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rio privilegiato dal punto di vista della storia torico, come completamento decorativo.
degli stili e del gusto, soprattutto perché si A differenza di quanto si registra per esem-
fonda su condizioni prestabilite: l’adesione pio nel Cimitero della Certosa di Bologna,
a un tema di riferimento, quello della morte, ove la peculiarità della decorazione è affi- 77
e la coerenza con il luogo di destinazione data a tecniche e materiali tipici della tra-
delle opere, il cimitero. L’insegnamento al- dizione locale: stucco, terracotta, affre-
l’Accademia di belle arti di Parma contribuì sco. Almeno in una prima fase, l’affresco è
alla formazione di scultori di buone capa- ampiamente utilizzato, a Parma il decisivo
cità tecniche, ciò nonostante è difficile indi- sopravvento della scultura sulla pittura
viduare una koinè comune ai marmorini sembra databile ad annum, già sulla metà
presenti nel cimitero della Villetta e la scultu- dell’Ottocento. Alla base, è una ricerca di
ra tra Otto e Novecento lascia tracce molto monumentalità e di durevolezza che si
leggere. È più facile individuare una diso- sposta dai monumenti e dalle gallerie alle
mogeneità rispondente a differenti scelte cappelle e alle edicole di diversi stili e di-
artistiche, condotte da committenti diversi mensioni. La pluralità delle storie private è
per cultura e per status sociale. Così anche unificata in una condizione comune nono-
nella inconsueta galleria d’arte del Cimitero stante la differente dignità degli spazi, de-
della Villetta convivono opere di scultori ed gli inserti decorativi e architettonici. I mo-
architetti di fama nazionale ed interventi di numenti degli anni 80-90 dell’Ottocento
artisti noti solo in ambito locale. Nel Cimitero tendono a celebrare la sensibilità laica
di Parma, in questo complesso strettamente usando immagini liberamente ispirate alla
intessuto di valori architettonici, plastici, la religione. La figura di dolente, desunta dal-
scultura è profusa in forme diverse e in ma- la tradizione classica, e ripresa in età neo-
Fig. 5 - Ettore Leoni, Edicola
della famiglia Bormioli. teriali preziosi, eloquente dell’evoluzione classica nei progetti di Canova, ritorna nel
che sta attraversando in quegli anni. monumento Parodi.
Fig. 6 - Ettore Leoni, edicola La Villetta comincia a popolarsi di scul- I preziosi marmi del monumento, che i
della famiglia Medioli.
ture dalla seconda metà dell’Ottocento. disegni di progetto ci confermano essere di
Fig. 7 - Ennio Mora, edicola Bronzo, marmo e granito i materiali d’ele- Baveno, Carrara, granito, e i decori in bron-
della famiglia Corazza. zione. Non frequentissimo l’intervento pit- zo dell’arca elaborati da scultori abilissimi,
eternano la memoria del defunto. All’inter- 8 9
no della documentazione iconografica rife-
ribile al tardo XIX secolo, varrà la pena ri-
cordare i disegni dell’architetto Francesco
Rivara per la lapide di Caterina e Tommaso
Steiner (1861)37 e il disegno (1864) per il se-
polcro, lungo il viale centrale dell’ottagono,
di Emilia Bergonzi Fioruzzi38. Tra i monumenti
architettonici e scultorei che precedono
l’ampliamento e l’arricchimento novecen-
teschi del cimitero, ricordo il monumento
neoclassico a Nicolò Paganini (1782-1840),
che Sante Bergamaschi ideò nel 1878 per il
musicista, vicino alla tomba di Idlebrando
Pizzetti (1880-1968). Nel monumento a Pa-
ganini, voluto dal figlio Achille, l’urna è col-
locata entro un tempio dorico, sopraeleva-
ta su tre gradini, ornata con i motivi delle Bormioli, Medioli, Corazza sono eloquente 10
fiaccole rovesciate, già nell’antichità roma- testimonianza della predilezione diffusa già
na simbolo della morte, e con l’aquila re- nel secondo Ottocento per questo codice
cante il violino, eloquente rimando all’atti- stile. Significativi di questa temperie di gu-
vità del defunto, ritratto a mezzo busto su sto sono il monumento sepolcrale della fa-
una base ornata da uno stemma araldico. miglia Piatti (1885-1890), e l’edicola che
La ricorrente preferenza accordata a contiene il monumento alla memoria di
un materiale lapideo o a particolari motivi Carlo Rossi (1898), entrambi nel Cimitero
78 figurativi, decorativi e architettonici è lega- Comunale di Piacenza39. Un’analoga incli-
ta all’esistenza di cataloghi cui facevano nazione allo stile neogotico emerge, all’in-
riferimento gli artisti attivi in località eccen- circa negli stessi anni, nel Cimitero di Lodi40.
