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A Giovanna R. Giardina,
maestra e amica
INDICE GENERALE
Premessa È 15
4. Commentario È 287
5. Bibliografia
5.1. Edizioni e traduzioni È 507
10 INDICE GENERALE
6. Indici
6.1. Indice degli autori antichi È 535
6.2.Indice degli autori moderni È 538
6.3. Indice dei luoghi citati È 545
PRESENTAZIONE
1
Cf. N.L. C ORDERO , Simplicius et lÕÇŽcoleÈ ŽlŽate, in Simplicius. Sa vie, son Ïuvre, sa
survie. Actes du colloque international de Paris (28 sept.-1er oct. 1985), Žd. par I. H ADOT ,
Berlin-New York 1987, p. 172.
16 I.A. LICCIARDI - PARMENIDE TRËDITO, PARMENIDE TRADíTO
2
Molteplici gli studi di I. Hadot su Simplicio, di cui mi servir˜ largamente in questo libro.
Qui mi limito a segnalare, in particolare, il volume collettivo di I. H ADOT (Žd par.), Simpli-
cius. Sa vie, son Ïuvre, sa survie cit.
3
A latere rispetto a questa impresa, eseguita a pi• mani, della traduzione dei
Commentaria in Aristotelem Graeca (CAG), sotto la direzione di R. Sorabji sono stati
pubblicati altri due studi di grande rilevanza per gli studiosi di neoplatonismo: Aristotle
transformed. The ancient commentators and their influence, ed. R. SORABJI, London 1990;
The Philosophy of the Commentators (200 Ð 600 AD), vol. I: Psychology; vol. II. Physics; vol.
III: Logic and Metaphysics, ed. R. SORABJI, London 2004.
4
é per˜ annunciata, nella collana CAG, una traduzione in lingua inglese da parte di Ste-
phen Menn e Rachel Barney di Simplicio, in Phys. I 2, porzione contenente 22 dei 53 riferi-
menti che verranno presi in esame in questo libro.
5
K. PRAECHTER, Simplicius, RE, III A 1 (1927), coll. 204-213.
6
Sankt Augustin 2014.
7
Parmenide e i neoplatonici. DallÕEssere allÕUno e al di lˆ dellÕUno, Alessandria 2010.
PREMESSA 17
cio esige uno studio a parte. Risale al 1979, in effetti, il primo tentativo esplicito
di studiare lÕinterpretazione simpliciana di Parmenide. Mi riferisco allÕarticolo di
K. B ORMANN , The interpretation of Parmenides by the Neoplatonist Simplicius,
ÇThe MonistÈ 62 (1979), pp. 30-42. Tale studio costituisce tuttavia sostanzial-
mente una parafrasi, non discussa criticamente nŽ inquadrata storicamente, di
alcuni importanti passaggi della cosiddetta digressione su Parmenide contenuta
in S IMPL., in Phys. 142,28-148,24 [commento ad A RIST., Phys. I 3, 187a1].
LÕesito di questo articolo • in parte accettabile, ma costituisce piuttosto un punto
di partenza della discussione sullÕinterpretazione che Simplicio fornisce della
filosofia di Parmenide: una questione che la dimensione dellÕarticolo non poteva
certamente esaurire. Un antecedente pi• significativo rispetto allÕobiettivo che
mi propongo in questo volume • invece lo studio di B.M. P ERRY , Simplicius as
a source for and an interpreter of Parmenides, Univ. of Washington Seattle
1983. Si tratta di un lavoro rimasto sotto forma di dissertazione di dottorato, che
presenta aspetti pregevoli per la scrupolositˆ con cui i passi di Simplicio sono
indagati sotto il profilo prevalentemente filologico. Lo studio di Perry non si
prefigge tuttavia di essere una monografia storico-filosofica su Parmenide in
Simplicio. Obbedendo perci˜ ad un ottica che • filologica ma non filosofica, •
spesso sufficiente per Perry ÒritagliareÓ i passi dellÕin Physica in un modo che
risulta insufficiente ai fini dellÕesegesi filosofica. Un ulteriore studio che ho te-
nuto in considerazione • poi quello di A. S TEVENS, PostŽritŽ de lÕætre. Simpli-
cius interpr•te de ParmŽnide, Bruxelles 1990, studio che non pu˜ essere tuttavia
considerato un contributo ultimativo in materia.8 Lo studio, a seguire, di M.-A.
G AVRAY , Simplicius lecteur du Sophiste. Contribution ˆ lÕŽtude de lÕexŽg•se
nŽoplatonicienne tardive, Paris 2007, pur non avendo come suo scopo lÕanalisi
della presenza di Parmenide in Simplicio, risulta nondimeno un contributo di
una certa rilevanza anche a questo proposito, nella misura in cui Simplicio, die-
tro la figura drammatica dello Straniero di Elea, in particolare laddove
questÕultimo critica le posizioni dei filosofi monisti, intravede Platone stesso
che, pur non volendo confutare Parmenide, mostra che lÕEssere non pu˜ coinci-
dere con lÕUno, essendo lÕUno sovraordinato allÕEssere. Essendo in questione
per Simplicio, qui, il rapporto tra Parmenide e Platone, ci • parso opportuno, se
non addirittura obbligatorio, accogliere in questo studio anche i riferimenti di
Simplicio al Sofista, a proposito dei quali il libro di Gavray, come si vedrˆ, • ri-
sultato una lettura preziosa. Da ultimo, • opportuno menzionare lo studio di P.
G OLITSIS , Les Commentaires de Simplicius et de Jean Philopon ˆ la Physique
dÕAristote, Berlin 2008, il quale propone una rigorosa e acuta analisi comparati-
va dei commentari, rispettivamente di Simplicio e Filopono, alla Fisica di Ari-
8
Cf. la recensione al volume di A. Stevens fatta da M.R. Wright in ÇThe Classical Revi-
ewÈ 42 (1992), p. 454.
18 I.A. LICCIARDI - PARMENIDE TRËDITO, PARMENIDE TRADíTO
stotele, e che fornisce considerazioni molto utili sul contesto scolastico e dottri-
nale in cui operano i due commentatori.
Io non fornir˜ una ricostruzione completa del dibattito storiografico su Sim-
plicio che ha avuto luogo a partire dal secolo scorso, ma mi servir˜ soltanto di
quegli studi che, a diverso titolo, costituiscono uno snodo propedeutico allo stu-
dio del ruolo che Parmenide ha nella filosofia di Simplicio.
Nel presente lavoro propongo la traduzione dei passi dellÕin Physica di Sim-
plicio che riguardano Parmenide, cio• sia quelli nei quali • citato esplicitamente
sia quelli nei quali Simplicio vi fa riferimento implicitamente; la traduzione •
corredata da un commentario analitico in cui, oltre che spiegare il testo, tento di
ricostruire tutti gli elementi teorici che compongono lÕinterpretazione che Sim-
plicio fornisce della filosofia di Parmenide. Mi riferisco, in particolare,
allÕinfluenza di Platone, poichŽ Simplicio ritiene di filosofare in modo genuina-
mente platonico, nonchŽ al ruolo svolto da Aristotele, la cui Fisica costituisce
evidentemente la base del discorso esegetico di Simplicio. Ho incluso nella rac-
colta dei riferimenti, pertanto, anche quelle parti del commentario che riguarda-
no il rapporto fra il Parmenide storico e il Parmenide drammatico dellÕomonimo
dialogo di Platone, di cui costituisce un caso esemplare il problema del non-
essere cos“ come • concepito rispettivamente da Parmenide e dallo Straniero di
Elea nel Sofista o, ancora, quelle parti nelle quali Simplicio rende ragione del
perchŽ Aristotele assuma verso Parmenide un certo atteggiamento critico piutto-
sto che un altro, oppure ancora, infine, quei passi nei quali Simplicio discute una
certa esegesi di Alessandro o di Porfirio. Si tratta, in totale, di 53 riferimenti trat-
ti dal commentario di Simplicio alla Fisica, ai quali spero di far seguire presto
analoghi studi relativi agli altri commentari aristotelici dello stesso Commenta-
tore neoplatonico.
PoichŽ traduzione e commentario offriranno, quanto meglio mi • stato possi-
bile, una trattazione analitica della presenza di Parmenide in Simplicio, in questa
sezione iniziale cercher˜ di introdurre il lettore ai problemi essenziali che Sim-
plicio affronta quando deve interpretare Parmenide, mostrando come lÕessere-
uno parmenideo sia ricondotto da Simplicio, convinto di essere perfettamente
coerente con lÕinsegnamento del Parmenide e del Sofista, allÕintelligibile neo-
platonico.
é evidente che un simile lavoro, occupandosi di un testo commentario della
pi• tarda filosofia antica, ha dovuto fare i conti con una stratificazione teorica
molteplice e variegata. Simplicio, infatti, aggrega Parmenide, e con lui spesso
altri cosiddetti presocratici, con Platone, con Aristotele, non senza tener conto di
tutta una tradizione esegetica che parte da Teofrasto per attraversare le interpre-
tazioni di Eudemo, di Alessandro di Afrodisia, ma anche di Adrasto e Aspasio.
Certamente, egli tiene anche conto di altri commentari neoplatonici alla Fisi-
ca,tra cui il pi• eminente, quanto meno sotto il profilo delle testimonianze rima-
steci in Simplicio, • Porfirio di Tiro, anche lui autore di un perduto commento
PREMESSA 19
alla Fisica (di Siriano Simplicio lesse certamente degli scolii, mentre • assente,
nei riferimenti a Parmenide, ogni riferimento di Simplicio a Giovanni Filopono).
Tutto ci˜ relativamente alle fonti esplicite. Quanto a quelle implicite, si vedrˆ
che una sostanziosa influenza su Simplicio hanno Proclo e Damascio. Se dunque
normalmente appare opportuno precisare che alcune indicazioni sulla difficoltˆ
del lavoro non sono fornite per captatio benevolentiae, al contrario • alla bene-
volenza del lettore che mi appello qui, tanto pi• che questo libro costituisce per
me unÕopera prima.
Nel congedare questa premessa, tengo a esprimere in questa sede i miei pi•
sentiti ringraziamenti nei riguardi dei professori Loredana Cardullo, Giovanni
Casertano, Franco Ferrari, Marc-Antoine Gavray e Francesco Romano. A tutti
loro va la mia riconoscenza per aver accettato di leggere integralmente il mano-
scritto di questo libro in una fase ancora provvisoria. Ho reputato estremamente
proficui tutti i suggerimenti, le osservazioni e le suggestioni che mi hanno gene-
rosamente elargito, e niente affatto di poco conto • stato il loro contributo nel
segnalarmi alcune sviste e refusi che si trovavano nella stesura provvisoria del
libro. Se questo libro risulterˆ di gran lunga meno peggiore rispetto alla stesura
originaria in cui esso si trovava quando lo proposi alla loro lettura, lo dovr˜
senzÕaltro alla generosa attenzione che vi hanno dedicato.
Un ringraziamento ulteriore, non formale, va ai professori Francesco Roma-
no e Giovanni Casertano: al primo per avere accolto il presente volume nella
prestigiosa collana da lui fondata e diretta e, soprattutto, per avermi dato
lÕopportunitˆ di discutere personalmente con lui diversi, delicati, passaggi della
presente ricerca; al secondo, oltre che per i motivi detti sopra, per aver scritto la
generosa presentazione di questo libro.
Ben pi• di un semplice ringraziamento, infine, va alla mia maestra, la profes-
soressa Giovanna Giardina, la quale ha seguito la gestazione di questo volume in
ogni fase del suo iter, dal concepimento sino alla consegna finale alle stampe.
LÕestrema abnegazione, generositˆ, professionalitˆ, tolleranza e rigore con le
quali ha accompagnato lo sviluppo di questo studio non troveranno mai adegua-
te espressioni di gratitudine da parte mia. Se questo libro su Parmenide nel
commento di Simplicio alla Fisica di Aristotele avrˆ una qualche fortuna fra gli
studiosi, italiani e stranieri, lo dovrˆ in larga parte anche al suo contributo.
Di tutti gli errori, lacune, sviste o imprecisioni che si possono reperire nel li-
bro la responsabilitˆ rimane naturalmente, in ogni caso, mia.
LÕESSERE-UNO DI PARMENIDE
NELLÕIN PHYSICA DI SIMPLICIO
1.1. Introduzione
9
In favore della paternitˆ di Simplicio si pongono I. HADOT, Le probl•me du
nŽoplatonisme Alexandrin. HiŽrocl•s et Simplicius, Paris 1978; H. BLUMENTHAL-A.C. LLOYD
(eds.), Soul and the Structure of Being in Late Neoplatonism, Liverpool 1982, pp. 46-70;
contra, invece, con la proposta di attribuire lÕopera a Prisciano di Lidia, F. BOSSIER-C. STEEL,
Priscianus Lydus en de ÔIn de AnimaÕ van Pseudo(?)-Simplicius, ÇTijdschrift voor FilosofieÈ
34 (1972), pp. 761-822; C. STEEL, The Changing Self. A Study on the Soul in Later Neoplato-
nism: Iamblichus, Damascius and Priscianus, Bruxelles 1978, e pi• recentemente M. P ER-
KAMS , Priscian of Lydia, Commentator on the De Anima in the tradition of Iamblichus,
ÇMnemosyneÈ 58 (2005), pp. 510-530, e I D ., Selbstbewusstsein in der SpŠtantike. Die neu-
platonischen Kommentare zur AristotelesÕ De Anima, coll. ÇQuellen und Studien zur Philos.È
85, Berlin 2008, pp. 30-148.
10
M. TARDIEU, Les calendriers en usage ˆ Harr‰n dÕapr•s les sources arabes et le com-
mentaire de Simplicius ˆ la Physique dÕAristote, in I. H ADOT (Žd. par), Simplicius, sa vie, son
Ïuvre, sa survie cit., pp. 40-57.
11
Per uno status quaestionis approfondito intorno alle ultime e pi• attendibili acquisizioni
circa la vita, le opere rimaste e quelle perdute, la fortuna e i nuclei principali dellÕattivitˆ
commentaria di Simplicio rimando a I. HADOT, La vie et lÕÏuvre de Simplicius dÕapr•s des
sources grecques et arabes, in EAD . (Žd. par), Simplicius, sa vie, son Ïuvre, sa survie cit., pp.
3-39.
24 I.A. LICCIARDI - PARMENIDE TRËDITO, PARMENIDE TRADíTO
Ð da diverse fonti, deve per forza di cose presupporre la disponibilitˆ di una bi-
blioteca piuttosto ben fornita, come certamente era la biblioteca della scuola
neoplatonica ateniese, ragion per cui, a meno di non dover presupporre uno spo-
stamento consistente dei materiali della biblioteca di Atene verso la Persia, spo-
stamento che avrebbe dovuto teoricamente aver luogo in seguito allÕeditto giu-
stinianeo del 529, sembra pi• ragionevole ipotizzare un ritorno di Simplicio ad
Atene, probabilmente dopo la morte di Damascio, avvenuta nel 538, e un pro-
sieguo dellÕattivitˆ di studio e di commento dei testi che, seppur non pi• inqua-
drata in un contesto di scuola come quello antecedente al 529, potrebbe essere
proseguita.12
Eccezion fatta per la parafrasi di Temistio,13 scritta nel IV sec., e del com-
mentario di Filopono,14 il Commentario alla Fisica di Simplicio • lÕunico com-
mento alla Fisica di Aristotele pervenutoci per intero, ed esso sarebbe, stando a
quanto afferma Tar‡n, il pi• importante dei tre per qualitˆ, importanza e capacitˆ
di penetrazione del testo di Aristotele.15 In veritˆ, il giudizio di Tar‡n non pu˜
essere adottato per quanto concerne la qualitˆ dellÕesegesi e lÕintelligenza con la
quale viene spiegato il testo di Aristotele, dal momento che il commentario filo-
12
Per quanto riguarda la complessa questione delle vicende relative al destino della Scuo-
la di Atene e dei suoi rappresentanti pi• eminenti, fra i quali Simplicio, a seguito dellÕeditto
giustinianeo del 529 d.C. si vedano almeno: P. T ANNERY , Sur la pŽriode finale de la philoso-
phie grecque, ÇRevue philosophiqueÈ 42 (1986), pp. 266-287 [si tratta di una ristampa di P.
T ANNERY , MŽmoires Scientifiques, t. VII, Toulouse-Paris 1925, pp. 211-241]; A. C AMERON ,
The Last Days of the Academy at Athens, ÇProceedings of the Cambridge Philological Socie-
tyÈ 195 (1969), pp. 7-29 [repris dans A. C AMERON , Literature and Society in the Early
Byzantine World, London 1985]; A. F RANTZ, Pagan Philosophers in Christian Athens, ÇPro-
ceedings of the American Philosophical SocietyÈ 119 (1975), pp. 29-38; H. BLUMENTHAL,
529 and its Sequel: What Happened to the Academy?, ÇByzantionÈ 48 (1978), pp. 369-385; F.
T RABATTONI, Per una biografia di Damascio, ÇRivista di Storia della FilosofiaÈ 40 (1985),
pp. 179-201; M. TARDIEU, Les calendriers cit.; P. F OULKES , Where was Simplicius?, ÇJournal
of Hellenic StudiesÈ 112 (1992), p. 143; B. M ELASECCHI, Il Logos esiliato: gli ultimi acca-
demici alla corte di Cosroe, Atti del convegno sul tema Scienze tradizionali in Asia. Principi
ed applicazioni, Perugia 1996, pp. 11-43; R. T HIEL , Simplikios und das Ende der Neupla-
tonischen Schule in Athen, Stuttgart 1999; V. N APOLI, Note sulla chiusura della Scuola neo-
platonica di Atene, ÇSchede MedievaliÈ 42 (2004), pp. 53-95; E. W ATTS , Justinian, Malalas,
and the End of Athenian Philosophical Teaching in A.D. 529, ÇJournal of Roman StudiesÈ 94
(2004), pp. 168-182; C. W ILDBERG , Philosophy in the Age of Justinian, in M. M AAS (ed.),
The Cambridge Companion to the Age of Justinian, Cambridge 2005, pp. 316-340; I. H ADOT ,
Le nŽoplatonicien Simplicius cit..
13
Themistii in Aristotelis Physica paraphrasis, edidit H. SCHENKL, Berlin 1900.
14
Ioannis Philoponi in Aristotelis Physicorum libros tres priores commentaria, edidit H.
VITELLI, Berlin 1887; Ioannis Philoponi in Aristotelis Physicorum libros quinque posteriores
commentaria, edidit H. VITELLI, Berlin 1888.
15
Per un confronto fra il commentario alla Fisica di Simplicio e quello di Filopono cf. il
recente volume di P. G OLITSIS , Les Commentaires de Simplicius et de Jean Philopon ˆ la
Physique dÕAristote, Berlin 2008.
LÕESSERE-UNO DI PARMENIDE NELLÕIN PHYSICA DI SIMPLICIO 25
16
Per il luogo in cui Simplicio giustifica tale ordinamento cf. SIMPL., in Phys. 924,16 ss.
Cf. J. B RUNSCHWIG , QuÕest ce que ÒLa PhysiqueÓ dÕAristote?, in F. De GANDT et P.
SOUFFRIN (Žd. par), La Physique dÕAristote et les conditions dÕune science de la nature, Paris
1991, pp. 11-40.
17
Sulla divisione delle opere di Aristotele secondo i cataloghi antichi si rinvia a P.
M ORAUX , Les listes anciennes des ouvrages dÕAristote, Louvain 1951, mentre sulla divisione
dei libri della Fisica nella tradizione commentaria antica cf. J. B RUNSCHWIG , QuÕest ce que
ÒLa PhysiqueÓ dÕAristote? cit., pp. 11-40.
26 I.A. LICCIARDI - PARMENIDE TRËDITO, PARMENIDE TRADíTO
18
La prima edizione, a cura di Aldo Manuzio e Andrea Torresano, non condotta secondo i
criteri scientifici della filologia classica e unica esistente fino allÕedizione di Diels, • la
seguente: Simplicii commentarii in octo Aristotelis physicae auscultationis libros cum ipso
Aristotelis textu, Venetiis in aedibus Aldi et Andreae Asulani soceri, mensae octobri, 1526.
LÕESSERE-UNO DI PARMENIDE NELLÕIN PHYSICA DI SIMPLICIO 27
19
A.H. COXON, The manuscript tradition of SimpliciusÕ Commentary on AristotleÕs Phy-
sics I-IV, ÇClassical QuarterlyÈ 18 (1968), pp. 70-75; L. TARçN, The text of SimpliciusÕ
Commentary on AristotleÕs Physics, in I. H ADOT (Žd. par), Simplicius, sa vie, son Ïuvre, sa
survie cit., pp. 246-266, il quale, in particolare, sostiene che Diels trascur˜ importanti manos-
critti e molto spesso emend˜ in maniera non necessaria il testo dal momento che, in definitiva,
Çdid not always understand SimpliciusÕ NeoplatonismÈ (p. 248); D. HARLFINGER, Aspekte der
handschriftlichen †berlieferung des Physikkommentars des Simplikios, in I. H ADOT (Žd. par),
Simplicius, sa vie, son Ïuvre, sa survie cit., pp. 267-286.
28 I.A. LICCIARDI - PARMENIDE TRËDITO, PARMENIDE TRADíTO
20
S EXTUS E MPIRICUS , Adversus Mathematicos VII, 111,7-36 per la citazione di quelli
che vengono considerati i primi 30 versi di 28 B 1 DK, e pi• in generale le sezioni 111-114
sullÕinterpretazione allegorica, sulla quale si rinvia a L. T ARçN , Parmenides. A text with tran-
slation, commentary, and critical essays, Princeton 1965, pp. 17-31.
21
Su questo aspetto si veda almeno C. G ENTILI, La filosofia come genere letterario, con
scritti di G. A NTINUCCI , P. A SCARI, I. G ORZANELLI , A. S PREAFICO , Bologna 2003, pp. 43-
44, con particolare attenzione alle possibili matrici stoiche della terminologia tramite la quale
Sesto svolge la sua interpretazione del proemio. LÕipotesi, datata ma a tuttÕoggi autorevole, di
K. R EINHARDT , Parmenides und die Geschichte der griechischen Philosophie, Bonn 1916,
pp. 33 ss., • che possa trattarsi, forse, di Posidonio, stoico del I sec. d.C. con forti influenze
platonizzanti e maestro di Cicerone. Cf. anche i rapidi cenni contenuti in G. C ERRI ,
Parmenide di Elea. Poema sulla natura, introd., testo, trad. e note, Milano 1999, pp. 11 e 96,
n. 92. Contro lÕinterpretazione allegorica di matrice scettica, G. C ERRI , ibid., p. 100, osserva,
sulla base di un confronto puntuale con la precedente tradizione poetica Ð a nostro avviso in
modo convincente Ð quanto segue: Çse vogliamo usare correttamente la terminologia critica,
non parleremo dunque di ÒallegoriaÓ, cio• di un discorso a chiave, che sembri dire una cosa e
invece ne dica unÕaltra, ma solo per chi sia in possesso del cifrario, bens“ casomai di una certa
arditezza metaforica, del tutto analoga a quella della coeva poesia corale di Pindaro o di
EschiloÈ.
LÕESSERE-UNO DI PARMENIDE NELLÕIN PHYSICA DI SIMPLICIO 29
22
Essi si trovano raccolti in H. DIELS, Doxographi Graeci, Berlin 19583, pp. 473-527
(trad. it. L. TORRACA, I dossografi greci, Padova 1961, pp. 259-313), edizione che ha soppian-
tato quella di H. U SENER , De Physicorum Opinionibus, in Analecta Theophrastea, Leipzig
1858, pp. 25-48. Per il dibattito concernente la conoscenza diretta o meno delle Opinioni dei
fisici di Teofrasto, e per la questione se Simplicio attinga da uno o due differenti scritti di ar-
gomento fisico di Teofrasto [le Fusikai; dovxai e la Fusikh; iJstoriva, cos“ Simplicio cita
lÕopera di Teofrasto in in Phys. 115,12; 149,32 e 154,14], sulle quali non • ancora pacifico se
costituiscano due differenti opere, si rinvia a J. WIESNER, Theophrast und der Beginn des
Archereferats von SimplikiosÕ Physikkommentar, ÇHermesÈ 117 (1989), pp. 288-303; J.
M ANSFELD , Theophrastus and the Xenophanes Doxography, ÇMnemosyneÈ 40 (1987), pp.
286-312; P. G OLITSIS , Les Commentaires cit., pp. 72-73; H. B ALTUSSEN , Philosophy and
exegesis in Simplicius: The Methodology of a Commentator, London 2008, pp. 91-99.
23
MXG, 976a6-10; 978b8-10.
24
Per la precisione si parla del tutto [to; pa'n, MXG, 976a7].
25
Cf. A RIST ., Phys. I 2, 185a32-b5 e 185b16-18.
26
Sui luoghi nei quali Simplicio cita queste linee del frammento 8 cf. C 31. Lo scritto
MXG (e precisamente, oltre ai due passi su indicati, anche 977a18-19 ss.; 977a23-29 ss.;
977a36-39) potrebbe verosimilmente costituire, secondo Untersteiner, la fonte di S IMPL ., in
Phys. 22,22-23,20 (su questo punto si veda C 2).
30 I.A. LICCIARDI - PARMENIDE TRËDITO, PARMENIDE TRADíTO
27
Cf. IX 21-23. Oltre a Teofrasto, Diogene cita esplicitamente, in IX 23, altre cinque fonti
dalle quali ha attinto per le sue informazioni su Parmenide, ovverosia Sozione, Timone, Favo-
rino, Callimaco e Speusippo, ai quali va aggiunto probabilmente Apollodoro il quale, per
quanto non venga nominato nella sezione su Parmenide, costituisce quasi certamente la sua
fonte relativamente alla cronologia dellÕEleate.
28
Cf. A LEX . A PHR ., in Metaph. 31,7-14.
29
Cf. H IPPOL ., Haer. I 11, 1,1-2,3 e B.M. P ERRY , Simplicius cit., pp. 62 e 79, nn. 49 e 50.
30
Per una rassegna sintetica di questa tradizione, in cui non sembra impresa affatto facile
districarsi relativamente ai rapporti di dipendenza reciproca delle fonti, si rinvia a B.M.
P ERRY , Simplicius cit., pp. 62-65.
31
P LU ., Adv. Col. 1113e8-114f1.
