetto Francesco
Rivara per la lapide di Caterina e Tommaso
Steiner (1861)37 e il disegno (1864) per il se-
polcro, lungo il viale centrale dell’ottagono,
di Emilia Bergonzi Fioruzzi38. Tra i monumenti
architettonici e scultorei che precedono
l’ampliamento e l’arricchimento novecen-
teschi del cimitero, ricordo il monumento
neoclassico a Nicolò Paganini (1782-1840),
che Sante Bergamaschi ideò nel 1878 per il
musicista, vicino alla tomba di Idlebrando
Pizzetti (1880-1968). Nel monumento a Pa-
ganini, voluto dal figlio Achille, l’urna è col-
locata entro un tempio dorico, sopraeleva-
ta su tre gradini, ornata con i motivi delle Bormioli, Medioli, Corazza sono eloquente 10
fiaccole rovesciate, già nell’antichità roma- testimonianza della predilezione diffusa già
na simbolo della morte, e con l’aquila re- nel secondo Ottocento per questo codice
cante il violino, eloquente rimando all’atti- stile. Significativi di questa temperie di gu-
vità del defunto, ritratto a mezzo busto su sto sono il monumento sepolcrale della fa-
una base ornata da uno stemma araldico. miglia Piatti (1885-1890), e l’edicola che
La ricorrente preferenza accordata a contiene il monumento alla memoria di
un materiale lapideo o a particolari motivi Carlo Rossi (1898), entrambi nel Cimitero
78 figurativi, decorativi e architettonici è lega- Comunale di Piacenza39. Un’analoga incli-
ta all’esistenza di cataloghi cui facevano nazione allo stile neogotico emerge, all’in-
riferimento gli artisti attivi in località eccen- circa negli stessi anni, nel Cimitero di Lodi40.
triche e/o periferiche. In secondo luogo la Nel Cimitero della Villetta, per qualità e
consapevolezza e la conoscenza di altre ricercatezza delle forme segnalo i sepolcri
realtà cimiteriali, divulgate dalle pubblica- Bulloni Serra realizzato dopo il 1861, Ortalli
zioni professionali illustrate sui cimiteri mo- Laurent, Parodi, oggi Carra-Contestabili-
numentali di Milano e di Genova favoriva Gardelli (1925). La qualità e il segno struttu-
l’aggiornamento degli stili e dei temi. Gra- rale di ascendenza flaxmaniana dell’effigie
zie alla diffusione di questa letteratura tec- femminile posta di profilo, in ginocchio, alla
nica destinata agli ingegneri e agli archi- base della grande edicola marmorea sulla
tetti, artigiani del marmo, della pietra e de- quale compare il nome di Cleide Gambara
coratori potevano disporre di un ricco Bulloni Serra (1882- 1927), è un saggio nobi-
campionario di stili e di modelli, di materiali lissimo della sensibilità e della padronanza
e di soluzioni iconografiche rimeditate e ri- di mestiere dello scultore41. Nel delicato ri-
proposte in sintonia con il luogo e con la lievo della donna si ravvisano assenza di
committenza. Fra il 1881 e il 1885 “Ricordi pathos, echi di un purismo prezioso, memo-
d’Architettura” pubblica dodici cappelle rie di un classicismo more romano e di
gentilizie. Questi ed altri blasonati riferimenti Berthel Thorvaldsen, attivo in pieno regime
uniti al repertorio del simbolismo funebre – napoleonico42, mentre l’angelo a tutta fi-
sarcofago con face, torce capovolte, edi- gura collocato al centro dell’edicola sopra-
cola, urna – ritornano nei monumenti e nel- stante ha ritmi e cadenze liberty. Diverso il
le tombe Caprari Molinari, Scarabelli a Par- discorso per la statua del conte Giuseppe Fig. 8 - Tomba Bulloni Serra,
ma, Tedaldi (1880) e Sforza Fogliani (1887) Serra (1855-1918), che fronteggia l’appara- arco 102.
nel Cimitero di Piacenza. Gli stilemi neogo- to funebre parietale. La scultura, a tutto Figg. 9-10 - Part. della Tom-
tici e neomedievali utilizzati nelle edicole tondo, che ritrae il conte in posizione stan- ba Bulloni Serra.
11 12 a fine secolo. Sulle tombe si raffigura il
