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SYMBOLON

STUDI E TESTI DI FILOSOFIA ANTICA E MEDIEVALE


Direttore: Francesco Romano

42

IVAN ADRIANO LICCIARDI

PARMENIDE TRÀDITO, PARMENIDE TRADÌTO


NEL COMMENTARIO DI SIMPLICIO ALLA
FISICA DI ARISTOTELE
Saggio introduttivo, Raccolta dei testi in greco, Traduzione e Commentario

Academia
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A Giovanna R. Giardina,
maestra e amica
INDICE GENERALE

Presentazione di Giovanni Casertano È 11

Premessa È 15

1. LÕessere-uno di Parmenide nellÕin Physica di Simplicio È 21


1.1. Introduzione È 23
1.2. Parmenide nella filosofia tra Aristotele e il
Neoplatonismo: da Teofrasto a Plutarco di Cheronea È 27
1.3. Parmenide nel Neoplatonismo anteriore a Simplicio:
Plotino, Proclo e Damascio È 32
1.4. Simplicio e Parmenide: lÕessere-uno parmenideo
quale unificato, intelligibile e uni-molteplice È 43
1.4.1. Parmenide nella storia della filosofia antica
secondo Simplicio, in Physica È 43
1.4.2. Platone e Parmenide nellÕin Physica di Simplicio È 51
1.4.3. Aristotele e Parmenide nellÕin Physica di Simplicio È 60
1.5. Conclusioni È 72
1.6. Epilogo È 77

2. Raccolta dei riferimenti di Simplicio a Parmenide:


Testo greco È 89
2.1. Indice dei riferimenti È 91
2.2. Premessa al testo greco È 93
2.3. Testo greco È 95

3. Raccolta dei riferimenti di Simplicio a Parmenide:


Traduzione È 163
3.1. Premessa alla traduzione È 165
3.2. Traduzione È 167

4. Commentario È 287

5. Bibliografia
5.1. Edizioni e traduzioni È 507
10 INDICE GENERALE

5.2. Letteratura È 513

6. Indici
6.1. Indice degli autori antichi È 535
6.2.Indice degli autori moderni È 538
6.3. Indice dei luoghi citati È 545
PRESENTAZIONE

Questo libro di Ivan Licciardi si propone di indagare la presenza e il ruolo di


Parmenide nel commentario di Simplicio in Phys., nonchŽ in quello al de Caelo.
Come • noto, Simplicio costituisce una fonte eccezionale per ci˜ che riguarda le
citazioni dei filosofi antichi, e come tale • stato spesso principalmente utilizzato;
solo negli ultimi decenni la storiografia filosofica sullÕantico ha intensificato il
suo interesse per lo stesso Simplicio, la sua filosofia, la sua posizione particolare
nellÕambito della storia del neoplatonismo. Quello che Licciardi vuole indagare
tuttavia non • questo specificamente, bens“ ricercare, nellÕinterpretazione che
Simplicio fornisce di Parmenide, il ruolo che questÕultimo occupa nella filosofia
del neoplatonico; lÕinterpretazione globale della teoria parmenidea dellÕessere-
uno che Simplicio ci offre, da un lato, fa propria tutta la tradizione filosofica
posteriore a Parmenide e segnatamente quella platonica, e, dallÕaltro lato, si
presenta come una esplicitazione della filosofia dello stesso Simplicio.
Il libro si struttura in un lungo e dettagliato saggio introduttivo, una raccolta
dei testi in greco nei quali Simplicio si riferisce, esplicitamente o
implicitamente, ma comunque sempre in maniera chiara, al poema di
Parmenide, una traduzione dei testi e un commentario, nel quale, oltre che
spiegare il testo, si tenta di ricostruire tutti gli elementi teorici che compongono
lÕinterpretazione che Simplicio fornisce della filosofia di Parmenide, e in
particolare la filosofia platonica, poichŽ Simplicio • convinto di essere
perfettamente coerente con lÕinsegnamento platonico, in particolare del
Parmenide e del Sofista. I testi sono tratti principalmente dal commento
simpliciano al I libro della Fisica di Aristotele, e Licciardi ben mette in luce
come in esso si intreccino strettamente pi• livelli: il testo di Parmenide, le letture
platonica ed aristotelica del poema, le interpretazioni posteriori ad Aristotele,
lÕinterpretazione propria di Simplicio.
Licciardi prende in considerazione i nove secoli, circa, che intercorrono fra
Aristotele e Simplicio, e nota come lÕentitˆ della trasmissione di frammenti e
testimonianze su Parmenide di Elea risulta alquanto eterogenea: essa pu˜ ben
definirsi esigua, infatti, per quanto riguarda il periodo che va dallÕEllenismo a
Plotino escluso, e la documentazione dossografica relativa a Parmenide
trasmessa in questo periodo rivela unÕimpronta sostanzialmente o peripatetica o
accademica. Da Plotino in poi, invece, fino ai filosofi tardo-neoplatonici, si
assiste a un rinnovato interesse verso Parmenide da un punto di vista
prevalentemente teoretico, e segnatamente in ordine al ruolo storico e teorico da
12 I.A. LICCIARDI - PARMENIDE TRËDITO, PARMENIDE TRADíTO

costui esercitato in merito al concetto di essere-uno. In particolare, Licciardi


sottolinea il ruolo importante che in questa tradizione ha avuto Plutarco, secondo
il quale Parmenide avrebbe anticipato Socrate e Platone nel distinguere due
regioni dellÕessere, una soggetta al dominio della conoscenza intelligibile
(noet—n, 1114c6), lÕaltra afferente alla conoscenza soggetta a opinione
(doxast—n, 1114c6).
Questa interpretazione plutarchea di Parmenide, in quanto apologia di
Parmenide ad usum Platonicorum, costituisce una testimonianza del tentativo di
reperire un antecedente storico dellÕontologia e della gnoseologia di Platone, il
primo antecedente documentato di quello che sarˆ in Simplicio un vero
leitmotiv, cio• difendere strumentalmente Parmenide dalle critiche alla sua
dottrina al fine di inglobarlo nella tradizione platonica nella veste di precursore,
o primo annunciatore storico, della distinzione tra il mondo sensibile e il mondo
intelligibile. Questo motivo plutarcheo, in Simplicio, si amplia in una
considerazione di Parmenide visto allÕinterno del, e non in opposizione al,
movimento dei fisiologi del V secolo, perchŽ anche Parmenide, esattamente
come tutti costoro, ha assegnato alla contrarietˆ un ruolo principiale, ponendo
luce e tenebra quali principi del mondo sensibile. La distinzione metodologica e
gnoseologica del piano dellÕessere intelligibile dal piano dellÕessere sensibile, e
non lÕopposizione netta tra i due piani, • certamente una conquista
dellÕermeneutica simpliciana di Parmenide, che cos“ riconquista un suo posto
originale nellÕambito dei pensatori presocratici, nella misura in cui tutti
indagarono la natura delle cose; originale, ma non di rottura o di ÒeccezioneÓ
nellÕorizzonte dei pensatori presocratici. Come per duemila anni ancora la
storiografia ha stancamente ripetuto, sulle orme del resto proprio della lettura
aristotelica.
Ora, • certamente vero che nella sua ÒdifesaÓ di Parmenide Simplicio alla
fine ne fa un vero e autentico platonico ante litteram, ma il ÒtradimentoÓ
simpliciano dellÕEleate, la sua considerazione di Parmenide come colui che ha
indagato tanto lÕordinamento intelligibile, nella parte del poema consacrata alla
veritˆ, quanto lÕordinamento sensibile, nella parte del poema consacrata
allÕopinione, mi pare molto pi• rispettoso del ÒtradimentoÓ aristotelico che ne
aveva fatto un astratto razionalista negatore e dispregiatore del mondo
dellÕesperienza e della molteplicitˆ. Non avrebbe luogo in Parmenide, pertanto,
come avviene in Aristotele, nessuna ÒsoppressioneÓ della natura, bens“, e ancor
prima che ci˜ avvenga in Platone, unÕarticolazione dellÕindagine secondo i due
punti di vista su indicati: lÕintelligibile e il sensibile. Questa interpretazione, che
potremmo chiamare plutarcheo-simpliciana, • una netta smentita di quella
aristotelica, che pure ha dominato la storiografia antica e moderna sullÕÒessereÓ
di Parmenide. Ma probabilmente lo stesso Simplicio non si rendeva conto della
portata fortemente antiaristotelica della sua interpretazione di Parmenide; e ci˜,
probabilmente, era dovuto alla stessa impostazione dellÕermeneutica
PRESENTAZIONE 13

simpliciana, tesa comÕera alla dimostrazione di una fondamentale concordanza


tra la filosofia aristotelica e quella platonica.
Come che sia, Licciardi passa in rassegna, in particolare, la figura di
Parmenide nelle letture diverse che se ne danno nel neoplatonismo anteriore a
Simplicio: Plotino, Proclo e Damascio, per poi esaminare il rapporto Platone-
Parmenide e quello Aristotele-Parmenide nel commentario simpliciano in Phys.
E giungere infine allÕinterpretazione simpliciana dellÕessere-uno di Parmenide
quale unificato, intellegibile e uni-molteplice. Non seguir˜ qui, naturalmente,
lÕarticolazione del discorso di Licciardi, ma vorrei mettere in luce ancora un
paio di cose che mi sembrano importanti. Licciardi evidenzia come in tutta la
filosofia neoplatonica si produca una concezione che si potrebbe chiamare
Òirenico-sinfonicaÓ, nella misura in cui • presente, anche in Simplicio, per
quanto non esplicitamente affermata, una filosofia della storia secondo la quale
lÕavvicendamento storico dei vari filosofi e scuole e dei loro rispettivi
orientamenti di ricerca non costituisce un susseguirsi di punti di vista fra loro
divergenti e contrastanti, bens“ un progressivo manifestarsi della veritˆ in un
discorso unitario e continuo.
LÕaltra cosa che mi sembra interessante, e che Licciardi giustamente nota, •
lÕattenzione di Simplicio anche agli aspetti stilistici dellÕopera di Parmenide.
Simplicio a pi• riprese caratterizza Parmenide come un ÒenigmaticoÓ. In linea
generale, sostiene Licciardi, • possibile affermare che, nellÕeconomia
complessiva dellÕinterpretazione dei Presocratici da parte di Simplicio, una certa
enfasi del carattere oscuro ed enigmatico che contrassegna diverse espressioni
filosofiche del pensiero preplatonico risulta finalizzata proprio a neutralizzare
alcune critiche, mosse soprattutto da Platone e da Aristotele, a errori o
incoerenze in cui sarebbero incorsi i Presocratici. In tal modo tutta la filosofia
dei Presocratici, al di lˆ delle differenze specifiche, risulta per Simplicio
omogenea, e Licciardi ricostruisce alcune delle tappe fondamentali che
Simplicio percorre per costruire questa sua interpretazione, dai Pitagorici a
Senofane e Parmenide, da Empedocle e Anassagora fino a Platone ed Aristotele.
In particolare, sono significative le argomentazioni addotte da Simplicio a
sostegno della sua tesi di fondo, ossia che Platone non ha inteso affatto porsi in
atteggiamento critico e ostile nei confronti di Parmenide, bens“ in atteggiamento
di continuitˆ: lÕAteniese ha dato soltanto lÕapparenza di criticare lÕEleate, ma in
realtˆ ne ha riconosciuto la profonditˆ, non ponendosi in alcun modo in
competizione con lui. Platone, in ultima analisi, esplicitando ci˜ che nella
dottrina di Parmenide era implicito, in quelle che allÕapparenza sembrano delle
critiche rivolte a Parmenide, ha voluto soltanto evitare alcuni possibili
fraintendimenti del pensiero dellÕEleate, fraintendimenti dei quali potrebbero
essere vittime non meglio precisati uditori superficiali. Analogamente, anche il
rapporto Parmenide-Aristotele si colloca su una linea senzÕaltro continuista, se
non addirittura ÒsinfonicaÓ. LÕipotesi esegetica di fondo di Simplicio, difatti, •
14 I.A. LICCIARDI - PARMENIDE TRËDITO, PARMENIDE TRADíTO

che le cosiddette critiche di Aristotele agli antichi, e dunque anche le critiche a


Parmenide, non sono delle vere critiche, nella misura in cui lo Stagirita, cos“
come del resto anche Platone, conscio del carattere enigmatico con cui si sono
espressi gli antichi, ha confutato non le loro dottrine, bens“ ci˜ che di queste,
allÕapparenza, potrebbe risultare assurdo.
Concludendo, mi pare che il volume di Licciardi, dedicato ai ÒtradimentiÓ di
Parmenide operati da Simplicio, metta bene in luce non solo le qualitˆ di un
esegeta di primÕordine, intelligente, analitico e acuto, e allo stesso tempo capace
di inquadrare le sue analisi, anche terminologiche, in un orizzonte omogeneo
che potremmo chiamare di Òfilosofia della storia della filosofiaÓ; ma anche la
ricca complessitˆ intellettuale di un filosofo aristotelico (anzi aristotelista, come
preferisce chiamarlo Licciardi), ma non troppo, e allo stesso tempo platonico,
ma non troppo, perchŽ decisamente oltre Platone.

Napoli, marzo 2016


Giovanni Casertano
PREMESSA

LÕobiettivo di questo libro consiste nel tentativo di proporre allÕattenzione


dei lettori uno studio che possa risultare il pi• possibile esaustivo, sotto il profilo
tanto filologico quanto filosofico, dellÕinterpretazione che di Parmenide di Elea
ha fornito Simplicio di Cilicia, cio• il filosofo il quale ha trasmesso gran parte
dei frammenti a noi pervenuti del Poema Intorno alla natura dellÕEleate, nel suo
commentario alla Fisica di Aristotele. Va premesso, onde evitare possibili frain-
tendimenti, che una parte consistente della documentazione che verrˆ presa qui
in esame • stata giˆ oggetto di attenzione e di indagine, con risultati spesso lo-
devoli, da parte di autorevolissimi studiosi, dal momento che Simplicio •, in ef-
fetti, il testimone pi• importante di Parmenide e non solo per ragioni di ordine
quantitativo, ma anche perchŽ di alcuni fra i pi• importanti di questi frammenti,
tra i quali si annoverano anche il fr. 6 e parte dellÕimportantissimo fr. 8, Simpli-
cio • lÕunico testimone.1 Nondimeno, non si andrˆ troppo lontani dal vero asse-
rendo che Simplicio, come del resto gli altri commentatori tardi, • stato a lungo,
se non con rare eccezioni, oggetto di studio e di interesse per lo pi• solo in qua-
litˆ di testimone Ð aspetto che nondimeno costituisce una componente essenziale
e imprescindibile del profilo di Simplicio Ð ma non di filosofo nel senso pi•
proprio. In passato ci si • spesso limitati a trarre da Simplicio le testimonianze e
i frammenti su Parmenide senza mai studiare dettagliatamente il ruolo comples-
sivo che Parmenide occupa nella filosofia di Simplicio e il modo in cui
questÕultimo interpreta globalmente la teoria parmenidea dellÕessere-uno alla
luce, tra lÕaltro, della tradizione filosofica posteriore a Parmenide e segnatamen-
te della filosofia platonica. Il presente libro, in definitiva, muove dal presupposto
che, pur essendoci stati importanti e validi contributi in proposito, era nondime-
no auspicabile affrontare unÕindagine complessiva della presenza di Parmenide
nellÕin Physica di Simplicio e offrirla quale strumento Ð tanto di analisi quanto
di sintesi Ð a tutti quegli studiosi che sono interessati al Fortleben di Parmenide
nel neoplatonismo tardo.
La storia degli studi sul Commento di Simplicio alla Fisica di Aristotele Ð ma
la cosa pu˜ dirsi anche per gli altri commentari aristotelici dello stesso Simplicio

1
Cf. N.L. C ORDERO , Simplicius et lÕÇŽcoleÈ ŽlŽate, in Simplicius. Sa vie, son Ïuvre, sa
survie. Actes du colloque international de Paris (28 sept.-1er oct. 1985), Žd. par I. H ADOT ,
Berlin-New York 1987, p. 172.
16 I.A. LICCIARDI - PARMENIDE TRËDITO, PARMENIDE TRADíTO

Ð, • stata a lungo contraddistinta da interessi di carattere prevalentemente dosso-


grafico. Nel corso dellÕultimo ventennio del secolo scorso, per˜, la figura di
Simplicio • stata sottoposta ad uno studio pi• propriamente storico-filosofico,
soprattutto sotto la spinta decisiva fornita dagli studi di Ilsetraut Hadot,2 e i
commentari ad Aristotele di Simplicio sono stati finalmente tradotti in lingua
moderna, segnatamente in lingua inglese, nella collana The Ancient Commenta-
tors on Aristotle diretta da R. Sorabji.3 In tale collana, tuttavia, non • stata anco-
ra pubblicata una traduzione moderna del proemio e del commento ai primi due
capitoli del libro I della Fisica,4 traduzione che sarebbe stata particolarmente uti-
le per il presente lavoro, dato che la maggior parte dei riferimenti di Simplicio a
Parmenide riguardano proprio il commento a Phys. I 2. Di alcuni di essi, quindi,
fornisco in questo lavoro la prima traduzione in una lingua moderna.
Si accennava, poco sopra, alla renaissance di studi che, sotto la spinta della
Hadot, ha caratterizzato il panorama della letteratura specialistica degli ultimi
venti anni. Molta strada • stata percorsa rispetto al famoso articolo di Praechter,5
rimasto a lungo un contributo isolato, e sono ormai numerose le acquisizioni
biografiche, dottrinali, relative alla datazione e alla composizione degli scritti,
alle influenze che hanno operato su Simplicio e alla fortuna che ha avuto la sua
opera. Anche molto recentemente I. Hadot ha pubblicato un prezioso volume dal
titolo Le nŽoplatonicien Simplicius ˆ la lumi•re des recherches contemporaines.
Un bilan critique.6 Se tuttavia grande attenzione • stata rivolta a Simplicio, lo
stesso non pu˜ dirsi per lÕinterpretazione che Simplicio fornisce di Parmenide,
che pure ha un ruolo importante nella filosofia del neoplatonico. Di recente Mi-
chele Abbate ha proposto un interessante studio su Parmenide e i Neoplatonici7
che ha il merito, tra lÕaltro, di indagare sulla presenza e sullÕinfluenza di Parme-
nide, essenzialmente per il tramite di Platone, nei neoplatonici Plotino, Proclo e
Damascio. Lo studio di Abbate non si occupa per˜ di Simplicio, perchŽ, come
dice lo stesso autore (p. IX), la copiositˆ dei riferimenti a Parmenide in Simpli-

2
Molteplici gli studi di I. Hadot su Simplicio, di cui mi servir˜ largamente in questo libro.
Qui mi limito a segnalare, in particolare, il volume collettivo di I. H ADOT (Žd par.), Simpli-
cius. Sa vie, son Ïuvre, sa survie cit.
3
A latere rispetto a questa impresa, eseguita a pi• mani, della traduzione dei
Commentaria in Aristotelem Graeca (CAG), sotto la direzione di R. Sorabji sono stati
pubblicati altri due studi di grande rilevanza per gli studiosi di neoplatonismo: Aristotle
transformed. The ancient commentators and their influence, ed. R. SORABJI, London 1990;
The Philosophy of the Commentators (200 Ð 600 AD), vol. I: Psychology; vol. II. Physics; vol.
III: Logic and Metaphysics, ed. R. SORABJI, London 2004.
4
é per˜ annunciata, nella collana CAG, una traduzione in lingua inglese da parte di Ste-
phen Menn e Rachel Barney di Simplicio, in Phys. I 2, porzione contenente 22 dei 53 riferi-
menti che verranno presi in esame in questo libro.
5
K. PRAECHTER, Simplicius, RE, III A 1 (1927), coll. 204-213.
6
Sankt Augustin 2014.
7
Parmenide e i neoplatonici. DallÕEssere allÕUno e al di lˆ dellÕUno, Alessandria 2010.
PREMESSA 17

cio esige uno studio a parte. Risale al 1979, in effetti, il primo tentativo esplicito
di studiare lÕinterpretazione simpliciana di Parmenide. Mi riferisco allÕarticolo di
K. B ORMANN , The interpretation of Parmenides by the Neoplatonist Simplicius,
ÇThe MonistÈ 62 (1979), pp. 30-42. Tale studio costituisce tuttavia sostanzial-
mente una parafrasi, non discussa criticamente nŽ inquadrata storicamente, di
alcuni importanti passaggi della cosiddetta digressione su Parmenide contenuta
in S IMPL., in Phys. 142,28-148,24 [commento ad A RIST., Phys. I 3, 187a1].
LÕesito di questo articolo • in parte accettabile, ma costituisce piuttosto un punto
di partenza della discussione sullÕinterpretazione che Simplicio fornisce della
filosofia di Parmenide: una questione che la dimensione dellÕarticolo non poteva
certamente esaurire. Un antecedente pi• significativo rispetto allÕobiettivo che
mi propongo in questo volume • invece lo studio di B.M. P ERRY , Simplicius as
a source for and an interpreter of Parmenides, Univ. of Washington Seattle
1983. Si tratta di un lavoro rimasto sotto forma di dissertazione di dottorato, che
presenta aspetti pregevoli per la scrupolositˆ con cui i passi di Simplicio sono
indagati sotto il profilo prevalentemente filologico. Lo studio di Perry non si
prefigge tuttavia di essere una monografia storico-filosofica su Parmenide in
Simplicio. Obbedendo perci˜ ad un ottica che • filologica ma non filosofica, •
spesso sufficiente per Perry ÒritagliareÓ i passi dellÕin Physica in un modo che
risulta insufficiente ai fini dellÕesegesi filosofica. Un ulteriore studio che ho te-
nuto in considerazione • poi quello di A. S TEVENS, PostŽritŽ de lÕætre. Simpli-
cius interpr•te de ParmŽnide, Bruxelles 1990, studio che non pu˜ essere tuttavia
considerato un contributo ultimativo in materia.8 Lo studio, a seguire, di M.-A.
G AVRAY , Simplicius lecteur du Sophiste. Contribution ˆ lÕŽtude de lÕexŽg•se
nŽoplatonicienne tardive, Paris 2007, pur non avendo come suo scopo lÕanalisi
della presenza di Parmenide in Simplicio, risulta nondimeno un contributo di
una certa rilevanza anche a questo proposito, nella misura in cui Simplicio, die-
tro la figura drammatica dello Straniero di Elea, in particolare laddove
questÕultimo critica le posizioni dei filosofi monisti, intravede Platone stesso
che, pur non volendo confutare Parmenide, mostra che lÕEssere non pu˜ coinci-
dere con lÕUno, essendo lÕUno sovraordinato allÕEssere. Essendo in questione
per Simplicio, qui, il rapporto tra Parmenide e Platone, ci • parso opportuno, se
non addirittura obbligatorio, accogliere in questo studio anche i riferimenti di
Simplicio al Sofista, a proposito dei quali il libro di Gavray, come si vedrˆ, • ri-
sultato una lettura preziosa. Da ultimo, • opportuno menzionare lo studio di P.
G OLITSIS , Les Commentaires de Simplicius et de Jean Philopon ˆ la Physique
dÕAristote, Berlin 2008, il quale propone una rigorosa e acuta analisi comparati-
va dei commentari, rispettivamente di Simplicio e Filopono, alla Fisica di Ari-

8
Cf. la recensione al volume di A. Stevens fatta da M.R. Wright in ÇThe Classical Revi-
ewÈ 42 (1992), p. 454.
18 I.A. LICCIARDI - PARMENIDE TRËDITO, PARMENIDE TRADíTO

stotele, e che fornisce considerazioni molto utili sul contesto scolastico e dottri-
nale in cui operano i due commentatori.
Io non fornir˜ una ricostruzione completa del dibattito storiografico su Sim-
plicio che ha avuto luogo a partire dal secolo scorso, ma mi servir˜ soltanto di
quegli studi che, a diverso titolo, costituiscono uno snodo propedeutico allo stu-
dio del ruolo che Parmenide ha nella filosofia di Simplicio.
Nel presente lavoro propongo la traduzione dei passi dellÕin Physica di Sim-
plicio che riguardano Parmenide, cio• sia quelli nei quali • citato esplicitamente
sia quelli nei quali Simplicio vi fa riferimento implicitamente; la traduzione •
corredata da un commentario analitico in cui, oltre che spiegare il testo, tento di
ricostruire tutti gli elementi teorici che compongono lÕinterpretazione che Sim-
plicio fornisce della filosofia di Parmenide. Mi riferisco, in particolare,
allÕinfluenza di Platone, poichŽ Simplicio ritiene di filosofare in modo genuina-
mente platonico, nonchŽ al ruolo svolto da Aristotele, la cui Fisica costituisce
evidentemente la base del discorso esegetico di Simplicio. Ho incluso nella rac-
colta dei riferimenti, pertanto, anche quelle parti del commentario che riguarda-
no il rapporto fra il Parmenide storico e il Parmenide drammatico dellÕomonimo
dialogo di Platone, di cui costituisce un caso esemplare il problema del non-
essere cos“ come • concepito rispettivamente da Parmenide e dallo Straniero di
Elea nel Sofista o, ancora, quelle parti nelle quali Simplicio rende ragione del
perchŽ Aristotele assuma verso Parmenide un certo atteggiamento critico piutto-
sto che un altro, oppure ancora, infine, quei passi nei quali Simplicio discute una
certa esegesi di Alessandro o di Porfirio. Si tratta, in totale, di 53 riferimenti trat-
ti dal commentario di Simplicio alla Fisica, ai quali spero di far seguire presto
analoghi studi relativi agli altri commentari aristotelici dello stesso Commenta-
tore neoplatonico.
PoichŽ traduzione e commentario offriranno, quanto meglio mi • stato possi-
bile, una trattazione analitica della presenza di Parmenide in Simplicio, in questa
sezione iniziale cercher˜ di introdurre il lettore ai problemi essenziali che Sim-
plicio affronta quando deve interpretare Parmenide, mostrando come lÕessere-
uno parmenideo sia ricondotto da Simplicio, convinto di essere perfettamente
coerente con lÕinsegnamento del Parmenide e del Sofista, allÕintelligibile neo-
platonico.
é evidente che un simile lavoro, occupandosi di un testo commentario della
pi• tarda filosofia antica, ha dovuto fare i conti con una stratificazione teorica
molteplice e variegata. Simplicio, infatti, aggrega Parmenide, e con lui spesso
altri cosiddetti presocratici, con Platone, con Aristotele, non senza tener conto di
tutta una tradizione esegetica che parte da Teofrasto per attraversare le interpre-
tazioni di Eudemo, di Alessandro di Afrodisia, ma anche di Adrasto e Aspasio.
Certamente, egli tiene anche conto di altri commentari neoplatonici alla Fisi-
ca,tra cui il pi• eminente, quanto meno sotto il profilo delle testimonianze rima-
steci in Simplicio, • Porfirio di Tiro, anche lui autore di un perduto commento
PREMESSA 19

alla Fisica (di Siriano Simplicio lesse certamente degli scolii, mentre • assente,
nei riferimenti a Parmenide, ogni riferimento di Simplicio a Giovanni Filopono).
Tutto ci˜ relativamente alle fonti esplicite. Quanto a quelle implicite, si vedrˆ
che una sostanziosa influenza su Simplicio hanno Proclo e Damascio. Se dunque
normalmente appare opportuno precisare che alcune indicazioni sulla difficoltˆ
del lavoro non sono fornite per captatio benevolentiae, al contrario • alla bene-
volenza del lettore che mi appello qui, tanto pi• che questo libro costituisce per
me unÕopera prima.
Nel congedare questa premessa, tengo a esprimere in questa sede i miei pi•
sentiti ringraziamenti nei riguardi dei professori Loredana Cardullo, Giovanni
Casertano, Franco Ferrari, Marc-Antoine Gavray e Francesco Romano. A tutti
loro va la mia riconoscenza per aver accettato di leggere integralmente il mano-
scritto di questo libro in una fase ancora provvisoria. Ho reputato estremamente
proficui tutti i suggerimenti, le osservazioni e le suggestioni che mi hanno gene-
rosamente elargito, e niente affatto di poco conto • stato il loro contributo nel
segnalarmi alcune sviste e refusi che si trovavano nella stesura provvisoria del
libro. Se questo libro risulterˆ di gran lunga meno peggiore rispetto alla stesura
originaria in cui esso si trovava quando lo proposi alla loro lettura, lo dovr˜
senzÕaltro alla generosa attenzione che vi hanno dedicato.
Un ringraziamento ulteriore, non formale, va ai professori Francesco Roma-
no e Giovanni Casertano: al primo per avere accolto il presente volume nella
prestigiosa collana da lui fondata e diretta e, soprattutto, per avermi dato
lÕopportunitˆ di discutere personalmente con lui diversi, delicati, passaggi della
presente ricerca; al secondo, oltre che per i motivi detti sopra, per aver scritto la
generosa presentazione di questo libro.
Ben pi• di un semplice ringraziamento, infine, va alla mia maestra, la profes-
soressa Giovanna Giardina, la quale ha seguito la gestazione di questo volume in
ogni fase del suo iter, dal concepimento sino alla consegna finale alle stampe.
LÕestrema abnegazione, generositˆ, professionalitˆ, tolleranza e rigore con le
quali ha accompagnato lo sviluppo di questo studio non troveranno mai adegua-
te espressioni di gratitudine da parte mia. Se questo libro su Parmenide nel
commento di Simplicio alla Fisica di Aristotele avrˆ una qualche fortuna fra gli
studiosi, italiani e stranieri, lo dovrˆ in larga parte anche al suo contributo.
Di tutti gli errori, lacune, sviste o imprecisioni che si possono reperire nel li-
bro la responsabilitˆ rimane naturalmente, in ogni caso, mia.

Catania, marzo 2016


Ivan Adriano Licciardi
1.

LÕESSERE-UNO DI PARMENIDE
NELLÕIN PHYSICA DI SIMPLICIO
1.1. Introduzione

Oggi • pressochŽ unanimemente accettato, attraverso riferimenti interni alle


varie opere, che Simplicio scrisse i suoi commentari dopo il 532, ossia dopo es-
sersi recato in Persia in seguito alla chiusura della Scuola di Atene avvenuta nel
529 a seguito dellÕeditto di Giustiniano: il Commentario al de Caelo fu scritto
dopo il 529 (qui Simplicio menziona due volte il De aeternitate mundi contra
Proclum di Giovanni Filopono, scritto intorno al 529); per ci˜ che riguarda la
data di composizione del Commentario alle Categorie e del Commentario alla
Fisica, il terminus post quem dovrebbe essere il 538 circa, data probabile della
morte di Damascio. Il Commentario alla Fisica, dunque, non • vincolato a un
contesto di scuola in senso stretto, come fu quello di Giovanni Filopono. Per ci˜
che riguarda il Commentario al de Anima, sono invece ancora accese le discus-
sioni circa la paternitˆ dello scritto.9 Soprattutto a partire dagli studi di Tar-
dieu,10 il quale ha studiato a lungo la tradizione delle fonti arabe, si • fatta largo
lÕipotesi che dopo la diaspora del 529, quello di Simplicio non sia stato un sem-
plice soggiorno in Persia, ma sia stato piuttosto un vero e proprio trapianto stabi-
le, assieme a Damascio e ad altri neoplatonici, nella cittˆ di Harr‰n.11 Resta per˜
problematico conciliare questa ipotesi con lÕaltra ipotesi di cronologia pocÕanzi
menzionata, secondo cui lÕin Phys. sarebbe posteriore al 538, anno della morte
di Damascio, e quindi di gran lunga posteriore alla diaspora del 529. La stesura,
infatti, di questo commento, il quale abbonda di citazioni Ð anche molto lunghe

9
In favore della paternitˆ di Simplicio si pongono I. HADOT, Le probl•me du
nŽoplatonisme Alexandrin. HiŽrocl•s et Simplicius, Paris 1978; H. BLUMENTHAL-A.C. LLOYD
(eds.), Soul and the Structure of Being in Late Neoplatonism, Liverpool 1982, pp. 46-70;
contra, invece, con la proposta di attribuire lÕopera a Prisciano di Lidia, F. BOSSIER-C. STEEL,
Priscianus Lydus en de ÔIn de AnimaÕ van Pseudo(?)-Simplicius, ÇTijdschrift voor FilosofieÈ
34 (1972), pp. 761-822; C. STEEL, The Changing Self. A Study on the Soul in Later Neoplato-
nism: Iamblichus, Damascius and Priscianus, Bruxelles 1978, e pi• recentemente M. P ER-
KAMS , Priscian of Lydia, Commentator on the De Anima in the tradition of Iamblichus,
ÇMnemosyneÈ 58 (2005), pp. 510-530, e I D ., Selbstbewusstsein in der SpŠtantike. Die neu-
platonischen Kommentare zur AristotelesÕ De Anima, coll. ÇQuellen und Studien zur Philos.È
85, Berlin 2008, pp. 30-148.
10
M. TARDIEU, Les calendriers en usage ˆ Harr‰n dÕapr•s les sources arabes et le com-
mentaire de Simplicius ˆ la Physique dÕAristote, in I. H ADOT (Žd. par), Simplicius, sa vie, son
Ïuvre, sa survie cit., pp. 40-57.
11
Per uno status quaestionis approfondito intorno alle ultime e pi• attendibili acquisizioni
circa la vita, le opere rimaste e quelle perdute, la fortuna e i nuclei principali dellÕattivitˆ
commentaria di Simplicio rimando a I. HADOT, La vie et lÕÏuvre de Simplicius dÕapr•s des
sources grecques et arabes, in EAD . (Žd. par), Simplicius, sa vie, son Ïuvre, sa survie cit., pp.
3-39.
24 I.A. LICCIARDI - PARMENIDE TRËDITO, PARMENIDE TRADíTO

Ð da diverse fonti, deve per forza di cose presupporre la disponibilitˆ di una bi-
blioteca piuttosto ben fornita, come certamente era la biblioteca della scuola
neoplatonica ateniese, ragion per cui, a meno di non dover presupporre uno spo-
stamento consistente dei materiali della biblioteca di Atene verso la Persia, spo-
stamento che avrebbe dovuto teoricamente aver luogo in seguito allÕeditto giu-
stinianeo del 529, sembra pi• ragionevole ipotizzare un ritorno di Simplicio ad
Atene, probabilmente dopo la morte di Damascio, avvenuta nel 538, e un pro-
sieguo dellÕattivitˆ di studio e di commento dei testi che, seppur non pi• inqua-
drata in un contesto di scuola come quello antecedente al 529, potrebbe essere
proseguita.12
Eccezion fatta per la parafrasi di Temistio,13 scritta nel IV sec., e del com-
mentario di Filopono,14 il Commentario alla Fisica di Simplicio • lÕunico com-
mento alla Fisica di Aristotele pervenutoci per intero, ed esso sarebbe, stando a
quanto afferma Tar‡n, il pi• importante dei tre per qualitˆ, importanza e capacitˆ
di penetrazione del testo di Aristotele.15 In veritˆ, il giudizio di Tar‡n non pu˜
essere adottato per quanto concerne la qualitˆ dellÕesegesi e lÕintelligenza con la
quale viene spiegato il testo di Aristotele, dal momento che il commentario filo-

12
Per quanto riguarda la complessa questione delle vicende relative al destino della Scuo-
la di Atene e dei suoi rappresentanti pi• eminenti, fra i quali Simplicio, a seguito dellÕeditto
giustinianeo del 529 d.C. si vedano almeno: P. T ANNERY , Sur la pŽriode finale de la philoso-
phie grecque, ÇRevue philosophiqueÈ 42 (1986), pp. 266-287 [si tratta di una ristampa di P.
T ANNERY , MŽmoires Scientifiques, t. VII, Toulouse-Paris 1925, pp. 211-241]; A. C AMERON ,
The Last Days of the Academy at Athens, ÇProceedings of the Cambridge Philological Socie-
tyÈ 195 (1969), pp. 7-29 [repris dans A. C AMERON , Literature and Society in the Early
Byzantine World, London 1985]; A. F RANTZ, Pagan Philosophers in Christian Athens, ÇPro-
ceedings of the American Philosophical SocietyÈ 119 (1975), pp. 29-38; H. BLUMENTHAL,
529 and its Sequel: What Happened to the Academy?, ÇByzantionÈ 48 (1978), pp. 369-385; F.
T RABATTONI, Per una biografia di Damascio, ÇRivista di Storia della FilosofiaÈ 40 (1985),
pp. 179-201; M. TARDIEU, Les calendriers cit.; P. F OULKES , Where was Simplicius?, ÇJournal
of Hellenic StudiesÈ 112 (1992), p. 143; B. M ELASECCHI, Il Logos esiliato: gli ultimi acca-
demici alla corte di Cosroe, Atti del convegno sul tema Scienze tradizionali in Asia. Principi
ed applicazioni, Perugia 1996, pp. 11-43; R. T HIEL , Simplikios und das Ende der Neupla-
tonischen Schule in Athen, Stuttgart 1999; V. N APOLI, Note sulla chiusura della Scuola neo-
platonica di Atene, ÇSchede MedievaliÈ 42 (2004), pp. 53-95; E. W ATTS , Justinian, Malalas,
and the End of Athenian Philosophical Teaching in A.D. 529, ÇJournal of Roman StudiesÈ 94
(2004), pp. 168-182; C. W ILDBERG , Philosophy in the Age of Justinian, in M. M AAS (ed.),
The Cambridge Companion to the Age of Justinian, Cambridge 2005, pp. 316-340; I. H ADOT ,
Le nŽoplatonicien Simplicius cit..
13
Themistii in Aristotelis Physica paraphrasis, edidit H. SCHENKL, Berlin 1900.
14
Ioannis Philoponi in Aristotelis Physicorum libros tres priores commentaria, edidit H.
VITELLI, Berlin 1887; Ioannis Philoponi in Aristotelis Physicorum libros quinque posteriores
commentaria, edidit H. VITELLI, Berlin 1888.
15
Per un confronto fra il commentario alla Fisica di Simplicio e quello di Filopono cf. il
recente volume di P. G OLITSIS , Les Commentaires de Simplicius et de Jean Philopon ˆ la
Physique dÕAristote, Berlin 2008.
LÕESSERE-UNO DI PARMENIDE NELLÕIN PHYSICA DI SIMPLICIO 25

poniano • senzÕaltro eccellente da questo punto di vista, nondimeno, a differenza


dei commentari di Temistio e di Filopono, quello di Simplicio costituisce
senzÕaltro una fonte eccezionale per ci˜ che riguarda le citazioni dei filosofi an-
tichi e per la piena integrazione della fisica aristotelica in un sistema filosofico
squisitamente neoplatonico.
E ancora, pur non costituendo questo uno studio sullÕin Physica, qualche
cenno prelimare va speso sul commento al libro I, che contiene circa due terzi
dei riferimenti a Parmenide nellÕin Phys. di Simplicio.
Simplicio considerava la Fisica di Aristotele divisa in due parti: poneva da
un lato i primi cinque libri, il cui oggetto principale verteva secondo lui sui prin-
cipi, peri; ajrcw'n, e dallÕaltro lato poneva gli altri tre libri, che vertevano secon-
do lui sul movimento, peri; kinhvsew".16 Tale suddivisione rimonta ad Androni-
co di Rodi,17 e fu seguita anche da Adrasto, mentre Porfirio e Filopono suddivi-
dono lÕopera di Aristotele in due parti di quattro libri ciascuna, sempre peri;
aj rcw'n e peri; kinhvsew". Essi non presupponevano, in altri termini, alcuna ce-
sura tra il IV e il V libro della Fisica, che Simplicio sembra invece presupporre.
Simplicio (in Phys. 801,3-16) ritiene che la nozione di kivnhsi" abbia nella Fisi-
ca almeno due differenti usi: uno generale, equivalente grosso modo a quello di
mutamento (metabolhv Ð cio• mutamento secondo la sostanza, la qualitˆ, la
quantitˆ e il luogo) e un altro pi• specifico, che indica ancora i diversi tipi di
mutamento, allÕinfuori per˜ di quello sostanziale. Ora, il senso generale di kiv-
nhsi" si ritrova secondo lui in Phys. III, mentre quello specifico si troverebbe a
partire da Phys. V 1-2; ma piuttosto che porre una cesura a partire dallÕinizio del
libro V, cesura consistente nella trattazione del senso specifico e tecnico di kiv-
nhsi", Simplicio sottolinea invece che lÕinizio di Phys. V si collega al libro III
per cui, in definitiva, Phys. V va posto insieme ai primi quattro libri.
Il libro I della Fisica di Aristotele, libro dal cui commento di Simplicio sono
tratti 44 dei 53 riferimenti a Parmenide, • dunque, secondo Simplicio, un libro
peri; ajrcw'n, e proprio intorno ai principi verte tutta la discussione del Commen-
tatore relativa allÕanalisi aristotelica della teoria eleatica dellÕessere-uno come
principio, cio• la teoria di Parmenide e Melisso. NessunÕaltra opera di Simplicio
contiene un numero cos“ ampio di riferimenti a Parmenide come il libro I dellÕin
Physica. Volendo seguire un criterio di ricorrenza quantitativa via via crescente
delle occorrenze di Parmenide in Simplicio, diciamo rapidamente che lÕEleate •

16
Per il luogo in cui Simplicio giustifica tale ordinamento cf. SIMPL., in Phys. 924,16 ss.
Cf. J. B RUNSCHWIG , QuÕest ce que ÒLa PhysiqueÓ dÕAristote?, in F. De GANDT et P.
SOUFFRIN (Žd. par), La Physique dÕAristote et les conditions dÕune science de la nature, Paris
1991, pp. 11-40.
17
Sulla divisione delle opere di Aristotele secondo i cataloghi antichi si rinvia a P.
M ORAUX , Les listes anciennes des ouvrages dÕAristote, Louvain 1951, mentre sulla divisione
dei libri della Fisica nella tradizione commentaria antica cf. J. B RUNSCHWIG , QuÕest ce que
ÒLa PhysiqueÓ dÕAristote? cit., pp. 11-40.
26 I.A. LICCIARDI - PARMENIDE TRËDITO, PARMENIDE TRADíTO

assente nel Commentario al Manuale di Epitteto; un fugace cenno troviamo nel


Commentario al de Anima di Aristotele attribuito a Simplicio; marginale (tre oc-
correnze) • la sua presenza nel Commentario alle Categorie; pi• consistente
(una ventina di occorrenze circa), infine, • la presenza di Parmenide nel Com-
mento al de Caelo. In questÕultimo caso non si pu˜ certo parlare di presenza
marginale o trascurabile dellÕEleate, e non sarebbe pertanto inopportuno uno
studio a parte sulla sua presenza nel commentario di Simplicio al de Caelo di
Aristotele. Resta fermo, nondimeno, che • lÕin Physica, e specialmente il libro I,
il luogo che Simplicio ha deputato pi• appropriato, sia dal punto di vista della
ricorrenza quantitativa sia sotto il profilo della consistenza teorica, per discutere
a fondo la teoria dellÕessere-uno in tutte le sue implicazioni, storico-filosofiche,
ontologiche e metafisiche.
Per quanto concerne lÕedizione del commentario di Simplicio alla Fisica di
Aristotele, mi sono servito dellÕedizione pi• moderna disponibile ad opera di
Diels, e cioŽ Simplicii in Aristotelis Physicorum libros quattuor priores com-
mentaria, edidit H. DIELS, Berlin 1882,18 per i primi quattro libri della Fisica, e
Simplicii in Aristotelis Physicorum libros quattuor posteriores commentaria,
edidit H. DIELS, Berlin 1895 (rist. 1954) per i libri V-VIII. Le due sezioni in cui
• stato diviso il commentario sono sistemate in due diversi volumi, e precisa-
mente i voll. IX e X della serie Commentaria in Aristotelem Graeca, edita con-
silio et auctoritate Academiae Literarum Regiae Borussicae, apud G. Reime-
rum, Berolini 1882-1909; rist. anast., De Gruyter, Berlin 1954 e ss. (i CAG, que-
sto • lÕacronimo della serie, che sono stati successivamente integrati dallÕuscita
del Supplementum Aristotelicum, editum consilio et auctoritate Academiae Lite-
rarum Regiae Borussicae, apud G. Reimerum, Berolini 1885-1903; rist. anast.
De Gruyter, Berlin 1960-1961; in tale Supplementum si trovano editi altri com-
mentari ad Aristotele, di Alessandro di Afrodisia, di Prisciano di Lidia,
dellÕAnonimo Londinese, etc.). Si tratta della pi• cospicua e imponente raccolta
di testi greci tuttora a disposizione, e annovera in 23 volumi tutti i pi• importanti
commentatori di Aristotele di lingua greca, dallÕinizio dellÕera cristiana fino al
XIV secolo d.C., da Alessandro di Afrodisia fino a Michele di Efeso e Sofonia.
Nei volumi VII, VIII e XI sono editi, sempre di Simplicio, i commentari rispet-
tivamente al de Caelo, alle Categorie e al de Anima di Aristotele. Sempre nella
serie suddetta si trovano inoltre la parafrasi alla Fisica di Aristotele di Temistio
(vol. V, parte 2) e il commentario di Giovanni Filopono (voll. XVI e XVII).
Per quanto concerne il testo della Fisica, lÕedizione di cui tengo conto • quel-
la del Ross (W.D. R OSS, AristotleÕs Physics, a Revised Text with Introduction

18
La prima edizione, a cura di Aldo Manuzio e Andrea Torresano, non condotta secondo i
criteri scientifici della filologia classica e unica esistente fino allÕedizione di Diels, • la
seguente: Simplicii commentarii in octo Aristotelis physicae auscultationis libros cum ipso
Aristotelis textu, Venetiis in aedibus Aldi et Andreae Asulani soceri, mensae octobri, 1526.
LÕESSERE-UNO DI PARMENIDE NELLÕIN PHYSICA DI SIMPLICIO 27

and Commentary, Oxford 1936). Laddove lÕedizione del Diels differisca da


quella del Ross, e pi• in generale ogni qualvolta il testo che si legge in Diels dif-
ferisce da quello di qualsiasi altra edizione corrente oggi in uso per altri autori,
verrˆ data opportuna segnalazione. AllÕedizione di Ross fanno riferimento, tra le
altre, le tre principali traduzioni italiane del testo greco, alle quali, laddove riter-
r˜ opportuno, far˜ eventualmente riferimento; si tratta di: Aristotele, Fisica, a
cura di A. R USSO , Roma-Bari 1973, in Aristotele, Opere, a cura di G. G IAN-
NANTONI , 4 voll., Roma-Bari 1973; Aristotele, Fisica, a cura di L. RUGGIU, Mi-
lano 1995; Aristotele, Fisica. Libri I e II, trad. a cura di F. FRANCO REPELLINI,
Milano 1996; Aristotele, Fisica, a cura di M. Z ANATTA , Torino 1999; R. R ADI-
CE (a cura di), Aristotele. Fisica, Milano 2011.
LÕedizione Diels dellÕin Physica di Simplicio, pur essendo il frutto di un
grande lavoro filologico, • stata da tempo fatta oggetto di diversi rilievi di meto-
do tali da sollevare allÕattenzione degli studiosi lÕesigenza, ormai matura, di una
nuova edizione critica del Commentario alla Fisica di Simplicio. Momenti signi-
ficativi di tale dibattito sono costituiti dagli interventi di Coxon, Tar‡n e Harl-
finger.19 Per parte nostra, si • cercato, laddove possibile, di proporre alcune so-
luzioni testuali, con particolare riguardo al mantenimento della coerenza filoso-
fica del passo, oltre che alla sostenibilitˆ sintattica, soluzioni sulle quali saranno
la competenza e la bontˆ del lettore a giudicare.