32
P LU ., Adv. Col. 1113f1-2.
LÕESSERE-UNO DI PARMENIDE NELLÕIN PHYSICA DI SIMPLICIO 31
33
P LU ., Adv. Col. 1114d3-4.
34
Per unÕanalisi pi• approfondita del tentativo, da parte del Plutarco dellÕAdversus
Colotem, di istituire una analogia tra la distinzione parmenidea di ajlhvqeia e dovxa e quella
platonica di mondo intelligibile e mondo sensibile, si rinvia a M. I SNARDI P ARENTE , Il
Parmenide di Plutarco, ÇLa Parola del PassatoÈ 43 (1988), pp. 225-236, e A. C ORTI,
LÕadversus Colotem di Plutarco. Storia di una polemica filosofica, Leuven 2014, pp. 144-
173.
32 I.A. LICCIARDI - PARMENIDE TRËDITO, PARMENIDE TRADíTO
della filosofia in fisica, etica e logica, nel libro VII della sua opera Adversus Ma-
thematicos annovera Parmenide fra i fisici, e precisamente fra quella specie di
fisici che avendo fatto maggiori concessioni alla logica, hanno reso cos“ la ra-
gione e non la sensazione il criterio della conoscenza35 e hanno finito per negare
il movimento. Fra i Presocratici Parmenide • colui il quale gode, in Sesto Empi-
rico, di maggiore attenzione: come si • detto, • Sesto a tramandare i primi trenta
versi del proemio del poema di Parmenide, fornendone unÕinterpretazione alle-
gorica: il viaggio sul cocchio di cui si dice ivi protagonista Parmenide rappre-
senta, per Sesto, la ricerca filosofica, un viaggio cio• il cui esito consisterebbe
nellÕaffermazione della supremazia del momento razionale su quello sensibile,
che invece • soltanto oggetto dÕopinione. Sotto il profilo della riconduzione dei
contenuti del proemio a tematiche di carattere prevalentemente gnoseologico,
lÕinterpretazione di Sesto Empirico costituisce, mutatis mutandis, una variazione
su tema di quella di Plutarco, con la differenza, per˜, che Plutarco sembrava at-
tribuire alla dimensione parmenidea dellÕopinione un grado di veritˆ forse mag-
giore di quello conferitogli dallo scettico Sesto.36
35
Qui Sesto mostra notevoli punti di tangenza con Diogene Laerzio, IX 22,10-11
(krithvrion de; to;n lovgon ei\pe: tav" te aijsqhvsei" mh; ajkribei'" uJpavrcein).
36
Cf. almeno B.M. P ERRY , Simplicius cit., pp. 65-69 e 81-82, nn. 65-71 per lÕindicazione
dei relativi luoghi delle opere di Plutarco e Sesto Empirico.
37
Un altro riferimento esplicito a Parmenide si trova in VI 6, 18,42; di lˆ di questi riferi-
menti espliciti, sono comunque diversi i passi nei quali Plotino riporta dei versi di Parmenide
senza menzionare esplicitamente lÕEleate. Per una visione sinottica di questi passi si rinvia
allÕIndex Fontium in Plotini Opera, t. III, ediderunt P. H ENRY -H.R. S CHWYZER, Paris-
Brussels-Leiden 1973, p. 448.
38
Plotino cita il verso in V 1, 8,17 e V 9, 5,29-30.
LÕESSERE-UNO DI PARMENIDE NELLÕIN PHYSICA DI SIMPLICIO 33
39
Plotino scrive infatti kai; Parmenivdh" provteron th'" toiauvth" dovxh" kaqovson eij"
taujto; sunh'gen o]n kai; nou'n, kai; to; o]n oujk ejn toi'" aijsqhtoi'" ejtivqeto Çt o ; g a ; r
a u j t o ; n o e i ' n e j s t i v t e k a i ; e i \ n a i È levgwn, V 1, 8,15-18.
40
Cf. Enn. V 1, 8,18.
41
Cf. Enn. V 1, 8,22.
42
Cf. Enn. V 1, 8,20-22 [kai; o [ g k w / s f a i v r a " ajpeikavzwn, o{ti pavnta e[cei
perieilhmmevna kai; o{ti to; noei'n oujk e[xw, ajll! ejn eJautw/'].
43
Essere e uno esprimerebbero una dynamische IdentitŠt, una Çidentitˆ dinamicaÈ e rela-
zionale, e non tautologica, come sostiene W. B EIERWALTES , Plotin. †ber Ewigkeit und Zeit
(Enneade III 7). †bersetzt, eingeleitet und kommentiert, Frankfurt a. M. 1967 [19954] (trad.
it. Milano 1991), pp. 36-39; cf. anche I D ., Denken des Einen. Studien zur neuplatonischen
Tradition und ihrer Wirkungsgeschichte, Frankfurt a. M. 1985 (trad. it. Milano 1991), pp. 156
ss. e M. A BBATE, Parmenide e i neoplatonici cit., pp. 119-122.
44
é il famoso articolo del 1928 di Eric R. D ODDS , The ÔParmenidesÕ of Plato and the
Origin of the Neoplatonic One, ÇThe Classical QuarterlyÈ 22 (1928), pp. 129-142, che ha in
qualche modo costituito lÕantecedente [• da non trascurare, per˜, anche un altro importante
articolo, vale a dire quello di H. Cherniss uscito nel 1932, Parmenides and the Parmenides of
Plato, ÇAmerican Journal of PhilologyÈ 53 (1932), pp. 122-138] degli studi sulla ricezione
della Òquestione eleaticaÓ, cio• la questione del rapporto tra essere e uno e tra essere e
pensiero, allÕinterno della tradizione platonica e neoplatonica. La centralitˆ della riflessione
sul Parmenide nella costruzione della teoresi neoplatonica Ð centralitˆ che autorizzerebbe ad
asserire, in modo forse provocatorio, che lÕinterpretazone neoplatonica del Parmenide
costituisce per certi versi una sineddoche [pars pro toto] del Neoplatonismo stesso Ð, • affer-
mata, in modo apodittico ma efficace, da J. T ROUILLARD, Le Parmenide de Platon et son in-
terprŽtation nŽoplatonicienne, in A A .Vv., ƒtudes nŽoplatoniciennes, confŽrences de Jean
T ROUILLARD et al., Neuch‰tel 1973, p. 9 [il medesimo saggio si trova stampato anche presso
la ÇRevue de thŽologie et de philosophieÈ 23 (1973), pp. 81-100], il quale scrive: Çle nŽopla-
tonisme succ•de au Ômoyen platonismeÕ le jour o• les platoniciens se mettent ˆ chercher dans
le ParmŽnide le secret de la philosophie de PlatonÈ.
45
Plotino, Enn. V 1, 8,15-18, scrive di Parmenide che • un precorritore della teoria
dellÕunitˆ dellÕessere e del pensiero, e del concetto secondo cui lÕessere non • da porsi
34 I.A. LICCIARDI - PARMENIDE TRËDITO, PARMENIDE TRADíTO
nellÕambito delle cose sensibili. Questo ci sarebbe noto grazie anche dalla testimonianza for-
nitaci da Platone nel Parmenide.
46
Alcinoo, come • noto, • stato a lungo erroneamente identificato Ð a partire dalla vecchia
tesi di J. F REUDENTHAL, Der Platoniker Albinos und der falsche Alkinoos, Berlin 1879 Ð con
un altro filosofo medioplatonico del II sec. d.C., ossia Albino, autore di una perduta Introdu-
zione ai dialoghi di Platone. Su questa questione si vedano almeno P.L. D ONINI, Medioplato-
nismo e filosofi medioplatonici. Una raccolta di studi, ÇElenchosÈ 11 (1990), pp. 79-93 e F.
ROMANO, Il neoplatonismo, Roma 1998, pp. 20-21.
47
Cf. C. G UƒRARD , ParmŽnide dÕƒlŽe chez les NŽoplatoniciens, in P. A UBENQUE (sous la
dir.), ƒtudes sur ParmŽnide, t. II: Probl•mes dÕinterprŽtation, Paris 1987, p. 295.
LÕESSERE-UNO DI PARMENIDE NELLÕIN PHYSICA DI SIMPLICIO 35
48
Cf. C. G UƒRARD , ParmŽnide dÕƒlŽe chez les NŽoplatoniciens cit., p. 297.
36 I.A. LICCIARDI - PARMENIDE TRËDITO, PARMENIDE TRADíTO
49
Per gli studi sul modo in cui Plotino considera ed interpreta Parmenide, si vd. almeno
V. C ILENTO , Parmenide in Plotino, in I D ., Saggi su Plotino, Milano 1973, pp. 123-133; G.
C ALOGERO , Plotino, Parmenide e il ÒParmenideÓ di Platone, in A A . V V ., Plotino e il Neo-
platonismo in Oriente e in Occidente, Atti del Convegno internazionale (Roma, 5-9 ottobre
1970), Roma 1974, pp. 49-59; M. A TKINSON , Ennead V.1: On the Three Principal Hyposta-
ses, Oxford 1983; C. G UƒRARD , ParmŽnide dÕƒlŽe chez les NŽoplatoniciens cit. pp. 294-313;
M. A BBATE, Die interpretation des vorsokratikers Parmenides bei Plotin: Die BegrŸndung
der IdentitŠt von Sein und Denken, ÇWŸrzburger JahrbŸcher fŸr die AltertumswissenschaftÈ
20 (2006), pp. 181-186; G. S TAMATELLOS , Plotinus. And the Presocratics. A philosophical
Study of Presocratic Influences in PlotinusÕ Enneads, New York 2007.
50
A certificare lÕinfluenza che Siriano ha esercitato nei confronti di Proclo • lo stesso dia-
doco in Theol. Plat. I, 42,13-14. Sulla dimensione di tale influenza cf. C. S TEEL , Une histoire
de lÕinterprŽtation du ParmŽnide dans lÕantiquitŽ, in M. BARBANTI-F. ROMANO (a cura di), Il
ÔParmenideÕ di Platone e la sua tradizione, Atti del III Colloquio Internazionale del Centro di
Ricerca sul Neoplatonismo (31 maggio-2 giugno 2001), Catania 2002, p. 13. Cf. anche B.M.
P ERRY , Simplicius cit., pp. 70 e 83-84, n. 79; W. B EIERWALTES , Il paradigma neoplatonico
nellÕinterpretazione di Platone, in A A . V V ., Verso una nuova immagine di Platone, a cura di
G. R EALE , Milano 1994, p. 61; M. A BBATE, Parmenide e i neoplatonici cit., p. 219. Sulla
presenza, invece, dellÕanonimo Commentario al Parmenide attribuito a Porfirio e di Giambli-
co nellÕin Prm. di Proclo si veda J. D ILLON , Porphyry and Iamblichus in ProclusÕ Commenta-
ry on the Parmenides, in J. D UFFY -J. P ERADOTTO (eds.), Gonimos. Neoplatonic and Byzan-
tine Studies presented to L.G. Westerink, Buffalo (New York) 1988, pp. 21-28.
51
Relativamente allÕinteresse nei confronti del Parmenide platonico, nel periodo compre-
so fra Plotino e Proclo non si pu˜ certo asserire che vi sia stato un vuoto. Va menzionato anzi-
tutto, seppure in via ipotetica, Porfirio, se • a lui, come viene ipotizzato da P. H ADOT , Frag-
ments dÕun Commentaire de Porphyre sur le ParmŽnide, ÇRevue des ƒtudes grecquesÈ 74
(1961), pp. 410-438 e I D ., Porphyre et Victorinus, Paris 1968, t. II, pp. 60-113, che si deve
attribuire quellÕanonimo commentario al Parmenide Ð di cui ci • giunta solo una parte Ð in
cui, a differenza che in Plotino, abbiamo una identificazione dellÕessere e dellÕuno [una nuova
edizione annotata in lingua italiana si deve a A. L INGUITI , Corpus dei papiri filosofici greci e
latini, vol. III, Firenze 1995]. Contro lÕattribuzione a Porfirio si • schierato G. B ECHTLE , The
Anonymous Commentary on PlatoÕs ÔParmenidesÕ, Bern-Stuttgart-Wien 1999 e I D ., The Que-
stion of Being and the Dating of the Anonymous Parmenides Commentary, ÇAncient Philoso-
phyÈ 20 (2000), pp. 393-414, il quale retrodata la stesura di questo commentario al mediopla-
tonismo [contra questÕipotesi di Bechtle cf. C. S TEEL , Une histoire de lÕinterprŽtation cit., pp.
19-20, e A. L INGUITI , Sulla datazione del Commento al Parmenide di Bobbio. UnÕanalisi les-
sicale, in M. BARBANTI-F. ROMANO (a cura di), Il ÔParmenideÕ di Platone e la sua tradizione
cit., pp. 307-322, il quale propone invece una datazione post-porfiriana]. Stando, poi, a
P ROCL ., in Prm. 1052,32-1064,12 e Theol. Plat. I 6,16-7,8, avrebbero commentato in modo
sistematico il Parmenide anche Amelio, Porfirio, Giamblico, Teodoro di Asine, un anonimo
filosofo di Rodi, Plutarco di Atene e Siriano.
LÕESSERE-UNO DI PARMENIDE NELLÕIN PHYSICA DI SIMPLICIO 37
Proclo i riferimenti espliciti a Parmenide vanno tutti letti come una radicale rein-
terpretazione che, proprio per la sua radicalitˆ, si delinea al contempo come una
critica ed un superamentoÈ.52 I due poli procliani attorno a cui ruota questo rap-
porto, fondamentalmente ambiguo, di conciliazione e in pari tempo di frattura
con Parmenide sono, rispettivamente, il Commento al Parmenide e la Teologia
Platonica.53
Nel Commento al Parmenide Proclo, seguendo Siriano, il quale riteneva che
lo skopov" del dialogo fosse quello di esaminare lÕintera realtˆ come un prodotto
della processione dellÕUno,54 interpreta la prima parte del poema di Parmenide
come la descrizione complessiva della seconda ipotesi del Parmenide di Platone.
Proclo identifica, cio•, lÕessere parmenideo con lÕUno-che-• del dialogo, pur af-
fermando che il Parmenide storico fu conscio, sebbene non ne abbia fatto ogget-
to esplicito dÕindagine, dellÕesistenza dellÕUno impartecipato e sovraordinato
allÕEssere,55 come lascerˆ sospettare poi, seguendo forse Proclo, lo stesso Sim-
plicio.56 Proclo ritiene che vi sia dunque sostanziale continuitˆ fra il Parmenide
storico e il Parmenide platonico, nella misura in cui tanto lÕoggetto del poema
quanto, in parte, lÕoggetto del dialogo • costituito dallÕessere-uno, benchŽ poi
Platone superi tale livello ontologico negando allÕUno superessenziale qualsivo-
glia predicato.57
Dal punto di vista dellÕesegesi del Parmenide, Proclo, seguendo Siriano, in-
terpreta la seconda ipotesi del dialogo, dalla quale i Neoplatonici fanno scaturire
la loro seconda ipostasi, nel senso che il pensiero deve essere considerato sotto
un aspetto duplice, e cio• come intellegibile e come intellettivo.58 LÕesegesi di
tipo logico, stando alla testimonianza di Proclo,59 era stata attaccata giˆ dallo
stesso Siriano, il quale riteneva che lÕoggetto del Parmenide riguardasse, come
si • appena detto, tutte le realtˆ procedenti dallÕUno. Si dirˆ poco pi• avanti,
52
M. A BBATE, Parmenide e i neoplatonici cit., p. 160.
53
Per un quadro sinottico delle citazioni del poema di Parmenide, e delle allusioni certe al
medesimo, in Plotino e Proclo si veda C. G UƒRARD , ParmŽnide dÕƒlŽe chez les NŽoplatoni-
ciens cit., p. 313 [nella colonna relativa a Proclo si notano anche alcune occorrenze relative
allÕin Timaeum].
54
Proclo tratta dello skopov" del Parmenide in in Prm. 630,15-640,19, e riferisce la rela-
tiva opinione di Siriano in 640,20-645,9. LÕinterpretazione di questÕultimo del ruolo di Par-
menide nel Parmenide si trova esposta invece in P ROCL ., in Prm. 1032,15-1036,23.
55
Cf. in Prm. 1079,7-9 e 1033,9-18, passo in cui viene detto che Parmenide parl˜ a Zeno-
ne di siffatto Uno irrelato in conversazioni che per˜ non hanno lasciato traccia scritta.
56
Cf. S IMPL ., in Phys. 100,22-23 e 147,12-16.
57
Cf. C. G UƒRARD , ParmŽnide dÕƒlŽe chez les NŽoplatoniciens cit., p. 298.
58
Su questo punto si rinvia a J. P ƒPIN , ƒlŽments pour une histoire de la relation entre
lÕintelligence et lÕintelligible chez Platon et dans le NŽoplatonisme, ÇRevue de philologie, de
littŽrature et dÕhistoire anciennesÈ 146 (1956), pp. 39-64, e C. G UƒRARD , ParmŽnide dÕƒlŽe
chez les NŽoplatoniciens cit., pp. 297-298.
59
Cf. P ROCL ., in Prm. 641,20 ss.
38 I.A. LICCIARDI - PARMENIDE TRËDITO, PARMENIDE TRADíTO
dÕaltra parte, quali sono gli argomenti di Proclo contro lÕinterpretazione logica
del Parmenide.
Nella tradizione neoplatonica • Proclo il primo ad esserire esplicitamente che
nella prima sezione del poema parmenideo, quella avente come oggetto la veritˆ,
Parmenide ha indagato intorno allÕessere autentico, lÕessere che • realmente.60
Pi• precisamente, Parmenide non • solo colui il quale ha indagato sullÕessere
autentico in modo generale, ma • il primo filosofo che ha condotto questo tipo di
indagine, esattamente come Timeo • il primo che ha indagato sul mondo fisi-
co.61 LÕattribuzione a Parmenide dellÕindagine sullÕessere che • realmente
(o[ntw" o[n) costituisce dunque, in Proclo, unÕacquisizione terminologica e filoso-
fica di grande rilievo, e costituirˆ unÕereditˆ importante per Simplicio, per il
quale diviene un elemento teorico portante.62 Di pi•, abbiamo nellÕin Parmeni-
dem lÕistituzione di una analogia fra i tre protagonisti del dialogo Ð e cio• Par-
menide (la cui dottrina esposta nel dialogo incorporerebbe quella del Parmenide
storico), Zenone e Socrate Ð e i tre momenti fondamentali nei quali si scandisce
la dialettica neoplatonica, e cio•, rispettivamente, la manenza, la processione e
la conversione: Parmenide del Parmenide rappresenta infatti per Proclo il per-
manere in sŽ dellÕUno, Zenone la processione dellÕUno verso i molti, Socrate,
infine, la conversione.63 Questo implica che secondo Proclo il Parmenide non
costituisce affatto una replica (ajntigrafhv) a Zenone, come avevano sostenuto Ð
stando alla testimonianza dello stesso diadoco Ð dei non meglio precisati com-
mentatori del dialogo, perchŽ ivi Socrate non critica Zenone, bens“ completa e
integra la sua posizione.64
LÕinterpretazione procliana di Parmenide implica, nel suo complesso, un
fondamentale appiattimento o, meglio, una conciliazione tra lÕessere-uno par-
menideo e la concezione neoplatonica dellÕuni-molteplicitˆ dellÕessere. Non
senza, forse, una certa forzatura concettuale, Parmenide viene identificato da
Proclo come il filosofo dellÕuni-molteplicitˆ e non del monismo assoluto: non vi
sarebbe nellÕEleate, in altri termini, alcuna negazione del molteplice. Il Sofista,
per conseguenza, viene a perdere per Proclo quella carica eversiva e ÒparricidaÓ
che spesso la storiografia ha ad esso attribuito e non sarebbe pi•, quindi, una
ÒconfutazioneÓ di Parmenide, ma paradossalmente proprio il luogo
dellÕintegrazione e dellÕinnesto dellÕeleatismo nel platonismo (cf. P ROCL., in
60
Cf. P ROCL ., in Prm. 1084,24-26: oJ Parmenivdh" qewvmeno" ejn toi'" e[pesi peri; tou'
o[ntw" o[nto".
61
Cf. P ROCL ., in Ti. I 13,12-14: Timaivw/ te ga;r toiou'tov ti gravmma peri; th'" tou'
panto;" ejgevgrapto fuvsew", kai; Parmenivdh/ de; peri; tw'n o[ntw" o[ntwn.
62
Cf. S IMPL ., in Cael. 559,15-16; in Phys. 100,22-23; 162,11-12.
63
Cf. P ROCL ., in Prm. 712,32-713,5.
64
Cf. P ROCL ., in Prm. 727,19-729,8; C. S TEEL , Une histoire de lÕinterprŽtation cit., pp.
25-27.
LÕESSERE-UNO DI PARMENIDE NELLÕIN PHYSICA DI SIMPLICIO 39
Prm. VI, 1078,21 ss.).65 Questa interferenza del Sofista nellÕambito della discus-
sione sul Parmenide si giustifica in virt• del fatto che nellÕin Parmenidem gioca
un ruolo fondamentale anche una certa esegesi del Sofista, e segnatamente Sph.
244e3-4, in cui lo Straniero di Elea cita 28 B 8,43-44 DK, versi nei quali •
presente lÕimmagine dellÕessere quale ben rotonda sfera. Proclo sfrutta tale im-
magine per dimostrare che lÕessere-uno di Parmenide costituisce la totalitˆ
dellÕordinamento noetico che • caratterizzato da intero e parti. Quella che, dun-
que, per bocca dello Straniero di Elea, sembrerebbe nel Sofista una critica rivolta
da Platone a una certa forma di monismo numerico assoluto, risulta invece per
Proclo la descrizione dellÕessere-uno parmenideo quale antecedente storico e
teorico della seconda ipotesi del Parmenide e, di conseguenza, della seconda
ipostasi neoplatonica.66 LÕinserimento di Parmenide allÕinterno della filosofia di
Platone esige dunque da Proclo, in definitiva, uno straniamento delle parole del-
lo Straniero di Elea.
Ora, il fatto che lÕessere di Parmenide e lÕUno-che-• di Platone vengono a
coincidere, e che lÕambito della realtˆ intelligibile sia nel suo complesso intrin-
secamente antinomico, ossia uni-molteplice, e ancora il fatto che la ricezione di
Parmenide sia anchÕessa a sua volta intrinsecamente antinomica e contradditto-
ria, sospesa come • fra conciliazione e critica, • un dato che accomunerebbe, in
buona sostanza, Plotino e Proclo.
La nozione di Intelletto quale identitˆ fra essere e pensiero, e con essa
lÕidentificazione fra lÕessere parmenideo e la seconda ipostasi, appare poi centra-
le anche nellÕaltra grande opera di Proclo, la Teologia Platonica. Una delle ra-
gioni per le quali la concezione procliana dellÕessere risulta radicalmente diversa
dallÕontologia parmenidea risiede nel fatto che nel libro III della Teologia Pla-
tonica Proclo riprende e fa propria la critica al monismo ontologico assoluto svi-
luppata da Platone nel Sofista, e dunque Proclo appare consapevole del Òsupe-
ramentoÓ di Parmenide ad opera di Platone. In Proclo ci sarebbe quindi ricezio-
ne e, in pari tempo, rovesciamento di Parmenide in modo simile a quanto si •
visto a proposito di Plotino. Alcuni passi risultano essere indicativi in tale dire-
zione: in Theol. Plat. III 67,27 ss. Proclo dice che lÕUno di Parmenide • una to-
talitˆ che contiene in sŽ la molteplicitˆ, allo stesso modo in cui • intrinsecamente
molteplice la dimensione intelligibile, e per ci˜ stesso non • vero, originario ed
autentico Uno, ma • Uno nella misura in cui partecipa dellÕUno-in-sŽ, che • im-
partecipato. La seconda ipostasi, in altri termini, esprimerebbe una realtˆ unita-
ria e al contempo molteplice, per cui • unÕunitˆ, per cos“ dire, di livello inferiore,
65
Cf. M. A BBATE , Parmenide e i neoplatonici cit., pp. 165-173. Su Proclo e il Sofista di
Platone si veda almeno C. S TEEL , Le Sophiste comme texte thŽologique dans lÕinterpretation
de Proclus, in E.P. B OS -P.A. M EIJER (ed. by), On Proclus and his influence in medieval Phi-
losophy, Leiden-New York-Kšln 1992, pp. 51-64.
66
Proclo ricorre allÕimmagine parmenidea della rotonda sfera in in Prm. 708,19; 1084,24-
30; 1129,31-32; in Ti. II 69,20-21; Theol. Plat. III 70,6-7.
40 I.A. LICCIARDI - PARMENIDE TRËDITO, PARMENIDE TRADíTO
nella misura in cui non possiede la proprietˆ dellÕUno a livello originario e puro,
ma riceve lÕunitˆ come una proprietˆ ottenuta per partecipazione allÕUno-in-sŽ.67
Proclo spiega la differenza fra lÕUno-che-• e lÕUno-in-sŽ anche in Theol. Plat.
III 20, 68,18 ss., in un passaggio che ha importanti conseguenze anche per la fi-
losofia del linguaggio, e in Theol. Plat. III 8, 32,24 ss. definisce esplicitamente
lÕessere eJnoeidev", ossia uni-forme, che ha la forma di uno ma non • esso stesso
uno, non • aujtoevn, cio• Uno-in-sŽ. LÕunitˆ del primo dipende in tutto e per tutto
dallÕessere Uno (e al di sopra dellÕessere) del secondo, il quale assicura e garan-
tisce la conoscibilitˆ e la ÒveritˆÓ della molteplicitˆ che a partire da esso si di-
spiega nei vari livelli ipostatici.
Dal punto di vista dellÕesegesi del Parmenide, in Theol. Plat. I 9 Proclo offre
una critica dellÕinterpretazione logica, che si trovava accolta tanto in Alessandro
di Afrodisia quanto, secondo la testimonianza di Proclo, presso ambienti plato-
nici,68 e della quale occorreva sbarazzarsi per fare largo a unÕinterpretazione
squisitamente metafisica.69 Questa critica si oggettiva principalmente attraverso
tre argomenti: (1) il dialogo non pu˜ essere una confutazione ironica, mediante
contraffazione, di Parmenide, perchŽ nel poema non • affatto contenuto un eser-
cizio dialettico di tal genere (I 35,15-36,15); (2) Proclo muove dal presupposto
esegetico che tutti i personaggi inclusi nei dialoghi platonici hanno il ruolo che
67
Cf. M. A BBATE, Parmenide e i neoplatonici cit., p. 183.