compianto dei vivi. Una tipologia cara al
gusto borghese che chiedeva agli scultori
di esprimere quello che è stato definito il
senso della temporalità storica43, ossia la ri-
costruzione minuziosa di ambienti. Il reali-
smo descrittivo deve ribadire l’apparte-
nenza del defunto e del committente a
una classe sociale precisa, sovente richia-
mata dalla presenza di oggetti che si riferi-
vano alla professione esercitata in vita. È il
caso della tomba di Donnino Pozzi (1894-
1946), lungo il viale centrale, il cui corredo
ornamentale presenta gli strumenti del me-
stiere: la tavolozza e i pennelli del pittore.
Il consistente ingresso della scultura in
ambito cimiteriale da un lato è legato al
13 te, è uscita dalla bottega di Antonio Leoni. fatto che il cimitero è luogo deputato alla
Un linearismo morbido esibisce anche conservazione della memoria civile, dal-
la scultura in marmo di Carrara della tom- l’altro l’arricchimento scultoreo accomuna
ba Rossi, sul viale centrale, senza tuttavia il cimitero alle vie e alle piazze cittadine,
cedere all’intonazione capziosa e levigata ricche di una serie di busti, lapidi e monu-
di tanta scultura déco di questi anni. L’arte menti eretti per onorare uomini illustri. Si af-
italiana del primo Novecento è intessuta di fianca all’attività dei grandi scultori quella
una molteplicità di motivi ottocenteschi e delle botteghe artigiane, organizzate per
di motivi nuovi, di residui neoclassici, ro- fare fronte alle nuove, numerose richieste 79
mantici, di accademismo celebrativo e di della committenza, talora volgarizzando il
retorica monumentale. linguaggio aulico nella semplificazione del-
Di grande significato è anche il disegno l’artigianato artistico. A Parma, la ditta An-
di progetto per il sarcofago dei coniugi Pa- tonio Leoni lavora pietre e marmi, ed ha
rodi (arcata 77) in cui il progettista si attar- per così dire il monopolio degli interventi
da nella definizione di particolari decorativi costruttivi e decorativi nel Cimitero44. Alla
quali le volute nei profili della base, le aqui- ditta Leoni si deve il disegno della tomba
le agli angoli e gli acroteri, assemblando Cloetta (1916)45 e la cappella di famiglia
citazioni neoromane e neorinascimentali (1920), e Antonio Leoni continuerà a colla-
che non stridono con la figura femminile borare con il figlio Ettore (1886-1968) in
velata, dolente e sontuosa, ancora oggi in questo specifico settore.
omaggio al sarcofago. Se nell’Ottocento il Nel Cimitero della Villetta la scultura è
ritratto del defunto è elemento rilevante ampiamente utilizzata sia a ornamento di
anche negli apparati funebri più modesti, una tomba terragna (tomba Ferramola,
nel Novecento l’imago clipeata di memo- tomba Lagazzi Rizzoli, tomba Visconti, tom-
ria classica scompare a favore di figure ba Bardiani Violi) sia di un’edicola architet-
femminili dai tratti evanescenti e sinuosi, tonica (tomba Ortalli Laurent e Manzini)46
consoni ai tratti del Liberty. Sono complessi sia infine come stele (tomba dei conti Naz-
plastici di raffinata eleganza e qualità ese- zari Fulcini-Olivari). La molteplicità di queste
Fig. 11 - Sarcofago dei co-
niugi Parodi.
cutiva che riverberano, nella sapienza presenze all’interno degli archi dell’ottago-
operativa dell’artefice, l’esigenza di auto- no e nelle due gallerie non consente indi-
Fig. 12 - part. del Sarcofago rappresentatività del committente. Sono ri- cazioni privilegiate. Si può sottolineare co-
Parodi. tratti del dolore privato. Tale tipologia di se- me nella seconda metà dell’Ottocento e,
Fig. 13 - Antonio (ed Ettore?) polcro era stilisticamente affine alla scultu- segnatamente, dopo il 1880 ci sia stato an-
