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{vr aaa Aetna ceca etc cence PATRIZIO BARBIERI ORGANI E AUTOMI MUSICALI IDRAULICI DI VILLA D’ESTE A TIVOLI Estratto da: LORGANO RIVISTA DI CULTURA ORGANARIA E ORGANISTICA DIREZIONE E REDAZIONE OSCAR MISCHIATI ¢ LUIGI] FERDINANDO TAGLIAVINI Anno XXIV - 1986 | PATRON EDITORE - BOLOGNA - 1990 i TTvvuvaccvncruanenccceigctiavnsusac ascetic cng L?ORGANO RIVISTA DI CULTURA ORGANARICA E ORGANISTICA Anno XXIV Gennaio-Dicembre 1986 ORGANI E AUTOMI MUSICALI IDRAULICI DI VILLA D’ESTE A TIVOLI Nel settembre 1550 il «Cardinal di Ferrara» — al secolo Ippolito II d’Este, figlio di Alfonso I e Lucrezia Borgia — prese ufficialmen- te possesso di Tivoli, citta della quale l’anno prima era stato nomina- to governatore. I lavori da cui sarebbe poi sorta la sua celebre resi- denza di campagna ebbero inizio subito dopo ', secondo un com- plesso ¢ piuttosto ermetico programma iconografico ideato dall’«ec- cellentissimo» architetto napoletano Pirro Ligorio, forse assistito dall’umanista di corte Marc-Antoine Muret ?. Ricordo che [’illustre porporato — buon intenditore di musica — aveva al suo seguito I’«arcimusico» Nicola Vicentino, che pro- pugnava attivamente il ripristino degli antichi generi greci diato- nico, cromatico ed enarmonico. Nonostante lo scarso plauso ri- "Tl primo studio di carattere generale pubblicato sull’argomento, impostato perd pit sulla storia della villa che sulle sue opere d’arte, @ quello di FRANCESCO SAVERIO SENI, La villa d’Este in Tivoli ...], Roma 1902, Scuola Tipogr. Tata Giovanni; stessa imposta- zione ha l’appassionato lavoro di VINCENZO PACIFICI, Luigt d’Este. VIII: Villa d'Este, in «Atti e Memorie della Societ’ Tiburtina di Storia e Arte» XVII (1937) pp. 154-180, XVIIL-XIX (1938-39) pp. 173-178, XX-XXI (1940-41) pp. 125-156. Dichiaratamente pit incentrate sull’analisi archivettonica e artistica sono invece le fondamentali mono- grafie di DAVID R. COFFIN, The Villa d’Este at Tive Princeton 1960, Princeton Uni- versity Press, e di Cart Laus, Die Villa d’Esve in Tivoli[...], Miinchen 1966, Prestel- Verlag. 2 Interpretazioni di tale programma si possono trovare in D. COFFIN, op. cit., cap. 5. C. LAMB, op. cit., pp. 93-95; cfr. anche D. Corsin, The Villa in the life of Renais- sance Romte, Princeton 1979, Princeton University Press, p. 327. 4 P. BARBIERI scosso dai tentativi di quest’ultimo, fu proprio a partire da quegli anni che il cardinale intensificd la sua opera di mecenatismo nei suoi riguardi, finanziandogli la stampa de L’antica musica ridotta alla moderna prattica (Roma, 1555) e la costruzione di un «Arcior- gano» a quinti di tono ’. Lo stesso Vicentino narra che alla pub- blica disputa da lui avuta con Vincenzo Lusitano, avvenuta a Ro- ma nel 1551, Ippolito II era stato personalmente presente *. L'interesse che il cardinale nutriva per I’arte classica in gener: le — e in particolare per l’antica musica — trova riscontro nei numerosi reperti archeologici con cui adornd la villa e negli auto- mi musicali idraulici che fece installare in due fontane della stes- sa. Questi ultimi erano infatti dichiaratamente ispirati alle «Mac- chine spiritali» della Preumatica di Erone Alessandrino, manoscritto tramandatoci dagli arabi e — a partire dal 1575 — pid volte pub- blicato in edizione critica. Tali automi — realizzati da artigiani francesi nel 1566 e 1569 — furono i primi di cui si abbia sicura notizia in tempi moderni ¢ anticiparono di alcuni anni quelli di Pratolino, la villa che nel 1569 Bernardo Buontalenti aveva iniziato a edificare per France- sco I de’ Medici *. I dispositivi idraulici di queste principesche > Cir. GIUSEPPE BAINI, Memorie storico-critiche della vita e delle opere di Giovanni Pierluigi da Palestrina, I, Roma 1828, Soc. Tipografica, p. 345 e GIUSEPPE RADICIOT. TI, Liarte musicale in Tivoli nei secoli XVI, XVII e XVIII, 2* ed., Tivoli 1921, Stab. Tip. Maiella, p. 10; in questo secondo studio si possono inoltre trovare notizie sui mu- sicisti operanti in villa nel secolo XVI; a tale riguardo cfr. anche MARCELLA ILARI, La musica a Villa d’Este nella seconda meta del secolo XVI, in Ville e parchi ne! Lazio (Luna- rio Romano, XII), Roma 1984, Palombi, pp. 185 sgg.. Sull’Arciorgano e sue musiche cfr. P. BARBIERI, I tereperamenti ciclici da Vicentino (1555) a Buliowski (1699): teoria ¢ pratica «archicembalistica», in «L’Organo» XXI (1983), pp. 129-208: 158-73 ¢ 191-95. “ NICOLA VICENTINO, L’antica musica ridotta alla moderna prattica (...], Roma 1555, Barre, c. 95; Ippolito II, cui é ovviamente dedicato il volume, viene espliciramente cita- to anche nella composizione diatonico-cromatico-enarmonica Musica prisca caput tene- bris sustulit altis (c. 69"). Vicentino precisa che tale suo nuovo genere di musica era pra- ticato dallo stesso Principe di Ferrara Alfonso d’Este, da «Suor Leonora sua zia» ¢ dalla «Principessa Lucrezia e signora Leonora sua sorella» (c. 10”) > A Pratolino accennerd pitt avanti. Per quanto invece riguarda il ‘primato’ di villa d’Este, assai esplicica un’affermazione di GIOVANNI IMPERIALL (Musaeum historicum et physicurs (...], II, Venezia 1639, apud Iuntas, p. 79), nella quele il Jetterato genovese parla di «animalium motus, & avium cantus vi aquarum excitatus, quod in Tiburtinis hortis Hippolitus Cardinalis Estensis primus omnium revocavit ad usum». La presenza degli artigiani francesi penso si spieghi tenendo conto che Ippolito IT nel 1549 era giunto a Roma in qualita di protettore degli affari del re di Francia, presso Villa d’Este a Tivoli 5 dimore, grazie anche alla indiretta descrizione fattane dall’inge- gnere francese Salomon de Caus, costituirono certamente un mo- dello al quale si rifecero i progettisti europei del secolo seguen- ners, Le «fontane che suonano» di Villa d’Este, dei cui automatismi oggi non sopravvive neanche il pit piccolo rottame, erano due: 1. fontana «della Natura» 0 «del Diluvio» — detta poi sempli- cemente, quando quest’ultimo fu soppresso, «dell’Organo» — ar- ticolata su di un ambizioso programma allegorico comprendente: la cui corte per diversi anni aveva espletato delicati incarichi diplomatici: cfr. ATTILIO Rossi, La villa d’Este a Tivoli, Milano 1935, Treves, p. XIV. Non sappiamo se tali artigiani gia conoscessero le tecniche costruttive degli automi oppure fossero stati allo scopo istruiti in Joco da Marc-Antoine Muret 0 dallo stesso Pirro Ligorio, sulla base del manoscritto eroniano. D. COFFIN (The Villa in the life cit. in nota 2, p. 327) non esclude che tali meccanismi ci siano pervenuti dirertamente dagli arabi, considerando anche che i celebri giardini di Granada erano gia stati descritti dal- Pambasciatore veneziano in Spagna in una lettera pubblicata nel 1556. Non c’é infatti alcun dubbio che gli arabi avessero mantenuto in vita e sviluppato le scienza alessandri- na relativa agli automi musicali idraulici: in un manoscritto del IX secolo (Bagdad) vie- ne illustrato un flauto a nove fori azionato e alimentato idraulicamente, dispositivo che sembra potersi identificare con quello un tempo esistente nei Bagni imperiali di Bisan- zio (cfr. JEAN PERROT, L’orgue de ses origines hellénistiques la fin du XII siécle, Paris 1965, Picard, p. 253). Sarebbe interessante accertare attraverso quali meccanismi tali tecniche siano passate in Europa e se effettivamente furono importate in Italia gia alla fine di XIII secolo, come si legge in SUSI JEANS, Water organ, in The new Grove dictio- nary of music and musicians, XX, London 1980, Macmillan, pp. 231-233. © Cfr. SALOMON DE CaUS, Les raisons des forces mouvantes avec diverses machines [...], Francfort 1615, Norton. In un suo organo idraulico di Heidellberg, de Caus insert ad- diritcura della musica enarmonica, cosa che neanche a Tivoli — nonostante il favorevo- Je ambiente — mi risulta fosse stata tentata: «{...] die drey Art und Gattungen der Al- ten Musik so Sie Diatonicam, Harmonicam und Chromaticam genandt hette héren kén- nen» (cfr. S. DE Caus, Hortus Palatinus a Friderico Rege Boemiae Electore Palatino Hei- delbergae exstructus, Francofurti 1620, de Bry, c. A II). Dai rilievi di de Caus e — come pit avanti vedremo — del suo collega tedesco Hein- rich Schickarde si ha perd l'impressione che all'estero gli automi di Pratolino abbiano goduto di maggiore popolarita rispetto a quelli di Tivoli: cfr. ad esempio CARLO ENRI- CO Rava, Hellbrunn: una Pratolino del Nord, in «Antichit& viva» IX n° 3 (1970), pp. 27-45 (la villa di Hellbrunn fu costruita dall’architetto italiano Santino Solari nel 1613-1619). Anche i Francini, trasferitisi da Firenze a Parigi verso la fine del Cinque- cento, esportarono nelle residenze regali di Francia le tecniche idrauliche apprese nel Granducato: cfr. FRANCESCO SAVORGNAN D1 BRazzA, Tecnici e artigiani italiani in Francia, Roma 1942, Istit. poligr. dello Stato, cap. II: «I Francini creatori delle fontane e giuochi d’acqua di Saint-Germain, Fontainebleau ¢ Versailles» (famosa era ad esem- pio la loro «Suonatrice d’organo»). & P, BARBIERI «diluvio» d’acque, arcobaleni prodotti artificialmente, squilli di tromba emessi da statue, natura naturans che genera gli animali del creato con le loro voci, musica ordinatamente prodotta ex machi- aa; 2. fontana «della Civetta», costituita da un gruppo di uccelli automatici il cui cinguettio cessava all’apparire di una civetta, per riprendere quando essa poi scompariva. Questi meccanismi ricevettero particolari cure durante il gover- natorato dei tre cardinali che maggiormente si interessarono alla musica: Ippolito II (morto nel 1572), Luigi (1572-86), Alessandro (1605-24). Verso la meta del Settecento, in seguito all’abbandono della villa, entrambi erano perd gid definitivamente fuori uso. Il dispositivo che automaticamente produceva l’aria a pressio- ne per tali organi fu anche sfruttato per installare in almeno una camera della villa il primo impianto di ventilazione forzata che si conosca, descritto — e probabilmente progettato — da Giovanni Battista Aleotti, ingegnere idraulico e architetto degli Estensi. Concludo questa premessa osservando che purtroppo la docu- mentazione archivistica relativa a tali strumenti é assai lacunosa; anche le testimonianze pubblicate dai numerosi visitatori del ce- lebre complesso sono in genere poco particolareggiate dal punto di vista tecnico. Cercherd comunque di collazionare attentamen- te le fonti superstiti, in modo da ricostruire il pit possibile le ca- ratteristiche degli automi in questione. Ipotesi sulla effettiva iden- tita degli stessi potranno peré essere formulate solo in un secondo tempo, confrontando cid che & emerso da tale documentazione con quanto si sara reperito alla conclusione delle indagini in loco. 1. Dispositivi di alimentazione 1.1. Principio di funzionamento - In un precedente articolo ho gia avuto modo di illustrare la fondamentale differenza che inter- corre tra l’organo idraulico greco-romano ¢ quello rinascimenta- le *. Il funzionamento di quest’ultimo pud comunque essere facil- mente compreso osservando lo schema di principio pubblica- 7 P. BARBIERI, L ‘organo idraulico de! Quirinale, in «L’Organo» XIX (1981), pp. 7-61: 7-9. Villa d’Este a Tivoli F 10, BAPT. POR NEAP, & ii a \ i ee RSS Fig. La - Schema di organo idraulico, quasi sicuramente quello di villa d’Este (da G.B. DELLA porTA, 1601). to nel 1601 dallo scienziato napoletano Giovambattista Della Porta, che a tale riguardo fa esplicito riferimento alla fontana dell’Orga- no di villa d’Este (Fig. 1 a) *. Nell’imbuto E viene versata del- l’acqua, che nell’entrare crea un vortice e «trascina aria con sé»; all’ interno i due componenti si separano: ]’aria a pressione entra nella secreta dell’organo, mentre |’acqua — tramite una ruota a pale e un sistema di ingranaggi calcolato in modo da ottenere una sufficientemente bassa velociti di rotazione — pone in movimen- to un grosso cilindro analogo a quello dei moderni carillons, che comanda direttamente |’apertura di opportuni ventilabri. Lo schema di Della Porta & sostanzialmente confermato dall’ac- curata descrizione redatta da Nicolas Audebert nel 1576, che ri- porterd per esteso nel § 3.1. Secondo quest’ ultimo autore, |’inte- ® GIOVAMBATTISTA DELLA PORTA, Pneumaticorum libri tres (...], Neapoli 1601, Car- lino, pp. 60-61; ID., I sxe Hr de’ spirital[...], Napoli 1606, Carlino, pp. 88 (traduzio- ne in italiano dell’ed. 1601, effeccuaca da Juan Escrivano) E probabile che il rilevamento sia avvenuto nel 1580: in ale anno Della Porta fu infatti ospite di Luigi d’Este, assai interessato ai suoi esperimenti di fisica e a certi oli con cui pretendeva di curare la gotta. L’amicizia fra i due personaggi prosegui fino alla morte del cardinale. Cfr. GIUSEPPE CAMPORI, Gio. Battista Della Porta ¢ il cardinale Luigi d’Ese, in «Atti e Memorie delle RR. Deputazioni di Storia Patria per le Provincie Modenesi ¢ Parmensi» VI (1872), pp. 163-181: 171. 