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Cronache del fantastico: Science fiction, fantasy, horror su “L’Eternauta”

(1988-1995), di Gianfranco de Turris, Coniglio Editore, euro 16,50, pp.


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Visto che nella copertina di questa raccolta di articoli si parla di science fiction e non della
buona vecchia fantascienza (che sarebbe l’istessa cosa), mi si consenta di presentare il de Turris
come un practitioner della fantascienza, ovvero uno che ha le mani in pasta in questo genere (e non
da ieri), ed è ben noto a chiunque se ne sia occupato, non solamente per la sua attività di divulgatore
nella redazione del Giornale Radio RAI. In realtà la raccolta dei suoi articoli pubblicati a cavallo tra
anni Ottanta e Novanta sulla storica rivista “L’Eternauta” trattano anche di fantasy e horror, come si
può vedere, ma mi voglio limitare all’ambito che conosco meglio.
Ebbene, la domanda che sorge spontanea è se c’era bisogno di recuperare questi testi e
raccoglierli in un volume di oltre 300 pagine; sinceramente, dopo averli letti, nutro qualche dubbio.
Forse il libro può avere qualche interesse per gli appassionati duri e puri del genere, quelli dalla
vena collezionistica, che hanno casa piena di vecchi numeri di Urania, Galassia e Robot. Ma quelli
può darsi che già abbiano tutti i numeri dell’Eternauta.
Se invece siete semplicemente lettori che vogliono capirci qualcosa per esempio della
fantascienza in generale e magari di quella italiana in particolare, lasciate perdere: questi del de
Turris sono testi legati a polemiche o sensazioni del momento. Molti sono reperti d’antiquariato, e
parlano di libri che non hanno retto molto alla prova del tempo. Ma il problema non sarebbe
nemmeno questo. Quel che lascia assai perplessi è proprio di quali scrittori tratta il de Turris: si
dilunga su personaggi semicancellati dal tempo (come Piero Prosperi, che non ha avuto diritto
neanche a una voce sulla Wikipedia…) e snobba autori contro i quali gli anni passati nulla hanno
potuto. Qualche esempio? Basta compulsare l’indice analitico. Mi può stare anche bene che de
Turris citi Tolkien più di venti volte, e ne tratti spesso distesamente; ma non mi pare accettabile il
fatto (sbalorditivo) che Philip K. Dick venga menzionato solo tre volte (e di sfuggita) e James G.
Ballard sei (altrettanto fuggevolmente). Quando poi de Turris cita l’amico e sodale Sebastiano
Fusco per undici volte, ed evita assolutamente di menzionare l’unico scrittore professionista di
fantascienza che abbiamo in Italia, Valerio Evangelisti (che esordì nel 1994, quando “L’Eternauta”
era ancora attivo), non si può non rimanere allibiti, e non chiedersi se non sia all’opera una censura
di tipo ideologico.
Guarda caso lo storico delle religioni rumeno Mircea Eliade (simpatizzante della destra, ma
indubbiamente uno dei grandi del Novecento) viene citato 15 volte; niente di male; ma come mai
sono del tutto assenti critici fondamentali della fantascienza (tradotti anche in italiano) come Fredric
Jameson e Darko Suvin? Sarà mica perché questi due sono di radice marxista? E come mai de
Turris non parla mai di scrittori fondamentali della fantascienza come Samuel Delany o Alice
Sheldon (più nota come James Tiptree Jr.)? Forse perché rispettivamente afroamericano e donna? E
menziona una sola volta, en passant, gli omosessuali Thomas M. Disch e Joanna Russ?
O forse il problema non è affatto ideologico: gli è che de Turris è più a casa sua nel
continente della fantasy e dell’horror che in quello della fantascienza. Lovecraft, Barker e King
hanno molto più spazio di Dick, Ballard, Brunner, o Sheckley (del tutto assente). Bradbury e Leiber
sono stati trattati meglio perché hanno praticato sia la fantascienza che la fantasy. Ma allora
diciamolo, magari anche in copertina.
Ultima notazione: chiudiamo un occhio sull’esaltazione di Baricco (pp. 220-225); in una
nota a piè di pagina il de Turris si dice rammaricato dal modo in cui l’autore di Seta e Senza sangue
“ha preso in giro i lettori”. Siamo d’accordo, ma non mi pare che Oceano mare e Castelli di rabbia,
che il de Turris elogia, fossero molto più che un concitato assemblaggio di figure retoriche sforzate
ed esibizionistiche. Ma qui entriamo in questioni di gusti, dei quali come si sa non est disputandum.

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