Leoni, Edicola Leoni, 1920. ra romantica veristico-descrittiva praticata che a Parma un vistoso aumento nel senso
14 sto ad una maggiore ricercatezza compo-
sitiva nei sepolcri Chiusi (1923), di cui si
conserva il disegno dello scultore Urbano
Fontana49, Violi Sandri e Talignani. In que-
st’ultimo caso è lo stesso architetto Tonino
Talignani che progetta la tomba (1924)
per la propria famiglia50. Ritardi e anticipa-
zione di gusto sembrano avere determina-
to anche nel cimitero della Villetta la con-
vivenza di edicole con soluzioni progettuali
e compositive molto diverse, soprattutto
nei primi inquieti decenni del Novecento.
Le tombe e le edicole Bormioli (1924)
Corazza (1925), Milza (1927) Grassi (1928),
Molinari (1929), Medioli (1929), Chiari
(1934), Tanzi (1939) e il vocabolario degli
stili adottato dai rispettivi progettisti51 che
ora inclinano al neomedioevo, ora al neo-
bizantino, ora al neoromanico, riflettono la
volontà del committente di suggellare la fi-
della grandiosità dei sepolcri. Nei decenni ne della propria esistenza terrena con un
in cui il Simbolismo creava compiaciute segno imperituro che consegni ai posteri la
manifestazioni monumentali in linea con la memoria di imprese, poteri, affetti. L’edico-
ripresa di una sorta di autocompiacimento la, vera e propria macchina funebre in pie-
della classe imprenditoriale, si assiste alla tra, è il corrispettivo dell’effimero catafalco
80 realizzazione di una serie di tombe di di- in legno e stucco cui dal Rinascimento a
mensioni importanti, ornate con statue a tutto il Settecento era affidata, nel solenne
grandezza naturale. Ricordo i sepolcri Paro- officio funebre, la celebrazione della me-
di nell’arco, Ferramola nel campo lungo il moria di regnanti e di illustri personaggi. La
viale principale, Bulloni Serra nell’arco 102, complessa architettura del catafalco cin-
Mancini nel campo allora detto della dina- que e seicentesco, la cui composita arti-
mite, ossia il campo a destra dell’ingresso, il colazione formale e simbolica era funzio-
famedio di Cletofonte Campanini (1927) di nale a sottolineare il prestigio e l’autorità
Giuseppe Mancini (1881-1961). È un monu- del defunto, e a perpetuarne la memoria,
mento alla musica arricchito dalle personifi- nel XIX e XX secolo si riproduce nella tra-
cazioni dell’Aurora e del Tramonto, nel qua- sposizione litica della cappella di famiglia.
le si ravvisano riferimenti stilistici alle opere di Responsabili della crescita della “città
Leonardo Bistolfi. Al medesimo scultore ca- altra”, la città dei morti, sono i più accredi-
salese (1859-1933) che trapassa dal floreali- tati professionisti attivi sulla scena cittadina,
smo descrittivo a un simbolismo di intona- alcuni dei quali in grado di operare sul dop-
zione spiritualista, sembra rifarsi Marzaroli nei pio binario di tematiche progettuali per
rilievi della tomba Stori (1911). Vi si scorgono una medesima committenza che chiedeva
gli echi secessionisti bistolfiani dell’Edicola loro villini residenziali e architettura funera-
Toscanini al cimitero Monumentale di Mila- ria. Come dire esigenze del quotidiano e
no47. Uno scultore di interesse sulle cui ope- attenzione a creare adeguate scenografie
re occorrerà in futuro ritornare. funebri che perpetuassero la memoria del-
La semplificazione formale connotante la famiglia, o dello status. Ambizioni pubbli-
i sepolcri Mauri Molinari, posto lungo il viale che e private si coniugano in un rapporto
principale, “via sacra” che conduce all’o- dialettico i cui protagonisti sono professioni-
ratorio, Albertelli e Arisi, entrambi docu- sti affermati chiamati ad esibire e traman-
mentati dai disegni del 191648, cede il po- dare, attraverso la realizzazione del sepol- Fig. 14 - Tomba Visconti.
15 16 17