triche e/o periferiche. In secondo luogo la Nel Cimitero della Villetta, per qualità e
consapevolezza e la conoscenza di altre ricercatezza delle forme segnalo i sepolcri
realtà cimiteriali, divulgate dalle pubblica- Bulloni Serra realizzato dopo il 1861, Ortalli
zioni professionali illustrate sui cimiteri mo- Laurent, Parodi, oggi Carra-Contestabili-
numentali di Milano e di Genova favoriva Gardelli (1925). La qualità e il segno struttu-
l’aggiornamento degli stili e dei temi. Gra- rale di ascendenza flaxmaniana dell’effigie
zie alla diffusione di questa letteratura tec- femminile posta di profilo, in ginocchio, alla
nica destinata agli ingegneri e agli archi- base della grande edicola marmorea sulla
tetti, artigiani del marmo, della pietra e de- quale compare il nome di Cleide Gambara
coratori potevano disporre di un ricco Bulloni Serra (1882- 1927), è un saggio nobi-
campionario di stili e di modelli, di materiali lissimo della sensibilità e della padronanza
e di soluzioni iconografiche rimeditate e ri- di mestiere dello scultore41. Nel delicato ri-
proposte in sintonia con il luogo e con la lievo della donna si ravvisano assenza di
committenza. Fra il 1881 e il 1885 “Ricordi pathos, echi di un purismo prezioso, memo-
d’Architettura” pubblica dodici cappelle rie di un classicismo more romano e di
gentilizie. Questi ed altri blasonati riferimenti Berthel Thorvaldsen, attivo in pieno regime
uniti al repertorio del simbolismo funebre – napoleonico42, mentre l’angelo a tutta fi-
sarcofago con face, torce capovolte, edi- gura collocato al centro dell’edicola sopra-
cola, urna – ritornano nei monumenti e nel- stante ha ritmi e cadenze liberty. Diverso il
le tombe Caprari Molinari, Scarabelli a Par- discorso per la statua del conte Giuseppe Fig. 8 - Tomba Bulloni Serra,
ma, Tedaldi (1880) e Sforza Fogliani (1887) Serra (1855-1918), che fronteggia l’appara- arco 102.
nel Cimitero di Piacenza. Gli stilemi neogo- to funebre parietale. La scultura, a tutto Figg. 9-10 - Part. della Tom-
tici e neomedievali utilizzati nelle edicole tondo, che ritrae il conte in posizione stan- ba Bulloni Serra.
11 12 a fine secolo. Sulle tombe si raffigura il
compianto dei vivi. Una tipologia cara al
gusto borghese che chiedeva agli scultori
di esprimere quello che è stato definito il
senso della temporalità storica43, ossia la ri-
costruzione minuziosa di ambienti. Il reali-
smo descrittivo deve ribadire l’apparte-
nenza del defunto e del committente a
una classe sociale precisa, sovente richia-
mata dalla presenza di oggetti che si riferi-
vano alla professione esercitata in vita. È il
caso della tomba di Donnino Pozzi (1894-
1946), lungo il viale centrale, il cui corredo
ornamentale presenta gli strumenti del me-
stiere: la tavolozza e i pennelli del pittore.