68
Dalla testimonianza di Proclo non • possibile desumere i nomi dei filosofi che hanno
accolto questo tipo di interpretazione del Parmenide di Platone. Si tratta, verosimilmente, di
filosofi vissuti allÕinizio del I sec. d.C., al tempo di Trasillo. Costoro venivano da Proclo ri-
partiti fra quanti ritenevano che il dialogo costituisse una replica (ajntigrafhv) di Platone al
libro di Zenone (cf. in Prm. 631,21-632,27), in buona sostanza unÕopera destruens, e quanti,
invece, ritenevano che esso fosse un dialogo espositivo (uJfhghmatikov~), ovvero che offre un
insegnamento positivo, e nella fattispecie dal punto di vista della tecnica dellÕargomentazione,
vale a dire in ambito logico (cf. in Prm. 630,37 ss.). Si rinvia, per un quadro molto pi• detta-
gliato sullÕinterpretazione logica del Parmenide, secondo la quale questÕultimo sarebbe un
dialogo sulla dialettica, a C. S TEEL , Une histoire de lÕinterprŽtation cit., pp. 24-31.
69
SullÕinterpretazione ontologica, secondo cui il dialogo avrebbe come oggetto le forme,
interpretazione che forse fu sostenuta da Origene neoplatonico e Marino di Neapoli, che a pa-
rere di Isidoro, secondo la testimonianza di Damascio, Vita Isidori (apud Photium, Bibl. codd.
181, 242), fr. 244, p. 201 Zintzen, sarebbe a tal proposito stato influenzato da Galeno e Firmo
Castricio, filosofo neopitagorico amico di Porfirio, cf. C. S TEEL , Une histoire de
lÕinterprŽtation cit., pp. 31-35. Steel, nel saggio citato, distingue poi una interpretazione eno-
logica, secondo la quale il dialogo avrebbe come oggetto i principi, della quale i rappresentan-
ti principali sarebbero Plotino e Plutarco di Atene, il maestro di Siriano (ibid. pp. 35-38), e
una teologica, secondo la quale il dialogo verterebbe sugli d•i, esponenti della quale sarebbero
Siriano e Proclo (pp. 38-40). Per una ricostruzione articolata della storia dellÕesegesi del Par-
menide si veda, oltre al saggio di C. S TEEL , Une histoire de lÕinterprŽtation cit., anche
lÕintroduzione di Saffrey e Westerink alla Teologia Platonica di Proclo (Proclus. ThŽologie
platonicienne, texte Žtabli et traduit par H.D. S AFFREY et L.G. W ESTERINK , Paris 1968, vol. I,
pp. LXXV-XC).
LÕESSERE-UNO DI PARMENIDE NELLÕIN PHYSICA DI SIMPLICIO 41
conviene loro, cio• adeguato alla loro effettiva figura e statura storica. Ne con-
seguirebbe lÕassurdo di dover ammettere che la figura di Parmenide, assunta
lÕipotesi della contraffazione, costituisca un unicum nello stile della drammatiz-
zazione proprio di Platone (I 36,19-37,8); (3) in alternativa, resta da supporre
che effettivamente Platone intendeva imitare Parmenide, ma vi riusc“ male, il
che per˜ • da rigettare in quanto inverosimile.
Merita una certa attenzione, alla luce del Fortleben di Parmenide nel Neopla-
tonismo, lÕarticolazione dellÕIntelligibile nei tre livelli di Essere-Vita-Intelletto.
LÕEssere parmenideo, nellÕinterpretazione di Proclo, va identificato con il primo
dei tre livelli sopra enunciati, ossia lÕEssere-in-sŽ (aujtoovn), che per Proclo • si-
nonimo anche di Uno-che-Ž o di Essere in senso primo. LÕEssere parmenideo,
che per Proclo • anche essere in senso primario (to; prwvtw" o[n), • dunque ante-
riore anche al conoscibile (to; gnwstovn), ma non certo allÕintelligibile (nohtovn),
che per Proclo coincide con lÕEssere stesso (sostanzialmente in linea, quindi,
seppure con un certo approfondimento di prospettiva, sia rispetto al fr. 3 di Par-
menide, in cui viene annunciata lÕidentitˆ fra essere e pensiero, sia rispetto alla
dottrina plotiniana dellÕIntelletto quale identitˆ fra essere e pensiero). La secon-
da ipostasi plotiniana viene, in definitiva, riarticolata da Proclo triadicamente in
modo tale che si rendeva necessario individuare con precisione ulteriore quale
dei tre livelli dellÕintelligibile andasse identificato con lÕEssere parmenideo, e
Proclo lo identifica con lÕEssere in senso primario inteso appunto come intelli-
gibile.70
La tradizione neoplatonica, lungo il suo sviluppo storico, ha progressivamen-
te accentuato il carattere trascendente del Principio, non senza incorrere in alcu-
ne concezioni teoreticamente molto complesse, a partire dalla concezione
dellÕuni-molteplicitˆ del primo livello ontologico ammesso dai Neoplatonici, os-
sia della seconda ipostasi, che da un lato viene concepita come assolutamente
unitaria, mentre dallÕaltro lato • anche molteplicitˆ degli enti che a partire da es-
sa si dispiegano, essendo la seconda ipostasi, in buona sostanza, uno-molti, e}n
pollav, come aveva insegnato Plotino, nozione che • in se stessa antinomica e
aporetica.
Proprio Damascio, lÕultimo degli scolarchi della scuola neoplatonica di Ate-
ne, ha fatto dellÕaporetica una metodologia sistematica di analisi e in pari tempo
di problematizzazione di alcuni degli assunti fondamentali della filosofia neo-
platonica. LÕaporetica • finalizzata in Damascio a reperire, di volta in volta, so-
70
Cf. M. A BBATE, Parmenide e i neoplatonici cit., pp. 195-200. Per quanto concerne la
letteratura critica riguardante il rapporto fra Proclo e Parmenide si veda almeno: I D ., Parme-
nide nella ÔTeologia PlatonicaÕ: tra ÒreinterpretazioneÓ e ÒsuperamentoÓ, in I D ., (a cura di),
Proclo. Teologia Platonica, Milano 2005, pp. 1139-1159.
42 I.A. LICCIARDI - PARMENIDE TRËDITO, PARMENIDE TRADíTO
71
M. A BBATE, Parmenide e i neoplatonici cit., p. 223.
72
Cf. D AM ., Pr. II 39,8-25.
73
M. A BBATE, Parmenide e i neoplatonici cit., p. 235.
LÕESSERE-UNO DI PARMENIDE NELLÕIN PHYSICA DI SIMPLICIO 43
Qui di seguito si propone il testo greco dei passi del Commentario di Simpli-
cio alla Fisica di Aristotele in cui il Commentatore parla di Parmenide. Tale te-
sto • tratto dal Thesaurus Linguae Graecae (University of Irvine), che riproduce
Simplicii in Aristotelis Physicorum libros quattuor priores commentaria, edidit
H. DIELS, Berlin 1882, e Simplicii in Aristotelis Physicorum libros quattuor po-
steriores commentaria, edidit H. DIELS, Berlin 1895. Per quanto riguarda la di-
sposizione del testo ci si • uniformati al testo stampato del commentario di Sim-
plicio, utilizzando dunque le caratteristiche formali che indico qui di seguito.
Il lettore troverˆ alcune porzioni di testo espanse: queste corrispondono a ci-
tazioni di Aristotele, che sono presentate in un formato espanso giˆ nellÕedizione
stampata di Diels. I testi sono numerati di seguito e in grassetto preceduti dalla
lettera T(esto). Sono indicate, fra parentesi quadre, la pagina e la linea dellÕed.
Diels. Le parentesi quadre sono impiegate, oltre che per contenere i numeri di
pagina e di linea, anche per includere tutti quegli elementi presenti nel testo gre-
co stabilito da Diels Ð termini o intere espressioni Ð che sono da espungere. Le
proposte di espunzione sono talvolta quelle suggerite dallo stesso Diels; i casi
diversi sono opportunamente segnalati. Le parentesi tonde e tutti gli altri segni
diacritici, quali ad esempio rasurae, cruces, asterischi, e via dicendo, riproduco-
no quelli giˆ presenti nellÕed. Diels.
Pochissimi sono gli interventi sul testo che vengono proposti, e sono tutti se-
gnalati in nota. A questo proposito, lÕindicazione dei manoscritti segue le sigle
che Diels ha attribuito a ciascun manoscritto. Per comoditˆ del lettore forniamo
qui di seguito le sigle dei manoscritti con le rispettive corrispondenze, come si
legge in H. D IELS, Simplicii in Aristotelis Physicorum libros quattuor priores
commentaria cit., pp. XII-XXI: A = Marcianus 226; B = Laurentianus LXXXV
1; C = Riccardianus 18; D = Laurentianus LXXXV 2; E = Marcianus 229; F =
Marcianus 227; GI = Marcianus 219; GII = Marcianus 220; GIII-VII = Marciani
Cl. IV; HI = Ambrosianus E 4; HII = Ambrosianus C 232; HIII = Ambrosianus A
64; II = Baroccianus 152; III = Baroccianus 79; IIII = Collegii Novi 244; KI =
Neapolitanus III E 1 (323); KII = Neapolitanus III D 7 (291); LI = Vaticanus
256; LII = Vaticanus 614; LIII = Vaticanus 307; LIV = Vaticanus 1025; LV = Va-
ticanus 1463; LVI = Vaticanus 1028; M = Palatinus Vaticanus 366; N = Palati-
nus Vaticanus 237; P = Parisinus 1908; Q = Parisinus 1907; R = Parisinus
2063; S = Parisinus 1947; T = Matritensis Bibliothecae nationalis 35; V = Ma-
tritensis Bibliothecae nationalis 15; X = Angelicanus II C 14; Y = Vindobonen-
sis phil. gr. 110; Z = Vindobonensis phil. gr. 75; a = Aldinum exemplum. Si ri-
94 I.A. LICCIARDI - PARMENIDE TRËDITO, PARMENIDE TRADíTO
T1
tw'n ga;r pro; tou' Plavtwno" filosofhsavntwn oiJ me;n peri; Qalh'n kai;
!Anaxivmandron kai; tou;" toiouvtou", a{te prwvtw" tovte meta; to;n kata-
klusmo;n kai; th;n tw'n ajnagkaivwn peripoivhsin filosofiva" ajrxamevnh" ejn th/'
ïEllavdi, ta;" tw'n fuvsei ginomevnwn [35] aijtiva" zhtou'nte" a{te kavtwqen ajr-
covmenoi ta;" uJlika;" kai; stoiceiwvdei" ajrca;" ejqeavsanto kai; ejxevfhnan aj-
diorivstw" wJ" pavntwn tw'n o[ntwn ta;" ajrca;" ejkfaivnonte". [7,1] Xenofavnh"
de; oJ Kolofwvnio" kai; oJ touvtou maqhth;" Parmenivdh" kai; oiJ Puqagovreioi
telewtavthn me;n periv te tw'n fusikw'n kai; tw'n uJpe;r th;n fuvsin, ajll! aijnig-
matwvdh th;n eJautw'n filosofivan paradedwvkasin. !Anaxagovra" de; oJ Klazo-
mevnio" ejpevsthse me;n poihtiko;n ai[tion to;n nou'n, ejn de; tai'" [5] aijtiolo-
giv ai" ojlivgista aujtw/' prosecrhvsato, wJ" oJ ejn Faivdwni Swkravth" ejpev-
skhye. kai; i[sw" oujde;n a[topon tou'to. kai; ga;r kai; oJ Tivmaio" aujtov" te kai;
o}n oJ Plavtwn uJpekrivnato kaivtoi poihtiko;n kai; paradeigmatiko;n kai; te-
liko;n ai[tion tw'n ginomevnwn prou>poqevmenoi, o{mw" ta;" tw'n swmatikw'n
aijtivwn ajpodovsei" ajpov te tw'n ejpipevdwn kai; tw'n schmavtwn kai; o{lw" ajpo;
th'" tw'n [10] stoiceivwn fuvsew" ejpoihvsanto. plh;n o{ ge Plavtwn tav te tw'n
Puqagoreivwn kai; tw'n !Eleatikw'n ejpi; to; safevsteron proagagw;n tav te
uJpe;r th;n fuvsin ejxuvmnhsen ajxivw" kajn toi'" fusikoi'" kai; genhtoi'" ta;"
stoiceiwvdei" ajrca;" tw'n a[llwn dievkrine kai; stoicei'a prw'to" aujto;"
wjnovmase ta;" toiauvta" ajrcav", wJ" oJ Eu[dhmo" iJstorei', kai; to; poihtiko;n
ai[tion kai; to; teliko;n kai; e[ti pro;" [15] touvtw/ to; paradeigmatikovn, ta;"
ijdeva", aujto;" qeasavmeno" dievkrine.
T2
o{ti dev eijsin ajrcai; tw'n fusikw'n pavnte" sumfwnou'nte" oiJ fusikoiv,
tivne" eijsi;n au|tai zhtou'si. kai; ga;r tou;" peri; [15] tou' o[nto" zhtou'nta"
peri; th'" ajrch'" tou' o[nto" zhtei'n fhsin. oiJ ga;r peri; ta;" ajrca;" filoso-
96 I.A. LICCIARDI - PARMENIDE TRËDITO, PARMENIDE TRADíTO
fou'nte" wJ" o[ntwn ajrca;" ejzhvtoun, kai; oiJ me;n ajdiorivstw", ouj diakrivnonte"
ta; fusika; ajpo; tw'n uJpe;r fuvsin, oiJ de; diakrivnonte" mevn, w{sper oi{ te
Puqagovreioi kai; Xenofavnh" kai; Parmenivdh" kai; !Empedoklh'" kai;
!Anaxagovra", th/' de; ajsafeiva/ lanqavnonte" tou;" pollouv". dio; kai;
!Aristotevlh" [20] wJ" pro;" to; fainovmenon ajntilevgei, toi'" ejpipolaivw"
ejklambavnousi bohqw'n. a{ma de; tw/' toiavsde h] tosavsde ei\nai sunapodeivknu-
tai kai; to; ei\nai o{lw" ajrcav". wJ" ou\n oujsw'n ajrcw'n deivxa" o{ti ajnagkaiva
ejsti;n hJ peri; tw'n ajrcw'n gnw'si" kai; to;n trovpon th'" ejp! aujta;" ejfovdou par-
adou;" eu[logon oi[etai mh; provteron to; auJtw/' dokou'n peri; tw'n ajrcw'n
ejkfh'nai pri;n ta;" tw'n palaiotevrwn [25] ejpiskevyasqai dovxa". kai; labw;n
ajxivwma diairetiko;n to; m i v a n e i \ n a i t h ; n a j r c h ; n h] pollav" (ajnavgkh
ga;r dia; to; th'" ajntifavsew" ajxivwma mivan h] ouj mivan ei\nai, eij de; mh; miva, pol-
laiv), k a i ; e i j m i v a , fhsivn, ajnavgkh pavlin tauvthn h ] a j k i v n h t o n h ]
k i n o u m e v n h n e i \ n a i , uJpobavllei loipo;n toi'" th'" diairevsew" tmhvmasi
ta;" prokatabeblhmevna" dovxa". h] ga;r miva kai; ajkivnhto", wJ" Parmenivdh"
[30] ejdovkei levgein kai; Mevlisso", h] miva kai; kinoumevnh, w{sper oiJ fusikoiv.
e i j d e ; p l e i v o u " , h ] p e p e r a s m e v n a " tw/' ajriqmw/' h ] a j p e i v r o u "
kai; eij me;n peperasmevna", h] duvo h] trei'" h] kat!
a [ l l o n t i n a ; a j r i q m o ; n wJrismevna": eij de; ajpeivrou", h] oJmogenei'" h] kai;
toi'" gevnesin ajntikeimevna". dunatou' de; o[nto" kai; tou;" mivan levgonta" eij"
to; a[peiron kai; to; peperasmevnon [35] dielei'n, kai; tou;" polla;" eij" »to;¼ ki-
noumevna" h] ajkinhvtou", Òto; oijkeiovteron, [22,1] fhsi;n oJ !Alevxandro",
eJka tevrw/ tw'n ejk th'" diairevsew" uJpevtaxen.Ó Oijkeiovteron de; th/' me;n mia/' to;
kinei'sqai h] mhv, tai'" de; pollai'" to; peperasmevnon h] a[peiron. ijstevon de;
o{ti proelqw;n ejn toi'" pro;" aujtou;" lovgoi" meta; to; pro;" Mevlisson kai;
Parmenivdhn ajnteipei'n tou;" fusikou;" kaloumevnou" proceirisavmeno" [5]
ou{tw" diei'len: h] e}n to; o]n levgousin h[toi to; stoicei'on, h] e}n kai; pollav: e}n
mevn, eij tw'n triw'n ti stoiceivwn h] to; metaxuv, e}n de; kai; pollav, wJ"
!Anaxagovra" kai; !Empedoklh'", tavttei de; kai; Dhmovkriton ejn touvtoi" to;
keno;n levgonta kai; ta;" ajtovmou".
!Episth'sai de; crhv, o{ti a[llo mevn ejsti to; kata; plh'qo" a[peiron kai; pe-
perasmevnon, [10] o} toi'" polla;" levgousi ta;" ajrca;" oijkei'on h\n, a[llo de; to;
kata; mevgeqo" a[peiron h] peperasmevnon, o{per kai; ejxetavzei ejn toi'" pro;"
Mevlisson kai; Parmenivdhn lovgoi" kai; pro;" !Anaxivmandron kai;
!Anaximevnhn aJrmovzei, e}n me;n a[peiron de; tw/' megevqei to; stoicei'on
uJpoqemevnou". kai; to; kinouvmenon de; kai; ajkivnhton kai; toi'" mivan kai; toi'"
pleivona" levgousin ajrca;" aJrmovttei pro;" [15] diaivresin. toigarou'n kai;
Eu[dhmo" ÒwJ" a[n, fhsivn, uJpavrcwsin aiJ ajrcaiv, h[toi kinou'ntai h] ajkivnhtoiv
eijsin.Ó ajlla; tou'to me;n to; diairetiko;n parh'ken oJ !Aristotevlh" dia; to;
mhde; gegonevnai dovxan polla;" kai; ajkinhvtou" ta;" ajrca;" levgousan. to; de;
peperasmevnon kai; a[peiron ejpi; th'" mia'" dia; suntomivan nu'n paradramei'n
e[oiken: ejn gou'n toi'" pro;" Parmenivdhn wJ" ei\pon kai; Mevlisson [20] lovgoi"
RIFERIMENTI DI SIMPLICIO A PARMENIDE - TESTO GRECO 97
kai; tau'ta basanivzei. a[meinon de; i[sw" ejk telewtevra" diairevsew" ta;"
dovxa" pavsa" perilabovnta" ou{tw toi'" tou' !Aristotevlou" ejpelqei'n.
!Anavgkh toivnun th;n ajrch;n h] mivan ei\nai h] ouj mivan, taujto;n de; eijpei'n
pleivou", kai; eij mivan, h[toi ajkivnhton h] kinoumevnhn. kai; eij ajkivnhton h[toi
a[peiron, wJ" Mevlisso" oJ Savmio" dokei' levgein, h] peperasmevnhn, wJ" Par-
menivdh" [25] Puvrhto" !Eleavth", ouj peri; fusikou' stoiceivou levgonte"
ou|toi, ajlla; peri; tou' o[ntw" o[nto". mivan de; th;n ajrch;n h[toi e}n to; o]n kai; pa'n
kai; ou[te peperasmevnon ou[te a[peiron ou[te kinouvmenon ou[te hjremou'n
Xenofavnhn to;n Kolofwvnion to;n Parmenivdou didavskalon uJpotivqesqaiv
fhsin oJ Qeovfrasto" oJmologw'n eJtevra" ei\nai ma'llon h] th'" peri; fuvsew"
iJstoriva" th;n [30] mnhvmhn th'" touvtou dovxh": to; ga;r e}n tou'to kai; pa'n to;n
qeo;n e[legen oJ Xenofavnh": o}n e{na me;n deivknusin ejk tou' pavntwn kravtiston
ei\nai. Pleiovnwn gavr, fhsivn, o[ntwn oJmoivw" uJpavrcein ajnavgkh pa'si to;
kratei'n: to; de; pavntwn kravtiston kai; a[riston qeov". ajgevnhton de; ejdeivknu-
en ejk tou' dei'n to; ginovmenon [23,1] h] ejx oJmoivou h] ejx ajnomoivou givnesqai:
aj lla; to; me;n o{moion ajpaqev" fhsin uJpo; tou' oJmoivou: oujde;n ga;r ma'llon gen-
na'n h] genna'sqai proshvkei to; o{moion ejk tou' oJmoivou: eij de; ejx ajnomoivou
givnoito, e[stai to; o]n ejk tou' mh; o[nto". kai; ou{tw" ajgevnhton kai; ajivdion ejdeiv-
knu. ou[te de; a[peiron ou[te peperasmevnon [5] ei\nai, diovti a[peiron me;n to;
mh; o]n wJ" ou[te ajrch;n e[con ou[te mevson ou[te tevlo", peraivnein de; pro;"
a[llhla ta; pleivw. paraplhsivw" de; kai; th;n kivnhsin ajfairei' kai; th;n
hjremivan. aj kivnhton me;n ga;r ei\nai to; mh; o[n: ou[te ga;r a]n eij" aujto; e{teron
ou[te aujto; pro;" a[llo ejlqei'n: kinei'sqai de; ta; pleivw tou' eJnov": e{teron ga;r
eij" e{teron metabavllein, w{ste kai; o{tan ejn taujtw/' [10] mevnein levgh/ kai; mh;
kinei'sqai
ajei; d! ejn taujtw/' mivmnei kinouvmenon oujdevn,
oujde; metevrcesqaiv min ejpiprevpei a[llote a[llh/,
ouj kata; th;n hjremivan th;n ajntikeimevnhn th/' kinhvsei mevnein aujtov fhsin,
ajlla; kata; th;n ajpo; kinhvsew" kai; hjremiva" ejxh/rhmevnhn monhvn. Nikovlao" de;
oJ [15] Damaskhno;" wJ" a[peiron kai; ajkivnhton levgonto" aujtou' th;n ajrch;n ejn
th/' Peri; qew'n ajpomnhmoneuvei, !Alevxandro" de; wJ" peperasmevnon aujto; kai;
sfairoeidev": ajll! o{ti me;n ou[te a[peiron ou[te peperasmevnon aujto; deiv-
knusin, ejk tw'n proeirhmevnwn dh'lon: peperasmevnon de; kai; sfairoeide;"
aujto; dia; to; pantacovqen o{moion levgein. kai; pavnta noei'n dev fhsin aujto;
levgwn
ajll! ajpavneuqe povnoio novou freni; pavnta kradaivnei. [20]
98 I.A. LICCIARDI - PARMENIDE TRËDITO, PARMENIDE TRADíTO
T3
Tw'n de; pleivou" legovntwn oiJ me;n peperasmevna", oiJ de; ajpeivrou" e[qento
[15] tw/' plhvqei ta;" ajrcav". kai; tw'n peperasmevna" oiJ me;n duvo, wJ" Parme-
nivdh" ejn toi'" pro;" dovxan pu'r kai; gh'n (h] ma'llon fw'" kai; skovto") h] wJ" oiJ
Stwikoi; qeo;n kai; u{lhn, oujc wJ" stoicei'on dhlonovti to;n qeo;n levgonte", ajll!
wJ" to; me;n poiou'n to; de; pavscon: oiJ de; trei'", wJ" u{lhn kai; ta; ejnantiva
!Aristotevlh": oiJ de; tevttara", wJ" !Empedoklh'" oJ !Akraganti'no", ouj polu;
[20] katovpin tou' !Anaxagovrou gegonwv", Parmenivdou de; zhlwth;" kai;
plhsiasth;" kai; e[ti ma'llon tw'n Puqagoreivwn.
T4
T5
[15] ajpo; tw'n nohtw'n ejpi; ta; aijsqhta; oJ Parmenivdh", h[toi ajpo; ajlhqeiva" wJ"
aujtov" fhsin ejpi; dovxan, ejn oi|" levgei
ejn tw/' soi pauvw pisto;n lovgon hjde; novhma
ajmfi;" ajlhqeivh", dovxa" d! ajpo; tou'de broteivou"
mavnqane, kovsmon ejmw'n ejpevwn ajpathlo;n ajkouvwn,
[20] tw'n genhtw'n ajrca;" kai; aujto;" stoiceiwvdei" me;n th;n prwvthn ajn-
tiv qesin e[qeto, h}n fw'" kalei' kai; skovto" ‹h]Ì pu'r kai; gh'n h] pukno;n kai; aj-
raio;n h] taujto;n kai; e{teron, levgwn ejfexh'" toi'" provteron parakeimevnoi"
e[pesi
morfa;" ga;r katevqento duvo gnwvmai" ojnomavzein,
tw'n mivan ouj crewvn ejstin, ejn w/| peplanhmevnoi eijsivn:
ajntiva d! ejkrivnanto devma" kai; shvmat! e[qento [25]
cwri;" ajp! ajllhvlwn, th/' me;n flogo;" aijqevrion pu'r
h[pion to; mevg! ajraio;n ejlafrovn, eJautw/' pavntose twjutovn,
tw/' d! eJtevrw/ mh; twjutovn: ajta;r kajkei'no kat! aujto; [31,1]
tajntiva, nuvkt! ajdah', pukino;n devma" ejmbriqev" te.
kai; dh; kai; katalogavdhn metaxu; tw'n ejpw'n ejmfevretaiv ti rJhseivdion wJ"
aujtou' Parmenivdou e[con ou{tw": Òejpi; tw/'dev ejsti to; ajraio;n kai; to; qermo;n
kai; to; [5] favo" kai; to; malqako;n kai; to; kou'fon, ejpi; de; tw/' puknw/' wjnovmas-
tai to; yucro;n kai; oJ zovfo" kai; sklhro;n kai; baruv: tau'ta ga;r ajpekrivqh
eJkatevrw" eJkavtera.Ó ou{tw safw'" ajntivqeta duvo stoicei'a e[labe: dio;
provteron e}n to; o]n duv! e[gnw, kai; peplanh'sqai dev fhsi tou;" th;n ajntivqesin
tw'n th;n gevnesin sunistwvntwn stoiceivwn mh; sunorw'nta" h] mh; safw'"
aj pokaluvptonta": w/|per [10] kai; !Aristotevlh" ajkolouqw'n ajrca;" e[qeto ta;
ejnantiva. kai; poihtiko;n de; ai[tion ouj swmavtwn movnon tw'n ejn th/' genevsei
aj lla; kai; ajswmavtwn tw'n th;n gevnesin sumplhrouvntwn safw'" paradevdwken
oJ Parmenivdh" levgwn
aiJ d! ejpi; tai'" nuktov", meta; de; flogo;" i{etai ai\sa.
ejn de; mevsw/ touvtwn daivmwn h} pavnta kuberna/':
pavnta ga;r stugeroi'o tovkou kai; mivxio" a[rcei [15]
pevmpous! a[rseni qh'lu mige;n tov t! ejnantivon au\qi"
a[rsen qhlutevrw/.