8 P, BARBIERI ALLA CANNA, << PAVIMENTO STANZA ARIA A PRESSIONE O} Fig. 1 b - Particolare di meccanica dell’organo idraulico di villa d’Este ricostruito se- condo la descrizione di N. AUDEBERT, 1586 (Le leve che fungono da ventilabro hanno il baricentro sul braccio destro, la cui estremita quindi striscia sempre sul cilindro). ro dispositivo era alloggiato in un vano scavato nel terreno, al quale si accedeva attraverso una pesante botola a tenuta stagna; nella volta di tale vano erano praticati ventidue fori muniti di valvole a bilanciere — direttamente comandate dai denti del cilindro —, ai quali facevano capo le canne dell’organo (Fig. 1 b)’. Costruttivamente, la riserva del vento doveva essere assai simi- le a quella del «Monte Parnaso» di Pratolino, illustrataci nel 1600 dall’ingegnere tedesco Heinrich Schickardt: in tale strumento tutti i meccanismi erano perd posti al disopra della volta, e quindi al riparo dall’acqua (Tav. I a-b) *. ° A tale vano circolare interrato accenna anche Michel de Montaigne nel 1581 (cf. § 3.1). Ricordo che nel 1579 vengono registrati vari pagamenti per un muro fatto «nel condotto che mena Iacqua, al Pozzo del vento», senza perd maggiori precisazioni (cfr. D. CorFIN, The villa d’Este cit. in nota 1, p. 100) 1° Cfr, CHRISTIAN HULSEN, deutscher Architekt in Florenz (1600), in «Mitceilun- gen des Kunsthistorischen Institutes in Florenz» II (1912-17), pp. 152-193: 168 (il ma- noscritta — parzialmente pubblicato in tale articolo, con relative illustrazioni — @ del- T’anno 1600); efr. anche LUIGI ZANGHERI, Pratolino il giardino delle meraviglie, Firen- ze 1979, Gonnelli, pp. 157-8, 219-20, 224, 234, 239 del vol. Ie p. 43 del vol. II. Tale strumento — dotato di soli due registri, Principale ¢ Ottava — sembra fosse stato co- struito dal fiorentino Giovanni Battista Contini, atemperatore degli organi del Duo- mo» (c. 1577). Sugli strumenti idraulici della celebre villa & recentemente apparso l’in- teressante studio di RENZO GiORGETTI, Gli organi idvaulici e gli automi musicali della Villa Medicea di Pratolino, 1, U1, in «Strumenti e musica», XL (1988), pp. 41-43 (del numero di marzo) e pp. 49-50 (del num. di aprile) Villa d’Este a Tivoli 9 L’organo di Tivoli — oltre ad essere il primo del quale si abbia notizia — & quindi anche I’unico i cui dispositivi di comando fos- sero inglobati nella riserva del vento. Dato che in quest’ ultima il livello dell’acqua cresceva gradualmente nel corso della «sonata», é facile immaginare in quale stato dopo soli pochi anni dovevano trovarsi i ruotismi e i denti di ferro del cilindro! Forse proprio a causa di cid, nel 1611-13 lo strumento verra completamente ri- fatto: nella nuova versione, l’aria proveniente dalla riserva alimen- tera direttamente la secreta di un organo costruito secondo criteri tradizionali, dotato cioé di somiere ¢ tastiera (quest’ultima azio- nata dai denti del cilindro). Come vedremo nel paragrafo seguen- te, il «pozzo del vento» potra quindi avere dimensioni pit ridot- te. Organi privi di somiere e di tastiera vengono comunque illu- strati anche da Salomon de Caus (Tav. II) *. 1.2. La «camera eolia» - Di tutti i componenti costituenti l’or- gano idraulico rinascimentale, il «pozzo del vento» — o la «came- ra eolia», come suggestivamente la chiamera padre Athanasius Kir cher — & quella che ha sempre suscitato i maggiori interrogativi tecnici: la pressione dell’aria deve infatti rimanere costante al va- riare della quantita di vento assorbita dalle canne. Cerchiamo quii di di fare un quadro riassuntivo delle soluzioni illustrate nella do- cumentazione fino a noi pervenuta *. Il dispositivo originario quello di Erone Alessandrino, ripor- tato da Giovambattista Della Porta (Fig. 2) assieme ad una ver- sione semplificata e migliorata dello stesso (Fig. 3) °. Lo schema di Erone utilizzava un sifone di scarico, componente che — nelle due versioni schematizzate in Fig. 4 * — compare anche in molti Paris 1624, Sevestre, Livre I, ""§. DE Caus, Les raisons des forces meouvantes Planche 40 (2 ed., del tutto conforme alla prima). 2 Ricordo che — in tempi moderni — la prima corretta interpretazione del funzio- namento di tale dispositive fu proposta nel 1954 dall’ingegnere olandese B.R. van Dij cfr. Susi JEANS - Guy OLDHAM, Water-blown Organs in the 17th Century, in «The Or- gan» XXXVIII (1958-59), pp. 153-156. 3 G.B. DELLA Porta, Pneumaticorum cit. in nota 8, pp. 58-59. ™ Cfr. ad esempio gli Spiritali di Herone Alessandrino — Ridotti in lingua volgare da Alessandro Giorgi da Urbino, Urbino 1592, Ragusij, p. 13 («sifone torto») € p. 15 («dia- bete spiritale»), 10 P. BARBIERI Fig. 2 - Dispositivo per la produzione del vento, secondo Erone Alessandrino (da G.B. DELLA PorTA, 1601). L'acqua, entrando nell’imbuto C, forma un gorgo e quindi trascina delle bolle d’aria all interno. Il vento exce dal cannello G; l'acqua si scarica al- esterno solo quando raggiunge il gomito H del sifone (cfr. anche Fig. 3). Della Porta fa rilevare che, quando la pressione dell’aria é alta, Pacqua viene spinta nel sifone trop- presto, per cui la camera si scarica continuamente: il flusso del vento, la cui pressio- ne non é gid di per sé costante, subisce quindi delle periodiche interruzioni. Fig. 3 - Modifica del dispositivo di cui alla Fig. 2 (da G.B. DELLA PorTA, 1601). Per eliminare gli inconvenient citati, Della Porta propone di far uscire I'acqua tramixe il vaso comunicante E: in tal modo il livello dell’acque all’ interno si mantiene costante. Villa d’Este a Tivoli iL De'val che non @ verfano, fe nom ‘ono pien. XII. Sittouano certivaG, chee nom no pleai non fiverfanos maleliempano, verlal tutta Lacqua che vi édencro ; quelte il modo difarli, Fig. 4 - Le due versioni di sifone impiegate da Erone: a destra il «sifone torto», a sinistra il «diabete spiritale (terminologia e figure, A. GIORGI, 1592, pp. 23-24). Uni- co@ perd il principio di funzionamento (I'acqua comincia ad uscire per gravit’ solo quando raggiunge l’estremita superiore del tubo: la depressione che viene cosi e crearsi all’in- terno di quest’ultimo provvede poi a risucchiare automaticamente il liquido fino al com- pleto svuotamento del recipiente; nel ‘diabete’ il tubo LH 2 tappato in L e la sua estre- mica inferiore arriva quasi al Fondo del vaso). altri dispositivi idraulici (come ad esempio in quello della «civet- ta», che esamineremo nel § 4). La camera eolia di Fig. 3 era gia stata analizzata nel 1589 da Aleotti, il quale insiste sul fatto che l'imbuto debba arrivare quasi al fondo del recipiente, lasciando solo lo spazio strettamente necessario all’uscita dell’acqua ”. Al fine di regolare sia la pressione sia la portata, la parte finale dell’imbuto poteva venire immersa in una piccola vasca poggiante sul pavimento della camera eolia: questa modifica viene per la pri- ma volta suggerita ne] 1615 da Salomon de Caus — che sembra riferirsi ad un dispositivo realmente esistente (Fig. 5 a) — e nel 1674 figurer& anche in un compendio enciclopedico di Milliet de Chales (Fig. 5 b) *. Illustrando uno schema basato sullo stesso 'S Git artifitiosi et curiost moti spiritali di Herone — Tradotti da M. Gio. Battista Aleotti d’ Argenta — Aggiuntovi dal medesimo Quattro Theorem [...], Ferrara 1589, Baldini, p. 25 (opera & dedicata ad Alfonso II d’Esce, Duca di Ferrara). 16 Cfr., rispettivamente, S. DE CAUS, Las raisons cit. in nota 6, Livre IL, Planche 43 12 P, BARBIERI Fig. 5 a - Camera eolia (da S. DE CAUS, 1615). Le dimensioni interne della cisterna sono: base quadrata = 10x 10 piedi, altezza ~ 8 piedi; il recipiente A — dentro il quale il tubo B penetra per 1 piede — ha una base quadrata di 1 piede di lato. L’acqua, entrando nel condotto B, riempie rapidamente il recipiente A e tracima poi nella cister- na, salendo gradatamente di livello ¢ fornendo vento per circa un quarto d’ora (porta- vento O); il rubinetto D «verr& tenuto sempre un po’ aperto, in modo che — quando la cisterna sara pina — I’'acqua possa uscire poco a poco. Se il recipiente A non ci fosse e il tubo arrivasse fino al fondo, l’acqua entrerebbe assai velocemente quando la cisterna & vuota ¢ pitt lentamente di mano in mano che essa si va riempiendo, per cui produrrebbe molto vento all’inizio e poco alla fine: se In musica facesse una pausa di tre o quattro battute — aggiunge de Caus — quando ricomincia lo farebbe con troppa veemenza a causa dell’eccessiva quantita d'acqua entrata nel frattempo. principio, nel 1650 Athanasius Kircher conferma che «vi sono alcuni che costruiscono la camera eolia con tale artificion(Tav. IIT a) ; & noto invece che quest’ultimo, per l’organo idraulico del Quirinale, aveva progettato e fatto installare il dispositive di Tav. TUE b 1. ¢ CLAUDIUS FRANCISCUS MILLIET Dz CHALES, Cursus seu mundus mathematicus (...), II, Lugduni (= Lyon) 1674, Anisson, p. 228. YT ATHANASIUS KIRCHER, Musurgia wriversalis (...], II, Roma 1650, Grignani, p. 310 «sunt nonnulli qui Aeoliam Cameram hoe artificio construunt». 'S Per quanto riguarda il Quirinale — oltze alla Musurgia — cfr. il mio art. cit. in nota 7, pp. 18-19. Villa @’Este a Tivoli 13 Fig. 5 b - Camera eolia del tipo di Fig. 5 a (da C.F. MILLIET DE CHALES, 1674). A partire da meta Seicento sembra comunque che sul fondo del- la camera si ponesse una piccola piastra metallica perfettamente levigata: in tal modo il liquido rimbalzava su di essa formando un velo, il che permetteva ad un buon numero di bolle d’aria di liberarsi prima che l’acqua uscisse dal condotto di scarico (Tav. III c) ¥. Alessio Valle — che nei primi decenni del Novecento fece approfondite indagini in Joco e d’archivio su villa d’Este, la- sciando una miriade di appunti manoscritti — illustra uno sche- ma analogo: purtroppo non specifica se lo abbia tratto da qualche pubblicazione o se sia un rilievo da lui effettuato nel corso di un sopralluogo (Fig. 6) ®. Pit avanti vedremo (Fig. 12, Tav. IV) che tale piastra metallica sara anche prescritta da alcuni autori del Sei- e Settecento. Sull’impiego dello schema a imbuto ci sono molte testimonian- ze: ° Chr. A. KIRCHER, Musurgia cit. in nota 17, p. 334. Come gid detto, il gesuita te- desco — che @ il primo a citare tale accorgimento — aveva installato la camera di Fig. 5b; sembra perd che in un secondo tempo essa fosse stata sostituita con una differente, dato che ne! 1782 viene registrato un pagamento «per avere startarito in opera il casso- ne del vento, e riaffermatoci nel fondo il pilastro di piombo che sbatte l’aequa» (cfr. il mio art. cit. in nota 7, p. 47). 29 Roma, Archivio Capitolino, Fondo A. Valle, II, Fascicolo Villa d’Este, foglio vo- lante. i4 P. BARBIERI Ppadiabrautaduana nw oper FE Stam cilindn casyenariiiva, porte pner ation dant Fig. 6 - Camera eolia (da appunti di A. VALLE, c, 1920-19307). 1) a Pratolino, nell’organo idraulico della grotta «della Samari- tana» (Fig. 7) 2; 2) nel 1629 il romano Giovanni Branca riporta il dispositivo di alimentazione di un «uccello che canta», (Fig. 8); quando il fab- bisogno d’aria aumentava, bastava moltiplicare il numero degli im- buti (come vedremo in Fig. 10) #; Branca acclude anche il dise- gno di un grande organo da chiesa alimentato in questo modo »; 2) Cf. Cu, HULSEN , Ein deutscher Architekt cic. in nota 10, p. 166 e L. ZANGHE- RI, Pratolino cit. in nota 10, p. 41 del vol. I. 2 GIOVANNI BRANCA, Le rrachine [...], Roma 1629, Mascardi (anche in riproduzio- ne anastatica, a cura di L. Figo, Torino 1977, UTET), Tavv. XVIII e XX. > Che ho gid riprodorro nell'art. cit. in nota 7, Fig. 6. Dispositivi analoghi doveva- no perd essere conoseiuti gia dal Quattrocento. Da un manoscritto recentemente pub- blicato da Eugenio Baccisti ¢ infacti emerso che cra il 1425 e il 1432 Giovanni Fontana aveva progeccato una camera eolia, da applicarsi ad un normale organo (non automati- co): cfr. ANTONIO LATANZA, The hydraulic organ, in «Music & automata» n° 14 (aprile 1990), in corso di scampa, Dalla figura allegata da Fontana, tale camera eolia risulta essere busaca su di uno schema riconducibile a quello eroniano di Fig. 3 Villa d’Este a Tivolt 15 aod Fan ¥ Vib ef. Fig. 7 - Organo idraulico della grotta della Samaritana di Pratolino (dal manoscritto di H. ScHICKARDT, 1600). 3) nella villa Pamphilj di Porta S. Pancrazio, a Roma, esisteva un piccolo organo idraulico settecentesco; in un conto del 1758, relativo al «cassettone di piombo per fare il vento per far suonare il suddetto organo», lo «stagnaro» precisa: (J per aver tagliato via un pezzo di condotto grosso con attaccato la chiave di metallo nuova grossa per tirarla addietro accid l’acqua possa cascare a piom- bo dentro l’imbottatore [= imbuto] di piombo che sta sopra la canna, pezzo di condotto a piramide che porta I’acqua dentro il cassettone di piombo [...] **. 1.3. Mantici automatici per fucine e fornaci - Ulteriori versioni di camera eolia venivano poi proposte per fucine e fonderie, dove il flusso del vento doveva essere pitt vivace. A quanto ci @ dato 24 Roma, Archivio Doria-Pamphilj, Mandati di pagamento anno 1758-II, conto del- Jo stagnaro del 13 marzo 1758. Sull’argomento ho in preparazione larticolo Gii organi idraulici delle ville Parnpbilj-Aldobrandini: il «Monte Parnaso» di Frascati e il «Faunon di Roma, che conto di pubblicare su questa stessa rivista, Lo schema «a imbuto» compare anche in una «tromba» per fucine (Fig. 11). 16 P. BARBIERI FIGVRA XX, Fig. 8 - «Uccello che cantan (da G. BRANCA, 1629) sapere, Giovambattista Della Porta il primo che menziona tali impianti (1589) »; negli Spiritali del 1601, dopo aver descritto il dispositivo di Fig. 3, lo stesso autore precisa: Ma in Nettuno presso Roma sono edificate due camere, che mentre 'una si riempie di vento, l’altra scarica l’acqua, e mentre quella di nuouo si riempie, 2 G.B, Detta PorTA, Magiae natteralis (...] Libri XX, Neapoli 1589, apud H. Sal- vianum, p. 291 (cfr. anche l'ed. Francofurti 1591, A. Wecheli, p. 641); precisa che il dispositivo pud servire «ad acrarias, & ferreas fucinas» Villa d’Este a Tivolé 17 b : Se yi Fig. 9 a - Dispositivo di alimentazione a pitt camere sovrapposte, di Erone Alessan- drino (dall’ed. di F. COMMANDINO, 1575). L’acqua — attraverso i successivi sifoni — scende da una camera a quella immediatamente sottostante, facendo cantare gli uccelli ‘un dopo I'altro. Fig. 9b - Stesso dispositive, ma con alimentazione intermittente (dall’ed. di W. SCHMIDT, 1899). Il secchio & inceznierato un po’ al disotto della sua mezzeria ed & co- struito in modo che a yuoto il suo baricentro si trovi sotto la ceniera, per farlo rimanere dicitto; immettendo dell’ acqua, detto baricentro tende a spostarsi progressivamente verso alto, fino a che — portatosi al disopra della cerniera — il secchio si capovolge V'altra s’evacqua di uento, e con questo non manca mai uento al fuoco, ma Jo muoue violentissimo. Ma nel nostro modo [quello cioé di Fig. 3] l'abbiamo sempre continuo, ma non cosi gagliardo ** Le due «camere» di cui parla lo scienziato napoletano doveva- no probabilmente essere quelle di Fig. 2 poste una sopra l’altra (secondo lo stesso principio di Fig. 9) ”, analoghe cioé al sistema di ventilazione forzata che incontreremo in Fig. 14. 