Il consistente ingresso della scultura in
ambito cimiteriale da un lato è legato al
13 te, è uscita dalla bottega di Antonio Leoni. fatto che il cimitero è luogo deputato alla
Un linearismo morbido esibisce anche conservazione della memoria civile, dal-
la scultura in marmo di Carrara della tom- l’altro l’arricchimento scultoreo accomuna
ba Rossi, sul viale centrale, senza tuttavia il cimitero alle vie e alle piazze cittadine,
cedere all’intonazione capziosa e levigata ricche di una serie di busti, lapidi e monu-
di tanta scultura déco di questi anni. L’arte menti eretti per onorare uomini illustri. Si af-
italiana del primo Novecento è intessuta di fianca all’attività dei grandi scultori quella
una molteplicità di motivi ottocenteschi e delle botteghe artigiane, organizzate per
di motivi nuovi, di residui neoclassici, ro- fare fronte alle nuove, numerose richieste 79
mantici, di accademismo celebrativo e di della committenza, talora volgarizzando il
retorica monumentale. linguaggio aulico nella semplificazione del-
Di grande significato è anche il disegno l’artigianato artistico. A Parma, la ditta An-
di progetto per il sarcofago dei coniugi Pa- tonio Leoni lavora pietre e marmi, ed ha
rodi (arcata 77) in cui il progettista si attar- per così dire il monopolio degli interventi
da nella definizione di particolari decorativi costruttivi e decorativi nel Cimitero44. Alla
quali le volute nei profili della base, le aqui- ditta Leoni si deve il disegno della tomba
le agli angoli e gli acroteri, assemblando Cloetta (1916)45 e la cappella di famiglia
citazioni neoromane e neorinascimentali (1920), e Antonio Leoni continuerà a colla-
che non stridono con la figura femminile borare con il figlio Ettore (1886-1968) in
velata, dolente e sontuosa, ancora oggi in questo specifico settore.
omaggio al sarcofago. Se nell’Ottocento il Nel Cimitero della Villetta la scultura è
ritratto del defunto è elemento rilevante ampiamente utilizzata sia a ornamento di
anche negli apparati funebri più modesti, una tomba terragna (tomba Ferramola,
nel Novecento l’imago clipeata di memo- tomba Lagazzi Rizzoli, tomba Visconti, tom-
ria classica scompare a favore di figure ba Bardiani Violi) sia di un’edicola architet-
femminili dai tratti evanescenti e sinuosi, tonica (tomba Ortalli Laurent e Manzini)46
consoni ai tratti del Liberty. Sono complessi sia infine come stele (tomba dei conti Naz-
plastici di raffinata eleganza e qualità ese- zari Fulcini-Olivari). La molteplicità di queste
Fig. 11 - Sarcofago dei co-
niugi Parodi.
cutiva che riverberano, nella sapienza presenze all’interno degli archi dell’ottago-
operativa dell’artefice, l’esigenza di auto- no e nelle due gallerie non consente indi-
Fig. 12 - part. del Sarcofago rappresentatività del committente. Sono ri- cazioni privilegiate. Si può sottolineare co-
Parodi. tratti del dolore privato. Tale tipologia di se- me nella seconda metà dell’Ottocento e,
Fig. 13 - Antonio (ed Ettore?) polcro era stilisticamente affine alla scultu- segnatamente, dopo il 1880 ci sia stato an-
Leoni, Edicola Leoni, 1920. ra romantica veristico-descrittiva praticata che a Parma un vistoso aumento nel senso
14 sto ad una maggiore ricercatezza compo-
sitiva nei sepolcri Chiusi (1923), di cui si
conserva il disegno dello scultore Urbano
Fontana49, Violi Sandri e Talignani. In que-
st’ultimo caso è lo stesso architetto Tonino
Talignani che progetta la tomba (1924)
per la propria famiglia50. Ritardi e anticipa-
zione di gusto sembrano avere determina-
to anche nel cimitero della Villetta la con-
vivenza di edicole con soluzioni progettuali
e compositive molto diverse, soprattutto
nei primi inquieti decenni del Novecento.
