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DI
DOMENICO DE FERRARO
PROEMIO
Fiaba Pandemica
Interviene il magnaccia
Adesso voi due mi avete stancato
Vai via è il mio protettore
Io sono uno sbirro , non ho paura
Quello ti ammazza , scappa
Io non scappo
Sei morto
Te l’avevo detto , che ero morto
La finite voi due e tu , vattene via
Se non vado via, cosa mi fai ?
Ehi ti ho detto vai, via, sè non vuoi finire male stasera
Vattene , stupido
No, voglio rimanere
Io ti sparo
E spara , io t’arresto
Brutto, stronzo
Sei distratta
Sembrava fatta
Che pelo
Che nero
Che vedo
Stravedo
Non per metterlo per inciso ma chi l avrebbe detta che fosse
uscita incinta
Che fosse nato una bel bambino di nome Gigi.
Lei mi fa ridere
E come no , si vede che sono un pagliaccio
Per carità , sa dal paese da cui vengo , ci sono vari modi
per definire un sapiente.
Ecco mi illumini a me interessa tanto
Il punto prima è che un sapiente non deve sapere nulla
E che sapiente sarebbe
Aspetti , devo avere una laurea in tutte le scienze applicate
deve sapere quello che si presume di sapere e basta,
Tutto il resto non conta
Io non sono d’accordo. lo sa come mi chiamano il bullo
Lei è un bullo
Io non dico d’essere bullo, però mi ci ficco spesso nel buco
Ecco allora il sapere di non sapere, le potrebbe tornare utile
Certo non smentisco l’utilità del fatto di conoscere un pertugio
E come essere in una carrozza e pensare di viaggiare a
ritroso , invece di andare si ritorna.
Io non avrei mai voluto giungere a tanta filosofia
Visto lo stupidità , dove conduce
Più che stupidità , io la definirei deficienza
Lei mi spiega come fare ad uscire da questa stupidaggine
Guardi non c’è limite all’ignoranza
Ognuno di noi , non si accontenta mai di nulla
Mi scusa se lei si trasforma ora in una donna si potrebbe
ragionare meglio d’amore.
Ma certamente amico non c’è cosa migliore che sapersi
trasformare.
Lei deve sapere che dal paese in cui provengo tutti si
possono trasforma in ciò che si vuole . Al mio paese, c’è chi
si trasforma in farfalla , chi in rinoceronte, chi in conte , chi in
Menelao , chi in Ulisse e non c’è mai nessuno che si lamenti
della parte che recita . Poiché, recitare a soggetto, comporta
una conoscenza , superlativa della natura del concetto in cui
noi trasformiamo il pensabile in fatto.
Ma sa che lei è proprio bravo a non far capire un accidente
E il dente che duole nella bocca dell ’infermo.
Io non voglio essere preso in giro. lo sa , che le dico
la sua valigia se la sistema lei sopra il portabagagli .
I tre cosmonauti del pianeta zeta, saliti sul treno della mia
immaginazione a Sant'Agata di Militello continuano a
viaggiare nella mia fantasia , in un vagone di terza classe
con un passeggero salito a Palermo ed un altro un altro salito
a Bagheria . Dove si andrà a finire , dove questa storia
surreale, ci condurrà nell’incredibile, per se ed in sé , come
se fosse possibile vivere senza fantasia, senza una giusta
causa. Ed il pianeta zeta è un pianeta abitato , da tanti zeri.
Li sono tutti, tondi ,timidi come zeri , sono tutti simili a dei zeri
assoluti , simili a dei numeri infinitesimali . Simili alle zebre,
parlano con la zeppola in bocca e sanno che la zeta e l’ultima
lettera dell’alfabeto terrestre.
FAVOLE DI HALLOWEEN
Ora libero, ritorno su i miei passi , scrivo tra i righi dei miei
fogli , il silenzio che regna sovrano tra le brulle campagne
. Odo da lontano una musica nuova , odo le note , venire dai
giardini ed orti il canto dei morti. Vedo dalla finestra un cader
di fragile foglie , tanti bei pensieri, inutili , pensieri che
prendono forma su i miei bianchi fogli ove scrivo le mite
gesti d’eroi e sognatori , simili a me. Poemi e drammi
compongo , nuove novelle , tragedie antiche , inebriano il
mio spirito d ’amore e calmano così la mia mente inquieta
, in preda ai fantasmi della ragione poetica.
Dio , non hanno pietà per chi muore , per chi non ha una
mamma, un padre , voce poverella , disgraziatela ,
vruccolosa , cianciusella, voce delle creature dello vico
scassacocchi , voce del vecchio che si fuma uno spinello ,
sotto la luna puella , che ride , dentro i suoi anni . Dentro
un altro amore, dentro questa visione angelica che mi
conduce verso la marina, miezzo agli altri , miezzo a una
via. Abbascio all'inferno, a rubare un po ’di calore . Una
fiamma , illumina l’animo , passa la storia, passa il treno,
passa la festa. non tengo chiù parole per cuntarte chesta
ammore disperato , non tengo chiù lacrime , che possono
bagnare questa fossa dove tu adesso riposi. Passa lo
tempo non ti fermare a pensare , come è stato , non dire
ti amo ,non dire cosa è successo , provo dolore , nell’ora
più cupa , l’ammore sboccia.
Facite la carità
Guagliò vai a faticare
Chi ti conosce
Tenne a coda fradicia
Tenne ò musso storto
Zuzzuso
Puozze passa un guaio niro.
Eccolo là mò cade dalla bicicletta
La sorte volle che il vecchio capisse il gattesco così gli
procurò subito un bel pesce fresco di due chili , circa , dato
che il gatto non mangiava da diversi giorni , il quale divorò in
un battibaleno . Divennero subito amici, il vecchio ed gatto
, quest’ultimo gli fece le fusa e per ricambiare la gentilezza
, gli imparò a dire qualche frase in gattesco ed in inglese.
Ora una sera, il povero vecchio, stava proprio male, ma
tanto male che Vincenzino il portiere dello stabile vistolo in
quelle condizione gli mise le cosiddette scolle in fronte
bagnate d'acqua fresca.
Professore come state ?
Ma che vi siete mangiato ? qualcosa che vi ha fatto male,
occhi cosi non li ho mai visti, giallo canarino.
Il gatto caruso , addò sta?
Non lo fare scappare , vallo a prendere, lui conosce ogni
rimedio.
Sarà capace di guarirmi, da questo male oscuro.
FIABE DI NATALE