1.2. Parmenide nella filosofia tra Aristotele e il Neoplatonismo: da Teofrasto


a Plutarco di Cheronea

Se si prendono in considerazione i nove secoli, circa, che intercorrono fra


Aristotele e Simplicio, lÕentitˆ della trasmissione di frammenti e testimonianze
su Parmenide di Elea risulta alquanto eterogenea: essa pu˜ ben definirsi esigua,
infatti, per quanto riguarda il periodo che va dallÕEllenismo a Plotino escluso, e
la documentazione dossografica relativa a Parmenide trasmessa in questo perio-
do rivela unÕimpronta sostanzialmente o peripatetica o accademica. Da Plotino
in poi, invece, fino ai filosofi tardo-neoplatonici, si assiste a un rinnovato inte-
resse verso Parmenide da un punto di vista prevalentemente teoretico, e segna-
tamente in ordine al ruolo storico e teorico da costui esercitato in merito al con-

19
A.H. COXON, The manuscript tradition of SimpliciusÕ Commentary on AristotleÕs Phy-
sics I-IV, ÇClassical QuarterlyÈ 18 (1968), pp. 70-75; L. TARçN, The text of SimpliciusÕ
Commentary on AristotleÕs Physics, in I. H ADOT (Žd. par), Simplicius, sa vie, son Ïuvre, sa
survie cit., pp. 246-266, il quale, in particolare, sostiene che Diels trascur˜ importanti manos-
critti e molto spesso emend˜ in maniera non necessaria il testo dal momento che, in definitiva,
Çdid not always understand SimpliciusÕ NeoplatonismÈ (p. 248); D. HARLFINGER, Aspekte der
handschriftlichen †berlieferung des Physikkommentars des Simplikios, in I. H ADOT (Žd. par),
Simplicius, sa vie, son Ïuvre, sa survie cit., pp. 267-286.
28 I.A. LICCIARDI - PARMENIDE TRËDITO, PARMENIDE TRADíTO

cetto di essere-uno. Si intende, qui di seguito, prima di entrare nel merito


dellÕinterpretazione di Parmenide fornita da Simplicio, ripercorrere brevemente,
e senza pretese di esaustivitˆ e di approfondimento analitico delle questioni im-
plicate, il percorso teorico lungo il quale, dopo Aristotele, si snoda la ricezione
dei motivi pi• tipici dellÕEleate, prendendo sostanzialmente in considerazione
lÕarco temporale che va da Teofrasto fino a Damascio. Non si tratta, • bene pre-
cisarlo, di fornire in questa sede una Quellenforschung sullÕinterpretazione di
Simplicio, nel senso stretto e rigoroso del termine, nŽ tantomeno una Wir-
kungsgeschichte del poema di Parmenide nel mondo antico. Verranno invece qui
messi in luce, per ovvie ragioni, principalmente alcuni dei motivi che saranno
presenti anche in Simplicio, e che pertanto direttamente o indirettamente potreb-
bero aver esercitato una certa influenza nei confronti della sua interpretazione.
Dal punto di vista del testo del poema Intorno alla natura, soltanto lo scetti-
co accademico Sesto Empirico, in epoca ellenistica, ha mostrato nei confronti di
esso un interesse diretto, trasmettendo parte del proemio.20 NellÕinterpretazione
filosofica del proemio che si legge in Sesto Empirico ciascuna delle figure uti-
lizzate da Parmenide viene concepita in quanto simbolo di un concetto, sicchŽ le
cavalle che conducono il carro sono da identificarsi con gli impulsi irrazionali
dellÕanima, la via indicata dalla Dea • la speculazione fondata sul ragionamento
filosofico, le ruote del carro sul quale viene condotto Parmenide simboleggiano
le orecchie e, quindi, per estensione, lÕudito; le Eliadi, cio• le fanciulle del Sole,
rappresentano invece la vista, e Divkh rappresenterebbe la diavnoia.21
Quanto alle testimonianze su Parmenide, un cospicuo numero di esse si legge
nelle Opinioni dei fisici di Teofrasto: i suoi resoconti, che Simplicio riporta

20
S EXTUS E MPIRICUS , Adversus Mathematicos VII, 111,7-36 per la citazione di quelli
che vengono considerati i primi 30 versi di 28 B 1 DK, e pi• in generale le sezioni 111-114
sullÕinterpretazione allegorica, sulla quale si rinvia a L. T ARçN , Parmenides. A text with tran-
slation, commentary, and critical essays, Princeton 1965, pp. 17-31.
21
Su questo aspetto si veda almeno C. G ENTILI, La filosofia come genere letterario, con
scritti di G. A NTINUCCI , P. A SCARI, I. G ORZANELLI , A. S PREAFICO , Bologna 2003, pp. 43-
44, con particolare attenzione alle possibili matrici stoiche della terminologia tramite la quale
Sesto svolge la sua interpretazione del proemio. LÕipotesi, datata ma a tuttÕoggi autorevole, di
K. R EINHARDT , Parmenides und die Geschichte der griechischen Philosophie, Bonn 1916,
pp. 33 ss., • che possa trattarsi, forse, di Posidonio, stoico del I sec. d.C. con forti influenze
platonizzanti e maestro di Cicerone. Cf. anche i rapidi cenni contenuti in G. C ERRI ,
Parmenide di Elea. Poema sulla natura, introd., testo, trad. e note, Milano 1999, pp. 11 e 96,
n. 92. Contro lÕinterpretazione allegorica di matrice scettica, G. C ERRI , ibid., p. 100, osserva,
sulla base di un confronto puntuale con la precedente tradizione poetica Ð a nostro avviso in
modo convincente Ð quanto segue: Çse vogliamo usare correttamente la terminologia critica,
non parleremo dunque di ÒallegoriaÓ, cio• di un discorso a chiave, che sembri dire una cosa e
invece ne dica unÕaltra, ma solo per chi sia in possesso del cifrario, bens“ casomai di una certa
arditezza metaforica, del tutto analoga a quella della coeva poesia corale di Pindaro o di
EschiloÈ.
LÕESSERE-UNO DI PARMENIDE NELLÕIN PHYSICA DI SIMPLICIO 29

nellÕin Physica, sono per˜ troppo dipendenti dallÕimpostazione di Aristotele per


poter essere considerati a tutti gli effetti come una fonte del tutto autonoma ri-
spetto allo Stagirita.22 Lo stesso discorso vale, probabilmente, anche per lo scrit-
to pseudo-aristotelico De Melisso, Xenophane et Gorgia, scritto che fu concepi-
to, plausibilmente, allÕinterno della tradizione peripatetica successiva ad Aristo-
tele. Qui Parmenide viene citato solo due volte23 relativamente alla questione se
lÕessere • illimitato, come ritennero Senofane e Melisso, oppure limitato, come
ritenne invece, appunto, Parmenide,24 il che ci riconduce, ancora una volta, ad
Aristotele, e precisamente allÕorizzonte di idee presente in Phys. I 2.25 Per quan-
to concerne le possibili fonti, essendo in MXG, 976a8-10 citato 28 B 8,43-45
DK, cio• il verso in cui • presente lÕimmagine dellÕessere quale ben rotonda sfe-
ra, la fonte potrebbe essere, verosimilmente, oltre che Parmenide, anche P L .,
Sph. 244e3-5, in cui proprio questi versi dellÕEleate si trovano citati. Simplicio,
come si dirˆ pi• avanti, farˆ un importante uso di questi versi, mostrando come
essi siano perfettamente coerenti con un platonismo riletto in chiave neoplatoni-
ca.26
Relativamente a Teofrasto, non sarˆ forse troppo azzardato asserire che le
sue testimonianze su Parmenide rimontano, in buona sostanza, a due passi della
Metafisica di Aristotele, e precisamente I 3, 984b1-18 e I 5, 986b18-987a2, lad-
dove lo Stagirita attribuisce a Parmenide un genere di indagine che si snoda lun-
go due linee, quella della veritˆ, avente per oggetto lÕessere, che • uno, eterno,
non soggetto a generazione e sferico, e quella dellÕopinione, avente per oggetto
il mondo sensibile, e segnatamente i suoi principi, ovverosia il fuoco e la terra,
di cui lÕuno sarebbe la causa efficiente e lÕaltra la causa materiale. Questo sche-

22
Essi si trovano raccolti in H. DIELS, Doxographi Graeci, Berlin 19583, pp. 473-527
(trad. it. L. TORRACA, I dossografi greci, Padova 1961, pp. 259-313), edizione che ha soppian-
tato quella di H. U SENER , De Physicorum Opinionibus, in Analecta Theophrastea, Leipzig
1858, pp. 25-48. Per il dibattito concernente la conoscenza diretta o meno delle Opinioni dei
fisici di Teofrasto, e per la questione se Simplicio attinga da uno o due differenti scritti di ar-
gomento fisico di Teofrasto [le Fusikai; dovxai e la Fusikh; iJstoriva, cos“ Simplicio cita
lÕopera di Teofrasto in in Phys. 115,12; 149,32 e 154,14], sulle quali non • ancora pacifico se
costituiscano due differenti opere, si rinvia a J. WIESNER, Theophrast und der Beginn des
Archereferats von SimplikiosÕ Physikkommentar, ÇHermesÈ 117 (1989), pp. 288-303; J.
M ANSFELD , Theophrastus and the Xenophanes Doxography, ÇMnemosyneÈ 40 (1987), pp.
286-312; P. G OLITSIS , Les Commentaires cit., pp. 72-73; H. B ALTUSSEN , Philosophy and
exegesis in Simplicius: The Methodology of a Commentator, London 2008, pp. 91-99.
23
MXG, 976a6-10; 978b8-10.
24
Per la precisione si parla del tutto [to; pa'n, MXG, 976a7].
25
Cf. A RIST ., Phys. I 2, 185a32-b5 e 185b16-18.
26
Sui luoghi nei quali Simplicio cita queste linee del frammento 8 cf. C 31. Lo scritto
MXG (e precisamente, oltre ai due passi su indicati, anche 977a18-19 ss.; 977a23-29 ss.;
977a36-39) potrebbe verosimilmente costituire, secondo Untersteiner, la fonte di S IMPL ., in
Phys. 22,22-23,20 (su questo punto si veda C 2).
30 I.A. LICCIARDI - PARMENIDE TRËDITO, PARMENIDE TRADíTO

ma interpretativo si riscontra anche nelle Vitae Philosophorum di Diogene Laer-


zio27 e, verosimilmente, dipende da Aristotele anche Alessandro, il quale nel suo
Commento alla Metafisica28 riprende pressochŽ verbatim il resoconto dello Sta-
girita. Lo stesso Ippolito di Roma, il cui interesse nei confronti di Parmenide, al
pari di quello mostrato nei confronti di tutti gli autori greci, era orientato a di-
mostrare che tutte le eresie dalle quali era affetto il Cristianesimo traevano i loro
presupposti teorici dalla filosofia greca, nella sua Refutatio omnium haeresium,
non sembra esente dallÕinfluenza di Teofrasto.29
Da Teofrasto, e quindi indirettamente da Aristotele, dipende allora sostan-
zialmente tutta la tradizione dossografica che • compresa fra lÕellenismo e il
Neoplatonismo, ovverosia quella tradizione di dossografi nella quale vengono
annoverati Filodemo (da cui dipende Cicerone del I libro del De Natura Deo-
rum), lo pseudo-Plutarco dei Placita Philosophorum, Aezio, Stobeo, Teodoreto,
Eusebio di Cesarea, Galeno ed Ermia lÕApologeta.30 Si tratta, sia detto qui a
grandi linee, di una tradizione che in qualche modo semplifica lÕimmagine di
Parmenide fornita nei resoconti teofrastei, immagine che a sua volta costituiva
una semplificazione di quella fornita da Aristotele.
Relativamente indipendenti dalla tradizione peripatetica sembrano invece,
per ragioni differenti, le testimonianze su Parmenide di Plutarco di Cheronea e
di Sesto Empirico, sui quali va fatta dunque qualche osservazione a parte.
Plutarco, in uno dei suoi Moralia, lÕAdversus Colotem, aveva attaccato Colo-
te di Lampsaco, un epicureo che era vissuto a cavallo fra il IV e il III sec. a.C., il
quale in una perduta opera in cui si proponeva di dimostrare Che • impossibile
vivere secondo le dottrine degli altri filosofi, aveva mosso delle accuse, fra gli
altri, anche a Parmenide. LÕopera di Colote non ci • pervenuta, ma • possibile
ricostruire il contenuto di queste accuse dalle repliche che gli vengono indirizza-
te da Plutarco.31 Pare, dunque, che Colote avesse considerato Parmenide da un
lato come un autore di indecenti sofismi,32 dai quali sarebbe stato legittimato
ogni sorta di comportamento immorale, e dallÕaltro lato Ð giacchŽ Parmenide
sosteneva che lÕessere • uno Ð come un negatore dellÕesistenza del mondo fisi-

27
Cf. IX 21-23. Oltre a Teofrasto, Diogene cita esplicitamente, in IX 23, altre cinque fonti
dalle quali ha attinto per le sue informazioni su Parmenide, ovverosia Sozione, Timone, Favo-
rino, Callimaco e Speusippo, ai quali va aggiunto probabilmente Apollodoro il quale, per
quanto non venga nominato nella sezione su Parmenide, costituisce quasi certamente la sua
fonte relativamente alla cronologia dellÕEleate.
28
Cf. A LEX . A PHR ., in Metaph. 31,7-14.
29
Cf. H IPPOL ., Haer. I 11, 1,1-2,3 e B.M. P ERRY , Simplicius cit., pp. 62 e 79, nn. 49 e 50.
30
Per una rassegna sintetica di questa tradizione, in cui non sembra impresa affatto facile
districarsi relativamente ai rapporti di dipendenza reciproca delle fonti, si rinvia a B.M.
P ERRY , Simplicius cit., pp. 62-65.
31
P LU ., Adv. Col. 1113e8-114f1.
32
P LU ., Adv. Col. 1113f1-2.
LÕESSERE-UNO DI PARMENIDE NELLÕIN PHYSICA DI SIMPLICIO 31

co.33 Seguendo la dottrina parmenidea diventava perci˜ impossibile concepire la


vita cos“ come il senso comune la concepisce. Gli epicurei come Colote, replica
Plutarco, ammettono come esistenti soltanto gli atomi e il vuoto, ma essendo
questÕultimo una forma di non-essere, cadono indirettamente nellÕassurdo di
ammettere che il non-essere • (1114a-b). Parmenide, in realtˆ, argomenta Plu-
tarco, avrebbe anticipato Socrate e Platone nel distinguere due regioni
dellÕessere, una soggetta al dominio della conoscenza intelligibile (nohtovn,
1114c6), lÕaltra afferente alla conoscenza soggetta a opinione (doxastovn,
1114c6). Parmenide, prosegue Plutarco, asserendo che lÕessere • uno dal punto
di vista della conoscenza intelligibile, non ha affatto negato o misconosciuto
lÕesistenza del mondo sensibile, e anzi ne ha indagato i principi propri, la luce e
la tenebra. Egli ha soltanto distinto un ambito differente dal punto di vista gno-
seologico, quello cio• dellÕopinabile (1114e10-f1). A differenza della tradizione
peripatetica, pi• incentrata sulle ricadute immediatamente ontologiche e fisiche
dellÕassunzione parmenidea secondo la quale lÕessere • uno, il platonico Plutar-
co si incentra maggiormente, come • dato di vedere, sui risvolti gnoseologici
della posizione di Parmenide. Si tratta, nella storia della ricezione di Parmenide,
della prima attestazione di una esplicita platonizzazione dellÕEleate, essendo la
filosofia di questÕultimo, nellÕAdversus Colotem, ricondotta alle categorie
dellÕontologia e della gnoseologia platonica. Questa interpretazione plutarchea
di Parmenide Ð la quale, in quanto apologia di Parmenide ad usum Platonico-
rum, costituisce una testimonianza del tentativo di reperire un antecedente stori-
co del dualismo ontologico e gnoseologico di Platone piuttosto che una fonte
sicura e attendibile per la ricostruzione della dottrina di Parmenide, sorge da una
polemica dÕoccasione, nello specifico anti-epicurea, e costituisce il primo ante-
cedente documentato di quello che sarˆ in Simplicio un vero leitmotiv, ovverosia
difendere strumentalmente Parmenide dalle critiche alla sua dottrina al fine di
inglobarlo nella tradizione platonica nella veste di precursore, o primo annuncia-
tore storico, della distinzione tra il mondo sensibile e il mondo intelligibile, e
dellÕunitˆ e stabilitˆ ontologica e gnoseologica di questÕultimo. Parafrasando
Platone, e segnatamente Parmenide 128c6, possiamo dunque senzÕaltro afferma-
re che il ÇsoccorsoÈ (bohvqeia) a Parmenide • andato storicamente ben oltre la
figura di Zenone di Elea.34
Meno di un secolo dopo Plutarco, lo scettico accademico Sesto Empirico,
vissuto fra il 160 e il 210 d.C. circa, il quale ereditava la tripartizione ellenistica

33
P LU ., Adv. Col. 1114d3-4.
34
Per unÕanalisi pi• approfondita del tentativo, da parte del Plutarco dellÕAdversus
Colotem, di istituire una analogia tra la distinzione parmenidea di ajlhvqeia e dovxa e quella
platonica di mondo intelligibile e mondo sensibile, si rinvia a M. I SNARDI P ARENTE , Il
Parmenide di Plutarco, ÇLa Parola del PassatoÈ 43 (1988), pp. 225-236, e A. C ORTI,
LÕadversus Colotem di Plutarco. Storia di una polemica filosofica, Leuven 2014, pp. 144-
173.
32 I.A. LICCIARDI - PARMENIDE TRËDITO, PARMENIDE TRADíTO

della filosofia in fisica, etica e logica, nel libro VII della sua opera Adversus Ma-
thematicos annovera Parmenide fra i fisici, e precisamente fra quella specie di
fisici che avendo fatto maggiori concessioni alla logica, hanno reso cos“ la ra-
gione e non la sensazione il criterio della conoscenza35 e hanno finito per negare
il movimento. Fra i Presocratici Parmenide • colui il quale gode, in Sesto Empi-
rico, di maggiore attenzione: come si • detto, • Sesto a tramandare i primi trenta
versi del proemio del poema di Parmenide, fornendone unÕinterpretazione alle-
gorica: il viaggio sul cocchio di cui si dice ivi protagonista Parmenide rappre-
senta, per Sesto, la ricerca filosofica, un viaggio cio• il cui esito consisterebbe
nellÕaffermazione della supremazia del momento razionale su quello sensibile,
che invece • soltanto oggetto dÕopinione. Sotto il profilo della riconduzione dei
contenuti del proemio a tematiche di carattere prevalentemente gnoseologico,
lÕinterpretazione di Sesto Empirico costituisce, mutatis mutandis, una variazione
su tema di quella di Plutarco, con la differenza, per˜, che Plutarco sembrava at-
tribuire alla dimensione parmenidea dellÕopinione un grado di veritˆ forse mag-
giore di quello conferitogli dallo scettico Sesto.36

1.3. Parmenide nel Neoplatonismo anteriore a Simplicio: Plotino, Proclo e


Damascio

Plotino, il quale tiene ben distinto Ð a differenza, come si vedrˆ, di Simplicio


Ð il Parmenide storico dal Parmenide drammatico dellÕomonimo dialogo plato-
nico, discute di Parmenide in Enn. V 1, 8 (Parmenide viene citato alle linee 15 e
24 del paragrafo 8).37 LÕinterpretazione di Plotino, come • noto, muove essen-
zialmente dallÕesegesi del frammento 28 B 3 DK, laddove lÕEleate dice che pen-
sare ed essere sono la stessa cosa, to; ga;r aujto; noei'n ejstivn te kai; ei\nai,38
verso dal quale si dedurrebbe, sempre secondo Plotino, il fatto che giˆ in Parme-
nide • attestata chiaramente la concezione secondo cui lÕessere coincide con
lÕintelletto (per quanto il verso, invero, pone testualmente lÕidentitˆ fra esse e
intelligere), ponendosi cos“ le premesse per sottrarre lÕessere dallÕambito sensi-

35
Qui Sesto mostra notevoli punti di tangenza con Diogene Laerzio, IX 22,10-11
(krithvrion de; to;n lovgon ei\pe: tav" te aijsqhvsei" mh; ajkribei'" uJpavrcein).
36
Cf. almeno B.M. P ERRY , Simplicius cit., pp. 65-69 e 81-82, nn. 65-71 per lÕindicazione
dei relativi luoghi delle opere di Plutarco e Sesto Empirico.
37
Un altro riferimento esplicito a Parmenide si trova in VI 6, 18,42; di lˆ di questi riferi-
menti espliciti, sono comunque diversi i passi nei quali Plotino riporta dei versi di Parmenide
senza menzionare esplicitamente lÕEleate. Per una visione sinottica di questi passi si rinvia
allÕIndex Fontium in Plotini Opera, t. III, ediderunt P. H ENRY -H.R. S CHWYZER, Paris-
Brussels-Leiden 1973, p. 448.
38
Plotino cita il verso in V 1, 8,17 e V 9, 5,29-30.
LÕESSERE-UNO DI PARMENIDE NELLÕIN PHYSICA DI SIMPLICIO 33

bile,39 ragion per cui lÕessere • immobile40 e permane in se stesso,41 ovverosia •


dotato di stabilitˆ ontologica e gnoseologica. LÕimmagine, poi, dellÕessere par-
menideo quale rotonda sfera di 28 B 8,43 DK evocata da Plotino in V 1, 8,20,
esprime per questÕultimo non una caratteristica sensibile dellÕessere, bens“ piut-
tosto il fatto che questo comprende in se stesso ogni cosa, compresa lÕattivitˆ del
pensare, attivitˆ che pertanto non gli • esterna.42 LÕessere-uno di Parmenide,
prosegue poi Plotino, • tuttavia molteplice, in quanto al suo interno si scandisce
nella dualitˆ di essere e pensiero che, seppur coincidente,43 esprime pur sempre
una dualitˆ e non pu˜ esprimere lÕunitˆ nel senso pi• puro, quale • quella
dellÕUno superessenziale. Giusta questa ricostruzione di Plotino, sarebbe spetta-
to a Platone, nel Parmenide, separare con maggior rigore il primo Uno, lÕUno in
senso proprio, dalla ipostasi dellÕIntelletto, che • Uno-Molti.44 Nondimeno, con-
clude Plotino prima di passare a discutere di Anassagora, anche Parmenide con-
viene sul fatto che le ipostasi sono tre.45 LÕinterpretazione allegorica

39
Plotino scrive infatti kai; Parmenivdh" provteron th'" toiauvth" dovxh" kaqovson eij"
taujto; sunh'gen o]n kai; nou'n, kai; to; o]n oujk ejn toi'" aijsqhtoi'" ejtivqeto Çt o ; g a ; r
a u j t o ; n o e i ' n e j s t i v t e k a i ; e i \ n a i È levgwn, V 1, 8,15-18.
40
Cf. Enn. V 1, 8,18.
41
Cf. Enn. V 1, 8,22.
42
Cf. Enn. V 1, 8,20-22 [kai; o [ g k w / s f a i v r a " ajpeikavzwn, o{ti pavnta e[cei
perieilhmmevna kai; o{ti to; noei'n oujk e[xw, ajll! ejn eJautw/'].
43
Essere e uno esprimerebbero una dynamische IdentitŠt, una Çidentitˆ dinamicaÈ e rela-
zionale, e non tautologica, come sostiene W. B EIERWALTES , Plotin. †ber Ewigkeit und Zeit
(Enneade III 7). †bersetzt, eingeleitet und kommentiert, Frankfurt a. M. 1967 [19954] (trad.
it. Milano 1991), pp. 36-39; cf. anche I D ., Denken des Einen. Studien zur neuplatonischen
Tradition und ihrer Wirkungsgeschichte, Frankfurt a. M. 1985 (trad. it. Milano 1991), pp. 156
ss. e M. A BBATE, Parmenide e i neoplatonici cit., pp. 119-122.
44
é il famoso articolo del 1928 di Eric R. D ODDS , The ÔParmenidesÕ of Plato and the
Origin of the Neoplatonic One, ÇThe Classical QuarterlyÈ 22 (1928), pp. 129-142, che ha in
qualche modo costituito lÕantecedente [• da non trascurare, per˜, anche un altro importante
articolo, vale a dire quello di H. Cherniss uscito nel 1932, Parmenides and the Parmenides of
Plato, ÇAmerican Journal of PhilologyÈ 53 (1932), pp. 122-138] degli studi sulla ricezione
della Òquestione eleaticaÓ, cio• la questione del rapporto tra essere e uno e tra essere e
pensiero, allÕinterno della tradizione platonica e neoplatonica. La centralitˆ della riflessione
sul Parmenide nella costruzione della teoresi neoplatonica Ð centralitˆ che autorizzerebbe ad
asserire, in modo forse provocatorio, che lÕinterpretazone neoplatonica del Parmenide
costituisce per certi versi una sineddoche [pars pro toto] del Neoplatonismo stesso Ð, • affer-
mata, in modo apodittico ma efficace, da J. T ROUILLARD, Le Parmenide de Platon et son in-
terprŽtation nŽoplatonicienne, in A A .Vv., ƒtudes nŽoplatoniciennes, confŽrences de Jean
T ROUILLARD et al., Neuch‰tel 1973, p. 9 [il medesimo saggio si trova stampato anche presso
la ÇRevue de thŽologie et de philosophieÈ 23 (1973), pp. 81-100], il quale scrive: Çle nŽopla-
tonisme succ•de au Ômoyen platonismeÕ le jour o• les platoniciens se mettent ˆ chercher dans
le ParmŽnide le secret de la philosophie de PlatonÈ.
45
Plotino, Enn. V 1, 8,15-18, scrive di Parmenide che • un precorritore della teoria
dellÕunitˆ dellÕessere e del pensiero, e del concetto secondo cui lÕessere non • da porsi
34 I.A. LICCIARDI - PARMENIDE TRËDITO, PARMENIDE TRADíTO

dellÕimmagine della sfera di 28 B 8,43 DK e lÕinquadramento, a partire soprat-


tutto da 28 B 3 DK, dellÕessere-uno parmenideo allÕinterno della teoria delle
ipostasi, costituiscono due elementi che saranno presenti, come si vedrˆ, anche
in Simplicio.
PoichŽ, come • dato di vedere, lÕinterpretazione plotiniana di Parmenide si
incrocia con la questione della ricezione del Parmenide di Platone, non sarˆ for-
se inopportuno fare qualche cenno storico sullo status di cui godeva questo dia-
logo nel periodo immediatamente a ridosso di Plotino. Nel II sec. d.C. il Parme-
nide veniva letto come un dialogo logico, e segnatamente come un esercizio eri-
stico o un pastiche della filosofia megarica. Questa fu, ad esempio, lÕopinione di
Alessandro dÕAfrodisia (in Top. 28,23 e 29,5) e di Alcinoo, Didaskalikov" (o
Epitome delle dottrine di Platone) V 5-6 e 10.46 Come chiarisce Proclo (in Prm.
635,2 ss.), per questi filosofi il Parmenide, e specialmente la seconda parte, co-
stituiva essenzialmente un ludus dialettico in cui veniva impiegato quello che
sarebbe poi stato il metodo usato da Aristotele nei Topica. Di fronte a questo
stato di cose, lÕinterpretazione neoplatonica, che prende avvio appunto da Ploti-
no, doveva non solo riformulare lÕesegesi del dialogo, ma affrontare sotto una
nuova luce la questione del Parmenide storico.47 Per quanto concerne Plotino,
occorre ricordare come egli, in V 1, 8,8 ss., sostenesse di non considerarsi come
un innovatore, ma solo come un esegeta di Platone, e che la superessenzialitˆ
dellÕUno era stata secondo lui giˆ formulata da Platone in Resp. VI, 509b9 ss.
LÕidentitˆ di essere e pensiero, invece, era stata teorizzata da Parmenide nel fr.
3. Ciononostante, obietta Plotino, non • corretto designare questa totalitˆ onto-
noetica come Uno, cos“ come fa Parmenide. Pi• corretta, invece, sarebbe la teo-
ria della seconda sezione del Parmenide in cui Platone prefigurerebbe la dottrina
delle tre ÇnatureÈ (Plotino non chiama mai ipostasi lÕUno, cosa che invece fa
Porfirio nella Historia philosophiae, fr. 16, p. 14,3 N AUCK , e nellÕin Prm. I 32
H ADOT ). Per Plotino, in sostanza, la continuitˆ fra Parmenide e il Parmenide •
da rintracciarsi nel fatto che lÕipotesi Çse lÕuno •È, ipotesi il cui svolgimento
condurrˆ secondo lui allÕidentificazione di essere e uno, invererebbe e conferme-
rebbe il contenuto del fr. 8,6 DK del poema di Parmenide, in cui lÕessere viene
detto uno e continuo (e{n, sunecev"). Ci˜ non vuol dire, come ha ritenuto ƒ.

nellÕambito delle cose sensibili. Questo ci sarebbe noto grazie anche dalla testimonianza for-
nitaci da Platone nel Parmenide.
46
Alcinoo, come • noto, • stato a lungo erroneamente identificato Ð a partire dalla vecchia
tesi di J. F REUDENTHAL, Der Platoniker Albinos und der falsche Alkinoos, Berlin 1879 Ð con
un altro filosofo medioplatonico del II sec. d.C., ossia Albino, autore di una perduta Introdu-
zione ai dialoghi di Platone. Su questa questione si vedano almeno P.L. D ONINI, Medioplato-
nismo e filosofi medioplatonici. Una raccolta di studi, ÇElenchosÈ 11 (1990), pp. 79-93 e F.
ROMANO, Il neoplatonismo, Roma 1998, pp. 20-21.
47
Cf. C. G UƒRARD , ParmŽnide dÕƒlŽe chez les NŽoplatoniciens, in P. A UBENQUE (sous la
dir.), ƒtudes sur ParmŽnide, t. II: Probl•mes dÕinterprŽtation, Paris 1987, p. 295.
LÕESSERE-UNO DI PARMENIDE NELLÕIN PHYSICA DI SIMPLICIO 35

B RƒHIER , EnnŽades, vol. V, Paris 1931, p. 26 n. 4, che secondo Plotino Parme-


nide avrebbe conosciuto lÕUno al di lˆ dellÕessere, ma solo che cÕ• un raccordo
fra lÕidentitˆ di essere e uno professata da Parmenide e lÕesito dellÕipotesi Çse
lÕuno •È presente nel Parmenide. Plotino ammette, quindi, in definitiva, una
graduale rivelazione della veritˆ dallÕEleate al Parmenide. Mediante il riferi-
mento alle espressioni di Parmenide, 8,29 DK (taujtovn t! ejn taujtw'i te mevnon
kaq! eJautov te kei'tai) e 8,43 DK (pavntoqen, eujkuvklou sfaivrh" ejnalivgkion
o[gkwi), ma anche 8,5 DK (oujdev pot! h\n oujd! e[stai, ejpei; nu'n e[stin oJmou' pa'n)
e 8,25 DK (tw'i xunece;" pa'n ejstin: ejo;n ga;r ejovnti pelavzei), Plotino pu˜ cos“
sostituire alla precedente interpretazione logica, o ironico-dialettica, del dialogo,
che si era affermata principalmente con Alessandro di Afrodisia,
unÕinterpretazione metafisica che gli consente di integrare Parmenide nel plato-
nismo. Parmenide, in sostanza, avrebbe conosciuto secondo Plotino la Çseconda
naturaÈ, cio• la seconda ipostasi, e Platone non poteva, dunque, che fare riferi-
mento a lui nel Parmenide allorquando doveva spiegare questa seconda realtˆ.
LÕessere-uno parmenideo costituisce, pertanto, un punto di partenza per elevarsi
allÕUno superessenziale, e lÕidentitˆ di essere e pensiero della seconda ipostasi
legittima, in definitiva, la lettura neoplatonica, e quindi metafisica, del Parmeni-
de.48
Relativamente a questa seconda ipostasi, a partire da Plotino varrˆ lÕassunto,
che rimarrˆ valido per ogni Neoplatonico posteriore, secondo cui la relazionalitˆ
e la molteplicitˆ dinamica del reale si impongono come un dato ormai acquisito:
lÕessere non • in sŽ immediatamente unitario, identitˆ pura come • lÕUno-in-sŽ,
che • da porsi al di lˆ dellÕessere, ejpevkeina tou' o[nto" (Enn. I 3, 5,7), bens“ uni-
molteplice, ragion per cui si comprende bene, per Plotino, come il Parmenide
ÒstoricoÓ sia stato in qualche modo inverato e superato dal Parmenide dramma-
tico dellÕomonimo dialogo, ossia in definitiva da Platone che, nel Parmenide,
secondo lÕinterpretazione plotiniana e neoplatonica in generale, avrebbe indivi-
duato ben tre livelli ipostatici di ÒunoÓ, secondo la ben nota formula Òdalle ipo-
tesi alle ipostasiÓ. LÕunitˆ che caratterizza lÕipostasi dellÕIntelletto non va affatto
confusa con ci˜ che • in senso pi• proprio e autentico lÕUno-in-sŽ (kuriwvteron
e{n), iper-principio iper-ipostatico in cui si esprime lÕidentitˆ in senso puro e as-
soluto, e non in modo mediato e partecipativo come avviene per le altre ipostasi.
Per porre lÕidentitˆ in senso puro e assoluto, come secondo lÕinterpretazione pla-
tonica e neoplatonica emerge dal fr. 3 di Parmenide, occorre, per Plotino, emen-
dare lÕUno dallÕessere, ponendo lÕUno come sovraordinato rispetto allÕEssere, e
in definitiva ammettere lÕidentitˆ fra questi due ad un altro livello ipostatico,
cio• il secondo, nei termini di unÕunitˆ derivata e di livello inferiore, ossia ap-
punto mediata e dinamicamente relazionale (alla luce peraltro, ma sia detto qui

48
Cf. C. G UƒRARD , ParmŽnide dÕƒlŽe chez les NŽoplatoniciens cit., p. 297.
36 I.A. LICCIARDI - PARMENIDE TRËDITO, PARMENIDE TRADíTO

solo di passata, delle acquisizioni del Sofista di Platone e dellÕintroduzione del


concetto di differenza).49
Anche Proclo, cos“ come Plotino, e probabilmente sotto lÕinfluenza diretta di
Siriano,50 si impegna a dimostrare la sostanziale continuitˆ fra lÕontologia par-
menidea e la filosofia platonica.51 Per usare le parole di Michele Abbate: Çin

49
Per gli studi sul modo in cui Plotino considera ed interpreta Parmenide, si vd. almeno
V. C ILENTO , Parmenide in Plotino, in I D ., Saggi su Plotino, Milano 1973, pp. 123-133; G.
C ALOGERO , Plotino, Parmenide e il ÒParmenideÓ di Platone, in A A . V V ., Plotino e il Neo-
platonismo in Oriente e in Occidente, Atti del Convegno internazionale (Roma, 5-9 ottobre
1970), Roma 1974, pp. 49-59; M. A TKINSON , Ennead V.1: On the Three Principal Hyposta-
ses, Oxford 1983; C. G UƒRARD , ParmŽnide dÕƒlŽe chez les NŽoplatoniciens cit. pp. 294-313;
M. A BBATE, Die interpretation des vorsokratikers Parmenides bei Plotin: Die BegrŸndung
der IdentitŠt von Sein und Denken, ÇWŸrzburger JahrbŸcher fŸr die AltertumswissenschaftÈ
20 (2006), pp. 181-186; G. S TAMATELLOS , Plotinus. And the Presocratics. A philosophical
Study of Presocratic Influences in PlotinusÕ Enneads, New York 2007.
50
A certificare lÕinfluenza che Siriano ha esercitato nei confronti di Proclo • lo stesso dia-
doco in Theol. Plat. I, 42,13-14. Sulla dimensione di tale influenza cf. C. S TEEL , Une histoire
de lÕinterprŽtation du ParmŽnide dans lÕantiquitŽ, in M. BARBANTI-F. ROMANO (a cura di), Il
ÔParmenideÕ di Platone e la sua tradizione, Atti del III Colloquio Internazionale del Centro di
Ricerca sul Neoplatonismo (31 maggio-2 giugno 2001), Catania 2002, p. 13. Cf. anche B.M.
P ERRY , Simplicius cit., pp. 70 e 83-84, n. 79; W. B EIERWALTES , Il paradigma neoplatonico
nellÕinterpretazione di Platone, in A A . V V ., Verso una nuova immagine di Platone, a cura di
G. R EALE , Milano 1994, p. 61; M. A BBATE, Parmenide e i neoplatonici cit., p. 219. Sulla
presenza, invece, dellÕanonimo Commentario al Parmenide attribuito a Porfirio e di Giambli-
co nellÕin Prm. di Proclo si veda J. D ILLON , Porphyry and Iamblichus in ProclusÕ Commenta-
ry on the Parmenides, in J. D UFFY -J. P ERADOTTO (eds.), Gonimos. Neoplatonic and Byzan-
tine Studies presented to L.G. Westerink, Buffalo (New York) 1988, pp. 21-28.
51
Relativamente allÕinteresse nei confronti del Parmenide platonico, nel periodo compre-
so fra Plotino e Proclo non si pu˜ certo asserire che vi sia stato un vuoto. Va menzionato anzi-
tutto, seppure in via ipotetica, Porfirio, se • a lui, come viene ipotizzato da P. H ADOT , Frag-
ments dÕun Commentaire de Porphyre sur le ParmŽnide, ÇRevue des ƒtudes grecquesÈ 74
(1961), pp. 410-438 e I D ., Porphyre et Victorinus, Paris 1968, t. II, pp. 60-113, che si deve
attribuire quellÕanonimo commentario al Parmenide Ð di cui ci • giunta solo una parte Ð in
cui, a differenza che in Plotino, abbiamo una identificazione dellÕessere e dellÕuno [una nuova
edizione annotata in lingua italiana si deve a A. L INGUITI , Corpus dei papiri filosofici greci e
latini, vol. III, Firenze 1995]. Contro lÕattribuzione a Porfirio si • schierato G. B ECHTLE , The
Anonymous Commentary on PlatoÕs ÔParmenidesÕ, Bern-Stuttgart-Wien 1999 e I D ., The Que-
stion of Being and the Dating of the Anonymous Parmenides Commentary, ÇAncient Philoso-
phyÈ 20 (2000), pp. 393-414, il quale retrodata la stesura di questo commentario al mediopla-
tonismo [contra questÕipotesi di Bechtle cf. C. S TEEL , Une histoire de lÕinterprŽtation cit., pp.
19-20, e A. L INGUITI , Sulla datazione del Commento al Parmenide di Bobbio. UnÕanalisi les-
sicale, in M. BARBANTI-F. ROMANO (a cura di), Il ÔParmenideÕ di Platone e la sua tradizione
cit., pp. 307-322, il quale propone invece una datazione post-porfiriana]. Stando, poi, a
P ROCL ., in Prm. 1052,32-1064,12 e Theol. Plat. I 6,16-7,8, avrebbero commentato in modo
sistematico il Parmenide anche Amelio, Porfirio, Giamblico, Teodoro di Asine, un anonimo
filosofo di Rodi, Plutarco di Atene e Siriano.
LÕESSERE-UNO DI PARMENIDE NELLÕIN PHYSICA DI SIMPLICIO 37

Proclo i riferimenti espliciti a Parmenide vanno tutti letti come una radicale rein-
terpretazione che, proprio per la sua radicalitˆ, si delinea al contempo come una
critica ed un superamentoÈ.52 I due poli procliani attorno a cui ruota questo rap-
porto, fondamentalmente ambiguo, di conciliazione e in pari tempo di frattura
con Parmenide sono, rispettivamente, il Commento al Parmenide e la Teologia
Platonica.53
Nel Commento al Parmenide Proclo, seguendo Siriano, il quale riteneva che
lo skopov" del dialogo fosse quello di esaminare lÕintera realtˆ come un prodotto
della processione dellÕUno,54 interpreta la prima parte del poema di Parmenide
come la descrizione complessiva della seconda ipotesi del Parmenide di Platone.
Proclo identifica, cio•, lÕessere parmenideo con lÕUno-che-• del dialogo, pur af-
fermando che il Parmenide storico fu conscio, sebbene non ne abbia fatto ogget-
to esplicito dÕindagine, dellÕesistenza dellÕUno impartecipato e sovraordinato
allÕEssere,55 come lascerˆ sospettare poi, seguendo forse Proclo, lo stesso Sim-
plicio.56 Proclo ritiene che vi sia dunque sostanziale continuitˆ fra il Parmenide
storico e il Parmenide platonico, nella misura in cui tanto lÕoggetto del poema
quanto, in parte, lÕoggetto del dialogo • costituito dallÕessere-uno, benchŽ poi
Platone superi tale livello ontologico negando allÕUno superessenziale qualsivo-
glia predicato.57
Dal punto di vista dellÕesegesi del Parmenide, Proclo, seguendo Siriano, in-
terpreta la seconda ipotesi del dialogo, dalla quale i Neoplatonici fanno scaturire
la loro seconda ipostasi, nel senso che il pensiero deve essere considerato sotto
un aspetto duplice, e cio• come intellegibile e come intellettivo.58 LÕesegesi di
tipo logico, stando alla testimonianza di Proclo,59 era stata attaccata giˆ dallo
stesso Siriano, il quale riteneva che lÕoggetto del Parmenide riguardasse, come
si • appena detto, tutte le realtˆ procedenti dallÕUno. Si dirˆ poco pi• avanti,

52
M. A BBATE, Parmenide e i neoplatonici cit., p. 160.
53
Per un quadro sinottico delle citazioni del poema di Parmenide, e delle allusioni certe al
medesimo, in Plotino e Proclo si veda C. G UƒRARD , ParmŽnide dÕƒlŽe chez les NŽoplatoni-
ciens cit., p. 313 [nella colonna relativa a Proclo si notano anche alcune occorrenze relative
allÕin Timaeum].
54
Proclo tratta dello skopov" del Parmenide in in Prm. 630,15-640,19, e riferisce la rela-
tiva opinione di Siriano in 640,20-645,9. LÕinterpretazione di questÕultimo del ruolo di Par-
menide nel Parmenide si trova esposta invece in P ROCL ., in Prm. 1032,15-1036,23.
55
Cf. in Prm. 1079,7-9 e 1033,9-18, passo in cui viene detto che Parmenide parl˜ a Zeno-
ne di siffatto Uno irrelato in conversazioni che per˜ non hanno lasciato traccia scritta.
56
Cf. S IMPL ., in Phys. 100,22-23 e 147,12-16.
57
Cf. C. G UƒRARD , ParmŽnide dÕƒlŽe chez les NŽoplatoniciens cit., p. 298.
58
Su questo punto si rinvia a J. P ƒPIN , ƒlŽments pour une histoire de la relation entre
lÕintelligence et lÕintelligible chez Platon et dans le NŽoplatonisme, ÇRevue de philologie, de
littŽrature et dÕhistoire anciennesÈ 146 (1956), pp. 39-64, e C. G UƒRARD , ParmŽnide dÕƒlŽe
chez les NŽoplatoniciens cit., pp. 297-298.
59
Cf. P ROCL ., in Prm. 641,20 ss.
38 I.A. LICCIARDI - PARMENIDE TRËDITO, PARMENIDE TRADíTO

dÕaltra parte, quali sono gli argomenti di Proclo contro lÕinterpretazione logica
del Parmenide.
Nella tradizione neoplatonica • Proclo il primo ad esserire esplicitamente che
nella prima sezione del poema parmenideo, quella avente come oggetto la veritˆ,
Parmenide ha indagato intorno allÕessere autentico, lÕessere che • realmente.60
Pi• precisamente, Parmenide non • solo colui il quale ha indagato sullÕessere
autentico in modo generale, ma • il primo filosofo che ha condotto questo tipo di
indagine, esattamente come Timeo • il primo che ha indagato sul mondo fisi-
co.61 LÕattribuzione a Parmenide dellÕindagine sullÕessere che • realmente
(o[ntw" o[n) costituisce dunque, in Proclo, unÕacquisizione terminologica e filoso-
fica di grande rilievo, e costituirˆ unÕereditˆ importante per Simplicio, per il
quale diviene un elemento teorico portante.62 Di pi•, abbiamo nellÕin Parmeni-
dem lÕistituzione di una analogia fra i tre protagonisti del dialogo Ð e cio• Par-
menide (la cui dottrina esposta nel dialogo incorporerebbe quella del Parmenide
storico), Zenone e Socrate Ð e i tre momenti fondamentali nei quali si scandisce
la dialettica neoplatonica, e cio•, rispettivamente, la manenza, la processione e
la conversione: Parmenide del Parmenide rappresenta infatti per Proclo il per-
manere in sŽ dellÕUno, Zenone la processione dellÕUno verso i molti, Socrate,
infine, la conversione.63 Questo implica che secondo Proclo il Parmenide non
costituisce affatto una replica (ajntigrafhv) a Zenone, come avevano sostenuto Ð
stando alla testimonianza dello stesso diadoco Ð dei non meglio precisati com-
mentatori del dialogo, perchŽ ivi Socrate non critica Zenone, bens“ completa e
integra la sua posizione.64
LÕinterpretazione procliana di Parmenide implica, nel suo complesso, un
fondamentale appiattimento o, meglio, una conciliazione tra lÕessere-uno par-
menideo e la concezione neoplatonica dellÕuni-molteplicitˆ dellÕessere. Non
senza, forse, una certa forzatura concettuale, Parmenide viene identificato da
Proclo come il filosofo dellÕuni-molteplicitˆ e non del monismo assoluto: non vi
sarebbe nellÕEleate, in altri termini, alcuna negazione del molteplice. Il Sofista,
per conseguenza, viene a perdere per Proclo quella carica eversiva e ÒparricidaÓ
che spesso la storiografia ha ad esso attribuito e non sarebbe pi•, quindi, una
ÒconfutazioneÓ di Parmenide, ma paradossalmente proprio il luogo
dellÕintegrazione e dellÕinnesto dellÕeleatismo nel platonismo (cf. P ROCL., in

60
Cf. P ROCL ., in Prm. 1084,24-26: oJ Parmenivdh" qewvmeno" ejn toi'" e[pesi peri; tou'
o[ntw" o[nto".
61
Cf. P ROCL ., in Ti. I 13,12-14: Timaivw/ te ga;r toiou'tov ti gravmma peri; th'" tou'
panto;" ejgevgrapto fuvsew", kai; Parmenivdh/ de; peri; tw'n o[ntw" o[ntwn.
62
Cf. S IMPL ., in Cael. 559,15-16; in Phys. 100,22-23; 162,11-12.
63
Cf. P ROCL ., in Prm. 712,32-713,5.
64
Cf. P ROCL ., in Prm. 727,19-729,8; C. S TEEL , Une histoire de lÕinterprŽtation cit., pp.
25-27.
LÕESSERE-UNO DI PARMENIDE NELLÕIN PHYSICA DI SIMPLICIO 39

