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LE ORIGINI DELL’INDUSTRALIZZAZIONE

Mutamenti nelle forme di produzione


Tra 1700 e 1800->rivoluzione industriale. In un breve tempo un assetto economico sociale stabile e
stagnante fu sostituito da fase di sviluppo senza precedenti.
Passaggio da economia agricola artigianale a industriale fondata su FABBRICA.
Inizia età CONTEMPORANEA. Ideologia del progresso nuova mentalità.riv industriale =grande
dispensatrice di benessere e ricchezze materiali ma non sempre felicità.
Fine 600 Inghilterra aveva caratteristiche simili agli altri stati europea, popolazione dispersa nelle
campagne contatti e scambi erano precari. Scarsità di vie di comunicazione interne
Ridotto rendimento delle fonti disponibili: acqua, aria, animali, lavoro umano.
Ma molte erano anche le differenze con altri stati: spirito d’iniziativa, potenza formidabile, la forza
basata sulla marina, presenti la libertà e la tolleranza, spicco nei campi scientifici letterari e
tecnologici.

Nella prima metà del 700 il commercio inglese rafforzò le sue posizioni su scala mondiale.
Aumento dei profitti, politica del governo tesa a ridurre il potere delle compagnie privilegiate
consentirono liberta d’iniziativa.
Sviluppo rete sempre più estesa di servizi. Moderna industria tessile, ampio mercato di vendita per i
prodotti inglesi.
Rivoluzione agricola!possesso di terre in mani di pochi grandi e medi proprietari. Figura del piccolo
contadini sparisce. Sostituiti da braccianti.-->privatizzazione delle terre comuni. Introd di nuove
tecniche agricole e sistemi di rotazione.-->forte aumento di produzione e estensione aree coltivate.
Riduzione dell’autoconsumo, diffondersi del lavoro salariato, crescita redditi agricolimercato
internomiglioramento vie di comunicazione.
Nuove pavimentazioni delle strade, pedaggi su vie principali. Espansione dei canali
navigabilitraffico di materiali pesanti (carbone ferro )
La riv agricola sopperì al fabbisogno alimentare di popolazione in crescita! Contribuì a formaz di
mercato interno. Favorì esodo dalle campagne per sviluppo proletariato industriale.
Rivoluzione demografica, in 90 anni da 6 a 14 milioni di abitantiabbassamento età dei matrimoni
e loro aumento.+ favorevoli raccolti e maggiore disponibilità alimentare.
manodopera numerosa e a basso costo.
Peculiarità del sistema politico e clima culturale inglese del 700:
stabilità politica, rafforzato ruolo parlamento, vivace società civile. Appariva più colta e dinamica.

Invenzionescoperta di una tecnica


Innovazionela sua applicazione
Idea del progresso come evento necessario. Settori interessati: macchine utensili per lavorazione
materie prime(carbone e minerali ferrosi)
Invenzione della navetta volante di J. Kay nel 1733migliore rendimento del telaio.(fino ad allora
l’ampiezza del tessuto dipendeva dalle braccia del tessitore che lanciava la spola.
Nuovi telai determinano squilibrio nelle fasi dell’industria tessileaumento capacità produttiva ma
non equivalente sviluppo della produzione di filato.
Meccanizzazione della filaturainvenzione del telaio meccanico.
Utilizzo del vapore come forza motriceJ. Watt. Alimentato da carbone . vapore e carbone
strumenti del progresso. 1800 in funzione 1000 macchine a vapore.
Innovazioni di questi anni erano soluzioni pratiche a problemi concreti.

Attività industriale che per prima si avvalse delle tecniche fu quella cotoniera.
Enorme salto di qualità ed efficienza dell’industria cotoniera britannica. Eccelleva nei manufatti in
lanacotone utilizzato per tessuti mistiproduzione quasi interamente effettuata a domicilio.
Lavorazione industriale del cotone aveva costo limitatorapida remunerazione dei capitali
impiegati. Serviva ampia disponibilità di manodopera senza particolare
specializzazioneespansione demografica forni forza lavoro a basso costo affermata domanda
elastica che tendeva ad aumentare in modo più che proporzionale alla diminuzione dei prezzi.