T6
plh;n o{ti kai; ou|to" oujde;n ejnantivon Parmenivdh/ kai; Melivssw/ fqevgge-
tai, ajllav ge thvn te stoiceiwvdh ajntivqesin wJ" kai; Parmenivdh" ejqeavsato
kai; poihtiko;n [15] ai[tion ejkei'no" me;n e}n koino;n th;n ejn mevsw/ pavntwn
RIFERIMENTI DI SIMPLICIO A PARMENIDE - TESTO GRECO 101
iJdrumevnhn kai; pavsh" genevsew" aijtivan daivmona tivqhsin, ou|to" de; kai; ejn
toi'" poihtikoi'" aijtivoi" th;n ajntivqesin ejqeavsato.
!Anaxagovra" de; oJ Klazomevnio" e[oike tw'n eijdw'n pavntwn tritth;n
qeavsasqai th;n diaforavn, th;n me;n kata; th;n nohth;n e{nwsin sunh/rhmevnhn,
o{tan [20] levgh/ ÒoJmou' pavnta crhvmata h\n a[peira kai; plh'qo" kai;
smikrovthtaÓ. kai; pavlin fhsiv Òpri;n de; ajpokriqh'nai tau'ta pavntwn oJmou'
ejovntwn oujde; croih e[ndhlo" h\n oujdemiva: ajpekwvlue ga;r hJ suvmmixi" aJpavntwn
crhmavtwn tou' dierou' kai; tou' xhrou' kai; tou' qermou' kai; tou' yucrou' kai;
tou' lamprou' kai; tou' zoferou' kai; gh'" pollh'" ejneouvsh" kai; spermavtwn
ajpeivrwn plhvqou" [25] oujde;n ejoikovtwn ajllhvloi". touvtwn de; ou{tw" ejcovntwn
ejn tw/' suvmpanti crh; dokei'n ejnei'nai pavnta crhvmataÓ. kai; ei[h a]n to; suvmpan
tou'to ‹to;Ì tou' Parmenivdou e}n o[n.
T7
[15] Ou{tw" ou\n oiJ me;n eij" nohtovn, oiJ de; eij" aijsqhto;n diavkosmon ajfor-
w'nte", kai; oiJ me;n ta; prosech' stoicei'a tw'n swmavtwn, oiJ de; ta;
ajrcoeidevstera zhtou'nte", kai; oiJ me;n merikwvteron, oiJ de; oJlikwvteron th'"
stoiceiwvdou" fuvsew" katadrattovmenoi, kai; oiJ me;n ta; stoicei'a movnon, oiJ
de; pavnta ta; ai[tia kai; sunaivtia zhtou'nte" diavfora me;n levgousi fusiolo-
gou'nte", ouj mh;n ejnantiva [20] tw/' krivnein ojrqw'" dunamevnw/. kai; aujto;" de; oJ
!Aristotevlh" oJ ta;" diafwniva" aujtw'n ejpideiknuvnai dokw'n ejrei' proelqw;n
ojlivgon o{ti Òdiafevrousin ajllhvlwn tw/' tou;" me;n provtera, tou;" de; u{stera
lambavnein, kai; tou;" me;n gnwrimwvtera kata; to;n lovgon, tou;" de; kata; th;n
ai[sqhsinÓ. Òw{ste, fhsiv, taujta; levgein pw" kai; e{tera ajllhvlwnÓ. ajlla;
tau'ta me;n dia; tou;" eujkovlw" diafwnivan [25] ejgkalou'nta" toi'" palaioi'"
ejpi; plevon hjnagkavsqhmen mhku'nai. ejpeidh; de; kai; !Aristotevlou" ejlevgcon-
to" ajkousovmeqa ta;" tw'n protevrwn filosovfwn dovxa" kai; pro; tou'
!Aristotevlou" oJ Plavtwn tou'to faivnetai poiw'n kai; pro; ajmfoi'n o{ te Par-
menivdh" kai; Xenofavnh", ijstevon o{ti tw'n ejpipolaiovteron ajkrowmevnwn
ou|toi khdovmenoi to; fainovmenon a[topon ejn toi'" lovgoi" aujtw'n [30]
dielevgcousin, aijnigmatwdw'" eijwqovtwn tw'n palaiw'n ta;" eJautw'n ajpofaivn-
esqai gnwvma". dhloi' de; oJ Plavtwn qaumavzwn ou{tw" to;n Parmenivdhn, o}n
dielevgcein dokei', kai; baqevo" kolumbhtou' dei'sqai levgwn th;n diavnoian
aujtou'. [37,1] kai; !Aristotevlh" de; to; bavqo" aujtou' th'" sofiva" uJponow'n
faivnetai, o{tan levgh/ ÒParmenivdh" de; ‹ma'llon blevpwnÌ e[oikev pou levgeinÓ.
kai; ou|toi ou\n pote; me;n to; paraleleimmevnon ajnaplhrou'nte", pote; de; to;
ajsafw'" eijrhmevnon safhnivzonte", pote; de; to; ejpi; tw'n nohtw'n eijrhmevnon wJ"
mh; dunavmenon toi'" [5] fusikoi'" ejfarmovttein diakrivnonte" wJ" ejpi; tw'n e}n
102 I.A. LICCIARDI - PARMENIDE TRËDITO, PARMENIDE TRADíTO
to; o]n kai; ajkivnhton legovntwn, pote; de; ta;" eujkovlou" ejkdoca;" tw'n ejpipo-
laiotevrwn proanastevllonte", ou{tw" ejlevgcein dokou'si. kai; peirasovmeqa
touvtoi" kai; hJmei'" ejfistavnein ejn tai'" pro;" e{kaston tou' !Aristotevlou"
ajntilogivai". ajlla; ajnalhptevon pavlin th;n !Aristotevlou" levxin kai; ta; ejn
aujth/' legovmena diarqrwtevon.
T8
fhsiv, kai; oiJ ta; o[nta povsa zhtou'nte": ejx w|n ga;r ta; o[nta ejstiv, zhtou'si
prw'ton tau'ta povteron e}n h] pollavÓ. w{ste peri; ajrch'" tw'n o[ntwn oi[etai
touvtou" [10] tou;" a[ndra" filosofei'n, kai; to; kat! aujtou;" tmh'ma th'" diai-
revsew" ajfwrivsato mivan kai; ajkivnhton uJpoqevmeno" th;n ajrchvn. to; ga;r
o[ntw" o]n to; hJnwmevnon, o} kai; ajrch; kai; aijtiva tw'n pollw'n kai; diakekri-
mevnwn ejsti;n oujc wJ" stoiceiwvdh" ajll! wJ" proagwgo;" ejkeivnwn, e}n o]n e[legon.
ajnagkaivw/ de; pavlin diairetikw/' dielw;n to; e{teron tmh'ma to; levgon mivan
ei\nai th;n ajrch;n tw/' ajkivnhton [15] h] kinoumevnhn ei\nai th;n mivan kai; labw;n
to; ajkivnhton, a{per e[dei pro;" tou;" mivan kai; ajkivnhton th;n ajrch;n levgonta"
ajnteipei'n ta; aujta;179 pro;" tou;" e}n to; o]n kai; ajkivnhton levgonta" ajntilevgei:
ka]n ga;r ojnovmasin a[lloi" crw'ntai, ta; aujta; | o{mw" kajkei'noi levgousiv te kai;
zhtou'sin. oJmologei' de; oJ !Alevxandro" ejn me;n toi'" pro;" ajlhvqeian, a{per ejsti;
peri; tou' nohtou' o[nto", to;n Parmenivdhn [20] e}n to; o]n kai; ajkivnhton kai;
ajgevnhton levgein: Òkata; de; th;n tw'n pollw'n dovxan kai; ta; fainovmena, fhsiv,
fusiologw'n, ou[te e}n levgwn e[ti ei\nai to; o]n ou[te ajgevnhton, ajrca;" tw'n gi-
nomevnwn uJpevqeto pu'r kai; gh'n, th;n me;n gh'n wJ" u{lhn uJpotiqei;" to; de; pu'r wJ"
poihtiko;n ai[tion: kai; ojnomavzei, fhsiv, to; me;n pu'r fw'", th;n de; gh'n
skovto"Ó. kai; eij me;n kata; th;n tw'n pollw'n [25] dovxan kai; ta; fainovmena
ou{tw" oJ !Alevxandro" ejxedevxato, wJ" oJ Parmenivdh" bouvletai doxasto;n to;
aijsqhto;n kalw'n, eu\ a]n e[coi: eij de; yeudei'" pavnth/ tou;" lovgou" oi[etai
ejkeivnou" kai; eij poihtiko;n ai[tion to; fw'" h] to; pu'r nomivzei levgesqai, ouj
kalw'" oi[etai. sumplhrwvsa" ga;r to;n peri; tou' nohtou' lovgon oJ Parmenivdh"
ejpavgei tautiv, a{per kai; provteron pareqevmhn:
ejn tw/' soi pauvsw pisto;n lovgon hjde; novhma [30]
ajmfi;" ajlhqeivh", dovxa" d! ajpo; tou'de broteivou"
mavnqane, kovsmon ejmw'n ejpevwn ajpathlo;n ajkouvwn.
morfa;" ga;r katevqento duvo gnwvma" ojnomavzein. [39,1]
tw'n mivan ouj crewvn ejstin, ejn w/| peplanhmevnoi eijsivn.
ajntiva d! ejkrivnanto devma" kai; shvmat! e[qento
cwri;" ajp! ajllhvlwn, th/' me;n flogo;" aijqevrion pu'r
h[pion ajraio;n ejlafro;n eJwutw/' pavntose twutovn, [5]
tw/' d! eJtevrw/ mh; twutovn: ajta;r kajkei'no kat! aujto;
tajntiva nuvkt! ajdah' pukino;n devma" ejmbriqev" te.
tovn soi ejgw; diavkosmon ejoikovta pavnta fativzw,
wJ" ouj mhv potev ti" se brotw'n gnwvmh parelavssh/.
[10] doxasto;n ou\n kai; ajpathlo;n tou'ton kalei' to;n lovgon oujc wJ" yeudh'
aJplw'", ajll! wJ" ajpo; th'" nohth'" ajlhqeiva" eij" to; fainovmenon kai; dokou'n to;
179
Leggo ta; aujtav in luogo di tau'ta, sia per ragioni inerenti al significato complessivo
che secondo me hanno queste linee, sia sulla base del ta; aujtav di due linee sotto [in Phys.
38,18].
104 I.A. LICCIARDI - PARMENIDE TRËDITO, PARMENIDE TRADíTO
aijsqhto;n ejkpeptwkovta. met! ojlivga de; pavlin peri; tw'n duei'n stoiceivwn
eijpw;n ejpavgei kai; to; poihtiko;n levgwn ou{tw"
aiJ ga;r steinovterai plh'nto puro;" ajkrhvtoio,
aiJ d! ejpi; tai'" nuktov", meta; de; flogo;" i{etai ai\sa. [15]
ejn de; mevsw/ touvtwn daivmwn h} pavnta kuberna/'.
tauvthn kai; qew'n aijtivan ei\naiv fhsi levgwn
prwvtiston me;n ÒErwta qew'n mhtivssato pavntwn
kai; ta; eJxh'". kai; ta;" yuca;" pevmpein pote; me;n ejk tou' ejmfanou'" eij" to;
[20] ajeidev", pote; de; ajnavpalivn fhsin. ajlla; tau'ta me;n dia; th;n pollh;n nu'n
a[gnoian tw'n palaiw'n grammavtwn mhkuvnein ajnagkavzomai. eijkovtw" de; e}n
lev gonte" to; o]n kai; ajkivnhton e[legon, ei[per peri; fusikw'n dielevgonto. su-
neishvgeto ga;r th/' kinhvsei kai; to; kaq! o} hJ kivnhsi", ei[te kata; poiovthta
ei[te kata; posovthta h] kat! a[llo ti, suneishvgeto de; kai; oJ tovpo", ei[per h\n
fusikh; [25] kivnhsi", a[llo" w]n para; to; kinouvmenon. ajll! oJ me;n Parmenivdh"
peri; tou' nohtou' levgwn o[nto":
aujta;r ajkivnhton, fhsiv, megavlwn ejn peivrasi desmw'n
ejsti;n a[narcon a[pauston, ejpei; gevnesi" kai; o[leqro"
th'de mavl! ejplavgcqhsan, ajpw'se de; pivsti" ajlhqhv". [40,1]
kai; th;n aijtivan de; th'" ajkinhsiva" ejpavgei
ou{tw" e[mpedon au\qi mevnei: kraterh; ga;r ajnavgkh
peivrato" ejn desmoi'sin e[cei, tov min ajmfi;" ejevrgei,
ou{neken oujk ajteleuvthton to; ejo;n qevmi" ei\nai: [5]
e[sti ga;r oujk ejpideuev", mh; ejo;n de; a]n panto;" ejdei'to.
wJ" ga;r to; mh; o[n, fhsivn, ejndee;" pavntwn ejstivn, ou{tw" to; o]n ajnendee;" kai;
tevleion. to; de; kinouvmenon ejndee;" ejkeivnou di! o} kinei'tai: to; a[ra o]n ouj ki-
nei'tai. kai; Mevlisso" de; ajkivnhton aujto; ajpevdeixe kata; th;n aujth;n pavlin
e[nnoian [10] dia; tou' dei'n, eij kinoi'to to; o]n, ei\naiv ti keno;n tou' o[nto" eij" o}
uJpocwrhvsei to; o[n: keno;n de; proapevdeixe mh; ei\nai. levgei de; ou{tw" ejn tw/'
eJautou' suggravmmati Òoujde; keneovn ejstin oujdevn: to; ga;r keneo;n oujdevn
ejstin: oujk a]n ou\n ei[h tov ge mhdevn. oujde; kinei'tai: uJpocwrh'sai ga;r oujk
e[cei oujdamh/': ajlla; plevwn ejstivn: eij me;n ga;r keneo;n h\n, uJpecwvrei a]n eij" to;
keneovn. [15] keneou' de; mh; ejovnto", oujk e[cei o{kh/ uJpocwrhvseiÓ. plevwn ou\n o]n
ouj kinei'tai oujc o{ti dia; plhvrou" oujk e[sti kinhqh'nai, wJ" oJ !Alevxandro"
ejnovhse to; Melivssou rJhtovn, ajll! o{ti aujto; to; o]n plevwn ejstivn, wJ" mhde;n
a[llo ei\nai par! aujtov. Òkrivsin, gou'n fhsin oJ Mevlisso", tauvthn crh;
poihvsasqai tou' plevw kai; tou' mh; plevw. eij me;n ou\n cwrei' ti h] eijsdevcetai,
[20] ouj plevwn: eij de; mhvte cwrei' mhvte eijsdevcetai, plevwn. ajnavgkh toivnun
plevwn ei\nai, eij keneo;n mh; e[stin: eij toivnun plevwn ejstivn, ouj kinei'tai.Ó
RIFERIMENTI DI SIMPLICIO A PARMENIDE - TESTO GRECO 105
T9
Ô!Ekqevmeno" tou;" ajkivnhton levgonta" to; o]n h[toi th;n ajrch;n metabaivnei
ejpi; to; e{teron tmh'ma kai; fhsi;n h ] k i n o u m e v n h n w { s p e r
o i J f u s i k o i v , ajntidiastevllwn [25] tou;" ajkivnhton levgonta" pro;" tou;"
fusikouv", wJ" mhde; fusikw'n o{lw" o[ntwn tw'n ajnairouvntwn th;n kivnhsin,
o{per ejfexh'" safevsteron ejrei' kai; deivxei: eij ga;r ajrch; kinhvsew" hJ fuvsi",
pw'" a]n ei[h fusiko;" oJ th;n fuvsin aujth;n ajnairw'n:180 eijwvqasi de; tou;" periv ti
mevro" filosofiva" spoudavsanta" h] movnon h] mavlista ajp! ejkeivnou kalei'n,
wJ" hjqiko;n me;n ejkavloun to;n Swkravthn, [30] fusikou;" de; tou;" peri; Qalh'n
kai; !Anaxivmandron kai; !Anaximevnhn [41,1] kai; !Anaxagovran kai; Dhmov-
kriton kai; tou;" toiouvtou"Õ. paraitou'mai de; kajntau'qa to;n !Alevxandron
provteron me;n eijpovnta o{ti tou;" fusikou;" ajntidievsteile pro;" tou;" e}n kai;
ajkivnhton levgonta", u{steron de; o{ti e[qo" !Aristotevlei fusikou;" kalei'n
tou;" peri; th'" ajlhqeiva" filosofou'nta", ejpei; kai; th'" fusikh'" [5] to; tevlo"
ouj pra'xi" ajlla; gnw'siv" ejsti. tiv" ga;r hjgnovei o{ti kai; Parmenivdh", pro;" o}n
ajntidiestavlqai levgei tou;" fusikouv", peri; th'" ajlhqeiva" ejfilosovfei
levgwn safw'"
ejn tw/' soi pauvsw pisto;n lovgon hjde; novhma
ajmfi;" ajlhqeivh"É
T 10
[15] Ò ÓWsper hJmei'", fhsiv, pro; tou' peri; aujtw'n tw'n fusikw'n
filosofei'n hjnagkavsqhmen ta;" ajrca;" tw'n fusikw'n zhtei'n povsai te kai;
tivne", ou{tw kai; oiJ fusikoiv, kaivtoi peri; tw'n o[ntwn proqevmenoi zhtei'n pov-
sa tau'ta, hjnagkavsqhsan provteron peri; tw'n ajrcw'n tw'n o[ntwn zhtei'n, wJ"
ajpo; touvtwn th'" gnwvsew" tw'n o[ntwn hjrthmevnh". tou'to de; aujtw/' teivnei pro;"
dei'xin tou' [20] ajnagkai'on ei\nai to;n peri; tw'n ajrcw'n lovgon, ei[per kai; toi'"
mh; peri; touvtwn proqemevnoi" o{mw" hJ zhvthsi" hJ peri; aujtw'n uJphvnta prwvth,
wJ" oujk a[llw" eijsomevnoi" peri; tw'n o[ntwn. Ó ou{tw me;n ou\n oJ !Alevxandro"
180
Cambio la punteggiatura rispetto al Diels, introducendo il punto interrogativo in luogo
del punto.
106 I.A. LICCIARDI - PARMENIDE TRËDITO, PARMENIDE TRADíTO
ejxhgei'tai th;n levxin, kai; peri; pavntwn fhsi; tou'to levgesqai tw'n fusikw'n.
mhvpote de; ou[te peri; pavntwn tw'n fusiolovgwn ejsti;n oJ lovgo", ou[te wJ" a[lla
me;n protiqemevnwn [25] zhtei'n, a[llh" de; pro; ejkeivnwn aujtoi'" zhthvsew" th'"
tw'n ajrcw'n uJpantwvsh": ajll! ejpeidh; Parmenivdh" kai; Mevlisso" peri; tou'
o[nto" ejzhvtoun povteron e}n h] pollav, kai; eij e{n, ajkivnhton h] kinouvmenon, kai;
ou|toi, fhsivn, ouj peri; tw'n o[ntwn wJ" a[n ti" oijhqeivh, ajlla; peri; th'" ajrch'"
tw'n o[ntwn ejzhvtoun, eujgnwmovnw" tou'to aujtw'n oJ !Aristotevlh" ajpodecovme-
no". ouj ga;r a[n [30] pote ejnovmisen aujtou;" ajgnoei'n to; plh'qo" to; ejn toi'"
ou\sin h] tou'to gou'n eij duvo povda" ei\con, ajlla; peri; tou' o[ntw" o[nto" kai; ku-
rivw" o[nto" h\n aujtoi'" oJ lovgo", o{per ajrch; kai; aijtiva pavntwn tw'n oJpwsdh-
potou'n o[ntwn ejstiv. dia; tou'to de; kai; th;n Parmenivdou kai; Melivssou dovxan
eujqu;" proceirivzetai tw'n [46,1] peri; tou' o[nto" filosofouvntwn. ka[n te
ga;r peri; ajrch'" zhtoi'en eij miva h] pollai; ka[n te peri; tou' o[nto", ta; aujta;
zhtou'sin, eij kai; ojnovmasin a[lloi" crw'ntai. ta; gou'n legovmena pro;" tou;" e}n
levgonta" to; o[n, levgoito a]n kai; pro;" tou;" levgonta" mivan ei\nai th;n ajrchvn.
ejpei; ou\n aujto;" ejpi; ajrch'" [5] ejpoihvsato th;n diaivresin eijpwvn Òajnavgkh de;
h[toi mivan ei\nai th;n ajrch;n h] pleivou"Ó, eijkovtw" prosevqhken, o{ti kai; oiJ ta;
o[nta povsa zhtou'nte" peri; ajrcw'n zhtou'si, ka]n ojnovmasin a[lloi" crw'ntai.
dio; kai; wJ" mivan tiqei;" tauvthn ajntilevgei.
T 11
in Phys. 46,11-47,6 [= A RIST., Phys. I 2, 184b25-185a1] To; me;n ou\n eij e}n
kai; ajkivnhton to; o]n skopei'n ouj peri; fuvsewv" ejsti skopei'n.
181
Diels accoglie nel testo perinenohmevnh [Ç• stata meditataÈ], che • la lezione tradita da
tutti i codici, e suggerisce in apparato, come congettura, di sostituirla con paranenohmevnh, in
modo tale che questa proposizione possa risultare coerente con la successiva critica rivolta da
Simplicio ad Alessandro. Noi scegliamo di leggere paranenohmevnh.
RIFERIMENTI DI SIMPLICIO A PARMENIDE - TESTO GRECO 107
ejstin, wJ" dokei' toi'" polloi'" e}n levgesqai to; o[n, wJ" aujto; movnon: hJ ga;r ajrch;
tino;" h] tinw'n ajrchv ejstin, w{ste kai; plh'qo" auJth/' suneisavgei. a{ma ou\n
ajnairw'n th;n qevsin aujtw'n ejpiskhvptei toi'" qemevnoi", o{ti peri; fuvsew"
skopei'n dokou'nte" ‹th;n [25] fuvsin ajnh/vroun. kai;Ì ta; prw'ta tmhvmata th'"
diairevsew" sullabwvn (e[sti de; tau'ta eij miva kai; ajkivnhto" hJ ajrchv), pros-
tavta" euJrivskei tauvth" th'" dovxh" Parmenivdhn kai; Mevlisson e}n levgonta"
to; o[n, ajnti; th'" ajrch'" to; o]n tiqevnta". kai; pro;" touvtou" eujqu;" ajntilevgei
prw'ton sumplevxa" th;n th'" ajrch'" kai; tou' o[nto" e[nnoian, kaq! h}n
uJpwvpteuen aujtou;" levgein: ei\ta kata; th;n tou' [30] o[nto", w{sper eijko;" h\n
kai; tou;" pollou;" tou' ojnovmato" ajkouvonta" oi[esqai: kai; tovte ajpo; tou' eJno;"
ejpiceirei'. kai; e[oike mevmfesqai eujquv", o{ti tw/' mivan th;n ajrch;n tou' o[nto"
eijpei'n e}n to; o]n ei\pon, kai; th/' tou' o[nto" ejnnoiva/ ajnairei'tai [47,1] hJ ajrchv,
kai; peri; th'" tw'n o[ntwn ajrch'" ‹levgonte"Ì kai; th;n ajrch;n ajnairou'si kai; th;n
fuvsin e}n kai; ajkivnhton levgonte" to; o[n, fuvsew" de; ajnaireqeivsh" kai; tw'n
fusikw'n ajrcw'n ajnh/vrhtai kai; hJ fusikh; pa'sa qewriva. ejpeidh; de; ouj pa'"
lovgo" a[xiov" ejstin ajntilogiva", mevllwn ajntilevgein aujtoi'" [5] aujto; tou'to
prw'ton uJpodeivknusi, kata; tiv me;n oujk a[xio" ajntilogiva" oJ lovgo" ejstiv, kata;
tiv de; kai; ou{tw" e[conto" aujtou' oujde;n o{mw" kwluvei to; ajnteipei'n.