26 Ip., I we libri de’ spiritali cit. in nota 8, pp. 85-86. Sulle ferriere di Nettuno esi- stono scarse notizie; alcune dovevano evidentemente essere site in localita «Le Ferrie- reo, auna decina di chilometri verso interno. Anche a «Campoleone in Nettunor ne viene registrata una, di proprieta dei Pamphilj (Arch. Doria-Pamphili, Filze libro ma- stro 1777-II, int. 212, n° 17). Tea poco vedremo che verranno anche menzionate in un trattato del 1734, 27 I] dispositivo eroniano di Fig. 9 & stato tratto da: (a) Heronis Alexandrini spirita- 18 P. BARBIERI 1 FIGVRA XVIII. Fig. 10 - Camera eolia per fucine (da G. BRANCA, 1629). E opportuno sottolineare che GC, HD, IE non sono tuni aspiratori destinati ad aumentare il rendimento del di- spositivo, ma — come precisa lo stesso Branca, che non sembra aver capito a fondo il principio di funzionamento di tale pompa — dei semplici tapi a piolo mediante i quali era possibile disattivare uno 0 pitt imbuti e regolare quindi le portata del vento. A mia conoscenza, I'unico dispositive — fra quelli ancichi — dotato di tubi di aspira- zione & quello che incontreremo in Tav. IV b (Encyclopédie). Tale applicazione industriale della camera eolia verra confermata da altri autori, a cominciare dal gia citato Giovanni Branca (Fig. 10). In Fig. 11 @ illustrato un altro tipo di «tromba» (cosi veniva- no allora chiamate), con alimentazione a imbuto . Questi dispo- sitivi ebbero una notevole diffusione in Italia, anche perché il cli- ma mite della penisola ben raramente provocava interruzioni do- vute alle gelare. Nel 1734 lo svedese Emanuel Swedenborg con- lium liber a Federico Commandino Urbinate ex Graeco nuper in Latinum conversus, Urbini 1675, s.e., c. 48%; (6) WILHELM SCHMIDT, Herons von Alexandria — Druckwerke und Automatentheater(...], Leipzig 1899, Teubner, p. 200 (anche in rist. anast. in Hero- nis Alexandrini opera quae supersunt omnia, 1, Stuttgart 1976, Teubner). 28 Cfr. C.R. SMITH - R.J. FORBES, Metallurgia e assaggio, in CHARLES SINGER et al., Storia della tecnologia, U1, Torino 1957, Boringhieri, pp. 29-76: 38 (illustrazione tratta dalla Pratica minerale di Marco De La Frata Montalbano, Bologna 1678). Villa d’Este a Tivoli 19 Fig. 11 - ‘Tromba’ per fucine, con alimentazione a imbuto (da M. DE LA FRATTA MONTALBANO, 1678, cfr. nota 28). fermera |’ origine italiana della «tromba», precisando di aver visto fucine di questo tipo a Roma (presso Porta S. Giovanni), a Cister- na e nelle vicinanze di Nettuno. Lo stesso autore riporta anche due schemi: il primo & assai simile a quello di Fig. 11, mentre il secondo é stato riprodotto in Fig. 12 a*. Quest’ultimo coincide 2 EMANUEL SWEDENBORG, Regntm subterranenm sive minerele de ferro [...], Dresdae & Lipsiae 1734, Henkel, Tavy. XII, XIII, XV e pp. 143, 151-52 (anche in versione francese: Traité du fer — Traduit du latin par M. Bouchu, in Arts et meétiers, VL, 4° sec- tion, Paris 1762, Académie des sciences). Swedenborg (1688-1772) fu assessore alle mi- niere di Svezia e scrisse tale opera al suo ritorno in patria, nel periodo in cui era ancora legato ad una concezione meccanicistica del mondo; dopo si abbandond completamente a meditazioni di tipo misticheggiante, grazie alle quali ¢ ancora oggi noto nella storia 20 P, BARBIERI zan.aa. Oe Serre te tN i 113 Die Fig. 12 a- Camera eolia per fucine (da E. SWEDENBORG, 1734). L'acqua, proveniente dal condotto AB, esce dall’imbuto CC, risucchiando aria dai fori DD. La successive ca- duta sulla lastra di pietra H facilita la separazione delle bolle daria dal liquido, il quale esce poi attraverso il sifone PORR. L’aria, tramite il portavento g, va ad alimentare Paltoforne OO. sostanzialmente con quello gia illustrato nel 1674 da Francois Mil- liet de Chales (Fig. 12 b), il quale fa anche rilevare che — rispetto alla manticeria tradizionale — la costruzione di una camera eolia permetteva un risparmio in danaro quantizzabile nel rapporto 100:3, al quale andava poi aggiunto quello derivante dal fatto che il suo funzionamento non richiedeva |’impiego di alcun inservien- della filosofia, Una «Wassertrommel» assai simile a quella di Fig. 12 a si pud anche trovare in JOHANN ANDREAS CRAMER, Anfangsgriinde der Metallurgie (...], III, Blanken- burg und Quedlimburg 1777, Reussner, Tab, XI f.t. Villa d'Este a Tivoli 21 Fig. 12 b - Idem (da C.F. MILLIET DE CHALES, 1674). te alzamantici. Il religioso savoiardo aggiunge perd che |’umidita contenuta nel vento cosi prodotto limitava la temperatura massi- ma ottenibile, per cui il dispositivo veniva impiegato «in tutte le fornaci, ad eccezione forse di quelle destinate a lavorare ]’ac- ciaio» ©, Due altoforni alimentati con dispositivi simili, esistenti nella Francia meridionale, sono comunque illustrati nell’ Excyclo- pédie di Diderot e d’Alembert (Tav. IV a-b) ». 3° C.F, Minuet De CHALES, Cursus cit. in nota 16, p. 228: ain omnibus fornacibus, exceptis forsitan iis, quae ad fingendum chalibem deputantur». Anche PHILIPPE - FRE- DERIC DIETRICH (Description des gites de reinerai des forges et des salines des Pyrenées, ‘forges per acciaio, facendo inoltre rilevare che — producendo aria assai umida — consu- mavano pit carbone. In nota 25 abbiamo invece visto che la testimonianza di G.B, Del- la Porta (1589) riguardava indistintamente rame e ferro. 31 Encyclopédie on dictionnaire raisonné des sciences des arts et des métiers — Nouvelle impr. en facsimilé de la premitre édition de 1751-1780, XXVI (1767), Stuttgart — Bad Cannstatt 1967, Fromman Verlag, Planches ILI ¢ IV delle Forges ou art du fer. Cfr. an- che Il mestiere e il sapere duecento anni fa — Tutte le tavole dell’ Encyclopédie francaise — Presentazione e saceé intraduttivi di Jacques Proust, Milano 1983, Arnoldo Mondadori Editore, p. 433 Foix @ una localith dei Pirenei. Faccio incidentalmente notare che in essa risiedeva I'in- 22 P. BARBIERI Fig. 12 c - Rappresentazione schematica della pompa di Fig. 12 a (da HENRY BOUAS- SE, Jets, tubes et canaux, Paris 1923, Delagrave, p. 541). Dispositivi del genere erano ancora in uso ai primi del Novecento e venivano anche impiegati nei telegrafi pneuma- tici, La quantita di aria che entra in emulsione con I’acqua all’uscita della strozzatura (étranguillon) & proporzionale alla velocita dell’acqua in quel punto: I’aria @ infatci tra- scinata gia dalle pareti della vena fluida per attrito. Dato che questo un fenomeno accessorio, il rendimento di tale pompa - cice il rapporto tra il lavoro che potrebbe ef- fettuare l’aria compressa nella sone ¢ quello sviluppato dall’acqua nella sua caduta — & bassissimo (pochi centesimi). La pressione dell’aria & con buona approssimazione data dalla differenza di livello tra il bief aval e l’acqua contenuta nella fone. Una pompa simile rappresentata nel Dictionnaire des arts et manufactures (...] par M. Ch. Labou- faye, 3* ed., vol. II, Paris 1867, Lacroix, p. 221. gnere francese Jean-Baptiste Mercadier (1750-1816), autore tra l’altro di un manoscrit- to — ogai introvabile — trattante proprio di tali dispositivi: Des sources de vent naturel- les et artificielles et particuliérement des trompes des forges a la catalane (rif. in Parigi, Ar- chives Nationales, Ms. F. 14. 2281/2: Dossier personale di J. - B. Mercadier). Anche Pu.-F. DIETRICH (Description cic. in nota 30) ne parla dettagliatamente, precisando che le migliori erano interamente in pietra. Villa d’Este a Tivoli 23 2. G.B. Aleotti e il primo impianto domestico di condizionamento daria In appendice alla sua traduzione degli Spiritali di Erone — del 1589, la prima apparsa in lingua italiana — Giovanni BattistaA- Jeotti allega quattro «teoremi» di nuova concezione. L’ultimo di essi si intitola: «Fabricare una stanza nella quale al tempo che pia- cera sempre vi spiri il vento, che la rinfreschi, e poco, e molto 4 voglia nostra» (Fig. 13) %. Benché l’ingegnere estense non faccia esplicito riferimento ad alcuna pratica realizzazione, il tenore del- la sua descrizione fa supporre che tale impianto dovesse effettiva- mente essere stato costruito: tecnicamente molto dettagliate sono infatti le istruzioni per dimensionare e impermeabilizzare le due riserve d’aria. Una indiretta conferma di tale ipotesi & costituita dal fatto che — una dozzina di anni dopo — Della Porta descrive un impianto simile, dicendo di averlo «visto in Tivoli» (Fig. 14): Né lasciaré di raccontar un modo, come possiamo ancora muouerne uno [ = vento] gagliardissimo, cio? calando !’acqua per un canele in una camera, e quanto pitt lungo, pitt uiolentissimo. Possiamo nel medesimo modo ne” grandissimi caldi dell’estate, per rinfrescar le camere, muouer un uento gagliardissimo, ¢ freschis- simo, il quale habbiam uisto in Tiuoli. [...] Varia del pozzo, entrando nella camera, la raffreddera talmente, che coloro, che ui si ritroueranno dormienti, gli riempira di freddo rigor tutte le mem- bra”. Considerando anche che il vento cosi prodotto doveva avere una umidita relativa prossima al 100% — il che, sia detto per inciso, costituiva la principale causa di deterioramento degli organi idrau- lici —, tale forse troppo entusiastica descrizione non doveva cer- to incoraggiare gli igienisti a installare nelle proprie camere da letto una simile minaccia per la loro salute. Infatti, dopo Della Porta, non mi risulta che ne faccia pili menzione alcun altro autore. Per gli Estensi, Aleotti aveva anche costruito dei piccoli organi °2G.B. ALEOTT!, op. cit. in nora 15, p. 96. 2 G.B. DELLA PORTA, I tre libri de’ spiritali cit. in nota 8, pp. 85-86 (cito dall’ed. ital. del 1606). Ad un impianto di cale tipo lo stesso autore aveva gia fatto cenno nella Magiae naturalis cit. in nota 25. 24 P. BARBIERI Fig. 13 - Schema di ventilazione forzata per abitazioni (da G.B. ALEOTTI, 1589). Il sifone J deve avere una portata superiore a quella dell’ imbuto R, attraverso il quale arriva la miscela acqua-aria. Nella figura non sono stati tracciati i portavento che colle- gano la cisterna inferiore con la stanza da rinfrescare, ma Aleotti precisa che ci sono. Per il funzionamento cfr. didascalia di Fig. 14. Fig. 14 - Schema di ventilazione im- piegato a villa d’Este (da G.B. DELLA PorTA, 1601). Attraverso I'imbuto H + alimentato da un condotto il cui di- slivello dev'essete proporzionale alla ‘gagliardia’ di vento desiderata — la miscela acqua-aria entra nella cisterna intermdia, che rinfresca la stanza supe- riore tramite i portavento Ae B. Quan- do Pacqua si scarica nella cisterna in- feriore, l'aria contenuta in quest’ulti- ma viene spinta nei portavento He G; nel frattempo la cisterna intermedia si ticarica e il ciclo ricomincia. Contraria- mente ad Aleotti, Della Porta si é di- menticato di disegnare il sifone che sca- rica la cisterna inferiore. Villa d’Este a Tivoli 25 idraulici, come testimonia una lettera del 1592 nella quale chiede educatamente un rimborso per tale lavoro: Il carnevale dell’anno 1592 che £4 doppo il rittorno di Roma del Ser.™° S."* Duca morto di gloriosa memoria I’Altezza sua che parve volesse attendere a fare un bel giardino con fontane, mi fece dare uno di quei regaletti o organetti dismessi ch’erano ne la stanza di paiarino, accid io come feci m'ingegnassi di fare alcune fontane che sonassero onde si come trovai il vero modo di far cosa eccelente et allora et doppo, cosi mi fu caggione che io ho in pid volte speso pid di 40 scudi del mio senza un gran rompimento di cervello onde trovaj un vero et sicuro modo di far sonare qual si voglia cosa senza che niuno toccasse Jo instrumento. Il che non si & veduto per la improvisa morte di S.A. [...] ¥. A lui va anche attribuito il progetto degli organi idraulici un tempo esistenti nella celebre residenza estense dell’Isola di Belve- dere » e di quelli — come vedremo nel § 4 — dei giardini della Castellina, sempre a Ferrara *. 3. La fontana dell’Organo Prima di passare all’esame analitico dei singoli documenti, ri- tengo opportuno presentare una rapida sintesi della situazione. E cid al fine di facilitare poi |’interpretazione degli stessi. La fontana dell’Organo, costruita nel 1567-68, originariamen- te si presentava come in Tav. V ”. II nicchione centrale ospita- +4 Modena, Biblioteca Estense, Ms. B.1.1.2/d, n. 3: la copia di una lettera da lui indirizzata al «Ser.mo Signor Duca mio perpetuo Signore», s.l. ¢ s.d. (ma 1592). » Che nel 1599 andd perd distrutta: cfr. RENATO LUNELLI, L’arte organaria del Ri- nascimento in Roma [...], Firenze 1958, Olschki, p. 62. 36 Aleotti aveva anche due figlie che si distinsero in campo musicale: Raffaella (stu- did cembalo con Alessandro Milleville ed Ercole Pasquini) ¢ Vittoria (compose madri- gali, alcuni dei quali nel 1591 furono fatti stampare dal padre): cfr. ADRIANO CAVIC- CHI, Aleotti Raffaella e Aleotti Vittoria, in The new Grove dictionary of music and musi- cians, 1, London 1980, Macmillan, p. 243. Sarebbe interessante appurare se qualcuna delle loro composizioni non sia staca ‘trasferita’ sui cilindri degli organi progettati da Giambattista. 57 Cf. D. COFFIN, op. cit. in nota 1, Fig, 61 pp. 53-54. L'affresco, tuctora esistente nel «Salotto» del palazzo, sembra risalire al 1568-69. Lo studioso americano ipotizza che Jo schermo cilindrico, aperto nel mezzo, sia stato poi sostituito dalla statua della Natura. 26 P. BARBIERT va un piccolo monte costituito da rocce artificiali, ai piedi del quale era alloggiata la statua della natura naturans e quelle dei vari ani- mali da lei generati (Tav. VI) °*. Al disopra, in una nicchia sca- vata verso la sommita dell’ammasso roccioso, erano allineate le can- ne dell’organo idraulico. I lavori relativi a quest’ultimo, iniziati dal fontaniere francese Luc Le Clerc, dopo la sua prematura mor- te vennero completati dal nipote Claude Venard. Come gia abbia- mo visto nel paragrafo precedente, lo strumento — azionato dal- l’acqua racchiusa nella cisterna superiore (Fig. 15)» — non era dotato di tastiera azionabile manualmente e la sua estensione era limitata a sole 22 note (doveva perd coprire un ambito superiore alle due ottave, dato che — vedi schema di de Caus — tali stru- menti mancavano di molte note cromatiche). In sintonia col com- plesso allegorico nel quale era inserito, esso avrebbe dovuto esse- re integrato con registri accessori riproducenti le voci di «molti animali», impresa che pers — nonostante i tentativi di alcuni «ma- tematici» — non sembra sia mai stata portata a termine. Tale fontana poteva dar luogo ad un vero e proprio spettacolo ‘di suoni e di luci’. Esso iniziava con gli squilli di due trombe, quasi sicuramente provenienti da due statue. L’organo faceva poi seguire una lunga e «assai musicale» canzone a cinque voci, accom- pagnata dal cinguettio di un registro di usignolo. Alla fine dell’e- secuzione un apposito comando dava via libera all’acqua racchiu- sa nell’attico-cisterna della fontana, la quale — tramite opportu- ne canalizzazioni — si precipitava sulle rocce del monticello: la fitta cortina di acqua polverizzata che cosi si veniva a sollevare, nel tardo pomeriggio poteva creare un arcobaleno artificiale. Il rom- bo prodotto dal «diluvio» era potenziato dal fragore della tromba che un tritone faceva l’atto di suonare, direttamente alimentata dalla perturbazione prodotta dalla cascata. I] complesso architet- tonico — a differenza di oggi — presentava una decorazione mul- ticolore, con specchi e dorature che riflettevano «il riverbero del tramontante sole». 