Prm. VI, 1078,21 ss.).65 Questa interferenza del Sofista nellÕambito della discus-
sione sul Parmenide si giustifica in virt• del fatto che nellÕin Parmenidem gioca
un ruolo fondamentale anche una certa esegesi del Sofista, e segnatamente Sph.
244e3-4, in cui lo Straniero di Elea cita 28 B 8,43-44 DK, versi nei quali •
presente lÕimmagine dellÕessere quale ben rotonda sfera. Proclo sfrutta tale im-
magine per dimostrare che lÕessere-uno di Parmenide costituisce la totalitˆ
dellÕordinamento noetico che • caratterizzato da intero e parti. Quella che, dun-
que, per bocca dello Straniero di Elea, sembrerebbe nel Sofista una critica rivolta
da Platone a una certa forma di monismo numerico assoluto, risulta invece per
Proclo la descrizione dellÕessere-uno parmenideo quale antecedente storico e
teorico della seconda ipotesi del Parmenide e, di conseguenza, della seconda
ipostasi neoplatonica.66 LÕinserimento di Parmenide allÕinterno della filosofia di
Platone esige dunque da Proclo, in definitiva, uno straniamento delle parole del-
lo Straniero di Elea.
Ora, il fatto che lÕessere di Parmenide e lÕUno-che-• di Platone vengono a
coincidere, e che lÕambito della realtˆ intelligibile sia nel suo complesso intrin-
secamente antinomico, ossia uni-molteplice, e ancora il fatto che la ricezione di
Parmenide sia anchÕessa a sua volta intrinsecamente antinomica e contradditto-
ria, sospesa come • fra conciliazione e critica, • un dato che accomunerebbe, in
buona sostanza, Plotino e Proclo.
La nozione di Intelletto quale identitˆ fra essere e pensiero, e con essa
lÕidentificazione fra lÕessere parmenideo e la seconda ipostasi, appare poi centra-
le anche nellÕaltra grande opera di Proclo, la Teologia Platonica. Una delle ra-
gioni per le quali la concezione procliana dellÕessere risulta radicalmente diversa
dallÕontologia parmenidea risiede nel fatto che nel libro III della Teologia Pla-
tonica Proclo riprende e fa propria la critica al monismo ontologico assoluto svi-
luppata da Platone nel Sofista, e dunque Proclo appare consapevole del Òsupe-
ramentoÓ di Parmenide ad opera di Platone. In Proclo ci sarebbe quindi ricezio-
ne e, in pari tempo, rovesciamento di Parmenide in modo simile a quanto si •
visto a proposito di Plotino. Alcuni passi risultano essere indicativi in tale dire-
zione: in Theol. Plat. III 67,27 ss. Proclo dice che lÕUno di Parmenide • una to-
talitˆ che contiene in sŽ la molteplicitˆ, allo stesso modo in cui • intrinsecamente
molteplice la dimensione intelligibile, e per ci˜ stesso non • vero, originario ed
autentico Uno, ma • Uno nella misura in cui partecipa dellÕUno-in-sŽ, che • im-
partecipato. La seconda ipostasi, in altri termini, esprimerebbe una realtˆ unita-
ria e al contempo molteplice, per cui • unÕunitˆ, per cos“ dire, di livello inferiore,

65
Cf. M. A BBATE , Parmenide e i neoplatonici cit., pp. 165-173. Su Proclo e il Sofista di
Platone si veda almeno C. S TEEL , Le Sophiste comme texte thŽologique dans lÕinterpretation
de Proclus, in E.P. B OS -P.A. M EIJER (ed. by), On Proclus and his influence in medieval Phi-
losophy, Leiden-New York-Kšln 1992, pp. 51-64.
66
Proclo ricorre allÕimmagine parmenidea della rotonda sfera in in Prm. 708,19; 1084,24-
30; 1129,31-32; in Ti. II 69,20-21; Theol. Plat. III 70,6-7.
40 I.A. LICCIARDI - PARMENIDE TRËDITO, PARMENIDE TRADíTO

nella misura in cui non possiede la proprietˆ dellÕUno a livello originario e puro,
ma riceve lÕunitˆ come una proprietˆ ottenuta per partecipazione allÕUno-in-sŽ.67
Proclo spiega la differenza fra lÕUno-che-• e lÕUno-in-sŽ anche in Theol. Plat.
III 20, 68,18 ss., in un passaggio che ha importanti conseguenze anche per la fi-
losofia del linguaggio, e in Theol. Plat. III 8, 32,24 ss. definisce esplicitamente
lÕessere eJnoeidev", ossia uni-forme, che ha la forma di uno ma non • esso stesso
uno, non • aujtoevn, cio• Uno-in-sŽ. LÕunitˆ del primo dipende in tutto e per tutto
dallÕessere Uno (e al di sopra dellÕessere) del secondo, il quale assicura e garan-
tisce la conoscibilitˆ e la ÒveritˆÓ della molteplicitˆ che a partire da esso si di-
spiega nei vari livelli ipostatici.
Dal punto di vista dellÕesegesi del Parmenide, in Theol. Plat. I 9 Proclo offre
una critica dellÕinterpretazione logica, che si trovava accolta tanto in Alessandro
di Afrodisia quanto, secondo la testimonianza di Proclo, presso ambienti plato-
nici,68 e della quale occorreva sbarazzarsi per fare largo a unÕinterpretazione
squisitamente metafisica.69 Questa critica si oggettiva principalmente attraverso
tre argomenti: (1) il dialogo non pu˜ essere una confutazione ironica, mediante
contraffazione, di Parmenide, perchŽ nel poema non • affatto contenuto un eser-
cizio dialettico di tal genere (I 35,15-36,15); (2) Proclo muove dal presupposto
esegetico che tutti i personaggi inclusi nei dialoghi platonici hanno il ruolo che

67
Cf. M. A BBATE, Parmenide e i neoplatonici cit., p. 183.
68
Dalla testimonianza di Proclo non • possibile desumere i nomi dei filosofi che hanno
accolto questo tipo di interpretazione del Parmenide di Platone. Si tratta, verosimilmente, di
filosofi vissuti allÕinizio del I sec. d.C., al tempo di Trasillo. Costoro venivano da Proclo ri-
partiti fra quanti ritenevano che il dialogo costituisse una replica (ajntigrafhv) di Platone al
libro di Zenone (cf. in Prm. 631,21-632,27), in buona sostanza unÕopera destruens, e quanti,
invece, ritenevano che esso fosse un dialogo espositivo (uJfhghmatikov~), ovvero che offre un
insegnamento positivo, e nella fattispecie dal punto di vista della tecnica dellÕargomentazione,
vale a dire in ambito logico (cf. in Prm. 630,37 ss.). Si rinvia, per un quadro molto pi• detta-
gliato sullÕinterpretazione logica del Parmenide, secondo la quale questÕultimo sarebbe un
dialogo sulla dialettica, a C. S TEEL , Une histoire de lÕinterprŽtation cit., pp. 24-31.
69
SullÕinterpretazione ontologica, secondo cui il dialogo avrebbe come oggetto le forme,
interpretazione che forse fu sostenuta da Origene neoplatonico e Marino di Neapoli, che a pa-
rere di Isidoro, secondo la testimonianza di Damascio, Vita Isidori (apud Photium, Bibl. codd.
181, 242), fr. 244, p. 201 Zintzen, sarebbe a tal proposito stato influenzato da Galeno e Firmo
Castricio, filosofo neopitagorico amico di Porfirio, cf. C. S TEEL , Une histoire de
lÕinterprŽtation cit., pp. 31-35. Steel, nel saggio citato, distingue poi una interpretazione eno-
logica, secondo la quale il dialogo avrebbe come oggetto i principi, della quale i rappresentan-
ti principali sarebbero Plotino e Plutarco di Atene, il maestro di Siriano (ibid. pp. 35-38), e
una teologica, secondo la quale il dialogo verterebbe sugli d•i, esponenti della quale sarebbero
Siriano e Proclo (pp. 38-40). Per una ricostruzione articolata della storia dellÕesegesi del Par-
menide si veda, oltre al saggio di C. S TEEL , Une histoire de lÕinterprŽtation cit., anche
lÕintroduzione di Saffrey e Westerink alla Teologia Platonica di Proclo (Proclus. ThŽologie
platonicienne, texte Žtabli et traduit par H.D. S AFFREY et L.G. W ESTERINK , Paris 1968, vol. I,
pp. LXXV-XC).
LÕESSERE-UNO DI PARMENIDE NELLÕIN PHYSICA DI SIMPLICIO 41

conviene loro, cio• adeguato alla loro effettiva figura e statura storica. Ne con-
seguirebbe lÕassurdo di dover ammettere che la figura di Parmenide, assunta
lÕipotesi della contraffazione, costituisca un unicum nello stile della drammatiz-
zazione proprio di Platone (I 36,19-37,8); (3) in alternativa, resta da supporre
che effettivamente Platone intendeva imitare Parmenide, ma vi riusc“ male, il
che per˜ • da rigettare in quanto inverosimile.

Merita una certa attenzione, alla luce del Fortleben di Parmenide nel Neopla-
tonismo, lÕarticolazione dellÕIntelligibile nei tre livelli di Essere-Vita-Intelletto.
LÕEssere parmenideo, nellÕinterpretazione di Proclo, va identificato con il primo
dei tre livelli sopra enunciati, ossia lÕEssere-in-sŽ (aujtoovn), che per Proclo • si-
nonimo anche di Uno-che-Ž o di Essere in senso primo. LÕEssere parmenideo,
che per Proclo • anche essere in senso primario (to; prwvtw" o[n), • dunque ante-
riore anche al conoscibile (to; gnwstovn), ma non certo allÕintelligibile (nohtovn),
che per Proclo coincide con lÕEssere stesso (sostanzialmente in linea, quindi,
seppure con un certo approfondimento di prospettiva, sia rispetto al fr. 3 di Par-
menide, in cui viene annunciata lÕidentitˆ fra essere e pensiero, sia rispetto alla
dottrina plotiniana dellÕIntelletto quale identitˆ fra essere e pensiero). La secon-
da ipostasi plotiniana viene, in definitiva, riarticolata da Proclo triadicamente in
modo tale che si rendeva necessario individuare con precisione ulteriore quale
dei tre livelli dellÕintelligibile andasse identificato con lÕEssere parmenideo, e
Proclo lo identifica con lÕEssere in senso primario inteso appunto come intelli-
gibile.70
La tradizione neoplatonica, lungo il suo sviluppo storico, ha progressivamen-
te accentuato il carattere trascendente del Principio, non senza incorrere in alcu-
ne concezioni teoreticamente molto complesse, a partire dalla concezione
dellÕuni-molteplicitˆ del primo livello ontologico ammesso dai Neoplatonici, os-
sia della seconda ipostasi, che da un lato viene concepita come assolutamente
unitaria, mentre dallÕaltro lato • anche molteplicitˆ degli enti che a partire da es-
sa si dispiegano, essendo la seconda ipostasi, in buona sostanza, uno-molti, e}n
pollav, come aveva insegnato Plotino, nozione che • in se stessa antinomica e
aporetica.
Proprio Damascio, lÕultimo degli scolarchi della scuola neoplatonica di Ate-
ne, ha fatto dellÕaporetica una metodologia sistematica di analisi e in pari tempo
di problematizzazione di alcuni degli assunti fondamentali della filosofia neo-
platonica. LÕaporetica • finalizzata in Damascio a reperire, di volta in volta, so-

70
Cf. M. A BBATE, Parmenide e i neoplatonici cit., pp. 195-200. Per quanto concerne la
letteratura critica riguardante il rapporto fra Proclo e Parmenide si veda almeno: I D ., Parme-
nide nella ÔTeologia PlatonicaÕ: tra ÒreinterpretazioneÓ e ÒsuperamentoÓ, in I D ., (a cura di),
Proclo. Teologia Platonica, Milano 2005, pp. 1139-1159.
42 I.A. LICCIARDI - PARMENIDE TRËDITO, PARMENIDE TRADíTO

luzioni specifiche che dovrebbero assicurare il superamento delle aporie di volta


in volta poste. LÕaporia viene perci˜ a delinearsi come cifra intrinseca del di-
scorso protologico, cio• del discorso relativo al Principio Primo. LÕaporetica,
pi• specificamente, costituisce una metodologia sistematica che non opera, co-
me invece avviene nel metodo aferetico-negativo, eliminando dalla nozione di
Principio ogni proprietˆ che si pu˜ esprimere catafaticamente, ma, come spiega
con chiarezza Abbate, Çfacendo emergere lÕassoluta inconcepibilitˆ della natura
dellÕOrigine autenticamente tale attraverso la dimostrazione della inadeguatezza,
della contraddittorietˆ ed intrinseca aporeticitˆ di ogni modo di concepire ci˜
che non solo • ulteriore a tutto, ma • di per se stesso la negazione di tutto, pro-
prio perchŽ autenticamente altro da tuttoÈ.71
Il primo livello di realtˆ che Damascio ammette subito dopo il Principio Pri-
mo • lÕUno, il quale, a sua volta, non costituisce il Principio Primo, bens“
quellÕUno-Tutto che, poichŽ non • semplice ed originario in modo assoluto, ma
risulta determinato come unitˆ anteriore al Tutto, comporta la nozione di
unÕOrigine autentica assolutamente trascendente ed al di lˆ del Tutto stesso, ov-
verosia il Principio Primo in senso proprio. AllÕUno-Tutto (e}n pavnta) segue poi
il Tutto-Uno (pavnta e{n), livello della realtˆ che esprime anchÕesso, come
lÕUno-Tutto, la totalitˆ del reale, ma a titolo di principio secondo (deutevra ajr-
chv) rispetto allÕUno-Tutto, in quanto comporta in sŽ un maggior grado di distin-
zione. A questi due principi segue poi un terzo principio, che viene denominato
da Damascio hJnwmevnon, Unificato, il quale esprime lÕEssere sia nella sua unita-
rietˆ, poichŽ riceve il carattere dellÕUno dallÕUno-Tutto, sia nella totalitˆ delle
sue parti, essendogli impresso questo carattere dal Tutto-Uno.72 Si tratta di un
principio che risulta, quindi, in qualche modo misto, e che Damascio identifica
con lÕuno-che-• del Parmenide e con lo stesso essere-uno parmenideo. LÕessere
di Parmenide viene cos“, in definitiva, interpretato da Damascio come to;
hJnwmev non, ossia un livello di realtˆ che • s“ unitario, ma non uno in senso pro-
prio e originario, giacchŽ comprende in se stesso la pluralitˆ non dispiegata della
totalitˆ degli enti, sicchŽ lÕessere-uno di Parmenide non • uno, bens“ • reso uno:
esso, in buona sostanza, non • lÕUno, perchŽ • realtˆ intermedia (mevson) fra il
puro Uno e i molti.73
Tirando brevemente le fila di questo rapido resoconto, che ho proposto qui
solo allo scopo di introdurre il discorso pi• specifico sullÕinterpretazione da par-
te di Simplicio della filosofia di Parmenide, non sarˆ forse eccessivamente az-
zardato asserire che esso mostra, in certo qual modo, la storia del tradimento di
Parmenide. ÒIntegrandoÓ e ÒincapsulandoÓ lÕEleate nellÕalveo della tradizione
platonica, i Neoplatonici hanno in un certo senso ÒsalvatoÓ lÕEssere parmenideo

71
M. A BBATE, Parmenide e i neoplatonici cit., p. 223.
72
Cf. D AM ., Pr. II 39,8-25.
73
M. A BBATE, Parmenide e i neoplatonici cit., p. 235.
LÕESSERE-UNO DI PARMENIDE NELLÕIN PHYSICA DI SIMPLICIO 43

identificandolo a diverso titolo con la seconda ipostasi, che da Plotino in poi


viene rigorosamente intesa come uni-molteplice: lÕEssere parmenideo • stato
forzato, per cos“ dire, in una griglia concettuale totalmente estranea alla logica
del Poema, in cui lÕunitˆ dellÕessere viene desunta a partire dalla nozione di
identitˆ pura. Per far questo, i Neoplatonici hanno sfruttato appieno tutte le po-
tenzialitˆ insite nel Parmenide di Platone, interpretato come espressione velata
(dalle ipotesi) della dottrina delle ipostasi, e da un lato hanno identificato
lÕEssere di Parmenide con lÕUno-che-• della seconda ipotesi (mentre dalla prima
ipotesi verrebbe fuori una ÒcriticaÓ a Parmenide), mentre dallÕaltro lato hanno
ÒsfumatoÓ, pur non disconoscendola del tutto, la portata ÒparricidaÓ della critica
al monismo del Sofista. LÕuni-molteplicitˆ del secondo livello di realtˆ ammesso
da Plotino prima e da tutti i Neoplatonici poi, che si incarica di rendere ragione
della molteplicitˆ a partire da un livello originariamente unitario di realtˆ, si de-
linea dunque come una sostanziale rielaborazione, se non addirittura un vero e
proprio rovesciamento, della nozione di Òidentitˆ puraÓ che la prima parte del
Poema di Parmenide esprime nella forma poetica dellÕesametro. Ci sono tutti gli
elementi per parlare, in definitiva, allÕinterno della tradizione neoplatonica, di un
Parmenide trˆdito e di un Parmenide trad“to.

1.4. Simplicio e Parmenide: lÕessere-uno parmenideo quale unificato, intelli-


gibile e uni-molteplice

1.4.1. Parmenide nella storia della filosofia antica secondo Simplicio, in


Physica
Globalmente considerata, la storia della filosofia greca appare a Simplicio
come la storia della ricerca sui principi, ricerca che si • scandita secondo un
doppio orizzonte di riferimento: lÕordine noetico e lÕordine fenomenico.
Questa scansione metodologica costituisce con tutta evidenza una derivazio-
ne, sul piano della metodologia della ricerca, della divisione ontologica operata
da Platone fra il piano dellÕessere intelligibile e il piano dellÕessere sensibile,
soggetto a opinione, il quale, in quanto immagine riflessa dellÕessere in senso
proprio, • in parte essente e in parte non essente, e pertanto intermedio fra
lÕessere e il non-essere. Questa differenziazione che da ontologica diviene meto-
dologica non dˆ luogo in Simplicio, tuttavia, a una ricostruzione critico-
dialettica del pensiero dei predecessori, al modo in cui avviene in Aristotele. Al
contrario, conformemente a uno schema di pensiero che a diverso titolo permea
tutta la filosofia neoplatonica Ð ma i cui prodromi si erano intravisti giˆ nella fa-
se del cosiddetto platonismo di mezzo, e segnatamente in Plutarco di Cheronea Ð
si produce una concezione che potremmo chiamare irenico-sinfonica, nella mi-
sura in cui, come da pi• dÕuno studioso • stato osservato, • presente in Simpli-
cio, per quanto non esplicitamente affermata, una filosofia della storia secondo
2.

RACCOLTA DEI RIFERIMENTI DI SIMPLICIO A PARMENIDE:


TESTO GRECO
2.1. Indice dei riferimenti

1 = in Phys. 6,31-7,15 [Prooemium]

2 = in Phys. 21,13-23,20 [= A RIST., Phys. I 2, 184b15]


3 = in Phys. 25,14-21 [= A RIST., Phys. I 2, 184b15]
4 = in Phys. 28,4-15 [= A RIST., Phys. I 2, 184b15]
5 = in Phys. 28,32-31,17 [= A RIST., Phys. I 2, 184b15]
6 = in Phys. 34,12-27 [= A RIST., Phys. I 2, 184b15]
7 = in Phys. 36,15-37,9 [= A RIST., Phys. I 2, 184b15]
8 = in Phys. 37,12-40,21 [= A RIST., Phys. I 2, 184b15-16]
9 = in Phys. 40,23-41,9 [= A RIST., Phys. I 2, 184b16-17]
10 = in Phys. 45,15-46,8 [= A RIST., Phys. I 2, 184b22-24]
11 = in Phys. 46,11-47,6 [= A RIST., Phys. I 2, 184b25-185a1]
12 = in Phys. 50,26-52,5 [= A RIST., Phys. I 2, 185a5-10]
13 = in Phys. 52,8-53,7 [= A RIST., Phys. I 2, 185a10]
14 = in Phys. 70,3-71,16 [= A RIST., Phys. I 2, 185a17-19]
15 = in Phys. 71,19-73,4 [= A RIST., Phys. I 2, 185a20-21]
16 = in Phys. 75,18-30 [= A RIST., Phys. I 2, 185a20-21]
17 = in Phys. 77,9-80,18 [= A RIST ., Phys. I 2, 185a20-21]
18 = in Phys. 80,20-83,5 [= A RIST., Phys. I 2, 185b5]
19 = in Phys. 86,19-90,22 [= A RIST ., Phys. I 2, 185b5]
20 = in Phys. 92,26-93,5 [= A RIST ., Phys. I 2, 185b25-26]
21 = in Phys. 93,26-29 [= A RIST., Phys. I 2, 185b25-26]
22 = in Phys. 99,7-16 [= A RIST., Phys. I 2, 185b25-26]
23 = in Phys. 99,32-101,24 [= A RIST., Phys. I 2, 185b25-26]

24 = in Phys. 102,20-103,12 [= A RIST ., Phys. I 3, 186a4-13]


25 = in Phys. 107,24-30 [= A RIST., Phys. I 3, 186a13-16]
26 = in Phys. 114,25-115,9 [= A RIST ., Phys. I 3, 186a22-24]
27 = in Phys. 115,11-118,25 [= A RIST ., Phys. I 3, 186a24-25]
28 = in Phys. 118,27-121,25 [= A RIST ., Phys. I 3, 186a25-26]
29 = in Phys. 121,28-122,32 [= A RIST ., Phys. I 3, 186a32-34]
30 = in Phys. 124,33-126,13 [= A RIST., Phys. I 3, 186a32-34]
31 = in Phys. 126,16-127,14 [= A RIST., Phys. I 3, 186b12-14]
32 = in Phys. 127,17-128,2 [= A RIST ., Phys. I 3, 186b14-15]
33 = in Phys. 131,12-132,8 [= A RIST ., Phys. I 3, 186b14-15]
34 = in Phys. 133,21-29 [= A RIST., Phys. I 3, 186b14-15]
92 I.A. LICCIARDI - PARMENIDE TRËDITO, PARMENIDE TRADíTO

35 = in Phys. 133,31-138,2 [= A RIST., Phys. I 3, 187a1]


36 = in Phys. 138,3-28 [= A RIST., Phys. I 3, 187a1]
37 = in Phys. 139,24-140,26 [= A RIST., Phys. I 3, 187a1]
38 = in Phys. 141,8-11 [= A RIST., Phys. I 3, 187a1]
39 = in Phys. 142,28-148,24 [= A RIST., Phys. I 3, 187a1]

40 = in Phys. 148,26-149,3 [= A RIST., Phys. I 4, 187a12]


41 = in Phys. 161,23-162,29 [= A RIST., Phys. I 4, 187a26-31]

42 = in Phys. 179,22-180,13 [= A RIST ., Phys. I 5, 188a19-27]


43 = in Phys. 188,13-190,20 [= A RIST., Phys. I 5, 188b30-189a9]

44 = in Phys. 235,12-236,12 [= A RIST., Phys. I 8, 191a23-31]

45 = in Phys. 242,17-244,21 [= A RIST., Phys. I 9, 191b35-192a1]

46 = in Phys. 274,18-26 [= A RIST., Phys. II 1, 193a9-28]

47 = in Phys. 402,9-18 [= A RIST., Phys. III 1, 200b32-201a3]


48 = in Phys. 420,3-17 [= A RIST., Phys. III 1, 201a25-27]

49 = in Phys. 502,3-12 [= A RIST., Phys. III 6, 206b33-207a18]

50 = in Phys. 560,11-561,36 [= A RIST., Phys. IV 3, 210b18-22]

51 = in Phys. 649,35-650,14 [= A RIST., Phys. IV 6, 213b4-15]

52 = in Phys. 894,12-22 [= A RIST ., Phys. V 4, 228b11-15]

53 = in Phys. 1194,24-1195,25 [= A RIST., Phys. VIII 3, 253a32-b6]


2.2. Premessa al testo greco

Qui di seguito si propone il testo greco dei passi del Commentario di Simpli-
cio alla Fisica di Aristotele in cui il Commentatore parla di Parmenide. Tale te-
sto • tratto dal Thesaurus Linguae Graecae (University of Irvine), che riproduce
Simplicii in Aristotelis Physicorum libros quattuor priores commentaria, edidit
H. DIELS, Berlin 1882, e Simplicii in Aristotelis Physicorum libros quattuor po-
steriores commentaria, edidit H. DIELS, Berlin 1895. Per quanto riguarda la di-
sposizione del testo ci si • uniformati al testo stampato del commentario di Sim-
plicio, utilizzando dunque le caratteristiche formali che indico qui di seguito.
Il lettore troverˆ alcune porzioni di testo espanse: queste corrispondono a ci-
tazioni di Aristotele, che sono presentate in un formato espanso giˆ nellÕedizione
stampata di Diels. I testi sono numerati di seguito e in grassetto preceduti dalla
lettera T(esto). Sono indicate, fra parentesi quadre, la pagina e la linea dellÕed.
Diels. Le parentesi quadre sono impiegate, oltre che per contenere i numeri di
pagina e di linea, anche per includere tutti quegli elementi presenti nel testo gre-
co stabilito da Diels Ð termini o intere espressioni Ð che sono da espungere. Le
proposte di espunzione sono talvolta quelle suggerite dallo stesso Diels; i casi
diversi sono opportunamente segnalati. Le parentesi tonde e tutti gli altri segni
diacritici, quali ad esempio rasurae, cruces, asterischi, e via dicendo, riproduco-
no quelli giˆ presenti nellÕed. Diels.
Pochissimi sono gli interventi sul testo che vengono proposti, e sono tutti se-
gnalati in nota. A questo proposito, lÕindicazione dei manoscritti segue le sigle
che Diels ha attribuito a ciascun manoscritto. Per comoditˆ del lettore forniamo
qui di seguito le sigle dei manoscritti con le rispettive corrispondenze, come si
legge in H. D IELS, Simplicii in Aristotelis Physicorum libros quattuor priores
commentaria cit., pp. XII-XXI: A = Marcianus 226; B = Laurentianus LXXXV
1; C = Riccardianus 18; D = Laurentianus LXXXV 2; E = Marcianus 229; F =
Marcianus 227; GI = Marcianus 219; GII = Marcianus 220; GIII-VII = Marciani
Cl. IV; HI = Ambrosianus E 4; HII = Ambrosianus C 232; HIII = Ambrosianus A
64; II = Baroccianus 152; III = Baroccianus 79; IIII = Collegii Novi 244; KI =
Neapolitanus III E 1 (323); KII = Neapolitanus III D 7 (291); LI = Vaticanus
256; LII = Vaticanus 614; LIII = Vaticanus 307; LIV = Vaticanus 1025; LV = Va-
ticanus 1463; LVI = Vaticanus 1028; M = Palatinus Vaticanus 366; N = Palati-
nus Vaticanus 237; P = Parisinus 1908; Q = Parisinus 1907; R = Parisinus
2063; S = Parisinus 1947; T = Matritensis Bibliothecae nationalis 35; V = Ma-
tritensis Bibliothecae nationalis 15; X = Angelicanus II C 14; Y = Vindobonen-
sis phil. gr. 110; Z = Vindobonensis phil. gr. 75; a = Aldinum exemplum. Si ri-
94 I.A. LICCIARDI - PARMENIDE TRËDITO, PARMENIDE TRADíTO

manda al Supplementum praefationis per la descrizione dettagliata di ciascun


codice.
Per ogni testo verrˆ indicata prima la porzione di testo del commento di Sim-
plicio e poi, compreso fra parentesi quadre, il lemma di Aristotele che • oggetto
del commento; nel caso di T 3, ad esempio, lÕindicazione sarˆ: in Phys. 25,14-21
[= A RIST., Phys. I 2, 184b15].
2.3. Testo greco

T1

in Phys. 6,31-7,15 [Prooemium]

tw'n ga;r pro; tou' Plavtwno" filosofhsavntwn oiJ me;n peri; Qalh'n kai;
!Anaxivmandron kai; tou;" toiouvtou", a{te prwvtw" tovte meta; to;n kata-
klusmo;n kai; th;n tw'n ajnagkaivwn peripoivhsin filosofiva" ajrxamevnh" ejn th/'
ïEllavdi, ta;" tw'n fuvsei ginomevnwn [35] aijtiva" zhtou'nte" a{te kavtwqen ajr-
covmenoi ta;" uJlika;" kai; stoiceiwvdei" ajrca;" ejqeavsanto kai; ejxevfhnan aj-
diorivstw" wJ" pavntwn tw'n o[ntwn ta;" ajrca;" ejkfaivnonte". [7,1] Xenofavnh"
de; oJ Kolofwvnio" kai; oJ touvtou maqhth;" Parmenivdh" kai; oiJ Puqagovreioi
telewtavthn me;n periv te tw'n fusikw'n kai; tw'n uJpe;r th;n fuvsin, ajll! aijnig-
matwvdh th;n eJautw'n filosofivan paradedwvkasin. !Anaxagovra" de; oJ Klazo-
mevnio" ejpevsthse me;n poihtiko;n ai[tion to;n nou'n, ejn de; tai'" [5] aijtiolo-
giv ai" ojlivgista aujtw/' prosecrhvsato, wJ" oJ ejn Faivdwni Swkravth" ejpev-
skhye. kai; i[sw" oujde;n a[topon tou'to. kai; ga;r kai; oJ Tivmaio" aujtov" te kai;
o}n oJ Plavtwn uJpekrivnato kaivtoi poihtiko;n kai; paradeigmatiko;n kai; te-
liko;n ai[tion tw'n ginomevnwn prou>poqevmenoi, o{mw" ta;" tw'n swmatikw'n
aijtivwn ajpodovsei" ajpov te tw'n ejpipevdwn kai; tw'n schmavtwn kai; o{lw" ajpo;
th'" tw'n [10] stoiceivwn fuvsew" ejpoihvsanto. plh;n o{ ge Plavtwn tav te tw'n
Puqagoreivwn kai; tw'n !Eleatikw'n ejpi; to; safevsteron proagagw;n tav te
uJpe;r th;n fuvsin ejxuvmnhsen ajxivw" kajn toi'" fusikoi'" kai; genhtoi'" ta;"
stoiceiwvdei" ajrca;" tw'n a[llwn dievkrine kai; stoicei'a prw'to" aujto;"
wjnovmase ta;" toiauvta" ajrcav", wJ" oJ Eu[dhmo" iJstorei', kai; to; poihtiko;n
ai[tion kai; to; teliko;n kai; e[ti pro;" [15] touvtw/ to; paradeigmatikovn, ta;"
ijdeva", aujto;" qeasavmeno" dievkrine.

T2

in Phys. 21,13-23,20 [= A RIST., Phys. I 2, 184b15] !Anavgkh de; h[toi mivan


ei\nai th;n ajrch;n h] pleivou".

o{ti dev eijsin ajrcai; tw'n fusikw'n pavnte" sumfwnou'nte" oiJ fusikoiv,
tivne" eijsi;n au|tai zhtou'si. kai; ga;r tou;" peri; [15] tou' o[nto" zhtou'nta"
peri; th'" ajrch'" tou' o[nto" zhtei'n fhsin. oiJ ga;r peri; ta;" ajrca;" filoso-
96 I.A. LICCIARDI - PARMENIDE TRËDITO, PARMENIDE TRADíTO

fou'nte" wJ" o[ntwn ajrca;" ejzhvtoun, kai; oiJ me;n ajdiorivstw", ouj diakrivnonte"
ta; fusika; ajpo; tw'n uJpe;r fuvsin, oiJ de; diakrivnonte" mevn, w{sper oi{ te
Puqagovreioi kai; Xenofavnh" kai; Parmenivdh" kai; !Empedoklh'" kai;
!Anaxagovra", th/' de; ajsafeiva/ lanqavnonte" tou;" pollouv". dio; kai;
!Aristotevlh" [20] wJ" pro;" to; fainovmenon ajntilevgei, toi'" ejpipolaivw"
ejklambavnousi bohqw'n. a{ma de; tw/' toiavsde h] tosavsde ei\nai sunapodeivknu-
tai kai; to; ei\nai o{lw" ajrcav". wJ" ou\n oujsw'n ajrcw'n deivxa" o{ti ajnagkaiva
ejsti;n hJ peri; tw'n ajrcw'n gnw'si" kai; to;n trovpon th'" ejp! aujta;" ejfovdou par-
adou;" eu[logon oi[etai mh; provteron to; auJtw/' dokou'n peri; tw'n ajrcw'n
ejkfh'nai pri;n ta;" tw'n palaiotevrwn [25] ejpiskevyasqai dovxa". kai; labw;n
ajxivwma diairetiko;n to; m i v a n e i \ n a i t h ; n a j r c h ; n h] pollav" (ajnavgkh
ga;r dia; to; th'" ajntifavsew" ajxivwma mivan h] ouj mivan ei\nai, eij de; mh; miva, pol-
laiv), k a i ; e i j m i v a , fhsivn, ajnavgkh pavlin tauvthn h ] a j k i v n h t o n h ]
k i n o u m e v n h n e i \ n a i , uJpobavllei loipo;n toi'" th'" diairevsew" tmhvmasi
ta;" prokatabeblhmevna" dovxa". h] ga;r miva kai; ajkivnhto", wJ" Parmenivdh"
[30] ejdovkei levgein kai; Mevlisso", h] miva kai; kinoumevnh, w{sper oiJ fusikoiv.
e i j d e ; p l e i v o u " , h ] p e p e r a s m e v n a " tw/' ajriqmw/' h ] a j p e i v r o u "
kai; eij me;n peperasmevna", h] duvo h] trei'" h] kat!
a [ l l o n t i n a ; a j r i q m o ; n wJrismevna": eij de; ajpeivrou", h] oJmogenei'" h] kai;
toi'" gevnesin ajntikeimevna". dunatou' de; o[nto" kai; tou;" mivan levgonta" eij"
to; a[peiron kai; to; peperasmevnon [35] dielei'n, kai; tou;" polla;" eij" »to;¼ ki-
noumevna" h] ajkinhvtou", Òto; oijkeiovteron, [22,1] fhsi;n oJ !Alevxandro",
eJka tevrw/ tw'n ejk th'" diairevsew" uJpevtaxen.Ó Oijkeiovteron de; th/' me;n mia/' to;
kinei'sqai h] mhv, tai'" de; pollai'" to; peperasmevnon h] a[peiron. ijstevon de;
o{ti proelqw;n ejn toi'" pro;" aujtou;" lovgoi" meta; to; pro;" Mevlisson kai;
Parmenivdhn ajnteipei'n tou;" fusikou;" kaloumevnou" proceirisavmeno" [5]
ou{tw" diei'len: h] e}n to; o]n levgousin h[toi to; stoicei'on, h] e}n kai; pollav: e}n
mevn, eij tw'n triw'n ti stoiceivwn h] to; metaxuv, e}n de; kai; pollav, wJ"
!Anaxagovra" kai; !Empedoklh'", tavttei de; kai; Dhmovkriton ejn touvtoi" to;
keno;n levgonta kai; ta;" ajtovmou".
!Episth'sai de; crhv, o{ti a[llo mevn ejsti to; kata; plh'qo" a[peiron kai; pe-
perasmevnon, [10] o} toi'" polla;" levgousi ta;" ajrca;" oijkei'on h\n, a[llo de; to;
kata; mevgeqo" a[peiron h] peperasmevnon, o{per kai; ejxetavzei ejn toi'" pro;"
Mevlisson kai; Parmenivdhn lovgoi" kai; pro;" !Anaxivmandron kai;
!Anaximevnhn aJrmovzei, e}n me;n a[peiron de; tw/' megevqei to; stoicei'on
uJpoqemevnou". kai; to; kinouvmenon de; kai; ajkivnhton kai; toi'" mivan kai; toi'"
pleivona" levgousin ajrca;" aJrmovttei pro;" [15] diaivresin. toigarou'n kai;
Eu[dhmo" ÒwJ" a[n, fhsivn, uJpavrcwsin aiJ ajrcaiv, h[toi kinou'ntai h] ajkivnhtoiv
eijsin.Ó ajlla; tou'to me;n to; diairetiko;n parh'ken oJ !Aristotevlh" dia; to;
mhde; gegonevnai dovxan polla;" kai; ajkinhvtou" ta;" ajrca;" levgousan. to; de;
peperasmevnon kai; a[peiron ejpi; th'" mia'" dia; suntomivan nu'n paradramei'n
e[oiken: ejn gou'n toi'" pro;" Parmenivdhn wJ" ei\pon kai; Mevlisson [20] lovgoi"
RIFERIMENTI DI SIMPLICIO A PARMENIDE - TESTO GRECO 97

kai; tau'ta basanivzei. a[meinon de; i[sw" ejk telewtevra" diairevsew" ta;"
dovxa" pavsa" perilabovnta" ou{tw toi'" tou' !Aristotevlou" ejpelqei'n.
!Anavgkh toivnun th;n ajrch;n h] mivan ei\nai h] ouj mivan, taujto;n de; eijpei'n
pleivou", kai; eij mivan, h[toi ajkivnhton h] kinoumevnhn. kai; eij ajkivnhton h[toi
a[peiron, wJ" Mevlisso" oJ Savmio" dokei' levgein, h] peperasmevnhn, wJ" Par-
menivdh" [25] Puvrhto" !Eleavth", ouj peri; fusikou' stoiceivou levgonte"
ou|toi, ajlla; peri; tou' o[ntw" o[nto". mivan de; th;n ajrch;n h[toi e}n to; o]n kai; pa'n
kai; ou[te peperasmevnon ou[te a[peiron ou[te kinouvmenon ou[te hjremou'n
Xenofavnhn to;n Kolofwvnion to;n Parmenivdou didavskalon uJpotivqesqaiv
fhsin oJ Qeovfrasto" oJmologw'n eJtevra" ei\nai ma'llon h] th'" peri; fuvsew"
iJstoriva" th;n [30] mnhvmhn th'" touvtou dovxh": to; ga;r e}n tou'to kai; pa'n to;n
qeo;n e[legen oJ Xenofavnh": o}n e{na me;n deivknusin ejk tou' pavntwn kravtiston
ei\nai. Pleiovnwn gavr, fhsivn, o[ntwn oJmoivw" uJpavrcein ajnavgkh pa'si to;
kratei'n: to; de; pavntwn kravtiston kai; a[riston qeov". ajgevnhton de; ejdeivknu-
en ejk tou' dei'n to; ginovmenon [23,1] h] ejx oJmoivou h] ejx ajnomoivou givnesqai:
aj lla; to; me;n o{moion ajpaqev" fhsin uJpo; tou' oJmoivou: oujde;n ga;r ma'llon gen-
na'n h] genna'sqai proshvkei to; o{moion ejk tou' oJmoivou: eij de; ejx ajnomoivou
givnoito, e[stai to; o]n ejk tou' mh; o[nto". kai; ou{tw" ajgevnhton kai; ajivdion ejdeiv-
knu. ou[te de; a[peiron ou[te peperasmevnon [5] ei\nai, diovti a[peiron me;n to;
mh; o]n wJ" ou[te ajrch;n e[con ou[te mevson ou[te tevlo", peraivnein de; pro;"
a[llhla ta; pleivw. paraplhsivw" de; kai; th;n kivnhsin ajfairei' kai; th;n
hjremivan. aj kivnhton me;n ga;r ei\nai to; mh; o[n: ou[te ga;r a]n eij" aujto; e{teron
ou[te aujto; pro;" a[llo ejlqei'n: kinei'sqai de; ta; pleivw tou' eJnov": e{teron ga;r
eij" e{teron metabavllein, w{ste kai; o{tan ejn taujtw/' [10] mevnein levgh/ kai; mh;
kinei'sqai
ajei; d! ejn taujtw/' mivmnei kinouvmenon oujdevn,
oujde; metevrcesqaiv min ejpiprevpei a[llote a[llh/,
ouj kata; th;n hjremivan th;n ajntikeimevnhn th/' kinhvsei mevnein aujtov fhsin,
ajlla; kata; th;n ajpo; kinhvsew" kai; hjremiva" ejxh/rhmevnhn monhvn. Nikovlao" de;
oJ [15] Damaskhno;" wJ" a[peiron kai; ajkivnhton levgonto" aujtou' th;n ajrch;n ejn
th/' Peri; qew'n ajpomnhmoneuvei, !Alevxandro" de; wJ" peperasmevnon aujto; kai;
sfairoeidev": ajll! o{ti me;n ou[te a[peiron ou[te peperasmevnon aujto; deiv-
knusin, ejk tw'n proeirhmevnwn dh'lon: peperasmevnon de; kai; sfairoeide;"
aujto; dia; to; pantacovqen o{moion levgein. kai; pavnta noei'n dev fhsin aujto;
levgwn
ajll! ajpavneuqe povnoio novou freni; pavnta kradaivnei. [20]
98 I.A. LICCIARDI - PARMENIDE TRËDITO, PARMENIDE TRADíTO

T3

in Phys. 25,14-21 [= A RIST., Phys. I 2, 184b15, cf. T 2].

Tw'n de; pleivou" legovntwn oiJ me;n peperasmevna", oiJ de; ajpeivrou" e[qento
[15] tw/' plhvqei ta;" ajrcav". kai; tw'n peperasmevna" oiJ me;n duvo, wJ" Parme-
nivdh" ejn toi'" pro;" dovxan pu'r kai; gh'n (h] ma'llon fw'" kai; skovto") h] wJ" oiJ
Stwikoi; qeo;n kai; u{lhn, oujc wJ" stoicei'on dhlonovti to;n qeo;n levgonte", ajll!
wJ" to; me;n poiou'n to; de; pavscon: oiJ de; trei'", wJ" u{lhn kai; ta; ejnantiva
!Aristotevlh": oiJ de; tevttara", wJ" !Empedoklh'" oJ !Akraganti'no", ouj polu;
[20] katovpin tou' !Anaxagovrou gegonwv", Parmenivdou de; zhlwth;" kai;
plhsiasth;" kai; e[ti ma'llon tw'n Puqagoreivwn.

T4

in Phys. 28,4-15 [= A RIST., Phys. I 2, cf. T 2].

Leuvkippo" de; oJ !Eleavth" h] Milhvsio" (ajmfotevrw" ga;r levgetai peri; [5]


aujtou') koinwnhvsa" Parmenivdh/ th'" filosofiva", ouj th;n aujth;n ejbavdise
Parmenivdh/ kai; Xenofavnei peri; tw'n o[ntwn oJdovn, ajll! wJ" dokei' th;n ejnan-
tiv an. ejkeivnwn ga;r e}n kai; ajkivnhton kai; ajgevnhton kai; peperasmevnon
poiouvntwn to; pa'n, kai; to; mh; o]n mhde; zhtei'n sugcwrouvntwn, ou|to" a[peira
kai; ajei; kinouvmena uJpevqeto stoicei'a ta;" ajtovmou" kai; tw'n ejn aujtoi'"
schmavtwn a[peiron [10] to; plh'qo" dia; to; mhde;n ma'llon toiou'ton h]
toiou'ton ei\nai »tauvthn ga;r¼ kai; gevnesin kai; metabolh;n ajdiavleipton ejn
toi'" ou\si qewrw'n. e[ti de; oujde;n ma'llon to; o]n h] to; mh; o]n uJpavrcein, kai;
ai[tia oJmoivw" ei\nai toi'" ginomevnoi" a[mfw. th;n ga;r tw'n ajtovmwn oujsivan
nasth;n kai; plhvrh uJpotiqevmeno" o]n e[legen ei\nai kai; ejn tw/' kenw/' fevresqai,
o{per mh; o]n ejkavlei kai; oujk e[latton [15] tou' o[nto" ei\naiv fhsi.

T5

in Phys. 28,32-31,17 [= A RIST., Phys. I 2, 184b15, cf. T 2].

Ouj crh; de; tou;" tosauvth" ajkouvonta" diafora'" nomivzein ejnantiologiva"


ei\nai tauvta" tw'n filosofhsavntwn, o{per tine;" tai'" iJstorikai'" movnai"
ajnagrafai'" ejntugcavnonte" kai; mhde;n tw'n legomevnwn sunievnte" ojneidivzein
ejpiceirou'si, [29,1] kaivtoi murivoi" scivsmasin aujtoi; katescismevnoi ouj pe-
ri; ta;" fusika;" ajrcav" (touvtwn ga;r oujde; o[nar ejpai?ousin), ajlla; peri; th;n
kaqaivresin th'" qeiva" uJperoch'". oujde;n de; i[sw" cei'ron ojlivgon parekbavnta
RIFERIMENTI DI SIMPLICIO A PARMENIDE - TESTO GRECO 99

toi'" filomaqestevroi" ejpidei'xai, pw'" kaivtoi diafevresqai dokou'nte" oiJ


palaioi; peri; ta;" [5] tw'n ajrcw'n dovxa", ejnarmonivw" o{mw" sumfevrontai. kai;
ga;r oiJ me;n peri; th'" nohth'" kai; prwvth" ajrch'" dielevcqhsan, wJ" Xenofavnh"
te kai; Parmenivdh" kai; Mevlisso", oJ me;n Xenofavnh" kai; Parmenivdh" e}n lev-
gonte" kai; peperasmevnon. ajnavgkh ga;r to; e}n tou' plhvqou" prou>pavrcein
kai; to; pa'sin o{rou kai; pevrato" ai[tion kata; to; pevra" ma'llon h[per kata;
th;n ajpeirivan ajforivzesqai [10] kai; to; pavnth/ tevleion to; tevlo" to; oijkei'on
ajpeilhfo;" peperasmevnon ei\nai, ma'llon de; tevlo" tw'n pavntwn, wJ" kai;
ajrchv: to; ga;r ajtele;" ejndee;" o]n ou[pw pevra" ajpeivlhfen. plh;n oJ me;n
Xenofavnh" wJ" pavntwn ai[tion kai; pavntwn uJperanevcon kai; kinhvsew" aujto;
kai; hjremiva" kai; wJ" pavsh" ajntistoiciva" ejpevkeina tivqhsin, w{sper kai; oJ
Plavtwn ejn th/' prwvth/ uJpoqevsei Parmenivdou: [15] oJ de; Parmenivdh" to; kata;
ta; aujta; kai; wJsauvtw" e[con aujtou' kai; pavsh" metabolh'", tavca de; kai; ejner-
geiva" kai; dunavmew", ejpevkeina qeasavmeno" ajkivnhton aujto; ajnumnei' kai; mov-
non wJ" pavntwn ejxh/rhmevnon
oi\on, ajkivnhton televqei, tw/' pavnt! o[nom! ei\nai.
Mevlisso" de; to; me;n ajmetavblhton oJmoivw" kai; aujto;" ejqeavsato, kata; de;
to; [20] ajnevkleipton th'" oujsiva" kai; to; a[peiron th'" dunavmew" a[peiron
aujto; ajpefhvnato w{sper kai; ajgevnhton: dhloi' de; hJ peri; th'" ajpeiriva" ajpov-
deixi" kata; tauvthn genomevnh th;n e[nnoian. fhsi; gavr: Òo{te toivnun oujk ejgev-
neto e[sti te kai; ajei; h\n kai; e[stai kai; ajrch;n oujk e[cei oujde; teleuthvn, ajll!
a[peirovn ejstin: eij me;n ga;r ejgevneto, ajrch;n a]n ei\cen (h[rxato ga;r a[n pote
ginovmenon) kai; [25] teleuthvn (ejteleuvthse ga;r a[n). o{te de; mhvte h[rxato
mhvte ejteleuvthsen ajeiv te h\n, oujk e[cei ajrch;n oujde; teleuthvn »ajlla;
a[peiron¼.Ó ou{tw" me;n ou\n eij" to; kata; crovnon a[narcon kai; ajteleuvthton
kai; ajei; o]n oJ Mevlisso" ajpidw;n a[peiron ajpefhvnato. to; de; toiou'ton kai; oJ
Parmenivdh" aujtw/' marturei' levgwn di! aujtw'n scedo;n tw'n rJhmavtwn
wJ" ajgevnhton ejo;n kai; ajnwvleqrovn ejstin, [30,1]
ou\lon mounogenev" te kai; ajtreme;" hjd! ajtevleston
oujdev pot! h\n oujd! e[stai, ejpei; nu'n e[stin oJmou' pa'n.
ou{tw me;n ou\n kai; ou|to" wJ" ajnevkleipton kai; wJ" ajgevnhton kai; a[peiron
ejpw'n [5] ei\naiv fhsi. th;n de; tou' pevrato" e[nnoian di! ejkeivnwn ejdhvlwse tw'n
taujtovn t! ejn taujtw/' te mevnon kaq! eJautov ‹teÌ kei'tai.
ou{tw" e[mpedon au\qi mevnei: kraterh; ga;r ajnavgkh
peivrato" ejn desmoi'sin e[cei, tov min ajmfi;" ejevrgei,
ou{neken oujk ajteleuvthton to; ejo;n qevmi" ei\nai:
e[sti ga;r oujk ejpideuev": mh; ejo;n de; a]n panto;" ejdei'to. [10]
eij ga;r o[n ejsti kai; oujci; mh; o[n, ajnendeev" ejstin, ajnendee;" de; o]n tevleiovn
ejsti, tevleion de; o]n e[cei tevlo" kai; oujk e[stin ajteleuvthton, tevlo" de; e[con
pevra" e[cei kai; o{ron. ou{tw" me;n ou\n oujdemiva kata; ta;" ejnnoiva" tw'n ajndrw'n
touvtwn gevgonen ejnantivwsi" ejn oi|" peri; tou' aujtou' levgousi. metelqw;n de;
100 I.A. LICCIARDI - PARMENIDE TRËDITO, PARMENIDE TRADíTO

[15] ajpo; tw'n nohtw'n ejpi; ta; aijsqhta; oJ Parmenivdh", h[toi ajpo; ajlhqeiva" wJ"
aujtov" fhsin ejpi; dovxan, ejn oi|" levgei
ejn tw/' soi pauvw pisto;n lovgon hjde; novhma
ajmfi;" ajlhqeivh", dovxa" d! ajpo; tou'de broteivou"
mavnqane, kovsmon ejmw'n ejpevwn ajpathlo;n ajkouvwn,
[20] tw'n genhtw'n ajrca;" kai; aujto;" stoiceiwvdei" me;n th;n prwvthn ajn-
tiv qesin e[qeto, h}n fw'" kalei' kai; skovto" ‹h]Ì pu'r kai; gh'n h] pukno;n kai; aj-
raio;n h] taujto;n kai; e{teron, levgwn ejfexh'" toi'" provteron parakeimevnoi"
e[pesi
morfa;" ga;r katevqento duvo gnwvmai" ojnomavzein,
tw'n mivan ouj crewvn ejstin, ejn w/| peplanhmevnoi eijsivn:
ajntiva d! ejkrivnanto devma" kai; shvmat! e[qento [25]
cwri;" ajp! ajllhvlwn, th/' me;n flogo;" aijqevrion pu'r
h[pion to; mevg! ajraio;n ejlafrovn, eJautw/' pavntose twjutovn,
tw/' d! eJtevrw/ mh; twjutovn: ajta;r kajkei'no kat! aujto; [31,1]
tajntiva, nuvkt! ajdah', pukino;n devma" ejmbriqev" te.
kai; dh; kai; katalogavdhn metaxu; tw'n ejpw'n ejmfevretaiv ti rJhseivdion wJ"
aujtou' Parmenivdou e[con ou{tw": Òejpi; tw/'dev ejsti to; ajraio;n kai; to; qermo;n
kai; to; [5] favo" kai; to; malqako;n kai; to; kou'fon, ejpi; de; tw/' puknw/' wjnovmas-
tai to; yucro;n kai; oJ zovfo" kai; sklhro;n kai; baruv: tau'ta ga;r ajpekrivqh
eJkatevrw" eJkavtera.Ó ou{tw safw'" ajntivqeta duvo stoicei'a e[labe: dio;
provteron e}n to; o]n duv! e[gnw, kai; peplanh'sqai dev fhsi tou;" th;n ajntivqesin
tw'n th;n gevnesin sunistwvntwn stoiceivwn mh; sunorw'nta" h] mh; safw'"
aj pokaluvptonta": w/|per [10] kai; !Aristotevlh" ajkolouqw'n ajrca;" e[qeto ta;
ejnantiva. kai; poihtiko;n de; ai[tion ouj swmavtwn movnon tw'n ejn th/' genevsei
aj lla; kai; ajswmavtwn tw'n th;n gevnesin sumplhrouvntwn safw'" paradevdwken
oJ Parmenivdh" levgwn
aiJ d! ejpi; tai'" nuktov", meta; de; flogo;" i{etai ai\sa.
ejn de; mevsw/ touvtwn daivmwn h} pavnta kuberna/':
pavnta ga;r stugeroi'o tovkou kai; mivxio" a[rcei [15]
pevmpous! a[rseni qh'lu mige;n tov t! ejnantivon au\qi"
a[rsen qhlutevrw/.