Le tombe e le edicole Bormioli (1924)
Corazza (1925), Milza (1927) Grassi (1928),
Molinari (1929), Medioli (1929), Chiari
(1934), Tanzi (1939) e il vocabolario degli
stili adottato dai rispettivi progettisti51 che
ora inclinano al neomedioevo, ora al neo-
bizantino, ora al neoromanico, riflettono la
volontà del committente di suggellare la fi-
della grandiosità dei sepolcri. Nei decenni ne della propria esistenza terrena con un
in cui il Simbolismo creava compiaciute segno imperituro che consegni ai posteri la
manifestazioni monumentali in linea con la memoria di imprese, poteri, affetti. L’edico-
ripresa di una sorta di autocompiacimento la, vera e propria macchina funebre in pie-
della classe imprenditoriale, si assiste alla tra, è il corrispettivo dell’effimero catafalco
80 realizzazione di una serie di tombe di di- in legno e stucco cui dal Rinascimento a
mensioni importanti, ornate con statue a tutto il Settecento era affidata, nel solenne
grandezza naturale. Ricordo i sepolcri Paro- officio funebre, la celebrazione della me-
di nell’arco, Ferramola nel campo lungo il moria di regnanti e di illustri personaggi. La
viale principale, Bulloni Serra nell’arco 102, complessa architettura del catafalco cin-
Mancini nel campo allora detto della dina- que e seicentesco, la cui composita arti-
mite, ossia il campo a destra dell’ingresso, il colazione formale e simbolica era funzio-
famedio di Cletofonte Campanini (1927) di nale a sottolineare il prestigio e l’autorità
Giuseppe Mancini (1881-1961). È un monu- del defunto, e a perpetuarne la memoria,
mento alla musica arricchito dalle personifi- nel XIX e XX secolo si riproduce nella tra-
cazioni dell’Aurora e del Tramonto, nel qua- sposizione litica della cappella di famiglia.
le si ravvisano riferimenti stilistici alle opere di Responsabili della crescita della “città
Leonardo Bistolfi. Al medesimo scultore ca- altra”, la città dei morti, sono i più accredi-
salese (1859-1933) che trapassa dal floreali- tati professionisti attivi sulla scena cittadina,
smo descrittivo a un simbolismo di intona- alcuni dei quali in grado di operare sul dop-
zione spiritualista, sembra rifarsi Marzaroli nei pio binario di tematiche progettuali per
rilievi della tomba Stori (1911). Vi si scorgono una medesima committenza che chiedeva
gli echi secessionisti bistolfiani dell’Edicola loro villini residenziali e architettura funera-
Toscanini al cimitero Monumentale di Mila- ria. Come dire esigenze del quotidiano e
no47. Uno scultore di interesse sulle cui ope- attenzione a creare adeguate scenografie
re occorrerà in futuro ritornare. funebri che perpetuassero la memoria del-
La semplificazione formale connotante la famiglia, o dello status. Ambizioni pubbli-
i sepolcri Mauri Molinari, posto lungo il viale che e private si coniugano in un rapporto
principale, “via sacra” che conduce all’o- dialettico i cui protagonisti sono professioni-
ratorio, Albertelli e Arisi, entrambi docu- sti affermati chiamati ad esibire e traman-
mentati dai disegni del 191648, cede il po- dare, attraverso la realizzazione del sepol- Fig. 14 - Tomba Visconti.