38 Cf. C. Lam, op. cit. in nota 1, Fig. 15. La statua rappresenta Diana di Efeso, ¢ nei documenti viene chiamata Dea della Natura o della Fortuna; opera del fiammingo Gillis van den Vliete (Giglio della Vellita) — che si ispird ad una scultura antica —, si trova ora nel giardino pensile presso i vasconi (cfr. anche D. COFFIN, op. cif. in nota 1, p. 18). ® Il rilievo & di C. LAMB, op. cit, p. 54. Villa d'Este a Tivoli 27 pos oeescrsess: cak Fig. 15 - Fontana dell’organo, schema della cisterna superiore (rilievo di C. LamB,1966). Nei primi anni del Seicento la fontana subi radicali modifiche. Monticello e dea della Natura furono soppressi per far posto all’e- legante tempietto che tuttora ammiriamo (Tav. VII e VIII) *. Nel 1611-13 il fontaniere Curzio Donati rifece l’organo, dotan- + La fotografia & stata tratta da C. LAMB, op. cit., Fig. 16. La stampa é di Gio. FRANCESCO VENTURINI, Le fontane del giardino estense in Tivoli, Tav. 13 (opera che uscl come quarta parte di GIOVANNI BATISTA FALDA, Le fontane di Roma, Roma 1691, Giov. Giacomo [de] Rossi); V. PACIFICI (op. cif. in nota 1, p. 133) fa opportunamente notare che tale incisione in contro-parte. 28 P. BARBIERI dolo di tre «sonate» che potevano essere inserite a piacere. I] nuo- vo strumento — ad eccezione dei mantici — assomigliava a quelli comuni, essendo dotato di somiere (probabilmente a vento) e di una tastiera suonabile anche manualmente (sembra fosse metalli- ca, come quella tuttora presente nell’organo idraulico del Quiri- nale) “'; fra i registri figurava anche un flauto. Il vano scavato nel sottosuolo, che un tempo ospitava l’intero automatismo, doveva guindi fungere semplicemente da camera eolia. Ancora perfetta- mente operante nel 1725, solo un quarto di secolo dopo alcuni vi- sitatori attestano che lo strumento era gia in completo abbando- no. Questa, per sommi capi, la storia della fontana. Esaminiamo ora in dettaglio i relativi documenti, che presenterd in ordine crono- logico. 3.1. La prima versione: il Diluvio e la dea della Natura 1567-68 - Uno dei primi pagamenti fa riferimento a fondazioni, monticello con statue della Natura e di vari animali, specchi, ci- sterna superiore: Muro di fondamento della fontana di Ms. Lucha [...] Muro di fondamento et masiso sotto la grotta dove va Ja dea della Natura dentro in la nichia (..] Lu] Termini [= cariatidi laterali] [...] Maro della grotta et volta insieme dove sono le grotarole dove a da star li animali sotto la dea della Natura [...] 74, Idem per aver fatto doi gran sfondati di matoni con golle [= gole] ovali di matoni taliati con le orechie per 4° facce del ditto sfondato con 4° tondi dove va li specchi alti 'uno P [= palmi?] 12 larghi l’uno P 12 con i resalti stimati Puno P 6 [..] 76. [Volta della fontana] dove a da star aqua [..] Nei documenti !’ideatore della fontana compare col nome di «mae- stro Lucha Clerico francese», probabile deformazione di Luc Le Clere (viene menzionato per l’ultima volta in data 16 novembre 4" Cfr. l'art. cit. in nota 7, p. 31. #2 Roma, Archivio Capitolino, Fondo A. Valle, I, Fascicolo «Casa da Este, Ippolito Card. II, Lavori»: «Misura e stima deli lavori di muro che & fatto ms. Tomaso da Com- mo muratore» (dal 1 ottobre 1567 a tutto l’ottobre 1568). I] primo ad avere segnalato esiscenza del Fondo Valle — che sembra tuttora da catalogare — é stato C. LAMB, op. cit., p. 55. Per notizie sulla statua cfr. nota 38. Villa d'Este a Tivoli 29 1568) ®. Dopo la sua morte l’opera sara completata dal nipote Claude Venard, che gia lavorava con lui *. 1569 - In una lettera scritta da Tivoli il 3 agosto, lo storico ge- novese Uberto Foglietta dice la fontana dell’Organo «non ancora terminata, risuoner’ con orribile fragore e col vario canto d’ogni sorta di tibie» ”. 1571-73 - Nell’agosto del 1571 un agente di casa d’Este riferi- sce che «certi mattamatici seguitano la fonte grande del diluvio dove hanno da essere mille soni et canti», prevedendo perd che la spesa «serra gettata via» “. Una didascalia della famosa stam- pa di Etienne Dupérac, incisa due anni dopo, conferma la situa- zione di stallo dei lavori: 24. Fontana della Dea della natura. Questa fontana meritamente si pud chia- mare delle meraviglie. Evvi uno organo il quale con mirabile artificio a forza d’acqua suona da se stesso ogni madrigale 8 mottetto che si voglia & quattro 8 cinque voci. Molte altre cose assai pitt stupende vi hanno da essere, ma non & ancor finita Anche in una anonima Deserizione, manoscritta ¢ non datata, si legge: 10. Fontana del diluuio cost chiamata per infiniti capi d’acqua, che n'escono con mirabile impeto; in essa si doeuano rappresentare le uoci de molti animali et suoni di quasi tutci gl’istrumenti cosi bellici, come musici, ma resta imper- fetta per la morte dell’Artefice inuentore “* * Cfr. D. COFFIN, op. cit. in nota 1, p. 17. + Come risulter’ chiaramente dalle testimonianze di Giovanni Maria Zappi ¢ Nico- las Audebert (1576). Su tale artefice cfr. anche, pitt avanti, la nota 50. Cf, F. SENI, op. cit. in nova 1, p. 58; originale latino in Villa d’Este nelle descri- zioni di U, Foglietta e M.A. Muret, in «Atti e Memorie della Societa Tiburtina di Storia ¢ Arte» XX-XXI (1940-41), pp. 162-178: 170 («Fons maior nondum ad finem perdue- tus horribili, classico omnisque generi tibiarum vario cantu resonabit. Adeo excellen- tium artificum industria in navurae operibus exprimendis nihil non tentatum relinquit») * Chr. V. PACIFICI, Ippolito I d’Este [...1, Tivoli 1920, Mantero, p. 168. “7 Stampa del 1573, con Legenda di Antonio Lafreri, ripubblicata da C. LAMB, op cit., pp. 13 ¢ 103. 48 Descrizione che cosi continua: «11. Le statue, che scruono per inuentione, et or- namento della detta fontana sono la Dea della Natura nel mezo, con Apollo, et Diana dalle bande che gettano acqua, et quattro gran termini fuori per colonne et due Fame, 30 P. BARBIERT Sia pure incompleto, nel 1572 lo strumento doveva comunque essere gia pienamente operante, come testimonia un manoscritto dello storico tiburtino Giovanni Maria Zappi ”: [...] si vedono li Organi stupendi et maravigliosi fatti et disegnati da un cer- to ms. Claudio Venardo di nation franzese, il quale organo si ritrova dentro di una gran nicchia [...] l’organo, il quale, quando che da alcuni si da ordine per sonar, primieramente si sentono doi trombe che suonano alquanto et dopo sequita la consonantia, al solito della musica, di tal sorte ben ordinato et con misura come quel di S. Salvatore del Lauro in la citta di Roma non puol sonare pitt gratiosamente che questo con misura; et che si habia da credere quanto gli dico, quando che la S.* di N.S. Papa Gregorio XIII si ritrovd in Ja citta di Tivoli I’anno 1573 ™ si dede l’ordine che dovessi sonare, sonando sua S.* restd tanto satisfatta et maravigliata che non solo lo volse sentire una volta ma doi et tre, et volse in ogni modo parlare al detto ms. Claudio inventore di esso, vista et intesa tal magnificenza rara con la presenza di tanti cardinali et principi signori, sono stati infeniti signori che non possevano credere questo organo sonasse da sé stesso temperatamente li registri con acqua, ma pitt to- sto credevan che vi fusse alcuno dentro, percid ne restorno certificati; dopo sonato l'organo si da ordine nel medemo tempo dare I'acqua a 15 lampolli dalli quali scatoriscano l’acqua con tanta gran forza et violenza che salle su l’acqua alta una piccha di tal sorte che si fa chiamare il Diluvio [...] 1576 - Il francese Nicolas Audebert ha modo di visitare |’ orga- no, probabilmente guidato dallo stesso Claude Venard, sovrinten- che tengono I’arma del Car." con I’Aquila in cima». D. COFFIN — che nell’op. cit. in nota L, p. 145, pubblica tale manoscritto — ipotizza che derta descrizione risalga al 1571 circa (p. 16), Le statue di cui al paragrafo 11 ora citato — sempre secondo Coffin — sarebbero semplicemente state previste nel progetto originale, ma a quella daca non sembra fossero gia in opera: esse furono quasi certamente aggiunte nel 1609-15, duran- te i restauri di Alessandro d’Este (p. 19). Sulle due «Fame» il problema & comunque aperto, mancando adeguata documentazione al riguardo (efr., pitt avanti, anni 1611-13). # GIOVANNE MARIA ZAPPI, Annali e memorie di Tivoli, a cura di Vincenzo Pacifici, Tivoli 1920, Tip. Maiella, p. 61 (a p. XII si legge che la descrizione di villa d'Este reca la daca 1576) 5 V7. PACIFIC! (op. cit. in nota 1, p. 127) fa notare che Gregorio XIII effettud la vi- sita nel settembre 1572, e non — come afferma Zappi — nel 1573. Fra i privilegi d’in- venzione concessi dal papa tra il 1570 e il 1579 ve n’é uno a favore di «Claudio Venar- do francese per una sua invenzione di cuocere la carne con poca spesa»: cfr. ANTONI- NO BERTOLOTTI, Artist? francesi in Roma nei secoli XV, XVI e XVII, Mantova 1886, G. Mondovi, p. 228 Villa d’Este a Tivoli» 31 dente alle fontane *!. Ritengo utile riportare integralmente la sua lunga descrizione — corredata da una mia piuttosto libera tradu- zione —, essendo la pit dettagliata di cui disponiamo: [...]on entre par un petit portail en une place quarree, clause de petits murs, aun bout de laquelle est Ja fon- taine des Orgues qui surpasse du tout le aultres precedentes, non pour les en- richissements d'icelle mais pour l’ar- tifice et secrets ingenieux qui y sont. Ceste fontaine est plus rustique que bien ornee, ayant le bas comme un ro- cher, et au pied d’iceluy une fosse faic- te en forme de troys demyz cercles & plus hault y a une statue moderne qui n’est que de pierre & en facon d’un Terme, qui est pour representer Na- ture, et aussy se nomme aultrement /a fontaine de la Nature, \e hault de laquel- le est une teste de femme, sans aulcuns bras, laquelle a le corps tout couuert de grosses mammelles tombantes I'u- ne sur l’aultre, et le reste au lieu de jambes est un pillier quaré qui vient en pointe, & diminuant contre bas. Derriere ceste statue passent 22 tuyaulx d’Orgue qui vont au hault re- spondre dedans une petite fenestre voustee. Ces orgues sans ayde de per sonne sonnent une changon de mu: que auec toutes ses partyes, non moins bien & melodieusement auec ses me- sures et fredons, que pourroit faire le plus exellent joueur: Mais pour rendre cela plus admirable on desnye a Ja plus grand part de ceux qui y vont de leur faire veoir lartifice, toutesfoys J’euz bien ceste faueur que tout me fur com- muniqué & allay aux lieux plus secrerz ou Je remarquay curieusement tous les mouuements & moyens de ceste inge- L...J attraverso un piccolo portale si entra in una piazza quadrata, recinta- ta da piccoli muri, a un’estremita del- la quale c’é la fontana dell’Organo, che sopravanza tutte le precedenti non per la ricchezza delle decorazioni, ma per gli artifici e gli ingegnosi segreti che vi sono. Questa fontana ha una deco- razione di tipo rustico, presentando una specie di roccia nella parte infe- riore — ai cui piedi @ una fossa aven- te la forma di tre semicerchi —, e pit: in alto una statua moderna di sempli- ce pietra, a foggia di Termine, simbo- leggiante la Natura: per cui la fontana si chiama anche della Natura. La par- te alta della statua ha una testa di don- na, mentre il corpo — del tutto privo di braccia — & coperto da grosse mam- melle cascanti una sull’altra; in luogo delle gambe ha un pilastro quadrato che si rastrema verso il basso e finisce a punta, Dietro a questa statua passano 22 [tubi collegati a] canne d’organo, che salgono fino a trovarsi in corrispon- denza di una piccola finestra ad arco. Quest’organo — senza alcun interven- to umano — esegue una canzone a pitt voci, con i dovuti abbellimenti e [per- fettamente] a tempo, non meno bene e melodiosamente di quanto potrebbe fare il pid eccellente suonatore. Ben- ché — al fine di stupire maggiormen- te — alla maggior parte dei visitatori venga negato il permesso di esamina- re il meccanismo, io tuttavia riuscii a farmi spiegare ogni cosa e potei acce- dere ai luoghi pitt segreti, dove osser- 32 nieuse & admirable inuention, que je descriray icy selon ce que Jay veu. Dessoubs ceste forme de rocher & structure de fontaine il y a une petite chambre soubz terre comme une cauerne laquelle est voustee par de- dans, et ny a ouuerture auleune sinon au hault, a un coin de la vouste qui est persee par dessus n’y ayant lieu que pour passer un homme & pour y en- trer il fault leuer une grosse pierre quarree qui ferme ceste ouuerture si iu stement que lair ne peult y entrer ny en sortir aulcunement. Par la nous deualasmes auec une eschelle en ceste chambrette; a un des bouts de laquel- le y a un gros canal de plomb qui vient de hault, & a son issetie des la vouste jettant Peau en grande abondance et de force, laquelle est cause que se ver- sant en la chambre, ceste agitation ve- hemente engendre du vent qui la de- dans demeure enclaus et bien enserré quand on a bouché le lieu par ou on ¥ entre. Dauantage eau qui est tom- bee ne trouuant isseue pour s’escou- ler, que un canal de beaucoup moin- dre grosseur que celuy de hault, & par- tant n'est assez suffisant pour mettre hors d’abondance d’eau qui cherche passage pour sortir: il aduient qu'une bonne partie d’icelle demeure en ce- ste chambrette, & peu a peu se haul- sant 6 augmentant rend le vent plus enserré. Qui plus est le canal du hault par lequel tombe !’eau respond sur une roue de fer qui ayant de petites ailles et platines en la facon d'une roue de moulin a eau, & venant a tourner, elle augmente encores le vent par son mouuement. Ceste roue tournant, en P. BARBIERI vai con curiosita tutti i movimenti e i particolari costruttivi di questa inge- gnosa e ammirevole invenzione, che ora passo a descrivere sulla base di quanto ho visto. Al disotto di questa roccia e della struttura della fontana c’é una came- ra interrata simile a una caverna, in- teramente ricoperta da una volta ad ar- co e senza apertura alcuna eccetto che nella parte superiore, a un lato della volta, la quale & forata quel tanto che basta per permettere l’ingresso a un uomo; per entrare all’interno bisogna levare una grossa pietra quadrata, la quale chiude quest’apertura con tale precisione che I’aria non pud in alcun modo né entrare né uscire. Attraver- so di essa, servendoci di una scala, noi ci calammo nella