T 12
livssou lovgo" kai; ta;" ajrca;" ajnairei' ta;" fusika;" kai; paravdoxovn ti kai;
ajpemfai'non tivqetai e}n levgwn ei\nai to; o[n, kai; ejn tw/' sullogivzesqai o}
bouvletai ouj movnon yeudei'" [15] lambavnei protavsei", ajlla; kai; ajsullo-
givstw" sunavgei, dia; pavnta tau'ta oujk a]n a[xio" ajntilogiva" ei[h kai; mavlis-
ta tw/' fusikw/', ou| ta;" ajrca;" ajnairei'. ditth'" de; ou[sh" th'" tou' sullogismou'
kakiva", ma'llon de; panto;" sunqevtou, th'" te para; ta; ejx w|n suvgkeitai kai;
th'" para; th;n suvnqesin, ajmfotevra" ejgkalei' touvtoi" toi'" lovgoi". kai; ga;r
aiJ protavsei" yeudw'" eijsin eijlhmmevnai [20] kai; oJ trovpo" th'" sunqevsew" oJ
kata; to; sch'ma to; sullogistiko;n hJmavrthtai kai; e[sti tw'n mh; ajnagkaivw"
ti sunagovntwn. oJ mevntoi !Alevxandro" ou{tw" fhsi; tau'ta levgein to;n
!Aristotevlhn, ÒwJ" qevsew" me;n paradovxou ou[sh" th'" ïHrakleiteivou kai;
toiauvth" w J " ei[ ti" a[nqrwpon e{na to; o]n lev-
g o i , e j r i s t i k o ; n d e ; l o v g o n toutevsti sofismatwvdh tou' te Parme-
nivdou kai; Melivssou [25] dia; th;n dei'xin, t w ' n l o v g o u de; e{neka l e -
g o m e v n w n toutevsti tw'n mh; marturoumevnwn uJpo; tw'n pragmavtwn peri; w|n
levgontai, ajlla; yeudw'n te kai; kenw'nÓ. tau'ta kai; aujth/' levxei tou'
!Alexavndrou levgonto" ejpishmaivnomai, o{ti ouj to;n ïHrakleivtou movnon lovgon
qevsin oi[etai oJmoivan th/' legouvsh/ a [ n q r w p o n e { n a t o ; o [ n , ajlla; kai;
touvtou" tou;" lovgou" wJ" qevsei" o[nta" oJmoiva" [30] th/' ïHrakleiteivw/ h] e[ti
oijkeiovteron th/' legouvsh/ e { n a a [ n q r w p o n e i \ n a i t o ; o ] n
aj poskeuavzetai. levgei gou'n o { m o i o n d h ; t o ; s k o p e i ' n e i j o u { t w "
e } n k a i ; p r o ; " a [ l l h n q e v s i n o J p o i a n o u ' n d i a l e v g e s q a i kai;
ta; eJxh'", wJ" dh; kai; [52,1] tauvth" qevsew" ou[sh". qaumavzw de; o{ti kai; lovgou
e{neken movnou nomivzwn touvtou" levgesqai tou;" lovgou" oJ !Alevxandro" o{mw"
qevsei" aujtou;" oujk oi[etai, ajll! ejristikou;" movnon lovgou", kaivtoi tou'
!Aristotevlou" safw'" ou{tw" eijpovnto" ta;" qevsei" lovgou e{neken movnou lev-
gesqai mh; marturoumevnou uJpo; tw'n [5] pragmavtwn.
T 13
182
Termine eliminato da Torstrik, seguito da Diels.
RIFERIMENTI DI SIMPLICIO A PARMENIDE - TESTO GRECO 109
ei\pen wJ" eujdiavluton kai; mh; poiou'nta ajporei'n dia; to; ejpipovlaion ei\nai. oJ
ga;r drimu;" lovgo" ejsti;n [15] oJ davknwn te kai; ajporei'n poiw'n, wJ" ejn Sofi-
stikoi'" ejlevgcoi" ei[rhtai. a j l l ! e J n o v " , fhsivn, a j t o v p o u d o q e v n t o " ,
t a ; a [ l l a s u m b a i v n e i . kai; ga;r kai; ajkivnhton ajnavgkh ei\nai, eij e{n ejsti
kai; ou{tw" e}n wJ" aujto; movnon ei\nai: kinouvmenon ga;r kai; kivnhsin kai; meta-
bolh;n e{xei kai; to; povqen poi', ei[te ajpo; diaqevsew" eij" diavqesin ei[te ajpo;
tovpou eij" tovpon ei[te oJpwsou'n: kai; a[peiron [20] de; ajnavgkh ei\nai: pevra"
ga;r e[con e{xei tov te pevra" kai; to; peratouvmenon. toigarou'n kai; oJ Plavtwn
ejk tou' o{lon kai; sfaivra/ o{moion eijpei'n to; o]n to;n Parmenivdhn |
pavntoqen eujkuvklou sfaivrh" ejnalivgkion o[gkw/,
deivknusin o{ti oujk e[stin e{n, e[con mevson kai; e[scata kai; mevrh. gevgrap-
tai
[25] de; ejn Sofisth/' tavde Òeij toivnun o{lon ejsti;n w{sper kai; Parmenivdh"
levgei
pavntoqen eujkuvklou sfaivrh" ejnalivgkion o[gkw/,
messovqen ijsopale;" pavnth/: to; ga;r ou[te ti mei'zon
ou[te ti baiovteron pelevnai crewvn ejsti th/' h] th/',
[53,1] toiou'tovn ge o]n to; o]n mevson te kai; e[scata e[cei, tau'ta de; e[con
pa'sa ajnavgkh mevrh e[cein: h] pw'"É Ou{tw". !Alla; mh;n tov ge memerismevnon
pav qo" me;n tou' eJno;" e[cein ejpi; toi'" mevresi pa'sin oujde;n ajpokwluvei, kai;
tauvth/ dh; pa'n te o]n kai; o{lon ‹e}nÌ ei\nai. Tiv de; ou[É To; de; peponqo;" tau't! a\ra
oujk ajduvnaton [5] aujtov ge to; e}n aujto; ei\naiÉÓ O u j d e ; n dev fhsi c a l e p o v n
ejstin ajlla; ajnagkai'on tw/' e J n i ; a j t o v p w / t e q e v n t i a [ l l a a[topa
s u m b a i v n e i n . h] o{ti oujde;n duvskolovn ejsti sunidei'n, pw'" tw/' eJni; doqevnti
ajtovpw/ ta; a[lla a[topa sumbaivnei.
T 14
Aijtiva" pleivona" ajpodou;" kaq! a}" oujk e[stin oijkei'o" tw/' fusikw/' oJ pro;"
Parmenivdhn kai; Mevlisson lovgo", boulovmeno" de; ajnteipei'n, o{ti mh; dia;
kenh'" [5] poiei'tai th;n ajntilogivan prw'ton paremuqhvsato. dicw'" de; stivxa"
oJ !Alevxandro" ditth;n ejpoihvsato th;n ejxhvghsin. prw'ton me;n ajkouvsa" o{ti
p e r i ; f u v s e w " m e ; n levgousin ou|toi, o u j f u s i k a ; de; ta; uJp! aujtw'n
legovmena. oJ ga;r ajnairw'n ti, eij kai; mh; crh'tai ejkeivnw/, ajll! ou\n peri;
ejkeivnou tou;" lovgou" poiei'tai. tw/' ou\n o{lw" peri; fuvsew" aujtoi'" gegonevnai
tou;" lovgou", eu[logon a]n ei[h [10] levgein ti to;n fusiko;n pro;" aujtouv":
kaqovson de; ouj fusika; levgousi, pro;" ojlivgon ejndiatrivyei toi'" pro;" aujtou;"
lovgoi". kai; tauvth/ e[oiken ajrevskesqai th/' stigmh/' kai; oJ Porfuvrio" ou{tw"
3.
225
ARIST., Phys. I 2, 184b16.
166 I.A. LICCIARDI - PARMENIDE TRËDITO, PARMENIDE TRADíTO
R1
[É] Tra coloro i quali filosofarono, in effetti, prima di Platone, alcuni <co-
me> Talete, Anassimandro226 e filosofi siffatti, dato che la filosofia cominci˜
per la prima volta allora in Grecia dopo il diluvio e dopo che vennero preservate
le cose necessarie <per la sopravvivenza>, ricercando le cause degli enti che si
generano per natura, [35] dato che cominciando dal basso osservarono e mostra-
rono in modo indefinito i principi materiali ed elementari come mostrando i
principi di tutti gli enti. [7,1] Senofane di Colofone, il suo discepolo Parmenide
e i Pitagorici, invece, hanno trasmesso una filosofia perfettissima sia intorno agli
enti naturali sia intorno a quelli al di sopra della natura, ma la loro filosofia era
enigmatica. Anassagora di Clazomene, invece, comprese227 invero che
lÕIntelletto • una causa efficiente, mentre nella spiegazione delle cause, [5] come
226
Qui Simplicio impiega lÕespressione circonlocutoria oiJ peri; Qalh'n kai;
!Anaxivmandron, che contrariamente a quanto si potrebbe pensare non indica i discepoli dei
filosofi citati, ma gli stessi filosofi. Basti qui citare i seguenti esempi esplicativi: D IOGENES
L AERTIUS II 77,4 [oiJ peri; to;n Bivwna ejn tai'~ Diatribai'~]; G AL ., De placitis Hippocratis et
Platonis V 6, 6,3 [oiJ peri; to;n Cruvsippon ouj movnon ejn toi`~ peri; tw`n paqw`n logismoi`~];
P ORPH ., in Harm. 104,2 [oiJ peri; to;n ! A r c u v t a n ÇeJno;" fqovggou givnesqai kata; ta;"
sumfwniva" th;n ajntivlhyin th/' ajkoh/'È]; P ROCL ., in Ti. III 266,26 [o i J p e r i ; t o ; n m e v -
g a n ! I a v m b l i c o n ]; O LYMP ., in Mete. 100,26 [oiJ peri; to;n ïIppokravthn. ou|to~ ga;r
ktl.]; A SCL ., in Metaph. 195,27 [oiJ peri; to;n ïHsivodon didaskalivan hJmi`n paradou`nai ejn
th/` qeogoniva/)]; P HLP ., in Apr. 48,12-13 [oiJ de; tou' !Aristotevlou" eJtai'roi oiJ peri; to;n
Qeovfraston kai; Eu[dhmon]. LÕespressione ha una certa circolazione anche presso scrittori
cristiani tardoantichi, quali ad esempio Atanasio, Eusebio e Basilio. Occorre tuttavia conside-
rare anche che lÕespressione, pur non indicando in modo specifico la cerchia degli allievi di
un determinato filosofo, viene anche utilizzata per indicare genericamente tutti quelli che con-
cordano con la posizione teorica del filosofo in questione, per cui questÕultimo costituisce il
riferimento unitario di una collettivitˆ intellettuale che aderisce alle sue posizioni, senza una
necessaria individuazione specifica di tempi e di luoghi. Un caso simile • discusso in C 29-30
a proposito di in Phys. 125,9, in cui Simplicio integra una citazione di Aristotele introducendo
un plurale, aujtoi'", che richiama lÕespressione oiJ peri; to;n Parmenivdhn di 124,34.
227
Il verbo ejfivsthmi • utilizzato da Simplicio in riferimento alla comprensione che un
commentatore a lui precedente ha avuto del testo aristotelico, il pi• delle volte Alessandro, cf.
in Phys. 12,15; 43,8; 175,22; 187,23; 192,16; 193,5; 198,12; 305,17 et al.].
168 I.A. LICCIARDI - PARMENIDE TRËDITO, PARMENIDE TRADíTO
Socrate gli addebit˜ nel Fedone,228 si serv“ di enti il pi• possibile piccoli. E forse
nemmeno questo • assurdo, perchŽ sia Timeo in persona sia Platone il quale lo
rappresent˜ sulla scena, presupponendo che causa degli enti che sono generati,
<sono>, <la> causa efficiente, <la> causa paradigmatica e <la> causa finale,
nondimeno produssero le spiegazioni delle cause degli enti corporei muovendo
dalle superfici, dalle figure e, in generale, dalla natura degli elementi. [10] Se-
nonchŽ Platone, il quale fece progredire in avanti verso una maggiore chiarezza
le <dottrine> sia dei Pitagorici sia degli Eleati, celebr˜ degnamente ci˜ che sta al
di sopra della natura, e nellÕambito degli enti naturali e che sono soggetti a gene-
razione distinse i principi elementari dagli altri, egli stesso per primo chiam˜ tali
principi anche elementi, come racconta Eudemo, ed egli dopo aver constatato
<questi principi> distinse la causa efficiente, la causa finale e inoltre, in aggiun-
ta a queste, la causa paradigmatica, le idee.
R2
[É] Dato che, poi, tutti i fisici sono concordi circa lÕesistenza di principi de-
gli enti naturali, essi ricercano quali questi siano. E infatti <Aristotele> dice che
coloro che indagano intorno allÕessere indagano intorno al principio dellÕessere,
[15] perchŽ coloro che filosofavano intorno ai principi ricercavano principi di
enti, alcuni in maniera indefinita, non distinguendo gli enti fisici da quelli al di
sopra della natura, altri invece operando <accurate> distinzioni, come ad esem-
pio non solo i Pitagorici, ma anche Senofane, Parmenide, Empedocle e Anassa-
gora, sfuggendo tuttavia allÕattenzione dei molti a causa della loro oscuritˆ. Per-
ci˜ anche Aristotele discute contro ci˜ che appare <delle loro dottrine>, [20]
soccorrendo coloro i quali comprendono superficialmente. Ma al contempo egli
dimostra insieme col fatto che sono tali o tanti <i principi>, anche il fatto che i
principi in generale esistono. In quanto dunque i principi esistono, dopo aver
mostrato che • necessaria la conoscenza intorno ad essi e avendo dato il modo di
accedere ad essi, <Aristotele> giudica ragionevole non rivelare la sua opinione
intorno ai principi prima di avere indagato le opinioni dei <filosofi> pi• antichi.
[25] E dopo aver assunto un assioma229 divisorio secondo cui Çvi • un princi-
pioÈ230 oppure molti (• necessario, infatti, in virt• del principio di contraddizio-
228
Cf. P L ., Phd. 98c1. A proposito di questo rimando si veda C 1.
229
Qui ajxivwma vale Çprincipio di per se stesso evidente, ci˜ che si assume a base di una
dimostrazioneÈ, analogamente a ARIST., Metaph. III 2, 997a7 [cf. C 8].
230
ARIST., Phys. I 2, 184b15.
RIFERIMENTI DI SIMPLICIO A PARMENIDE - TRADUZIONE 169
ne, che il principio sia uno o non-uno, e se non uno molti), Çe se unoÈ, dice, •
necessario ancora Çche sia immobile oppure mossoÈ,231 poi pone le opinioni ap-
pena poste sotto le sezioni della divisione. O infatti <il principio> • uno e im-
mobile, come sembravano dire Parmenide e Melisso, [30] oppure uno e soggetto
al movimento, come <dicevano> i fisici. ÇMa se <i principi> sono molti, o sa-
ranno limitatiÈ quanto al numero Çoppure illimitati e, se limitatiÈ sono determi-
nati, Ço due, tre, oppure qualche altro numeroÈ;232 e se sono illimitati, o saranno
dello stesso genere oppure opposti quanto al genere. PoichŽ • possibile che colo-
ro i quali sostengono che il principio • uno lo distinguano in illimitato e limitato,
[35] e coloro i quali sostengono che i principi sono molti li distinguano in mobili
oppure immobili, Ç<Aristotele> sottopose ci˜ che • pi• proprio Ð [22,1] come
dice Alessandro Ð a ciascuna di queste due <sezioni> a partire dalla divisioneÈ.
Ma pi• proprio al principio unico • lÕesser mosso oppure no, mentre <pi• pro-
prio> ai principi molteplici • lÕessere limitato <quanto al numero> oppure illimi-
tato. Occorre considerare che, procedendo nei discorso su di loro <Aristotele>,
dopo aver parlato contro Melisso e Parmenide,233 quando esamina per prima i
cosiddetti fisici, fece la divisione in questo modo: [5] o ritengono che lÕessere o
lÕelemento sia uno,234 oppure uno e molti;235 uno se uno dei tre elementi oppure
lÕintermedio,236 uno, invece, e molti, come Anassagora ed Empedocle;237 <Ari-
stotele> colloca, poi, anche Democrito fra questi in quanto <questÕultimo> so-
stiene che vi siano il vuoto e gli atomi.
Si deve sapere, per˜, che una cosa • ci˜ che • illimitato [10] o limitato se-
condo il numero, che era proprio di coloro i quali ritengono che i principi siano
molti, unÕaltra cosa ci˜ che • illimitato o limitato secondo la grandezza, il che
precisamente <Aristotele> indaga nei discorsi intorno a Melisso e Parmenide, e
accorda <ci˜> ad Anassimandro e Anassimene, i quali pongono un elemento il-
limitato quanto a grandezza.238 Per quanto concerne la divisione sia mosso sia
immobile si adattano sia a coloro che parlano di un solo principio sia a coloro
che parlano di principi molteplici [15].239 Appunto per ci˜, dunque, anche Eu-
demo <dice>: Çnella misura in cui, dice <Aristotele>, i principi esistono o si
muovono oppure sono immobiliÈ.240 Ma Aristotele tralasci˜ questo <assioma>
divisorio perchŽ non cÕera affatto unÕopinione che dicesse che i principi sono
231
ARIST., Phys. I 2, 184b16-17.
232
ARIST., Phys. I 2, 184b18-20.
233
Scil. successivamente alla confutazione degli Eleati contenuta in Phys. I 2-3.
234
Cf. A RIST ., Phys. I 4, 187a12-20.
235
Cf. A RIST ., Phys. I 4, 187a22-26.
236
Cf. A RIST ., Phys. I 4, 187a13-15.
237
Cf. A RIST ., Phys. I 4, 187a22-23.
238
ANAXIM. 13 A 5 DK = SIMPL., in Phys. 22,9-13.
239
Scil. incrocia, cio•, le opzioni mobile/immobile alla divisione monisti/pluralisti.
240
EUDEM., fr. 33a,1-4 WEHRLI = SIMPL., in Phys. 22,13-16.
170 I.A. LICCIARDI - PARMENIDE TRËDITO, PARMENIDE TRADíTO
molti e immobili. Il limitato e lÕillimitato, poi, nel caso del principio unico, sem-
bra che per motivi di concisione, qui, <Aristotele> li abbia tralasciati; [20] come
dicevo, negli argomenti, in ogni caso, rivolti contro Parmenide e Melisso, <Ari-
stotele> esamina anche questi.241 Forse • meglio, per˜, passare cos“ ai <discor-
si> di Aristotele partendo da una divisione pi• completa dopo aver assunto tutte
le opinioni.
é necessario, pertanto, che il principio sia uno oppure non uno Ð la stessa co-
sa, poi, che dire numerosi Ð, e se • uno, o sarˆ immobile oppure mosso. E se •
immobile, o • illimitato, come pare dire Melisso di Samo, oppure limitato, come
pare <sostenere> Parmenide di Elea figlio di Pirete, non <lo •> in quanto costo-
ro [25] discutono intorno a un elemento fisico, ma intorno allÕessere che real-
mente •. Che uno, poi, sia il principio ovvero che uno solo • lÕessere e il tutto, e
<che •> nŽ limitato nŽ illimitato, nŽ mosso nŽ in quiete, | ammise Senofane di
Colofone maestro di Parmenide, come dice Teofrasto il quale riconosce che la
menzione delle opinioni di costui appartiene a un altro ordine di ricerche piutto-
sto che a una indagine intorno a<lla> natura;242 [30] Senofane sosteneva che
questo uno e tutto, infatti, <fosse> dio; che • uno, invero, lo mostra a partire dal
fatto che • pi• potente fra tutte le cose, perchŽ essendo numerose, dice, di neces-
sitˆ apparterrebbe in modo simile a tutte lÕaver potere: dio, per˜, • ci˜ che • pi•
potente e migliore fra tutte le cose. <Egli> mostrava, poi, che <questo uno e tut-
to •> ingenerato a partire dal fatto che occorre che ci˜ che • generato venga ge-
nerato [23,1] o dal simile o dal dissimile; ma <egli> dice che il simile, invero,
non subisce affezione ad opera del simile; al simile non si addice per nulla, in-
fatti, generare piuttosto che essere generato dal simile; se, infine, fosse generato
dal dissimile, vi sarˆ lÕessere a partire dal non-essere. E in questo modo <egli>
mostrava che <questo uno e tutto •> ingenerato ed eterno. <Senofane mostrava
che questo uno e tutto> non •, poi, nŽ illimitato nŽ limitato, [5] perchŽ illimitato
• il non-essere in quanto non possiede nŽ principio, nŽ mezzo e neppure fine,
mentre i molti si limitano a vicenda. In modo pressochŽ uguale, poi, <Senofane>
sopprime sia il movimento sia la quiete, perchŽ immobile •, invero, il non-
essere; nŽ, infatti, un <essere> diverso potrebbe andare verso di lui, nŽ lui verso
un altro; <egli mostrava che> si muovono, infine, gli enti che sono pi• di uno;
<mostrava che>, infatti, una cosa muta in unÕaltra cosicchŽ, anche quando so-
stiene che <questo uno e tutto> permane nellÕidentico luogo e non si muove
[10]:
Çsempre nello stesso luogo rimane, senza muoversi affatto,
nŽ gli si addice lo spostarsi or qua or lˆÈ,243
241
Scil. il limitato e lÕillimitato.
242
21 A 31 DK = SIMPL., in Phys. 22,26-30. Per la trad. inglese di in Phys. 21,13-22,30,
cf. B.M. P ERRY , Simplicius cit., pp. 280-283.
243
21 B 26 DK.
RIFERIMENTI DI SIMPLICIO A PARMENIDE - TRADUZIONE 171
dice che esso244 permane non alla maniera nella quale la quiete si oppone al
movimento, ma alla maniera della permanenza che trascende il movimento e la
quiete. [15] Nicola di Damasco, invece, nellÕopera Sugli d•i riferisce che egli245
sostiene che <questo uno e tutto •> il principio in quanto <•> illimitato e immo-
bile, mentre Alessandro in quanto <•> limitato e sferico;246 ma che <Senofane>
mostri che esso non • nŽ illimitato nŽ limitato, • chiaro dalle cose dette prima;
egli invece <mostrava> che <questo uno e tutto •> limitato e sferico attraverso il
sostenere che • in ogni parte simili. E dice, infine, che esso pensa tutte le cose
quando sostiene che:
[20] Çma senza fatica, con la forza dellÕintelletto, tutto scuoteÈ.247
R3
[15] Tra coloro i quali sostengono che i principi <sono> numerosi, invece,
alcuni ne ammisero un numero limitato, altri illimitato. E tra coloro i quali <so-
stengono> che <i principi> sono limitati, alcuni <sostengono> che <i principi>
sono due, come fa Parmenide nella sezione della sua opera concernente
lÕopinione, <quando sostiene che i principi sono> fuoco e terra (o piuttosto luce
e tenebra)248 o come gli Stoici <secondo i quali i principi> sono Dio e <la> ma-
teria, i quali sostengono che il Dio <• il principio> non, evidentemente, come un
elemento, ma come ci˜ che • agente, mentre <lÕaltro principio, cio• la materia
•>249 il paziente; altri, invece, <sostengono che i principi sono> tre, come Ari-
244
Scil. questo uno e tutto.
245
Scil. Senofane.
246
P. MORAUX [Der Aristotelismus bei den Griechen von Andronikos bis Alexander von
Aphrodisia. Vol. I: Die Renaissance der Aristotelismus im I, Jh. V.Chr., Berlin-New York
1973, p. 451 e n. 3 (trad. it. LÕAristotelismo presso i Greci. Volume primo: La rinascita
dellÕAristotelismo nel I sec. a. C., trad. it. di S. TOGNOLI, Milano 2000)], quando in S IMPL ., in
Phys. 23,14-16 e 149,11-18 trova affiancate le opinioni di Nicola di Damasco e Alessandro di
Afrodisia, ritiene che Simplicio assuma lÕopinione di Nicola per tramite di Alessandro. Cf. P.
G OLITSIS , Les Commentaires cit., p. 74, n. 38, il quale suggerisce, sulla base di S IMPL ., in
Phys. 151,20-30, che lo stesso Porfirio si serviva di questo scritto di Nicola per criticare Ales-
sandro.
247
21 B 25 DK; THPHR., Phys. op. fr. 5,1-27 = SIMPL., in Phys. 22,26-23,20.
248
28 A 34 DK = SIMPL., in Phys. 25,14-16. Per questa dottrina del fuoco e della terra
quali principi secondo Parmenide in Simplicio cf. in Phys. 30,31; 38,20 [qui Simplicio cita
Alessandro]; 179,32; 274,24; in Cael. 691,5-6.
249
Questa integrazione si rende necessaria poichŽ dal contesto si evince chiaramente che •
a Dio che gli Stoici assegnavano una dimensione attiva, mentre alla materia una dimensione
passiva e ricettiva. Viceversa, se non procedessimo con tale integrazione, si correrebbe il
172 I.A. LICCIARDI - PARMENIDE TRËDITO, PARMENIDE TRADíTO
stotele <il quale sostiene che i principi250 sono la> materia e i contrari; altri, in-
fine, <sostengono che i principi sono> quattro, come Empedocle di Agrigento,
nato non molto dopo Anassagora, [20] seguace251 e discepolo di Parmenide e
ancor di pi• dei Pitagorici.252
R4
Leucippo, invece, di Elea o di Mileto (di lui si dice infatti in entrambi i mo-
di), dopo aver preso parte alla filosofia di Parmenide, [5] non segu“ la stessa via
di Parmenide e Senofane intorno agli enti, ma pare <segu“> la <via> contraria.
Infatti, mentre quelli253 rendono il tutto uno, immobile, ingenerato e limitato, e
non concedono neppure di ricercare il non-essere, costui invece suppose che
elementi, illimitati e sempre soggetti al movimento, <fossero> gli atomi,254 e
<suppose> che illimitato <fosse>, in essi, il numero delle loro figure, in virt• del
fatto che nulla • in tal modo piuttosto che in talaltro, [10] anche in quanto <egli>
constat˜ una generazione e un mutamento incessante negli enti. <Leucippo so-
stenne> inoltre, poi, che lÕessere non sussiste affatto in maggior misura rispetto
al non-essere, e <che sono> entrambi, in modo simile, cause degli <enti> gene-
rati. Supponendo, infatti, <che> lÕessenza degli atomi <fosse> solida e piena,
sosteneva che • essere, e disse che si trascina nel vuoto, che precisamente chia-
rischio di attribuire to; pavscon a to;n qeovn, il che sarebbe del tutto errato e incoerente con i
presupposti generali della filosofia stoica.
250
Scil. i principi del divenire [cf. A RIST ., Phys. I 7].
251
Ma anche ÇemuloÈ. Intende cos“ B.M. P ERRY , Simplicius cit., p. 96, il quale segue
Diels [fr. 3,7 (Dox. 477,18) e relativa nota], che sosteneva che esiste una tradizione che
accomuna sia Teofrasto sia Diogene Laerzio [VIII 55,9-12 = 28 A 9 DK]. Tale tradizione
tramanda che Empedocle fu emulo o zelante imitatore di Parmenide. Sempre Diels ritiene che
lÕaggiunta finale kai; e[ti ma'llon tw'n Puqagoreivwn non giunga a Simplicio dalla tradizione
dossografica, ma sia una congettura del Commentatore stesso. Non concordo con H.