cro, la distinzione della famiglia, la sua ap- sidenti della città stipulano i primi contratti
partenenza a una determinata classe so- per acquistare il diritto di superficie sulla qua-
ciale. Lo spazio cimiteriale si frantuma nelle le erigere il proprio monumento, la cui tipolo-
singole rappresentazioni. Ormai consolidata gia è ormai codificata da un lungo esercizio
l’idea del cimitero come “attrezzatura” igie- di progetto dai maggiori architetti. Nella se-
nica urbana, le esigenze dei singoli determi- conda metà dell’Ottocento e ancor più nei
nano il progetto52. Eloquente e di indubbia primi decenni del nuovo secolo dedicarsi al-
qualità progettuale è il cimitero di famiglia l’architettura funeraria è prassi diffusa. Si 81
che Giuseppe Crosa di Vergagni progetta pensi a Alessandro Marzaroli (1868-1951),
per G. Battista Biaggi de Blasys, vicino alla scultore formatosi presso la locale Accade-
villa che l’imprenditore ticinese aveva ac- mia di belle arti che nel disegno della tomba
quistato e ristrutturato a Croara, in val Treb- di Evaristo Tedeschi (1912) combina motivi
bia53. Si tratta di un piccolo cimitero intera- simbolici classicheggianti, quali la corona di
mente progettato in forme vezzosamente alloro, alla semplificazione stilistica preferita
neorococò, con una esibita cura del detta- in ambito déco, mentre nella lapide com-
glio che investe le architetture e gli ornati, missionata dalla Società di Mutuo Soccorso
come peraltro documentano i disegni della dei Barbieri a ricordo dei Caduti, da collo-
Wolfsonian Foundation di Genova. Uno stile carsi sul muro esterno della cappella Thovaz-
indubbiamente insolito, quanto meno per zi (1920)54, abbandona il fluido tratteggiare
la destinazione, ma che si qualifica come del discorso liberty che aveva caratterizzato
l’episodio più coerente di un barocchetto i disegni del 1919. Si pensi a Ettore Leoni
nel quale confluiscono elementi lombardi e (1886-1968), attivo per le famiglie Bormioli
genovesi. Nel Cimitero parmense, alle ele- (1924), Romanini (1929), Chiari (1934), Tanzi
ganze neorococò pare ispirarsi Ettore Leoni (1939), a Camillo Uccelli (1874-1942), proget-
nel progetto per l’edicola della famiglia tista delle edicole Milza (1927) e Molinari
Tanzi (1939). (1929), a Mario Vacca autore dell’edicola
Il ruolo di architetti e scultori all’interno del Medioli (1929), a Ennio Mora (1885-1968),
Fig. 15 - Camillo Uccelli, edi-
cola Milza (1927).
Cimitero della Villetta, vero e proprio cantie- professionista largamente documentato al
re per l’attività plastica, con un’importanza servizio di una committenza còlta, cui si de-
Fig. 16 - Camillo Uccelli, Edi- e un coinvolgimento degli artisti che assu- vono, fra le altre, le tombe Scotti, Corazza,
cola Molinari (1929). mono dimensioni diverse, rilevanti e di presti- Pizzetti, Lagazzi, Mordacci, Rizzoli55.
Fig. 17 - Ettore Leoni, edico- gio, si evidenzia con maggiore nitidezza nel Il significato della produzione funeraria
la Tanzi (1939). primo Novecento. Le famiglie patrizie e pos- all’interno dell’attività professionale di un
18 6 Arte y arquitectura funeraria, Milano, Electa,