cameretta; in corti- spondenza di uno dei suoi lati c’é un grosso condotto di piombo provenien- te dall’alto, che appena sbucato dalla volta immette con forza una grande quanti di acqua, la quale — riversan- dosi nella camera con violenta agita- zione — genera del vento che rimane imprigionato e ben compresso la den- tro, ovviamente a patto che si sia ben tappata la borola da cui si @ entrati. Poiché inoltre tale acqua, per uscire, non trova altra via che un canale di se- zione assai pit piccola di quello supe- riore —e che pertanto & insufficiente a smaltirla completamente —, accade che buona parte di essa rimane nella cameretta, e alzandosi di livello poco a poco rende sempre pitt gagliardo il vento. Oltre a cid il canale superiore — attraverso il quale cade l’acqua — sbuca proprio sopra una ruota di fer- ro armata di piccole pale, simile a quel- la di un mulino ad acqua, la quale si mette a girare e con tale suo movimen- Villa d'Este a Tivol faict aussy tourner une aultre qui est proche, et de fer comme la preceden- te, estant aussy de pareille haulteur qui reuient a quatre ou cing pieds de dia- metre; mais ceste cy est differente en ce qu’elle est fort large, asauoir d’enui- ron troys pieds, qui est comme une longue lame de fer qui circuit et cowu- re la roue: au dessus de laquelle y a une grande quantité de petites pieces de fer esleuees et sondees pour demeurer droictes, dont les unes sont plus gran- des, plus petites, ou moyennes; seruant pour les mesures, poses, longues, breues, demy breues, crocheues, sou- pirs, et aultres choses requises et ne- cessaires en la musique. Au hault de la vouste } a 22 petits trous ausquels respondent chascun un tuyau d’orgue mais chascun pertuis demeure tou- sjours bouché par le moyen d’un petit morceau de fer blanc appliqué contre chascun trou & tuyau d’orgue: lequel morceau de fer blanc n’est plus grand qu'une piece d'argent, & couppé en quarré, estant un peu caue par le mi- lieu affin que la force du vent enclaus le presse dauantage et tienne le trou mieux bouché. Dauantage chascune piece de fer blanc est soudee au bout d'une longue verge de fer laquelle de l’aultre bout vient respondre sur ceste roue large, a laquelle il ny a qu’un doigt a dire que ceste queiie de fer ne touche, ayant un coste contre bas et l’aultre contre mont par le moyen d’u- ne aultre verge de fer attache au hault de la vouste qui tient ceste plus Jon- gue verge suspendue comme en equi- libre, ayant toutesfoys un costé quel- que plus poisant que !’aultre pour rer tousjours contre bas vers la roue, & I’aultre ou est attachee la piece de fer blanc, pour tenir tousjours les per- 33 to aumenta ancor pit lagitazione del vento. Questa ruota, girando, ne fa an- che ruotare un’altra a lei contigua, pu re di ferro e uguale anche in altezza, avente un diametro di quattro o cin- que piedi; quest’ultima é perd differen- te, in quanto & assai larga — cio’ tre piedi circa — ed & circondata da una lunga lamiera di ferro che la ricopre; al disopra di tale lamiera ’é una gran- de quantita di piccoli pezzi di ferro sporgenti e saldati in modo da restare diritti, di cui alcuni sono pit grandi e altri pit piccoli, oppure medi: essi ser- vono per riprodurre la durata delle no- te, cio pause, lunghe, brevi, semibre- vi, crome, pause di diversa durata, ¢ altre cose indispensabili alla musica. Attraverso la volta ci sono 22 piccoli fori, a ciascuno dei quali corrisponde una canna d’organo; normalmente ognuno di questi fori resta perd tap- pato da un piccolo pezzo di Jatta ap- plicato al foro stesso, ¢ quindi alla can- na dorgano; pezzetto di latta che non & pit: grande di una moneta ed @ ta- aliato a quadrato, con un piccolo in- cavo nel mezzo, in modo che la forza del vento racchiuso lo comprima an- cora di pit e tenga il foro meglio tap- pato. Inoltre ognuno di questi pezzet- ti di latta & saldato all’estremita di una Tunga bacchetta di ferro, la cui estremita opposta giunge fino a sfio- rare la ruota larga, dalla quale dista ap- pena un dito, Una delle due estremit&a di tale bacchetta é a livello pit basso dell'altra, il che si ottiene mediante una seconda verga di ferro attaccata al- la parte alta della volta, che tiene so- spesa a bilanciere questa pitt lunga bac- chetta, e facendo si che uno dei due bracci di quest’ultima sia un po’ pil pesante, per farlo pendere verso il bas- 34 tuis bouchez. Tout cela estant ainsy di- sposé, et la premiere roue venant a tourner elle faict par mesme moyen tourner sa prochaine laquelle est cau- se de toute la musique, car ayant (com- me a este dict cy dessus) ses mesures, breues, longues, & aultres partyes de musique; En ce tour se rencontre quel- qu'une de ces mesures (qui sont esleuees sur la roue plus d’un bon doigt) contre le bout d’une des queties de fer suspendues, laquelle piece et mesure la faict un peu leuer, & ainsy tant qu’elle met a passer le bout du hault se tient baisse & le pertuis de- meure ouuert, dedans lequel le vent entre & s’entonne, faisant sonner le tuyau d’orgue: & des aultres en sem- blable allant ainsy consecutiuement en. Tordre que chascune piece de fer est applique sur la roue: par ce moyen le son du tuyau dure tant qu’il y entre du vent, c'est asauoir plus ou moins se- lon la piece qui touche le bout de la verge de fer, soit une breue ou une lon- gue: Qui est en somme tout le secret & artifice de ceste fontaine. Pendant que ceste musique dure, il y aun Rossignol qui ne cesse de chan- ter par le moyen d’un tuyau faict en subleau lequel par un bout recoit du vent de ceste cauerne, & per l’aultre trempe en un petit vase plein d’eau. Ces orgues ne sonnent qu'une seu- le changon de musique, qui est a cing partyes, fort longue, et bien musicale: mais celuy qui les feit sauoit le moyen de leur faire sonner toutes chancons qu'il luy plaisoit, accommodant pre- P, BARBIERI so dalla parte della rota e ottenere che Valtro — quello cioé cui @ attaccato il pezzetto di latta — tenga il foro tap- pato quando é nella posizione di ripo- so. Con tale disposizione, quando la prima ruota si mette a girare fa auto- maticamente girare anche quella a lei vicina: quest’ultima da origine a tutta la musica, poiché — essendo armata di denti metallici pit o meno lunghi, come @ stato precedentemente detto — durante la rotazione qualcuno dei suoi denti (i quali sporgono dalla su- perficie della ruota pit di un buon di- to) va ad urtare contro l’estremita di una delle bacchette di ferro sospese e la fa sollevare un poco, per cui duran- te il suo passaggio l’estremita opposta si mantiene a livello basso e il foro re- sta aperto, dando cosi modo al vento di entrare e far suonare la canna d’or- gano corrispondente. Analogamente, gli altri denti si presentano nella stes- sa successione con cui sono stati appli- cati alla ruota; il suono della canna du- ra quindi finché il vento entra in essa, cioé pitt o meno a lungo a seconda della lunghezza del dente che striscia con- tro l’estremita della bacchetta di fer- ro: in cid praticamente consiste il se- greto e l’artificio della fontana. Per tutta la duranta di questa musi- ca si sente inoltre un Usignolo che can- ta senza posa: esso é realizzato con una canna fatta a fischietto che da un’e- stremita riceve il vento dalla caverna, mentre dall’altra pesca in un piccolo recipiente pieno d’acqua. Quest’ organo non suona che una so- la canzone, a cinque parti, assai lunga ¢ molto musicale. Colui che lo costrui conosceva perd il modo di fargli ese- guire una qualunque composizione a piacere, disponendo in primo luogo Villa d’Este a Tivoli mierement toutes les verges de fer su- spendues pour les faire rapporter sur telle mesure qu'il estoit besoing. & ne veux aussy oblier a remarquer que ce- luy qui feit toutes ces fontaines, estoit un Francoys, lequel avoit lors un ne- pueu auec luy qui y est demeuré apres la mort de son oncle, & gouuerne en- cores toutes ces fontaines. La musique estant finye, on tire une petite corde qui debousche quelques conduictz, et lors commence en un in- stant a sortir tout au tour de la roche une si grande quantit® d’eau (qui estoit enclause et serree dedans ceste cauer- ne & ses enuirons) qu’il semble vraye- ment d'une tempeste et orage pour le grand bruit qui se faict par la force é& impetuosité dont elle est poussee, la- quelle sourdant du bas de la terre, s’e- slance en lair de la haulteur de deux lances: puis sur la fin elle vient a se rappaiser & cousler tour doulcement selon son ordinaire; ce qu’ilz nomment le Deluge. & durant ce deluge 7 a au milieu de ceste eau un Triton de pierre qui tient une trombe laquelle il faict resonner d'un son enroué, qui continue tant que la tempeste & orage durent: Et tout ainsy qu’il commence premierement en murmurant, et peu a peu s’augmen- te le son tant qu'il soit en sa force; Aussy apres il s'appaise peu a peu, & sur la fin ne faict plus qu’un gargoul- Jement et murmure qui semble venir de fort loing, & que le Triton s'en soit allé. 35 tutte le bacchette di ferro sospese in modo da farle corrispondere a denti di opportuna lunghezza. Non voglio an- che dimenticarmi di dire che il costrut- tore di queste fontane era un france- se, che aveva presso di sé un nipote: quest’ultimo — dopo la morte dello zio — 8 rimasto sul posto ¢ ancora og- gi ha la manutenzione di queste fon- tane. Finita la musica, si tira una piccola corda che sblocca alcuni condotti, ¢ al- lora tutto intorno alla roccia in un istante si precipita una cost grande quantita d’acqua (che era chiusa den- tro la caverna e sue vicinanze), da sem- brare veramente una tempesta o una bufera per il gran rumore che fa, a cau- sa della forza e impetuosita con cui vie- ne spinta; la quale acqua, uscendo dal- Vinterrato, schizza in aria fino all’al- tezza di due lance [= due getti], per poi finalmente tornare calma e scorrere via dolcemente come fa di solito: ef- fetto che viene chiamato if Diluvio. Durante il diluvio, nel mezzo di quest’acqua si vede un Tritone di pie- tra che per l'intera durata della bufe- ra fa risuonare con voce roca una trom- ba: e mentre all’inizio i] suono & simi- lea un semplice mormorio, per poi au- mentare gradatamente fino alla mas- sima intensita, cosi dopo si placa po- co a poco, e sul finire non si ode pit che un borbottio gorgogliante, che sembra provenire da molto lontano, come se il Tritone se ne fosse andato. Sempre nel 1576, anche Erasmo Mayr — organista del duomo di Augusta — ha l’opportunita di ispezionare lo strumento: al suo ritorno in patria ne illustrera i dettagli tecnici al suo concittadino 36 P, BARBIERI Samuel Bidermann, artigiano destinato ad acquistare grande fa- ma come costruttore di strumenti musicali automatici *. 1581 - I Journal de voyage di un viaggiatore d’eccezione, Mi- chel de Montaigne, registra alcune interessanti conferme ”: La musique des orgues, qui est une vraie musique et d’orgues naturels, so- nans tousjours toutefois une mesme chose, se faict par le moien de l’eau qui tumbe aveq grand violance dans une cave ronde, voutée, et agite Pair qui y est, et le contreint de gaigner pour sortir les tuyaux des orgues et lui four- nir de vent. Un’autre cau poussant une rouc atout certenes dents, faict battre par certein ordre le clavier des orgues; La musica dell’organo — vera mu- sica generata da un vero organo, che suona perd sempre Ia stessa cosa — viene prodotta per mezzo dell’acqua che cade con grande violenza dentro un sotterraneo edificato a volta, e che agita l’aria in esso contenuta, costrin- gendola a uscire attraverso le canne dell'organo € quindi a fornire loro il vento [necessario]. Altra acqua, facen- do girare una ruota munita di speciali denti, aziona con una ben determina- ta sequenza la tastiera dell’organo; si ode anche l’imitazione del suono del- le trombe. on y oit aussi le son de trompetes con- trefaict. 1582 - Nel mese di maggio, in due differenti incursioni nottur- ne, un ignoto vandalo manomette «tutti i canali et canne dell’or- gano con gran rovina»: Luigi d’Este, su tutte le furie, pone una taglia di mille scudi *. Sembra che il malfattore fosse un povero diavolo che, spinto dal bisogno, cercava solo di arraffare un po” di stagno; mosso a compassione, il cardinale invece di punirlo gli dond poi ben «500 fiorini d’oro, come dote alle sue due figliole in eta da marito» *. * Cf, RONALD WILLIAM LIGHTBOWN, Nicolas Audebert and the Villa d’Este (ms. 1376) in gournal of the Warburg and Courtauld Institutes» XXVII (1964), pp. 164-190: 180-87 (ringrazio vivamente Antonio Latanza, che mi ha gentilmente segnalato questo importante articolo). Lightbown precisa che Audebert arrivd a Roma il 6 ottobre 1576 e ne ripardi il 2 marzo 1577 (pp. 166-67). 32 Cfr. ERNST FRITZ SCHMID, Bidermann Samuel, in Die Musik in Geschichte und Ge- gemvart, 1, Kassel und Basel 1949-51, Birenreiter, coll. 1846-49. 