15 16 17
cro, la distinzione della famiglia, la sua ap- sidenti della città stipulano i primi contratti
partenenza a una determinata classe so- per acquistare il diritto di superficie sulla qua-
ciale. Lo spazio cimiteriale si frantuma nelle le erigere il proprio monumento, la cui tipolo-
singole rappresentazioni. Ormai consolidata gia è ormai codificata da un lungo esercizio
l’idea del cimitero come “attrezzatura” igie- di progetto dai maggiori architetti. Nella se-
nica urbana, le esigenze dei singoli determi- conda metà dell’Ottocento e ancor più nei
nano il progetto52. Eloquente e di indubbia primi decenni del nuovo secolo dedicarsi al-
qualità progettuale è il cimitero di famiglia l’architettura funeraria è prassi diffusa. Si 81
che Giuseppe Crosa di Vergagni progetta pensi a Alessandro Marzaroli (1868-1951),
per G. Battista Biaggi de Blasys, vicino alla scultore formatosi presso la locale Accade-
villa che l’imprenditore ticinese aveva ac- mia di belle arti che nel disegno della tomba
quistato e ristrutturato a Croara, in val Treb- di Evaristo Tedeschi (1912) combina motivi
bia53. Si tratta di un piccolo cimitero intera- simbolici classicheggianti, quali la corona di
mente progettato in forme vezzosamente alloro, alla semplificazione stilistica preferita
neorococò, con una esibita cura del detta- in ambito déco, mentre nella lapide com-
glio che investe le architetture e gli ornati, missionata dalla Società di Mutuo Soccorso
come peraltro documentano i disegni della dei Barbieri a ricordo dei Caduti, da collo-
Wolfsonian Foundation di Genova. Uno stile carsi sul muro esterno della cappella Thovaz-
indubbiamente insolito, quanto meno per zi (1920)54, abbandona il fluido tratteggiare
la destinazione, ma che si qualifica come del discorso liberty che aveva caratterizzato
l’episodio più coerente di un barocchetto i disegni del 1919. Si pensi a Ettore Leoni
nel quale confluiscono elementi lombardi e (1886-1968), attivo per le famiglie Bormioli
genovesi. Nel Cimitero parmense, alle ele- (1924), Romanini (1929), Chiari (1934), Tanzi
ganze neorococò pare ispirarsi Ettore Leoni (1939), a Camillo Uccelli (1874-1942), proget-
nel progetto per l’edicola della famiglia tista delle edicole Milza (1927) e Molinari
Tanzi (1939). (1929), a Mario Vacca autore dell’edicola
Il ruolo di architetti e scultori all’interno del Medioli (1929), a Ennio Mora (1885-1968),
Fig. 15 - Camillo Uccelli, edi-
cola Milza (1927).
Cimitero della Villetta, vero e proprio cantie- professionista largamente documentato al
re per l’attività plastica, con un’importanza servizio di una committenza còlta, cui si de-
Fig. 16 - Camillo Uccelli, Edi- e un coinvolgimento degli artisti che assu- vono, fra le altre, le tombe Scotti, Corazza,
cola Molinari (1929). mono dimensioni diverse, rilevanti e di presti- Pizzetti, Lagazzi, Mordacci, Rizzoli55.
Fig. 17 - Ettore Leoni, edico- gio, si evidenzia con maggiore nitidezza nel Il significato della produzione funeraria
la Tanzi (1939). primo Novecento. Le famiglie patrizie e pos- all’interno dell’attività professionale di un
18 6 Arte y arquitectura funeraria, Milano, Electa,
* Sono grata a Marinella Pigozzi e a Michela Rossi rist. anstatica dell’ed. 1847, Milano, Mazzotta, 1972, pp.
sempre disponibili interlocutrici. Grazie a Giancarlo Gonizzi. 331-333.