T6

in Phys. 34,12-27 [= A RIST., Phys. I 2, 184b15, cf. T 2].

plh;n o{ti kai; ou|to" oujde;n ejnantivon Parmenivdh/ kai; Melivssw/ fqevgge-
tai, ajllav ge thvn te stoiceiwvdh ajntivqesin wJ" kai; Parmenivdh" ejqeavsato
kai; poihtiko;n [15] ai[tion ejkei'no" me;n e}n koino;n th;n ejn mevsw/ pavntwn
RIFERIMENTI DI SIMPLICIO A PARMENIDE - TESTO GRECO 101

iJdrumevnhn kai; pavsh" genevsew" aijtivan daivmona tivqhsin, ou|to" de; kai; ejn
toi'" poihtikoi'" aijtivoi" th;n ajntivqesin ejqeavsato.
!Anaxagovra" de; oJ Klazomevnio" e[oike tw'n eijdw'n pavntwn tritth;n
qeavsasqai th;n diaforavn, th;n me;n kata; th;n nohth;n e{nwsin sunh/rhmevnhn,
o{tan [20] levgh/ ÒoJmou' pavnta crhvmata h\n a[peira kai; plh'qo" kai;
smikrovthtaÓ. kai; pavlin fhsiv Òpri;n de; ajpokriqh'nai tau'ta pavntwn oJmou'
ejovntwn oujde; croih e[ndhlo" h\n oujdemiva: ajpekwvlue ga;r hJ suvmmixi" aJpavntwn
crhmavtwn tou' dierou' kai; tou' xhrou' kai; tou' qermou' kai; tou' yucrou' kai;
tou' lamprou' kai; tou' zoferou' kai; gh'" pollh'" ejneouvsh" kai; spermavtwn
ajpeivrwn plhvqou" [25] oujde;n ejoikovtwn ajllhvloi". touvtwn de; ou{tw" ejcovntwn
ejn tw/' suvmpanti crh; dokei'n ejnei'nai pavnta crhvmataÓ. kai; ei[h a]n to; suvmpan
tou'to ‹to;Ì tou' Parmenivdou e}n o[n.

T7

in Phys. 36,15-37,9 [= A RIST., Phys. I 2, 184b15, cf. T 2].

[15] Ou{tw" ou\n oiJ me;n eij" nohtovn, oiJ de; eij" aijsqhto;n diavkosmon ajfor-
w'nte", kai; oiJ me;n ta; prosech' stoicei'a tw'n swmavtwn, oiJ de; ta;
ajrcoeidevstera zhtou'nte", kai; oiJ me;n merikwvteron, oiJ de; oJlikwvteron th'"
stoiceiwvdou" fuvsew" katadrattovmenoi, kai; oiJ me;n ta; stoicei'a movnon, oiJ
de; pavnta ta; ai[tia kai; sunaivtia zhtou'nte" diavfora me;n levgousi fusiolo-
gou'nte", ouj mh;n ejnantiva [20] tw/' krivnein ojrqw'" dunamevnw/. kai; aujto;" de; oJ
!Aristotevlh" oJ ta;" diafwniva" aujtw'n ejpideiknuvnai dokw'n ejrei' proelqw;n
ojlivgon o{ti Òdiafevrousin ajllhvlwn tw/' tou;" me;n provtera, tou;" de; u{stera
lambavnein, kai; tou;" me;n gnwrimwvtera kata; to;n lovgon, tou;" de; kata; th;n
ai[sqhsinÓ. Òw{ste, fhsiv, taujta; levgein pw" kai; e{tera ajllhvlwnÓ. ajlla;
tau'ta me;n dia; tou;" eujkovlw" diafwnivan [25] ejgkalou'nta" toi'" palaioi'"
ejpi; plevon hjnagkavsqhmen mhku'nai. ejpeidh; de; kai; !Aristotevlou" ejlevgcon-
to" ajkousovmeqa ta;" tw'n protevrwn filosovfwn dovxa" kai; pro; tou'
!Aristotevlou" oJ Plavtwn tou'to faivnetai poiw'n kai; pro; ajmfoi'n o{ te Par-
menivdh" kai; Xenofavnh", ijstevon o{ti tw'n ejpipolaiovteron ajkrowmevnwn
ou|toi khdovmenoi to; fainovmenon a[topon ejn toi'" lovgoi" aujtw'n [30]
dielevgcousin, aijnigmatwdw'" eijwqovtwn tw'n palaiw'n ta;" eJautw'n ajpofaivn-
esqai gnwvma". dhloi' de; oJ Plavtwn qaumavzwn ou{tw" to;n Parmenivdhn, o}n
dielevgcein dokei', kai; baqevo" kolumbhtou' dei'sqai levgwn th;n diavnoian
aujtou'. [37,1] kai; !Aristotevlh" de; to; bavqo" aujtou' th'" sofiva" uJponow'n
faivnetai, o{tan levgh/ ÒParmenivdh" de; ‹ma'llon blevpwnÌ e[oikev pou levgeinÓ.
kai; ou|toi ou\n pote; me;n to; paraleleimmevnon ajnaplhrou'nte", pote; de; to;
ajsafw'" eijrhmevnon safhnivzonte", pote; de; to; ejpi; tw'n nohtw'n eijrhmevnon wJ"
mh; dunavmenon toi'" [5] fusikoi'" ejfarmovttein diakrivnonte" wJ" ejpi; tw'n e}n
102 I.A. LICCIARDI - PARMENIDE TRËDITO, PARMENIDE TRADíTO

to; o]n kai; ajkivnhton legovntwn, pote; de; ta;" eujkovlou" ejkdoca;" tw'n ejpipo-
laiotevrwn proanastevllonte", ou{tw" ejlevgcein dokou'si. kai; peirasovmeqa
touvtoi" kai; hJmei'" ejfistavnein ejn tai'" pro;" e{kaston tou' !Aristotevlou"
ajntilogivai". ajlla; ajnalhptevon pavlin th;n !Aristotevlou" levxin kai; ta; ejn
aujth/' legovmena diarqrwtevon.

T8

in Phys. 37,12-40,21 [= A RIST., Phys. I 2, 184b15-16] !Anavgkh de; h[toi


mivan ei\nai th;n ajrch;n h] pleivou", kai; eij mivan, h[toi ajkivnhton w{" fhsi Par-
menivdh" kai; Mevlisso" [É].

ïO !Alevxandrov" fhsin o{ti Òeijpw;n dei'n ajpo; tw'n hJmi'n gnwrimwtevrwn


poiei'sqai th;n ajrch;n, ou{tw" kai; poiei': h[rxato ga;r ajpo; diairetikou' te-
leiv ou kai; ejnargou'" kai; pa'si fanerou'. tiv ga;r th'" ajntifavsew" ejnargevs-
teron th'" [15] legouvsh" mivan h] ouj mivan toutevsti pleivou"ÉÓ ajll! o{ti me;n
ajpo; diairetikou' ejnargou'" h[rxato, kalw'" ei[rhtai, ouj mevntoi tou't! e[stin
o{per ei\pen oJ !Aristotevlh", o{ti ajpo; tw'n fanerw'n ejpi; ta;" ajfanei'" ajrca;"
crh; proi>evnai. suvnqeta ga;r h\n ejkei'na ta; fanera; kai; th/' aijsqhvsei
gnwrimwvtera kai; ou{tw kaqovlou legovmena wJ" o{la kai; tw'n merikwtevrwn kai;
ajfanestevrwn periektikav. [20] ajpo; gou'n tw'n aijsqhtw'n kai; hJmi'n gnwrivmwn
kai; ta;" yeudei'" peri; tw'n ajrcw'n ejlevgxei dovxa", wJ" maqhsovmeqa, kai; bebai-
wvsei ta;" ajlhqei'". Òoujc wJ" Parmenivdou dev, fhsi;n !Alevxandro", kai; Me-
livssou mivan ajrch;n tiqemevnwn kai; tauvthn ajkivnhton legovntwn, ou{tw" ei\pe
to; w J " P a r m e n i v d h " k a i ; M e v l i s s o " . ou|toi ga;r oujde; o{lw" ajrch;n
ejtivqento: e}n ga;r e[legon to; pa'n, [25] o} macovmenovn ejsti tw/' ajrch;n levgein
ei\nai: oiJ ga;r ajrch;n tiqevmenoi oJmologou'si pleivw ta; o[nta ei\nai, th/' ajrch/'
kai; ta; w|n ejstin ajrch; suneisavgonte". ajll! eijpw;n to; prw'ton diairetiko;n
to; h ] m i v a n e i \ n a i t h ; n a j r c h ; n h ] p l e i v o u " ejpi; tou' eJtevrou tw'n
ejn th/' diairevsei pavlin diairetikw/' crh'tai tw/' e i j m i v a h J a j r c h v , h [ t o i
a j k i v n h t o " h ] k i n o u m e v n h . o]n de; ajpivqanon to; ajrch;n [30] mivan kai;
ajkivnhton tauvthn levgein, meta; paramuqiva" e[qeto: oujde;n ga;r h|tton ajpivqa-
non touvtou o[n, ajlla; kai; ma'llon, to; e}n to; pa'n ei\nai kai; ajkivnhton, o{mw"
prostavta" e[cei Parmenivdhn kai; Mevlisson: kai; eij mh; a[ntikru" ga;r [38,1]
taujto;n tou'to ejkeivnw/, ajll! eij" taujtovn ge suntrevcei.Ó tau'ta ou\n aujth/'
levxei tou' !Alexavndrou levgonto" to; me;n th/' ma'llon ajpiqavnw/ paramuqei'sqai
th;n ajpivqanon qevsin oujk h\n oi\mai th'" !Aristotevlou" megalonoiva". ouj mev-
ntoi oujde; wJ" eJtevra" ajpiqavnou dovxh" mevmnhtai th'" Parmenivdou kai; Me-
livssou [5] para; th;n levgousan mivan kai; ajkivnhton th;n ajrchvn (touvtou" ga;r
tou;" a[ndra" wJ" tou'to levgonta" ejlevgcei), ajll! eujgnwmovnw" tou'to gou'n
!Aristotevlou" touvtwn tw'n ajndrw'n ajpodexamevnou: ÒoJmoivw" ga;r zhtou'si,
RIFERIMENTI DI SIMPLICIO A PARMENIDE - TESTO GRECO 103

fhsiv, kai; oiJ ta; o[nta povsa zhtou'nte": ejx w|n ga;r ta; o[nta ejstiv, zhtou'si
prw'ton tau'ta povteron e}n h] pollavÓ. w{ste peri; ajrch'" tw'n o[ntwn oi[etai
touvtou" [10] tou;" a[ndra" filosofei'n, kai; to; kat! aujtou;" tmh'ma th'" diai-
revsew" ajfwrivsato mivan kai; ajkivnhton uJpoqevmeno" th;n ajrchvn. to; ga;r
o[ntw" o]n to; hJnwmevnon, o} kai; ajrch; kai; aijtiva tw'n pollw'n kai; diakekri-
mevnwn ejsti;n oujc wJ" stoiceiwvdh" ajll! wJ" proagwgo;" ejkeivnwn, e}n o]n e[legon.
ajnagkaivw/ de; pavlin diairetikw/' dielw;n to; e{teron tmh'ma to; levgon mivan
ei\nai th;n ajrch;n tw/' ajkivnhton [15] h] kinoumevnhn ei\nai th;n mivan kai; labw;n
to; ajkivnhton, a{per e[dei pro;" tou;" mivan kai; ajkivnhton th;n ajrch;n levgonta"
ajnteipei'n ta; aujta;179 pro;" tou;" e}n to; o]n kai; ajkivnhton levgonta" ajntilevgei:
ka]n ga;r ojnovmasin a[lloi" crw'ntai, ta; aujta; | o{mw" kajkei'noi levgousiv te kai;
zhtou'sin. oJmologei' de; oJ !Alevxandro" ejn me;n toi'" pro;" ajlhvqeian, a{per ejsti;
peri; tou' nohtou' o[nto", to;n Parmenivdhn [20] e}n to; o]n kai; ajkivnhton kai;
ajgevnhton levgein: Òkata; de; th;n tw'n pollw'n dovxan kai; ta; fainovmena, fhsiv,
fusiologw'n, ou[te e}n levgwn e[ti ei\nai to; o]n ou[te ajgevnhton, ajrca;" tw'n gi-
nomevnwn uJpevqeto pu'r kai; gh'n, th;n me;n gh'n wJ" u{lhn uJpotiqei;" to; de; pu'r wJ"
poihtiko;n ai[tion: kai; ojnomavzei, fhsiv, to; me;n pu'r fw'", th;n de; gh'n
skovto"Ó. kai; eij me;n kata; th;n tw'n pollw'n [25] dovxan kai; ta; fainovmena
ou{tw" oJ !Alevxandro" ejxedevxato, wJ" oJ Parmenivdh" bouvletai doxasto;n to;
aijsqhto;n kalw'n, eu\ a]n e[coi: eij de; yeudei'" pavnth/ tou;" lovgou" oi[etai
ejkeivnou" kai; eij poihtiko;n ai[tion to; fw'" h] to; pu'r nomivzei levgesqai, ouj
kalw'" oi[etai. sumplhrwvsa" ga;r to;n peri; tou' nohtou' lovgon oJ Parmenivdh"
ejpavgei tautiv, a{per kai; provteron pareqevmhn:
ejn tw/' soi pauvsw pisto;n lovgon hjde; novhma [30]
ajmfi;" ajlhqeivh", dovxa" d! ajpo; tou'de broteivou"
mavnqane, kovsmon ejmw'n ejpevwn ajpathlo;n ajkouvwn.
morfa;" ga;r katevqento duvo gnwvma" ojnomavzein. [39,1]
tw'n mivan ouj crewvn ejstin, ejn w/| peplanhmevnoi eijsivn.
ajntiva d! ejkrivnanto devma" kai; shvmat! e[qento
cwri;" ajp! ajllhvlwn, th/' me;n flogo;" aijqevrion pu'r
h[pion ajraio;n ejlafro;n eJwutw/' pavntose twutovn, [5]
tw/' d! eJtevrw/ mh; twutovn: ajta;r kajkei'no kat! aujto;
tajntiva nuvkt! ajdah' pukino;n devma" ejmbriqev" te.
tovn soi ejgw; diavkosmon ejoikovta pavnta fativzw,
wJ" ouj mhv potev ti" se brotw'n gnwvmh parelavssh/.
[10] doxasto;n ou\n kai; ajpathlo;n tou'ton kalei' to;n lovgon oujc wJ" yeudh'
aJplw'", ajll! wJ" ajpo; th'" nohth'" ajlhqeiva" eij" to; fainovmenon kai; dokou'n to;

179
Leggo ta; aujtav in luogo di tau'ta, sia per ragioni inerenti al significato complessivo
che secondo me hanno queste linee, sia sulla base del ta; aujtav di due linee sotto [in Phys.
38,18].
104 I.A. LICCIARDI - PARMENIDE TRËDITO, PARMENIDE TRADíTO

aijsqhto;n ejkpeptwkovta. met! ojlivga de; pavlin peri; tw'n duei'n stoiceivwn
eijpw;n ejpavgei kai; to; poihtiko;n levgwn ou{tw"
aiJ ga;r steinovterai plh'nto puro;" ajkrhvtoio,
aiJ d! ejpi; tai'" nuktov", meta; de; flogo;" i{etai ai\sa. [15]
ejn de; mevsw/ touvtwn daivmwn h} pavnta kuberna/'.
tauvthn kai; qew'n aijtivan ei\naiv fhsi levgwn
prwvtiston me;n ÒErwta qew'n mhtivssato pavntwn
kai; ta; eJxh'". kai; ta;" yuca;" pevmpein pote; me;n ejk tou' ejmfanou'" eij" to;
[20] ajeidev", pote; de; ajnavpalivn fhsin. ajlla; tau'ta me;n dia; th;n pollh;n nu'n
a[gnoian tw'n palaiw'n grammavtwn mhkuvnein ajnagkavzomai. eijkovtw" de; e}n
lev gonte" to; o]n kai; ajkivnhton e[legon, ei[per peri; fusikw'n dielevgonto. su-
neishvgeto ga;r th/' kinhvsei kai; to; kaq! o} hJ kivnhsi", ei[te kata; poiovthta
ei[te kata; posovthta h] kat! a[llo ti, suneishvgeto de; kai; oJ tovpo", ei[per h\n
fusikh; [25] kivnhsi", a[llo" w]n para; to; kinouvmenon. ajll! oJ me;n Parmenivdh"
peri; tou' nohtou' levgwn o[nto":
aujta;r ajkivnhton, fhsiv, megavlwn ejn peivrasi desmw'n
ejsti;n a[narcon a[pauston, ejpei; gevnesi" kai; o[leqro"
th'de mavl! ejplavgcqhsan, ajpw'se de; pivsti" ajlhqhv". [40,1]
kai; th;n aijtivan de; th'" ajkinhsiva" ejpavgei
ou{tw" e[mpedon au\qi mevnei: kraterh; ga;r ajnavgkh
peivrato" ejn desmoi'sin e[cei, tov min ajmfi;" ejevrgei,
ou{neken oujk ajteleuvthton to; ejo;n qevmi" ei\nai: [5]
e[sti ga;r oujk ejpideuev", mh; ejo;n de; a]n panto;" ejdei'to.
wJ" ga;r to; mh; o[n, fhsivn, ejndee;" pavntwn ejstivn, ou{tw" to; o]n ajnendee;" kai;
tevleion. to; de; kinouvmenon ejndee;" ejkeivnou di! o} kinei'tai: to; a[ra o]n ouj ki-
nei'tai. kai; Mevlisso" de; ajkivnhton aujto; ajpevdeixe kata; th;n aujth;n pavlin
e[nnoian [10] dia; tou' dei'n, eij kinoi'to to; o]n, ei\naiv ti keno;n tou' o[nto" eij" o}
uJpocwrhvsei to; o[n: keno;n de; proapevdeixe mh; ei\nai. levgei de; ou{tw" ejn tw/'
eJautou' suggravmmati Òoujde; keneovn ejstin oujdevn: to; ga;r keneo;n oujdevn
ejstin: oujk a]n ou\n ei[h tov ge mhdevn. oujde; kinei'tai: uJpocwrh'sai ga;r oujk
e[cei oujdamh/': ajlla; plevwn ejstivn: eij me;n ga;r keneo;n h\n, uJpecwvrei a]n eij" to;
keneovn. [15] keneou' de; mh; ejovnto", oujk e[cei o{kh/ uJpocwrhvseiÓ. plevwn ou\n o]n
ouj kinei'tai oujc o{ti dia; plhvrou" oujk e[sti kinhqh'nai, wJ" oJ !Alevxandro"
ejnovhse to; Melivssou rJhtovn, ajll! o{ti aujto; to; o]n plevwn ejstivn, wJ" mhde;n
a[llo ei\nai par! aujtov. Òkrivsin, gou'n fhsin oJ Mevlisso", tauvthn crh;
poihvsasqai tou' plevw kai; tou' mh; plevw. eij me;n ou\n cwrei' ti h] eijsdevcetai,
[20] ouj plevwn: eij de; mhvte cwrei' mhvte eijsdevcetai, plevwn. ajnavgkh toivnun
plevwn ei\nai, eij keneo;n mh; e[stin: eij toivnun plevwn ejstivn, ouj kinei'tai.Ó
RIFERIMENTI DI SIMPLICIO A PARMENIDE - TESTO GRECO 105

T9

in Phys. 40,23-41,9 [= A RIST., Phys. I 2, 184b16-17] [É] ïH kinoumevnhn


w{sper oiJ fusikoiv.

Ô!Ekqevmeno" tou;" ajkivnhton levgonta" to; o]n h[toi th;n ajrch;n metabaivnei
ejpi; to; e{teron tmh'ma kai; fhsi;n h ] k i n o u m e v n h n w { s p e r
o i J f u s i k o i v , ajntidiastevllwn [25] tou;" ajkivnhton levgonta" pro;" tou;"
fusikouv", wJ" mhde; fusikw'n o{lw" o[ntwn tw'n ajnairouvntwn th;n kivnhsin,
o{per ejfexh'" safevsteron ejrei' kai; deivxei: eij ga;r ajrch; kinhvsew" hJ fuvsi",
pw'" a]n ei[h fusiko;" oJ th;n fuvsin aujth;n ajnairw'n:180 eijwvqasi de; tou;" periv ti
mevro" filosofiva" spoudavsanta" h] movnon h] mavlista ajp! ejkeivnou kalei'n,
wJ" hjqiko;n me;n ejkavloun to;n Swkravthn, [30] fusikou;" de; tou;" peri; Qalh'n
kai; !Anaxivmandron kai; !Anaximevnhn [41,1] kai; !Anaxagovran kai; Dhmov-
kriton kai; tou;" toiouvtou"Õ. paraitou'mai de; kajntau'qa to;n !Alevxandron
provteron me;n eijpovnta o{ti tou;" fusikou;" ajntidievsteile pro;" tou;" e}n kai;
ajkivnhton levgonta", u{steron de; o{ti e[qo" !Aristotevlei fusikou;" kalei'n
tou;" peri; th'" ajlhqeiva" filosofou'nta", ejpei; kai; th'" fusikh'" [5] to; tevlo"
ouj pra'xi" ajlla; gnw'siv" ejsti. tiv" ga;r hjgnovei o{ti kai; Parmenivdh", pro;" o}n
ajntidiestavlqai levgei tou;" fusikouv", peri; th'" ajlhqeiva" ejfilosovfei
levgwn safw'"
ejn tw/' soi pauvsw pisto;n lovgon hjde; novhma
ajmfi;" ajlhqeivh"É

T 10

in Phys. 45,15-46,8 [= A RIST., Phys. I 2, 184b22-24] ïOmoivw" de; zhtou'si


kai; oiJ ta; o[nta zhtou'nte" povsa: ejx w|n ga;r ta; o[nta ejstiv, zhtou'si, tau'ta
povteron e}n h] pollav.

[15] Ò ÓWsper hJmei'", fhsiv, pro; tou' peri; aujtw'n tw'n fusikw'n
filosofei'n hjnagkavsqhmen ta;" ajrca;" tw'n fusikw'n zhtei'n povsai te kai;
tivne", ou{tw kai; oiJ fusikoiv, kaivtoi peri; tw'n o[ntwn proqevmenoi zhtei'n pov-
sa tau'ta, hjnagkavsqhsan provteron peri; tw'n ajrcw'n tw'n o[ntwn zhtei'n, wJ"
ajpo; touvtwn th'" gnwvsew" tw'n o[ntwn hjrthmevnh". tou'to de; aujtw/' teivnei pro;"
dei'xin tou' [20] ajnagkai'on ei\nai to;n peri; tw'n ajrcw'n lovgon, ei[per kai; toi'"
mh; peri; touvtwn proqemevnoi" o{mw" hJ zhvthsi" hJ peri; aujtw'n uJphvnta prwvth,
wJ" oujk a[llw" eijsomevnoi" peri; tw'n o[ntwn. Ó ou{tw me;n ou\n oJ !Alevxandro"

180
Cambio la punteggiatura rispetto al Diels, introducendo il punto interrogativo in luogo
del punto.
106 I.A. LICCIARDI - PARMENIDE TRËDITO, PARMENIDE TRADíTO

ejxhgei'tai th;n levxin, kai; peri; pavntwn fhsi; tou'to levgesqai tw'n fusikw'n.
mhvpote de; ou[te peri; pavntwn tw'n fusiolovgwn ejsti;n oJ lovgo", ou[te wJ" a[lla
me;n protiqemevnwn [25] zhtei'n, a[llh" de; pro; ejkeivnwn aujtoi'" zhthvsew" th'"
tw'n ajrcw'n uJpantwvsh": ajll! ejpeidh; Parmenivdh" kai; Mevlisso" peri; tou'
o[nto" ejzhvtoun povteron e}n h] pollav, kai; eij e{n, ajkivnhton h] kinouvmenon, kai;
ou|toi, fhsivn, ouj peri; tw'n o[ntwn wJ" a[n ti" oijhqeivh, ajlla; peri; th'" ajrch'"
tw'n o[ntwn ejzhvtoun, eujgnwmovnw" tou'to aujtw'n oJ !Aristotevlh" ajpodecovme-
no". ouj ga;r a[n [30] pote ejnovmisen aujtou;" ajgnoei'n to; plh'qo" to; ejn toi'"
ou\sin h] tou'to gou'n eij duvo povda" ei\con, ajlla; peri; tou' o[ntw" o[nto" kai; ku-
rivw" o[nto" h\n aujtoi'" oJ lovgo", o{per ajrch; kai; aijtiva pavntwn tw'n oJpwsdh-
potou'n o[ntwn ejstiv. dia; tou'to de; kai; th;n Parmenivdou kai; Melivssou dovxan
eujqu;" proceirivzetai tw'n [46,1] peri; tou' o[nto" filosofouvntwn. ka[n te
ga;r peri; ajrch'" zhtoi'en eij miva h] pollai; ka[n te peri; tou' o[nto", ta; aujta;
zhtou'sin, eij kai; ojnovmasin a[lloi" crw'ntai. ta; gou'n legovmena pro;" tou;" e}n
levgonta" to; o[n, levgoito a]n kai; pro;" tou;" levgonta" mivan ei\nai th;n ajrchvn.
ejpei; ou\n aujto;" ejpi; ajrch'" [5] ejpoihvsato th;n diaivresin eijpwvn Òajnavgkh de;
h[toi mivan ei\nai th;n ajrch;n h] pleivou"Ó, eijkovtw" prosevqhken, o{ti kai; oiJ ta;
o[nta povsa zhtou'nte" peri; ajrcw'n zhtou'si, ka]n ojnovmasin a[lloi" crw'ntai.
dio; kai; wJ" mivan tiqei;" tauvthn ajntilevgei.

T 11

in Phys. 46,11-47,6 [= A RIST., Phys. I 2, 184b25-185a1] To; me;n ou\n eij e}n
kai; ajkivnhton to; o]n skopei'n ouj peri; fuvsewv" ejsti skopei'n.

ÒDia; touvtwn dev, fhsi;n oJ !Alevxandro", kai; to; dokou'n paralelei'fqai


provblhma, to; eij eijsi;n o{lw" ajrcaiv, prostivqhsin, ajntilevgwn pro;" tou;" mhde;
o{lw" ajrch;n ei\nai tiqemevnou" tw'n fusikw'n. oiJ ga;r e}n levgonte" to; o]n kai;
ajkivnhton ajnairou'si ta;" fusika;" ajrca;" kai; aujth;n th;n fuvsin. kai; ga;r hJ
[15] ajrch; tino;" h] tinw'n ajrch; kai; plh'qo" eJauth/' suneisavgei: kai; eij mh; e[sti
kivnhsi", oujde; fuvsi": ajrch; ga;r kinhvsew" hJ fuvsi" ajpodeicqhvsetai.Ó
mhvpote de; paranenohmevnh181 ma'llovn ejstin hJ toiauvth ejxhvghsi": ouj ga;r o{ti
eijsi;n ajrcai; fusikai; dia; touvtwn oJ !Aristotevlh" dei'xai protivqetai, ajll!
oJmologouvmenon tou'to labw;n kai; kat! aujtouv", ei[per to; o]n ajnti; th'" ajrch'"
e[labon, ejk touvtou [20] peira'tai tou;" e}n levgonta" to; o]n wJ" ajrch;n levgon-
ta" diasaleuvein. ouj ga;r e[ti ajrchv ejstin, eij e}n movnon to; o]n kai; ou{tw" e{n

181
Diels accoglie nel testo perinenohmevnh [Ç• stata meditataÈ], che • la lezione tradita da
tutti i codici, e suggerisce in apparato, come congettura, di sostituirla con paranenohmevnh, in
modo tale che questa proposizione possa risultare coerente con la successiva critica rivolta da
Simplicio ad Alessandro. Noi scegliamo di leggere paranenohmevnh.
RIFERIMENTI DI SIMPLICIO A PARMENIDE - TESTO GRECO 107

ejstin, wJ" dokei' toi'" polloi'" e}n levgesqai to; o[n, wJ" aujto; movnon: hJ ga;r ajrch;
tino;" h] tinw'n ajrchv ejstin, w{ste kai; plh'qo" auJth/' suneisavgei. a{ma ou\n
ajnairw'n th;n qevsin aujtw'n ejpiskhvptei toi'" qemevnoi", o{ti peri; fuvsew"
skopei'n dokou'nte" ‹th;n [25] fuvsin ajnh/vroun. kai;Ì ta; prw'ta tmhvmata th'"
diairevsew" sullabwvn (e[sti de; tau'ta eij miva kai; ajkivnhto" hJ ajrchv), pros-
tavta" euJrivskei tauvth" th'" dovxh" Parmenivdhn kai; Mevlisson e}n levgonta"
to; o[n, ajnti; th'" ajrch'" to; o]n tiqevnta". kai; pro;" touvtou" eujqu;" ajntilevgei
prw'ton sumplevxa" th;n th'" ajrch'" kai; tou' o[nto" e[nnoian, kaq! h}n
uJpwvpteuen aujtou;" levgein: ei\ta kata; th;n tou' [30] o[nto", w{sper eijko;" h\n
kai; tou;" pollou;" tou' ojnovmato" ajkouvonta" oi[esqai: kai; tovte ajpo; tou' eJno;"
ejpiceirei'. kai; e[oike mevmfesqai eujquv", o{ti tw/' mivan th;n ajrch;n tou' o[nto"
eijpei'n e}n to; o]n ei\pon, kai; th/' tou' o[nto" ejnnoiva/ ajnairei'tai [47,1] hJ ajrchv,
kai; peri; th'" tw'n o[ntwn ajrch'" ‹levgonte"Ì kai; th;n ajrch;n ajnairou'si kai; th;n
fuvsin e}n kai; ajkivnhton levgonte" to; o[n, fuvsew" de; ajnaireqeivsh" kai; tw'n
fusikw'n ajrcw'n ajnh/vrhtai kai; hJ fusikh; pa'sa qewriva. ejpeidh; de; ouj pa'"
lovgo" a[xiov" ejstin ajntilogiva", mevllwn ajntilevgein aujtoi'" [5] aujto; tou'to
prw'ton uJpodeivknusi, kata; tiv me;n oujk a[xio" ajntilogiva" oJ lovgo" ejstiv, kata;
tiv de; kai; ou{tw" e[conto" aujtou' oujde;n o{mw" kwluvei to; ajnteipei'n.

T 12

in Phys. 50,26-52,5 [= A RIST., Phys. I 2, 185a5-10] ÓOmoion dh; to; skopei'n


eij ou{tw" e{n, e{w" tou' kai; ajsullovgistoiv eijsin.

e[sti de; kai; a[llo" trovpo" oJ mh; movnon ajpofantikw'" paradoxologw'n,


ajlla; kai; sullogivzesqai dokw'n, oujk ejx ajlhqw'n mevntoi oujde; ejx ejndovxwn
protavsewn, ajll! ejk fainomevnwn ejndovxwn, oi|oiv tinev" eijsin oiJ sofistikoi;
paralogismoiv. kai; i{na sunelw;n ei[pw, e{kasto" [30] tw'n yeudh' dovxan
eijsagovntwn h] fulavttei ta;" ajrca;" tw'n uJpokeimevnwn th/' [51,1] dovxh/ kai; dei'
pro;" aujto;n tou;" fusikou;" ajgwnivzesqai, h] ajnairei' kai; oujdei;" pro;" aujto;n
lovgo" tw/' fusikw/'. pavlin de; h] ajpofantikw'" aujth;n eijsavgei h] kai; sullo-
gismw/' dokei' crh'sqai. kai; eij ajpofantikw'" eijsavgoi, h] tw'n eujparadevktwn
ti ejrei' kai; piqanw'n kai; dei' pro;" tou'ton ajntilevgein wJ" oujk [5] aujtovqen
e[conta to; ajpivqanon, ka]n yeudw'" levgoi, h] tw'n ajpemfainovntwn kai; para-
dovxwn kai; oujdei;" a]n ei[h lovgo" tw/' pro;" ajlhvqeian neuvonti: oujde; ga;r tou'
dialektikou' a]n ei[h dialevgesqai pro;" to;n to; divkaion levgonta th;n stoavn.
eij de; kai; sullogivzesqai ejpiceiroivh filoneivkw" yeudovmeno", eij me;n ejx
ejndovxwn protavsewn poioi'to to;n sullogismovn, ejlegktevon th;n ajpavthn ka]n
mh; [10] di! eJautovn, ajlla; dia; tou;" ejpipolaivou" ajkroatav": eij de; mhde; to;
e[ndoxon e[coien aiJ protavsei", ajll! ejristikw'" movnon proavgointo, scolazov-
ntwn ma'llon de; ajscovlwn hJ ajntilogiva. eij toivnun oJ Parmenivdou kai; Me-
108 I.A. LICCIARDI - PARMENIDE TRËDITO, PARMENIDE TRADíTO

livssou lovgo" kai; ta;" ajrca;" ajnairei' ta;" fusika;" kai; paravdoxovn ti kai;
ajpemfai'non tivqetai e}n levgwn ei\nai to; o[n, kai; ejn tw/' sullogivzesqai o}
bouvletai ouj movnon yeudei'" [15] lambavnei protavsei", ajlla; kai; ajsullo-
givstw" sunavgei, dia; pavnta tau'ta oujk a]n a[xio" ajntilogiva" ei[h kai; mavlis-
ta tw/' fusikw/', ou| ta;" ajrca;" ajnairei'. ditth'" de; ou[sh" th'" tou' sullogismou'
kakiva", ma'llon de; panto;" sunqevtou, th'" te para; ta; ejx w|n suvgkeitai kai;
th'" para; th;n suvnqesin, ajmfotevra" ejgkalei' touvtoi" toi'" lovgoi". kai; ga;r
aiJ protavsei" yeudw'" eijsin eijlhmmevnai [20] kai; oJ trovpo" th'" sunqevsew" oJ
kata; to; sch'ma to; sullogistiko;n hJmavrthtai kai; e[sti tw'n mh; ajnagkaivw"
ti sunagovntwn. oJ mevntoi !Alevxandro" ou{tw" fhsi; tau'ta levgein to;n
!Aristotevlhn, ÒwJ" qevsew" me;n paradovxou ou[sh" th'" ïHrakleiteivou kai;
toiauvth" w J " ei[ ti" a[nqrwpon e{na to; o]n lev-
g o i , e j r i s t i k o ; n d e ; l o v g o n toutevsti sofismatwvdh tou' te Parme-
nivdou kai; Melivssou [25] dia; th;n dei'xin, t w ' n l o v g o u de; e{neka l e -
g o m e v n w n toutevsti tw'n mh; marturoumevnwn uJpo; tw'n pragmavtwn peri; w|n
levgontai, ajlla; yeudw'n te kai; kenw'nÓ. tau'ta kai; aujth/' levxei tou'
!Alexavndrou levgonto" ejpishmaivnomai, o{ti ouj to;n ïHrakleivtou movnon lovgon
qevsin oi[etai oJmoivan th/' legouvsh/ a [ n q r w p o n e { n a t o ; o [ n , ajlla; kai;
touvtou" tou;" lovgou" wJ" qevsei" o[nta" oJmoiva" [30] th/' ïHrakleiteivw/ h] e[ti
oijkeiovteron th/' legouvsh/ e { n a a [ n q r w p o n e i \ n a i t o ; o ] n
aj poskeuavzetai. levgei gou'n o { m o i o n d h ; t o ; s k o p e i ' n e i j o u { t w "
e } n k a i ; p r o ; " a [ l l h n q e v s i n o J p o i a n o u ' n d i a l e v g e s q a i kai;
ta; eJxh'", wJ" dh; kai; [52,1] tauvth" qevsew" ou[sh". qaumavzw de; o{ti kai; lovgou
e{neken movnou nomivzwn touvtou" levgesqai tou;" lovgou" oJ !Alevxandro" o{mw"
qevsei" aujtou;" oujk oi[etai, ajll! ejristikou;" movnon lovgou", kaivtoi tou'
!Aristotevlou" safw'" ou{tw" eijpovnto" ta;" qevsei" lovgou e{neken movnou lev-
gesqai mh; marturoumevnou uJpo; tw'n [5] pragmavtwn.

T 13

in Phys. 52,8-53,7 [= A RIST., Phys. I 2, 185a10] Ma'llon de; oJ Melivssou


fortiko;" kai; oujk e[cwn ajporivan.

M a ' l l o n d e ; f o r t i k o ; n ei\nai to;n Melivssou fhsiv, diovti mh; movnon


e}n ou|to" kai; ajkivnhton to; o]n e[legen, w{sper Parmenivdh", ajlla; pro;" touvtw/
kai; [10] a[peiron aujto; ejtivqeto: toigarou'n koinw'" pro;" aujtou;" ajnteipw;n
ejphvgage ÒMevlisso" de; to; o]n a[peiron ei\naiv fhsi. poso;n a[ra ti to; o[nÓ.
f o r t i k o ; " ou\n, o{ti to; poso;n eijsagagw;n, o{per ajnavgkh ejn uJpokeimevnw/
»oujsiva/¼182 ei\nai, e}n o{mw" ejtivqeto to; o[n. o u j k e [ c e i n d e ; a j p o r i v a n

182
Termine eliminato da Torstrik, seguito da Diels.
RIFERIMENTI DI SIMPLICIO A PARMENIDE - TESTO GRECO 109

ei\pen wJ" eujdiavluton kai; mh; poiou'nta ajporei'n dia; to; ejpipovlaion ei\nai. oJ
ga;r drimu;" lovgo" ejsti;n [15] oJ davknwn te kai; ajporei'n poiw'n, wJ" ejn Sofi-
stikoi'" ejlevgcoi" ei[rhtai. a j l l ! e J n o v " , fhsivn, a j t o v p o u d o q e v n t o " ,
t a ; a [ l l a s u m b a i v n e i . kai; ga;r kai; ajkivnhton ajnavgkh ei\nai, eij e{n ejsti
kai; ou{tw" e}n wJ" aujto; movnon ei\nai: kinouvmenon ga;r kai; kivnhsin kai; meta-
bolh;n e{xei kai; to; povqen poi', ei[te ajpo; diaqevsew" eij" diavqesin ei[te ajpo;
tovpou eij" tovpon ei[te oJpwsou'n: kai; a[peiron [20] de; ajnavgkh ei\nai: pevra"
ga;r e[con e{xei tov te pevra" kai; to; peratouvmenon. toigarou'n kai; oJ Plavtwn
ejk tou' o{lon kai; sfaivra/ o{moion eijpei'n to; o]n to;n Parmenivdhn |
pavntoqen eujkuvklou sfaivrh" ejnalivgkion o[gkw/,
deivknusin o{ti oujk e[stin e{n, e[con mevson kai; e[scata kai; mevrh. gevgrap-
tai
[25] de; ejn Sofisth/' tavde Òeij toivnun o{lon ejsti;n w{sper kai; Parmenivdh"
levgei
pavntoqen eujkuvklou sfaivrh" ejnalivgkion o[gkw/,
messovqen ijsopale;" pavnth/: to; ga;r ou[te ti mei'zon
ou[te ti baiovteron pelevnai crewvn ejsti th/' h] th/',
[53,1] toiou'tovn ge o]n to; o]n mevson te kai; e[scata e[cei, tau'ta de; e[con
pa'sa ajnavgkh mevrh e[cein: h] pw'"É Ou{tw". !Alla; mh;n tov ge memerismevnon
pav qo" me;n tou' eJno;" e[cein ejpi; toi'" mevresi pa'sin oujde;n ajpokwluvei, kai;
tauvth/ dh; pa'n te o]n kai; o{lon ‹e}nÌ ei\nai. Tiv de; ou[É To; de; peponqo;" tau't! a\ra
oujk ajduvnaton [5] aujtov ge to; e}n aujto; ei\naiÉÓ O u j d e ; n dev fhsi c a l e p o v n
ejstin ajlla; ajnagkai'on tw/' e J n i ; a j t o v p w / t e q e v n t i a [ l l a a[topa
s u m b a i v n e i n . h] o{ti oujde;n duvskolovn ejsti sunidei'n, pw'" tw/' eJni; doqevnti
ajtovpw/ ta; a[lla a[topa sumbaivnei.

T 14

in Phys. 70,3-71,16 [= A RIST., Phys. I 2, 185a17-19] Ouj mh;n ajll! ejpeidh;


peri; fuvsew" me;n ou[, fusika;" de; ajporiva" sumbaivnei levgein aujtoi'" [É].

Aijtiva" pleivona" ajpodou;" kaq! a}" oujk e[stin oijkei'o" tw/' fusikw/' oJ pro;"
Parmenivdhn kai; Mevlisson lovgo", boulovmeno" de; ajnteipei'n, o{ti mh; dia;
kenh'" [5] poiei'tai th;n ajntilogivan prw'ton paremuqhvsato. dicw'" de; stivxa"
oJ !Alevxandro" ditth;n ejpoihvsato th;n ejxhvghsin. prw'ton me;n ajkouvsa" o{ti
p e r i ; f u v s e w " m e ; n levgousin ou|toi, o u j f u s i k a ; de; ta; uJp! aujtw'n
legovmena. oJ ga;r ajnairw'n ti, eij kai; mh; crh'tai ejkeivnw/, ajll! ou\n peri;
ejkeivnou tou;" lovgou" poiei'tai. tw/' ou\n o{lw" peri; fuvsew" aujtoi'" gegonevnai
tou;" lovgou", eu[logon a]n ei[h [10] levgein ti to;n fusiko;n pro;" aujtouv":
kaqovson de; ouj fusika; levgousi, pro;" ojlivgon ejndiatrivyei toi'" pro;" aujtou;"
lovgoi". kai; tauvth/ e[oiken ajrevskesqai th/' stigmh/' kai; oJ Porfuvrio" ou{tw"
3.