Industria siderurgicarapida espansione. Investimenti di nuove attrezzature, ma in passato aveva


subito crisi per non qualità del minerale di ferro e ridotta disponibilità di energia.
Combustibilecarbone di legna in esaurimentosostituire con COKE (distillato di carbone fossile
troppo impuro)conseguente import di ferro da Svezia+stagnazione industria siderurgica
nazionale.
Muta la situazione H.Cort che introduce un sistema in ghisa della macchina a vaporeanche
abbattimenti di costi di produz.. Inghilterra divenne esportatore di ghisa. Ponti e palazzi in
ghisa(Crystal Palace x expo 1851)

Sistema di fabbricalavoratore diventa operaio, abbandona attività con famiglia per impiego in
fabbrica. Crescente divisione del lavoro semplificava operazioni.
L’attività lavorativa si concentro solo in alcuni centri urbani che crebbero modificando la campagna
circostante. Manchestercentro dell’industria cotoniera.
Nascita del proletariato industriale. Formazione lenta e complessa. Con le leggi per i poveri si
ostacolava la mobilità della manodopera.
Condizioni di lavoro gravose12/16 ore al giorno. Donne e bambini a livelli disumani, condizione
operaiaprecarietà del posto di lavoro. Operai costretti a vivere in sovraffollamento, pessima
igiene..
Si diffonde il LUDDISMOmanifestazione di opposizione sociale(da N.Ludd che nel 1779
distrusse un telaio)forma di lottadistruzione del telaio.
Dura legislazione penale contro distruttori di macchine, forme di organizz, sciopero, rivendicaz
salari e pena di morte per luddisti.
Leghe di categoria per riconoscimento diritti politici.

UtilitarismoJeremy Benthamutilità alla base dell’azione morale in funzione del piacere o


dolore che arreca all’individuo.
David Ricardo categorie del sistema economicorendita, profitto e salario con 3
gruppiproprietari terrieri, capitalisti industriali e lavoratori salariati.
Affermazione del capitalismo industriale.

Economia dell’Europa continentale e agricolturaarretrata.


Macchine agricolesconosciute. Concimi artificiali solo dopo il 1840
Trasporti lenti, barriere doganali. Due gravi crisi causate da cattivi raccolti, e malattia della
patata(sopratt in Irlanda).
Elementi di crescitaaumento della popolazioneallargamento del mercatoprogresso
scientificomacchina a vapore come strumento di locomozione e trasporto. In GB 11.000 km di
ferrovie

In Europa l’affermazione dell’industria moderna fu lenta e difficile:


capitali scarsi ovunque, investimenti solo nella terra, sistema bancario poco sviluppato. Tenore di
vita più basso della GB. primi nuclei di industria moderna dopo il 1815 in zone privilegiate per
ricchezze del sottosuolo: dalla Manica alle Alpi Svizzere. Accelerazione dal 1830 nuovo
interesse dei poteri pubblici e favorì decollo industrie meccaniche e siderurgicheprimato nel
Belgio. Francia crescita piu lenta ma nel settore laniero e cotoniero siderurg e meccanico. Ritardo
tedescosolo premesse. Impero asburgico diversonuclei di sviluppo industriale, discreto livello
di istruzione. Per niente industrializzate le altre aree (Italia, Russia)..molto tardi.

Trasformazioni a livello sociale. Antagonismo fondamentale era tra borghese e il lavoratore


salariato.
Da lotte di lavoratori e scioperi nacquero Trade Unions  movimenti sindacali
Questioni operaie.