11 A.C. Quatremère de Quincy, Dictionnaire histori-
1 A.M. Matteucci, Monumenti funebri di età Napo-
leonica alla Certosa di Bologna, in “Psicon”, II, 4, 1975, que d’architecture…, Paris 1832, tard. it. Dizionario stori-
pp. 71-78; A.M. Matteucci, Scenografia e architettura co di Architettura…, Mantova, Negretti, 2 voll., 1842-
nell’opera di Pelagio Palagi. Decorazioni di tombe nel 1844, vol.I, ad vocem Cimiteri, pp. 422-424; ma si veda
cimitero della Certosa di Bologna, in Pelagio Palagi ar- anche A. C. Quatremère de Quincy, Dizionario storico
tista e collezionista, cat. mostra, Bologna 1976, pp. 130 di architettura, a cura di V. Farinati, G. Teyssot, Venezia,
ss.; La Certosa di Bologna. Immortalità della memoria, Marsilio, 1992 e il bel saggio di M. Dezzi Bardeschi, L’ar-
Bologna, Compositori, 1998. chitettura dei morti, dai Giacobini all’Unità. Considera-
2 M. Basso, C. Bertoni, Il Cimitero di Verona: archi- zioni lungo la via Emilia, in Gli architetti del pubblico a
tettura e scultura tra Neoclassicismo ed Eclettismo, in Reggio Emilia dal Bolognini ai Marchelli, cit., pp. 263-268.
12 La Lombardia delle riforme, Milano, Electa, 1987,
Gli spazi della memoria. Architettura dei cimiteri monu-
mentali europei, a cura di M. Felicori, Roma, Sassella in part. il saggio di G. Ricci, Milano. La regola e la città,
editrore, 2005, pp. 171-185. pp. 183 ss.; ma si veda anche F.Venturi, Settecento rifor-
3 V. Terraroli, Il Vantiniano. La scultura monumentale a matore,Torino, Einaudi, 1976.
13 L. Reynaud, Traité d’architecture contenent des
Brescia tra Ottocento e Novecento, Brescia, Grafo, 1990.
4 A. Acuto, Architettura del cimitero in Lombardia, notions générales sur les principes de la construction et
in “Hinterland”, 29-30, 1984, pp. 24-39; Il Monumentale sur l’historie de l’art, Paris 1850. - 18658, pp. 324-325; sul-
di Milano, a cura di M. Pietrantoni, Milano, Electa 1992. la presenza della natura nei nuovi progetti di cimitero
5 A. Còccioli Mastroviti, Architettura e territorio nel- cfr. L. Latini, Cimiteri e giardini. Città e paesaggi funerari
l’Emilia occidentale, in Gli architetti del pubblico a d’Occidente, Firenze, Alinea, 1994.
14 Penso alla Veduta di Firenze con la tomba di Giu-
Reggio Emilia dal Bolognini ai Marchelli. Architettura e
urbanistica lungo la via Emilia (1770-1870), cat. mostra seppe Sabatelli, dipinto da A. Morghen (1843) e al tono
di Reggio Emilia, a cura di M. Pigozzi, Bologna, Grafis elegiaco del Paesaggio di invenzione con tomba dedi-
1990, pp. 195-236; G. Gonizzi, I luoghi della storia II, Città cata al poeta Edoardo Calvo dipinto da G. de Guber-
di Castello, Tipolitografia Petruzzi, 2001, pp. 30-43; M. natis nel 1804, recentemente discussi in L’Ottocento in Fig. 18 - Alessandro Mar-
Pizzo, Un museo per la morte. Il Cimitero di Piacenza, Italia. Le arti sorelle. Il Romanticismo 1815-1848, a cura zaroli, dettaglio Edicola
Piacenza, Tipleco, 2004, in part. 9-13. di C. Sisi, Milano, Electa, 2006. Manzini.
15 P. Marconi, A.Cipriani, E. Valeriani, I disegni di ar- 34 ASC, Licenze di fabbrica, b. 7/1890-1795, la richie-
chitettura dell’Archivio storico dell’Accademia di San sta di approvazione del disegno è datata 17 marzo
Luca, 2 voll. Roma, De Luca, 1974. 1892.
16 B. Adorni, I concorsi di architettura dell’accade- 35 A. Restucci, Città e architettura nell’Ottocento, in
mia parmense, in L’arte a Parma dai Farnese ai Borbo- Storia dell’Arte Italiana. Dal Cinquecento all’Ottocen-
ne, cat. mostra di Parma, Bologna, Alfa, 1979, pp. 220- to. II. Settecento e Ottocento, Torino, Einaudi, 1982, pp.