RACCOLTA DEI RIFERIMENTI DI SIMPLICIO A PARMENIDE:


TRADUZIONE
3.1. Premessa alla traduzione

Il lettore troverˆ i riferimenti numerati di seguito e in grassetto preceduti dal-


la lettera R(iferimento).
Per ogni riferimento verrˆ indicata prima la porzione di testo del commento
di Simplicio e poi, compreso fra parentesi quadre, il lemma di Aristotele che •
oggetto del commento. Nel caso di R 3, ad esempio, lÕindicazione sarˆ in Phys.
25,14-21 [= A RIST., Phys. I 2, 184b15], come giˆ nei testi riportati in lingua ori-
ginale nel capitolo precedente. Il segno = allÕinterno della parentesi quadra non
indica che il lemma di Aristotele • identico a quello che si legge in Simplicio,
perchŽ talvolta il testo di Simplicio presenta delle variazioni rispetto al testo di
Aristotele che si legge nellÕedizione Ross. Ci˜ nulla toglie, tuttavia, allÕidentitˆ
tra il lemma aristotelico e quello assunto da Simplicio per il suo commento. In
alcuni casi facciamo partire il riferimento di Simplicio dal luogo in cui il discor-
so interessa Parmenide, luogo che non sempre corrisponde allÕinizio del com-
mento di Simplicio al lemma aristotelico. Ciononostante, per fornire al lettore
tutte le informazioni utili, abbiamo preferito indicare ugualmente il passo di Ari-
stotele assunto nel commento fra parentesi quadre e il lemma aristotelico preso a
esame da Simplicio. Ad esempio, in R 12, il lettore troverˆ le linee dellÕin Phys.
tradotte nel riferimento, cio• 50,26-52,5, lÕindicazione dellÕintero passo aristote-
lico commentato da Simplicio, cio• Phys. I 2, 185a5-10, e la traduzione del
lemma cos“ come si legge in SIMPL., in Phys. 50,5-6.
Ogni riferimento tratto dal testo di Simplicio viene preceduto dalla traduzio-
ne in italiano del corrispondente lemma di Aristotele. AllÕinterno della traduzio-
ne, per rendere immediatamente visibile al lettore la porzione del testo artistote-
lico ripreso da Simplicio, ho preferito collocare questÕultima tra virgolette basse
piuttosto che assumere la spaziatura espansa utilizzata da Diels e da me conser-
vata nel testo greco che propongo appunto nel capitolo precedente di questo
stesso libro. Lo stesso criterio verrˆ seguito anche per ogni altra citazione che si
troverˆ nel testo di Simplicio; si farˆ eccezione, cio• si adotterˆ la spaziatura
espansa analogamente a Diels, solo allorquando ci si imbatterˆ in una citazione
allÕinterno di unÕaltra citazione. In in Phys. 37,22, per esempio, leggeremo:
ÒAlessandro afferma che <Aristotele> dice Çc o m e P a r m e n i d e e M e l i s s o 225
non nel senso che Parmenide e Melisso etc.ÈÓ.
La numerazione che viene seguita • quella dellÕedizione Diels; per ogni ini-
zio di pagina della detta edizione verrˆ indicato, fra parentesi quadre, il numero

225
ARIST., Phys. I 2, 184b16.
166 I.A. LICCIARDI - PARMENIDE TRËDITO, PARMENIDE TRADíTO

della pagina corrispondente, seguito da una virgola e dal numero 1, ad esempio:


[38,1]; a seguire, sempre fra parentesi quadre, ogni cinque linee dellÕedizione
Diels verrˆ inserito soltanto il numero della linea corrispondente, ad esempio:
[5], [10], [15], e cos“ via.
Le parentesi quadre verranno impiegate, oltre che per seguire la numerazione
del testo dellÕedizione Diels, anche per includere tutti quegli elementi presenti
nel testo greco di Diels che si ritiene siano da espungere. Le proposte di espun-
zione sono talvolta quelle suggerite dallo stesso Diels, talaltra invece quelle sug-
gerite dal sottoscritto (la paternitˆ della proposta sarˆ, in ogni caso, opportuna-
mente segnalata).
Le parentesi tonde seguono le scelte diacritiche del Diels, mentre le parentesi
uncinate indicano le integrazioni alla traduzione. Verranno opportunamente se-
gnalati quei casi nei quali unÕintegrazione al testo greco • stata proposta da
Diels.
Il lettore troverˆ nella traduzione, poi, in corsivo, sia le citazioni dai testi di
altri filosofi sia i titoli delle opere; ad es: Intorno alla natura, Parmenide, Sofi-
sta, Metafisica, e cos“ via. Le opere degli autori antichi verranno citate in forma
abbreviata secondo il criterio adottato da H.G. L IDDELL-R. S COTT-H.S. J ONES,
Greek-English Lexicon, Oxford 1996; le uniche eccezione concernono la Re-
pubblica di Platone, che verrˆ abbreviata in Resp. anzichŽ in R., e la Fisica di
Aristotele, che verrˆ abbreviata in Phys. anzichŽ in Ph.
Nel corso della traduzione si • fatto talvolta uso dei tratti lunghi, che non so-
no presenti nellÕedizione Diels, laddove • parso opportuno articolare il discorso
in modo pi• chiaro e fruibile al lettore moderno.
Il lettore troverˆ commentati analiticamente tutti i riferimenti presenti in que-
sta raccolta nella sezione Commentario, a eccezione dei riferimenti 47-53, dei
quali troverˆ in nota alla traduzione tutte le necessarie considerazioni. Questi
ultimi riferimenti sono infatti richiami fugaci di Simplicio a Parmenide: essi
hanno un valore teorico accessorio, ed era dunque opportuno inserirli in una rac-
colta che intende essere completa ma, a nostro parere, non meritano un commen-
to specifico.
Infine, tutti gli altri segni diacritici, quali ad esempio rasurae, cruces, asteri-
schi, e via dicendo, riproducono quelli giˆ presenti nellÕedizione Diels.
3.2. Traduzione

R1

in Phys. 6,31-7,15 [Prooemium]

[É] Tra coloro i quali filosofarono, in effetti, prima di Platone, alcuni <co-
me> Talete, Anassimandro226 e filosofi siffatti, dato che la filosofia cominci˜
per la prima volta allora in Grecia dopo il diluvio e dopo che vennero preservate
le cose necessarie <per la sopravvivenza>, ricercando le cause degli enti che si
generano per natura, [35] dato che cominciando dal basso osservarono e mostra-
rono in modo indefinito i principi materiali ed elementari come mostrando i
principi di tutti gli enti. [7,1] Senofane di Colofone, il suo discepolo Parmenide
e i Pitagorici, invece, hanno trasmesso una filosofia perfettissima sia intorno agli
enti naturali sia intorno a quelli al di sopra della natura, ma la loro filosofia era
enigmatica. Anassagora di Clazomene, invece, comprese227 invero che
lÕIntelletto • una causa efficiente, mentre nella spiegazione delle cause, [5] come

226
Qui Simplicio impiega lÕespressione circonlocutoria oiJ peri; Qalh'n kai;
!Anaxivmandron, che contrariamente a quanto si potrebbe pensare non indica i discepoli dei
filosofi citati, ma gli stessi filosofi. Basti qui citare i seguenti esempi esplicativi: D IOGENES
L AERTIUS II 77,4 [oiJ peri; to;n Bivwna ejn tai'~ Diatribai'~]; G AL ., De placitis Hippocratis et
Platonis V 6, 6,3 [oiJ peri; to;n Cruvsippon ouj movnon ejn toi`~ peri; tw`n paqw`n logismoi`~];
P ORPH ., in Harm. 104,2 [oiJ peri; to;n ! A r c u v t a n ÇeJno;" fqovggou givnesqai kata; ta;"
sumfwniva" th;n ajntivlhyin th/' ajkoh/'È]; P ROCL ., in Ti. III 266,26 [o i J p e r i ; t o ; n m e v -
g a n ! I a v m b l i c o n ]; O LYMP ., in Mete. 100,26 [oiJ peri; to;n ïIppokravthn. ou|to~ ga;r
ktl.]; A SCL ., in Metaph. 195,27 [oiJ peri; to;n ïHsivodon didaskalivan hJmi`n paradou`nai ejn
th/` qeogoniva/)]; P HLP ., in Apr. 48,12-13 [oiJ de; tou' !Aristotevlou" eJtai'roi oiJ peri; to;n
Qeovfraston kai; Eu[dhmon]. LÕespressione ha una certa circolazione anche presso scrittori
cristiani tardoantichi, quali ad esempio Atanasio, Eusebio e Basilio. Occorre tuttavia conside-
rare anche che lÕespressione, pur non indicando in modo specifico la cerchia degli allievi di
un determinato filosofo, viene anche utilizzata per indicare genericamente tutti quelli che con-
cordano con la posizione teorica del filosofo in questione, per cui questÕultimo costituisce il
riferimento unitario di una collettivitˆ intellettuale che aderisce alle sue posizioni, senza una
necessaria individuazione specifica di tempi e di luoghi. Un caso simile • discusso in C 29-30
a proposito di in Phys. 125,9, in cui Simplicio integra una citazione di Aristotele introducendo
un plurale, aujtoi'", che richiama lÕespressione oiJ peri; to;n Parmenivdhn di 124,34.
227
Il verbo ejfivsthmi • utilizzato da Simplicio in riferimento alla comprensione che un
commentatore a lui precedente ha avuto del testo aristotelico, il pi• delle volte Alessandro, cf.
in Phys. 12,15; 43,8; 175,22; 187,23; 192,16; 193,5; 198,12; 305,17 et al.].
168 I.A. LICCIARDI - PARMENIDE TRËDITO, PARMENIDE TRADíTO

Socrate gli addebit˜ nel Fedone,228 si serv“ di enti il pi• possibile piccoli. E forse
nemmeno questo • assurdo, perchŽ sia Timeo in persona sia Platone il quale lo
rappresent˜ sulla scena, presupponendo che causa degli enti che sono generati,
<sono>, <la> causa efficiente, <la> causa paradigmatica e <la> causa finale,
nondimeno produssero le spiegazioni delle cause degli enti corporei muovendo
dalle superfici, dalle figure e, in generale, dalla natura degli elementi. [10] Se-
nonchŽ Platone, il quale fece progredire in avanti verso una maggiore chiarezza
le <dottrine> sia dei Pitagorici sia degli Eleati, celebr˜ degnamente ci˜ che sta al
di sopra della natura, e nellÕambito degli enti naturali e che sono soggetti a gene-
razione distinse i principi elementari dagli altri, egli stesso per primo chiam˜ tali
principi anche elementi, come racconta Eudemo, ed egli dopo aver constatato
<questi principi> distinse la causa efficiente, la causa finale e inoltre, in aggiun-
ta a queste, la causa paradigmatica, le idee.

R2

in Phys. 21,13-23,20 [= A RIST., Phys. I 2, 184b15] Çé necessario, poi, che il


principio sia uno oppure pi• di unoÈ.

[É] Dato che, poi, tutti i fisici sono concordi circa lÕesistenza di principi de-
gli enti naturali, essi ricercano quali questi siano. E infatti <Aristotele> dice che
coloro che indagano intorno allÕessere indagano intorno al principio dellÕessere,
[15] perchŽ coloro che filosofavano intorno ai principi ricercavano principi di
enti, alcuni in maniera indefinita, non distinguendo gli enti fisici da quelli al di
sopra della natura, altri invece operando <accurate> distinzioni, come ad esem-
pio non solo i Pitagorici, ma anche Senofane, Parmenide, Empedocle e Anassa-
gora, sfuggendo tuttavia allÕattenzione dei molti a causa della loro oscuritˆ. Per-
ci˜ anche Aristotele discute contro ci˜ che appare <delle loro dottrine>, [20]
soccorrendo coloro i quali comprendono superficialmente. Ma al contempo egli
dimostra insieme col fatto che sono tali o tanti <i principi>, anche il fatto che i
principi in generale esistono. In quanto dunque i principi esistono, dopo aver
mostrato che • necessaria la conoscenza intorno ad essi e avendo dato il modo di
accedere ad essi, <Aristotele> giudica ragionevole non rivelare la sua opinione
intorno ai principi prima di avere indagato le opinioni dei <filosofi> pi• antichi.
[25] E dopo aver assunto un assioma229 divisorio secondo cui Çvi • un princi-
pioÈ230 oppure molti (• necessario, infatti, in virt• del principio di contraddizio-

228
Cf. P L ., Phd. 98c1. A proposito di questo rimando si veda C 1.
229
Qui ajxivwma vale Çprincipio di per se stesso evidente, ci˜ che si assume a base di una
dimostrazioneÈ, analogamente a ARIST., Metaph. III 2, 997a7 [cf. C 8].
230
ARIST., Phys. I 2, 184b15.
RIFERIMENTI DI SIMPLICIO A PARMENIDE - TRADUZIONE 169

ne, che il principio sia uno o non-uno, e se non uno molti), Çe se unoÈ, dice, •
necessario ancora Çche sia immobile oppure mossoÈ,231 poi pone le opinioni ap-
pena poste sotto le sezioni della divisione. O infatti <il principio> • uno e im-
mobile, come sembravano dire Parmenide e Melisso, [30] oppure uno e soggetto
al movimento, come <dicevano> i fisici. ÇMa se <i principi> sono molti, o sa-
ranno limitatiÈ quanto al numero Çoppure illimitati e, se limitatiÈ sono determi-
nati, Ço due, tre, oppure qualche altro numeroÈ;232 e se sono illimitati, o saranno
dello stesso genere oppure opposti quanto al genere. PoichŽ • possibile che colo-
ro i quali sostengono che il principio • uno lo distinguano in illimitato e limitato,
[35] e coloro i quali sostengono che i principi sono molti li distinguano in mobili
oppure immobili, Ç<Aristotele> sottopose ci˜ che • pi• proprio Ð [22,1] come
dice Alessandro Ð a ciascuna di queste due <sezioni> a partire dalla divisioneÈ.
Ma pi• proprio al principio unico • lÕesser mosso oppure no, mentre <pi• pro-
prio> ai principi molteplici • lÕessere limitato <quanto al numero> oppure illimi-
tato. Occorre considerare che, procedendo nei discorso su di loro <Aristotele>,
dopo aver parlato contro Melisso e Parmenide,233 quando esamina per prima i
cosiddetti fisici, fece la divisione in questo modo: [5] o ritengono che lÕessere o
lÕelemento sia uno,234 oppure uno e molti;235 uno se uno dei tre elementi oppure
lÕintermedio,236 uno, invece, e molti, come Anassagora ed Empedocle;237 <Ari-
stotele> colloca, poi, anche Democrito fra questi in quanto <questÕultimo> so-
stiene che vi siano il vuoto e gli atomi.
Si deve sapere, per˜, che una cosa • ci˜ che • illimitato [10] o limitato se-
condo il numero, che era proprio di coloro i quali ritengono che i principi siano
molti, unÕaltra cosa ci˜ che • illimitato o limitato secondo la grandezza, il che
precisamente <Aristotele> indaga nei discorsi intorno a Melisso e Parmenide, e
accorda <ci˜> ad Anassimandro e Anassimene, i quali pongono un elemento il-
limitato quanto a grandezza.238 Per quanto concerne la divisione sia mosso sia
immobile si adattano sia a coloro che parlano di un solo principio sia a coloro
che parlano di principi molteplici [15].239 Appunto per ci˜, dunque, anche Eu-
demo <dice>: Çnella misura in cui, dice <Aristotele>, i principi esistono o si
muovono oppure sono immobiliÈ.240 Ma Aristotele tralasci˜ questo <assioma>
divisorio perchŽ non cÕera affatto unÕopinione che dicesse che i principi sono

231
ARIST., Phys. I 2, 184b16-17.
232
ARIST., Phys. I 2, 184b18-20.
233
Scil. successivamente alla confutazione degli Eleati contenuta in Phys. I 2-3.
234
Cf. A RIST ., Phys. I 4, 187a12-20.
235
Cf. A RIST ., Phys. I 4, 187a22-26.
236
Cf. A RIST ., Phys. I 4, 187a13-15.
237
Cf. A RIST ., Phys. I 4, 187a22-23.
238
ANAXIM. 13 A 5 DK = SIMPL., in Phys. 22,9-13.
239
Scil. incrocia, cio•, le opzioni mobile/immobile alla divisione monisti/pluralisti.
240
EUDEM., fr. 33a,1-4 WEHRLI = SIMPL., in Phys. 22,13-16.
170 I.A. LICCIARDI - PARMENIDE TRËDITO, PARMENIDE TRADíTO

molti e immobili. Il limitato e lÕillimitato, poi, nel caso del principio unico, sem-
bra che per motivi di concisione, qui, <Aristotele> li abbia tralasciati; [20] come
dicevo, negli argomenti, in ogni caso, rivolti contro Parmenide e Melisso, <Ari-
stotele> esamina anche questi.241 Forse • meglio, per˜, passare cos“ ai <discor-
si> di Aristotele partendo da una divisione pi• completa dopo aver assunto tutte
le opinioni.
é necessario, pertanto, che il principio sia uno oppure non uno Ð la stessa co-
sa, poi, che dire numerosi Ð, e se • uno, o sarˆ immobile oppure mosso. E se •
immobile, o • illimitato, come pare dire Melisso di Samo, oppure limitato, come
pare <sostenere> Parmenide di Elea figlio di Pirete, non <lo •> in quanto costo-
ro [25] discutono intorno a un elemento fisico, ma intorno allÕessere che real-
mente •. Che uno, poi, sia il principio ovvero che uno solo • lÕessere e il tutto, e
<che •> nŽ limitato nŽ illimitato, nŽ mosso nŽ in quiete, | ammise Senofane di
Colofone maestro di Parmenide, come dice Teofrasto il quale riconosce che la
menzione delle opinioni di costui appartiene a un altro ordine di ricerche piutto-
sto che a una indagine intorno a<lla> natura;242 [30] Senofane sosteneva che
questo uno e tutto, infatti, <fosse> dio; che • uno, invero, lo mostra a partire dal
fatto che • pi• potente fra tutte le cose, perchŽ essendo numerose, dice, di neces-
sitˆ apparterrebbe in modo simile a tutte lÕaver potere: dio, per˜, • ci˜ che • pi•
potente e migliore fra tutte le cose. <Egli> mostrava, poi, che <questo uno e tut-
to •> ingenerato a partire dal fatto che occorre che ci˜ che • generato venga ge-
nerato [23,1] o dal simile o dal dissimile; ma <egli> dice che il simile, invero,
non subisce affezione ad opera del simile; al simile non si addice per nulla, in-
fatti, generare piuttosto che essere generato dal simile; se, infine, fosse generato
dal dissimile, vi sarˆ lÕessere a partire dal non-essere. E in questo modo <egli>
mostrava che <questo uno e tutto •> ingenerato ed eterno. <Senofane mostrava
che questo uno e tutto> non •, poi, nŽ illimitato nŽ limitato, [5] perchŽ illimitato
• il non-essere in quanto non possiede nŽ principio, nŽ mezzo e neppure fine,
mentre i molti si limitano a vicenda. In modo pressochŽ uguale, poi, <Senofane>
sopprime sia il movimento sia la quiete, perchŽ immobile •, invero, il non-
essere; nŽ, infatti, un <essere> diverso potrebbe andare verso di lui, nŽ lui verso
un altro; <egli mostrava che> si muovono, infine, gli enti che sono pi• di uno;
<mostrava che>, infatti, una cosa muta in unÕaltra cosicchŽ, anche quando so-
stiene che <questo uno e tutto> permane nellÕidentico luogo e non si muove
[10]:
Çsempre nello stesso luogo rimane, senza muoversi affatto,
nŽ gli si addice lo spostarsi or qua or lˆÈ,243

241
Scil. il limitato e lÕillimitato.
242
21 A 31 DK = SIMPL., in Phys. 22,26-30. Per la trad. inglese di in Phys. 21,13-22,30,
cf. B.M. P ERRY , Simplicius cit., pp. 280-283.
243
21 B 26 DK.
RIFERIMENTI DI SIMPLICIO A PARMENIDE - TRADUZIONE 171

dice che esso244 permane non alla maniera nella quale la quiete si oppone al
movimento, ma alla maniera della permanenza che trascende il movimento e la
quiete. [15] Nicola di Damasco, invece, nellÕopera Sugli d•i riferisce che egli245
sostiene che <questo uno e tutto •> il principio in quanto <•> illimitato e immo-
bile, mentre Alessandro in quanto <•> limitato e sferico;246 ma che <Senofane>
mostri che esso non • nŽ illimitato nŽ limitato, • chiaro dalle cose dette prima;
egli invece <mostrava> che <questo uno e tutto •> limitato e sferico attraverso il
sostenere che • in ogni parte simili. E dice, infine, che esso pensa tutte le cose
quando sostiene che:
[20] Çma senza fatica, con la forza dellÕintelletto, tutto scuoteÈ.247

R3

in Phys. 25,14-21 [= A RIST., Phys. I 2, 184b15, cf. R 2].

[15] Tra coloro i quali sostengono che i principi <sono> numerosi, invece,
alcuni ne ammisero un numero limitato, altri illimitato. E tra coloro i quali <so-
stengono> che <i principi> sono limitati, alcuni <sostengono> che <i principi>
sono due, come fa Parmenide nella sezione della sua opera concernente
lÕopinione, <quando sostiene che i principi sono> fuoco e terra (o piuttosto luce
e tenebra)248 o come gli Stoici <secondo i quali i principi> sono Dio e <la> ma-
teria, i quali sostengono che il Dio <• il principio> non, evidentemente, come un
elemento, ma come ci˜ che • agente, mentre <lÕaltro principio, cio• la materia
•>249 il paziente; altri, invece, <sostengono che i principi sono> tre, come Ari-

244
Scil. questo uno e tutto.
245
Scil. Senofane.
246
P. MORAUX [Der Aristotelismus bei den Griechen von Andronikos bis Alexander von
Aphrodisia. Vol. I: Die Renaissance der Aristotelismus im I, Jh. V.Chr., Berlin-New York
1973, p. 451 e n. 3 (trad. it. LÕAristotelismo presso i Greci. Volume primo: La rinascita
dellÕAristotelismo nel I sec. a. C., trad. it. di S. TOGNOLI, Milano 2000)], quando in S IMPL ., in
Phys. 23,14-16 e 149,11-18 trova affiancate le opinioni di Nicola di Damasco e Alessandro di
Afrodisia, ritiene che Simplicio assuma lÕopinione di Nicola per tramite di Alessandro. Cf. P.
G OLITSIS , Les Commentaires cit., p. 74, n. 38, il quale suggerisce, sulla base di S IMPL ., in
Phys. 151,20-30, che lo stesso Porfirio si serviva di questo scritto di Nicola per criticare Ales-
sandro.
247
21 B 25 DK; THPHR., Phys. op. fr. 5,1-27 = SIMPL., in Phys. 22,26-23,20.
248
28 A 34 DK = SIMPL., in Phys. 25,14-16. Per questa dottrina del fuoco e della terra
quali principi secondo Parmenide in Simplicio cf. in Phys. 30,31; 38,20 [qui Simplicio cita
Alessandro]; 179,32; 274,24; in Cael. 691,5-6.
249
Questa integrazione si rende necessaria poichŽ dal contesto si evince chiaramente che •
a Dio che gli Stoici assegnavano una dimensione attiva, mentre alla materia una dimensione
passiva e ricettiva. Viceversa, se non procedessimo con tale integrazione, si correrebbe il
172 I.A. LICCIARDI - PARMENIDE TRËDITO, PARMENIDE TRADíTO

stotele <il quale sostiene che i principi250 sono la> materia e i contrari; altri, in-
fine, <sostengono che i principi sono> quattro, come Empedocle di Agrigento,
nato non molto dopo Anassagora, [20] seguace251 e discepolo di Parmenide e
ancor di pi• dei Pitagorici.252

R4

in Phys. 28,4-15 [= A RIST., Phys. I 2, 184b15, cf. R 2].

Leucippo, invece, di Elea o di Mileto (di lui si dice infatti in entrambi i mo-
di), dopo aver preso parte alla filosofia di Parmenide, [5] non segu“ la stessa via
di Parmenide e Senofane intorno agli enti, ma pare <segu“> la <via> contraria.
Infatti, mentre quelli253 rendono il tutto uno, immobile, ingenerato e limitato, e
non concedono neppure di ricercare il non-essere, costui invece suppose che
elementi, illimitati e sempre soggetti al movimento, <fossero> gli atomi,254 e
<suppose> che illimitato <fosse>, in essi, il numero delle loro figure, in virt• del
fatto che nulla • in tal modo piuttosto che in talaltro, [10] anche in quanto <egli>
constat˜ una generazione e un mutamento incessante negli enti. <Leucippo so-
stenne> inoltre, poi, che lÕessere non sussiste affatto in maggior misura rispetto
al non-essere, e <che sono> entrambi, in modo simile, cause degli <enti> gene-
rati. Supponendo, infatti, <che> lÕessenza degli atomi <fosse> solida e piena,
sosteneva che • essere, e disse che si trascina nel vuoto, che precisamente chia-

rischio di attribuire to; pavscon a to;n qeovn, il che sarebbe del tutto errato e incoerente con i
presupposti generali della filosofia stoica.
250
Scil. i principi del divenire [cf. A RIST ., Phys. I 7].
251
Ma anche ÇemuloÈ. Intende cos“ B.M. P ERRY , Simplicius cit., p. 96, il quale segue
Diels [fr. 3,7 (Dox. 477,18) e relativa nota], che sosteneva che esiste una tradizione che
accomuna sia Teofrasto sia Diogene Laerzio [VIII 55,9-12 = 28 A 9 DK]. Tale tradizione
tramanda che Empedocle fu emulo o zelante imitatore di Parmenide. Sempre Diels ritiene che
lÕaggiunta finale kai; e[ti ma'llon tw'n Puqagoreivwn non giunga a Simplicio dalla tradizione
dossografica, ma sia una congettura del Commentatore stesso. Non concordo con H.
B ALTUSSEN , Philosophy and Exegesis cit., p. 234, n. 71, il quale segue W. F ROHN , The
Sources of Alexander of Aphrodisias, PhD thesis, Laval University 1980, p. 123, nel ritenere
che in questo passo zhlwthv" accenni a una qualche forma di relazione competitiva e
agonistica fra Empedocle e Parmenide, dal momento che lÕapproccio complessivo di
Simplicio sulla natura dei rapporti fra i Presocratici va, invece, proprio nella direzione
opposta, ossia quella della concordia.
252
28 A 10 DK = 31 A 7 DK = 59 A 8 DK. Per la trad. inglese di tutto questo passo, il
quale dovrebbe costituire un materiale di provenienza teofrastea [THPHR., Phys. op. fr. 3,1-7
DIELS], cf. B.M. P ERRY , Simplicius cit., p. 284.
253
Scil. Parmenide e Senofane.
254
SIMPL., in Phys. 28,4-9 = 28 A 8 DK.
RIFERIMENTI DI SIMPLICIO A PARMENIDE - TRADUZIONE 173

mava non-essere, e dice che esiste in misura non inferiore rispetto allÕessere.
[15]

R5

in Phys. 28,32-31,17 [= A RIST ., Phys. I 2, 184b15, cf. R 2].255

Coloro i quali vengono a conoscenza per sentito dire256 di siffatto disaccordo


non devono, per˜, ritenere che queste siano contraddizioni fra coloro che filoso-
farono, ci˜ che precisamente <fanno> alcuni257 che imbattendosi soltanto in re-
gistrazioni storiche messe per iscritto e non comprendendo nulla delle cose dette
si apprestano a biasimare, [29,1] sebbene essi stessi si diramano in innumerevoli
contrasti non relativamente ai principi fisici (di questi infatti non hanno espe-
rienza neppure in sogno) ma relativamente alla degradazione258 della trascen-
denza divina. Forse • meglio, per˜, facendo una breve digressione,259 dimostrare
a coloro che sono pi• desiderosi di apprendere in che modo gli antichi, sebbene
diano lÕimpressione di essere discordi circa le opinioni sui principi, nonostante
tutto concordano armoniosamente. [5] E infatti alcuni discussero intorno al prin-
cipio intelligibile e primo, come Senofane, Parmenide e Melisso, Senofane e
Parmenide sostenendo che <esso>260 • uno e limitato. é necessario, infatti, che
lÕuno preesista ai molti e che ci˜ che • causa di ordine e di limite per tutti <gli
enti> sia delimitato secondo il limite piuttosto che <secondo> lÕillimitatezza, e
che ci˜ che • dappertutto compiuto, ci˜ che ha ricevuto il proprio fine, sia limi-
tato; [10] <• necessario>, poi, <che sia> piuttosto fine, come anche principio, di
tutti <gli enti>, perchŽ ci˜ che • senza limite, essendo manchevole, non ha anco-
ra ricevuto un limite. SenonchŽ Senofane ammette anche che esso,261 in quanto
<•> causa di tutte le cose, si eleva al di sopra di tutte le cose, sia del movimento

255
Per la trad. inglese di questo passo cf. B.M. P ERRY , Simplicius cit., pp. 286-290.
256
In questo contesto ajkouvw non ha il valore letterale di ÇudireÈ, ma va reso con un verbo
appartenente alla sfera della conoscenza. Dal prosieguo del discorso fatto da Simplicio, si
comprende immediatamente che si deve trattare di un tipo di conoscenza superficiale e
indebolita, ecco perchŽ si • scelto di tradurre tou;" ajkouvonta" con il sintagma Çcoloro che
vengono a conoscenza per sentito direÈ, in modo tale da rendere il senso di conoscenza
indebolita imposto dal contesto del discorso e mantenere contemporaneamente un legame con
il significato letterale del verbo ajkouvw.
257
Scil. i cristiani, cf. C 5.
258
P. G OLITSIS , Les Commentaires cit., p. 95, traduce con ÇdŽgraderÈ, mentre B.M.
P ERRY , Simplicius cit., p. 286, con ÇoverthrowÈ.
259
Si tratta di un hapax legomenon.
260
Scil. il principio intelligibile e primo.
261
Scil. lÕuno [cf. in Phys. 29,8].
174 I.A. LICCIARDI - PARMENIDE TRËDITO, PARMENIDE TRADíTO

sia della quiete, come di ogni contrapposizione,262 come anche Platone <ammet-
te> nella prima ipotesi del Parmenide;263 [15] Parmenide, invece, il quale osser-
va che ci˜ che resta sempre invariato nella sua identitˆ <•> al di lˆ di ogni mu-
tamento, forse anche <al di lˆ> di atto e potenza, canta che esso immobile e uni-
co in quanto trascendente264 tutte le cose,
Çsolo, immobile •, a esso sono nomi tutte le coseÈ.265
Melisso, infine, osserv˜ anchÕegli, in modo simile <a Parmenide>, che
<lÕuno •>266 ci˜ che • immutabile, ma dÕaltra parte fece vedere che esso • illimi-
tato come anche non soggetto a generazione secondo lÕinesauribilitˆ
dellÕessenza267 e lÕillimitatezza268 della potenza: • chiaro, poi, che la dimostra-
zione intorno allÕillimitatezza <dellÕuno> nasce secondo questa nozione.269 [20]
Dice, infatti, <Melisso>: Çe poichŽ, dunque, non si • generato, • e sempre era e
sempre sarˆ, non ha nŽ principio nŽ fine, ma • illimitato. Infatti, se fosse genera-
to, avrebbe un principio (avrebbe infatti cominciato a generarsi in un certo mo-
mento) e una fine (avrebbe infatti finito di generarsi a un certo momento); [25]
ma poichŽ non ha cominciato nŽ terminato, e sempre era, non ha principio nŽ
fine, [ma • illimitato]È.270 Cos“, dunque, Melisso, guardando verso ci˜ che •
senza principio nŽ fine in relazione al tempo e che sempre •, fece vedere che
<lÕuno271 •> illimitato. Che • siffatto,272 poi, anche Parmenide lo attesta,
allÕincirca, per mezzo queste parole:
[30,1] Çin quanto lÕessere • ingenerato e imperituro,
intero di un unico genere,273 immobile e senza fine274

262
LÕajntistoiciva indica, propriamente, il collocarsi allÕopposto di un altro termine
allÕinterno di una coppia di contrari [Çstanding opposite in pairsÈ, cf. L IDDELL -S COTT-J ONES ,
Greek-English Lexicon, s.v. ajntistoiciva].
263
Cf. PL., Prm. 139b3.
264
Cf. S IMPL ., in Phys. 792,8.
265
28 B 8,38 DK, parzialmente modificato da Simplicio.
266
Il soggetto • sempre to; e{n di in Phys. 29,8.
267
B.M. PERRY, Simplicius cit., p. 287, traduce con Çinexhaustibility of its essenceÈ.
268
Lett.: ÇlÕillimitatoÈ.
269
La nozione, cio•, dellÕinesauribilitˆ dellÕessenza e dellÕillimitatezza della potenza. Per
la dimostrazione melissiana dellÕillimitatezza dellÕUno si vedano, nellÕinsieme, 30 B 2 DK,
30 B 3 DK e 30 B 4 DK.
270
30 B 2,1-7 DK. In DK, tuttavia, allÕaltezza di 30 B 2,6-7 DK abbiamo, in aggiunta ri-
spetto al testo di Simplicio, kai; ajei; e[stai ‹kai;Ì compreso fra ajeiv te h\n e oujk e[cei ajrchvn.
271
Il soggetto • sempre to; e{n di in Phys. 29,8.
272
Scil. illimitato relativamente al tempo.
273
Sulla lezione mounogenev" attestata, oltre che da Simplicio, da Clemente, Eusebio,
Teodoreto e Filopono, e quella invece attestata da Plutarco, oujlomelev", cf. D. OÕB RIEN , Pro-
bl•mes dÕŽtablissement du texte, in P. A UBENQUE (sous la dir. de), ƒtudes sur ParmŽnide cit.,
t. II, pp. 319 e n. 15; 321 e n. 26; 322; 327 e n. 37; 328-329 e n. 41; 330 e n. 47; 332 e n. 52;
333 e n. 57.
RIFERIMENTI DI SIMPLICIO A PARMENIDE - TRADUZIONE 175

nŽ mai era, nŽ sarˆ, perchŽ • ora insieme tutto quantoÈ.275


Cos“, dunque, anche costui276 dice che <lÕessere> in quanto inesauribile,277 e
in quanto ingenerato278 • anche illimitato. [5] <Parmenide> rese chiara, la con-
cezione, invece, del limite279 attraverso quei famosi versi:
Çe rimanendo identico e nellÕidentico, in sŽ medesimo giace,280
e in questo modo rimane lˆ saldo: necessitˆ inflessibile, infatti,
lo tiene nei legami del limite, lo racchiude tutto intorno,
poichŽ • stabilito che lÕessere non sia senza compimento;

274
Il verso 28 B 8,4 DK si trova citato anche in in Phys. 78,13; 87,21, in cui viene citato
soltanto il primo emistichio; 120,23; 145,4 e in Cael. 557,18. CÕ• una variante, ossia che men-
tre in in Cael. 557,18 e in in Phys. 120,23 il verso si chiude con ajgevnhton, in in Phys. 30,2;
78,13 e 145,4 esso si chiude con ajtevleston. Per questÕultima variante cf. lÕintelligente di-
scussione contenuta in G. C ERRI , Parmenide di Elea. Poema sulla natura cit., pp. 222-223, in
cui lo studioso dimostra che non vi • nessuna contraddizione nel poema se si intende
lÕaggettivo come predicato nominale delle due copule contenute nel verso successivo [dimo-
dochŽ la traduzione, grosso modo, suonerebbe: Çed incompiuto / mai • stato o sarˆ, perchÕ•
tuttÕinsieme adessoÈ], e si evita cos“ di conferire allÕessere parmenideo lÕattributo di Çincom-
piutoÈ. é per questa ragione che, in questa raccolta di riferimenti, si • scelto di non apporre
nessun segno di interpunzione dopo ajtevleston.
275
28 B 8,3-5 DK, parzialmente modificato da Simplicio. Per una discussione relativa alla
lezione ajtevleston di 28 B 8,3 DK = S IMPL ., in Phys. 30,2, in connessione con la testimo-
nianza analoga, ma con lezione differente [ajgevnhton], sullo stesso verso nei Moralia di Plu-
tarco, si rinvia a D. OÕB RIEN , Probl•mes dÕŽtablissement du texte cit., pp. 330-331. Il verso si
trova citato anche in S IMPL ., in Phys. 78,14; 145,5; cf. anche 143,13 e P ROCL ., in Prm. 665,26
[cf. D. OÕB RIEN , Probl•mes dÕŽtablissement du texte cit., p. 334 e n. 61].
276
Scil. Parmenide.
277
Cf. in Phys. 29,19-20, in cui Simplicio scrive che secondo Melisso lÕUno • illimitato
secondo lÕessere inesauribile dellÕessenza. LÕajnevkleipton di in Phys. 30,4 dovrebbe costitui-
re, verosimilmente, la glossa del parmenideo ajnwvleqron di in Phys. 30,1 [28 B 8,3 DK], cos“
come lÕa[peiron di in Phys. 30,4 dovrebbe esserlo dellÕajtevleston di in Phys. 30,2 [28 B 8,4
DK]; cf. B.M. P ERRY , Simplicius cit., p. 109.
278
Cf. in Phys. 29,20-21, in cui Simplicio scrive che lÕUno • illimitato e ingenerato, e in
Phys. 29,22-26 [= 30 B 2,1-7 DK] in cui • contenuta la dimostrazione melissiana
dellÕillimitatezza dellÕUno a partire dal fatto che esso non • generato.
279
Simplicio parrebbe opporre qui, dunque, due diverse nozioni: una • la e[nnoia melis-
siana, cio• la nozione dellÕinesauribilitˆ dellÕessenza e dellÕillimitatezza della potenza, dalla
quale sorgerebbe la dimostrazione dellÕillimitatezza dellÕUno; una seconda e[nnoia, invece, •
quella qui esposta, vale a dire la nozione parmenidea di limite. Abbiamo detto Çparrebbe op-
porreÈ in virt• del fatto che un poÕ dopo [in Phys. 30,13-14] Simplicio dirˆ espressamente che
Çsenza dubbio, non cÕ• stato alcun disaccordo [ejnantivwsi"] relativamente alle nozioni [kata;
ta;" ejnnoiva"] di questi uomini in quei <passi> nei quali discutono intorno a esso [scil.
lÕessere]È.
280
Per considerazioni relative ad aspetti testuali del primo emistichio di questo verso [28
B 8,34 DK = S IMPL ., in Phys. 30,6] si rinvia a J. W IESNER , †berlegungen zu Parmenides B
8,34, in P. A UBENQUE (sous la dir. de), ƒtudes sur ParmŽnide cit., t. II, p. 178 e n. 46 [con
riferimento anche a P ROCL ., in Prm. 1134,22; 1152,29; 1177,5].
176 I.A. LICCIARDI - PARMENIDE TRËDITO, PARMENIDE TRADíTO

281
[10] non manca infatti di nulla; non essendolo, invece, mancherebbe di
tuttoÈ.282
Se infatti esiste <lÕ>essere e non | <il> non-essere, <esso>283 non manca di
nulla;284 un essere, poi, che non manca di nulla • perfetto; un essere, poi, perfet-
to, ha una fine e non • incompiuto; <un> fine, poi, avendo un limite ha anche un
termine. Cos“, senza dubbio, non cÕ• stato alcun disaccordo relativamente alle
nozioni di questi uomini in quei <passi>285 nei quali discutono intorno a esso.286
[15] Parmenide, poi, il quale giunse agli <enti> sensibili a partire da quelli intel-
ligibili ovvero, come egli stesso dice, a<llÕ>opinione a partire da<lla> veritˆ, in
quei <versi> in cui dice:
Çqui pongo termine al discorso che si accompagna a certezza e al pensiero
intorno alla veritˆ; da questo punto le opinioni mortali
devi apprendere, ascoltando lÕordine seducente delle mie paroleÈ,287
[20] <come> principi elementari degli <enti> soggetti a generazione ammise
anchÕegli288 lÕopposizione primaria,289 <opposizione> che egli chiama luce-
tenebra <o>290 fuoco-terra, o denso-raro o identico-diverso,291 dicendo di seguito
ai versi citati prima:
Çinfatti i mortali furono del parere di nominare due forme,
una delle quali non dovevano, in ci˜ essi si sono ingannati;
[25] le giudicarono contrarie nelle loro strutture e stabilirono i segni che le
distinguono

281
Cf. quanto diciamo in nota a in Phys. 40,6 in R 8.
282
28 B 8,29-33 DK.
283
Scil. lÕessere.
284
Cf. S IMPL ., in Phys. 29,11 [ejndeev"], in un contesto di discorso relativo allÕUno di Se-
nofane e di Parmenide, in cui Simplicio scrive: Ç<• necessario>, poi, <che lÕUno sia>
piuttosto fine, come anche principio, di tutti <gli enti>, perchŽ ci˜ che • senza limite, essendo
manchevole [ejndeev"], non ha ancora ricevuto un limiteÈ. LÕajnendeev" di in Phys. 30,11, cos“
come il tevleion della stessa linea, dovrebbero verosimilmente costituire la glossa del parme-
nideo oujk ejpideuev" di in Phys. 30,10 [28 B 8,33 DK]; cf. B.M. P ERRY , Simplicius cit., p.
109.
285
Interpreto ejn oi|" nel senso di Çin quei passiÈ, cos“ come P. G OLITSIS , Les
Commentaires cit., p. 97.
286
Scil. lÕessere [lÕo[n di in Phys. 30,11]; P. G OLITSIS , Les Commentaires cit., p. 97,
traduce peri; tou' aujtou' con Çde la m•me choseÈ.
287
28 B 8,50-52 DK. Cf. anche in Phys. 38,30-32; 41,8-9 per il v. 8,50 e il primo
emistichio di 8,51 e soprattutto 146,23-25, nonchŽ S IMPL ., in Cael. 558,5-7.
288
Per lÕaggettivo stoiceiwvdh" cf. S IMPL ., in Phys. 6,35; 7,12; 7,27; 11,23; 16,7; 17,22;
26,27; 34,14; 36,17; 38,13 et al.
289
Scil. in maniera simile ai naturalisti, i quali avevano rivolto la loro indagine principal-
mente agli elementi naturali.
290
Aggiunta di Diels.
291
SullÕattribuzione a Parmenide della coppia identico-diverso cf. B.M. P ERRY , Simpli-
cius cit., p. 110.
RIFERIMENTI DI SIMPLICIO A PARMENIDE - TRADUZIONE 177

separatamente gli uni dagli altri, da un lato posero lÕetereo fuoco della fiam-
ma
<che •> benigno assai rarefatto e leggero,292 a sŽ medesimo da ogni parte
identico,
[31,1] ma rispetto allÕaltro non identico; dallÕaltro lato posero anche lÕaltro
per se stesso,
come opposto, notte oscura, di struttura densa e pesanteÈ.293
E, poi, • in circolazione in mezzo ai versi anche un certo breve discorso in
prosa contenente <parole> di Parmenide stesso di tal risma: Çper questo motivo
il rado • anche ci˜ che • sottile, caldo, luce, molle e leggero, [5] mentre il fred-
do, lÕoscuritˆ, il duro e il pesante hanno ricevuto il nome in riferimento al denso:
queste due <serie>, infatti, vengono distinte a partire da ciascuno dei due mo-
diÈ.294 In tal modo <Parmenide> assunse chiaramente due elementi opposti; per
la qual cosa comprese per primo che i due <contrari> sono lÕessere-uno,295 e di-
ce che sono caduti in errore coloro i quali non hanno visto296 o messo chiara-
mente a nudo che la generazione <•> lÕopposizione degli elementi che si con-
giungono;297 precisamente per questo motivo anche Aristotele [10], seguendo

292
Per considerazioni di ordine testuale in merito alla giustapposizione, metricamente e fi-
losoficamente contestabile, di ajraiovn ed ejlafrovn [28 B 8,57 DK si trova citato anche in in
Phys. 39,5 e 180,5], si rinvia a J. F RéRE , ParmŽnide et lÕordre du monde: fr. VIII, 50-61, in P.
A UBENQUE (sous la dir. de), ƒtudes sur ParmŽnide cit., t. II, pp. 206-207.
293
28 B 8,53-59 DK. Cf. anche in Phys. 180,1-7.
294
I due modi sarebbero il rado e il denso. Seguo Diels il quale considera le li. 31,3-7 co-
me uno scolio di Simplicio al fr. 8,56-59 di Parmenide, non Stein [p. 795 della sua edizione di
Parmenide del 1867], il quale pens˜ invece a Melisso [cf. app. cr. dellÕin Phys. DIELS, p. 31].
Si tratta, forse, di uno scolio risalente allÕepoca alessandrina, nella quale era largamente in uso
lÕintroduzione di note marginali finalizzate alla spiegazione di testi ritenuti particolarmente
difficili.
295
Fu storicamente il primo, cio•, a riconoscere che lÕessere-uno racchiude in sŽ anche la
dualitˆ degli opposti. Va segnalato che, terminologicamente, lÕespressione e{n to; o[n indica s“,
in questo contesto, senzÕaltro lÕessere-uno parmenideo, ma va anche detto che essa richiama
esplicitamente la nozione di Uno-che-• che • oggetto della seconda ipotesi del Parmenide di
Platone. La doverosa disambiguazione lessicale e filosofica che occorre effettuare fra le due
nozioni • compito che si impone, naturalmente, agli studiosi moderni [e infatti noi tradurremo
questÕespressione con ÇlÕUno-che-•È solo in quei contesti in cui Simplicio, direttamente o
indirettamente, fa riferimento al dialogo di Platone], ma non a Simplicio, per il quale le due
nozioni sono intercambiabili. Respingo la proposta di B.M. P ERRY , Simplicius cit., p. 111, il
quale in in Phys. 31,8 propone di leggere, secondo la lezione dei codici, dievgnw, respingendo
la correzione del Diels duv! e[gnw, che noi al contrario accogliamo, dato che Simplicio torna a
parlare dellÕessere-uno in un contesto immediatamente successivo alla discussione sugli ele-
menti opposti.
296
Nel verbo sunoravw risuona lÕidea dellÕÇabbracciare con uno sguardoÈ, immagine che
rende molto bene lÕatto dello scorgere lÕUno di lˆ della dualitˆ.
297
Il verbo sunivsthmi, opposto a diakrivnw o dialuvw ha, in A RIST . GC II 9, 336a4 e
Cael. I 10, 280a12, il significato tecnico di Çrestringersi, condensareÈ [cf. L IDDELL -S COTT-
178 I.A. LICCIARDI - PARMENIDE TRËDITO, PARMENIDE TRADíTO

<Parmenide>, ammise che principi <sono> i contrari. Parmenide ha chiaramente


tramandato anche una causa, poi, efficiente, non soltanto dei corpi, quelli <che si
trovano> nella generazione, ma anche degli <enti> incorporei (quelli che porta-
no a compimento la generazione298) quando dice:
Çle <corone> dopo di queste furono riempite di tenebra, ma in esse si inseri-
sce una parte di fuoco;
nel mezzo di queste sta una Divinitˆ che tutto governa:
[15] Ø dovunque, infatti, essa presiede al doloroso parto e alla congiunzio-
ne,299
spingendo la femmina a unirsi col maschio e, allÕinverso, di nuovo,
il maschio con la femminaÈ.300

R6

in Phys. 34,12-27 [= A RIST., Phys. I 2, 184b15, cf. R 2].

Tranne che anche costui301 non proferisce nulla di contrario rispetto a Par-
menide e Melisso, ma osserv˜, come anche Parmenide, lÕopposizione elementa-
re, e come causa efficiente quello302 [15] pone una dea, unica comune situata in
mezzo a tutte le cose e causa di ogni generazione, mentre costui303 osserv˜
lÕopposizione anche nelle cause efficienti.

J ONES , Greek-English Lexicon, s.v. sunivsthmi]. Fare sostenere a Parmenide, come fa qui
Simplicio, che la generazione altro non • se non lÕopposizione degli elementi che si congiun-
gono, • un modo come un altro per sostenere, come ha detto poco prima [e{n to; o]n duv! e[gnw,
in Phys. 31,7-8] che il due si riconduce allÕuno. Tutta lÕespressione tou;" th;n ajntivqesin tw'n
th;n gevnesin sunistwvntwn stoiceivwn mh; sunorw'nta" h] mh; safw'" ajpokaluvptonta", in
Phys. 31,8-9, dovrebbe costiture una glossa del parmenideo morfa;" ga;r katevqento duvo
gnwvmai" ojnomavzein [28 B 8,54 DK = S IMPL ., in Phys. 30,24]; cf. B.M. P ERRY , Simplicius
cit., p. 111.
298
Lett.: Çcompletano, rendono perfettaÈ [A RIST ., GC II 10, 336b31]. Cf., per la soluzio-
ne da noi adottata, PL., Smp. 202e6; Ti. 92c6; Lg. VI, 770b8; Epin. 985b1; A RIST ., de Caelo
III 8, 306b6 et al.; SIMPL., in Phys. 38,28.
299
Per una serie di osservazioni testuali molto utili relativamente a questo passo che stia-
mo prendendo ora in considerazione [in particolare per quanto riguarda in Phys. 30,2-31,15]
si rinvia a L. T ARçN , The text cit., pp. 246-266 e, in particolare, pp. 252-253 e 262, con rife-
rimento a S IMPL ., in Phys. 30,2-3; 30,18; 30,25; 31,15; D. H ARLFINGER , Aspekte der han-
dschriftlichen †berlieferung des Physikkommentars des Simplikios cit., pp. 267-287 e, in par-
ticolare, pp. 271-272 e 286, con riferimento a S IMPL ., in Phys. 30,16-35 e 30,30.
300
28 B 12,8-13 DK.
301
Scil. Empedocle.
302
Scil. Parmenide.
303
Scil. Empedocle.
RIFERIMENTI DI SIMPLICIO A PARMENIDE - TRADUZIONE 179

Pare che Anassagora il Clazomenio, invece, abbia osservato che triplice • la


differenza fra tutte le forme: <una •> quella contratta304 secondo lÕunione intel-
ligibile, quando dice: Çtutte le cose erano insieme, illimitate tanto in quantitˆ che
in piccolezzaÈ.305 [20] E, di nuovo, dice: Çprima per˜ che queste cose si separas-
sero, trovandosi insieme tutte le cose, non era distinguibile neanche alcun colo-
re; lo impediva infatti la mescolanza di tutte le cose, dellÕumido e del secco, del
caldo e del freddo, del luminoso e dellÕoscuro e di molta terra che cÕera e di se-
mi di quantitˆ infinita, in nulla simili lÕuno allÕaltro. [25] Stando cos“ le cose,
bisogna ritenere che tutto si trova in tuttoÈ.306 E questa totalitˆ307 sarebbe
<lÕ>essere-uno308 di Parmenide.