2000; P. Albisinni, Il disegno della memoria, Roma, Kap-


pa, 1994; O. Selvafolta, Identità pubblica e identità pri-
vata nei cimiteri dell’Ottocento, in R. Pavoni (a cura
di), Sette racconti ottocenteschi. Percorsi tea arte e
storia nel XIX secolo, Museo Bagatti Valsecchi, Skira, Mi-
lano 1997; P. Marconi, Culto della memoria o culto del-
la tradizione?, in Architettura, Monumento, Memoria,
Venezia, Arsenale, 1986 e il bel saggio di O. Selvafolta,
L’architettura dei cimiteri tra Francia e Italia (1750-
1900): modelli, esperienze, realizzazioni, in Gli spazi della
memoria, cit., pp. 15-50.
7 D. Donghi, Manuale dell’architetto, vol.II Torino,

Utet, 1923, Sezione I, IV Cimiteri, pp. 348-432, pp. 410 ss.


Particolarmente interessanti le tipologie dei cimiteri di
Chiavari e di Lavagna, sulle quali si intrattiene l’autore;
ma cfr. anche P. Carbonara, Architettura pratica, Torino,
Utet, 1958, vol. III, tomo II, sez. 8, Cimiteri e monumenti fu-
nerari. Per i cimiteri liguri e per la lunga interrelazione
creatasi fra scultura e architettura funeraria cfr. F. Sborgi,
Il cimitero e i rapporti fra l’architettura e la scultura nel
XIX secolo, in Gli spazi della memoria, cit., pp. 51-68.
8 P. Patte, Mèmoires sur les objets les plus impor-

tants de l’architecture, Paris 1769.


9 S. Piattoli, Saggio intorno al luogo del seppellire,

Modena, 1774, tradotto da F. Vicq d’Azyr, Essai sur le


lieux et les gadangers des sépoltures. Traduit de l’italien
architetto in questi anni è rilevante. Dedi- (de Scipion Piattoli): pubblie avec quelques change-
carsi anche alla progettazione funeraria è ments…, Paris 1778. Cfr. al proposito L. Camerlengo, I
cimiteri: i casi di Vicenza, Verona, Padova, in Il Veneto
prassi diffusa tra i professionisti attivi a Par- e l’Austria. Vita e cultura artistica nelle città venete
ma cui si richiedono opere di alto valore 1814-1846, cat. mostra a cura di S. Marinelli, G. Mazza-
82 simbolico e rappresentativo, segno tangi- riol, F. Mazzocca, Milano, Electa, 1989, pp. 408-409; L.
Bertolaccini, Città e cimiteri dall’eredità medievale alla
bile di imperitura memoria, segno visibile di codificazione ottocentesca, Roma, Kappa, 2004.
affetti e di glorie della famiglia. 10 F. Milizia, Principj di architettura civile, Finale 1781,

* Sono grata a Marinella Pigozzi e a Michela Rossi rist. anstatica dell’ed. 1847, Milano, Mazzotta, 1972, pp.
sempre disponibili interlocutrici. Grazie a Giancarlo Gonizzi. 331-333.
11 A.C. Quatremère de Quincy, Dictionnaire histori-
1 A.M. Matteucci, Monumenti funebri di età Napo-