223; C. Mambriani, I disegni dell’Accademia di Parma, 723-790, in part. pp. 756-760.
36 Sulla committenza borghese dei monumenti fu-
in “Il disegno di architettura”, novembre 1993, n. 8, pp.
48-53 e, in precedenza, Concorsi dell’Accademia reale nerari cfr. R. Bossaglia, Il liberty in Italia. Storia e fortuna
di belle arti di Parma dal 1757 al 1796, a cura di M. Pel- del liberty italiano, Firenze 1974.
37 ASC, Licenze di fabbrica, b.1/1861.
legri, Parma 1988. 38 ASC, Culto, b. 76
17 F. Sborgi, Il Cimitero monumentale di Staglieno a
39 M. Pizzo, Un Museo per la morte. Il Cimitero di Pia-
Genova, in Arte y Arquitectura Funeraria, Milano, Elec-
ta 2003, ed ora anche Genova, 2004 cenza, Piacenza, Tipleco, 2004.
40 M. Cantinotti, Il Cimitero “Vittoria” di Lodi scultura
18 V. Terraroli, Il Vantiniano, cit.
19 M. Basso, C. Bretoni, Il Cimitero di Verona: architettu- funeraria 1880-1940, in “Archivio Stoico Lodigiano”, a.
CXVII,-CXVIII/1998-1999, Lodi 2000, pp. 67-120.
ra e scultura tra Neoclassicismo ed Eclettismo, in Gli spazi 41 ASC, Culto, 1908, b. 1629 e Licenze di fabbri-
della memoria. Architettura dei cimiteri monumentali eu- che,1861, b.1. La tomba Bulloni Serra è nell’arco 102.
ropei, a cura di M. Felicori, Roma, Ssssella, 2005, pp. 171. Per la cultura neoclassica e gli echi di Flaxman, sempre
20 M. Bulgarelli, La riforma delle sepolture nobiliari a
opportuno R. Rosenblum,Transformations in Late Eigh-
Modena, in “Studi storici”, 1990, n. 4, pp. 999-1015; M. teenth Century Art, Princeton University Press 1967, an-
Bulgarelli, L’affare delle sepolture a Modena nella se- che nella trad. it.di M. Sanfilippo, Trasformazioni nell’ar-
conda metà del XVIII secolo. Questioni mediche, am- te. Iconografia e stile tra Neoclassicismo e Romantici-
ministrative, tecniche, architettoniche, militari, in “Storia smo, Roma, La Nuova Italia Scientifica, 1984.
Urbana”, XIV, 51, 1990. 42 Berthel Thorvaldsen, cat. mostra di Roma, a cura
21 S. Zatti, La città del silenzio. Scultura e pittura nel
di E. di Majo, B. Jornaes, S. Susinno, Roma, De Luca,
Cimitero Monumentale di Pavia, Pavia, Cardano, 1996 1990; F. Mazzocca, Il primato della scultura: Canova e
22 Cfr. le belle pagine di E. Valeriani, Il luogo della
Thorvaldesen, in Maestà di Roma da Napoleopne all’U-
morte tra memoria e immaginario, in “Hinterland”, 29- nità d’Italia, cat. mostra di Roma, progetto di S. Susin-
30, I-II, 1984, pp. 40-48. no, Milano, Electa, 2003, pp. 99-103.
23 A. Còccioli Mastroviti, L’Accademia Atestina e 43 F. Sborgi, Staglieno e la scultura funeraria ligure tra
l’architettura a Modena nell’età della Restaurazione, in Ottocento e Novecento, Torino, Artema, 1997, in part.