8 MictieL DE MONTAIGNE, Journal de voyage en Italie (...] en 1580 et 1581, a cura di M. Rat, Paris 1955, Garnier, p. 131. ¥ fr. ERMETE Rosst, Roma ignorata, in «Roma» IX (1931), pp. 133-135: 133, % Cfr. LIONARDO SALVIATI, Orazione delle lodi di Don Luigi Cardinal d'Este(...] nella morte di quel Signore, Firenze 1587, Padovani, p. 19. Villa d’Este a Tivoli 37 1605 - Alla morte di Luigi (1586) la villa cade in uno stato di relativo abbandono per quasi un ventennio. Consistenti restauri vengono perd intrapresi poco dopo il 1605, anno della nomina a governatore di Alessandro d’Este *. Proprio in questo periodo, Antonio Del Re ci lascia |’ultima descrizione della fontana nel suo primitivo stato ”: Fra ciascuno di detti due huomini per lato [i Termini] é una nicchia, dalla quale sorge in alto una fistola d’acqua che fa bollore in gran copia; et ancora da basso escono altre fistole, che mandano in acque dinanzi alla prospettiva della Fontana et altre ne spargono all’incontro acque dal basso, di modo che per la quantita di esse da alcuni vien detta del DILUVIO. Dentro alla nicchia maggiore di mezzo sorge un monticello fatto a scogli di pietre spongose rusti- che voto dentro, sopra a cui sta un’organo, che con forza di acqua prende ven- to, et sona un madrigale compito senz’altra opera d’huomo, ch’in darli l'acqua. Nel voto di esso monte sta una statua di pietra Tiburtina di donna alta palmi quindici ¢ due terzi [...] la DEA NATURATA [...] per tutta la persona intagliata intorno da’ piedi alla gola con varij, e diversi ordini d’animali, frutti, et altre cose; [...] ventidue zinne di latte [...] per esprimer meglio in questa statua la providenza dell’onnipotente Iddio NATURA NATURANTE in creare, ¢ nutrir tutte Ie cose celesti, ¢ sublunari; et la virti, che porge alle cause seconde, per mezzo %6 In seguito ad una clausola testamentaria di Luigi d’Este, Ja villa venne lasciata ai decani del Sacro Collegio, il primo dei quali risultd essere il cardinale Alessandro Far- nese, nipote di Paolo III. Costui dimostrd scarso interesse per tale residenza, dato che gid ne possedeva una analoga a Caprarola, che col tempo divenne anche pitt sontuosa di quella tiburtina; considerazioni analoghe valgono per Alfonso Gesualdo, arcivescovo di Napoli e suo successore. Gli Este riebbero ufficialmente i perperto la loro dimora solo nel 1621. Cfr. F. SENI, Le villa cit. in nota 1, pp. 103-06, 113, 127. Fino al 1605 la villa non rimase comunque del tutto abbandonata, come ci informa JEAN-ANTOINE RIGAUD, Bref recueil des choses rares [...] d'Ttalie [...] le tout veu (...] en son voyage de l’An Sainct 1600, Aix 1601, Tolosan, c. 66”: «disoit-on lors que le Cardi- nal de Ferrare viuoit, pour les grands rarctez & licux delicieux que iceluy Cardinal y auoit fait eriger si singulieres qu’en Europe n'y en auoit de plus belles: ses vestiges & leur reste le tesmoignent, bien qu’ils ne soient a leur splendeur. Il y est encor les orgues & autres fontaines & lieux de delice que le Cardinal Chiesis a commencé de faire rabil- ler». Il personaggio citato da Rigaud é da identificarsi nel cardinale Bartolomeo Cesi, governatore di Tivoli dal 1597 al 1604, molto affezionato a quei luoghi (cfr. F.S. SE. NI, La villa cit., p. 114), Fu quindi lui a dare T’effettivo ‘via’ ai rescauri. ¥ Le antichita tiburtine — Opera postuma del Dottor ANTONIO DEL RE pubblicata per cura del Dottor Raffaele Del Re con annotazioni, Tivoli 1883, G. Maiella, pp. 176-77 («Fontana della Natura, overo Organo»); il manoscritto sembra risalire al 1608-10. Un generico accenno all’organo fu poi pubblicato in ANTONIO DEL RE, Dell’antichita ti- burtine (...], Roma 1611, Mascardi, pp. 66-67. 38 P. BARBIERT delle quali genera, et governa l'universo, ha voluto il disegnatore porvi cosi varie cose, mettendo nelle parti pit: basse, quelle che pit terrestri sono. [...] La prospettiva di questa fontana é lavorata di muro fatto ad opera varia con vani, e cornici da stuccarsi, e mettersi a oro intersiati con marmi, e specchi, che risplendessero, ¢ rendessero il riverbero del tramontante Sole; ma @ rima- sta imperfetta per la morte di esso Cardinale. Mentre questo luogo & stato fuo- ri della famiglia d’Este per l’error narrato commesso dal notario del testamen- to di detto Cardinale, pati molto, et i fontanieri poco pratichi vi hanno com- messi molti errori, i quali si vanno rassettando giornalmente dal Signor Angelo Rasella ministro deligentissimo, et affettionatissimo a questo luogo dell’Ilu- strissimo, et Reverendissimo Signor Alessandro, al presente Cardinal d’Este. Fra gli altri crrori &, che sopra la cornice grande di questa fontana girava ac- qua, la quale indi cadeva in gitt per acquedotti tondi, i quali si sono atturati per il tartaro generato col tempo dall’acqua cruda del fiume; et essi fontanieri per pigritia, e per mostrar qualche cosa farci di nuovo, hanno fatto sparger det- ta acqua per tutto di sopra la cornice e cader rovinosamente a basso, donde s’intartariro con detta acqua dette cornici, e la prospettiva [...] L'acqua di que- sta fontana cade in una conca con molta spesa di muro coperto di pietra Tibur- tina lavorata nella sommita, longa per la larghezza della fontana palmi ottanta, e larga palmi quarant’otto e mezzo, ovata dalla parte dinanzi della lunghezza, e retta da’ lati della larghezza, che fa a guisa di un laghetto, dentro a cui sopra un monticello di pietre spongose st di pietra Tiburtina una conchiglia aperta, dalla quale esce un Dio d’Amore alato dal petto in si. Faccio notare che — stranamente — nessuno degli autori fino ad ora citati accenna ad uno degli effetti pid affascinanti prodotti dal «dilavio»: Parcobaleno artificiale. Cié & forse dovuto al fatto che tale fenomeno si verifica solo in particolari circostanze, e quan- do il sole é alle spalle dell’ osservatore *. Il primo che ne parla é Vincenzo Scamozzi, che nel suo trattato di architettura accenna anche a «movimenti di varie sorti di animali, e statue» (forse quelli della Natura?): %8 E noto infatti che il centro dell'arco si trova sul prolungamento del segmento con- giungente il sole con la nuca dell’osservatore. Solo qualche anno prima, il gia citato Del- la Porta — che alcuni oggi annoverano tra i fondatori dell’octica moderna — aveva de- scritto diversi modi per produrre l’arcobaleno: G.B. DELLA PorTA, Magiae naturalis (..] Libri IIIT, Antverpiae (= Anversa) 1564, Plantinus, pp. 284-85 («ris quomodo vi- deri possit»). In una successiva opera, lo stesso autore riprende l'argomento, dicendo di avere molte volte osservato tale fenomeno nelle cascate di Tivoli, ma senza perd ac- cennare a quello della villa: ID., De refractione optices [...], Neapoli 1593, Carlino & Pace, p. 207 («iridem floridissimam pluries aspexi in Tyburtino fluvio, nam ab alco ca- dens, circumadiacentem aerem totum irrorat [...}»). Villa d’Este a Tivolin 39 [A villa d’Este] si veggono cadute d’acque in forma di Diluuij, Laghi, Pe- schiere di varie sorti, ¢ Fontane, e spruzzi da douezo, ¢ da scherzo: pioggie minutissime per mezzo delle quali si vede l'Arco Iride, e si sentono suoni di stromenti Musicali di pitt sorti: mouimenti di varie sorti d’animali, e statue, che in mille maniere versano acque: le quali cose apportano grandissimo piace- re & riguardanti ». Anche quando il Diluvio fu soppresso, i consistenti giochi d’ac- que rimasti nella fontana dovevano comunque essere pienamente sufficienti a produrre il fenomeno: Gabriele Zinanni — in una rac- colta di poesie su villa d’Este, del 1627 — dedichera un intero componimento alla «fontana, ove al suon d’un organo compare I’I- tide» Nulla infine sappiamo sui musicisti che composero i madrigali ® VINCENZO SCAMO2Z1, Dedl’idea dell architettura universale [...], Venezia 1615, pres- so l’Autore, Parte I, p. 350, Il fenomeno doveva quindi verificarsi anche con le «piog- gem della Girandola (cfr. pitt avanti, § 5) e delle Peschiere: a proposito di queste ultime nel 1576 Nicolas Audebert era stato esplicito, precisando che l’arc en ciel appariva guar- dando la «pioggian col sole alle spalle (cfr. R.W. LIGHTBOWN, op. cif. in nota 51, p. 183). Ap. 344 del trattato ora citato, il celebre architetto vicentino aveva premesso: «Ol- tre alle fontane ordinarie, per maggior delitie, e piacere si possono far'altre cose; come sono bellissime decadute d’acqua, e spruzzi in varie maniere, far suoni di stromenti a fiato: mouimenti di figure, d’animaletti, d’vecelli, € simiglianti cose, delle quali se ne dilettarono gli Antichi, come abbiamo in Vitruuio, & Herone, e come si pud vedere 2 Tiuoli, & Caprarola, & Bagnaia, a Pratolino, & altcoue; e la natura c’insegna 3 far gl’ Archi celesti di varij colori.) Perché nel cadere, che fanno I’acque del Lago di piede Luco, il quale si dice esser I'vmbilico d'Italia posto sopra l’alto Monte: & tanta la confusione, ¢ rompimento, che fanno nella caduta, che salgono le spruzze dell’ acqua in tanta altezza della valle, che trapassando i raggi del Sole fuori per esse, & cecte hore, oltre al mezo giorno, appare & riguardanti molto chiaro I’Arco celeste: il simile fa ancor alla caduta del Teuerone 2 Tivoli, ma perd 4 quelli, che riguardano stando nella cupa, ¢ profonda valle. Altre ne sono poi fatte con l’artificio, come 4 Tiuoli, & a Pratolino, & altroue». Un fenomeno simile si poteva ad esempio ammirare anche in una fontana della villa Farnese di Caprarola, «nel cui mezzo @ un gran Giglio fatto di condotti di piombo da dove tramandandosi acqua per pitt bocche, con tal veemenza s'inalza, che spandendosi in aria in minutissime stille fa ben spesso a riflesso del Sole, e a Cielo sereno vedere un piccolo e naturale Irides: cfr. LEOPOLDO SEBASTIANI, Descrizzione e relazione isto- rica del nobilissimo, e real palazzo di Caprarola, Roma 1741, Ferri, p. 106. Ricordo inol- tre che nei giardini di villa Lance, a Bagnaia, esisteva una fontana «del Diluvio»: cfr. FRANCESCO FARIELLO - MARIA VITTORIA BRUGNOLI - GIULIANO BRIGANTI et al., La villa Lante di Bagnaia, Milano 1961, Electa, p. 46. “” GABRIELE ZINANO ZINANNI, Rime diverse [...], Venezia 1627, Deuchino, p. 12. 40 P. BARBIERI a quattro o cinque voci di cui parlano Dupérac e Audebert. Ricor- do perd che nel trattato di Salomon de Caus viene riprodotto un madrigale di Alessandro Striggio senior che doveva probabilmen- te essere stato ‘inciso’ sui cilindri degli strumenti di Pratolino o di Tivoli (Fig. 16) *. 3.2. Il rifacimento di Alessandro d’Este - A partire dalla nomina del nuovo governatore, la fontana subisce alcuni consistenti rima- neggiamenti sia fonici sia architettonici. Nel 1609 viene issata l’a- quila che ancora oggi sovrasta lo stemma cardinalizio; subito do- po il 1611 viene rimosso il monticello con Ja dea Natura, per fare posto all’attuale tempictto, dentro il quale era alloggiato un nuo- vo organo. Anche le statue di Apollo e Orfeo delle due nicchie laterali devono essere state collocate proprio in quegli anni (Tav. VIII). Stessa cosa sembra potersi dire — ma manca ogni docu- mentazione a riguardo — delle due Fame alate poste sulla cimasa, visibili nella stampa di Venturini (Tav. VII) @. Esaurito questo indispensabile ragguaglio architettonico, tornia- mo a seguire le vicissitudini del nostro strumento. 1611-13 - In questo periodo vengono pagati scudi 246 «a m° Curzio Donati organista, a conto dell’organo» ©. Quest’ultimo strumento doveva avere un somiere di tipo classico, dato che il 28 febbraio 1612 il muratore Gio. Paolo Cassiano riceve scudi 2.60 «per doi tavoloni di noce per l’organo» *. II 22 dicembre dello stesso anno si registra inoltre un pagamento di scudi 2 «a m° Franc. 51S. DE CaUs, Les raisons cit. in nota 6, Livre I, cc. 38Y-39. L’intavolatura per or- ganoé opera di Peter Philips, esule a Roma dal 1582 al 1585 (presso il Collegio Inglese, allora sotto la protezione del cardinale Alessandro Farnese): cfr. JOHN STEELE, Peter Philips, in The new Grove dictionary of music and musicians, XIV, London 1980, Mac- millan, pp. 654-59. De Caus ebbe modo di conoscerlo personalmente, non si sa se a Roma 0 alla corte di Bruxelles: cfr. CHRISTINA SANDRINA MAKS, Salomon de Caus, 1576-1626 [...], Paris 1935, Jouve, pp. 4-6, 31. © Cfr. D. COFFIN, op. cif. in nota 1, p. 19; sull’argomento cfr. anche nota 48. Se- condo Vincenzo Pacifici il tempietto sarebbe opera di Gianlorenzo Bernini, ma Coffin lo esclude decisamente in base a solide considerazioni di stile (p. 104). © Cfr. F. SENI, op. cit. in nota 1, p. 122. 4 Modena, Archivio di Stato, Camera ducale estense, Fabbriche e villeggiature, Bu- sta 71, Fasc. 1 Villa d’Este a Tivoli 41 + Fig. 16 - Madrigale Che fera fed’al Cielo, di Alessandro Striggio (da S. DE CAUS, 1615). 42 P. BARBIERI Villa d’Este a Tivoli 43 Fuleari per haver intagliato l’arme di S.S. Ill. con lettere sopra una piastra d’ottone che serve per l’organo» *. Di quest’ultima fara menzione anche il Diario manoscritto di Francesco Antonio Lolli, del 1744: L’accrescimento fatto alla Villa, secondo le memorie, che ne abbiamo, fa ’a- ver aggiunto tre nuove sonate alla nobil fontana dell’Organo per opera di un tal Curzio Donato, e con l’assistenza di Angelo Raselio suo Maestro di Casa, comprendendosi cid da quanto anche oggi si legge scolpito in una tavola di me- tallo, che adorna la tassatura [sic] del detto Organo nella forma che segue: ALEXANDER CAR. ESTEN. CVRTIUS ANG. RASELIO DONATVS [stemma] CARD. OECON. FACIEBAT FAC. CVRANTE HVC NOVVS. AONIDAS. MAECENAS. TRANSTULIT,/ INDEX. TERTRIPLICES. DOCILIS. QVA. SONAT. VNDA. MODOS “. Da una lettera di Fulvio Testi (Tivoli, 27 ottobre 1620) si ha la conferma che le tre «sonate» erano effettivamente intercambia- bili: «Due fontane perd son quelle che eccedono la meraviglia. Una ve n’ha, che suona un organo, ed a voglia di chi il comanda varia il concento [...]» (Valtra era quella della Girandola) “. Riguardo poi alle trombe delle due Fame alate (Tav. VI), l’u- nico probabile accenno sembra essere quello contenuto in un in- ventario del 1668, trascritto da Alessio Valle (con alcune sue con- siderazioni personali, aggiunte tra parentesi): Oggetti fuori uso: — rota grande armata di rame - non serve pit (cilindro per musica?) — altra rota di ferro che serviva per !’acqua (motore) — dui trombe grandi di rame (angeli) per Ja girandola — una tromba di rame pid picula Cfr. F. SENT, op. cit., p. 120. % Tivoli dal 1595 al 1744 nella Storia di F.A. Lolli, in «Atti e memorie della Socier’a Tiburtina di Storia e d’ Are» VII (1927), pp. 58-78: 62. Ricordo che ad Angelo Rasella (Raselli) aveva gia farto cenno A. Del Re (cfr. anno 1605). 8 Opere di Gabriello Chiabrera e di Fulvio Testi, Milano 1834, Bettoni, p. 512 (il de- stinatario @ il duca di Modena). 8 Roma, Archivio Capitolino, Fondo A. Valle, IV, Appunti sparsi dal titolo: «Fon- 44 P. BARBIERI Su tali trombe, ammesso di poterle sicuramente associare all’ or- gano, si possono fare solo delle congetture: le due «grandi» po- trebbero essere quelle menzionate da Zappi nel 1576, mentre quella «piccola» potrebbe essere appartenuta al tritone di cui parla Au- debert, oppure all’angelo posto sulla sommita del tempietto che contiene l’organo. Trombe analoghe, effettivamente suonanti, non erano del resto rare a quei tempi: basta ricordare la Fama di Pra- tolino, quella di Helbrunn, i due putti tubicini dell’organo idrau- lico del Quirinale e il Centauro di Frascati”. 