R7

in Phys. 36,15-37,9 [= A RIST ., Phys. I 2, 184b15, cf. R 2].

[15] In tal modo, dunque, essi309 sostengono certamente310 cose differenti


quando indagano sulla natura, eppure non contrarie per chi • in grado di giudica-
re correttamente, poichŽ alcuni guardano allÕ<ordine> intelligibile,311 altri a
quello sensibile,312 e dei corpi alcuni ricercano gli elementi prossimi,313 altri in-
vece ricercano gli <elementi> pi• principiformi,314 e alcuni si impadroniscono

304
Per questo termine cf. C 6.
305
59 B 1 DK.
306
59 B 4 DK.
307
to; suvmpan, in Platone, invece, ricorre spesso come espressione tecnica per designare
la totalitˆ del reale.
308
Il to; dopo il tou'to • unÕaggiunta che Diels ha operato a partire da a [editio Aldina].
309
Scil. gli antichi.
310
Questo mevn ha un valore concessivo.
311
I Pitagorici, Senofane, Parmenide, Melisso, Empedocle e Anassagora.
312
I fisiologi monisti.
313
P. G OLITSIS , Les Commentaires cit., p. 99, traduce con ÇimmŽdiatsÈ. Il termine ha lar-
go uso in Simplicio, cf. SIMPL., in Cael. 11,27; 438,22; 438,25; 638,20 [ta; prosech' stoi-
cei'a]; in Cat. 279,20; in Phys. 12,1; 12,2; 262,8 [ta; prosech' stoicei'a]; 262,10; 325,19;
532,11 [ta; prosech' ... stoicei'a]; in Epict. 97,14; ma ha una certa ricorrenza anche in
Alessandro, Proclo e Filopono. Per prosechv~ come sinonimo di kaq! e{kaston, come si leg-
ge in Proclo, Inst. 31,6, cf. Simplicio, in Phys. 3,26; 6,13; 8,4; 12,1; 12,2; 12,5; 190,8 et al. In
P ROCL ., Inst. 31,6, lÕaggettivo prosechv", associato al sostantivo aijjtiva, indica la Çcausa
prossimaÈ e particolare in opposizione alla causa prima [cf. S IMPL ., in Phys. 11,36-12,3; cf.
anche L IDDELL -S COTT -J ONES , Greek-English Lexicon, s.v. prosechv"], e in effetti Simplicio,
in in Phys. 306,31, lo assume insieme con ai[tion. Sono poi prosecei'" anche i principi, le
ajrcaiv, opposti a ajrcikwvtatai [198,10]. LÕaggettivo •, infine, opposto a ajrcoeidevstera in
36,16 e a koinaiv in in Phys. 1140,19.
314
Simplicio distingue da un lato Anassimene, Parmenide e Empedocle e, dallÕaltro lato,
180 I.A. LICCIARDI - PARMENIDE TRËDITO, PARMENIDE TRADíTO

della natura elementare in maniera pi• parziale,315 mentre altri in maniera pi•
completa, alcuni ricercano soltanto gli elementi, mentre altri tutte le cause e le
concause.316
[20] Anche Aristotele stesso, poi, il quale sembra mostrare le loro discor-
danze, un poÕ pi• avanti dirˆ: Çdifferiscono, per˜, tra di loro, per il fatto che as-
sumono gli uni <contrari317 che sono> anteriori, gli altri <contrari che sono> po-
steriori, e gli uni <assumono contrari che sono> meglio conosciuti secondo la
ragione, gli altri invece <assumono contrari che sono meglio conosciuti> secon-
do la sensazioneÈ.318 ÇSicchŽ Ð dice <Aristotele> Ð in un certo senso, essi so-
stengono <contrari che sono> identici e diversi tra loro <a un tempo>È.319 Ma
noi siamo stati costretti costretti a dilungarci ulteriormente su queste cose a cau-
sa di coloro i quali, alla leggera,320 accusano gli antichi di discordia [25]. PoichŽ,
per˜, presteremo attenzione anche ad Aristotele il quale confuta le opinioni dei
filosofi precedenti (sembra che anche Platone fece ci˜ prima di Aristotele, e
Parmenide e Senofane <lo stesso> prima di entrambi) bisogna osservare che co-
storo, preoccupandosi degli uditori pi• superficiali, confutano ci˜ che ha
lÕapparenza di essere assurdo nei loro discorsi,321 dal momento che gli antichi
sono stati soliti esprimere i propri pareri322 [30] in maniera enigmatica. é chiaro,
poi, che Platone venera a tal punto Parmenide Ð che sembra confutare Ð da so-
stenere anche che la sua intelligenza ha bisogno di un tuffatore profondo.323
Sembra che [37,1] anche Aristotele, infine, sospetti della profonditˆ della sa-
pienza di quello quando dice: ÇParmenide, invece, sembra in qualche misura
parlare vedendo maggiormenteÈ.324 E costoro,325 dunque, talvolta supplendo a
ci˜ che • stato passato sotto silenzio, talaltra rendendo chiaro ci˜ che • stato det-

gli Atomisti, Timeo di Locri e Platone nel Timeo.


315
Per lÕuso di questo aggettivo cf. in Phys. 37,19; 183,28; 189,6; 190,2; 190,11 et al.
316
Scil. Platone.
317
é sottinteso il tajnantiva di ARIST., Phys. I 5, 188b29.
318
ARIST., Phys. I 5, 188b30-33.
319
ARIST., Phys. I 5, 188b36-37. Aristotele dice che questi contrari sono diversi come
quasi tutti i filosofi li intendono, ma sono gli stessi in quanto analoghi [Phys. I 5, 188b36-
189a1].
320
Cf. ta;" eujkovlou" ejkdoca;" in in Phys. 37,6.
321
Scil. nei discorsi dei filosofi precedenti.
322
Rendo ajpofaivnesqai gnwvma" esattamente secondo lÕaccezione che • presente in
H DT ., Historiae I 40,22; ma cf. anche I 207,2.
323
Cf. C 7.
324
Scil. di altri filosofi. ARIST., Metaph. I 5, 986b27-28. Nel contesto del riferimento ari-
stotelico i termini di paragone sono Senofane e Melisso. Il medesimo passo di Aristotele si
trova citato anche in S IMPL ., in Cael. 560,2-3. Lo stesso concetto, in forma epitomata, viene
peraltro espresso da Simplicio in in Phys. 148,16.
325
Scil. Platone e Aristotele.
RIFERIMENTI DI SIMPLICIO A PARMENIDE - TRADUZIONE 181

to in modo non chiaro, talaltra operando distinzioni,326 non essendo possibile [5]
riferire agli <enti> fisici ci˜ che • stato detto in riferimento agli <enti> intelligi-
bili, come nel caso di coloro i quali sostengono che lÕessere • uno e immobile,327
talaltra ancora respingendo previamente le interpretazioni leggere328 degli <udi-
tori> pi• superficiali, in tal modo danno lÕapparenza di confutare. E tenteremo
anche noi di esaminare queste cose in ciascuna delle critiche di Aristotele. Ma
bisogna riprendere nuovamente in esame il testo di Aristotele e definire con pre-
cisione le cose dette in questo.

R8

in Phys. 37,12-40,21 [= A RIST., Phys. I 2, 184b15-16] é necessario, poi, che


il principio sia uno oppure pi• di uno, e se uno o immobile, come dicono Par-
menide e Melisso [É].

Alessandro dice che: Ç<Aristotele> dicendo che bisogna che il principio sia
ricavato a partire da ci˜ che • meglio conosciuto per noi, anchÕegli lo ricava in
questo modo, perchŽ ha cominciato da un <assioma>329 divisorio perfetto, chia-
ro e manifesto a tutti. Che cosa • infatti pi• evidente della proposizione contrad-
dittoria,330 quella che dice che <il principio> • uno oppure non uno, vale a dire
molti?È [15] Ma il fatto che, invero, <Aristotele> ha cominciato da un <assio-
ma> divisorio <che •> evidente, viene detto <da Alessandro> giustamente, pur-
tuttavia non • ci˜ che precisamente dice Aristotele il fatto che si deve procedere
dalle cose manifeste ai principi non manifesti. Erano infatti composte quelle co-
se, <cio•> quelle manifeste e meglio conosciute per la sensazione e dette cos“ in
generale in quanto interi e comprensivi delle cose pi• particolari e meno manife-
ste. [20] In effetti, a partire dalle cose sensibili e note per noi egli confuterˆ, co-
me vedremo, le opinioni false intorno ai principi e consoliderˆ quelle vere. Ales-

326
Cf. in Phys. 21,17-19, in cui lo stesso concetto [qui riferito ai soli Eleati] viene riferito
ai Pitagorici, a Senofane, Parmenide, Empedocle e Anassagora.
327
Scil. Parmenide e Melisso.
328
Cf. eujkovlw" in in Phys. 36,24.
329
Ho considerato sottinteso il termine assioma basandomi su S IMPL ., in Phys. 21,25
[ajxivwma diairetikovn] e 22,16, in cui ajxivwma • sottinteso come preposto a diairetikovn. Si
tratta dellÕassioma divisorio, come viene chiarito in in Phys. 21,25-26, secondo il quale •
necessario che il principio sia uno oppure molti [cf. A RIST ., Phys. I 2, 184b15], assioma
divisorio che a sua volta, come viene spiegato in in Phys. 21,26-27, ma anche qui in in Phys.
37,14-15, altro non significa che la contraddizione uno/non-uno. Si rilevi che con il termine
ajxivwma Simplicio non intende qui indicare la nozione tecnica di Aristotele, APo. I 10, 76b14
ss., ma intende semplicemente una assunzione teorica preliminare alla trattazione di un argo-
mento.
330
Per ajntivfasi~ vd. ARIST., Int. 13, 22a39, APr. I 15, 34b29 et al.
4.

COMMENTARIO
C1
in Phys. 6,31-7,15 [Prooemium]

In primo luogo occorre dire che il riferimento che qui si intende commentare
fa parte di una delle due digressioni [parekbavsei"] che si incontrano nel I libro
del Commentario alla Fisica di Aristotele, precisamente alle linee 6,31-8,15 e
28,32-37,9 D IELS, nelle quali Simplicio presenta la sua opinione complessiva
sulla filosofia preplatonica. é dunque utile discutere su queste due digressioni
per chiarirne la struttura, il contenuto e le finalitˆ. Prima di fare ci˜, tuttavia, oc-
corre accennare al ruolo che la digressione occupa comunemente nei commenta-
ri neoplatonici e, in particolare, nel Commentario alla Fisica di Simplicio.
Il commentario filosofico, che • il genere di scrittura tipico della filosofia
tardo-antica, pu˜ essere caratterizzato, secondo una delle suddivisioni general-
mente adottate dagli studiosi, almeno da quattro forme: la forma scolastica, la
forma teoretica, la forma scientifico-teologica e quella storico-filosofica
[questÕultima si • andata vieppi• affermando nella storia del neoplatonismo so-
prattutto nei secoli V e VI]. Tali forme di commentario si riscontrano special-
mente in Proclo, Filopono e Simplicio [cf. F. ROMANO, La scuola filosofica e il
commento cit., p. 601]. Tale distinzione, tuttavia, • in qualche modo problemati-
ca, per il fatto che • raro trovare un commentario che segua in modo assoluto
una sola di queste forme, mentre • frequente riscontrare commentari che hanno
forma mista tra le quattro indicate. é proprio questo il caso dellÕin Physica di
Simplicio, che • attraversato da tutte e quattro le forme di commentario, proba-
bilmente in ragione del fatto che Simplicio • un commentatore che si pone alla
fine della tradizione scolastica neoplatonica dalla quale eredita, dunque, anche i
diversi usi di scrittura. La digressione, di cui dicevamo, presenta una forma sto-
rico-filosofica e costituisce una vera e propria unitˆ testuale. Non a caso P. G O-
LITSIS , Les Commentaires cit., pp. 85-86, ha individuato alcune formule stereo-
tipate delle quali Simplicio si serve per demarcare Ð in apertura come in chiusu-
ra Ð le sue digressioni, e ne fornisce un elenco. é lo stesso Simplicio a indivi-
duare la digressione come elemento in qualche modo Çesterno al commentarioÈ,
e[xw tou' uJpomnhmatismou' [in Phys. 601,12], in cui egli interrompe lÕesegesi per
esprimere la sua opinione personale, spezzando in tal modo la continuitˆ del suo
discorso. Non per questo le digressioni guastano lÕunitˆ del commentario conti-
nuo, ovvero di quel genere di commentario che segue passo passo le argomenta-
zioni del testo commentato nonostante che non assuma ogni linea del testo og-
getto di commento.
La digressione • un elemento che storicamente tende vieppi• ad affermarsi
nella tradizione commentaria neoplatonica e trova il suo apice in autori quali
Giovanni Filopono e, appunto, Simplicio, i quali a diverso titolo ne fanno largo
290 I.A. LICCIARDI - PARMENIDE TRËDITO, PARMENIDE TRADíTO

uso. Nei rispettivi commentari alla Fisica di Aristotele ne possiamo individuare


almeno tre per Filopono, ben dodici invece per Simplicio: P. G OLITSIS , Les
Commentaires cit., pp. 86-87 e 196-203, mette opportunamente in risalto il si-
gnificato storico e filosofico del fatto che Simplicio e Filopono, in quanto sono
commentatori alla fine dellÕera pagana, fanno un uso importante e pi• massiccio
della digressione rispetto ai loro predecessori, adattando cos“ il genere letterario
del commento alle esigenze di una travagliata epoca di transizione quale essi
vissero.
Tornando dunque al riferimento in esame, esso segue la trattazione da parte
di Simplicio dei cosiddetti kefavlaia, vale a dire le questioni proemiali che, a
partire da Proclo, devono essere preliminarmente trattate dal commentatore pri-
ma di entrare nel merito dellÕesegesi del testo classico. Esse sono: lo skopov" del
trattato; la sua utilitˆ; il suo posto nellÕordine di lettura; la ragione del titolo;
lÕautenticitˆ del trattato; la divisione in capitoli o libri; la sua classificazione ri-
spetto alle altre parti della filosofia. Se compariamo i due proemi di Simplicio e
Filopono ai rispettivi commentari alla Fisica, osserviamo che mentre il primo
tratta esaustivamente tutti e sette i kefavlaia, il secondo si occupa di fatto solo
del primo, del quarto e del sesto punto. Che da un punto di vista metodologico
siano esattamente tante e tali le questioni prologali viene esplicitamente detto in
S IMPL., in Cat. 8,9-13 e P HLP . in Cat. 7,1-3, il quale ultimo per˜ omette il set-
timo punto, cf. P. G OLITSIS , Les Commentaires cit., pp. 38-39. Nella sua digres-
sione Simplicio elabora una sorta di storia della ÒfisicaÓ antica da Talete ad Ari-
stotele, ma per lui la storia della filosofia preplatonica, e a maggior ragione la
storia della filosofia classica, non si esaurisce esclusivamente in una storia delle
indagini intorno alla natura, e in particolare egli considera Parmenide un filosofo
tanto metafisico quanto fisico, tantÕ• vero che in in Cael. 556,25 ss. scrive: Ç[É]
e invero <Melisso e Parmenide> trattarono nei loro scritti non solo dei problemi
riguardanti ci˜ che trascende la natura, ma anche di quelli riguardanti la natura,
e forse per questo non rifuggirono dallÕintitolarli Intorno alla naturaÈ. Ma con
una espressione ancora pi• forte di questa che abbiamo visto nel de Caelo, nel
nostro riferimento Simplicio considera tanto fisici quanto metafisici non solo
Parmenide, ma anche Senofane e i Pitagorici. Facendo ci˜, Simplicio propone
una interpretazione ÒcontinuistaÓ della storia della filosofia, nel senso che non
considera Platone come il primo metafisico e tutti i filosofi che lo hanno prece-
duto come semplicemente dei fisici, sicchŽ non sussiste in tal modo, per lui, al-
cuna frattura fra il pensiero platonico e quello preplatonico. Una tale visione
ÒcontinuistaÓ non appartiene a tutti i filosofi neoplatonici, se • vero che Proclo,
in Ti. I 1,24-4,5, distingueva tre fasi della filosofia della natura: una prima fase
in cui egli include la fisica dei preplatonici, orientata allo studio della materia e
delle cause materiali; una seconda fase in cui egli include la fisica dei postplato-
nici, in cui viene sviluppato lo studio della causa materiale e di quella formale;
una terza fase in cui egli assimila la fisica dei Pitagorici e di Platone, i quali
COMMENTARIO AI RIFERIMENTI 291

avrebbero considerato tutte le cause fin qui citate come semplici concause [su-
naivtia] e avrebbero considerato invece gli intelligibili come cause in senso pro-
prio [kurivw" ai[tia] del mondo sensibile; cf. A. L ERNOULD , Physique et thŽo-
logie. Lecture du TimŽe de Platon par Proclus, Villeneuve dÕAscq 2001, pp. 32-
35 e P. G OLITSIS , Les Commentaires cit., pp. 89-90. QuestÕultimo studioso, in
particolare, considera questo excursus di Proclo e il libro A della Metafisica di
Aristotele come il modello formale della digressione simpliciana contenuta di in
Phys. 6,31-8,15 D IELS . Se tuttavia Golitsis pu˜ avere qualche ragione sul piano
formale, sostanziale mi sembra per˜ la differenza tra Proclo e Simplicio sul pia-
no teorico per il fatto che Proclo appare chiaramente ÒdiscontinuistaÓ, nella mi-
sura in cui la filosofia preplatonica sarebbe per lui una mera preparazione alla
vera fisica, ossia alla Çfisica teologicaÈ contenuta nel Timeo, rispetto alla quale
la fisica di Aristotele costituirebbe un ÒarretramentoÓ [ÇreculÈ, dice P. G OLI-
TSIS , Les Commentaires cit., p. 90]. Ben diverso • invece il quadro offerto da
Simplicio. Egli cita per primi i Milesii Ð il riferimento esplicito • a Talete, Anas-
simandro e a non meglio precisati filosofi dello stesso tipo Ð, i quali hanno con-
dotto le loro indagini muovendo Çdal bassoÈ [kavtwqen], ossia dal piano sensibi-
le, e in particolare dalla materia, che essi hanno assunto come principio di tutte
le cose.
A proposito di questi primi filosofi, il riferimento di Simplicio al diluvio
[kataklusmov"], di cui si parla nel mito di Pirra e Deucalione, costituisce in
qualche modo un topos nella tradizione filosofica, principalmente a partire dal
cenno che ne fa Platone in Timeo 22a7, e che viene poi fissato nel relativo com-
mentario di Proclo [in Ti. I 101,11]. Per quanto si tratti di un topos, questo ri-
mando di Simplicio allÕargomento del diluvio potrebbe costituire un indizio del
fatto che Simplicio leggeva il Commentario di Proclo al Timeo. Lo stesso Goli-
tsis, dÕaltra parte, come si • detto, considera il proemio di Proclo come il model-
lo formale di quello di Simplicio, e anzi ritiene che Simplicio leggesse diretta-
mente il Commentario di Proclo al Timeo [parallelamente, lÕutilizzo che dellÕin
Ti. di Proclo ha fatto Simplicio nellÕin Cael. • stato di recente indagato da M.-A.
G AVRAY , Au terme dÕune tradition: Simplicius, lecteur du PhŽdon, in Ancient
Readings of PlatoÕs Phaedo, ed. by S. D ELCOMMINETTE , P. D ÕH OINE and M.-
A. G AVRAY , Leiden-Boston 2015, pp. 293-310]. Se Golitsis per˜ non fornisce
alcuna indicazione precisa a supporto di questa sua affermazione, pi• preciso •
H. B ALTUSSEN , Philosophy and Exegesis cit., p. 214, il quale individua una
probabile allusione di Simplicio a Proclo in in Phys. 601,15-20, che Diels, nel
suo Index nominum, p. 1453, aveva giˆ indicato come un riferimento, seppur ge-
nerico e non specifico, allÕin Timaeum di Proclo. Per la questione generale della
conoscenza da parte di Simplicio degli scritti di Proclo cf. L.G. W ESTERINK ,
Proclus et les PrŽsocratiques, in J. P ƒPIN -H.D. S AFFREY (Žds.), Proclus: lec-
teur et interpr•te des anciens. Actes Du Colloque International Du Cnrs, Paris,
2-4 Octobre 1985, Paris 1987, pp. 105-112; J.J. C LEARY , Proclus as a Reader of
292 I.A. LICCIARDI - PARMENIDE TRËDITO, PARMENIDE TRADíTO

PlatoÕs Timaeus, in Reading Plato in Antiquity, ed. by H. T ARRANT and D.


B ALTZLY , London 2006, pp. 135-150, e nello specifico p. 147 sul carattere pre-
valentemente indiretto delle citazioni di Proclo in Simplicio.
Simplicio utilizza kavtwqen [6,35], che letteralmente significa Çdal bassoÈ,
per indicare lÕambito naturale e sensibile sul quale hanno filosofato i primi Pre-
socratici, come si comprende dal fatto che, immediatamente dopo, contrappone
a questi ultimi Senofane, Parmenide e i Pitagorici con queste parole: ÇSenofane
di Colofone, il suo discepolo Parmenide e i Pitagorici, invece, hanno tramandato
una filosofia perfettissima sia intorno agli enti naturali sia intorno a quelli al di
sopra della natura, ma la loro filosofia era enigmatica [SIMPL., in Phys. 7,1-3]È,
passo in cui Simplicio considera Parmenide discepolo di Senofane. Su questa e
altre informazioni biografiche relative a Parmenide in Simplicio cf. B.M. P ER-
RY , Simplicius cit., p. 95. Inoltre, Simplicio afferma che questi filosofi hanno
ricercato sia intorno agli enti naturali sia intorno agli enti sovrannaturali, il che
costituisce unÕaffermazione importante nel caso di Parmenide, perchŽ cos“ Sim-
plicio sembra riconoscere esplicitamente a Parmenide anche una indagine intor-
no alla natura. In in Cael. 556,25 ss., Simplicio, non a caso, si interroga sul tito-
lo, Intorno alla natura, degli scritti di Melisso e di Parmenide sottolineando che
costoro intitolarono cos“ le loro opere perchŽ trattarono sia periv tw'n uJpe;r
fuvsin sia periv tw'n fusikw'n. La motivazione addotta qui da Simplicio sembra,
a dire il vero, insufficiente, per il fatto che in tal caso il titolo degli scritti di Me-
lisso e di Parmenide sarebbe parziale rispetto allÕestensione dello loro reali ri-
cerche. In effetti questa questione, cio• se per Simplicio Parmenide e gli altri
Eleati abbiano indagato sulla natura, presenta delle difficoltˆ, per le quali riman-
do a I.A. L ICCIARDI, Una polemica filologica di Simplicio contro Alessandro di
Afrodisia Su Aristotele, Phys. I 2, 185a17-19, in !"##$% !"& "'()*. Bellezza
e virt•: studi in onore di Maria Barbanti, a cura di R.L. C ARDULLO e D. IOZ-
ZIA , Acireale-Roma 2014, pp. 537-549. Sempre nel passo in esame la filosofia
di Senofane, di Parmenide e dei Pitagorici viene definita da Simplicio enigmati-
ca, non perchŽ fosse ambigua o male espressa, ma perchŽ intenzionalmente oc-
cultata mediante un linguaggio sapienziale e non accessibile ai molti [cf.
P ROCL., in Ti. I 129,16, in cui • presente la contrapposizione fra lÕinsegnamento
di Ferecide, che • aijnigmatwvdh", e quello di Platone, che invece • safhv"]. Che
le dottrine dei Pitagorici fossero state recepite come enigmatiche da lunghissimo
tempo, • un dato che risale almeno a Porfirio [VP 54,4], ed • confermato succes-
sivamente anche da Giamblico [VP 23, 103,9], da Giovanni Filopono [in de An.
127,15] e dallo stesso Simplicio [in Cael. 140,26], il quale ultimo non dichiara
ÒoscuriÓ questi piuttosto che quegli insegnamenti dei Pitagorici, ma riferisce che
lÕinsegnamento aijnigmatwdw'" era per costoro un vero e proprio e[qo". Pi• avanti
[in Phys. 19,5 ss.] Simplicio ripete che lÕinsegnamento di Senofane, di Parmeni-
de e, in generale, degli antichi, era di tipo enigmatico [sul passo in Phys. 7,1-3,
cf. F. R OMANO , La storiografia contemporanea sui Presocratici. Bilancio criti-
COMMENTARIO AI RIFERIMENTI 293

co, in F. R OMANO , LÕUno come fondamento. La crisi dellÕontologia classica.


Raccolta di studi rari e inediti a cura di G.R. G IARDINA , Catania 2004, p. 23 e
24, e per una discussione sullÕaijnigmatwvdh di 7,3, H. B ALTUSSEN , Philosophy
and Exegesis cit., pp. 39-41]. Come risulterˆ pi• chiaro dai riferimenti che pren-
deremo successivamente in considerazione [C 2, C 5, e C 7], lÕattribuire un ca-
rattere enigmatico alla filosofia di diversi autori preplatonici • funzionale, nella
strategia ermeneutica di Simplicio, da un lato ad armonizzare le loro dottrine
talvolta contrastanti, e dallÕaltro lato a preservarle dalle obiezioni che successi-
vamente sarebbero state mosse loro da Platone e Aristotele [cf. B.M. P ERRY ,
Simplicius cit. pp. 98-102].
Un altro passo, che non • contenuto in questa digressione ma poche pagine
pi• avanti, e sul quale ritorneremo pi• approfonditamente, passo nel quale Sim-
plicio sosterrˆ che i filosofi presocratici hanno tutti filosofato in modo concorde,
conferma sia che Senofane, Parmenide e i Pitagorici si sono occupati sia di enti
naturali che di enti sovrannaturali, sia che essi si sono espressi in modo oscuro.
LÕuna e lÕaltra caratteristica vengono peraltro estese da Simplicio a Empedocle
ed Anassagora. Scrive infatti Simplicio, in Phys. 21,13-19: Çdato che, poi, tutti i
fisici sono concordi circa lÕesistenza di principi degli enti naturali, essi ricercano
quali siano questi. E infatti <Aristotele> dice che coloro che indagano intorno
allÕessere indagano intorno al principio dellÕessere: infatti coloro che
filosofavano intorno ai principi ricercavano principi di enti, alcuni in maniera
indefinita, non distinguendo gli enti fisici da quelli al di sopra della natura, altri
invece operando <accurate> distinzioni, come ad esempio non solo i Pitagorici,
ma anche Senofane, Parmenide, Empedocle e Anassagora, sfuggendo tuttavia
allÕattenzione dei molti a causa della loro oscuritˆÈ [cf. R 2]. Anche qui, come si
vede, a Parmenide viene attribuita la ricerca sia del sensibile che del sovrasensi-
bile. H. B ALTUSSEN , Philosophy and exegesis cit., p. 73, vede in questo passo il
segno di una particolare indulgenza e comprensione da parte di Simplicio verso
quegli antichi che, esprimendosi in forma enigmatica, eludevano le moltitudini.
Tuttavia, come si dirˆ pi• avanti facendo riferimento ad altre testimonianze di
Simplicio, la questione • pi• problematica. Bene invece fa Baltussen [ibid., p.
73], a sottolineare da un lato la continuitˆ formale tra questo passo Ð ma ve ne
sono anche altri poche pagine pi• avanti nel commento Ð con il metodo
diairetico attraverso cui Aristotele presentava le opinioni degli antichi, e
dallÕaltro lato, a evidenziare soprattutto il fatto che, per Simplicio, nelle parole
dei Presocratici cÕ• una veritˆ che va svelata traendola fuori dallÕoscuritˆ del
mezzo espressivo, e che questo di Simplicio si rivela un espediente ermeneutico
molto fecondo per manipolare in termini platonici la diafwniva dei Presocratici.
Si noti che in questo passo lÕindistinzione dei piani dellÕessere, ajdiorivstw", ri-
chiama il medesimo termine e il medesimo concetto di in Phys. 6,36, sempre in
riferimento ai primi filosofi materialisti, rispetto ai quali in entrambi i passi si
contrappongono quei filosofi che al contrario hanno distinto [diakrivnonte"] il
294 I.A. LICCIARDI - PARMENIDE TRËDITO, PARMENIDE TRADíTO

piano naturale da quello sovrannaturale. Questo diakrivnein, che inevitabilmente


richiama il cwrivzein dellÕontologia platonica, e che • propedeutico per il
Commentatore a ogni vera e rigorosa filosofia della natura, sarebbe tuttavia,
secondo Simplicio, parzialmente offuscato da una certa oscuritˆ con la quale
questi autori avrebbero trasmesso il loro pensiero [abbiamo messo in
collegamento lÕaijnigmatwvdh di in Phys. 7,3 con lÕajsavfeia di in Phys. 21,19,
in quanto nel discorso di Simplicio i due termini vanno senza dubbio nella stessa
direzione o, pi• precisamente, sarebbe corretto dire che il primo implica in certo
qual modo il secondo]. Con tutta probabilitˆ lÕoscuritˆ • la conseguenza del loro
esprimersi in versi Ð in particolare Senofane, Parmenide e Empedocle Ð, sicchŽ
il compimento autentico della fisica antica, e della filosofia in generale, sarebbe
in realtˆ costituito da Platone. La chiarezza [safhvvneia] e il rigore filosofico
sono infatti, secondo Simplicio, prerogativa di Platone [cf. SIMPL., in Phys. 7,10;
8,11; 87,24 et al.], e in certa misura anche di Aristotele [sul maggior rigore di
Platone e Aristotele rispetto ai predecessori cf. SIMPL., in Phys. 8,9-15]. Va
rilevato che Simplicio, nel determinare la modalitˆ con la quale Senofane,
Parmenide e i Pitagorici hanno espresso il loro pensiero, impiega il verbo
paradivdwmi [7,1-3, usato al perfetto nel passo riportato sopra, come spesso
anche in altri luoghi Ð in modo quasi formulare Ð soprattutto in riferimento a
Parmenide e Empedocle], che fra i vari significati, specialmente da Platone in
poi, comprende quello di Çtrasmettere oralmenteÈ [cf. P L ., Men. 93b4-5].
Simplicio pare intrattenere un rapporto per certi versi ambiguo con il carattere
ÒpoeticoÓ dellÕespressione dei Presocratici: da un lato mostra infatti una
dignitosa deferenza nei confronti di quella che Ð a ragione o a torto Ð • stata
considerata come la fase ÒauroraleÓ del pensiero, mentre dallÕaltro lato relega
questi pensatori in una dimensione speculativa non ancora pienamente matura
perchŽ non ancora espressa con la chiarezza che si ritrova in Platone [cf. in
Phys. 36,25 ss. e 149,29 ss.]. Precedenti di questa visione ermeneutica sono
Plutarco, De recta ratione audiendi (37b-48d), 45a, e soprattutto Proclo, in Ti. I
345,12 ss., in cui lÕoscuritˆ viene riferita proprio a Parmenide [cf. B.M. P ERRY ,
Simplicius cit., p. 100]. Non ci sono tuttavia dati sufficienti per affermare che
Plutarco e Proclo siano le fonti dirette di Simplicio [cf. ibid., p. 99]. H.
B ALTUSSEN , Philosophy and exegesis cit. p. 55, richiama opportunamente
lÕattenzione sul fatto che il ripensamento [ÇrethinkingÈ] sugli antichi sia in pari
tempo, in Simplicio, un atto di trasformazione [ÇtransformationÈ]. Meno felice
mi sembra, invece, lÕaccostamento che questÕultimo fa tra Simplicio e Aristotele
in merito al modo in cui questi filosofi discutono le opinioni dei predecessori,
non fossÕaltro perchŽ la dialettica aristotelica ha nel suo punto di arrivo la sco-
perta della veritˆ, mentre per Simplicio si tratta soltanto di chiarire ci˜ che i filo-
sofi hanno detto in modo poco chiaro, fermo restando che la veritˆ di questi filo-
sofi si identifica con la veritˆ di Platone. Si noti, ad esempio, che in Aristotele
non troviamo alcun riferimento a un modo ÇenigmaticoÈ di filosofare, e semmai
COMMENTARIO AI RIFERIMENTI 295

potremmo citare lÕajrcai>kw'" di Metaph. XIV 2, 1089a2 ss. con cui egli intende
considerare antiquata e immatura la filosofia dei predecessori, in particolare di
Parmenide.
Proseguendo in questa prima digressione, dopo Senofane, Parmenide e i
Piagorici, • la volta di Anassagora. La testimonianza di Simplicio su Anassagora
[che non • discussa nŽ da Golitsis nŽ da Baltussen], pur essendo breve, • tuttavia
estremamente interessante dal punto di vista teorico. Essa, infatti, non soltanto
introduce in maniera incisiva quelli che a Simplicio appaiono i due aspetti
decisivi della speculazione di Anassagora, vale a dire lÕintroduzione del nou''"
quale causa efficiente e il ricorso a enti infinitamente piccoli per spiegare la
struttura elementare delle cose, ma soprattutto costituisce un anticipo fondamen-
tale di ci˜ che Simplicio afferma poco dopo su Platone. Il passo dice:
ÇAnassagora di Clazomene, invece, comprese invero che lÕIntelletto • una causa
efficiente, mentre nella spiegazione delle cause Ð come Socrate gli addebit˜
[ejpevskhye] nel Fedone [scil. P L ., Phd. 97b8 ss.] Ð si serv“ di enti il pi• piccoli
possibile [ojlivgista]È [SIMPL., in Phys. 7,3-6]. Innanzitutto qui Simplicio, per
indicare lÕIntelletto anassagoreo, usa ai[tion, non pi•, come prima, quando ha
parlato dei primi materialisti, aijtiva, perchŽ sta indicando lÕIntelletto come una
causa specifica, cio• come causa efficiente [cf. F. R OMANO , Proclo. Lezioni sul
Cratilo di Platone, Catania 1989, p. 143, e I D ., Il neoplatonismo cit., p. 146, n.
75], da cui si distinguono le cause materiali piccolissime, cio• i semi. A proposi-
to di questi ultimi, Simplicio rimanda a Fedone 98c1 [per osservazioni sui
riferimenti al Fedone nellÕin Phys. di Simplicio, in connessione al corso di studi
platonico nella Scuola di Atene cf. M.-A. G AVRAY , Simplicius cit., p. 39; relati-
vamente, invece, alla conciliazione che Simplicio opera fra il mito escatologico
contenuto alla fine del Fedone e la cosmologia contenuta nel de Caelo di Aristo-
tele, si rinvia a I D ., Au terme dÕune tradition cit., pp. 293-310]. Qui Platone pre-
cisamente parla di Çcose numerose e assurdeÈ [polla; kai; a[topa], con evidente
riferimento alle cause materiali di Anassagora. Questa considerazione
sullÕassurditˆ dei principi causali di Anassagora • ripresa letteralmente da Sim-
plicio, il quale in in Phys. 7,6 in qualche modo difende Anassagora dicendo che
forse non • assurdo [i[sw" oujde;n a[topon tou'to] ricorrere dal punto di vista
eziologico a principi piccolissimi, se • vero che lo stesso Platone nel Timeo si •
avvalso di superfici e figure quali costituenti ultimi degli elementi [precisamente
Simplicio cita sia Timeo di Locri, vale a dire il filosofo pseudoepigrafo che egli
considera come un pitagorico storicamente esistito, sia il Timeo drammatico di
Platone, cf. B.M. P ERRY , Simplicius cit., p. 278]. Sempre in questo stesso passo
relativo ad Anassagora, Simplicio distingue queste cause materiali platoniche da
altre cause, assunte sempre da Platone, degli enti che si generano, e cio• la causa
efficiente, la causa paradigmatica e la causa finale. Come Anassagora, dunque, il
quale ha assunto lÕIntelletto oltre ai semi, Platone avrebbe assunto cause diffe-
renti dalle figure geometriche elementari. A questo punto, tuttavia, Simplicio
296 I.A. LICCIARDI - PARMENIDE TRËDITO, PARMENIDE TRADíTO

segna una distinzione importante tra Platone e Anassagora, in quanto sottolinea


lÕaspetto metafisico della filosofia platonica, che lo mette piuttosto in rapporto
con Pitagorici ed Eleati. Il ÇsenonchŽÈ [plhvn] di 7,10 ha infatti sintatticamente
la funzione di introdurre la ÒsvoltaÓ teoretica di Platone [per osservazioni pi•
dettagliate su plhvn cf. pi• avanti, in questo stesso C 1].
é il caso di osservare che il dev, che introduce lÕeziologia anassagorea, indica
un elemento di contrapposizione rispetto allÕespressione precedente in cui Sim-
plicio ha parlato del nou''". Ci˜ accade perchŽ lÕIntelletto e i semi anassagorei ap-
partengono a due diversi ordini causali, come si comprende anche da un altro
passo dellÕin Phys. di Simplicio, anchÕesso relativo ad Anassagora e in cui
ricorre il termine aijtiologiva: Ç[É] e ci˜ che precisamente Socrate imputa nel
Fedone [P L., Phd. 97b8 ss.] ad Anassagora, il fatto che nelle spiegazioni delle
cause sulle cose particolari non si sia servito dellÕintelletto ma di spiegazioni
materiali, era conveniente a unÕindagine naturaleÈ [kai; o{per de; oJ ejn Faivdwni
Swkravth" ejgkalei' tw'/ !Anaxagovra/, to; ejn tai'" tw'n kata; mevro" aijtiologivai"
mh; tw'/ nw'/ kecrh'sqai ajlla; tai'" uJlikai'" ajpodovsesin, oijkei'on h\n fusiolo-
giv a/ Ð SIMPL., in Phys. 177,9-12]. Qui Simplicio sta associando lÕaijtiologiva
con la fusiologiva, rispetto alla quale lÕIntelletto rimane sovraordinato. Anche
lo pseudo-Plutarco, Placita philosophorum (874d-911c), 894f3-4, utilizza il
verbo aijtiologevw in riferimento ad indagini di carattere naturalistico di
Anassagora dicendo: Ç[É] in maniera simile Anassagora spiega i cosiddetti
pareli che avvengono nel PontoÈ. Il parelio • un fenomeno di rifrazione della
luce su nubi ad alta quota formate da cristalli di ghiaccio, per cui il disco solare
appare ripetuto pi• volte nel cielo. Simplicio utilizza il termine aijtiologiva e i
suoi derivati generalmente in contesti relativi allÕindagine naturale [cf. in Phys.
225,15; 292,20; 408,32 et al.].
Subito dopo aver parlato di Anassagora, come si diceva, Simplicio passa a
Platone, che egli ha giˆ introdotto insieme ad Anassagora [cf. SIMPL., in Phys.
7,6-15]. Come si • detto prima, Simplicio istituisce un raccordo fra ci˜ che
avrebbe sostenuto Anassagora e ci˜ che avrebbe sostenuto Platone. Pi• precisa-
mente, il raccordo sarebbe costituito: (1) da un lato dal fatto che anche in Plato-
ne trova spazio Ð congiuntamente per˜ alla causa esemplare e alla causa finale,
che sono ÒeccedentiÓ rispetto allÕindagine del Clazomenio Ð la causa efficiente
[poihtikovn, 7,7], proprio come lÕIntelletto-poihtiko;n ai[tion di Anassagora
[7,3], e (2) dallÕaltro lato che anche Platone avrebbe indagato la struttura ele-
mentare che sottende alla natura, spiegandola in termini di superfici, figure ed
elementi Ð a differenza di Anassagora, il quale ricorse a enti il pi• piccoli possi-
bile [ojlivgista, 7,6]. Mentre per˜, in un primo momento, Simplicio colloca su
un piano causale gli elementi geometrici fondamentali di Platone e su un altro
piano, sovraordinato a questo, la causa efficiente, la causa paradigmatica e la
causa finale, in un secondo momento, in cui lÕaspetto metafisico della filosofia
di Platone • posto in rilievo rispetto alla fase precedente, che • quella anassago-
COMMENTARIO AI RIFERIMENTI 297

rea, ed • posto in rapporto con Pitagorici ed Eleati, Simplicio sembra voler poi
dare un particolare risalto alla causa paradigmatica [questo passo • preso in con-
siderazione da N.L. C ORDERO , Simplicius et lÕÇŽcoleÈ ŽlŽate cit., p. 169, il qua-
le discute su una presunta unitˆ della filosofia eleatica che si desumerebbe da
Simplicio]. Parlando, infatti, di enti naturali soggetti a generazione Simplicio,
dopo aver riferito, ricorrendo a Eudemo [EUDEM., fr. 31,4 WEHRLI = SIMPL., in
Phys. 7,10-19], che Platone per primo chiam˜ elementi i principi elementari del-
le cose, afferma che distinse da questi principi la causa efficiente, la causa finale
e Çin aggiunta a questeÈ [pro;" touvtw/] le idee quali cause paradigmatiche. An-
che in in Phys. 10,34, lÕespressione pro;" touvtw/ introduce ancora th;n para-
deigmatikh;n ajrchvn, in un contesto di discorso [ma si tratta qui di un frammen-
to di Porfirio] in cui viene posta in risalto la differenza tra Aristotele, il quale
intese la forma [to; ei\do", 10,33] come immanente alla materia [ejn th'/ u{lh/,
10,33], e Platone, il quale invece concep“ lÕidea come ci˜ che • separato [to;
cwristo;n ejnnohvsa" ei\do", 10,34]. PoichŽ Simplicio fa riferimento al Timeo, •
verosimile che la causa efficiente, la causa esemplare e la causa finale indichino,
rispettivamente, il Demiurgo, le idee e il bene.
Per quanto riguarda il plhvn di 7,10 che, come ho giˆ detto, introduce una
svolta filosofica, costituita da Platone, va segnalato che nellÕin Phys. plhvn viene
utilizzato spesso, in maniera quasi formulare [9,32; 23,32; 29,12; 31,21 et al.],
per evidenziare un contrasto o una differenziazione fra due o pi• elementi che
precedentemente erano stati da Simplicio posti in analogia. Wehrli, nella sua
edizione dei frammenti di Eudemo, fa iniziare proprio da plhvn questo passo di
Simplicio in cui viene citato Eudemo [EUDEM., fr. 31,4 WEHRLI = SIMPL., in
Phys. 7,10-19], wJ" oJ Eu[dhmo" iJstorei' [7,14]. Non credo che debba suscitare
dubbio il fatto che non si debba ricondurre a Eudemo tutto ci˜ che si legge alle
linee 7,10-19, ma soltanto il fatto che Platone per primo chiam˜ elementi i prin-
cipi elementari. Se, infatti, un aristotelico come Eudemo non avrebbe difficoltˆ a
riconoscere in Platone un filosofo fortemente metafisico, qualche difficoltˆ
avrebbe certamente, al contrario, a riconoscere che Platone fece progredire le
dottrine di Pitagorici ed Eleati.
LÕaccuratezza dei riferimenti alla Fisica di Eudemo in Simplicio ha fatto ipo-
tizzare che questÕultimo ne possedette una copia, seppure meno completa rispet-
to a quella posseduta da Alessandro, come pensa H. B ALTUSSEN , Philosophy
and exegesis cit. pp. 100 e 213. Tuttavia spesso Simplicio sembra dipendere di-
rettamente da Alessandro, per cui sarebbe parimenti ipotizzabile che
questÕultimo abbia costituito per Simplicio la fonte su Eudemo. Decisiva, a tal
proposito, sembra lÕinterpretazione di SIMPL., in Phys. 133,21-25, che Baltussen,
ibid., p. 100, intende come una chiara emancipazione di Simplicio da Alessan-
dro, mentre Golitsis, Les Commentaires cit., p. 72, legge come una chiara affer-
mazione di dipendenza di Simplicio da Alessandro [sul rapporto fra Simplicio e
le fonti di origine peripatetica, principalmente Teofrasto e Eudemo, cf. H. B AL-
298 I.A. LICCIARDI - PARMENIDE TRËDITO, PARMENIDE TRADíTO

TUSSEN , WehrliÕs Edition of Eudemus of Rhodes cit., pp. 127-156; I D ., Philoso-


phy and exegesis cit. pp. 88-106; P. G OLITSIS, Les Commentaires cit., pp. 72-
74; M.A. G AVRAY , Simplicius cit., p. 44, n. 26]. Sulla questione se Simplicio
leggesse direttamente Eudemo si vedano anche C 27, C 34, C 39.