leonica alla Certosa di Bologna, in “Psicon”, II, 4, 1975, que d’architecture…, Paris 1832, tard. it. Dizionario stori-
pp. 71-78; A.M. Matteucci, Scenografia e architettura co di Architettura…, Mantova, Negretti, 2 voll., 1842-
nell’opera di Pelagio Palagi. Decorazioni di tombe nel 1844, vol.I, ad vocem Cimiteri, pp. 422-424; ma si veda
cimitero della Certosa di Bologna, in Pelagio Palagi ar- anche A. C. Quatremère de Quincy, Dizionario storico
tista e collezionista, cat. mostra, Bologna 1976, pp. 130 di architettura, a cura di V. Farinati, G. Teyssot, Venezia,
ss.; La Certosa di Bologna. Immortalità della memoria, Marsilio, 1992 e il bel saggio di M. Dezzi Bardeschi, L’ar-
Bologna, Compositori, 1998. chitettura dei morti, dai Giacobini all’Unità. Considera-
2 M. Basso, C. Bertoni, Il Cimitero di Verona: archi- zioni lungo la via Emilia, in Gli architetti del pubblico a
tettura e scultura tra Neoclassicismo ed Eclettismo, in Reggio Emilia dal Bolognini ai Marchelli, cit., pp. 263-268.
12 La Lombardia delle riforme, Milano, Electa, 1987,
Gli spazi della memoria. Architettura dei cimiteri monu-
mentali europei, a cura di M. Felicori, Roma, Sassella in part. il saggio di G. Ricci, Milano. La regola e la città,
editrore, 2005, pp. 171-185. pp. 183 ss.; ma si veda anche F.Venturi, Settecento rifor-
3 V. Terraroli, Il Vantiniano. La scultura monumentale a matore,Torino, Einaudi, 1976.
13 L. Reynaud, Traité d’architecture contenent des
Brescia tra Ottocento e Novecento, Brescia, Grafo, 1990.
4 A. Acuto, Architettura del cimitero in Lombardia, notions générales sur les principes de la construction et
in “Hinterland”, 29-30, 1984, pp. 24-39; Il Monumentale sur l’historie de l’art, Paris 1850. - 18658, pp. 324-325; sul-
di Milano, a cura di M. Pietrantoni, Milano, Electa 1992. la presenza della natura nei nuovi progetti di cimitero
5 A. Còccioli Mastroviti, Architettura e territorio nel- cfr. L. Latini, Cimiteri e giardini. Città e paesaggi funerari
l’Emilia occidentale, in Gli architetti del pubblico a d’Occidente, Firenze, Alinea, 1994.
14 Penso alla Veduta di Firenze con la tomba di Giu-
Reggio Emilia dal Bolognini ai Marchelli. Architettura e
urbanistica lungo la via Emilia (1770-1870), cat. mostra seppe Sabatelli, dipinto da A. Morghen (1843) e al tono
di Reggio Emilia, a cura di M. Pigozzi, Bologna, Grafis elegiaco del Paesaggio di invenzione con tomba dedi-
1990, pp. 195-236; G. Gonizzi, I luoghi della storia II, Città cata al poeta Edoardo Calvo dipinto da G. de Guber-
di Castello, Tipolitografia Petruzzi, 2001, pp. 30-43; M. natis nel 1804, recentemente discussi in L’Ottocento in Fig. 18 - Alessandro Mar-
Pizzo, Un museo per la morte. Il Cimitero di Piacenza, Italia. Le arti sorelle. Il Romanticismo 1815-1848, a cura zaroli, dettaglio Edicola
Piacenza, Tipleco, 2004, in part. 9-13. di C. Sisi, Milano, Electa, 2006. Manzini.
15 P. Marconi, A.Cipriani, E. Valeriani, I disegni di ar- 34 ASC, Licenze di fabbrica, b. 7/1890-1795, la richie-

chitettura dell’Archivio storico dell’Accademia di San sta di approvazione del disegno è datata 17 marzo
Luca, 2 voll. Roma, De Luca, 1974. 1892.
16 B. Adorni, I concorsi di architettura dell’accade- 35 A. Restucci, Città e architettura nell’Ottocento, in