La cultura architettonica nell’età della restaurazione, a p. 134.
cura di G. Ricci, G. D’Amia, Atti del Convegno (Milano, 44 ASC, Licenze di fabbriche, b.29/1916. La ditta
83
ottobre 2001), Milano 2002, pp. 225-239. aveva succursali a Viadana, Brescello e Gualtieri. A
24 Una “superba allea fiancheggiata di cipressi e, a Parma il laboratorio-studio di scultura aveva sede in via
tratti, di statue…” è ricordata a proposito del progetto Fonderie,49; gli uffici in via Garibaldi,39. Alla ditta Leoni
di collegamento del Cimitero Monumentale di Milano si deve anche il progetto per la tomba Gabbi “in mar-
con la città. La cit. è tratta da Sullo stile dei cimiteri, in mo e pietra” come recita l’iscrizione sul disegno del
“Giornale dell’Ingegnere Architetto ed Agronomo”, 1919.
45 ASC, Licenze di fabbriche, b.29/1916, la doman-
vol. III, n. 80, giugno 1856, p. 648.
25 R. Tossi, Carmignani padre e figlio, Cinisello Balsa- da inoltrata al Sindaco di Parma dalla ditta Leoni è in
mo, A. Pizzi, 1980, p. 142. data 15 gennaio 1916.
46 ASC, Licenze di fabbriche, b.63, 1929, allegate al-
26 A. Còccioli Mastroviti, L’Accademia Atestina e
l’architettura a Modena nell’età della Restaurazione, in la licenza le foto dei bozzetti dello scultore.
47 R. Bossaglia, Percorso della scultura tra Ottocento
La cultura architettonica nell’età della restaurazione,
e Novecento, in Il Monumentale di Milano, cit., pp. 171-
cit., pp. 225-239; ma sul contesto modenese cfr. anche
183; La Gipsoteca Leonardo Bistolfi, a cura di G. Mazza,
M. Bulgarelli, L’affare delle sepolture a Modena nella Comune di Casale Monferrato, 2001.
seconda metà del XVIII secolo. Questioni mediche, 48 ASC, Culto, 1916. Il progetto della tomba Arisi si
amministrative, tecniche, architettoniche, militari, in deve alla ditta di Antonio Leoni.
“Storia urbana”, 1990, n. 51, pp. 3-13. 49 ASC, Culto, 1923.
27 O. Selvafolta, “Il giardino e il recinto”: il Père-La-
50 ASC, Culto, 1924.
chaise e l’architettura dei cimiteri italiani dell’Ottocen- 51 G. Capelli, Gli architetti del primo Novecento a
to, in Il disegno e le architetture della città eclettica, a Parma, Parma, Battei, 1975; B. Zilocchi, M. Iotti, Gli anni
cura di L. Mozzoni, S.Santini, atti del IV Convegno di Ar- del Liberty, Parma, Battei, 1993.
chitettura dell’Eclettismo (Jesi 2002), Liguori, Napoli 52 Si vedano i piani di ampliamento dei cimiteri di
2004, pp. 351-378. Torino (1866), Genova (1867) e Roma (1872) che modi-
28 ASC, Licenze di fabbriche, b. 2/1861.
ficano gli originari disegni frammentandosi in una mol-
29 Per lo stato di conservazione dei materiali impie-
teplicità di linguaggi.
gati cfr. il saggio di M. Rossi in questo volume. 53 A.M. Matteucci, Neorococò nei territori già dei
30 ASC, Licenze di fabbriche, b.2/1867, il disegno a
ducati farnesiani, in Tradizioni e regionalismi. Aspetti
inchiostro, è firmato e datato in basso a sinistra Parma, dell’Eclettismo in Italia, Atti del 2° Convegno di architet-
7 luglio 1867. tura (Jesi, 1999), a cura di L. Mozzoni, S. Santini, Napoli,
31 ASC, Licenze di fabbriche, b. 5/1881. Liguori, 2000, pp. 307-335.
32 ASC, Culto, b.788. 54 ASC, Licenze di fabbriche, b.33/1020.
33 D. Riva, Architettura cimiteriale 1897-1912, in E. Bai- 55 ASC, Licenze di fabbriche. Lo studio sulle edicole
rati, D. Riva (a cura di), Il Liberty in Italia, Bari, Laterza, 1985. di queste famiglie è ancora in corso.
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