B ALTUSSEN , Philosophy and Exegesis cit., p. 234, n. 71, il quale segue W. F ROHN , The
Sources of Alexander of Aphrodisias, PhD thesis, Laval University 1980, p. 123, nel ritenere
che in questo passo zhlwthv" accenni a una qualche forma di relazione competitiva e
agonistica fra Empedocle e Parmenide, dal momento che lÕapproccio complessivo di
Simplicio sulla natura dei rapporti fra i Presocratici va, invece, proprio nella direzione
opposta, ossia quella della concordia.
252
28 A 10 DK = 31 A 7 DK = 59 A 8 DK. Per la trad. inglese di tutto questo passo, il
quale dovrebbe costituire un materiale di provenienza teofrastea [THPHR., Phys. op. fr. 3,1-7
DIELS], cf. B.M. P ERRY , Simplicius cit., p. 284.
253
Scil. Parmenide e Senofane.
254
SIMPL., in Phys. 28,4-9 = 28 A 8 DK.
RIFERIMENTI DI SIMPLICIO A PARMENIDE - TRADUZIONE 173
mava non-essere, e dice che esiste in misura non inferiore rispetto allÕessere.
[15]
R5
255
Per la trad. inglese di questo passo cf. B.M. P ERRY , Simplicius cit., pp. 286-290.
256
In questo contesto ajkouvw non ha il valore letterale di ÇudireÈ, ma va reso con un verbo
appartenente alla sfera della conoscenza. Dal prosieguo del discorso fatto da Simplicio, si
comprende immediatamente che si deve trattare di un tipo di conoscenza superficiale e
indebolita, ecco perchŽ si • scelto di tradurre tou;" ajkouvonta" con il sintagma Çcoloro che
vengono a conoscenza per sentito direÈ, in modo tale da rendere il senso di conoscenza
indebolita imposto dal contesto del discorso e mantenere contemporaneamente un legame con
il significato letterale del verbo ajkouvw.
257
Scil. i cristiani, cf. C 5.
258
P. G OLITSIS , Les Commentaires cit., p. 95, traduce con ÇdŽgraderÈ, mentre B.M.
P ERRY , Simplicius cit., p. 286, con ÇoverthrowÈ.
259
Si tratta di un hapax legomenon.
260
Scil. il principio intelligibile e primo.
261
Scil. lÕuno [cf. in Phys. 29,8].
174 I.A. LICCIARDI - PARMENIDE TRËDITO, PARMENIDE TRADíTO
sia della quiete, come di ogni contrapposizione,262 come anche Platone <ammet-
te> nella prima ipotesi del Parmenide;263 [15] Parmenide, invece, il quale osser-
va che ci˜ che resta sempre invariato nella sua identitˆ <•> al di lˆ di ogni mu-
tamento, forse anche <al di lˆ> di atto e potenza, canta che esso immobile e uni-
co in quanto trascendente264 tutte le cose,
Çsolo, immobile •, a esso sono nomi tutte le coseÈ.265
Melisso, infine, osserv˜ anchÕegli, in modo simile <a Parmenide>, che
<lÕuno •>266 ci˜ che • immutabile, ma dÕaltra parte fece vedere che esso • illimi-
tato come anche non soggetto a generazione secondo lÕinesauribilitˆ
dellÕessenza267 e lÕillimitatezza268 della potenza: • chiaro, poi, che la dimostra-
zione intorno allÕillimitatezza <dellÕuno> nasce secondo questa nozione.269 [20]
Dice, infatti, <Melisso>: Çe poichŽ, dunque, non si • generato, • e sempre era e
sempre sarˆ, non ha nŽ principio nŽ fine, ma • illimitato. Infatti, se fosse genera-
to, avrebbe un principio (avrebbe infatti cominciato a generarsi in un certo mo-
mento) e una fine (avrebbe infatti finito di generarsi a un certo momento); [25]
ma poichŽ non ha cominciato nŽ terminato, e sempre era, non ha principio nŽ
fine, [ma • illimitato]È.270 Cos“, dunque, Melisso, guardando verso ci˜ che •
senza principio nŽ fine in relazione al tempo e che sempre •, fece vedere che
<lÕuno271 •> illimitato. Che • siffatto,272 poi, anche Parmenide lo attesta,
allÕincirca, per mezzo queste parole:
[30,1] Çin quanto lÕessere • ingenerato e imperituro,
intero di un unico genere,273 immobile e senza fine274
262
LÕajntistoiciva indica, propriamente, il collocarsi allÕopposto di un altro termine
allÕinterno di una coppia di contrari [Çstanding opposite in pairsÈ, cf. L IDDELL -S COTT-J ONES ,
Greek-English Lexicon, s.v. ajntistoiciva].
263
Cf. PL., Prm. 139b3.
264
Cf. S IMPL ., in Phys. 792,8.
265
28 B 8,38 DK, parzialmente modificato da Simplicio.
266
Il soggetto • sempre to; e{n di in Phys. 29,8.
267
B.M. PERRY, Simplicius cit., p. 287, traduce con Çinexhaustibility of its essenceÈ.
268
Lett.: ÇlÕillimitatoÈ.
269
La nozione, cio•, dellÕinesauribilitˆ dellÕessenza e dellÕillimitatezza della potenza. Per
la dimostrazione melissiana dellÕillimitatezza dellÕUno si vedano, nellÕinsieme, 30 B 2 DK,
30 B 3 DK e 30 B 4 DK.
270
30 B 2,1-7 DK. In DK, tuttavia, allÕaltezza di 30 B 2,6-7 DK abbiamo, in aggiunta ri-
spetto al testo di Simplicio, kai; ajei; e[stai ‹kai;Ì compreso fra ajeiv te h\n e oujk e[cei ajrchvn.
271
Il soggetto • sempre to; e{n di in Phys. 29,8.
272
Scil. illimitato relativamente al tempo.
273
Sulla lezione mounogenev" attestata, oltre che da Simplicio, da Clemente, Eusebio,
Teodoreto e Filopono, e quella invece attestata da Plutarco, oujlomelev", cf. D. OÕB RIEN , Pro-
bl•mes dÕŽtablissement du texte, in P. A UBENQUE (sous la dir. de), ƒtudes sur ParmŽnide cit.,
t. II, pp. 319 e n. 15; 321 e n. 26; 322; 327 e n. 37; 328-329 e n. 41; 330 e n. 47; 332 e n. 52;
333 e n. 57.
RIFERIMENTI DI SIMPLICIO A PARMENIDE - TRADUZIONE 175
274
Il verso 28 B 8,4 DK si trova citato anche in in Phys. 78,13; 87,21, in cui viene citato
soltanto il primo emistichio; 120,23; 145,4 e in Cael. 557,18. CÕ• una variante, ossia che men-
tre in in Cael. 557,18 e in in Phys. 120,23 il verso si chiude con ajgevnhton, in in Phys. 30,2;
78,13 e 145,4 esso si chiude con ajtevleston. Per questÕultima variante cf. lÕintelligente di-
scussione contenuta in G. C ERRI , Parmenide di Elea. Poema sulla natura cit., pp. 222-223, in
cui lo studioso dimostra che non vi • nessuna contraddizione nel poema se si intende
lÕaggettivo come predicato nominale delle due copule contenute nel verso successivo [dimo-
dochŽ la traduzione, grosso modo, suonerebbe: Çed incompiuto / mai • stato o sarˆ, perchÕ•
tuttÕinsieme adessoÈ], e si evita cos“ di conferire allÕessere parmenideo lÕattributo di Çincom-
piutoÈ. é per questa ragione che, in questa raccolta di riferimenti, si • scelto di non apporre
nessun segno di interpunzione dopo ajtevleston.
275
28 B 8,3-5 DK, parzialmente modificato da Simplicio. Per una discussione relativa alla
lezione ajtevleston di 28 B 8,3 DK = S IMPL ., in Phys. 30,2, in connessione con la testimo-
nianza analoga, ma con lezione differente [ajgevnhton], sullo stesso verso nei Moralia di Plu-
tarco, si rinvia a D. OÕB RIEN , Probl•mes dÕŽtablissement du texte cit., pp. 330-331. Il verso si
trova citato anche in S IMPL ., in Phys. 78,14; 145,5; cf. anche 143,13 e P ROCL ., in Prm. 665,26
[cf. D. OÕB RIEN , Probl•mes dÕŽtablissement du texte cit., p. 334 e n. 61].
276
Scil. Parmenide.
277
Cf. in Phys. 29,19-20, in cui Simplicio scrive che secondo Melisso lÕUno • illimitato
secondo lÕessere inesauribile dellÕessenza. LÕajnevkleipton di in Phys. 30,4 dovrebbe costitui-
re, verosimilmente, la glossa del parmenideo ajnwvleqron di in Phys. 30,1 [28 B 8,3 DK], cos“
come lÕa[peiron di in Phys. 30,4 dovrebbe esserlo dellÕajtevleston di in Phys. 30,2 [28 B 8,4
DK]; cf. B.M. P ERRY , Simplicius cit., p. 109.
278
Cf. in Phys. 29,20-21, in cui Simplicio scrive che lÕUno • illimitato e ingenerato, e in
Phys. 29,22-26 [= 30 B 2,1-7 DK] in cui • contenuta la dimostrazione melissiana
dellÕillimitatezza dellÕUno a partire dal fatto che esso non • generato.
279
Simplicio parrebbe opporre qui, dunque, due diverse nozioni: una • la e[nnoia melis-
siana, cio• la nozione dellÕinesauribilitˆ dellÕessenza e dellÕillimitatezza della potenza, dalla
quale sorgerebbe la dimostrazione dellÕillimitatezza dellÕUno; una seconda e[nnoia, invece, •
quella qui esposta, vale a dire la nozione parmenidea di limite. Abbiamo detto Çparrebbe op-
porreÈ in virt• del fatto che un poÕ dopo [in Phys. 30,13-14] Simplicio dirˆ espressamente che
Çsenza dubbio, non cÕ• stato alcun disaccordo [ejnantivwsi"] relativamente alle nozioni [kata;
ta;" ejnnoiva"] di questi uomini in quei <passi> nei quali discutono intorno a esso [scil.
lÕessere]È.
280
Per considerazioni relative ad aspetti testuali del primo emistichio di questo verso [28
B 8,34 DK = S IMPL ., in Phys. 30,6] si rinvia a J. W IESNER , †berlegungen zu Parmenides B
8,34, in P. A UBENQUE (sous la dir. de), ƒtudes sur ParmŽnide cit., t. II, p. 178 e n. 46 [con
riferimento anche a P ROCL ., in Prm. 1134,22; 1152,29; 1177,5].
176 I.A. LICCIARDI - PARMENIDE TRËDITO, PARMENIDE TRADíTO
281
[10] non manca infatti di nulla; non essendolo, invece, mancherebbe di
tuttoÈ.282
Se infatti esiste <lÕ>essere e non | <il> non-essere, <esso>283 non manca di
nulla;284 un essere, poi, che non manca di nulla • perfetto; un essere, poi, perfet-
to, ha una fine e non • incompiuto; <un> fine, poi, avendo un limite ha anche un
termine. Cos“, senza dubbio, non cÕ• stato alcun disaccordo relativamente alle
nozioni di questi uomini in quei <passi>285 nei quali discutono intorno a esso.286
[15] Parmenide, poi, il quale giunse agli <enti> sensibili a partire da quelli intel-
ligibili ovvero, come egli stesso dice, a<llÕ>opinione a partire da<lla> veritˆ, in
quei <versi> in cui dice:
Çqui pongo termine al discorso che si accompagna a certezza e al pensiero
intorno alla veritˆ; da questo punto le opinioni mortali
devi apprendere, ascoltando lÕordine seducente delle mie paroleÈ,287
[20] <come> principi elementari degli <enti> soggetti a generazione ammise
anchÕegli288 lÕopposizione primaria,289 <opposizione> che egli chiama luce-
tenebra <o>290 fuoco-terra, o denso-raro o identico-diverso,291 dicendo di seguito
ai versi citati prima:
Çinfatti i mortali furono del parere di nominare due forme,
una delle quali non dovevano, in ci˜ essi si sono ingannati;
[25] le giudicarono contrarie nelle loro strutture e stabilirono i segni che le
distinguono
281
Cf. quanto diciamo in nota a in Phys. 40,6 in R 8.
282
28 B 8,29-33 DK.
283
Scil. lÕessere.
284
Cf. S IMPL ., in Phys. 29,11 [ejndeev"], in un contesto di discorso relativo allÕUno di Se-
nofane e di Parmenide, in cui Simplicio scrive: Ç<• necessario>, poi, <che lÕUno sia>
piuttosto fine, come anche principio, di tutti <gli enti>, perchŽ ci˜ che • senza limite, essendo
manchevole [ejndeev"], non ha ancora ricevuto un limiteÈ. LÕajnendeev" di in Phys. 30,11, cos“
come il tevleion della stessa linea, dovrebbero verosimilmente costituire la glossa del parme-
nideo oujk ejpideuev" di in Phys. 30,10 [28 B 8,33 DK]; cf. B.M. P ERRY , Simplicius cit., p.
109.
285
Interpreto ejn oi|" nel senso di Çin quei passiÈ, cos“ come P. G OLITSIS , Les
Commentaires cit., p. 97.
286
Scil. lÕessere [lÕo[n di in Phys. 30,11]; P. G OLITSIS , Les Commentaires cit., p. 97,
traduce peri; tou' aujtou' con Çde la m•me choseÈ.
287
28 B 8,50-52 DK. Cf. anche in Phys. 38,30-32; 41,8-9 per il v. 8,50 e il primo
emistichio di 8,51 e soprattutto 146,23-25, nonchŽ S IMPL ., in Cael. 558,5-7.
288
Per lÕaggettivo stoiceiwvdh" cf. S IMPL ., in Phys. 6,35; 7,12; 7,27; 11,23; 16,7; 17,22;
26,27; 34,14; 36,17; 38,13 et al.
289
Scil. in maniera simile ai naturalisti, i quali avevano rivolto la loro indagine principal-
mente agli elementi naturali.
290
Aggiunta di Diels.
291
SullÕattribuzione a Parmenide della coppia identico-diverso cf. B.M. P ERRY , Simpli-
cius cit., p. 110.
RIFERIMENTI DI SIMPLICIO A PARMENIDE - TRADUZIONE 177
separatamente gli uni dagli altri, da un lato posero lÕetereo fuoco della fiam-
ma
<che •> benigno assai rarefatto e leggero,292 a sŽ medesimo da ogni parte
identico,
[31,1] ma rispetto allÕaltro non identico; dallÕaltro lato posero anche lÕaltro
per se stesso,
come opposto, notte oscura, di struttura densa e pesanteÈ.293
E, poi, • in circolazione in mezzo ai versi anche un certo breve discorso in
prosa contenente <parole> di Parmenide stesso di tal risma: Çper questo motivo
il rado • anche ci˜ che • sottile, caldo, luce, molle e leggero, [5] mentre il fred-
do, lÕoscuritˆ, il duro e il pesante hanno ricevuto il nome in riferimento al denso:
queste due <serie>, infatti, vengono distinte a partire da ciascuno dei due mo-
diÈ.294 In tal modo <Parmenide> assunse chiaramente due elementi opposti; per
la qual cosa comprese per primo che i due <contrari> sono lÕessere-uno,295 e di-
ce che sono caduti in errore coloro i quali non hanno visto296 o messo chiara-
mente a nudo che la generazione <•> lÕopposizione degli elementi che si con-
giungono;297 precisamente per questo motivo anche Aristotele [10], seguendo
292
Per considerazioni di ordine testuale in merito alla giustapposizione, metricamente e fi-
losoficamente contestabile, di ajraiovn ed ejlafrovn [28 B 8,57 DK si trova citato anche in in
Phys. 39,5 e 180,5], si rinvia a J. F RéRE , ParmŽnide et lÕordre du monde: fr. VIII, 50-61, in P.
A UBENQUE (sous la dir. de), ƒtudes sur ParmŽnide cit., t. II, pp. 206-207.
293
28 B 8,53-59 DK. Cf. anche in Phys. 180,1-7.
294
I due modi sarebbero il rado e il denso. Seguo Diels il quale considera le li. 31,3-7 co-
me uno scolio di Simplicio al fr. 8,56-59 di Parmenide, non Stein [p. 795 della sua edizione di
Parmenide del 1867], il quale pens˜ invece a Melisso [cf. app. cr. dellÕin Phys. DIELS, p. 31].
Si tratta, forse, di uno scolio risalente allÕepoca alessandrina, nella quale era largamente in uso
lÕintroduzione di note marginali finalizzate alla spiegazione di testi ritenuti particolarmente
difficili.
295
Fu storicamente il primo, cio•, a riconoscere che lÕessere-uno racchiude in sŽ anche la
dualitˆ degli opposti. Va segnalato che, terminologicamente, lÕespressione e{n to; o[n indica s“,
in questo contesto, senzÕaltro lÕessere-uno parmenideo, ma va anche detto che essa richiama
esplicitamente la nozione di Uno-che-• che • oggetto della seconda ipotesi del Parmenide di
Platone. La doverosa disambiguazione lessicale e filosofica che occorre effettuare fra le due
nozioni • compito che si impone, naturalmente, agli studiosi moderni [e infatti noi tradurremo
questÕespressione con ÇlÕUno-che-•È solo in quei contesti in cui Simplicio, direttamente o
indirettamente, fa riferimento al dialogo di Platone], ma non a Simplicio, per il quale le due
nozioni sono intercambiabili. Respingo la proposta di B.M. P ERRY , Simplicius cit., p. 111, il
quale in in Phys. 31,8 propone di leggere, secondo la lezione dei codici, dievgnw, respingendo
la correzione del Diels duv! e[gnw, che noi al contrario accogliamo, dato che Simplicio torna a
parlare dellÕessere-uno in un contesto immediatamente successivo alla discussione sugli ele-
menti opposti.
296
Nel verbo sunoravw risuona lÕidea dellÕÇabbracciare con uno sguardoÈ, immagine che
rende molto bene lÕatto dello scorgere lÕUno di lˆ della dualitˆ.
297
Il verbo sunivsthmi, opposto a diakrivnw o dialuvw ha, in A RIST . GC II 9, 336a4 e
Cael. I 10, 280a12, il significato tecnico di Çrestringersi, condensareÈ [cf. L IDDELL -S COTT-
178 I.A. LICCIARDI - PARMENIDE TRËDITO, PARMENIDE TRADíTO
R6
Tranne che anche costui301 non proferisce nulla di contrario rispetto a Par-
menide e Melisso, ma osserv˜, come anche Parmenide, lÕopposizione elementa-
re, e come causa efficiente quello302 [15] pone una dea, unica comune situata in
mezzo a tutte le cose e causa di ogni generazione, mentre costui303 osserv˜
lÕopposizione anche nelle cause efficienti.
J ONES , Greek-English Lexicon, s.v. sunivsthmi]. Fare sostenere a Parmenide, come fa qui
Simplicio, che la generazione altro non • se non lÕopposizione degli elementi che si congiun-
gono, • un modo come un altro per sostenere, come ha detto poco prima [e{n to; o]n duv! e[gnw,
in Phys. 31,7-8] che il due si riconduce allÕuno. Tutta lÕespressione tou;" th;n ajntivqesin tw'n
th;n gevnesin sunistwvntwn stoiceivwn mh; sunorw'nta" h] mh; safw'" ajpokaluvptonta", in
Phys. 31,8-9, dovrebbe costiture una glossa del parmenideo morfa;" ga;r katevqento duvo
gnwvmai" ojnomavzein [28 B 8,54 DK = S IMPL ., in Phys. 30,24]; cf. B.M. P ERRY , Simplicius
cit., p. 111.
298
Lett.: Çcompletano, rendono perfettaÈ [A RIST ., GC II 10, 336b31]. Cf., per la soluzio-
ne da noi adottata, PL., Smp. 202e6; Ti. 92c6; Lg. VI, 770b8; Epin. 985b1; A RIST ., de Caelo
III 8, 306b6 et al.; SIMPL., in Phys. 38,28.
299
Per una serie di osservazioni testuali molto utili relativamente a questo passo che stia-
mo prendendo ora in considerazione [in particolare per quanto riguarda in Phys. 30,2-31,15]
si rinvia a L. T ARçN , The text cit., pp. 246-266 e, in particolare, pp. 252-253 e 262, con rife-
rimento a S IMPL ., in Phys. 30,2-3; 30,18; 30,25; 31,15; D. H ARLFINGER , Aspekte der han-
dschriftlichen †berlieferung des Physikkommentars des Simplikios cit., pp. 267-287 e, in par-
ticolare, pp. 271-272 e 286, con riferimento a S IMPL ., in Phys. 30,16-35 e 30,30.
300
28 B 12,8-13 DK.
301
Scil. Empedocle.
302
Scil. Parmenide.
303
Scil. Empedocle.
RIFERIMENTI DI SIMPLICIO A PARMENIDE - TRADUZIONE 179
R7
304
Per questo termine cf. C 6.
305
59 B 1 DK.
306
59 B 4 DK.
307
to; suvmpan, in Platone, invece, ricorre spesso come espressione tecnica per designare
la totalitˆ del reale.
308
Il to; dopo il tou'to • unÕaggiunta che Diels ha operato a partire da a [editio Aldina].
309
Scil. gli antichi.
310
Questo mevn ha un valore concessivo.
311
I Pitagorici, Senofane, Parmenide, Melisso, Empedocle e Anassagora.
312
I fisiologi monisti.
313
P. G OLITSIS , Les Commentaires cit., p. 99, traduce con ÇimmŽdiatsÈ. Il termine ha lar-
go uso in Simplicio, cf. SIMPL., in Cael. 11,27; 438,22; 438,25; 638,20 [ta; prosech' stoi-
cei'a]; in Cat. 279,20; in Phys. 12,1; 12,2; 262,8 [ta; prosech' stoicei'a]; 262,10; 325,19;
532,11 [ta; prosech' ... stoicei'a]; in Epict. 97,14; ma ha una certa ricorrenza anche in
Alessandro, Proclo e Filopono. Per prosechv~ come sinonimo di kaq! e{kaston, come si leg-
ge in Proclo, Inst. 31,6, cf. Simplicio, in Phys. 3,26; 6,13; 8,4; 12,1; 12,2; 12,5; 190,8 et al. In
P ROCL ., Inst. 31,6, lÕaggettivo prosechv", associato al sostantivo aijjtiva, indica la Çcausa
prossimaÈ e particolare in opposizione alla causa prima [cf. S IMPL ., in Phys. 11,36-12,3; cf.
anche L IDDELL -S COTT -J ONES , Greek-English Lexicon, s.v. prosechv"], e in effetti Simplicio,
in in Phys. 306,31, lo assume insieme con ai[tion. Sono poi prosecei'" anche i principi, le
ajrcaiv, opposti a ajrcikwvtatai [198,10]. LÕaggettivo •, infine, opposto a ajrcoeidevstera in
36,16 e a koinaiv in in Phys. 1140,19.
314
Simplicio distingue da un lato Anassimene, Parmenide e Empedocle e, dallÕaltro lato,
180 I.A. LICCIARDI - PARMENIDE TRËDITO, PARMENIDE TRADíTO
della natura elementare in maniera pi• parziale,315 mentre altri in maniera pi•
completa, alcuni ricercano soltanto gli elementi, mentre altri tutte le cause e le
concause.316
[20] Anche Aristotele stesso, poi, il quale sembra mostrare le loro discor-
danze, un poÕ pi• avanti dirˆ: Çdifferiscono, per˜, tra di loro, per il fatto che as-
sumono gli uni <contrari317 che sono> anteriori, gli altri <contrari che sono> po-
steriori, e gli uni <assumono contrari che sono> meglio conosciuti secondo la
ragione, gli altri invece <assumono contrari che sono meglio conosciuti> secon-
do la sensazioneÈ.318 ÇSicchŽ Ð dice <Aristotele> Ð in un certo senso, essi so-
stengono <contrari che sono> identici e diversi tra loro <a un tempo>È.319 Ma
noi siamo stati costretti costretti a dilungarci ulteriormente su queste cose a cau-
sa di coloro i quali, alla leggera,320 accusano gli antichi di discordia [25]. PoichŽ,
per˜, presteremo attenzione anche ad Aristotele il quale confuta le opinioni dei
filosofi precedenti (sembra che anche Platone fece ci˜ prima di Aristotele, e
Parmenide e Senofane <lo stesso> prima di entrambi) bisogna osservare che co-
storo, preoccupandosi degli uditori pi• superficiali, confutano ci˜ che ha
lÕapparenza di essere assurdo nei loro discorsi,321 dal momento che gli antichi
sono stati soliti esprimere i propri pareri322 [30] in maniera enigmatica. é chiaro,
poi, che Platone venera a tal punto Parmenide Ð che sembra confutare Ð da so-
stenere anche che la sua intelligenza ha bisogno di un tuffatore profondo.323
Sembra che [37,1] anche Aristotele, infine, sospetti della profonditˆ della sa-
pienza di quello quando dice: ÇParmenide, invece, sembra in qualche misura
parlare vedendo maggiormenteÈ.324 E costoro,325 dunque, talvolta supplendo a
ci˜ che • stato passato sotto silenzio, talaltra rendendo chiaro ci˜ che • stato det-
to in modo non chiaro, talaltra operando distinzioni,326 non essendo possibile [5]
riferire agli <enti> fisici ci˜ che • stato detto in riferimento agli <enti> intelligi-
bili, come nel caso di coloro i quali sostengono che lÕessere • uno e immobile,327
talaltra ancora respingendo previamente le interpretazioni leggere328 degli <udi-
tori> pi• superficiali, in tal modo danno lÕapparenza di confutare. E tenteremo
anche noi di esaminare queste cose in ciascuna delle critiche di Aristotele. Ma
bisogna riprendere nuovamente in esame il testo di Aristotele e definire con pre-
cisione le cose dette in questo.
R8
Alessandro dice che: Ç<Aristotele> dicendo che bisogna che il principio sia
ricavato a partire da ci˜ che • meglio conosciuto per noi, anchÕegli lo ricava in
questo modo, perchŽ ha cominciato da un <assioma>329 divisorio perfetto, chia-
ro e manifesto a tutti. Che cosa • infatti pi• evidente della proposizione contrad-
dittoria,330 quella che dice che <il principio> • uno oppure non uno, vale a dire
molti?È [15] Ma il fatto che, invero, <Aristotele> ha cominciato da un <assio-
ma> divisorio <che •> evidente, viene detto <da Alessandro> giustamente, pur-
tuttavia non • ci˜ che precisamente dice Aristotele il fatto che si deve procedere
dalle cose manifeste ai principi non manifesti. Erano infatti composte quelle co-
se, <cio•> quelle manifeste e meglio conosciute per la sensazione e dette cos“ in
generale in quanto interi e comprensivi delle cose pi• particolari e meno manife-
ste. [20] In effetti, a partire dalle cose sensibili e note per noi egli confuterˆ, co-
me vedremo, le opinioni false intorno ai principi e consoliderˆ quelle vere. Ales-
326
Cf. in Phys. 21,17-19, in cui lo stesso concetto [qui riferito ai soli Eleati] viene riferito
ai Pitagorici, a Senofane, Parmenide, Empedocle e Anassagora.