mia parmense, in L’arte a Parma dai Farnese ai Borbo- Storia dell’Arte Italiana. Dal Cinquecento all’Ottocen-
ne, cat. mostra di Parma, Bologna, Alfa, 1979, pp. 220- to. II. Settecento e Ottocento, Torino, Einaudi, 1982, pp.
223; C. Mambriani, I disegni dell’Accademia di Parma, 723-790, in part. pp. 756-760.
36 Sulla committenza borghese dei monumenti fu-
in “Il disegno di architettura”, novembre 1993, n. 8, pp.
48-53 e, in precedenza, Concorsi dell’Accademia reale nerari cfr. R. Bossaglia, Il liberty in Italia. Storia e fortuna
di belle arti di Parma dal 1757 al 1796, a cura di M. Pel- del liberty italiano, Firenze 1974.
37 ASC, Licenze di fabbrica, b.1/1861.
legri, Parma 1988. 38 ASC, Culto, b. 76
17 F. Sborgi, Il Cimitero monumentale di Staglieno a
39 M. Pizzo, Un Museo per la morte. Il Cimitero di Pia-
Genova, in Arte y Arquitectura Funeraria, Milano, Elec-
ta 2003, ed ora anche Genova, 2004 cenza, Piacenza, Tipleco, 2004.
40 M. Cantinotti, Il Cimitero “Vittoria” di Lodi scultura
18 V. Terraroli, Il Vantiniano, cit.
19 M. Basso, C. Bretoni, Il Cimitero di Verona: architettu- funeraria 1880-1940, in “Archivio Stoico Lodigiano”, a.
CXVII,-CXVIII/1998-1999, Lodi 2000, pp. 67-120.
ra e scultura tra Neoclassicismo ed Eclettismo, in Gli spazi 41 ASC, Culto, 1908, b. 1629 e Licenze di fabbri-
della memoria. Architettura dei cimiteri monumentali eu- che,1861, b.1. La tomba Bulloni Serra è nell’arco 102.
ropei, a cura di M. Felicori, Roma, Ssssella, 2005, pp. 171. Per la cultura neoclassica e gli echi di Flaxman, sempre
20 M. Bulgarelli, La riforma delle sepolture nobiliari a
opportuno R. Rosenblum,Transformations in Late Eigh-
Modena, in “Studi storici”, 1990, n. 4, pp. 999-1015; M. teenth Century Art, Princeton University Press 1967, an-
Bulgarelli, L’affare delle sepolture a Modena nella se- che nella trad. it.di M. Sanfilippo, Trasformazioni nell’ar-
conda metà del XVIII secolo. Questioni mediche, am- te. Iconografia e stile tra Neoclassicismo e Romantici-
ministrative, tecniche, architettoniche, militari, in “Storia smo, Roma, La Nuova Italia Scientifica, 1984.
Urbana”, XIV, 51, 1990. 42 Berthel Thorvaldsen, cat. mostra di Roma, a cura
21 S. Zatti, La città del silenzio. Scultura e pittura nel
di E. di Majo, B. Jornaes, S. Susinno, Roma, De Luca,
Cimitero Monumentale di Pavia, Pavia, Cardano, 1996 1990; F. Mazzocca, Il primato della scultura: Canova e
22 Cfr. le belle pagine di E. Valeriani, Il luogo della
Thorvaldesen, in Maestà di Roma da Napoleopne all’U-
morte tra memoria e immaginario, in “Hinterland”, 29- nità d’Italia, cat. mostra di Roma, progetto di S. Susin-
30, I-II, 1984, pp. 40-48. no, Milano, Electa, 2003, pp. 99-103.
23 A. Còccioli Mastroviti, L’Accademia Atestina e 43 F. Sborgi, Staglieno e la scultura funeraria ligure tra

l’architettura a Modena nell’età della Restaurazione, in Ottocento e Novecento, Torino, Artema, 1997, in part.
La cultura architettonica nell’età della restaurazione, a p. 134.
cura di G. Ricci, G. D’Amia, Atti del Convegno (Milano, 44 ASC, Licenze di fabbriche, b.29/1916. La ditta
83
ottobre 2001), Milano 2002, pp. 225-239. aveva succursali a Viadana, Brescello e Gualtieri. A
24 Una “superba allea fiancheggiata di cipressi e, a Parma il laboratorio-studio di scultura aveva sede in via
tratti, di statue…” è ricordata a proposito del progetto Fonderie,49; gli uffici in via Garibaldi,39. Alla ditta Leoni
di collegamento del Cimitero Monumentale di Milano si deve anche il progetto per la tomba Gabbi “in mar-
con la città. La cit. è tratta da Sullo stile dei cimiteri, in mo e pietra” come recita l’iscrizione sul disegno del
“Giornale dell’Ingegnere Architetto ed Agronomo”, 1919.
45 ASC, Licenze di fabbriche, b.29/1916, la doman-
vol. III, n. 80, giugno 1856, p. 648.
25 R. Tossi, Carmignani padre e figlio, Cinisello Balsa- da inoltrata al Sindaco di Parma dalla ditta Leoni è in
mo, A. Pizzi, 1980, p. 142. data 15 gennaio 1916.
46 ASC, Licenze di fabbriche, b.63, 1929, allegate al-
26 A. Còccioli Mastroviti, L’Accademia Atestina e