LE ORIGINI DELLA POLITICA CONTEMPORANEA

Risultati della politica di Napoleone impressi anche dopo la sua uscita dalla scena.
Scomparsa privilegi della chiesa e ceti.. si formano gli stati moderni. Inghilterra diversa per assenza
di burocrazia stabile e di forme di codificazione.
Lo stato moderno assume forma di stato burocratico - amministrativopotere legale fondato su
norme di legge. Funzionari statali avevano formazione giuridica con reclutamento attraverso
concorsi pubblici, si diffusero le scuole superiori tecniche e militari che davano specializzazioni.
Dal periodo nap. statistiche, descrivono con metodologie l’andamento dei fenomeni sociali ed
economici. Tutti gli stati si dotarono di statistichelegate ai censimenti(iniziati con uniformi criteri
scientifici)

La rivoluzione aveva trasformato i sudditi in cittadini. La sovranità non apparteneva solo piu al
principe ma anche al popolo e ai suoi rappresentanti.
Sviluppo dei sistemi politici era legato alla redazione di una costituzionedefinisce il nuovo patto
che regge una comunità e fonda lo stato come insieme di ordinamenti giuridici e politici.
Separazione dei poteri(esecutivo, legislativo, giudiziario)+costituzione + superiorità della
legge=stato di diritto.
Nell’800 si svilupparono 2 diversi tipi di governi:
- governo costituzionale(nelle monarchie costituzionali)primo ministro o presidente del
consiglio era responsabile solo di fronte al sovrano che l’aveva nominato;
- governo parlamentarel’esecutivo rispondeva al parlamento che gli aveva dato fiducia.
Nuovi sistemi elettoralia suffragio universale maschile

Liberalismoorientamento ideale fondato sull’idea di libertà definita dalla cultura illuministica .


Regime dei liberali simile a quello britannico rispettati i diritti fondamentali dei cittadini,
salvaguardati il commercio libero e l’iniziativa privata, autorità del potere centrale limitata.
Diverso il pensiero democraticoidea di sovranità popolare, governo di tutto il popolo, forma di
governo idealerepubblica, volontà popolare elezioni a suffragio universale.
Obiettivi comunicostituzione, parlamento elettivo, libertà fondamentali.

Elemento di coesione in Europarivendicazione dell’indipendenza nazionale.


Idea moderna di nazione nasce con Rousseau  concezione di stato come espressione di un popolo.
Cultura romantica tedesca del 700-800 a scoprire ed esaltare la nazione.
In Germania il movimento nazionale assume carattere esclusivista e conservatore.
Sentimento patriottico assumeva connotazione rivoluzionaria
Superata la crisi del periodo napol. La chiesa di Roma si concentrò sulla propria difesa e tradizione.
Cattolicesimo liberalesosteneva la possibilità e opportunità di affermare i valori della religione
nel quadro delle libertà costituzionali. Programma dei cattolicinotevole moderazione,
obiettivosalvare la chiesa dai pericoli dell’identificazione con l’antico regime
Cattolicesimo socialegrande sviluppo del pensiero socialista.
Owenorganizzazione del movimento operaio
Marx e Engels pensiero comunista, concezione materialistica della storia e sottolineatura del
ruolo rivoluzionario che il proletariato era destinato a svolgere per abbattere la società borghese.

RESTAURAZIONE E RIVOLUZIONE
Età della Restaurazionericostruzione vecchio ordine europeo, infranti dai francesi,dei modi tipici
di governare dell’ancien regimeprogramma irrealizzabile nella sua interezza, troppi mutamenti.
Difficile da rimuovere eredità rivoluzionaria per istituzioni politiche e ordinamenti giuridici.
Restaurazione in molti stati = compromesso fra antico e nuovo, tentativo di adattare le vecchie
strutture alla realtà sociale mutata.
1815congresso di Viennacostruire barriera protettiva ai confini della Francia, rafforzando gli
stai vicini. Cancellare le conseguenze degli eventi rivoluzionari . gli stati si ridussero notevolmente
di numero.
Mutamenti piu importantinel centro e nel nord dell’Europa.
Russia si espanse verso occidente. Prussia si ingrandì a ovest. Confederazione germanica con
imperatore d’Austria. Impero asburgico si afferma e si rafforza dopo il congresso. Italia riportata
alla situazione prima di napol. Regno di napol legato all’Austria insieme allo stato pontificio. Unico
stato a mantenere una certa autonomia ra il regno di Sardegna. Gb non accampò pretese territoriali
sul continente: acquista capo di buona speranza, isola di Ceylon.
Santa alleanzada iniziativa zar Alessandro Ialleanza personale fra i 3 sovrani (ALE I, re
d’Austria e re di Prussia).in futuro aderì anche la Francia ma non la GB che aderì ad un secondo
trattato quadruplice alleanza tra GB, Austria, Russia, Prussia.