C2

in Phys. 21,13-23,20 [= A RIST ., Phys. I 2, 184b15]

In questo commento mi sembra opportuno, prima di fornire al lettore


lÕanalisi di quanto viene argomentato da Simplicio, discutere di alcuni aspetti
pi• generali che riguardano la collocazione di questa porzione di testo
allÕinterno del discorso complessivo dello stesso Simplicio.
Il passo che prendiamo qui in considerazione si situa allÕinterno di unÕampia
sezione di commento al seguente lemma di Aristotele: ajnavgkh de; h[toi mivan
ei\nai th;n ajrch;n h] pleivou", Ç• necessario, poi, che il principio sia uno oppure
pi• di unoÈ, il quale costituisce lÕincipit di Phys. I 2. Il riferimento commentato
precedentemente costituiva una porzione del proemio [S IMPL., in Phys. 1,3-
8,30]. Successivamente Simplicio ha commentato due lemmi tratti da Phys. I 1,
cio• ejpeidh; to; eijdevnai kai; to; ejpivstasqai [ARIST., Phys. I 1, 184a10 =
SIMPL., in Phys. 8,32-14,28] e pevfuke de; ejk tw'n gnwrimwtevrwn [ARIST.,
Phys. I 1, 184a16 = SIMPL., in Phys. 14,30-20,27], a cui segue il lemma che
prendiamo ora in considerazione, e che nel commentario di Simplicio prende le
linee 20,29-37,9 dellÕin Physica. In realtˆ, sebbene il lemma assunto esplicita-
mente da Simplicio sia Phys. I 2, 184b15, il suo commento riguarda le linee I 2,
184b15-25.
In maniera non poco ambigua H. B ALTUSSEN , Philosophy and exegesis cit.,
p. 158, da un lato fa risalire almeno ad Alessandro lÕuso di preporre un lemma al
commento, mentre dallÕaltro lato, pp. 37-38, asserisce Ð come peraltro
sostengono diversi altri studiosi, tra cui E. L AMBERZ , Proklos und die Form des
philosophischen Kommentars, dans J. P ƒPIN - H.D. S AFFREY [Žd. par], Proclus
lecteur et interpr•te des anciens. Actes du colloque international du CNRS
[Paris, 2-4 octobre 1985], Paris 1987, pp. 1-20, in particolare pp. 7-11 e F.
B OSSIER , Le probl•me des lemmes du De caelo dans la traduction latine du
commentaire in de caelo de Simplicius, in J. H AMESSE , Les probl•mes posŽs par
lÕŽdition critique des textes anciens et mŽdiŽvaux, Louvain-la-Neuve 1992, pp.
361-397 Ð che si tratta di una consuetudine tipografica che va fatta risalire a una
fase pi• tarda della tradizione manoscritta dei commentari, ipotesi questÕultima
la quale, allo stato attuale delle ricerche, sembra pi• plausibile.
Ora, a premessa della diairesi di Aristotele relativa alle teorie dei predecesso-
risui principi del divenire naturale, la quale si apre appunto, come recita il
COMMENTARIO AI RIFERIMENTI 299

lemma, con la divisione fra monisti e pluralisti, va detto quanto segue. Il libro I
della Fisica di Aristotele si occupa, come • noto, dei principi della scienza della
natura. Per individuare quanti e quali siano i principi della natura, Aristotele,
seguendo un metodo che gli • consueto, inizia la sua ricerca con lÕanalizzare le
teorie dei predecessori che, a suo modo di vedere, riguardano la ricerca sui
principi del divenire. Egli imposta quindi uno schema in cui stabilisce che esiste
o un solo principio o pi• principi del divenire, e nel caso in cui il principio sia
uno soltanto, ipotizza che tale principio possa essere in movimento o immobile
[ARIST., Phys. I 2, 184b15-18], mentre nel caso in cui i principi siano molti,
ipotizza che questi siano di numero infinito o di numero finito [ARIST., Phys. I
2, 184b18-19]. AllÕinterno di ciascuna di queste possibilitˆ si possono collocare
tutte le teorie dei predecessori che storicamente sono state formulate sul
problema dei principi o che, comunque, Aristotele ha valutato come tali [si
rinvia, a tal proposito, a W. WIELAND, Das Problem der Prinzipienforschung
und die aristotelische Physik, ÇKant StudienÈ 52 (1960-1961), pp. 206-21]. Pi•
nel dettaglio, in questa diairesi, si ricorderˆ, le opinioni dei filosofi precedenti
sui principi del divenire venivano cos“ ripartite: (1) il principio • uno, oppure (2)
i principi sono molti. Se (1), esso pu˜ essere (a) immobile [Parmenide e
Melisso] o (b) mobile [i ÇfisiciÈ (A RIST., Phys. I 2, 184b17), ossia tutti i
fisiologi monisti]; se invece (2) essi sono (a) di numero limitato (due, tre o
quattro [Empedocle)], oppure (b) illimitati, e se sono (2-b) essi saranno (a) dello
stesso genere [ma, precisa Aristotele, con diversa configurazione spaziale: il
riferimento • a Democrito] o (b) contrari [il riferimento • ad Anassagora]. Per
unÕanalisi critica dettagliata della divisione di Aristotele rinvio a G.R.
GIARDINA, I fondamenti della fisica cit., pp. 46-48.
Solo dopo aver compiuto questa dettagliata indagine con metodo dialettico
Aristotele, nel capitolo settimo, formulerˆ la sua propria teoria dei principi del
divenire: questi sono tre, e sono il sostrato, la forma e la privazione. Simplicio,
nel suo Commentario alla Fisica, segue in maniera sistematica lÕordine di espo-
sizione delle questioni e dei nuclei problematici che di volta in volta Aristotele
presenta, ed • per questa ragione che una parte cospicua di questo suo commen-
tario al libro I verte sullÕanalisi storico-teorica delle dottrine dei Presocratici sui
principi.
La primissima parte del commento di Simplicio [in Phys. 20,29-22,21] ri-
guarda lo statuto epistemologico della diairesi aristotelica e la sua struttura in-
terna. Pur precedendo il riferimento qui in esame, il discorso di Simplicio pre-
senta degli aspetti interessanti, sui quali vale la pena spendere qualche parola.
Simplicio imposta subito la ricerca dicendo che occorre seguire un preciso Çor-
dine di problemiÈ [hJ tavxi" tw'n problhmavtwn, in Phys. 20,29], con riferimento
agli Analitici Secondi di Aristotele. Diels, nel suo apparato critico ad loc. identi-
fica questo riferimento con APo II 1, 89b24 ss., in cui Aristotele specifica che la
ricerca deve occuparsi di quattro ordini di problemi, e cio• il to; o{ti, cio• che
300 I.A. LICCIARDI - PARMENIDE TRËDITO, PARMENIDE TRADíTO

una cosa •, il to; diovti, perchŽ •, lÕeij e[sti, se •, e infine il tiv ejstin, che cosÕ•.
In realtˆ Simplicio, nonostante il suo generico riferimento agli Analitici, assume
piuttosto lÕordine dei problemi posti da Aristotele in Phys. I, perchŽ Aristotele in
questo libro indaga appunto quanti e quali siano i principi. Ora, sulla base di tale
ordine occorre indagare, afferma precisamente Simplicio, se in generale esistono
principi degli enti naturali, quali siano e quanti siano. A differenza, per˜, di Ari-
stotele, il quale prima indaga quanti e poi quali siano i principi, viceversa Sim-
plicio antepone la questione ÒqualiÓ siano i principi a quella ÒquantiÓ siano i
principi. Il riferimento di Simplicio allÕopera logica di Aristotele • dunque estra-
neo a quanto questÕultimo scrive in Fisica I 2, da cui • tratto il lemma in esame.
Nel primo capitolo Aristotele si limita a dire che essendo a fisica una scienza
di cui esistono principi, cause ed elementi, bisogna anzitutto indagare su questi.
AllÕindicazione di questo ordine di problemi Simplicio fa seguire una citazione
che occupa le linee 20,31-21,5, in cui mette insieme Porfirio con dei lemmi di
Aristotele. LÕinizio della citazione • il seguente: Ç[É] ma ricercare questo [scil.
se esistono principi della natura] <gli esegeti> dicono che non era compito del
fisico ma di colui il quale si • elevato al di sopra <della fisica>, perchŽ il fisico
si serve di questo principio come giˆ datoÈ [ajlla; tou'to oujk h\n tou' fusikou'
qewrei'n ajlla; tou' ejpanabebhkovto": oJ ga;r fusiko;" wJ" de domevnw/ touvtw/
crh'tai Ð SIMPL., in Phys. 20,31-21,1]. Questa affermazione, in cui Simplicio Ð
o Porfirio Ð utilizza la terza persona plurale di fhmiv, viene da lui riferita generi-
camente agli esegeti di Aristotele [vd. in Phys. 21,5], ma dovrebbe trattarsi, in
realtˆ, di una considerazione di Porfirio che Simplicio ha citato in termini analo-
ghi alla li. 9,11-12 [cf. F. ROMANO, Porfirio e la fisica aristotelica cit., p. 73
(PORPH., in Phys. fr. 1 ROMANO = SIMPL., in Phys. 9,10-27)]. Il problema se-
condo cui ricercare se esiste il principio della fisica non • compito del fisico,
bens“ di colui il quale si • elevato al di sopra della fisica, dipende per˜, nel caso
di Porfirio, dal fatto che egli ha probabilmente presente il passaggio di Phys. I 9,
192a34 ss., in cui Aristotele non si pone il problema dei principi naturali in ter-
mini generali, bens“ di uno solo dei tre principi del divenire, e cio• del principio
formale [peri; de; th'" kata; to; ei\do" ajrch'" Ð Phys. I 9, 192a34 ss.] a proposito
del quale si pone la domanda se sia uno o molti e quale esso sia o quali siano ri-
mandando per questo problema alla filosofia prima. LÕejpanabebhkovto" della li.
20,32 fa eco, infatti, allÕajnabebhkovto" [che • da intendersi nel senso di qui stu-
diis altioribus deditus est] di cui, a sua volta, parla Porfirio in un frammento trat-
to dal suo perduto Commentario alla fisica, citato in in Phys. 9,20 da Simplicio
e in cui viene fatto un discorso dello stesso tenore, che • utile riportare: ÇPorfi-
rio, invece, dice che ricercare se esistono principi della fisica non • compito del
fisico, bens“ di colui che si • giˆ elevato [tou' ajnabebhkovto"] al di sopra della
fisica. Infatti il fisico si serve di principi giˆ datiÈ [PORPH., in Phys. fr. 1 ROMA-
NO = SIMPL., in Phys. 9,10-12]. In altri termini, ma tenendo conto del fatto che
Simplicio non sviluppa ulteriormente questo punto, i due passaggi sembrano
COMMENTARIO AI RIFERIMENTI 301

suggerire lÕidea secondo la quale, da un punto di vista teoretico, lÕindagine del


fisico parrebbe presupporre quella di chi conosce giˆ i principi dellÕessere in
quanto essere, e quindi anche i principi dellÕessere naturale. Questo • di per sŽ
molto interessante poichŽ, se • corretta la lettura qui proposta, saremmo di fronte
alla precisa istituzione, allÕinterno di un contesto esegetico, di un ordine gerar-
chico tra fisica e metafisica, con la prima subordinata alla seconda. Pi• precisa-
mente, la posizione non • specificatamente di Simplicio, bens“ di Porfirio a cui
Simplicio dˆ qui voce, ma senza criticarlo, sebbene non sia rara, in Simplicio,
una posizione polemica o pi• semplicemente di differenziazione sul piano ese-
getico nei confronti degli altri commentatori, in primo luogo di Alessandro e
Porfirio. PoichŽ in questo caso, invece, non viene mossa nessuna critica a questa
posizione di Porfirio, se ne deve desumere che Simplicio • quantomeno non
pregiudizialmente contrario a essa.
Il commento di Simplicio a questa divisione delle opinioni degli antichi of-
ferta da Aristotele, si diceva, copre le pagine 22,22-28,31 del commentario, e si
situa immediatamente a ridosso di quella che viene considerata come la seconda
digressione di Simplicio sui Presocratici [28,32-37,9]. é dunque opportuno ri-
percorrere brevemente gli esiti di questo commento di Simplicio alla diairesi di
Aristotele, dal momento che egli la sottoporrˆ ad alcune significative modifiche,
prima di entrare nel merito specifico della digressione, della quale parleremo pi•
specificamente pi• avanti.
Alla linea 25,15 Simplicio pone fine alla sua personale diaivresi" [kai;
ou{tw" me;n oiJ mivan levgonte" th;n ajrch;n dih/revqhsan Ð SIMPL., in Phys. 25,12-
13] dei monisti, la quale pu˜ essere cos“ sintetizzata:
1) monisti che hanno rivolto la loro indagine allÕessere che realmente • [Se-
nofane, Parmenide e Melisso], i quali si sono divisi soprattutto in ordine alla li-
mitatezza [Parmenide] o illimitatezza dellÕunico principio [Melisso, mentre per
Senofane lÕessere uno-e-tutto trascende sia il limitato che lÕillimitato];
2) monisti che hanno rivolto la loro indagine alla natura, alla vita, alla sua
creazione e alle sue trasformazioni, i quali si sono divisi, oltre che intorno
allÕelemento naturale da doversi considerare come principio [con lÕeccezione di
Anassimandro, il quale non consider˜ nessuno degli elementi naturali quale
principio], anche intorno alla questione della limitatezza o illimitatezza del prin-
cipio, e del modo in cui lÕajrchv spiega la trasformazione e il divenire delle cose.
AllÕinterno di questa tradizione monista e naturalista abbiamo da un lato Talete,
Ippone, Ippaso ed Eraclito, i quali hanno ammesso lÕesistenza di un principio
limitato, e dallÕaltro lato Anassimandro, Anassimene e Diogene di Apollonia, i
quali hanno invece ammesso lÕesistenza di un principio illimitato.
Va detto, innanzitutto, che questa divisione di Simplicio dei filosofi monisti
va ampiamente oltre la snella e schematica diaivresi" di Aristotele, e trova in
Teofrasto la sua principale fonte documentaria [vedi in particolare i frr. 1, 2 e 5
delle Opinioni dei fisici D IELS ], cf. M. R ASHED , Die †berlieferungsgeschichte
302 I.A. LICCIARDI - PARMENIDE TRËDITO, PARMENIDE TRADíTO

der aristotelischen Schrift De generatione et corruptione, Wiesbaden 2001, pp.


44-47; P. G OLITSIS , Les Commentaires cit., p. 93, n. 11; H. B ALTUSSEN , Philo-
sophy and exegesis cit., p. 73. Il problema della conoscenza da parte di Simpli-
cio delle Fusikai; dovxai o della Fusikh; iJstoriva [con entrambe queste espres-
sioni Simplicio cita lÕopera di Teofrasto in 115,12, 149,32 e 154,14], sulle quali
non • ancora pacifico se costituiscano due differenti opere o piuttosto Ð come
riteneva Diels Ð unÕunica opera, • parecchio controverso. H. DIELS, Doxographi
Graeci cit., pp. 102-118, e in particolare 112-113, sostiene che Simplicio non
lesse Teofrasto direttamente, bens“ per il tramite del perduto commento di Ales-
sandro alla Fisica di Aristotele. P. G OLITSIS, Les Commentaires cit., p. 65, n. 1,
ritiene che quanto alla conoscenza di Teofrasto da parte di Simplicio, occorre
forse presupporre una fonte comune a Filopono e a Simplicio, che pu˜ essere
diretta [il comune maestro Ammonio] o indiretta [Alessandro]. Cf., ad es., la
corrispondenza fra S IMPL., in Phys. 188,30-34 e P HLP., in Phys. 125,27-28 ri-
cordata da B.M. P ERRY , Simplicius cit., p. 197. Cf. anche J. M ANSFELD , The-
ophrastus and the Xenophanes Doxography cit.; J. WIESNER, Theophrast und
der Beginn des Archereferats von SimplikiosÕ Physikkommentar, ÇHermesÈ 117
(1989), pp. 288-303; P. G OLITSIS , Les Commentaires cit., pp. 72-73. H. B AL-
TUSSEN , Philosophy and exegesis cit., pp. 91-99, rimarca opportunamente, a p.
95, che Simplicio cita, fra i primi peripatetici, molto di pi• Eudemo che non
Teofrasto, proponendo due ipotesi, non necessariamente fra loro alternative, per
spiegare questa differenza di trattamento: (1) Simplicio ritiene il contributo di
Teofrasto meno rilevante di quello di Eudemo sui contenuti teorici della Fisica;
(2) Simplicio avrebbe avuto un accesso diretto a Eudemo, indiretto a Teofrasto,
e precisamente attraverso Alessandro, secondo lÕipotesi presentata alle pp. 96-97
[su Teofrasto tornano ancora utili, anche se datati, M. DAL PRA, La storiografia
filosofica antica, Milano 1950, pp. 81-86, e soprattutto G. COLLI, La natura ama
nascondersi. FUSIS KRUPTESQAI FILEI, Milano 19982, pp. 35-93].
Abbiamo in Simplicio, rispetto ad Aristotele, una netta distinzione fra le due
forme di monismo antico, e inoltre una pi• puntuale individuazione di Anassi-
mandro. Simplicio, inoltre, prende in considerazione Senofane, non considerato
da Aristotele [il quale lo riteneva piuttosto un teologo], come rappresentante di
una prima forma di monismo. P. G OLITSIS , Les Commentaires cit., p. 95, pre-
senta un efficace schema sinottico della diairesi di Simplicio. Nella parte riguar-
dante i monisti, Golitsis non include per˜ Senofane, giustificando tale esclusione
[ibid. n. 12] richiamandosi a SIMPL., in Phys. 22,25-23,20, in cui in effetti il
Commentatore sostiene che lÕUno di Senofane si situa al di lˆ delle opposizioni
fra mobile e immobile, finito e infinito. Resta tuttavia il fatto che
nellÕesposizione di Simplicio Senofane tende in ogni caso a collocarsi, sebbene
non senza una certa ambiguitˆ, fra coloro che, come Parmenide e Melisso, han-
no incentrato la loro indagine su ci˜ che Simplicio a pi• riprese chiama lÕÇessere
COMMENTARIO AI RIFERIMENTI 303

che realmente •È, o essere autentico [peri; tou' o[ntw" o[nto", in Phys. 22,26 et
al.].
Anche la tradizione dei pluralisti [il gruppo dei pluralisti • trattato da Simpli-
cio in in Phys. 25,16-28,31], come quella dei monisti, viene da Simplicio divisa
in due grandi gruppi:
1) pluralisti i quali hanno ammesso un numero limitato di principi della natu-
ra [Parmenide, Stoici, Aristotele, Empedocle, Platone e i Pitagorici]. Questa col-
locazione, da parte di Simplicio, di Parmenide anche allÕinterno della sezione
dei pluralisti, rimonta a una delle testimonianze di Teofrasto [THPHR., Phys. op.
fr. 3 DIELS] il quale, nondimeno, annovera Parmenide anche tra i monisti [cf.
THPHR., Phys. op. frr. 5 e 8 DIELS]. Per quanto riguarda invece Empedocle, se-
condo Simplicio si pu˜ parlare di quattro elementi a cui aggiungere due principi
oppure di sei principi complessivamente [anche qui la fonte • THPHR., Phys. op.
fr. 3 DIELS].
2) pluralisti i quali hanno ammesso un numero illimitato di principi [Anassa-
gora, Archelao di Atene e gli Atomisti, cio• Leucippo, Democrito e Metrodoro
di Chio]. Per quanto concerne Anassagora, Simplicio osserva che, a seconda che
si guardi alla mescolanza anteriore a ogni processo di separazione oppure
allÕinfinitˆ delle omeomerie che segue a tale processo, la figura del Clazomenio
pu˜ oscillare tra quella di un dualista Ð perchŽ sosterrebbe come principi la me-
scolanza originaria e lÕIntelletto Ð e quella di un pluralista infinitista [cf. in Phys.
27,21-22].
La sezione dedicata da Simplicio ai pluralisti attinge anchÕessa ampio
materiale dossografico da Teofrasto. A chiusura della sua personale diairesi la
quale, come si • detto, copre le pagine 22,22-28,31, il Commentatore scrive:
Çquesta rassegna [rendo cos“ perivlhyi~, che letteralmente vuol dire Çabbraccio,
comprensione, inclusioneÈ] sintetica delle trattazioni storiche intorno ai principi
non ha seguito un criterio cronologico, ma di comunanza di opinione [au{th me;n
hJ suvntomo" perivlhyi" tw'n iJstorhmevnwn peri; ajrcw'n ouj kata; crovnou"
ajnagrafei'sa, ajlla; th;n th'" dovxh" suggevneian Ð SIMPL., in Phys. 28,29-31]È.
Ora, ta; iJstorouvmena, almeno da Plutarco in poi, vuol dire specificamente
Çtrattazioni storicheÈ oltre che, pi• genericamente, Çcose raccontateÈ. Il passo
28,29-31 ha fatto molto discutere, non essendo cos“ nettamente determinabile la
sua attribuzione a Teofrasto Ð come ritenne Diels, che infatti include questo
passo in THPHR., Phys. op. fr. 8 DIELS = SIMPL., in Phys. 28,4-31 Ð oppure a
Simplicio. LÕinterpretazione che intendo darne, e che in parte • implicita nella
traduzione offerta, • la seguente: in Phys. 22,22-28,31 •, nel suo complesso, una
epitome delle trattazioni storiche dossografiche precedenti delle quali il
Commentatore ha fatto uso. La parte da gigante spetta a Teofrasto, il quale Ð
perlomeno esplicitamente Ð sembra essere la fonte pressochŽ esclusiva delle
informazioni qui raccolte, anche se non • da escludere in modo assoluto
lÕinfluenza silente di qualche altra fonte. E. Z ELLER , Die Philosophie der
304 I.A. LICCIARDI - PARMENIDE TRËDITO, PARMENIDE TRADíTO

Griechen in ihrer geschichtlichen Entwicklung, II: Aristoteles und die Alten


Peripatetiker, Leipzig 1963, p. 819, riteneva che la fonte principale del
materiale dossografico di in Phys. I fosse Alessandro di Afrodisia, mentre I.
H ADOT, Le probl•me du nŽoplatonisme Alexandrin: HiŽrocl•s et Simplicius,
Berlin-New York 1978, pp. 26-27, si dichiara scettica nei confronti della vecchia
tesi del Burnet secondo la quale Simplicio avrebbe genericamente attinto alla
biblioteca della Scuola di Atene. Il passaggio finale di questa ÒepitomeÓ di
rassegne dossografiche, 28,29-31, lascerebbe infine intendere, e questo • di una
certa importanza, che il Commentatore ha operato con una certa autonomia nel
raggruppare secondo un determinato ordine Ð la comunanza di opinioni,
appunto, e non la successione temporale Ð il materiale da lui usato. P. G OLITSIS ,
Les Commentaires cit., p. 94, assume implicitamente, ma a mio avviso a ragio-
ne, che il passo sia di Simplicio, mentre H. B ALTUSSEN , Philosophy and
exegesis cit., pp. 58-59, non propende per nessuna delle due ipotesi di
attribuzione, che ritiene egualmente ammissibili. Tornando ora allÕespressione
ta; iJstorouvmena, B ALTUSSEN [p. 231, n. 14] sottolinea opportunamente che
nello stesso contesto, e cio• in in Phys. 28,33-34, Simplicio allude a delle non
meglio precisate ajnagrafai'~ iJstorikai'~, le quali potrebbero verosimilmente
appartenere a una tradizione dossografica che in un certo senso possiamo far
risalire a Teofrasto e che successivamente sarebbe confluita nella tradizione
scettica [Sesto Empirico] e sarebbe stata assunta dalla dossografia cristiana
[Clemente di Alessandria, Eusebio] al fine di provare la diafwniva Ð ovverosia
lÕesatto contrario di ci˜ che intende mostrare Simplicio Ð fra i filosofi pagani [cf.
H. B ALTUSSEN , Plato in the Placita (A‘tius book IV): A Dielsiana Blind Spot,
ÇPhilologusÈ 144/2 (2000), pp. 234-245; ID ., Philosophy and exegesis cit., pp.
9-10 e 18; P. G OLITSIS , Les Commentaires cit., p. 95, n. 16].
Sempre a proposito della diairesi di Simplicio, occorre notare anche quanto
segue: mentre le due sotto-sezioni riguardanti i pluralisti si differenziano per la
questione relativa a quali e quanti siano i principi [SIMPL., in Phys. 20,30], le
due sotto-sezioni riguardanti i monisti si differenziano, da un lato, per la que-
stione quale sia il principio, dallÕaltro lato, sul percorso da seguire per giungere
alla conoscenza del principio. Tra i monisti, infatti, alcuni hanno indagato
lÕÒessere che realmente •Ó [Senofane, Parmenide e Melisso], altri, invece, la na-
tura nei suoi aspetti di generazione, vita e trasformazione [Talete, Ippone, Era-
clito, Ippaso, Anassimandro e Anassimene]. Ci˜ potrebbe suggerire che, secon-
do Simplicio, la differenza tra i monisti • pi• radicale rispetto alla divergenza
che egli stabilisce tra le posizioni teoriche dei pluralisti.
Va segnalato, inoltre, che allÕinizio di questo passo, e per la precisione in in
Phys. 21,13-14, allorquando il Commentatore scrive o{ti dev eijsin ajrcai; tw'n
fusikw'n pavnte" sumfwnou'nte" oiJ fusikoiv, tivne" eijsi;n au|tai zhtou'si,
sembra venire alla luce, anche se in modo ancora implicito, il motivo della sin-
fonia [sumfwniva], ovverosia della concordia tra i Presocratici. Implicitamente,
COMMENTARIO AI RIFERIMENTI 305

dicevamo, perchŽ in questo contesto il contenuto positivo di questa sinfonia, va-


le a dire la ragione del fatto che costoro sarebbero stati concordi, consiste nel
mero fatto che tutti sono dÕaccordo nellÕammettere che esistono dei principi.
Come vedremo, invece, nel commento ad alcuni riferimenti successivi, Simpli-
cio spingerˆ molto pi• a fondo questa tesi concordista sostenendo che le affinitˆ
fra questi filosofi sarebbero state ben pi• strutturali che non il semplice ammet-
tere lÕesistenza dei principi.
Alle linee in Phys. 21,15-20 sembra affiorare una importante distinzione,
nellÕambito della filosofia dei Presocratici, fra quanti impostarono lÕindagine sui
principi non distinguendo fra enti fisici e enti collocati al di sopra della natura
[in questo passo il Commentatore • piuttosto generico, ma come si evince da in
Phys. 23,21-25,13 il riferimento • qui ai fisiologi monisti nel loro complesso] e
quanti, invece, distinsero i due ambiti, come i Pitagorici, Senofane, Parmenide,
Empedocle e Anassagora. A tutti costoro, indistintamente, nella seconda digres-
sione sui Presocratici [in Phys. 28,32-37,9], Simplicio attribuirˆ una netta distin-
zione fra lÕambito sensibile e lÕambito intelligibile [diversi passi che verranno
presi in esame sono tratti da questa digressione [C 5, C 6 e C 7]. Questa distin-
zione fra lÕambito sensibile e lÕambito intelligibile sarebbe sfuggita
allÕattenzione della maggior parte degli uomini a causa dellÕoscuritˆ della forma
espressiva che costoro scelsero di adottare. Simplicio sembra attribuire qui
lÕoscuritˆ anche ad Anassagora [cos“ intende H. B ALTUSSEN , Philosophy and
exegesis cit., p. 152]. Nel caso noi intendessimo lÕespressione th'/ ajsafeiva/ nel
senso di oscuritˆ determinata esclusivamente dallÕuso del metro poetico Ð fattore
che, peraltro, non • del tutto assente in Simplicio [cf. ad es. S IMPL., in Cael.
558,17-19 e in Phys. 31,37, in cui viene detto che Melisso si espresse pi• chia-
ramente rispetto a Parmenide in quanto, a differenza di questÕultimo, scrisse in
prosa; cf. B.M. P ERRY , Simplicius cit., p. 99] Ð non si giustificherebbe
lÕinclusione di Anassagora in questo elenco. Diverso, invece, • il risultato se in-
tendiamo questa oscuritˆ non nel senso di una sorta di deficit espressivo, o di in-
certezza concettuale [proprio in tal senso sembra intendere, invece, N.L. C OR-
DERO , Simplicius et lÕÇŽcoleÈ ŽlŽate cit., p. 175], ma piuttosto come la scelta in-
tenzionale di velare alcune dottrine al fine di non darne pubblico e indiscrimina-
to accesso a tutti [cf. anche quanto detto su aijnigmatwvdh" in C 1]: soltanto cos“
si giustifica lÕinclusione di Anassagora in questo elenco. Che lÕoscuritˆ espressi-
va possa essere deliberatamente e intenzionalmente voluta, poi, • un fatto che
Simplicio ammette esplicitamente nel caso di Aristotele [in Cat. 7,6-8; in Cael.
232,23; 349,21]. Vi sono casi in cui sembra che lÕÒoscuritˆÓ dello Stagirita sem-
bri in qualche modo criticata, e bene fa H. B ALTUSSEN [p. 152] a citare a ri-
guardo S IMPL., in Phys. 427,35 e 429,27, sebbene egli tralasci di precisare che
in entrambi i passaggi • lÕopinione di Alessandro a essere chiamata in causa, e
non • Simplicio stesso a parlare in prima persona. In ogni caso, come ha mostra-
to J. M ANSFELD , Prolegomena. Questions to be Settled Before the Study of an
306 I.A. LICCIARDI - PARMENIDE TRËDITO, PARMENIDE TRADíTO

Author, or a Text, Leiden-NewYork 1994, pp. 25-26 e 149-154, il fatto che Ari-
stotele si sia deliberatamente e strategicamente servito, talvolta, di una certa
oscuritˆ espressiva al fine di non concedere un indiscriminato accesso per tutti
alle sue dottrine, costituisce una sorta di topos esegetico nellÕattivitˆ commenta-
ria dei Neoplatonici [cf., a tal proposito, S IMPL., in Phys. 428,2-3]. Ci sono mol-
ti elementi, in definitiva, per ipotizzare, come stiamo facendo in questa sede, che
lÕespressione th'/ ajsafeiva/ di in Phys. 21,19 non indichi affatto una critica o una
qualsiasi forma di deminutio da parte di Simplicio, rispettivamente, nei confronti
dei Pitagorici, di Senofane, Parmenide, Empedocle e Anassagora, bens“ vada
nella direzione da noi suggerita, vale a dire qualcosa di voluto e intenzionale.
Di un certo rilievo, a seguire, • lÕinciso finale di in Phys. 21,19-20, da cui
pare emergere che la critica di Aristotele nei confronti di questi ultimi filosofi
investirebbe il lato apparente delle loro dottrine [P. G OLITSIS , Les Commentai-
res cit., p. 100, scrive efficamente che le critiche di Platone e Aristotele ai loro
predecessori sono, secondo Simplicio, soltanto ÇphŽnomŽnalesÈ], ed •
funzionale a tutelare uditori superficiali i quali, potenzialmente, potrebbero
travisare le loro dottrine. Questo motivo, peraltro, • esplicitamente presente an-
che in S IMPL ., in Phys. 8,19; cf. H. B ALTUSSEN , Philosophy and exegesis cit., p.
152. Qui Simplicio dice Çanche AristoteleÈ perchŽ, come risulterˆ chiaro pi•
avanti, secondo lui il motivo della critica agli aspetti esteriori e apparenti, e
quindi non sostanziale e radicale, alle dottrine di Parmenide e degli altri
Presocratici, accomuna Platone e Aristotele [cf. S IMPL., in Phys. 88,31; 147,16].
Va segnalato, dÕaltronde, che • piuttosto ricorrente, nellÕin Phys. di Simplicio, il
motivo della ricezione superficiale delle dottrine di Parmenide e degli altri
Presocratici Ð in particolare i Pitagorici, Senofane, Empedocle Ð, condizione che
accomunerebbe la molteplicitˆ degli uditori, unitamente allÕopinione di
Simplicio secondo la quale molte delle critiche di Platone e Aristotele ai
predecessori sorgerebbero solo dallÕesigenza di tutelare [bohqw'n, dice
Simplicio, e quindi quella di Aristotele non sarebbe una critica in senso proprio,
ma addirittura un ÇsoccorsoÈ, nello stesso e identico significato con cui, secondo
Platone, nel Parmenide, 128c6, Zenone ÇsoccorreÈ la dottrina di Parmenide] gli
uditori pi• superficiali, al fine di evitare che costoro si facciano fuorviare dagli
aspetti pi• esteriori e apparenti di quelle dottrine [S IMPL., in Phys. 36,28; 37,6;
51,10; 52,14; 74,16; 300,2; in Cael. 557,19-20; cf. B.M. P ERRY , Simplicius cit.,
p. 99]. Si tratta di una strategia ermeneutica che ha una duplice funzione: da un
lato, il distinguere fra un significato apparente ed uno profondo dÕuna dottrina
permette al Commentatore di rendere compatibili fra loro le irriducibili
divergenze che talvolta presentano le dottrine dei preplatonici; dallÕaltro lato,
considerare solo apparenti le critiche di Platone e di Aristotele ai loro
predecessori [cf. B.M. P ERRY , Simplicius cit., pp. 98-99] permette a Simplicio
di eliminare lÕaspetto critico di Platone e di Aristotele e di estendere, quindi,
anche a questi ultimi la sinfonia, o concordia, che secondo lui pervade la
COMMENTARIO AI RIFERIMENTI 307

filosofia preplatonica nel suo complesso. Si tratta di motivi che qui vengono
solo accennati da Simplicio, ma che sono ricorrenti e molto importanti, quasi
decisivi, della sua interpretazione dei filosofi preplatonici e di Parmenide in
particolare, e che verranno da noi svolti approfonditamente pi• avanti,
allorquando ci imbatteremo nei passi che riguardano specificatamente
Parmenide.
Alle linee in Phys. 22,24-26 Simplicio esprime per la prima volta una posi-
zione che si rivelerˆ un leitmotiv di questo commentario, secondo la quale
Parmenide Ð in questo caso Melisso, Parmenide, e poi Senofane Ð, quando parla
dellÕessere si riferisce a un ambito ontologico non fisico. o[ntw" o[n, come • noto,
• espressione tecnica in Platone [cf. P L., Sph. 240b3; 240b12; 247a3; 247e3;
266e1; Phdr. 249c4; Resp. VI, 490b5; IX, 585d8; Ti. 52c5], e designa la realtˆ
intelligibile nel suo complesso che, in quanto reale, • opposta alla realtˆ
sensibile. QuestÕultima, in quanto realtˆ in divenire, al contempo • e non •, e
perci˜ non • essere in senso proprio, come precisa Simplicio in vari luoghi del
suo commento alla Fisica [cf. S IMPL., in Phys. 22,26; 38,11; 45,31 e 100,22,
con riferimento specifico a Parmenide; 108,14; 135,2-3, in cui anche lÕidea pla-
tonica, presa singolarmente, viene considerata o[ntw" o[n; 162,12; 225,12; 231,1
et al.; cf. anche S IMPL., in Cael. 558,15]. Siamo dunque in grado, a questo
punto, di dire con pi• precisione chi siano oiJ diakrivnonte" Ð tra i quali
Simplicio colloca pure Parmenide Ð di in Phys. 21,18: sono coloro i quali,
sfuggendo in questo allÕattenzione dei molti a causa della loro oscuritˆ, hanno
rivolto la loro indagine alla realtˆ intelligibile. Che sia questo il senso
complessivo del passo pare confermarlo anche il discorso che segue [in Phys.
22,26-23,20]. Qui Simplicio non discute specificamente di Parmenide, ma riferi-
sce a Senofane un concetto eleatico, cio• lÕessere quale principio che • uno e
tutto. La porzione comprendente in Phys. 22,22-23,20 comporta la complicata
questione di stabilire quale possa essere la fonte da cui dipende Simplicio. Risul-
ta verosimile, secondo Untersteiner [Senofane. Testimonianze e frammenti, a cu-
ra di M. U NTERSTEINER , Firenze 1956, pp. 55-58], che il Commentatore dipen-
da in parte da Teofrasto e in parte anche dallo scritto anonimo De Melisso, Xe-
nophane et Gorgia, 977a18-19 ss., 977a23-29 ss., 977a36-39. Sul problema del-
le fonti di questa porzione di testo di Simplicio si rinvia anche a P. MORAUX,
Der Aristotelismus bei den Griechen von Andronikos bis Alexander von Aphro-
disia. Vol. I cit., pp. 451-457; J. W IESNER , Ps.-Aristoteles MXG. Der histor-
ische Wert des Xenophanesreferats, Amsterdam 1974, pp. 261-264; I D ., The-
ophrast und der Beginn des Archereferats cit.; J. M ANSFELD , Theophrastus and
the Xenophanes Doxography cit.; N.L. C ORDERO , Simplicius et lÕÇŽcoleÈ ŽlŽate
cit., pp. 170-172; P. G OLITSIS , Les Commentaires cit., p. 73, n. 33. Senofane,
dÕaltra parte, • detto da Simplicio maestro di Parmenide [in Phys. 22,27].
Simplicio trarrebbe la testimonianza di questo rapporto [cf. anche in Phys. 7,1]
sempre da THPHR., Phys. op. fr. 5 DIELS. Sulla questione di un eventuale
308 I.A. LICCIARDI - PARMENIDE TRËDITO, PARMENIDE TRADíTO

rapporto di discepolato tra Parmenide e Senofane si • molto discusso in passato


e si discute a tuttÕoggi, soprattutto sulla base di Platone, Sofista 242d4-6 e
Aristotele, Metafisica I 5, 986b22 [cf. B.M. P ERRY , Simplicius cit., p. 96]. La
testimonianza di Diogene Laerzio, Vite dei filosofi, IX 21 • inficiata dal fatto che
dipende dallÕEpitome di Teofrasto. Lo stesso fr. 5 di Teofrasto suscita delle
perplessitˆ non solo perchŽ egli non utilizza solitamente la formula Òmaestro
di...Ó, ma soprattutto perchŽ la sua interpretazione delle teorie naturalistiche dei
presocratici tende a individuare una sorta di continuitˆ piuttosto fra
Anassimandro e Parmenide che fra Senofane e Parmenide, per il fatto che
Anassimandro, come Parmenide, avrebbe posto il problema del rapporto fra
lÕunitˆ del principio e la molteplicitˆ delle cose che appaiono nel mondo
fenomenico.
In realtˆ, nellÕarticolare il suo discorso su Senofane, Simplicio utilizza
categorie concettuali estranee al pensiero dei Presocratici, in primis perchŽ parla
di trascendenza, e precisamente di quel tipo di trascendenza che secondo i
Neoplatonici pertiene allÕuno della prima ipotesi del Parmenide. Simplicio, in-
fatti, dice dellÕuno di Senofane che • un principio che appartiene a un ordine di
ricerca differente dalla ricerca sulla natura e gli attribuisce una permanenza che
trascende sia il movimento che la quiete. P. A UBENQUE , Syntaxe et sŽmantique
de lÕ•tre dans le Po•me de ParmŽnide, in I D . (sous la dir. de), ƒtudes sur Par-
mŽnide cit., t. II, pp. 105-106, sottolinea il fatto che in questo resoconto su Se-
nofane, Simplicio sta identificando lÕuno-tutto di Senofane con lÕuno della prima
ipotesi del Parmenide di Platone. Ragione ha Aubenque anche nellÕasserire che
Simplicio attribuisce a Parmenide un uno che corrisponde, al contrario, con
lÕuno della seconda ipotesi del Parmenide. Mentre nella seconda ipotesi, in ef-
fetti, ci troviamo di fronte allÕattribuizione simultanea, allÕuno, di predicati fra
loro opposti [come ad es. movimento e quiete, cf. P L ., Prm. 139b3], nella prima
ipotesi abbiamo invece una negazione simultanea, per lÕuno, di tutta una serie di
predicati fra loro opposti [cf. anche B.M. P ERRY , Simplicius cit., p. 104, il quale
scrive: ÇXenophanes apprehended the One, Parmenides the intelligiblesÈ, e p.
107]. Simplicio, attribuendo allÕuno di Senofane la trascendenza rispetto al mo-
vimento e alla quiete, di fatto nega a questo uno sia il movimento che la quiete,
analogamente a quanto avviene nella prima ipotesi del Parmenide. Una confer-
ma indiretta di tutto ci˜ si trova in in Phys. 29,12-14, in cui Simplicio paragona
espressamente il principio di Senofane con lÕuno della prima ipotesi del Parme-
nide. Non a caso P. G OLITSIS , Les Commentaires cit., p. 95, non include Seno-
fane nella diairesi di Simplicio, proprio in ragione di questa trascendenza del suo
principio quale uno al di lˆ del movimento e della quiete. Ma se Simplicio, come
giˆ Aristotele, tende a considerare Senofane pi• un teologo che un filosofo [cf.
N.L. C ORDERO , Simplicius et lÕÇŽcoleÈ ŽlŽate cit., p. 72], resta tuttavia il fatto
che nellÕesposizione di Simplicio Senofane viene collocato fra coloro i quali,
come Parmenide e Melisso, hanno incentrato la loro indagine su ci˜ che il
COMMENTARIO AI RIFERIMENTI 309

Commentatore a pi• riprese chiama lÕÇessere autenticoÈ [o[ntw" o[n, 22,26 et


alii].
Anche Filopono, commentando Phys. I 2, 184b15, ritiene che la posizione di
Parmenide, secondo la quale lÕessere • uno, non •, in senso stretto, una posizio-
ne fisica [in Phys. 21,28-30]. Come Simplicio, anche Filopono ritiene che nei
versi concernenti la veritˆ Parmenide si • espresso intorno alla realtˆ intelligibile
[e precisamente intorno agli enti che esistono realmente e in modo vero, o[ntw"
o[nta É kai; ajlhqw'" o[nta, in Phys. 22,8], mentre in quelli concernenti
lÕopinione si • espresso intorno alla realtˆ sensibile. In pi• luoghi del suo in
Phys. Filopono distingue i due ambiti della filosofia di Parmenide come riferiti
lÕuno al mondo intelligibile e lÕaltro al mondo sensibile, sottolineando che di
questa distinzione era giˆ ben consapevole anche Aristotele. E nel dir questo Fi-
lopono esprime una posizione esegetica niente affatto differente da quella di
Simplicio [cf. C 3].

C3

in Phys. 25,14-21 [= A RIST., Phys. I 2, 184b15]

In questa porzione di testo Simplicio sta discutendo dei pluralisti, tra i quali
include anche Parmenide, giˆ incluso tra i monisti. Questa doppia inclusione si
giustifica in ragione del fatto che le due parti del Poema di Parmenide si riferi-
rebbero a due diversi ambiti di realtˆ. Mentre la via della Veritˆ di Parmenide,
infatti, prescrive un principio che • essere e uno, in virt• del quale Parmenide
pu˜ essere considerato un monista, la via dellÕOpinione, che ammette la molte-
plicitˆ del mondo sensibile, ammette principi molteplici in virt• dei quali Par-
menide pu˜ essere considerato un pluralista. Tutto ci˜ Simplicio lo chiarisce in
diversi passi dei suoi commentari [cf. in Cael. 556,3-560,10; in Phys. 30,14-16;
38,19-20; 80,3-4]. Simplicio considera le due vie di Parmenide analoghe, rispet-
tivamente, allÕambito intelligibile e a quello del sensibile platonico [cf. anche
S IMPL., in Phys. 30,15-20; 87,5; 144,5; 146,27; 147,27-30; in Cael. 557,22-24;
558,4-16; 559,18-26]. Che la prima parte del poema di Parmenide riguardi
lÕessere intelligibile, mentre la seconda lÕessere sensibile, • unÕinterpretazione
che risale almeno a Proclo, in Prm. 723,17-19; 1024,10-12 e a Plutarco, Adv.
Col. 1113f-1114f. Anche Filopono, in Phys. 22,2-21, presenta questa distinzio-
ne. In questo caso lÕanalogia tra Simplicio e Filopono pu˜ essere spiegata trami-
te la fonte comune Ammonio [come pensano B.M. P ERRY , Simplicius cit., p.
110 e J. F RéRE , ParmŽnide et lÕordre du monde cit., p. 193 e n. 16].
Quanto al contenuto effettivo di questa dottrina ÒfisicaÓ o ÒdoxasticaÓ [si ve-
da, su questo, la sintetica ma efficace presentazione di B.M. P ERRY , Simplicius
5.

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mentoÓ, in I D ., (a cura di), Proclo. Teologia Platonica, Milano 2005, pp. 1139-
1159.
- Die interpretation des vorsokratikers Parmenides bei Plotin: Die BegrŸn-
dung der IdentitŠt von Sein und Denken, ÇWŸrzburger JahrbŸcher fŸr die Alter-
tumswissenschaftÈ 20 (2006), pp. 181-186.
- Parmenide e i neoplatonici. DallÕEssere allÕUno e al di lˆ dellÕUno, Ales-
sandria 2010.
A LGRA K.A., Concepts of Space in Greek Thought, Leiden 1995.
6.