l’architettura a Modena nell’età della Restaurazione, in la licenza le foto dei bozzetti dello scultore.
47 R. Bossaglia, Percorso della scultura tra Ottocento
La cultura architettonica nell’età della restaurazione,
e Novecento, in Il Monumentale di Milano, cit., pp. 171-
cit., pp. 225-239; ma sul contesto modenese cfr. anche
183; La Gipsoteca Leonardo Bistolfi, a cura di G. Mazza,
M. Bulgarelli, L’affare delle sepolture a Modena nella Comune di Casale Monferrato, 2001.
seconda metà del XVIII secolo. Questioni mediche, 48 ASC, Culto, 1916. Il progetto della tomba Arisi si
amministrative, tecniche, architettoniche, militari, in deve alla ditta di Antonio Leoni.
“Storia urbana”, 1990, n. 51, pp. 3-13. 49 ASC, Culto, 1923.
27 O. Selvafolta, “Il giardino e il recinto”: il Père-La-
50 ASC, Culto, 1924.
chaise e l’architettura dei cimiteri italiani dell’Ottocen- 51 G. Capelli, Gli architetti del primo Novecento a
to, in Il disegno e le architetture della città eclettica, a Parma, Parma, Battei, 1975; B. Zilocchi, M. Iotti, Gli anni
cura di L. Mozzoni, S.Santini, atti del IV Convegno di Ar- del Liberty, Parma, Battei, 1993.
chitettura dell’Eclettismo (Jesi 2002), Liguori, Napoli 52 Si vedano i piani di ampliamento dei cimiteri di
2004, pp. 351-378. Torino (1866), Genova (1867) e Roma (1872) che modi-
28 ASC, Licenze di fabbriche, b. 2/1861.
ficano gli originari disegni frammentandosi in una mol-
29 Per lo stato di conservazione dei materiali impie-
teplicità di linguaggi.
gati cfr. il saggio di M. Rossi in questo volume. 53 A.M. Matteucci, Neorococò nei territori già dei
30 ASC, Licenze di fabbriche, b.2/1867, il disegno a
ducati farnesiani, in Tradizioni e regionalismi. Aspetti
inchiostro, è firmato e datato in basso a sinistra Parma, dell’Eclettismo in Italia, Atti del 2° Convegno di architet-
7 luglio 1867. tura (Jesi, 1999), a cura di L. Mozzoni, S. Santini, Napoli,
31 ASC, Licenze di fabbriche, b. 5/1881. Liguori, 2000, pp. 307-335.
32 ASC, Culto, b.788. 54 ASC, Licenze di fabbriche, b.33/1020.
33 D. Riva, Architettura cimiteriale 1897-1912, in E. Bai- 55 ASC, Licenze di fabbriche. Lo studio sulle edicole

rati, D. Riva (a cura di), Il Liberty in Italia, Bari, Laterza, 1985. di queste famiglie è ancora in corso.
84

Restituzione manuale del rilievo


dei prospetti:
Cappelle Peracchi, studente
E. Ceci Neva;
Cappella Bacigalupi-Cremonini,
studenti C. Ferrarini, S. Mariotti,
L. Monica, F. Petrolini;
Cappella Romanini-Medioli, stu-
denti C. Galli, A. Mariotti, C.
Contini, L. Inzali.

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