Sei sulla pagina 1di 3

1

Report passeggiata Jane’s Walk 2019:


Antico Corso, Catania: Quale futuro
per gli ex ospedali
Walk Leader:Francesco Mannino
Realizzata il 04 Maggio 2019, alle ore 10.00

Promossa da: Officine Culturali, D’OVE Ripensare la città

Percorso: Piazza Dante, Piazza Riccò, Via Osservatorio, Via


Plebiscito, Via Osservatorio, Via Antico Corso, Via Bambino, Via G.
Clementi, Piazza Dante
2

Dopo più di cento anni l’Ospedale Vittorio Emanuele (OVE), insieme ai vicini
Ostetrico Santo Bambino e Santa Marta, tutti e tre ricadenti all’interno del
quartiere popolare Antico Corso, è stato notevolmente ridimensionato per il
trasferimento in altra sede. Un quartiere con pochi residenti, circa 6-8000, che
ospita servizi sovra comunali come 3 sedi universitarie (tra cui la maestosa sede
umanistica del Monastero dei Benedettini, 4 ettari contigui all’OVE), 3 licei e tre
ospedali, con il ridimensionamento di questi ultimi vedrà una profonda
trasformazione sociale, nelle pratiche urbane (traffico, parcheggi, circolazione pedonale), nelle
economie (affitti, ristorazione, consumo al dettaglio) e nei servizi sanitari di prossimità, questi ultimi
finora a vantaggio dei residenti.
Il trasferimento nel quartiere periferico di Librino dell’OVE produrrà la liberazione di quasi 6 ettari di
spazio urbano pubblico, in gran parte occupato dai padiglioni dell’ospedale ma anche dai suoi
giardini. La passeggiata Jane’s Walk del 4 maggio ha consentito ad una quarantina di persone
interessate a vario titolo di prendere consapevolezza dei luoghi e a potersi confrontare su bisogni e
soluzioni, discutendo anche sulle proposte istituzionali (ad oggi la più recente e accreditata quella
del presidente della Regione, per l’istituzione di un vasto polo museale).
La passeggiata è stata condotta da Officine Culturali con l’attiva partecipazione della Rete di
associazioni ed enti “D’OVE”, impegnata a comprendere le dinamiche della dismissione
ospedaliera, al contempo producendo proposte possibili a seguito di una strutturata analisi dei
bisogni territoriali.
Si è partiti da piazza Dante, cerniera tra il quartiere Antico Corso, il
maestoso complesso dei Benedettini oggi sede universitaria e il centro
storico propriamente percepito come tale, tra le contigue via Vittorio
Emanuele e via Crociferi, e poi piazza Duomo e piazza Università, a
circa 10 minuti di passeggiata. Invece che dirigersi verso il centro, i
partecipanti sono stati accompagnati in direzione opposta, seguendo
la linea di confine che perimetra il Monastero e poi il Vittorio
Emanuele. Innanzitutto ci si è soffermati al Giardino di via Biblioteca, il
terzo giardino pubblico del centro storico frutto di un accordo tra
Università e Comune di Catania, spazio frutto dell’intervento dell’Arch.
De Carlo pensato per creare aggregazione e confronto, ma ad oggi in
grave assenza di manutenzione ordinaria e soggetto a continui atti di
vandalizzazione. Dal giardino il gruppo si è spostato prima in piazza Riccò, di fronte al Liceo
Spedalieri, e poi in piazza Vaccarini, da cui è passato ad osservare nel vicolo tra il Monastero e
l’Ospedale Vittorio Emanuele la facciata della palestra Enrico Toti, costruita durante il ventennio
fascista a supporto dell’istituto Gemmellaro, oggi anch’essa - la facciata - in condizioni di
abbandono. Il vicolo è stato il primo step del percorso che ha permesso di osservare il rapporto tra
l’edificio dei Benedettini e il complesso OVE, del cui diaframma il vicolo è parte integrante. Da lì,
dopo una breve discussione sugli edifici e sulla loro storia più contemporanea, il gruppo ha
raggiunto l’Ospedale Vittorio Emanuele passando da via Plebiscito e davanti l’ex deposito AMT
R1, importante contenitore parzialmente riadattato a parcheggio e a spazio per interventi di street
art, ma ancora largamente sottoutilizzato, soprattutto nei capannoni delle ex officine, per cui si
guarda ad esempi di possibile governance culturale come i Cantieri Culturali della Zisa a Palermo.

Il percorso all’interno dell’Ospedale Vittorio Emanuele è stato molto utile a comprenderne forme,
integrazioni con il tessuto urbano e con le preesistenze orografiche, geologiche e storico-
3

architettoniche come il Monastero dei Benedettini, ma soprattutto per viverne per qualche ora gli
spazi aperti, i percorsi, i giardini. Il gruppo si è fermato più volte, raccontando le proprie esperienze
nel quartiere, le indagini della Rete D’OVE (come raccontato più avanti), le impressioni delle
conseguenze delle chiusure di tutti i presidii ospedalieri del quartiere, i progetti annunciati
istituzionalmente e le molteplici esigenze a cui si potrebbe pensare di rispondere mediante la
riattivazione e la rifunzionalizzazione di questi grandi contenitori svuotati.
Dalla Rete D’OVE sono state prodotte alcune interviste ai residenti
(Castro, Caltabiano) da cui emergono preoccupazioni (spopolamento e
impoverimento della zona; perdita di clienti delle attività commerciali e
loro rischio di chiusura) ma anche proposte di metodo, come l’usare gli
spazi per i servizi dei residenti, tempi brevi per le decisioni e soprattutto
l’apertura di un tavolo di confronto con gli abitanti.
In generale i partecipanti hanno espresso la necessità che le scelte che
verranno prese su questo gigantesco complesso pubblico nel cuore della
città siano ponderate e condivise, e soprattutto prese in tempi tali da evitare degrado o abusi.
L’auspicio è stato dunque che si riesca ad avviare una progettazione capace di tenere conto anche
dei bisogni di un contesto complesso: servizi sanitari di prossimità (ad esempio per la riabilitazione
cognitiva e motoria in contesti di socialità), housing sociale, forme di coabitazione generativa,
servizi culturali ed educativi volti all’inclusione, una casa delle donne e delle alterità. Insomma, una
sorta di “Cittadella della solidarietà e dell’accessibilità” basata su forme attive di welfare culturale e
sociale.
Una istanza di coinvolgimento attivo degli stakeholders dunque, che non
si limiti alla mera retorica della partecipazione formale come spesso
accaduto in passato.
Il gruppo, dopo aver stazionato sull’ottocentesco ponte di collegamento
tra il Monastero e l’Ospedale, in qualche modo emblema di un possibile
futuro collegamento funzionale e semantico, ha completato il percorso
raggiungendo l’altro ospedale di recente chiuso e trasferito, il Santo
Bambino, per poi raggiungere di nuovo la piazza Dante.

Catania, 23 novembre 2020


Associazione Officine Culturali Impresa Sociale ETS
Francesco Mannino

Potrebbero piacerti anche