INDICI
INDICI 535

INDICE DEGLI AUTORI ANTICHI 370, 473, 478, 480, 488-490


(Non si trovano inclusi in questo indice i nomi Anassimene, 49, 169, 179n., 187,
di Aristotele, Parmenide, Platone e Simplicio)
258, 267, 271n., 301, 304, 370, 458,
473, 478, 483, 485, 486-487
Adrasto, 18, 25, 69, 75, 132n., 226,
Anonimo di Rodi, 36n.
231n., 408-409
Anonimo Londinese, 26
Aezio, 30
Antistene, 346, 368, 378, 380, 517
Albino, 34n.
Apollodoro, 30n.
Alcinoo, 34 e n.
Archelao, 303, 370
Alessandro di Afrodisia, 18, 26, 30,
Aristofane, 362
34-35, 40, 67, 69n., 70, 75, 78,
Asclepio di Tralle, 361, 457
79n., 84n., 106n., 165, 167n., 169,
Aspasio, 18, 69n., 75, 84n., 236 e
171 e n., 179n., 181, 183 e n., 184 e
n., 274n., 416-420
n., 187-189, 190n., 192, 193 e n.,
Atanasio, 167n.
195 e n., 196 e n., 200 e n., 202,
203 e n., 204, 206n., 215, 220-221,
Basilio di Cesarea, 167n.
234-236, 239 e n., 240, 241 e n.,
Boezio, 387
242, 244-245, 246 e n., 258-259,
260n., 269n., 270, 271n., 274 e n.,
Callimaco, 30n.
280n., 281 e n., 282 e n., 292, 297-
Cicerone, 28n., 30
298, 301-302, 304-305, 321, 323,
Clemente di Alessandria, 174n.,
326, 330, 332-334, 337-339, 341-
304, 314, 374
345, 347-348, 351-353, 356, 358-
Colote, 30-31
360, 362-364, 368, 371, 379, 393-
Cratino, 362
395, 401, 412-423, 425-430, 432-
Crisippo, 235n., 332, 456
435, 437, 440-442, 456, 466, 470,
474, 476, 478, 481, 486, 488, 493-
Damascio, 9, 13, 16, 19, 23, 24 e n.,
494, 507, 525
28, 32, 40n., 41-42, 82, 87, 266n.,
Alessandro di Tralle, 326, 507
271n., 276n., 317, 319, 325, 327-
Amelio, 36n.
328, 335-337, 340, 382, 446, 450,
Ammonio di Alessandria, 75,
459, 461, 467, 508, 525-526, 530
273n., 302, 309, 346, 442, 457
Democrito, 169, 187, 206, 262,
Andronico di Rodi, 25
278n., 279, 299, 303, 311, 353, 369,
Anassagora, 13 33, 46, 80, 167-169,
370, 456, 479, 483-484, 486, 488-
172, 179 e n., 181n., 187, 222, 255-
490, 521
256, 262, 278n., 293, 295-296, 299,
Diogene di Apollonia, 271n., 301,
303, 305-306, 313, 322, 324-328,
473
331, 353, 456, 473-475, 477-478,
Diogene Laerzio, 30 e n., 32n.,
480, 484, 486, 488-490, 507
167n., 172n., 308, 311, 326, 331,
Anassimandro, 167, 169, 187, 268,
436, 456
271n., 291, 301-302, 304, 314, 334,
536 I.A. LICCIARDI - PARMENIDE TRËDITO, PARMENIDE TRADíTO

Dionisodoro, 380 362, 368, 374, 378, 385, 392, 401-


402, 415, 421-422, 426-427, 433,
Empedocle, 13, 44, 46, 49, 77, 80, 443, 473-474, 476, 481, 483, 486-
86, 168-169, 172 e n., 178n., 179n., 487, 493, 495, 497-498, 508, 525
181n., 256, 258 e n., 259, 262, 267, Giovanni Filopono (pseudo), 461
270n., 293-294, 299, 303, 305-306, Giustiniano, 23
313, 322-324, 331, 338, 348, 361, Gorgia, 63n., 353
370, 473-474, 484, 486, 488-490
Epimenide, 459 Ippaso, 301, 304
Eraclito, 65, 86, 192, 200, 207 e n., Ippocrate medico, 326
267, 301, 304, 331, 346-349, 360, Ippocrate medico (pseudo), 326
366, 370, 473 Ippolito, 30
Ermia Apologeta, 30 Ippone, 301, 304
Ermodoro, 511 Isidoro, 40n.
Ermogene (pseudo), 454n. Isocrate, 56n.
Erone di Alessandria, 452
Eudemo, 18, 59, 67, 68 e n., 75, Leucippo, 44, 172, 278n., 279, 303,
126n., 168-169, 206n., 208n., 215, 311, 370, 441
220, 221 e n., 222n., 224 e n., 225 e Licofrone sofista, 82, 357-358, 368,
n., 227, 228n., 229 e n., 237, 247, 378-379
264, 281n., 297-298, 302, 334, 371, Licofrone tragico, 378
379, 385, 388, 394-405, 411, 413,
418-420, 423, 433-434, 437, 441- Macrobio, 427
443, 451-452, 459, 496, 508 Marino di Neapoli, 40n., 511
Eusebio di Cesarea, 30, 167n., Megarici, 68 e n., 227, 228n., 402-
174n., 304, 314, 374 403, 508
Eutidemo, 380 Melisso, 29, 46, 57n., 60, 61n., 62,
63 e n., 64, 65 e n., 66 e n., 68,
Favorino, 30 n. 69n., 78, 83, 165, 169-170, 173-
Filodemo, 30 174, 175n., 177n., 178, 179n.,
Firmo Castricio, 40n. 180n., 181 e n., 182 e n., 183 e n.,
185-188, 189 e n., 190 e n., 192 e
Galeno, 30, 40n., 167n. n., 193 e n., 194 e n., 195 e n., 196
Giamblico, 36n., 292, 319, 336, e n., 197, 198 e n., 199, 202, 204-
460, 525 206, 208 e n., 209 e n., 214, 218-
Giovanni Filopono, 17, 19, 23, 24 e 220, 225, 230 e n., 231, 233, 234 e
n., 25-26, 72-73, 74 e n., 75, 82, 85, n., 235 e n., 254n., 256, 262, 272 e
167n., 174n., 179n., 271n., 273n., n., 273, e n., 278n., 279 e n., 285 e
289-290, 292, 302, 309, 314-315, n., 290, 292, 299, 301-302, 304-
318-319, 344-347, 353, 356, 358, 305, 307-308, 313, 315-318, 320-
INDICI 537

323, 332-334, 341, 343, 345-350, 258, 292, 297, 300-301, 343, 351-
352, 354-357, 361-363, 365-366, 353, 356, 366-367, 370-371, 379,
370, 372, 379, 384-393, 400, 405, 383, 389-390, 393, 395-396, 408-
410, 412-415, 451, 456, 462, 470, 409, 413, 421-423, 425, 427-430,
473-474, 476-477, 489-490, 509, 432-433, 436-437, 462, 465, 468,
518, 531 478, 486-487, 510, 529
Menedemo di Eretria, 82, 378 Posidonio, 28n.
Metrodoro di Chio, 278n., 303, 311 Prisciano di Lidia, 23n., 26
Michele di Efeso, 26 Proclo, 9, 13, 16, 19, 32, 34, 36 e
n., 37 e n., 38, 39 e n., 40 e n., 41 e
Nicola di Damasco, 171 e n., 509 n., 45, 72, 179n., 269n., 271n., 289-
292, 294-295, 309, 319, 325, 335,
Olimpiodoro, 75, 266n., 319, 458 336, 339, 359, 374, 377, 382, 403,
Omero, 146n., 207n., 209n., 251n., 407, 428, 431, 439, 443, 450-451,
254n., 351, 373, 451, 468 459, 462-463, 467, 510-511, 513,
Orfeo, 58, 252 e n., 459 521, 525, 528
Origene neoplatonico, 40n.
Senocrate, 244, 245 e n., 246, 432-
Pitagorici, 13, 46, 49, 59n., 77, 80, 436, 511
167-168, 172, 179n., 181n., 259, Senofane, 13, 29, 44, 46, 60, 77, 80,
278n., 280n., 281 e n., 290, 292- 167-168, 170, 171 e n., 172 e n.,
294, 296-297, 303, 305-306, 311- 173, 176n., 179n., 180 e n., 181n.,
312, 331, 456, 485, 488 290, 292-295, 301-302, 304-308,
Plotino, 9, 11, 13, 16, 27, 32 e n., 311-313, 315-318, 320-321, 331,
33 e n., 34-35, 36 e n., 37n., 39, 370, 380, 441, 445, 456, 462, 470,
40n., 41, 43, 58, 76, 87-88, 182n., 478, 486-487 511
259n., 271n., 317, 319, 326, 336, Sesto Empirico, 28 e n., 30-31, 32 e
367, 377, 412-413, 428, 444, 448, n., 86, 304, 314
460, 461, 463, 510, 517-518, 521 Siriano, 19, 36 e n., 37 e n., 40n.,
Plutarco di Atene, 36n., 40n. 72, 75, 266n., 271n., 407, 462, 494,
Plutarco di Cheronea, 9, 12, 27, 30, 513
31 e n., 32 e n., 43, 174n., 175n., Socrate, 63n., 86, 187, 254, 469,
209n., 294, 303, 309, 373-374, 518, 513
524 Sofonia, 26
Plutarco di Cheronea (pseudo), 30, Sozione, 30n.
296 Speusippo, 30n.
Porfirio, 18, 25, 34, 36n., 40n., Stobeo, 30
65n., 67, 69, 75, 171n., 182n., 195, Stoici, 171 e n., 270 e n., 303, 326
199, 204, 206n., 207, 214, 222 e n.,
226n., 239 e n., 242, 245, 246 e n., Talete, 70-71, 79, 167, 187, 267,
538 I.A. LICCIARDI - PARMENIDE TRËDITO, PARMENIDE TRADíTO

271n., 290-291, 301, 304, 334, 370, Aubenque P., 34n., 54n., 57n.,
372, 473, 480, 483-484 174n., 175n., 177n., 308, 316, 320,
Temistio, 24-26, 196, 344, 346-347, 337, 339, 373, 456, 514, 516-520,
352-353, 358, 368, 402, 406, 422, 522, 526-528, 532
426-427, 473, 484, 493, 497, 513
Teodoreto di Ciro, 30, 174n., 374 Bailey D.T.J., 514
Teodoro di Asine, 36n. Balm•s M., 507
Teofrasto, 9, 18, 27-28, 29 e n., 30 Baltussen H., 29n., 154n., 172n.,
e n., 44, 59, 67, 75, 77, 170, 172n., 221n., 259n., 265n., 267n., 285,
220, 222n., 224 e n., 238, 297, 301- 293-295, 297-298, 302, 304-306,
304, 307-308, 316, 337, 370, 385, 313-314, 322, 330, 351-353, 391,
393-398, 422-423, 425, 441-442, 394, 441-442, 455, 475, 488, 497,
481, 498, 513 512, 514
Timeo di Locri, 180n., 295, 313 Baltzly D., 292, 518
Timone, 30n., 442 Barbanti M., 36n., 52n., 63n., 292,
337, 514-516, 525, 529-530
Zenone di Elea, 31, 37n., 38, 40n., Barnes J., 417, 514, 528
44-46, 60n., 84, 215 e n., 217-218, Barney R., 16n., 514
238 e n., 244-246, 249, 306, 311, Bausola A., 346, 528
315, 361, 385, 421, 423-424, 433- Bechtle G., 36n., 514
437, 451-452, 456, 466, 513 Beierwaltes W., 33n., 36n., 382,
515
Benedetto M., 407, 529
Berti E., 63n., 79, 329, 337, 344,
346, 353, 381, 417, 424, 499, 514-
INDICE DEGLI AUTORI MODERNI 515, 530
Betegh G., 459, 515
Abbate M., 16, 33n., 36 e n., 37n., Bianchetti M., 54n., 499, 515, 521
39n., 40n., 41n., 42 e n., 52n., 54n., Bicknell P.J., 440, 516
327, 335-336, 340, 513 Blumenthal H., 23n., 24n., 471, 511
Adamson P., 330, 514 516
Albertelli P., 145n., 221n., 361 BodŽŸs R., 182n., 510
Alberti A., 417, 514 Bodn‡r I., 221n., 459, 514, 515
Algra K.A., 513 Bollack J., 458, 516
Allen R.E., 520 Bolton R., 344, 516
Antinucci G., 28n., 521 Bonazzi M., 70n., 519
Arndt W.F., 382, 462, 513 Bonitz H., 153n., 346, 448, 516
Ascari P., 28n., 521 Bormann K., 17, 374, 441, 444,
Atkinson M., 36n., 154n., 259n., 509, 516
488, 512-513 Borovskij J., 516
INDICI 539

Bos E.P., 39n., 528-529 Comb•s J., 210n., 242n., 280n.,


Bossier F., 23n., 298, 471, 516 327-328, 336, 340, 382, 406, 455,
Brague R., 338, 458, 516 460-461, 467, 508
Brancacci A., 368, 378, 380, 517 Cordero N.L., 15n., 57n., 297, 305,
Brandis C.A., 145n., 361 307-308, 350, 352, 374, 424, 429,
Brennan T., 513 456, 471, 510, 518
Brisson L., 52n., 326, 424, 510, Cornford F.M., 52n., 380, 499, 509,
517, 519, 522 518
Brittain C., 513 Corti A., 31n., 518
Brunschwig J., 25n., 517 Corti L., 517
Burkert W., 517 Couloubaritsis L., 65n., 367, 508-
Burnet J., 202n., 213n., 263n., 304, 509, 518
373, 424, 433-434, 478, 495, 517 Coxon A.H., 27 e n., 519
Cousin V., 510
Calogero G., 36n., 84, 517 Croese I.M., 519
Cambiano G., 75n., 329, 515, 517, Crubellier M., 519
523, 528 Curd P., 395, 519
Cameron A., 24n., 517
Canfora L., 75n., 528 DÕAncona Costa C., 518-519
Cardullo R.L., 19, 292, 494, 513, DÕAndres N., 517
515, 517, 525, 529 dÕHoine P., 291, 521
Carteron H., 507 Dal Pra M., 302, 519
Casertano G., 9, 14, 19, 478-479, De Gandt F., 25n., 329, 344, 515-
517 517, 524
Caveing M., 424, 513 De Haas F.A.J., 512
Celluprica V., 518 De Santillana G., 520
Centrone B., 56n., 57n., 212n., 351, Del Forno D., 517
376, 380, 457, 510 Delattre D., 511
Cerri G., 28n., 145n., 146n., 175n., Delcomminette S., 291, 521
374, 443, 457, 482, 509 Di Stefano E., 511
Charlton W., 507 Diehl E., 510
Chase M., 512 Diels H., 26 e n., 27, 28n., 29n.,
Cherniss H., 33n., 52n., 329, 518 50n., 59n., 80, 93, 105n., 106n.,
Chiappelli A., 518 108n., 110n., 118n., 121n., 126n.,
Chiaradonna R., 433, 518 132n., 134n., 143n., 144n., 145n.,
Cilento V., 36n., 510 146n., 147n., 153n., 154n., 160n.,
Cleary J.J., 291, 518 165-166, 172n., 176n., 177n.,
Colli G., 46n., 302, 510, 518 179n., 184n., 185n., 186n., 188n.,
190n., 192n.,194n., 196n., 200n.,
203n., 206n., 208n., 212n., 213n.,
540 I.A. LICCIARDI - PARMENIDE TRËDITO, PARMENIDE TRADíTO

218n., 220n., 223n., 224n., 233n., Frantz A., 24n., 520


238n., 250n., 264n., 265n., 267n., Frappier G., 520
268n., 269n., 270n., 276n., 277n., Fr•re J., 54n., 177n., 184n., 223n.,
282n., 289, 291, 299, 301-303, 307, 309-310, 338, 481-482, 502, 520,
311-312, 314-316, 318, 331, 337, 526
340, 352-353, 360-361, 373, 385, Freudenthal J., 34n., 520
394, 409, 411, 417, 423-424, 432, Fritz von K., 520
436, 443, 453-454, 458, 461-463, Frohn W., 172n., 520
474-476, 478, 481, 484, 486, 491, Fronterotta F., 52n., 54n., 57n., 319,
498, 508-511, 516, 526, 531 350, 381, 427, 496, 499, 510, 520-
Dillon J., 36n., 519 521, 527
Dixsaut M., 320, 443, 519 Furley D.J., 512, 520
Dodds E.R., 33n., 52n., 511, 519
Donini P., 34n., 70n., 519 Gaskin R., 512
Drews F., 519 Gatti M.L., 521
Drossaart Lulofs H.J., 509 Gavray M.A., 17, 19, 59n., 194n.,
Dubois J.D., 523 212n., 214n., 241n., 269n., 291,
Duffy J., 36n., 519 295, 298, 348, 350, 370, 377-378,
Dufour R., 326, 519 382, 394-395, 423-425, 428, 430-
Duke E.A., 121n., 509 432, 441, 472, 500, 521
Dumont J.P., 511 Geerlings W., 519, 522
Gemelli Marciano M.L., 521
Eck van J., 54n., 520 Gentili C., 28n., 329, 521, 531
Edwards M., 508 Gershenson-Greenberg D.E., 388,
Engberg-Pedersen T., 520 521
Giannantoni G., 27, 221n., 380,
Falcon A., 520 507, 510, 513
Faraggiana di Sarzana C., 511 Giardina G.R., 1, 19, 63n., 64n.,
Ferrari F., 19, 52n., 54n., 271n., 65n., 87n., 185n., 293, 299, 337,
275n., 282n., 374, 381-382, 396, 344, 346, 354, 363, 366, 378, 386,
424, 496, 501 509, 520 388, 405, 492, 507, 515, 521, 528,
Festugi•re A.J., 510, 520 530
Fleet B., 512, 529 Gilbert O., 521
Foley M., 514 Gill C., 529
Fortenbaugh W.W., 221n., 459, Gingrich F.W., 382, 462, 513
514-515 Glucker J., 521
Foulkes P., 24n., 520 Goedeckemeyer A., 532
FrŠnkel H., 454, 520 Golitsis P., 17, 24n., 29n., 72 e n.,
Franco Repellini F., 27, 65n., 67n., 74n., 75n., 119n., 171n., 173n.,
342, 346, 366, 386, 393, 410, 508 176n., 179n., 199n., 210n., 289-
INDICI 541

291, 295, 297-298, 302, 304, 306- Iozzia D., 292, 525
308, 314-315, 318, 329, 332, 339, Isnardi Parente M., 31n., 244n.,
370-373, 375-376, 378, 391, 394, 246n., 433, 435-436, 511, 524
416-417, 438, 441, 463-464, 469,
471, 487, 494, 521 Jantzen J., 458, 524
Gomperz T., 145n., 361, 478 Jones H.S., 166, 174n., 178n.,
Gorzanelli I., 28n., 521 179n., 235n., 276n., 277n., 278n.,
Gottschalk H.B., 522 335
Goulet-CazŽ M.-O., 522 Jori A., 508
Griffin M., 528 Judson L., 344, 516
GuŽrard C., 34n., 35n., 36n.,
37n.,522 Kafka G., 510
Guthrie W.K.C., 522 Kahn C., 329, 524
Kalbfleisch C., 512
Hackforth R., 426, 522 Karamanolis G., 524
Hadot I., 15n., 16 e n., 23n., 24n., Karsten S., 114n., 144n., 208n.,
27n., 269n., 304, 325, 471, 476, 361, 396, 496, 509
512-513, 518, 522-523, 530 Kechagia E., 524
Hadot P., 34, 36n., 367, 523 Kerferd G.B., 436, 524
Hagen C., 512 Kern O., 58n., 252n., 459, 509
Hamlyn D.W., 523 Kohlschitter S., 524
Hamesse J., 298, 516 Konstan D., 512
Hankinson R.J., 512 Kopp J., 406
Harlfinger D., 27 e n., 178n., 194n., Kosman L.A., 524
523 Kotzia-Panteli P., 524
Harte V., 275n., 523 Kranz W., 361, 373, 486, 510531
Hayduck M., 507, 511 Kremer K., 524
Heiberg I.L., 250n., 315, 512
Heitsch E., 374, 523 Lacey A.R., 508
Henry P., 32n., 510 Laks A., 327, 521, 525
Hermann J.G.J., 145n., 509 Lamberz E., 298, 524
Hicken W.F., 121n., 509 Lanza D., 75n., 528
Hoffmann Ph., 269n., 523 Laurenza G., 507
Huby P., 68n., 126n., 138n., 147n., Lautner P., 279n., 508
218n., 221n., 222n., 224n., 225n., Le Blond J.M., 345, 524
226n., 227n., 230n., 239n., 256n., Lernould A., 291, 524
387, 392, 394, 396-397, 399-401, Lesher J.H., 511
409, 411-412, 414-415, 417-418, Leszl W., 521, 527
420, 429, 434-436, 442-444, 448, Lettinck P., 279n., 508, 512
459, 464, 470-471-475, 512
542 I.A. LICCIARDI - PARMENIDE TRËDITO, PARMENIDE TRADíTO

Licciardi I.A., 11-14, 292, 341-342, Napoli V., 24n., 325, 336, 526
353, 384 525 Nicoll W.S.M., 121n., 509
Liddell H.G., 166, 174n., 177n.,
179n., 235n., 276n., 277n., 278n., OÕBrien D., 54n., 174n., 175n.,
335 223n., 266n., 361, 374, 377, 429,
Linguiti A., 36n., 336, 525 440, 457-458, 526
Lloyd A.C., 23n., 471, 516 OÕMeara D. J., 531
Loenen H.M., 525 Offner M., 388, 527
Longo A., 517 Owen G.E.L., 526
Louguet C., 327, 521
Lucchetta G.A., 525 Palmer J.A., 52n., 374, 527
Luna C., 511, 525 Patillon M., 510
Lynch J.P., 525 Pellegrin P., 347, 349, 351, 378,
507-508
Maas M., 24n., 532 PŽpin J., 37n., 291, 298, 382, 524,
Maffi E., 517 527, 531
Manganaro P., 63n., 337, 515, 530 Peradotto J., 36n., 519
Mansfeld J., 29n., 271n., 302, 305, Perkams M., 23n., 471, 527
307, 525 Perry B.M., 17, 30n., 32n., 36n., 47
Mansion S., 64n., 329, 354, 525 e n., 59n., 63n., 118n., 124n., 126n.,
Manuzio A., 26n. 143n., 144n., 147n., 148n., 170n.,
Mazzarelli C., 281n., 282n., 508 172n., 173n., 174n., 175n., 176n.,
McKirahan R., 512 177n., 178n., 184n., 186n., 201n.,
Meijer P.A., 39n., 528-529 202n., 203n., 214n., 215n., 218n.,
Meinwald C.C., 509 220n., 221n., 224n., 225n., 227n.,
Melasecchi B., 24n., 526 228n., 239n., 241n., 247n., 267n.,
Menn S., 16n., 526 292-295, 302, 305-306, 308-311,
Meyer M., 518 315-316, 319-321, 323, 331, 338-
Mignucci M., 526 339, 342, 350, 358-364, 373, 380,
Mondolfo R., 329, 515, 526 382, 393, 396-398, 401, 403, 405,
Montoneri L., 68n., 228n., 402, 508 411, 414-415, 417, 438-443, 445-
Moraux P., 25n., 171n., 307, 408- 448, 450-454, 459, 461-465, 467,
409, 417, 522, 526 469-470, 476, 487, 491, 502, 527
Moreau J., 526 Peterson S., 527
Motta A., 71n., 526 Poirier J.L., 511
Mourelatos A.P.D., 526 Porro P., 407, 529
Movia G., 499, 507, 526 Pradeau J.F., 326, 519
Mueller I., 154n., 259n., 265n., Praechter K., 16 e n., 527
267n., 488, 497, 512 Preller L., 146n., 509
Musolesi C., 524 Puschmann T., 507
INDICI 543

Scholten C., 483, 528


Radice R., 27, 326, 508, 510 Schulze C., 519, 522
Rappe S., 336, 527 Schwyzer H.R., 32n., 510
Rashed M., 274n., 301, 527 Scott R., 166, 174n., 177n., 179n.,
Reale G., 36n., 221n., 326, 346, 235n., 276n., 277n., 278n., 335
387, 507, 509-510, 515, 528 Scotti Muth N., 382, 515, 528
Reinhardt K., 28n., 145n., 361, 527 Sedley D.N., 528
Repici L., 523 Segonds A.P., 508, 511, 524
Rey A., 478 Seligman P., 57n., 350, 529
Riccardo A., 424, 517 Severino E., 48n., 529
Richard M., 416, 527 Share M., 154n., 259n., 265n.,
Ritter A.H., 146n., 509 267n., 488, 497, 512
Robin L., 478 Sharples R.W., 417, 514
Robinson D.B., 121n., 509 Sider D., 507
Robinson Th.M., 427, 528 Smith A., 486-487, 510
Rocca-Secca G., 337, 528 Sodano A.R., 427, 510, 529
Romano F., 19, 34n., 36n., 52n., Sonderegger E., 529
63n., 75n., 67n., 75n., 87n., 195n., Sorabji R., 16 e n., 330, 514, 522
199n., 204n., 207n., 208n., 215n., 529
222n., 240n., 242n., 246n., 266n., Souffrin P., 25n., 329, 344, 515-
289, 292-293, 295, 300, 325, 327, 517, 530
336-337, 343, 352-353, 366-367, Soulier P., 58n., 326, 382, 529
383, 389-390, 396, 409, 416, 421- Spreafico A., 28n., 521
422, 433, 436, 487, 510-511, 514- Staden von H., 529
517, 521, 525, 528-530 Stamatellos G., 36n., 529
Ross W.D., 26-27, 69n., 134n., Steel C., 23n., 36n., 38n., 39n.,
153n., 160n., 165, 261n., 267n., 40n., 52n., 407, 471, 511, 516, 524,
268n., 270n., 276n., 346, 411, 475, 529
484, 498, 507, 509 Stein H., 145n., 177n., 361, 509
Rossitto C., 528 Stevens A., 17 e n., 319, 370, 444,
Ruelle C.E., 276n., 406 446, 508, 530, 532
Ruggiu L., 27, 346, 508-509, 528 Stevenson J.G., 329, 530
Russo A., 27, 507 Stone M.W.F., 330, 514
Storace E.S., 54n., 499, 515, 521
Saffrey H.D., 40n., 291, 298, 511 Strachan J.C.G., 121n., 510
Sandys J.E., 528 Szab— A., 52n., 530
Santucci A., 329, 515 Szlez‡k T.A., 530
Sayre K., 275n., 528
Schenkl H., 24n., 358, 513 Tannery P., 24n., 530
Schmidhauser A., 517
544 I.A. LICCIARDI - PARMENIDE TRËDITO, PARMENIDE TRADíTO

Tar‡n L., 24, 27 e n., 28n., 114n., Wehrli F., 68n., 169n., 208n.,
144n., 145n., 146n., 178n., 184n., 215n., 221n., 224n., 225n., 226n.,
185n., 186n., 193n., 208n., 223n., 229n., 237n., 247n., 264n., 281n.,
319, 361, 374, 455, 457, 463, 478, 297-298, 385, 388, 398, 400, 402-
482, 509, 530 403, 419, 423, 434, 437, 441-442,
Tardieu M., 23 e n., 24n., 74, 530 451, 496, 508, 514
Tarrant H., 292, 518 Weil E., 346, 531
Taylor C.C.W., 68n., 126n., 138n., West M.L., 459, 509
147n., 218n., 221n., 222n., 224n., Westerink L.G., 36n., 40n., 210n.,
225n., 226n., 227n., 230n., 239n., 242n., 280n., 291, 327-328, 336,
256n., 387, 392, 394, 396-397, 399- 340, 382, 406, 455, 460-461, 467,
401, 409, 411-412, 414-415, 417- 508, 511
418, 420, 429, 434-436, 442-444, Whitmarsh T., 529
448, 459, 464, 470-471-475, 512 Whittaker J., 374, 427, 458, 531
Thesleff H., 530 Wieland W., 299, 329, 346, 531
Thiel R., 24n., 525, 530 Wiesner J., 29n., 175n., 302, 307,
TinŽ A., 516 373, 443, 522, 532
Tognoli S., 171n., 409, 526 Wilamowitz von U., 478
Torraca L., 29n., 508 Wildberg C., 24n., 512, 532
Torresano A., 26n. Wilkins J., 529
Trabattoni F., 24n., 337, 530 Windelband W., 532
Trouillard J., 33n., 530 Wismann H., 458, 516
Tsouyopoulos N., 531 Worthington I., 514
Turnbull R.G., 396, 496, 531 Wright M.R., 17n., 444, 532

Untersteiner M., 29n., 307, 361, Zanatta M., 27, 507-508


458, 509, 511, 513, 531 Zeller E., 303, 433, 478, 532
Urmson J.O., 274n., 279n., 282n.,
508, 511-512
Usener H., 29n., 513

Vegetti M., 53n., 56n., 319, 510


Verbeke G., 531
Verdenius W.J., 531
Vitelli H., 24n., 508
Vitiello V., 52n., 530
Vlad M., 337, 531
Vogel de C.J., 440, 531

Watts E., 24n., 531


INDICI 545

INDICE DEI LUOGHI CITATI in Aristotelis Topicorum libros octo


commentaria
A GATHIAS 28,23: 34
Historiae 29,5: 34
109,12: 335 580,4-5: 366

A LCINOUS A LEXANDER T RALLIANUS


Epitome doctrinae Platonicae sive Therapeutica
Didaskalikov" I 595,20,21: 326
V 5-6: 34
V 10: 34 A MMONIUS
in Aristotelis Analyticorum Priorum
A LEXANDER A PHRODISIENSIS librum I commentarium
in Aristotelis Metaphysica commen- 45,42-43: 442
taria
31,7-14: 30n. in Aristotelis de Interpretatione
31,8-15: 337 commentarius
53,3-4: 282n. 133,18-19: 455
56,18-22: 282n. 136,24-25: 457
58,27-59,9: 282n.
59,19-27: 282n. A NAXAGORAS
60,16-20: 282n. 59 A 1 DK: 486
85,16-25: 282n. 59 A 8 DK: 172n.
87,11-13: 282n. 59 B 1 DK: 179n.
203,38-204,1: 282n. 59 B 4 DK: 179n.
228,13-15: 282n. 59 B 17 DK: 474
317,15: 221n.
463,34: 461 A RCHIMEDES
616,28: 197n. De planorum aequilibriis
701,22-23: 271n. 86,25-26: 273n.
707,10: 319
707,21: 461 A RISTOPHANES
707,34-37: 271n. Equites
710,36: 461 503: 362
719,14: 461 1014: 362
719,29: 461 1064: 362
708,24: 271n.
795,4: 461 Nubes
861,35: 330 575: 362
635: 362
546 I.A. LICCIARDI - PARMENIDE TRËDITO, PARMENIDE TRADíTO

1122: 362 7, 7b19: 182n.


7, 7b27-28: 182n.
Vespae 7, 7b37-38: 182n.
1015: 362 7, 8a2: 182n.
13, 14b27-32: 182n.
A RISTOTELES 13, 14b34: 241n.
Analytica Posteriora
I 2, 72a14-16: 347 de Anima
I 4, 73a34: 367 III 4, 430a2-3: 471
I 10, 76b14: 181n.
I 12, 77b20-28: 391 de Caelo
I 12, 77b32-33: 191n. I 1, 268a6-7: 369
I 22, 83a30: 236n., 417 I 1, 268a11: 282n.
II 1, 89b24: 299 I 10, 280a12: 177n.
II 5, 91b23: 191n. I 8, 277a18: 193n.
III 8, 306b6: 178n.
Analytica Priora IV 4, 311b33: 193n.
I 1, 24a24: 279n.
I 1, 24a24-25: 477 de Generatione Animalium
I 2, 25a1: 387 IV 4, 772b30: 448
I 8, 30a5: 155n., 452
I 15, 34b29: 181n., 244n. de Generatione et Corruptione
I 25, 42a5: 155n., 452 I 1, 314a13: 478
I 25, 42a39: 279n. I 5: 270n.
I 26, 43a2: 285n., 355 II 2, 329b25: 259n.
I 27, 43b7: 367 II 9, 336a4: 177n.
I 27, 43b23: 277n. II 10, 336b31: 178n.
II 1, 53a17: 155n., 452
II 5, 58b7: 186n. de Incessu Animalium
II 8, 59b1: 387 3, 705a25: 415
II 19, 66a30: 275n.
II 26, 69a37: 354 de Interpretatione
5, 17a8: 349
Categoriae 13, 22a39: 181n., 244n.
1, 1a1-6: 229n.
1, 1a20: 232n. de Partibus Animalium
2, 1a16: 238n. I 1, 642a19: 329
6, 4b36-37: 369
6, 5a4-6: 369 Ethica Nicomachea
6, 5a13-14: 369 I 3, 1096a19: 238n.
INDICI 547

I 4, 1096b27: 229n. VI 2, 1026b2: 61n.


VI 4, 1028a5-6: 61n.
Historia Animalium
III 11, 518a21: 448 IX 8, 1050b21: 193n.
III 20, 521b18: 448
X 7, 1057b8-10: 226n.
Metaphysica
I 3, 984a27-b1: 489 XI 1, 1059b30: 182n.
I 3, 984a28-29: 61n. XI 6, 1062b14: 338
I 3, 984b1-18: 29
I 3, 984b10: 329 XII 1, 1069a33: 364
I 4, 984b25: 238n. XII 2, 1069b19-22: 477
I 5, 986a23: 281n., 485, 487 XII 2, 1069b26: 193n.
I 5, 986b18-25: 60 XII 6, 1071b2-5: 364
I 5, 986b18-987a2: 29 XII 6, 1071b3-10: 470
I 5, 986b22: 308 XII 7, 1072b21: 471
I 5, 986b27-28: 60, 180n., 469 XII 7, 1073a3-5: 364
I 5, 986b27-30: 222n. XII 8, 1073a23-25: 364
I 5, 986b28: 67n., 393, 395, 498 XII 9, 1074b34-35: 471
I 5, 986b28-30: 61n., 62n. XII 9, 1075a3-4: 471
I 5, 986b31: 61n. XII 10, 1076a4: 209n., 254n., 373,
I 5, 986b34: 480 470
I 5, 986b34-987a1: 61n., 62n.
I 8, 989a5: 267n. XIV 1, 1088a16: 338
I 9, 992a30: 186n. XIV 2, 1088b35-1089a6: 492
XIV 2, 1089a2: 295
III 1, 995a27-28: 329 XIV 2, 1089a4: 457
III 2, 997a7: 168n. XIV 4, 1091a33: 448
III 3, 1001b3: 186n.
Physica
IV 2, 1003b17: 186n. I 1, 184a10: 298
IV 5, 1009a8: 338 I 1, 184a16: 298
IV 5, 1009a13: 338 I 2, 184b15: 70, 91, 94, 95, 98, 100-
IV 7, 1012a19: 192n. 101, 165, 168 e n., 171-173, 178-
179, 181n., 182n., 189n., 298, 309,
V 10, 1018a35: 61n. 311-312, 318, 322, 328, 344
V 19, 1022b1-3: 194n. I 2, 184b15-16: 102, 181, 182n.,
V 23, 1023a23-25: 273n. 187n., 332
V 26, 1023b26-27: 57n. I 2, 184b15-18: 299
I 2, 184b15-22: 63n.
548 I.A. LICCIARDI - PARMENIDE TRËDITO, PARMENIDE TRADíTO

I 2, 184b15-25: 298 I 2, 185a20-21: 64n., 91, 111-112


I 2, 184b16: 165n., 182n. 197, 199-200, 353, 357-358, 364,
I 2, 184b16-17: 341, 470, 476, 91, 368, 468
105, 169n., 187 e n. I 2, 185a20-23: 230n.
I 2, 184b17: 299 I 2, 185a20-b5: 61n., 345
I 2, 184b18-19: 299 I 2, 185a20-b6: 63
I 2, 184b18-20: 169n. I 2, 185a20-b26: 355
I 2, 184b18-25: 311 I 2, 185a20-186a3: 218n.
I 2, 184b21-22: 353 I 2, 185a21: 61n., 197n., 253n.
I 2, 184b22-23: 189n. I 2, 185a23-25: 448
I 2, 184b22-24: 91, 105, 183n., 188, I 2, 185a24-25: 198n.
190n., 334-335, 342 I 2, 185a25-26: 198n.
I 2, 184b23: 335 I 2, 185a26-27: 198n.
I 2, 184b25: 189n. I 2, 185a27-29: 236n., 418
I 2, 184b25-185a1: 95, 106, 189 e I 2, 185a28-29: 198n.
n., 196n., 344, 414 I 2, 185a29-30: 198n.
I 2, 184b25-185a5: 283n., 285n., I 2, 185a30: 198n.
346, 515 I 2, 185a30-31: 198n.
I 2, 185a3-4: 190n. I 2, 185a32-33: 193n.
I 2, 185a3-5: 190n., 191n., 333, 344 I 2, 185a32-b5: 29n., 349
I 2, 185a4-5: 190n. I 2, 185a32-I 3, 187a11: 413
I 2, 185a5: 347 I 2, 185a33-34: 199n.
I 2, 185a5-6: 193n., 347 I 2, 185a33-b5: 356
I 2, 185a5-10: 91, 107, 165, 191, I 2, 185a34: 199n.
346, 349 I 2, 185a34-b1: 199n.
I 2, 185a6: 192n., 347 I 2, 185b1-2: 199n.
I 2, 185a7: 192n., 193n. I 2, 185b2-3: 199n.
I 2, 185a8: 192n. I 2, 185b4-5: 357
I 2, 185a10: 91, 108, 193, 347 I 2, 185b5: 58n., 91, 115, 118, 204,
I 2, 185a10-11: 193n. 208, 358, 365, 371, 378
I 2, 185a11: 193n. I 2, 185b5-6: 315, 365
I 2, 185a11-12: 193n., 194n., 350 I 2, 185b5-25: 190n., 226n., 358
I 2, 185a12: 194n. I 2, 185b6: 61n.
I 2, 185a17-18: 195n., 196n., 197n. I 2, 185b6-28: 64, 365
I 2, 185a17-19: 91, 109, 195, 292, I 2, 185b7-25: 365
351, 525 I 2, 185b8: 205n.
I 2, 185a18: 195n. I 2, 185b9: 207n.
I 2, 185a20: 239n., 426 I 2, 185b9-11: 435
I 2, 185b11-16: 57n., 65n., 210n.,
365, 371, 375, 435
INDICI 549

I 2, 185b16-17: 435 I 3, 186a25-26: 91, 129, 225, 398-


I 2, 185b16-18: 29n. 399
I 2, 185b16-19: 229n., 412 I 3, 186a25-32: 399
I 2, 185b17-18: 206n., 356 I 3, 186a26: 68n.
I 2, 185b18-19: 206n., 376 I 3, 186a26-27: 401
I 2, 185b19-20: 205n. I 3, 186a27: 225n.
I 2, 185b20: 205n., 207n. I 3, 186a28: 228n., 229n.
I 2, 185b21: 370 I 3, 186a31-32: 68n., 227n., 396,
I 2, 185b21-22: 366 401-402
I 2, 185b22: 370 I 3, 186a32-34: 69n., 91, 131-132,
I 2, 185b25: 378 230-231, 404-405
I 2, 185b25-26: 82, 91, 121-122, I 3, 186a32-b35: 199n.
214-215, 358, 378, 434 I 3, 186a33-34: 70n., 202n., 203n.,
I 2, 185b25-27: 381 231n., 362, 364, 406, 451
I 2, 185b26: 244n., 379 I 3, 186a34: 233n.
I 2, 185b26-186a3: 357 I 3, 186a34-b1: 233n.
I 2, 185b31-32: 393 I 3, 186a34-b2: 237n.
I 2, 186a1-3: 244n., 435 I 3, 186b3-4: 232n.
I 2, 186a2-3: 435 I 3, 186b4-13: 409-410
I 2, 186a3: 368, 379 I 3, 186b5-6: 232n., 409
I 3, 186a4-13: 91, 124, 218, 384, I 3, 186b9-10: 233n.
386 I 3, 186b12: 134n., 233n., 411
I 3, 186a4-187a11: 355 I 3, 186b12-13: 233n., 235n., 412,
I 3, 186a5-6: 218n. 415
I 3, 186a6-8: 348 I 3, 186b12-14: 91, 134, 233, 411-
I 3, 186a10-11: 386, 391 413
I 3, 186a10-22: 386, 388 I 3, 186b13: 234n.
I 3, 186a11-13: 219n., 386 I 3, 186b13-14: 234n.
I 3, 186a13-16: 91, 125, 219, 388 I 3, 186b14: 412
I 3, 186a15-16: 388 I 3, 186b14-15: 91, 135-136, 235 e
I 3, 186a16-18: 392 n., 236-237, 414, 416, 418
I 3, 186a22: 415 I 3, 186b14-25: 417
I 3, 186a22-24: 91, 125, 220, 392 I 3, 186b14-35: 414
I 3, 186a22-187a11: 348 I 3, 186b20: 416
I 3, 186a23-27: 220n. I 3, 186b23-24: 416
I 3, 186a24-25: 67, 91, 126, 220, I 3, 186b32-33: 416
393, 395 I 3, 186b33-34: 416
I 3, 186a24-26: 385 I 3, 186b34-35: 416
I 3, 186a24-187a11: 392 I 3, 186b35: 416
550 I.A. LICCIARDI - PARMENIDE TRËDITO, PARMENIDE TRADíTO

I 3, 187a1: 17, 92, 137, 140-142, I 5, 188b31: 258n., 485


238 e n., 421, 244-246, 426, 432, I 5, 188b31-33: 258n., 485
437, 468 I 5, 188b32: 258n.
I 3, 187a1-2: 243n., 430, 432 I 5, 188b34: 259n.
I 3, 187a1-3: 421, 436 I 5, 188b35-36: 485
I 3, 187a1-11: 432 I 5, 188b36: 260n.
I 3, 187a2-3: 423, 432 I 5, 188b36-37: 180n., 329
I 3, 187a3: 432 I 5, 188b36-189a1: 180n.
I 3, 187a3-5: 239n., 425-426 I 5, 189a1: 260n., 485, 487
I 3, 187a3-7: 427 I 5, 189a2: 259n., 487
I 3, 187a4-5: 68n., 222n., 396 I 5, 189a3: 260n.
I 3, 187a5-6: 243n. I 5, 189a4: 261n.
I 3, 187a6-8: 243n. I 5, 189a5: 261n.
I 3, 187a8-9: 237n., 243n., 418 I 5, 189a6-9: 261n., 485
I 3, 187a11: 413, 439 I 5, 189a8: 261n.
I 4, 187a12: 92, 149, 254, 259n., I 5, 189a8-9: 261n.
473 I 5, 189a9: 261n., 484
I 4, 187a12-20: 169n. I 5, 189a9-10: 321
I 4, 187a12-22: 473 I 6, 189a27: 267n.
I 4, 187a13-15: 169n. I 7, 190a16-17: 498
I 4, 187a15: 259n. I 7, 190b35-36: 321
I 4, 187a15-17: 259n. I 7, 191a7-8: 496
I 4, 187a22-23: 169n. I 7, 191a18-19: 321
I 4, 187a22-26: 169n. I 8, 191a23-24: 488
I 4, 187a26-31: 92, 149, 255, 473- I 8, 191a23-31: 92, 153, 261, 262n.,
474 488
I 4, 187a27-28: 255n., 475 I 8, 191a23-33: 361
I 4, 187a29: 255n., 475 I 8, 191a24-25: 261n., 261n., 342
I 4, 187a32: 475 I 8, 191a25: 267n.
I 4, 187a34-35: 475 I 8, 191a26-27: 262n.
I 5, 188a19: 257n., 480-481, 483 I 8, 191a27-31: 489-490
I 5, 188a19-20: 257n. I 8, 191a31-32:
I 5, 188a19-27: 92, 150, 256, 310, I 8, 191a31-33: 489-491
323, 478, 480 I 8, 191a32: 262n.
I 5, 188a20-22: 251n., 257n., 458 I 8, 191a33: 262n.
I 5, 188b26-30: 258n. I 8, 191a33-34: 262n.
I 5, 188b29: 180n. I 8, 191a34-191b26: 497
I 5, 188b30-33: 180n., 329, 484 I 8, 191b13-17: 363
I 5, 188b30-189a9: 49n., 92, 151, I 8, 191b30-31: 494
258, 478, 484, 487 I 8, 191b33-34: 492-493, 495
INDICI 551

I 9, 191b35: 263n., 265n., 492, 494- III 1, 201a27: 270n.


495 III 2, 201b25: 485
I 9, 191b35-36: 263n., 264n., 492 III 6, 206b23: 271n.
I 9, 191b35-192a1: 92, 154, 263, III 6, 206b27: 271n.
264n., 267n., 495, 501 III 6, 206b33-207a18: 92, 158, 271
I 9, 191b36-192a1: 265n., 497, 501 III 6, 207a17: 273n., 459
I 9, 192a1: 265n., 266n., 267n., 501 III 7, 207b11-14: 433
I 9, 192a1-3: 498
I 9, 192a2: 498 IV 1, 209a23-25: 274n.
I 9, 192a3-6: 263n. IV 3, 210a14: 273n.
I 9, 192a11-12: 492 IV 3, 210a14-24: 273n.
I 9, 192a34: 300 IV 3, 210a17: 275n., 276n., 278n.
IV 3, 210a24: 273n.
II 1, 193a9-11: 267n. IV 3, 210a31-b21: 276n.
II 1, 193a9-28: 92, 156, 267, 502- IV 3, 210b8-10: 273n.
503 IV 3, 210b18-22: 92, 158, 273
II 1, 193a11: 503 IV 3, 210b19-20: 274n.
II 1, 193a11-12: 267n. IV 3, 210b20: 274n.
II 1, 193a12-21: 503 IV 3, 210b20-21: 277n.
II 1, 193a17-18: 267n. IV 3, 210b21-22: 276n., 277n.
II 1, 193a20: 267n. IV 3, 210b23-31: 273
II 1, 193a21: 267n., 268n. IV 3, 210b24-27: 274n.
II 1, 193a21-28: 503 IV 4, 212a20-21: 273n.
II 1, 193a22-23: 503 IV 5, 212b27-28: 274n.
II 1, 193a23-24: 267n. IV 6, 213a34: 278n., 279n.
II 1, 193a29-30: 284n. IV 6, 213b3-4: 278n.
II 3, 194b23-24: 255n. IV 6, 213b4-15: 92, 160, 278
II 3, 195a11: 284n.
II 7, 198a29: 284n. V 2, 226b3: 362
V 3, 227a11-12: 280n.
III 1, 200b12: 268n., 284n. V 4, 227b23-24: 280n., 282n.
III 1, 200b28-32: 268n. V 4, 228b10: 280n.
III 1, 200b31-32: 268n. V 4, 228b11: 280 e n.
III 1, 200b32-33: 268n. V 4, 228b12: 281n.
III 1, 200b32-201a3: 92, 157, 268 V 4, 228b11-15: 92, 161, 280,
III 1, 201a1-2: 268n. 281n.
III 1, 201a10-15: 185n., 363
III 1, 201a19-20: 270n. VI 1, 231a25: 369
III 1, 201a25-27: 92, 157, 270 VI 1, 231b14-16: 369
III 1, 201a26: 270n. VI 1, 231b29: 193n.
552 I.A. LICCIARDI - PARMENIDE TRËDITO, PARMENIDE TRADíTO

VI 2, 232b25: 369 5, 167b13-20: 387-388


VI 5, 236a27: 390 20, 177a33: 192n.
VI 9, 239b9: 246n., 436 33, 182b32: 193n., 388
VI 9, 239b19-22: 433 33, 183a10: 456

VIII 2, 252b20: 284n. Topica


VIII 3, 253a32: 284n., 285n. I 1, 100b23: 192n.
VIII 3, 253a32-b6: 92, 161, 282 I 4, 101b28: 189n.
VIII 3, 253a33: 284n. I 8, 103b24-25: 367
VIII 3, 253a34: 284n. I 11, 104b1: 189n.
VIII 3, 253a34-35: 284n. I 11, 104b14: 182n.
VIII 3, 253a35-b1: 285n. I 11, 104b19-24: 347
VIII 3, 253b1: 284n., 285n. I 12, 105a14: 283n.
VIII 3, 253b1-2: 285n.
VIII 3, 253b2-6: 285n. II 2, 109b5: 230n.
VIII 3, 253b5-6: 285n. II 4, 111b16: 155n., 190n.
VIII 3, 253b23-26: 390
VIII 5, 257a34: 369 III 1, 116a23: 417
VIII 10, 267b17-26: 283
IV 2, 122b26: 276n.
Politica IV 2, 123a15: 182n.
II 8, 1268b32: 264n.
VI 4, 141b28: 182n.
IV 4, 1292a13: 254n., 470 VI 6, 143a36: 241n.

VI 7, 1321a30: 250n. VIII 1, 155b23: 155n., 452


VIII 2, 157a35: 354
VII 17, 1336b5: 248n. VIII 3, 158a35: 192n.
VIII 11, 162a16: 155n., 190n.
Rhetorica
I 2, 1357b24: 191n. [A RISTOTELES ]
De Xenophane, de Zenone, de Gor-
II 24, 1401b3: 238n. gia
II 25, 1402a31: 354 976a6-10: 29n.
II 25, 1402b24: 197n. 976a7: 29n.
976a8-10: 29
Sophistici Elenchi 977a18-19: 29n., 307
1, 164a21: 391 977a23-29: 29n.
1, 164b22-23: 388 977a36-39: 29n., 307
1, 165a3-4: 196n., 388 978b8-10: 29n.
INDICI 553

A SCLEPIUS I 80,1: 467


in Aristotelis Metaphysicorum li- I 102,13: 467
bros A-Z commentaria I 124,5: 467
38,17-18: 457
42,30-31: 367 II 7,20: 467
195,27: 167n. II 12,13: 467
202,16-17: 457n. II 39,8-25: 42n., 327
II 50,10-11: 242n.
C HRYSIPPUS S TOICUS II 53,11: 328
Fragmenta logica et physica II 70,13: 455
241,7: 235n. II 73,1-2: 460
241,14-15: 235n. II 106,4-5: 328
241,22: 235n. II 119,19-20: 460
245,14: 235n. II 124,7: 336
245,17: 235n. II 204,5: 280n.
411,12: 326
446,3: 326 III 2,14-19: 327
543,5: 326 III 4,9-10: 460
912,5: 326 III 10,4-5: 460
III 14,6-7: 460
C RATINUS III 22,10-11: 460
fr. 284,1: 362 III 30,11-12: 460
III 117,19: 210 n.
D AMASCIUS III 164,6: 461
de Principiis (R UELLE )
I 52,7: 406 in Parmenidem (ed. L.G. W ESTER-
de Principiis (W ESTERINK- INK -J. C OMBéS )
C OMBéS ) I 45,9: 328
I 3,1-2: 336 II 37,3-4: 242 n.
I 18,23-19,1: 461 II 41,22: 280n.
I 25,17: 461 II 45,16: 242 n.
I 34,12: 461 II 53,5-7: 382
I 35,17: 461 III 126,2: 242n.
I 35,17-21: 340
I 36,3-5: 210 n. in Phaedonem (versio 1)
I 60,9-10: 328 371,5: 382
I 72,17-18: 461 489,2: 382
I 72,20-73,2: 461 490,2: 382
I 78,9-10: 406 in Phaedonem (versio 2)
I 79,9: 467 55,3-4: 382
554 I.A. LICCIARDI - PARMENIDE TRËDITO, PARMENIDE TRADíTO

Vita Isidori (apud Photium, Bibl. fr. 38,1-9: 388


codd. 181, 242) fr. 43: 385, 398, 400
fr. 244, p. 201: 40n. fr. 43,1-22: 221n.
fr. 43,3: 225n.
D EMOCRITUS fr. 43,4-5: 224n., 423
68 A 139 DK: 486 fr. 43,5: 224n., 225n., 226n.
fr. 43,8: 224n.
D IOGENES L AERTIUS fr. 43,11-14: 225n.
Vitae Philosophorum fr. 43,11-15: 229n., 403
I 16,7-8: 456 fr. 43,12-13: 225n.
II 22,7-8: 331 fr. 43,14: 225n.
II 77,4: 167n. fr. 43,15-21: 68n., 227n., 402
VII 140,7-8: 326 fr. 44: 244n., 441
VIII 55,9-12: 172n. fr. 44,1-9: 208n., 237n., 247n., 419
IX 21: 302 fr. 45,1-11: 247n.
IX 21-23: 30n. fr. 60: 281n.
IX 22,10-11: 32n.
IX 23: 30n. E UDORUS A LEXANDRINUS
IX 25: 436 Test. 2 M AZZARELLI: 282n.
IX 30: 311 Test. 5 M AZZARELLI: 281n.

E MPEDOCLES E URIPIDES
31 A 7 DK: 172n. Orestes
31 A 72 DK: 486 1431: 272n.
31 B 8,3 DK: 262n., 490
31 B 17,30 DK: 258n., 486 G ALENUS
31 B 17,35 DK: 338 De placitis Hippocratis et Platonis
31 B 62,7 DK: 361 V 6, 6,3: 167n.

E PIMENIDES H ERACLITUS
3 B 5 DK: 459 22 B 49a DK: 201n.
22 B 91 DK: 201n.
E UDEMUS
fr. 31,4: 297 [H ERMOGENES]
fr. 33a,1-4: 169n. Peri; euJrevsew"
fr. 37a,8-12: 434, 437, 451 I 4,1-2: 454
fr. 37a,8-50: 434, 451
fr. 37a,8-12: 434, 437, 451 H ERO M ECHANICUS
fr. 37a,56-59: 215n. Definitiones
fr. 37b,2-6: 264n., 496 136,13: 452
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