Per la Gb gli anni successivi al 1815 videro schiacciante la prevalenza dell’ala DX del partito
conservatore(tory)favorire interessi della grande proprietà terriera con imposizione del dazio di
importazione sul grano. Sacrificava gli interesse dell’industria esportatriceagitazioni operaie
duramente represse.
Negli altri stati d’Europaassolutismo settecentesco. Forme dure in Spagna regimi a base
rappresentativa nei paesi bassi e in alcuni stati della confederazione germanica, Svezia, Danimarca
e svizzera. Restaurazione “morbida” in Francia con Luigi XVIII -uguaglianza tutti i francesi
davanti alla legge, garantiva libertà fondamentali, parlamento bicamerale (camera dei pari, camera
dei deputati).
Ultrasemigrati che tornati in patria si ribellavano perché non avevano più gli stessi diritto

LE AMERICHE

Colonie spagnole e portoghesi dell’America latina portavano a compimento la loro lotta per
l’indipendenza, scuotendo anche l’assetto europeo uscito dal congresso di Vienna.
Mentre l’America latina appena si affacciava all’indipendenza, gli stati unito già si espandevano
preparandosi a diventare potenza egemone per tutto il continente.
Alla fine del 700 l’America latina era importante per:
metalli preziosi, fornitrice di molti prodotti agricoli; diversi erano i metodi di conduzione della
terraprevalenza delle aziende di grandi dimensioni che impegnavano manodopera indigena, o
schiavi neri importati dall’Africa.
Divisione razzialeal vertice i creoli - bianchi di origine europea, in basso gli indios(servi o
salariati)poi neri(brasile e Antille), meticci fasce medio - basse(artigianato o piccolo commercio).
La spinta all’indipendenza venne dagli stessi bianchi desiderosi di liberarsi dal controllo dei
funzionari inviati dall’Europa. L’occasione si presentò con l’invasione della Spagna da parte di
Napoleone. le colonie furono quindi governate da giunte locali.
Nel 1811 la giunta di Caracas sotto Francisco Miranda proclamò l’indipendenza del
Venezuelalunghe lotte iniziarono nel continente. In Messicoguerra sociale, 2 sacerdoti Hidalgo
e Moreloslotta subì grave arresto nel 1815 con la restaurazione della monarchia spagnolaguerra
riprese dal 1816 con appoggio della GB .
2 principali movimenti indipendentisti: a nord costa dei Caraibi(morte di MirandaBolivar); a sud
province di rio de la plata(argentina)jose de San Martin. Nel 1819 Bolivar da vita alla repubblica
di Gran Colombia. Terza e ultima fase nel 1820 con appoggi o USAterritori del Perù1824
sconfitta degli spagnoli ad Ayachuco. Intera America latina tranne Guyana e Caraibi era libera.
America centrale resa indipendente con Federazione delle province unite dell’ ‘America centrale.
Brasileindipendente.

Progetto di Bolivar di unire tutte le ex colonie in una grande confederazione si scontrò con le
rivalità politiche e contrasti territoriale su nuovi territori. Processi i frammentazione gran
Colombia si scisse nelle tre repubbliche di Venezuela, nueva granada(colombia), Ecuador alto Perù
si costituì con nome di Bolivia. Argentina e brasile si contesero l’Uruguay che ne,l 1828 divenne
indipendente.
Paraguay indipendente dal 1813. federazione centroamericana si scisse dopo lotte interne in:
Guatemala, Salvador. Honduras, Nicaragua e Costa Rica. Economia basata su esportazioni
ostacolava mercato interno. Squilibri sociali povertà e analfabetizzazione, discriminazione razziale
attenuata, schiavitù abolita ma non fine dei rapporti feudali che legavano contadini a proprietari
terrieri. Arretratezza dei rapporti sociali.