1619 - Il fontaniere Vincenzo Vincenzi presenta un preventivo di spesa per accrescere |’organo di due altri registri, ma il docu- mento non dice se la sua proposta sia stata 0 no accolta: [foglio A, n° 2] L’organo era affatto perduto non havendo acqua per oprarlo almeno abastanza et perché nel resto era fracassato in tutto si @ ripurgato il suo acquedotto con la spesa sudetta et si @ riordinato in modo che hoggi pud oprarsi comodamente; potrebbe perfettionarsi con due altri registri come al fo- glio B, n° 2. LJ [foglio B, n° 2] L’organo come & pud servire, ma 2 ordinario e sazievole. Si pensd d’accrescerli due registri d’un Trombone, e d’una Piva, et accrescerli una sonata, che fusse boscareccia. La spesa sarebbe di 50 scudi, 6 circa”. tana organo». A proposito della Girandola, Valle precisa: «nome che passd alla Fontana dei Draghi dopo che I’Organo perdette il Diluvio, certo dopo il 1572. Sui problemi legati alla datazione delle due Fame cfr. nota 48. Di esse viene fata anche menzione in FaBlo Croce, Ville di Tivoli [...] Idifio [...], Roma 1664, Mancini, pp. 66-67 (tale testimonianza risale al 1620 circa, poiché I’autore — nella prefazione, datata 1663 — serive che tale sua opera giace «da quaranta e pitt anni»), ol6 © Cfr., nell’ordine: (1) L. ZANGHERI, Pratolino cit. in nota 10, I, p. 33: «{una fon tana] s’appella della fama, la cui statua stando dritta con una tromba in mano menando Tali terribilmente suona»; (2) C.E. Rava, Hellbrunn: una Pratolino de! Nord cit. in no- ta 6, pp. 35-6; (3) P. BARBIERI, L'organo idraulico del Quirinale cit. in nota 7, pp. 41-43; (4) fra gli innumerevoli riferimenti al Centauro della villa Aldobrandini-Pamphilj di Fra- scati, gia perfettamente operante nel primo Seicento, cfr. PIETRO ROSSINI, I Mercurio errante delle grandezze di Roma {...], Roma 1776, Quojani, pp. 521-22: «{...] la statua del Centauro, che a forza del vento commosso dall’acqua, suona un corno con strepito cosi grande, che leva I’udito a chi vi si crova presente». L’ipotesi che le trombe delle due Fame alate ¢ quella dell’angelo sulla cupola de! tempietto non fossero finte & gia stata avanzata da C. LAMB, op. cit., p. 53. 78 Documento pubbl. in D. COFFIN, op. cit. in nota 1, pp. 167-68; Vincenzi era su- bentrato a Donati proprio nel 1619 (p. 107). Nel 1622 I'organo era comunque nuova- mente atutto scordato»: cfr. V. PACIFICT, op. cit. in nota 1, p. 134. Villa d'Este a Tivoli 45 1632 - Il 3 ottobre |’organaro romano Ennio Bonifazi effettua una rapida ripulitura, secondo quanto registra un funzionario esten- se: «Condussi [a Tivoli] nel medemo tempo il signor Ennio che fa gli organi, et un suo garzone per ravvedere l’organo del luogo, et per accomodarlo et speso per loro scudi 6.0» *. A parte le ri- correnti scordature, per tutto il resto del secolo lo strumento si manterra all’altezza della sua fama, come attestano le ammirate testimonianze di John Evelyn (1645), Richard Lassels (1649), Bal- thazar Grangier de Liverdis (1661), Lambrecht van Bos (1665), G.A. Sabelli (1680) e Lorenzo Moni (1702) ”. 1681 - Proposta per nuove migliorie, presentata dal fontaniere Antonio Aragoni: Nella fontana dell’organo ci é di bisogno di rifare il condotto che sta nella peschiera della stessa fontana che {2 giettar i sette giochi in mezzo all’acque che al presente sono pieni di tartaro con far racordar ’organo, al presente scor- dato, ¢ farci ancora alcuna voce che si senti pit lontano, e nel camerino del detto organo si potria farci alcune voci si sentirebbero lontano armoniche, co- m’alor si nel medemo camerino potriarseli fare nel pavimento alcuni giuocchi di vento, e nelle moraglie vocci d’ucelli differenti, ma armoniche, e parimente ci sono i giuocchi da bagnare quali li condotti picoli, cicé li sbruzzi sono guasti, che ci voria un condotto in mezzo nuovo, e comodare detti sbruzzi ?. Nel 1685 risulta che alcuni dei lavori erano stati fatti, benché del proposto ampliamento non esista alcun riscontro specifico: «Vi & ancora l’organo, il quale non ha di bisogno d’altro, che di aggiu- 7 Roma, Archivio Capitolino, Fondo A. Valle, I, Fase. VILL: «Rendiconti mantova- ni, 1631-38». ® JOHN EVELYN, The diary, a cura di Austin Dobson, I, London 1906, McMillan, p. 265 (visita del 6 maggio 1645); RICHARD LassELs, The voyage of Italy [...], London 1686, R.C.F.R. & A.C., Parte Il, p. 199 (il viaggio 2 del 1649); [BALTHAZAR GRAN- GIER DE LiVERDIS], Journal d’un voyage de France et d'ltalie {...] fait [...] Pannée 1661 (J, Paris 1670, Du Puis, p. 646; LAMBRECHT VAN BOS, Wegh-wyser door Italien (...1, Amsterdam 1665, Stangniete, p. 489; G.A. SABELLI, La guida sicura del viaggio d'Italia L..], Ginevra 1680, Winderhoid, p. 294; LORENZO MONI, La Villa Estense in Tivoli L...] Composizioni poetiche, Palestrina 1702, Stamperia Barberina, p. 29 (I’autore poeti- camente descrive anche il rumore che fa l’acqua nel discendere dalla cisterna superiore, immediatamente prima che l'organo cominci a suonare). 73 Modena, Archivio di Stato, Camera ducale estense, Fabbriche e villeggiature, Bu- sta 72, Fase. 2, int. 1, c. 1: «Pro-memoria di Antonio Aragoni fontaniere, Tivoli 18 settembre 1681». 46 P, BARBIERI stare le canne, che habbiano buona concordanza, perché adesso ha grandissima voce dopo che si é rifatto il suo condotto del ven- to» *. 1725 - Un anonimo fontaniere-custode, che chiaramente fun- geva anche da «cicerone» per i visitatori, redige questa interes- sante descrizione dell’ organ Nel mezzo del prim’ ordine sopra descritto vedesi una nicchia arcuata, 0’ sia una piccola stanza difesa al di sopra da una vaga cupola, ornata ai lati d& due tinghiere, e in facciata d’una porticella di proporzionata grandezza, per mezzo della quale scorgonsi anche in distanza nel vano di detta nicchia le canne ben regolate d'un organo di metallo. Fuori, ¢ nello stesso piano della sudetta porti- cella si stende una piccola piazza difesa nella sua circonferenza da una balau- stra di tevertino, sopra la quale stanno otto piccole tazze lavorate di simil pie- tra. La sudetta balaustra viene sostenuta da un muro pure di tevertino alto al pari della piazza palmi [spazio bianco], ed’ornato nel suo prospetto di varij in- tagli [...] Ora che avete osservato il materiale esteriore della fabbrica, vi ferma- rete in primo luogo & sentire il suono dell’organo, che a forza d’acqua prende vento, e suona un’ intiero madrigale senz’altra opera d’uomo, che nel sommini- strarglisi l’acqua. Indi osservarete, come dalle tazze, che stanno sopra la balau- strata, e dalle figure, che sono intagliate nel muro, sorgono alla medesima al- tezza altretante fontane. Vedrete in appresso come dalla conchiglia, che sta ondeggiante nel mezzo della conca [con la statua di Amore] sorgono tré gran zampilli, che alzando, e dividendo l’acqua, formano la figura del giglio corri- spondente all’acquila di marmo posta nella sommita del muro. Osservate, che avrete queste fonti in prospetto, vi rivolgerete a vedere le altre molte, che sor- gono dal pavimento, e fanno vaga corona a tutto il quadro della piazza, in cui siete. Sodisfatti che vi sarete nella veduta esteriore di questa fabbrica, e di queste fonti, venite meco, se vi piace a mano sinistra, ed’entrate nella parte interiore di questa fabbrica. Nell’entrare incominciate ad osservare tutte le parti di que- stedificio sistemato, e diviso in varie stanze, ¢ volte, per le quali si riparte l’ac- qua, che scende a dar moto all’ organo. Indi girate attorno l’organo medesimo, e vedrete che non manca d’alcuna di quelle parti, delle quali sono composti instrumenti simili d’altri spesse volte veduti nelle chiese, 6 nelle camere, con questo divario, che a differenza di molti altri, qui riserva de’ mantici tutte le altre parti sono di metallo, e tra l’altre & mirabile la rota, che da il moto a tutta la macchina, la quale nella sua circonferenza lunga (spazio bianco] e larga (spazio bianco] palmi, quanto nelle note, che vi sono unite & tutta gettata di bronzo. Potrete anche divertirvi suonando con le vostre mani lo stesso orga- no, il quale intermedia talvolta qualche voce di flauto, e indi appagato che vi #4 Idem, c. 6". Villa d'Este a Tivolt 47 sarete intieramente, potrete passare per mezzo dell’accennata porticella nella piccola piazza dell’organo, e da questa per mezzo del muro, che le sta unito calare nella piazza maggiore, di cui poc’anzi partiste ™. La frase «a riserva de’ mantici» potrebbe anche far pensare che a quell’epoca l’alimentazione avvenisse mediante comuni mantici acuneo azionati idraulicamente (come quelli di Pratolino, cfr. di- dascalia di Tav. II). Questa & cerramente la pid dettagliata — ma purtroppo ’ulti- ma — descrizione settecentesca dello strumento. Nel 1736 l’'am- ministratore della villa dichiara che essa «si mantiene gratie a Dio nelle fontane», ma il «grazie a Dio» tradisce una evidente inquie- tudine %. Pochi anni dopo, diverse statue verranno infatti aliena- te e gli Este cominceranno seriamente a pensare di disfarsi della villa stessa ”. John Northall, a conclusione di una visita effettua- ta nel 1752, riferisce di aver trovato tutto in rovina”; la sua 7 Roma, British School at Rome, Ms. 689.TIV.25: Descrizione della villa estense di Tivoli — [Aggiunta di mano posteriore:] Scritta nell'anno 1725; il manoscritto fu acqui- stato verso i primi del Novecento da Thomas Ashby, che fu anche direttore della stessa biblioteca. Una copia recente si pud anche trovare presso I’Archivio Capitolino di Ro- ma, Fondo A. Valle, I, Fasc. «Perizien, rilegato (Alessio Valle conosceva personalmente Ashby). Assieme al manoscritto si conservano anche alcune lettere del primo Ottocento sullo stato della villa (da una di essere risulta che in tale periodo uno dei grossi platani esistenti nel piazzale dell’Organo era in parte caduto). 78 Cfr. F. SENI, op. cit., p. 161. 7 Cfr. Modena, Archivio di Stato, Camera ducale estense, Fabbriche e villeggiatu- re, Busta 72, Fasc. 3, int. 6: «Carte attinenti al contratto delle statue di Tivoli, ¢ descri- zione di quelle che vi rimangono» (1752-53). Sulle ragioni che spinsero gli Este ad abbandonare la villa cfr. F. SENI, op. cit, p. 172: {Il duca di Modena] pensava che per casa d’Este non vi fosse pid ragione di avere una proprieta passiva; ed il parere del duca eta in sostanza quello del consiglio d’econo- mia, ciot, che, pili non esistendo i Cadetti di famiglia sovrana dimoranti in Roma, fosse inutile di possedere col stabili e giardini, dispendiosi per la manutenzione, e motivo diliti e controversie per la immunita goduta dalle case Sovrane». Nonostante trattative quasi umilianti protrattesi per tutto I’Ottocento, non si riusci perd a trovare alcun ac- quirente, neanche a prezai ‘stracciati’! La villa divert’ propriet4 dello stato italiano nel 1918. 78 JOHN NORTHALL, Travels through Italy [...], London 1766, Hooper, p. 387 (il viag- gio fu effettuato nel 1752). Sempre sulla fine dello storico strumento, V. PACIFIC! (op. cit. in nota 1, p. 135) narra che gli abicanti del quartiere attiguo, stanchi per i amadriga- li che il congegno dell’organo guastatosi ripeteva giorno e notte, senza intervallo [...] saltate le mura fracassarono cilindri ¢ registriv: certamente deve pero trattarsi di una diceria popolare, visto che l’illustre storico tiburtino non cita alcuna fonte al riguardo. 48 P. BARBIERI connazionale Anne Miller, in seguito a un sopralluogo del 1771, conferma laconicamente: At the top of a cascade is a grotto; —_In cima alla cascatac'é una grotta; it formerly contained a water-organ, ¢ssa un tempo conteneva un organo which is at present out of repair”. — idraulico, che presentemente é in sta- to d’abbandono ®. Nel 1828 F.A. Sebastiani si limitera ad ammirare «la magnifica facciata dell’organo Idraulico, di presente distrutto» ®. Della fontana oggi sopravvive la sola parte muraria e decorati- va. Una recente proposta di ricostruzione dello strumento, che avrebbe dovuto essere affidata all’organaro tedesco Helmut Klop- ping, non ha avuto alcun seguito ®. Della parte relativa alla ca- mera eolia (Tav. IX) si sta attualmente occupando, con risultati incoraggianti, l’ing. Girolamo Bardi; resta perd il grosso proble- ma dell’effettiva struttura e ubicazione dello strumento * 7 [ANNE MILLER,] Letters fron Italy [...], III, London 1776, Dilly, p. 129 (il viag- gio fu effettuato nel 1771); la cascata @ quella esistente sotto il piazzale dell’ organo. Analoghe considerazioni si possono leggere in JOHANN Jaco VOLKMANN, Historisch- kritische Nachrichten von Italien (...], Leipzig 1770, Fritsch: «Die hier sonst vorhandene ‘Wasserorgel ist, wie wiele andre Wasserwerke, eingegangen». 50 FILIPPO ALESSANDRO SEBASTIANI, Viaggio a Tivoli [...] Lettere, I, Foligno 1828, Tomassini, p. 179. In quel tempo la villa era in totale abbandono ¢ le fontane «in gran parte prive d’acqua» per le incrostazioni di tartaro: cfr. GIUSEPPE MELCHIORRI, Gui- da metodica di Roma e suoi contorni {...], Roma 1840, Puccinelli, p. 838. I decadimento della villa subi un parziale arresto solo quando essa fu ceduta in enfi- teusi ad un munifico cardinale tedesco, che — sia detto per inciso — dal 1866 vi riser- vd un appartamento per Franz Liszt: cfr. anche MARIO ADRIANO BERNONI, Gustavo Adolfo di Hohenlobe enfiteuta di Villa d’Este e U'ospite suo Franz Liszt, Roma 1985, Ed. Atena. 51 Cr, SERGIO SPIRITO, Risentiremo a villa d'Este l'acqua che «suona»?, in «Acea cit- ta», XI, n° 10 (ottobre 1985). FERNANDO LIMENTA (Dizionario lessicografico musicale italiano-tedesco-italiano [...], Milano 1940, Hoepli, p. 140) riporta che nel 1940 si trova- vano ancora in sito i eresti di un somiere> dell’organo idraulico, oggi purtroppo scom- parsi (riferimento gentilmente segnalatomi da Antonio Lacanza). 