327
Scil. Parmenide e Melisso.
328
Cf. eujkovlw" in in Phys. 36,24.
329
Ho considerato sottinteso il termine assioma basandomi su S IMPL ., in Phys. 21,25
[ajxivwma diairetikovn] e 22,16, in cui ajxivwma • sottinteso come preposto a diairetikovn. Si
tratta dellÕassioma divisorio, come viene chiarito in in Phys. 21,25-26, secondo il quale •
necessario che il principio sia uno oppure molti [cf. A RIST ., Phys. I 2, 184b15], assioma
divisorio che a sua volta, come viene spiegato in in Phys. 21,26-27, ma anche qui in in Phys.
37,14-15, altro non significa che la contraddizione uno/non-uno. Si rilevi che con il termine
ajxivwma Simplicio non intende qui indicare la nozione tecnica di Aristotele, APo. I 10, 76b14
ss., ma intende semplicemente una assunzione teorica preliminare alla trattazione di un argo-
mento.
330
Per ajntivfasi~ vd. ARIST., Int. 13, 22a39, APr. I 15, 34b29 et al.
4.
COMMENTARIO
C1
in Phys. 6,31-7,15 [Prooemium]
In primo luogo occorre dire che il riferimento che qui si intende commentare
fa parte di una delle due digressioni [parekbavsei"] che si incontrano nel I libro
del Commentario alla Fisica di Aristotele, precisamente alle linee 6,31-8,15 e
28,32-37,9 D IELS, nelle quali Simplicio presenta la sua opinione complessiva
sulla filosofia preplatonica. é dunque utile discutere su queste due digressioni
per chiarirne la struttura, il contenuto e le finalitˆ. Prima di fare ci˜, tuttavia, oc-
corre accennare al ruolo che la digressione occupa comunemente nei commenta-
ri neoplatonici e, in particolare, nel Commentario alla Fisica di Simplicio.
Il commentario filosofico, che • il genere di scrittura tipico della filosofia
tardo-antica, pu˜ essere caratterizzato, secondo una delle suddivisioni general-
mente adottate dagli studiosi, almeno da quattro forme: la forma scolastica, la
forma teoretica, la forma scientifico-teologica e quella storico-filosofica
[questÕultima si • andata vieppi• affermando nella storia del neoplatonismo so-
prattutto nei secoli V e VI]. Tali forme di commentario si riscontrano special-
mente in Proclo, Filopono e Simplicio [cf. F. ROMANO, La scuola filosofica e il
commento cit., p. 601]. Tale distinzione, tuttavia, • in qualche modo problemati-
ca, per il fatto che • raro trovare un commentario che segua in modo assoluto
una sola di queste forme, mentre • frequente riscontrare commentari che hanno
forma mista tra le quattro indicate. é proprio questo il caso dellÕin Physica di
Simplicio, che • attraversato da tutte e quattro le forme di commentario, proba-
bilmente in ragione del fatto che Simplicio • un commentatore che si pone alla
fine della tradizione scolastica neoplatonica dalla quale eredita, dunque, anche i
diversi usi di scrittura. La digressione, di cui dicevamo, presenta una forma sto-
rico-filosofica e costituisce una vera e propria unitˆ testuale. Non a caso P. G O-
LITSIS , Les Commentaires cit., pp. 85-86, ha individuato alcune formule stereo-
tipate delle quali Simplicio si serve per demarcare Ð in apertura come in chiusu-
ra Ð le sue digressioni, e ne fornisce un elenco. é lo stesso Simplicio a indivi-
duare la digressione come elemento in qualche modo Çesterno al commentarioÈ,
e[xw tou' uJpomnhmatismou' [in Phys. 601,12], in cui egli interrompe lÕesegesi per
esprimere la sua opinione personale, spezzando in tal modo la continuitˆ del suo
discorso. Non per questo le digressioni guastano lÕunitˆ del commentario conti-
nuo, ovvero di quel genere di commentario che segue passo passo le argomenta-
zioni del testo commentato nonostante che non assuma ogni linea del testo og-
getto di commento.
La digressione • un elemento che storicamente tende vieppi• ad affermarsi
nella tradizione commentaria neoplatonica e trova il suo apice in autori quali
Giovanni Filopono e, appunto, Simplicio, i quali a diverso titolo ne fanno largo
290 I.A. LICCIARDI - PARMENIDE TRËDITO, PARMENIDE TRADíTO
avrebbero considerato tutte le cause fin qui citate come semplici concause [su-
naivtia] e avrebbero considerato invece gli intelligibili come cause in senso pro-
prio [kurivw" ai[tia] del mondo sensibile; cf. A. L ERNOULD , Physique et thŽo-
logie. Lecture du TimŽe de Platon par Proclus, Villeneuve dÕAscq 2001, pp. 32-
35 e P. G OLITSIS , Les Commentaires cit., pp. 89-90. QuestÕultimo studioso, in
particolare, considera questo excursus di Proclo e il libro A della Metafisica di
Aristotele come il modello formale della digressione simpliciana contenuta di in
Phys. 6,31-8,15 D IELS . Se tuttavia Golitsis pu˜ avere qualche ragione sul piano
formale, sostanziale mi sembra per˜ la differenza tra Proclo e Simplicio sul pia-
no teorico per il fatto che Proclo appare chiaramente ÒdiscontinuistaÓ, nella mi-
sura in cui la filosofia preplatonica sarebbe per lui una mera preparazione alla
vera fisica, ossia alla Çfisica teologicaÈ contenuta nel Timeo, rispetto alla quale
la fisica di Aristotele costituirebbe un ÒarretramentoÓ [ÇreculÈ, dice P. G OLI-
TSIS , Les Commentaires cit., p. 90]. Ben diverso • invece il quadro offerto da
Simplicio. Egli cita per primi i Milesii Ð il riferimento esplicito • a Talete, Anas-
simandro e a non meglio precisati filosofi dello stesso tipo Ð, i quali hanno con-
dotto le loro indagini muovendo Çdal bassoÈ [kavtwqen], ossia dal piano sensibi-
le, e in particolare dalla materia, che essi hanno assunto come principio di tutte
le cose.
A proposito di questi primi filosofi, il riferimento di Simplicio al diluvio
[kataklusmov"], di cui si parla nel mito di Pirra e Deucalione, costituisce in
qualche modo un topos nella tradizione filosofica, principalmente a partire dal
cenno che ne fa Platone in Timeo 22a7, e che viene poi fissato nel relativo com-
mentario di Proclo [in Ti. I 101,11]. Per quanto si tratti di un topos, questo ri-
mando di Simplicio allÕargomento del diluvio potrebbe costituire un indizio del
fatto che Simplicio leggeva il Commentario di Proclo al Timeo. Lo stesso Goli-
tsis, dÕaltra parte, come si • detto, considera il proemio di Proclo come il model-
lo formale di quello di Simplicio, e anzi ritiene che Simplicio leggesse diretta-
mente il Commentario di Proclo al Timeo [parallelamente, lÕutilizzo che dellÕin
Ti. di Proclo ha fatto Simplicio nellÕin Cael. • stato di recente indagato da M.-A.
G AVRAY , Au terme dÕune tradition: Simplicius, lecteur du PhŽdon, in Ancient
Readings of PlatoÕs Phaedo, ed. by S. D ELCOMMINETTE , P. D ÕH OINE and M.-
A. G AVRAY , Leiden-Boston 2015, pp. 293-310]. Se Golitsis per˜ non fornisce
alcuna indicazione precisa a supporto di questa sua affermazione, pi• preciso •
H. B ALTUSSEN , Philosophy and Exegesis cit., p. 214, il quale individua una
probabile allusione di Simplicio a Proclo in in Phys. 601,15-20, che Diels, nel
suo Index nominum, p. 1453, aveva giˆ indicato come un riferimento, seppur ge-
nerico e non specifico, allÕin Timaeum di Proclo. Per la questione generale della
conoscenza da parte di Simplicio degli scritti di Proclo cf. L.G. W ESTERINK ,
Proclus et les PrŽsocratiques, in J. P ƒPIN -H.D. S AFFREY (Žds.), Proclus: lec-
teur et interpr•te des anciens. Actes Du Colloque International Du Cnrs, Paris,
2-4 Octobre 1985, Paris 1987, pp. 105-112; J.J. C LEARY , Proclus as a Reader of
292 I.A. LICCIARDI - PARMENIDE TRËDITO, PARMENIDE TRADíTO
potremmo citare lÕajrcai>kw'" di Metaph. XIV 2, 1089a2 ss. con cui egli intende
considerare antiquata e immatura la filosofia dei predecessori, in particolare di
Parmenide.
Proseguendo in questa prima digressione, dopo Senofane, Parmenide e i
Piagorici, • la volta di Anassagora. La testimonianza di Simplicio su Anassagora
[che non • discussa nŽ da Golitsis nŽ da Baltussen], pur essendo breve, • tuttavia
estremamente interessante dal punto di vista teorico. Essa, infatti, non soltanto
introduce in maniera incisiva quelli che a Simplicio appaiono i due aspetti
decisivi della speculazione di Anassagora, vale a dire lÕintroduzione del nou''"
quale causa efficiente e il ricorso a enti infinitamente piccoli per spiegare la
struttura elementare delle cose, ma soprattutto costituisce un anticipo fondamen-
tale di ci˜ che Simplicio afferma poco dopo su Platone. Il passo dice:
ÇAnassagora di Clazomene, invece, comprese invero che lÕIntelletto • una causa
efficiente, mentre nella spiegazione delle cause Ð come Socrate gli addebit˜
[ejpevskhye] nel Fedone [scil. P L ., Phd. 97b8 ss.] Ð si serv“ di enti il pi• piccoli
possibile [ojlivgista]È [SIMPL., in Phys. 7,3-6]. Innanzitutto qui Simplicio, per
indicare lÕIntelletto anassagoreo, usa ai[tion, non pi•, come prima, quando ha
parlato dei primi materialisti, aijtiva, perchŽ sta indicando lÕIntelletto come una
causa specifica, cio• come causa efficiente [cf. F. R OMANO , Proclo. Lezioni sul
Cratilo di Platone, Catania 1989, p. 143, e I D ., Il neoplatonismo cit., p. 146, n.
75], da cui si distinguono le cause materiali piccolissime, cio• i semi. A proposi-
to di questi ultimi, Simplicio rimanda a Fedone 98c1 [per osservazioni sui
riferimenti al Fedone nellÕin Phys. di Simplicio, in connessione al corso di studi
platonico nella Scuola di Atene cf. M.-A. G AVRAY , Simplicius cit., p. 39; relati-
vamente, invece, alla conciliazione che Simplicio opera fra il mito escatologico
contenuto alla fine del Fedone e la cosmologia contenuta nel de Caelo di Aristo-
tele, si rinvia a I D ., Au terme dÕune tradition cit., pp. 293-310]. Qui Platone pre-
cisamente parla di Çcose numerose e assurdeÈ [polla; kai; a[topa], con evidente
riferimento alle cause materiali di Anassagora. Questa considerazione
sullÕassurditˆ dei principi causali di Anassagora • ripresa letteralmente da Sim-
plicio, il quale in in Phys. 7,6 in qualche modo difende Anassagora dicendo che
forse non • assurdo [i[sw" oujde;n a[topon tou'to] ricorrere dal punto di vista
eziologico a principi piccolissimi, se • vero che lo stesso Platone nel Timeo si •
avvalso di superfici e figure quali costituenti ultimi degli elementi [precisamente
Simplicio cita sia Timeo di Locri, vale a dire il filosofo pseudoepigrafo che egli
considera come un pitagorico storicamente esistito, sia il Timeo drammatico di
Platone, cf. B.M. P ERRY , Simplicius cit., p. 278]. Sempre in questo stesso passo
relativo ad Anassagora, Simplicio distingue queste cause materiali platoniche da
altre cause, assunte sempre da Platone, degli enti che si generano, e cio• la causa
efficiente, la causa paradigmatica e la causa finale. Come Anassagora, dunque, il
quale ha assunto lÕIntelletto oltre ai semi, Platone avrebbe assunto cause diffe-
renti dalle figure geometriche elementari. A questo punto, tuttavia, Simplicio
296 I.A. LICCIARDI - PARMENIDE TRËDITO, PARMENIDE TRADíTO
rea, ed • posto in rapporto con Pitagorici ed Eleati, Simplicio sembra voler poi
dare un particolare risalto alla causa paradigmatica [questo passo • preso in con-
siderazione da N.L. C ORDERO , Simplicius et lÕÇŽcoleÈ ŽlŽate cit., p. 169, il qua-
le discute su una presunta unitˆ della filosofia eleatica che si desumerebbe da
Simplicio]. Parlando, infatti, di enti naturali soggetti a generazione Simplicio,
dopo aver riferito, ricorrendo a Eudemo [EUDEM., fr. 31,4 WEHRLI = SIMPL., in
Phys. 7,10-19], che Platone per primo chiam˜ elementi i principi elementari del-
le cose, afferma che distinse da questi principi la causa efficiente, la causa finale
e Çin aggiunta a questeÈ [pro;" touvtw/] le idee quali cause paradigmatiche. An-
che in in Phys. 10,34, lÕespressione pro;" touvtw/ introduce ancora th;n para-
deigmatikh;n ajrchvn, in un contesto di discorso [ma si tratta qui di un frammen-
to di Porfirio] in cui viene posta in risalto la differenza tra Aristotele, il quale
intese la forma [to; ei\do", 10,33] come immanente alla materia [ejn th'/ u{lh/,
10,33], e Platone, il quale invece concep“ lÕidea come ci˜ che • separato [to;
cwristo;n ejnnohvsa" ei\do", 10,34]. PoichŽ Simplicio fa riferimento al Timeo, •
verosimile che la causa efficiente, la causa esemplare e la causa finale indichino,
rispettivamente, il Demiurgo, le idee e il bene.
Per quanto riguarda il plhvn di 7,10 che, come ho giˆ detto, introduce una
svolta filosofica, costituita da Platone, va segnalato che nellÕin Phys. plhvn viene
utilizzato spesso, in maniera quasi formulare [9,32; 23,32; 29,12; 31,21 et al.],
per evidenziare un contrasto o una differenziazione fra due o pi• elementi che
precedentemente erano stati da Simplicio posti in analogia. Wehrli, nella sua
edizione dei frammenti di Eudemo, fa iniziare proprio da plhvn questo passo di
Simplicio in cui viene citato Eudemo [EUDEM., fr. 31,4 WEHRLI = SIMPL., in
Phys. 7,10-19], wJ" oJ Eu[dhmo" iJstorei' [7,14]. Non credo che debba suscitare
dubbio il fatto che non si debba ricondurre a Eudemo tutto ci˜ che si legge alle
linee 7,10-19, ma soltanto il fatto che Platone per primo chiam˜ elementi i prin-
cipi elementari. Se, infatti, un aristotelico come Eudemo non avrebbe difficoltˆ a
riconoscere in Platone un filosofo fortemente metafisico, qualche difficoltˆ
avrebbe certamente, al contrario, a riconoscere che Platone fece progredire le
dottrine di Pitagorici ed Eleati.
LÕaccuratezza dei riferimenti alla Fisica di Eudemo in Simplicio ha fatto ipo-
tizzare che questÕultimo ne possedette una copia, seppure meno completa rispet-
to a quella posseduta da Alessandro, come pensa H. B ALTUSSEN , Philosophy
and exegesis cit. pp. 100 e 213. Tuttavia spesso Simplicio sembra dipendere di-
rettamente da Alessandro, per cui sarebbe parimenti ipotizzabile che
questÕultimo abbia costituito per Simplicio la fonte su Eudemo. Decisiva, a tal
proposito, sembra lÕinterpretazione di SIMPL., in Phys. 133,21-25, che Baltussen,
ibid., p. 100, intende come una chiara emancipazione di Simplicio da Alessan-
dro, mentre Golitsis, Les Commentaires cit., p. 72, legge come una chiara affer-
mazione di dipendenza di Simplicio da Alessandro [sul rapporto fra Simplicio e
le fonti di origine peripatetica, principalmente Teofrasto e Eudemo, cf. H. B AL-
298 I.A. LICCIARDI - PARMENIDE TRËDITO, PARMENIDE TRADíTO
C2
lemma, con la divisione fra monisti e pluralisti, va detto quanto segue. Il libro I
della Fisica di Aristotele si occupa, come • noto, dei principi della scienza della
natura. Per individuare quanti e quali siano i principi della natura, Aristotele,
seguendo un metodo che gli • consueto, inizia la sua ricerca con lÕanalizzare le
teorie dei predecessori che, a suo modo di vedere, riguardano la ricerca sui
principi del divenire. Egli imposta quindi uno schema in cui stabilisce che esiste
o un solo principio o pi• principi del divenire, e nel caso in cui il principio sia
uno soltanto, ipotizza che tale principio possa essere in movimento o immobile
[ARIST., Phys. I 2, 184b15-18], mentre nel caso in cui i principi siano molti,
ipotizza che questi siano di numero infinito o di numero finito [ARIST., Phys. I
2, 184b18-19]. AllÕinterno di ciascuna di queste possibilitˆ si possono collocare
tutte le teorie dei predecessori che storicamente sono state formulate sul
problema dei principi o che, comunque, Aristotele ha valutato come tali [si
rinvia, a tal proposito, a W. WIELAND, Das Problem der Prinzipienforschung
und die aristotelische Physik, ÇKant StudienÈ 52 (1960-1961), pp. 206-21]. Pi•
nel dettaglio, in questa diairesi, si ricorderˆ, le opinioni dei filosofi precedenti
sui principi del divenire venivano cos“ ripartite: (1) il principio • uno, oppure (2)
i principi sono molti. Se (1), esso pu˜ essere (a) immobile [Parmenide e
Melisso] o (b) mobile [i ÇfisiciÈ (A RIST., Phys. I 2, 184b17), ossia tutti i
fisiologi monisti]; se invece (2) essi sono (a) di numero limitato (due, tre o
quattro [Empedocle)], oppure (b) illimitati, e se sono (2-b) essi saranno (a) dello
stesso genere [ma, precisa Aristotele, con diversa configurazione spaziale: il
riferimento • a Democrito] o (b) contrari [il riferimento • ad Anassagora]. Per
unÕanalisi critica dettagliata della divisione di Aristotele rinvio a G.R.
GIARDINA, I fondamenti della fisica cit., pp. 46-48.
Solo dopo aver compiuto questa dettagliata indagine con metodo dialettico
Aristotele, nel capitolo settimo, formulerˆ la sua propria teoria dei principi del
divenire: questi sono tre, e sono il sostrato, la forma e la privazione. Simplicio,
nel suo Commentario alla Fisica, segue in maniera sistematica lÕordine di espo-
sizione delle questioni e dei nuclei problematici che di volta in volta Aristotele
presenta, ed • per questa ragione che una parte cospicua di questo suo commen-
tario al libro I verte sullÕanalisi storico-teorica delle dottrine dei Presocratici sui
principi.
La primissima parte del commento di Simplicio [in Phys. 20,29-22,21] ri-
guarda lo statuto epistemologico della diairesi aristotelica e la sua struttura in-
terna. Pur precedendo il riferimento qui in esame, il discorso di Simplicio pre-
senta degli aspetti interessanti, sui quali vale la pena spendere qualche parola.
Simplicio imposta subito la ricerca dicendo che occorre seguire un preciso Çor-
dine di problemiÈ [hJ tavxi" tw'n problhmavtwn, in Phys. 20,29], con riferimento
agli Analitici Secondi di Aristotele. Diels, nel suo apparato critico ad loc. identi-
fica questo riferimento con APo II 1, 89b24 ss., in cui Aristotele specifica che la
ricerca deve occuparsi di quattro ordini di problemi, e cio• il to; o{ti, cio• che
300 I.A. LICCIARDI - PARMENIDE TRËDITO, PARMENIDE TRADíTO
una cosa •, il to; diovti, perchŽ •, lÕeij e[sti, se •, e infine il tiv ejstin, che cosÕ•.
In realtˆ Simplicio, nonostante il suo generico riferimento agli Analitici, assume
piuttosto lÕordine dei problemi posti da Aristotele in Phys. I, perchŽ Aristotele in
questo libro indaga appunto quanti e quali siano i principi. Ora, sulla base di tale
ordine occorre indagare, afferma precisamente Simplicio, se in generale esistono
principi degli enti naturali, quali siano e quanti siano. A differenza, per˜, di Ari-
stotele, il quale prima indaga quanti e poi quali siano i principi, viceversa Sim-
plicio antepone la questione ÒqualiÓ siano i principi a quella ÒquantiÓ siano i
principi. Il riferimento di Simplicio allÕopera logica di Aristotele • dunque estra-
neo a quanto questÕultimo scrive in Fisica I 2, da cui • tratto il lemma in esame.
Nel primo capitolo Aristotele si limita a dire che essendo a fisica una scienza
di cui esistono principi, cause ed elementi, bisogna anzitutto indagare su questi.
AllÕindicazione di questo ordine di problemi Simplicio fa seguire una citazione
che occupa le linee 20,31-21,5, in cui mette insieme Porfirio con dei lemmi di
Aristotele. LÕinizio della citazione • il seguente: Ç[É] ma ricercare questo [scil.
se esistono principi della natura] <gli esegeti> dicono che non era compito del
fisico ma di colui il quale si • elevato al di sopra <della fisica>, perchŽ il fisico
si serve di questo principio come giˆ datoÈ [ajlla; tou'to oujk h\n tou' fusikou'
qewrei'n ajlla; tou' ejpanabebhkovto": oJ ga;r fusiko;" wJ" de domevnw/ touvtw/
crh'tai Ð SIMPL., in Phys. 20,31-21,1]. Questa affermazione, in cui Simplicio Ð
o Porfirio Ð utilizza la terza persona plurale di fhmiv, viene da lui riferita generi-
camente agli esegeti di Aristotele [vd. in Phys. 21,5], ma dovrebbe trattarsi, in
realtˆ, di una considerazione di Porfirio che Simplicio ha citato in termini analo-
ghi alla li. 9,11-12 [cf. F. ROMANO, Porfirio e la fisica aristotelica cit., p. 73
(PORPH., in Phys. fr. 1 ROMANO = SIMPL., in Phys. 9,10-27)]. Il problema se-
condo cui ricercare se esiste il principio della fisica non • compito del fisico,
bens“ di colui il quale si • elevato al di sopra della fisica, dipende per˜, nel caso
di Porfirio, dal fatto che egli ha probabilmente presente il passaggio di Phys. I 9,
192a34 ss., in cui Aristotele non si pone il problema dei principi naturali in ter-
mini generali, bens“ di uno solo dei tre principi del divenire, e cio• del principio
formale [peri; de; th'" kata; to; ei\do" ajrch'" Ð Phys. I 9, 192a34 ss.] a proposito
del quale si pone la domanda se sia uno o molti e quale esso sia o quali siano ri-
mandando per questo problema alla filosofia prima. LÕejpanabebhkovto" della li.
20,32 fa eco, infatti, allÕajnabebhkovto" [che • da intendersi nel senso di qui stu-
diis altioribus deditus est] di cui, a sua volta, parla Porfirio in un frammento trat-
to dal suo perduto Commentario alla fisica, citato in in Phys. 9,20 da Simplicio
e in cui viene fatto un discorso dello stesso tenore, che • utile riportare: ÇPorfi-
rio, invece, dice che ricercare se esistono principi della fisica non • compito del
fisico, bens“ di colui che si • giˆ elevato [tou' ajnabebhkovto"] al di sopra della
fisica. Infatti il fisico si serve di principi giˆ datiÈ [PORPH., in Phys. fr. 1 ROMA-
NO = SIMPL., in Phys. 9,10-12]. In altri termini, ma tenendo conto del fatto che
Simplicio non sviluppa ulteriormente questo punto, i due passaggi sembrano
COMMENTARIO AI RIFERIMENTI 301
che realmente •È, o essere autentico [peri; tou' o[ntw" o[nto", in Phys. 22,26 et
al.].
Anche la tradizione dei pluralisti [il gruppo dei pluralisti • trattato da Simpli-
cio in in Phys. 25,16-28,31], come quella dei monisti, viene da Simplicio divisa
in due grandi gruppi:
1) pluralisti i quali hanno ammesso un numero limitato di principi della natu-
ra [Parmenide, Stoici, Aristotele, Empedocle, Platone e i Pitagorici]. Questa col-
locazione, da parte di Simplicio, di Parmenide anche allÕinterno della sezione
dei pluralisti, rimonta a una delle testimonianze di Teofrasto [THPHR., Phys. op.
fr. 3 DIELS] il quale, nondimeno, annovera Parmenide anche tra i monisti [cf.
THPHR., Phys. op. frr. 5 e 8 DIELS]. Per quanto riguarda invece Empedocle, se-
condo Simplicio si pu˜ parlare di quattro elementi a cui aggiungere due principi
oppure di sei principi complessivamente [anche qui la fonte • THPHR., Phys. op.
fr. 3 DIELS].
2) pluralisti i quali hanno ammesso un numero illimitato di principi [Anassa-
gora, Archelao di Atene e gli Atomisti, cio• Leucippo, Democrito e Metrodoro
di Chio]. Per quanto concerne Anassagora, Simplicio osserva che, a seconda che
si guardi alla mescolanza anteriore a ogni processo di separazione oppure
allÕinfinitˆ delle omeomerie che segue a tale processo, la figura del Clazomenio
pu˜ oscillare tra quella di un dualista Ð perchŽ sosterrebbe come principi la me-
scolanza originaria e lÕIntelletto Ð e quella di un pluralista infinitista [cf. in Phys.
27,21-22].