8 Tporesi a tale riguardo si possono trovare in ARTHUR W J.G. ORD-HUME, Hydrau- Fie automatic organs - the self-playing water organs of the italian gardens, in «Music & auto- mata», n° 9 (febbraio 1987), pp. 2-13 (@ un vero peccato che questo autore — nel testo dell'articolo — si dimentichi in taluni casi di citare le fonti dalle quali attinge sia le informazioni che le illustrazioni). Sull’argomento cfr. anche due lettere di Antonio La- tanza, sempre pubblicate in «Music & automata»: n° 10 (settembre 1987) p. 120 ¢ n® 11 (marzo 1988) pp. 175-76 Tav. I a - Rilievo dell’organo idraulico contenuto nel Monte Parnaso di Pratolino ( manoscritto di H. SCHICKARDT, 1600). L’immissione del fluido acqua-aria regolaca dal rubinetto A; l'aria a pressione esce dal portavento B, La ruota motrice a pale ha 4.5 piedi di diametro e 4 pollici di larghezza; il cilindro ha invece 6 piedi di diametro e 3 dilarghezza. L’organo & dotato di soli due registri (principale e o:tava), con un am- bito armonico pari a 35 note. WORE tae Tay. II - Schema di organo idraulico (da S. DE Caus, ed. 1624). Come si vede, lo strumento non é azionabile manualmente. I denti del cilindro A, tramite le leve a squa- dra B, comandano |' apertura dei rubinetti D, G, H, ..., attraverso i quali I’aria a pres- sione affluisce alle canne. Tconifmus xvat Fob 31, Tomo a Qe Tav, IIL - Tre tipi di camera eolia (da A. KIRCHER, 1650): a (Fig. IID, 4 (Fig. D, ¢ (Fig. II). Vengono anche illustrati dei comuni mantici azionati idraulicamente, di cui effertivamente a quei tempi ci ci serviva; un dispositivo del tipo di Fig. V— a quattro mantici — era stato ad esempio impiegato per alimentare uno degli organi idraulici del- la villa di Pratolino (quello posto all’ interno del palazzo): cfr. i documenti pubblicati da R. GiorGETT!, Gi organi cit. in nora 10, p. 42 a) LOGOS wsecron, Fourreae'v Be, Donyes ie Dasghied Tav. IV a-b- Due tipi di ‘trombe’ in uso nella Francia meridionale call’ Encych di Diderot e d'Alembert, 1764). Quella di Tav. IV a@ basata sullo stesso principio delle due di Fig, 12 a-b. rhe ove [Jop euEIUO) eI " JeAON vABAOP afenb |Y onUap ootspuly oduiay un ‘vsnaey vyjap vap v] a1uequasarddes vnawag - [A “AB, (0961 ‘NI OY T] oasayyyy - 10D °C °P) Tay. VII - Fontana dell’Organo (da G.F. VENTURINI, c. 1691). L'incisione & in contro-parte. Tay. VIII - La fontana dell’Organo com’ oggi. Tav. IX - Primi sondaggi sulla fontana dell’Organo di Tivoli: ’'acqua all/uscita della camera eolia, prima di cadere sulla ruota a pale, al presente mancante (foto Antonio Latanza). ee Tav. X - Uccello automatico (da S. DE CAUS, ed. 1624). Attraverso il rubinetto Q, Tacqua cade sulla ruota di rame T, avente circa due piedi di diametro. In corrisponden- za del foro P c’é un tubo che arriva fino quasi al fondo della camera colia B; l'acqua esce poi rramite il rubinerto sortostante, che de Caus raccomanda di non tenere troppo aperto, per non far perdere pressione all aria contenuta nella riserva. II vento esce inve- ce attraverso i tubi L, M, i cui rubinetti vengono comandati dai denti del cilindro, che @a sua volta azionato dai ruotismi C, D. Le leve dei due rubinetti, tramite i due tiranti collegati in R, ad ogni cinguettio fanno anche muovere le ali e il becco del volatile (cfr. Tav. XII b). Le due canne H, I — anche se in figura non 2 rappresentato — hanno Vestremita superiore immersa in un contenitore pieno d’acqua. Per imitare l’usignolo, de Caus consiglia di accordarle in terza maggiore fra loro: quella pitt bassa deve emette- re tre o quattro note in rapida successione, subico seguite da una nota lunga della canna acuta E gemesualenies 24 fen @ %- Gary RE zro~ el Besey adder GEr, Ae. YoanGlde - Tav. XI - Civetta e uccelli, da una copia manoscritta della Preumatica di Erone Ales- sandrino (da C. LAMB, 1966). Tav. XII a- Civetta ¢ uccelli (dispositive di S. DE CAUS, 1615). Contrariamente 2 ———_ quanto finora visto, nella versione di de Caus gli uccelli cantano quando il rapace si volta a fissarli: cid pud essere spicgato ricordando che nella caccia con le civetta que- st'ultima fangeva da zimbello (cfs, Tav. XIV). Il dispositivo & sostanzialmente quello di Tav. X, al quale & stata aggiunte le civetta, imperniata sulla puleggia S. Il secchio X & collegato alla leva 4-3 tramite le pulegge T, S, V. In essa viene versata dell’acqua tcamite il cannello Z, il cui diametro @ stretto quanto quello di una Glink | f Statue dei sticende wn crlee ecamminw dig det Re. emhal arene Aruttusl {i A\ al Te BO awamyo olla Cis. ae cath (vJossuine) vig Civ yout (roe " *) viel ia coved |4 val diresa coeliac 5 val Orar organ Cor oni 6 we Paget ornash shoals We page pen I len Ore Tav. XVIII - Gli avanzi della civetta (da annotazioni di A. VALLE, primi decenni sec. XX), Essi sono visibili anche nella fotografia, che sitrae un particolare della fonta- na, secondo la sistemazione attuale (1989); il vaso e i fauni sono invece scomparsi. Villa d’Este a Tivoli 49 4. La fontana della Civetta Se lorgano idraulico esaminato nel paragrafo precedente nulla aveva a che fare con |’antico Aydraulos greco-romano, non cosi si pud invece dire della «Civetta», i] cui automatismo viene gia com- piutamente illustrato nella Preuzsatica di Erone Alessandrino. Esso consisteva in una elaborazione del ben noto dispositivo degli uc- celli (Figg. 8 e 12), di cui Salomon de Caus fornira anche una ver- sione nella quale il cinguettio ¢ programmato da un cilindro den- tato (Tav. X)®. II dispositivo eroniano della Civetta, pervenutoci attraverso fonti manoscritte (Tav. XT) *, fu esaurientemente commentato nelle edizioni a stampa di Commandino (1575) e di Aleotti (1589), non- ché in quella moderna di Schmidt (1899): nella Fig. 17 si pud con- statare quanto fosse ingegnoso il meccanismo tramite il quale la civetta faceva zittire gli uccelli quando si voltava a fissarli *. Aleotti — che comunque aveva ben presente il congegno gia rea- lizzato a villa d’Este nel 1566, da un artefice francese — intorno al 1590 progettd un automa analogo per i giardini della Castelli- na, a Ferrara: «in una [delle fontane] vorrei che l’acqua facesse cantar ucelli e sovragiungendo un aquila non pid cantassero et par- tendo tornassero a ripigliare il canto a guisa della civetta di Tivoli et fra gli ucelli si potrebbe far cantare un cucco» *. Nel 1615 Sa- lomon de Caus fornira una sua personale versione dello stesso di- spositivo (Tav. XID), sulla falsariga di quanto gia proposto in Tav. a. ® 8. DE Caus, Les raisons cit. in nota 11, Planche 29. #4 I] disegno (Parigi, Bibl. Naz., Fonds Grec 2512-21) @ stato tratto da C. LAMB, op. cit, Fig. 145. ® Heronis Alexandrini spiritalium liber cit. in nota 27, c. 24%; Gli artifitiosi et curiosi moti spiritali cit. in nota 15, p. 24; W. SCHMIDT, Herons von Alexandria cit. in nota 27, pp. 92-93. 86 Citazione tratta da ANTONIO ZANOLETTI, Use importante docunsento aleottiano, in «Atti e Memorie — Regia Deputazione di Storia Patria per |’Emilia ¢ la Romagna — Sezione di Ferrara», I (1942), pp. 195-205: 203; cfr. anche LUIGI NAPOLEONE CiTTA- DELLA, Notizie amministrative, storiche, artistiche relative a Ferrara [...], Ferrara 1868, Taddei, p. 232. I motivo della sostituzione della civetta con l'aquila potrebbe essere legato al fatto che quest’ultima compare nello stemma degli Este. 87 §. DE Caus, Les raisons cit. in nota 6, Livre I, Planche 30 (anche sul verso). Ri- cordo che uccelli automatici erano gia stati progettati da Filone di Bisanzio verso il 200 50 P, BARBIERI Fig. 17 a - Civetta e uccelli, di Exone (dall'ed. di F. COMMANDINO, 1575). Gli uc- celli cantano fino a quando l'acqua non reggiunge I'estremita superiore del sifone FG (0 del suo equivalente, disegnato accanto come soluzione alternativa). Quando Pacqua viene scaricata nel secchio sottostante gli uccelli zittiscono ¢ contemporaneamente le civetta si volta a fissarli (a vuoto, il peso del secchio & leggermente inferiore 2 quello del contrappeso Z). Le condizioni iniziali vengono ripristinate quando il secchio a sua volta si scarica tramite il sifone posto al suo interno. Fig. 17 b - Civetta e uccelli, di Erone (dall’ed. di W. SCHMIDT, 1899). Come si ve- de, il secchio pud essere sostituito da una vasca solidale col piano di appoggio dell’appa- rato (in questa versione & solo il galleggiante che si sposta sulla verticale), Villa d'Este a Tivoli 51 Quello degli uccelli e della civetta era in ogni caso un tema ico- nografico assai sfruttato nella decorazione delle ville cinquecente- sche italiane, come anche testimoniano gli affreschi delle celebri residenze di Caprarola (Tay. XIII) e di Bagnaia *. Ma torniamo all’automa di villa d’Este. Analogamente a quan- to fatto per la fontana dell’Organo, prima di passare all’analisi det- tagliata dei documenti superstiti (§ 4.1 ¢ 4.2) penso sia opportuno far precedere una breve sintesi orientativa degli stessi. Iniziata nel 1565, la fontana della Civetta — che architettoni- camente si presentava come nelle Tav. XV e XVI ® — nell’an- no seguente era gid fonicamente operativa e nel 1569 sicuramente «compiutam: il suo dispositivo idraulico fu realizzato da «maestro Luca», cioé da quello stesso artefice francese che subito dopo ini- ziera a costruire l’organo della «Natura». L’automatismo era di- stribuito tra un otre capovolto, sostenuto da tre fauni, ¢ un gran- de vaso sottostante, a sua volta sorretto da tre satiri, Evidente- mente basato sugli stessi principi illustrati in Fig. 17, esso presen- tava perd alcune varianti: la civetta — che appariva e scompariva, invece di ruotare semplicemente su se stessa — sembra avesse un suo apposito comando, mentte gli uccelli — subito dopo la scom- parsa di quest’ultima — ricominciavano timidamente a cantare con gtadualita, uno dopo I’altro. Questi ultimi — fra i quali si distin- guevano fringuelli, usignoli, fanelli e cardellini, oltre all'imman- cabile cuculo — erano una ventina, ¢ se ne stavano appollaiati su aC. cfr. Le lore des appareils pneumatiques et des machines bydrauliques per Philon de Bisance edité d'aprés les versions arabes d’Oxford et de Constantinople et traduit en Francais par le Baron Carra de Vause [...], Paris 1902, Imprimerie nationale, pp. 153 ¢ 157; testo originale in PHILO OF BYZANTIUM, Pretimatica — The first weatise on experimental phy- sics [...] ed. by Frank David Prager, Wiesbaden 1974, Reichert-Verlag. 8 Cfr. IraLo FALpl, Il palazzo Famese di Caprarola, Torino 1981, SEAT, p. 291; F, FARIELLO et al., La villa Lante cit. in nota 59, p. 112. La caccia con Ja civetta — a quei tempi assai diffusa — vienc dettagliatamente de- scritta da GIO, PIETRO OLINA, Uccellieva [...], Roma 1622, Fei, p. 64: cfr. Tav. XIV del presente articolo, Lo stesso apparato & anche raffigurato in una caricatura di Pier Leone Ghezzi pubblicata in LINA MONTALTO, Un mecenate in Roma barocca — Il car- dinale Benedetto Pampbilj (1653-1730), Firenze 1955, Sansoni, pp. 116-117 (unitamen- te a un pagamento in favore di un uccellatore che cacciava con la civetta per conto del mecenate in questione). ® Tllustrazioni tratte da Nuova racolta di fontane che si vedano nell’alma citta di Ro- ma, Tivoli e Frascati, Roma s.d., Gio. Giacomo [de] Rossi alla Pace, c. 23 ¢ G.F. VEN- TURINI, Le fontane cit. in nota 40, Tav. 18. ae P, BARBIERI quattro rami di un ulivo, effettuando movimenti analoghi a quel- liillustrati da de Caus in Tay. XII b. Il tutto era realizzato in bron- zo e ferro battuto, con colori che imitavano quelli naturali. Questo dispositivo si mantenne, pit o meno inalterato, almeno fino al 1681. Nel corso dei decenni successivi a tale data subi pe- rd delle modifiche, che portarono alla eliminazione degli uccelli e della civetta. L’otre tenuto dai fauni — adibito a riserva d’aria, simile a quella di una cornamusa — fu collegato a uno «strumento da fiato» (zampogna ad alta pressione?), il cui suono — dice un fontaniere nel 1725 — poteva essere udito fino in citta e dintor- ni. Tale dispositivo, assai pit semplice della Civetta, era eviden- temente ispirato al Centauro della villa Belvedere di Frascati”. Analogamente all’organo idraulico, intorno alla meta del Settecento anche questo nuovo automa era ormai in totale abbandono. Sem- bra perd che ancora ai primi del Novecento esistessero alcuni re- sti metallici della civetta. 4.1. Il dispositivo originale cinquecentesco - Iniziata nel 1565, un documento amministrativo dell’anno seguente gia parla della «fon- tana di maestro Giovane dove canta li oceli». Sulla base di una poetica testimonianza di Marc-Antoine Muret, umanista alla cor- te di Ippolito IJ, ’automa sarebbe perd opera del borgognone «Lu- ca», evidentemente quello stesso «Luca Clerico francese» che — come gia abbiamo visto — nel 1567 iniziera a costruire la fontana dell’Organo: Hic Lucae egregius labor est, Questo @ un capolavoro di Luca, oti- quem Sequana partu ediderat, ginatio della regione della Senna, che Siculi renovantem inventa magistri ”'. ha rinnovato l'invenzione del maestro Siciliano * Seguiamo ora cronologicamente le vicissitudini della Civetta. 1569 - Uberto Foglietta, nella gia citata lettera del 3 agosto, con- °° Cfr, nota 69. °. C&r, Villa d'Este cit. in note 45, pp. 173-74. Tele attribuzione & dovuta ad una attenta analisi effettuata da C. LAMB, op. cit., p. 64: lo studioso tedesco fa rilevare che il «maestro Giovane» indicato da Vincenzo Pacifici come autore della fontana, in realt& dev’essere semplicemente considerato come liniziatore della sola parte architettonica. Villa d'Este a Tivolin 33 ferma che in detta fontana «che ormai é compiuta, le acque sgor- ganti, imitano i diversi canti degli uccelli, e quei canti sembrano modulati da certi uccelli di bronzo, posti sovra certi rami ad in- tervalli, ora per ritirarsi cantando, dalla civetta, pure in bronzo raffigurata, ora cantando liberamente» *. c. 1571 - Da un’anonima Descrizione della Biblioteca Nazionale di Parigi: 16. Fontana della Ciuetta cosi chiamata perché in essa, @ una Ciuetta con molti vcelli, i quali mentre si uersa l’acqua rappresenta naturalissimamente le uoci de Rosignuoli, Cardellini, Fanelli, et altre sorti d’vcelli, et l'inuentione & tale, che scoprendosi a certi tempi le Ciuetta gli vcelli come per paura taccio- no, ma non si tosto la Ciuetta si dilungata un poco, che gli vcelli tornano al loro canto; gli vcelli e la Ciuetta sono di rame colorato, et fanno i] canto et il moto per la forza dell'acqua mentre si uersa. 17. Le statue della detta Fontana, la quale é tutta fatta di musaico rustico di uarie sorte di pietre, sono alcuni satiri, che sostengono un vaso, nel quale certi Fauni uersano acqua da un’otre che tengono nelle mani”. 1573 - Didascalia della stampa di Dupérac: 21. Fontana degli Ucelli: in questa sono alcuni ucelleni, sopra arbuschelli di rame, i quali per forza dell’acqua rappresentano le voci loro naturali. Poi come comparisce una Civetta pure di rame tutti s'acquettano subito: et partendosi ella ritornano a cantare ™, 1576 - Come gia per la fontana dell’Organo, la descrizione di Nicolas Audebert & assai ricca di dettagli *: nella «fontaine des Oyseaux» } a une hure et teste de sanglier® ’@ una testa di cinghiale * che esce sortant du mur, & au tour d’icelle #oys dal muro ¢ attorno ad essa ive wonsini hommes nudz qui semblent tenir la ar-_nudi che sembrano bloccare questa be- reste ceste beste, asavoir deux aco- stia, cio’ due ai lati che la tengono per 2 Cér. loc. cit. in nota 45. % Publ. in D. COFFIN, op. cit. in nota 1, p. 145. Sul probleme della datazione di questo manoscritto cfr, nota 48, % Loc. cit. in nota 47. % Chr. RW. LIGHTBOWN, op. cif. in nota 51, p. 182. % Audebert scambia l’orre per un cinghisle: ebbaglio che non depone certo a favore della valentia artistica di Ulisse Mecciolini, autore delle sculture!

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