La sezione dedicata da Simplicio ai pluralisti attinge anchÕessa ampio
materiale dossografico da Teofrasto. A chiusura della sua personale diairesi la
quale, come si • detto, copre le pagine 22,22-28,31, il Commentatore scrive:
Çquesta rassegna [rendo cos“ perivlhyi~, che letteralmente vuol dire Çabbraccio,
comprensione, inclusioneÈ] sintetica delle trattazioni storiche intorno ai principi
non ha seguito un criterio cronologico, ma di comunanza di opinione [au{th me;n
hJ suvntomo" perivlhyi" tw'n iJstorhmevnwn peri; ajrcw'n ouj kata; crovnou"
ajnagrafei'sa, ajlla; th;n th'" dovxh" suggevneian Ð SIMPL., in Phys. 28,29-31]È.
Ora, ta; iJstorouvmena, almeno da Plutarco in poi, vuol dire specificamente
Çtrattazioni storicheÈ oltre che, pi• genericamente, Çcose raccontateÈ. Il passo
28,29-31 ha fatto molto discutere, non essendo cos“ nettamente determinabile la
sua attribuzione a Teofrasto Ð come ritenne Diels, che infatti include questo
passo in THPHR., Phys. op. fr. 8 DIELS = SIMPL., in Phys. 28,4-31 Ð oppure a
Simplicio. LÕinterpretazione che intendo darne, e che in parte • implicita nella
traduzione offerta, • la seguente: in Phys. 22,22-28,31 •, nel suo complesso, una
epitome delle trattazioni storiche dossografiche precedenti delle quali il
Commentatore ha fatto uso. La parte da gigante spetta a Teofrasto, il quale Ð
perlomeno esplicitamente Ð sembra essere la fonte pressochŽ esclusiva delle
informazioni qui raccolte, anche se non • da escludere in modo assoluto
lÕinfluenza silente di qualche altra fonte. E. Z ELLER , Die Philosophie der
304 I.A. LICCIARDI - PARMENIDE TRËDITO, PARMENIDE TRADíTO
Author, or a Text, Leiden-NewYork 1994, pp. 25-26 e 149-154, il fatto che Ari-
stotele si sia deliberatamente e strategicamente servito, talvolta, di una certa
oscuritˆ espressiva al fine di non concedere un indiscriminato accesso per tutti
alle sue dottrine, costituisce una sorta di topos esegetico nellÕattivitˆ commenta-
ria dei Neoplatonici [cf., a tal proposito, S IMPL., in Phys. 428,2-3]. Ci sono mol-
ti elementi, in definitiva, per ipotizzare, come stiamo facendo in questa sede, che
lÕespressione th'/ ajsafeiva/ di in Phys. 21,19 non indichi affatto una critica o una
qualsiasi forma di deminutio da parte di Simplicio, rispettivamente, nei confronti
dei Pitagorici, di Senofane, Parmenide, Empedocle e Anassagora, bens“ vada
nella direzione da noi suggerita, vale a dire qualcosa di voluto e intenzionale.
Di un certo rilievo, a seguire, • lÕinciso finale di in Phys. 21,19-20, da cui
pare emergere che la critica di Aristotele nei confronti di questi ultimi filosofi
investirebbe il lato apparente delle loro dottrine [P. G OLITSIS , Les Commentai-
res cit., p. 100, scrive efficamente che le critiche di Platone e Aristotele ai loro
predecessori sono, secondo Simplicio, soltanto ÇphŽnomŽnalesÈ], ed •
funzionale a tutelare uditori superficiali i quali, potenzialmente, potrebbero
travisare le loro dottrine. Questo motivo, peraltro, • esplicitamente presente an-
che in S IMPL ., in Phys. 8,19; cf. H. B ALTUSSEN , Philosophy and exegesis cit., p.
152. Qui Simplicio dice Çanche AristoteleÈ perchŽ, come risulterˆ chiaro pi•
avanti, secondo lui il motivo della critica agli aspetti esteriori e apparenti, e
quindi non sostanziale e radicale, alle dottrine di Parmenide e degli altri
Presocratici, accomuna Platone e Aristotele [cf. S IMPL., in Phys. 88,31; 147,16].
Va segnalato, dÕaltronde, che • piuttosto ricorrente, nellÕin Phys. di Simplicio, il
motivo della ricezione superficiale delle dottrine di Parmenide e degli altri
Presocratici Ð in particolare i Pitagorici, Senofane, Empedocle Ð, condizione che
accomunerebbe la molteplicitˆ degli uditori, unitamente allÕopinione di
Simplicio secondo la quale molte delle critiche di Platone e Aristotele ai
predecessori sorgerebbero solo dallÕesigenza di tutelare [bohqw'n, dice
Simplicio, e quindi quella di Aristotele non sarebbe una critica in senso proprio,
ma addirittura un ÇsoccorsoÈ, nello stesso e identico significato con cui, secondo
Platone, nel Parmenide, 128c6, Zenone ÇsoccorreÈ la dottrina di Parmenide] gli
uditori pi• superficiali, al fine di evitare che costoro si facciano fuorviare dagli
aspetti pi• esteriori e apparenti di quelle dottrine [S IMPL., in Phys. 36,28; 37,6;
51,10; 52,14; 74,16; 300,2; in Cael. 557,19-20; cf. B.M. P ERRY , Simplicius cit.,
p. 99]. Si tratta di una strategia ermeneutica che ha una duplice funzione: da un
lato, il distinguere fra un significato apparente ed uno profondo dÕuna dottrina
permette al Commentatore di rendere compatibili fra loro le irriducibili
divergenze che talvolta presentano le dottrine dei preplatonici; dallÕaltro lato,
considerare solo apparenti le critiche di Platone e di Aristotele ai loro
predecessori [cf. B.M. P ERRY , Simplicius cit., pp. 98-99] permette a Simplicio
di eliminare lÕaspetto critico di Platone e di Aristotele e di estendere, quindi,
anche a questi ultimi la sinfonia, o concordia, che secondo lui pervade la
COMMENTARIO AI RIFERIMENTI 307
filosofia preplatonica nel suo complesso. Si tratta di motivi che qui vengono
solo accennati da Simplicio, ma che sono ricorrenti e molto importanti, quasi
decisivi, della sua interpretazione dei filosofi preplatonici e di Parmenide in
particolare, e che verranno da noi svolti approfonditamente pi• avanti,
allorquando ci imbatteremo nei passi che riguardano specificatamente
Parmenide.
Alle linee in Phys. 22,24-26 Simplicio esprime per la prima volta una posi-
zione che si rivelerˆ un leitmotiv di questo commentario, secondo la quale
Parmenide Ð in questo caso Melisso, Parmenide, e poi Senofane Ð, quando parla
dellÕessere si riferisce a un ambito ontologico non fisico. o[ntw" o[n, come • noto,
• espressione tecnica in Platone [cf. P L., Sph. 240b3; 240b12; 247a3; 247e3;
266e1; Phdr. 249c4; Resp. VI, 490b5; IX, 585d8; Ti. 52c5], e designa la realtˆ
intelligibile nel suo complesso che, in quanto reale, • opposta alla realtˆ
sensibile. QuestÕultima, in quanto realtˆ in divenire, al contempo • e non •, e
perci˜ non • essere in senso proprio, come precisa Simplicio in vari luoghi del
suo commento alla Fisica [cf. S IMPL., in Phys. 22,26; 38,11; 45,31 e 100,22,
con riferimento specifico a Parmenide; 108,14; 135,2-3, in cui anche lÕidea pla-
tonica, presa singolarmente, viene considerata o[ntw" o[n; 162,12; 225,12; 231,1
et al.; cf. anche S IMPL., in Cael. 558,15]. Siamo dunque in grado, a questo
punto, di dire con pi• precisione chi siano oiJ diakrivnonte" Ð tra i quali
Simplicio colloca pure Parmenide Ð di in Phys. 21,18: sono coloro i quali,
sfuggendo in questo allÕattenzione dei molti a causa della loro oscuritˆ, hanno
rivolto la loro indagine alla realtˆ intelligibile. Che sia questo il senso
complessivo del passo pare confermarlo anche il discorso che segue [in Phys.
22,26-23,20]. Qui Simplicio non discute specificamente di Parmenide, ma riferi-
sce a Senofane un concetto eleatico, cio• lÕessere quale principio che • uno e
tutto. La porzione comprendente in Phys. 22,22-23,20 comporta la complicata
questione di stabilire quale possa essere la fonte da cui dipende Simplicio. Risul-
ta verosimile, secondo Untersteiner [Senofane. Testimonianze e frammenti, a cu-
ra di M. U NTERSTEINER , Firenze 1956, pp. 55-58], che il Commentatore dipen-
da in parte da Teofrasto e in parte anche dallo scritto anonimo De Melisso, Xe-
nophane et Gorgia, 977a18-19 ss., 977a23-29 ss., 977a36-39. Sul problema del-
le fonti di questa porzione di testo di Simplicio si rinvia anche a P. MORAUX,
Der Aristotelismus bei den Griechen von Andronikos bis Alexander von Aphro-
disia. Vol. I cit., pp. 451-457; J. W IESNER , Ps.-Aristoteles MXG. Der histor-
ische Wert des Xenophanesreferats, Amsterdam 1974, pp. 261-264; I D ., The-
ophrast und der Beginn des Archereferats cit.; J. M ANSFELD , Theophrastus and
the Xenophanes Doxography cit.; N.L. C ORDERO , Simplicius et lÕÇŽcoleÈ ŽlŽate
cit., pp. 170-172; P. G OLITSIS , Les Commentaires cit., p. 73, n. 33. Senofane,
dÕaltra parte, • detto da Simplicio maestro di Parmenide [in Phys. 22,27].
Simplicio trarrebbe la testimonianza di questo rapporto [cf. anche in Phys. 7,1]
sempre da THPHR., Phys. op. fr. 5 DIELS. Sulla questione di un eventuale
308 I.A. LICCIARDI - PARMENIDE TRËDITO, PARMENIDE TRADíTO
C3
In questa porzione di testo Simplicio sta discutendo dei pluralisti, tra i quali
include anche Parmenide, giˆ incluso tra i monisti. Questa doppia inclusione si
giustifica in ragione del fatto che le due parti del Poema di Parmenide si riferi-
rebbero a due diversi ambiti di realtˆ. Mentre la via della Veritˆ di Parmenide,
infatti, prescrive un principio che • essere e uno, in virt• del quale Parmenide
pu˜ essere considerato un monista, la via dellÕOpinione, che ammette la molte-
plicitˆ del mondo sensibile, ammette principi molteplici in virt• dei quali Par-
menide pu˜ essere considerato un pluralista. Tutto ci˜ Simplicio lo chiarisce in
diversi passi dei suoi commentari [cf. in Cael. 556,3-560,10; in Phys. 30,14-16;
38,19-20; 80,3-4]. Simplicio considera le due vie di Parmenide analoghe, rispet-
tivamente, allÕambito intelligibile e a quello del sensibile platonico [cf. anche
S IMPL., in Phys. 30,15-20; 87,5; 144,5; 146,27; 147,27-30; in Cael. 557,22-24;
558,4-16; 559,18-26]. Che la prima parte del poema di Parmenide riguardi
lÕessere intelligibile, mentre la seconda lÕessere sensibile, • unÕinterpretazione
che risale almeno a Proclo, in Prm. 723,17-19; 1024,10-12 e a Plutarco, Adv.
Col. 1113f-1114f. Anche Filopono, in Phys. 22,2-21, presenta questa distinzio-
ne. In questo caso lÕanalogia tra Simplicio e Filopono pu˜ essere spiegata trami-
te la fonte comune Ammonio [come pensano B.M. P ERRY , Simplicius cit., p.
110 e J. F RéRE , ParmŽnide et lÕordre du monde cit., p. 193 e n. 16].
Quanto al contenuto effettivo di questa dottrina ÒfisicaÓ o ÒdoxasticaÓ [si ve-
da, su questo, la sintetica ma efficace presentazione di B.M. P ERRY , Simplicius
5.
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6.
INDICI
INDICI 535
323, 332-334, 341, 343, 345-350, 258, 292, 297, 300-301, 343, 351-
352, 354-357, 361-363, 365-366, 353, 356, 366-367, 370-371, 379,
370, 372, 379, 384-393, 400, 405, 383, 389-390, 393, 395-396, 408-
410, 412-415, 451, 456, 462, 470, 409, 413, 421-423, 425, 427-430,
473-474, 476-477, 489-490, 509, 432-433, 436-437, 462, 465, 468,
518, 531 478, 486-487, 510, 529
Menedemo di Eretria, 82, 378 Posidonio, 28n.
Metrodoro di Chio, 278n., 303, 311 Prisciano di Lidia, 23n., 26
Michele di Efeso, 26 Proclo, 9, 13, 16, 19, 32, 34, 36 e
n., 37 e n., 38, 39 e n., 40 e n., 41 e
Nicola di Damasco, 171 e n., 509 n., 45, 72, 179n., 269n., 271n., 289-
292, 294-295, 309, 319, 325, 335,
Olimpiodoro, 75, 266n., 319, 458 336, 339, 359, 374, 377, 382, 403,
Omero, 146n., 207n., 209n., 251n., 407, 428, 431, 439, 443, 450-451,
254n., 351, 373, 451, 468 459, 462-463, 467, 510-511, 513,
Orfeo, 58, 252 e n., 459 521, 525, 528
Origene neoplatonico, 40n.
Senocrate, 244, 245 e n., 246, 432-
Pitagorici, 13, 46, 49, 59n., 77, 80, 436, 511
167-168, 172, 179n., 181n., 259, Senofane, 13, 29, 44, 46, 60, 77, 80,
278n., 280n., 281 e n., 290, 292- 167-168, 170, 171 e n., 172 e n.,
294, 296-297, 303, 305-306, 311- 173, 176n., 179n., 180 e n., 181n.,
312, 331, 456, 485, 488 290, 292-295, 301-302, 304-308,
Plotino, 9, 11, 13, 16, 27, 32 e n., 311-313, 315-318, 320-321, 331,
33 e n., 34-35, 36 e n., 37n., 39, 370, 380, 441, 445, 456, 462, 470,
40n., 41, 43, 58, 76, 87-88, 182n., 478, 486-487 511
259n., 271n., 317, 319, 326, 336, Sesto Empirico, 28 e n., 30-31, 32 e
367, 377, 412-413, 428, 444, 448, n., 86, 304, 314
460, 461, 463, 510, 517-518, 521 Siriano, 19, 36 e n., 37 e n., 40n.,
Plutarco di Atene, 36n., 40n. 72, 75, 266n., 271n., 407, 462, 494,
Plutarco di Cheronea, 9, 12, 27, 30, 513
31 e n., 32 e n., 43, 174n., 175n., Socrate, 63n., 86, 187, 254, 469,
209n., 294, 303, 309, 373-374, 518, 513
524 Sofonia, 26
Plutarco di Cheronea (pseudo), 30, Sozione, 30n.
296 Speusippo, 30n.
Porfirio, 18, 25, 34, 36n., 40n., Stobeo, 30
65n., 67, 69, 75, 171n., 182n., 195, Stoici, 171 e n., 270 e n., 303, 326
199, 204, 206n., 207, 214, 222 e n.,
226n., 239 e n., 242, 245, 246 e n., Talete, 70-71, 79, 167, 187, 267,
538 I.A. LICCIARDI - PARMENIDE TRËDITO, PARMENIDE TRADíTO
271n., 290-291, 301, 304, 334, 370, Aubenque P., 34n., 54n., 57n.,
372, 473, 480, 483-484 174n., 175n., 177n., 308, 316, 320,
Temistio, 24-26, 196, 344, 346-347, 337, 339, 373, 456, 514, 516-520,
352-353, 358, 368, 402, 406, 422, 522, 526-528, 532
426-427, 473, 484, 493, 497, 513
Teodoreto di Ciro, 30, 174n., 374 Bailey D.T.J., 514
Teodoro di Asine, 36n. Balm•s M., 507
Teofrasto, 9, 18, 27-28, 29 e n., 30 Baltussen H., 29n., 154n., 172n.,
e n., 44, 59, 67, 75, 77, 170, 172n., 221n., 259n., 265n., 267n., 285,
220, 222n., 224 e n., 238, 297, 301- 293-295, 297-298, 302, 304-306,
304, 307-308, 316, 337, 370, 385, 313-314, 322, 330, 351-353, 391,
393-398, 422-423, 425, 441-442, 394, 441-442, 455, 475, 488, 497,
481, 498, 513 512, 514
Timeo di Locri, 180n., 295, 313 Baltzly D., 292, 518
Timone, 30n., 442 Barbanti M., 36n., 52n., 63n., 292,
337, 514-516, 525, 529-530
Zenone di Elea, 31, 37n., 38, 40n., Barnes J., 417, 514, 528
44-46, 60n., 84, 215 e n., 217-218, Barney R., 16n., 514
238 e n., 244-246, 249, 306, 311, Bausola A., 346, 528
315, 361, 385, 421, 423-424, 433- Bechtle G., 36n., 514
437, 451-452, 456, 466, 513 Beierwaltes W., 33n., 36n., 382,
515
Benedetto M., 407, 529
Berti E., 63n., 79, 329, 337, 344,
346, 353, 381, 417, 424, 499, 514-
INDICE DEGLI AUTORI MODERNI 515, 530
Betegh G., 459, 515
Abbate M., 16, 33n., 36 e n., 37n., Bianchetti M., 54n., 499, 515, 521
39n., 40n., 41n., 42 e n., 52n., 54n., Bicknell P.J., 440, 516
327, 335-336, 340, 513 Blumenthal H., 23n., 24n., 471, 511
Adamson P., 330, 514 516
Albertelli P., 145n., 221n., 361 BodŽŸs R., 182n., 510
Alberti A., 417, 514 Bodn‡r I., 221n., 459, 514, 515
Algra K.A., 513 Bollack J., 458, 516
Allen R.E., 520 Bolton R., 344, 516
Antinucci G., 28n., 521 Bonazzi M., 70n., 519
Arndt W.F., 382, 462, 513 Bonitz H., 153n., 346, 448, 516
Ascari P., 28n., 521 Bormann K., 17, 374, 441, 444,
Atkinson M., 36n., 154n., 259n., 509, 516
488, 512-513 Borovskij J., 516
INDICI 539
291, 295, 297-298, 302, 304, 306- Iozzia D., 292, 525
308, 314-315, 318, 329, 332, 339, Isnardi Parente M., 31n., 244n.,
370-373, 375-376, 378, 391, 394, 246n., 433, 435-436, 511, 524
416-417, 438, 441, 463-464, 469,
471, 487, 494, 521 Jantzen J., 458, 524
Gomperz T., 145n., 361, 478 Jones H.S., 166, 174n., 178n.,
Gorzanelli I., 28n., 521 179n., 235n., 276n., 277n., 278n.,
Gottschalk H.B., 522 335
Goulet-CazŽ M.-O., 522 Jori A., 508
Griffin M., 528 Judson L., 344, 516
GuŽrard C., 34n., 35n., 36n.,
37n.,522 Kafka G., 510
Guthrie W.K.C., 522 Kahn C., 329, 524
Kalbfleisch C., 512
Hackforth R., 426, 522 Karamanolis G., 524
Hadot I., 15n., 16 e n., 23n., 24n., Karsten S., 114n., 144n., 208n.,
27n., 269n., 304, 325, 471, 476, 361, 396, 496, 509
512-513, 518, 522-523, 530 Kechagia E., 524
Hadot P., 34, 36n., 367, 523 Kerferd G.B., 436, 524
Hagen C., 512 Kern O., 58n., 252n., 459, 509
Hamlyn D.W., 523 Kohlschitter S., 524
Hamesse J., 298, 516 Konstan D., 512
Hankinson R.J., 512 Kopp J., 406
Harlfinger D., 27 e n., 178n., 194n., Kosman L.A., 524
523 Kotzia-Panteli P., 524
Harte V., 275n., 523 Kranz W., 361, 373, 486, 510531
Hayduck M., 507, 511 Kremer K., 524
Heiberg I.L., 250n., 315, 512
Heitsch E., 374, 523 Lacey A.R., 508
Henry P., 32n., 510 Laks A., 327, 521, 525
Hermann J.G.J., 145n., 509 Lamberz E., 298, 524
Hicken W.F., 121n., 509 Lanza D., 75n., 528
Hoffmann Ph., 269n., 523 Laurenza G., 507
Huby P., 68n., 126n., 138n., 147n., Lautner P., 279n., 508
218n., 221n., 222n., 224n., 225n., Le Blond J.M., 345, 524
226n., 227n., 230n., 239n., 256n., Lernould A., 291, 524
387, 392, 394, 396-397, 399-401, Lesher J.H., 511
409, 411-412, 414-415, 417-418, Leszl W., 521, 527
420, 429, 434-436, 442-444, 448, Lettinck P., 279n., 508, 512
459, 464, 470-471-475, 512
542 I.A. LICCIARDI - PARMENIDE TRËDITO, PARMENIDE TRADíTO
Licciardi I.A., 11-14, 292, 341-342, Napoli V., 24n., 325, 336, 526
353, 384 525 Nicoll W.S.M., 121n., 509
Liddell H.G., 166, 174n., 177n.,
179n., 235n., 276n., 277n., 278n., OÕBrien D., 54n., 174n., 175n.,
335 223n., 266n., 361, 374, 377, 429,
Linguiti A., 36n., 336, 525 440, 457-458, 526
Lloyd A.C., 23n., 471, 516 OÕMeara D. J., 531
Loenen H.M., 525 Offner M., 388, 527
Longo A., 517 Owen G.E.L., 526
Louguet C., 327, 521
Lucchetta G.A., 525 Palmer J.A., 52n., 374, 527
Luna C., 511, 525 Patillon M., 510
Lynch J.P., 525 Pellegrin P., 347, 349, 351, 378,
507-508
Maas M., 24n., 532 PŽpin J., 37n., 291, 298, 382, 524,
Maffi E., 517 527, 531
Manganaro P., 63n., 337, 515, 530 Peradotto J., 36n., 519
Mansfeld J., 29n., 271n., 302, 305, Perkams M., 23n., 471, 527
307, 525 Perry B.M., 17, 30n., 32n., 36n., 47
Mansion S., 64n., 329, 354, 525 e n., 59n., 63n., 118n., 124n., 126n.,
Manuzio A., 26n. 143n., 144n., 147n., 148n., 170n.,
Mazzarelli C., 281n., 282n., 508 172n., 173n., 174n., 175n., 176n.,
McKirahan R., 512 177n., 178n., 184n., 186n., 201n.,
Meijer P.A., 39n., 528-529 202n., 203n., 214n., 215n., 218n.,
Meinwald C.C., 509 220n., 221n., 224n., 225n., 227n.,
Melasecchi B., 24n., 526 228n., 239n., 241n., 247n., 267n.,
Menn S., 16n., 526 292-295, 302, 305-306, 308-311,
Meyer M., 518 315-316, 319-321, 323, 331, 338-
Mignucci M., 526 339, 342, 350, 358-364, 373, 380,
Mondolfo R., 329, 515, 526 382, 393, 396-398, 401, 403, 405,
Montoneri L., 68n., 228n., 402, 508 411, 414-415, 417, 438-443, 445-
Moraux P., 25n., 171n., 307, 408- 448, 450-454, 459, 461-465, 467,
409, 417, 522, 526 469-470, 476, 487, 491, 502, 527
Moreau J., 526 Peterson S., 527
Motta A., 71n., 526 Poirier J.L., 511
Mourelatos A.P.D., 526 Porro P., 407, 529
Movia G., 499, 507, 526 Pradeau J.F., 326, 519
Mueller I., 154n., 259n., 265n., Praechter K., 16 e n., 527
267n., 488, 497, 512 Preller L., 146n., 509
Musolesi C., 524 Puschmann T., 507
INDICI 543
Tar‡n L., 24, 27 e n., 28n., 114n., Wehrli F., 68n., 169n., 208n.,
144n., 145n., 146n., 178n., 184n., 215n., 221n., 224n., 225n., 226n.,
185n., 186n., 193n., 208n., 223n., 229n., 237n., 247n., 264n., 281n.,
319, 361, 374, 455, 457, 463, 478, 297-298, 385, 388, 398, 400, 402-
482, 509, 530 403, 419, 423, 434, 437, 441-442,
Tardieu M., 23 e n., 24n., 74, 530 451, 496, 508, 514
Tarrant H., 292, 518 Weil E., 346, 531
Taylor C.C.W., 68n., 126n., 138n., West M.L., 459, 509
147n., 218n., 221n., 222n., 224n., Westerink L.G., 36n., 40n., 210n.,
225n., 226n., 227n., 230n., 239n., 242n., 280n., 291, 327-328, 336,
256n., 387, 392, 394, 396-397, 399- 340, 382, 406, 455, 460-461, 467,
401, 409, 411-412, 414-415, 417- 508, 511
418, 420, 429, 434-436, 442-444, Whitmarsh T., 529
448, 459, 464, 470-471-475, 512 Whittaker J., 374, 427, 458, 531
Thesleff H., 530 Wieland W., 299, 329, 346, 531
Thiel R., 24n., 525, 530 Wiesner J., 29n., 175n., 302, 307,
TinŽ A., 516 373, 443, 522, 532
Tognoli S., 171n., 409, 526 Wilamowitz von U., 478
Torraca L., 29n., 508 Wildberg C., 24n., 512, 532
Torresano A., 26n. Wilkins J., 529
Trabattoni F., 24n., 337, 530 Windelband W., 532
Trouillard J., 33n., 530 Wismann H., 458, 516
Tsouyopoulos N., 531 Worthington I., 514
Turnbull R.G., 396, 496, 531 Wright M.R., 17n., 444, 532
E MPEDOCLES E URIPIDES
31 A 7 DK: 172n. Orestes
31 A 72 DK: 486 1431: 272n.
31 B 8,3 DK: 262n., 490
31 B 17,30 DK: 258n., 486 G ALENUS
31 B 17,35 DK: 338 De placitis Hippocratis et Platonis
31 B 62,7 DK: 361 V 6, 6,3: 167n.
E PIMENIDES H ERACLITUS
3 B 5 DK: 459 22 B 49a DK: 201n.
22 B 91 DK: 201n.
E UDEMUS
fr. 31,4: 297 [H ERMOGENES]
fr. 33a,1-4: 169n. Peri; euJrevsew"
fr. 37a,8-12: 434, 437, 451 I 4,1-2: 454
fr. 37a,8-50: 434, 451
fr. 37a,8-12: 434, 437, 451 H ERO M ECHANICUS
fr. 37a,56-59: 215n. Definitiones
fr. 37b,2-6: 264n., 496 136,13: 452
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