Inizio 1800  USA sviluppati su costa Atlantica fino a catena Appalachi. Maggior parte
contadini+schiavi nelle piantagioni del sud.a nord piu sviluppo, centri commerciali e manifatturieri.
Numero stat  24, 10 milioni pop. Metà dell’ottocento gli stati 31. grandi industrie moderne.
Centri piu grandi con strade e ferrovie.
Ad ovest immensi spazi vuoti o abitati dagli indiani d’Americapionieriprimi cacciatori o
avventurierispingere confinifrontiera mobile favoriva spirito democratico, individualista e
egualitario. Federalisti e repubblicani, interessi e valori della borghesia urbana, potere centrale,
sviluppo industria+repubblicani espressione degli agricoltori del sud e colonie dell’ovest, politica
liberista, esportazioniThomas Jefferson arriva dopo 20 di federalismo al potere.
Nella seconda metà degli anni 20 partito repubblicano si spaccò in 2 correnti: repubblic. Nazionali
e repubblic. Democratici.(Jefferson). 1828 si affermano democratici con Jackson.-->dazi doganali
ridotti, allargato il diritto di voto.

Sviluppo territoriale verso ovest e verso sud. Indianipopolazioni nomade in accampamenti si


sostenevano con caccia; consistenza numerica ridotta, mal sopportavano i bianchi che sottraevano
terre e selvaggina. Per i bianchi gli indiani erano pericolosi per sicurezza e cercano di allontanarli.
Dopo sanguinose lotte gli indiani si spostarono a ovest del Mississippi. Dopo 1850 anche questo
confine fu superatoguerre indiane fino alla fine dell’800. Jefferson acquista da Francia la
Louisiana. Nel 1812 USA dichiarano guerra a GB per conquistare Canadainsuccesso.
Crescita verso sudacquisto della Florida. Pres. MonroeAmerica agli americani. Texas si staccò
da Messico per entrare nel 1845 nell’unione. Tre anni di guerre con Messico USA acquista
Californiagiacimenti aurifericorsa all’oro.

Il RISORGIMENTO in Italia, i suoi più illustri esponenti ed organizzazioni: MAZZINI,


GIOBERTI, CAVOUR, GARIBALDI e la CARBONERIA.
Dopo averne scelto uno, approfondiscine la vita, l’operato ed i tratti fondamentali del suo pensiero.

IL RISORGIMENTO ITALIANO
Si dice Risorgimento italiano un insieme di idee e di eventi, un processo durato alcuni decenni, che
portò all’indipendenza e all’unità d’Italia.
Il Risorgimento non fu certamente una marcia trionfale. Al contrario, ebbe momenti di gravi
difficoltà e, all’inizio, fu caratterizzato da ribellioni represse, da tentativi falliti, da severe sconfitte.
I successi che ottenne furono talvolta conquistati con le armi, talvolta ottenuti con la diplomazia,
l’astuzia, l’aiuto di Stati più potenti. Alla fine, tuttavia, il risultato fu raggiunto, anche con i sacrifici
e il sangue di molti combattenti, nonostante gli errori, spesso commessi in buona fede, di tanti
protagonisti.
L’Italia divisa dai tempi dell’impero romano con il Risorgimento tornò a essere uno Stato unico,
libero e indipendente.

LE SOCIETÀ SEGRETE
A partire dal 1820 in Europa si susseguirono tutta una serie di manifestazioni e di rivolte che misero
in crisi e poi incrinarono l'ordine stabilito dopo il Congresso di Vienna. Le rivolte si diffondevano
da un Paese all'altro con grande semplicità: vi erano sicuramente comuni ragioni di malessere
economico, ma il coordinamento delle rivoluzioni liberali dell'Ottocento si ebbe grazie alla fitta rete
di relazioni che esistevano nei centri rivoluzionari dei vari Paesi. Vi era quindi una rete
rivoluzionaria europea, parallela alla trama di alleanze delle potenze del Congresso di Vienna.
I centri rivoluzionari europei si disposero in diverse organizzazioni politiche clandestine: la più
importante di queste fu sicuramente la Carboneria.
I membri di questa organizzazione si ispiravano perlopiù a ideali di costituzionalismo e di liberismo
moderato. Ad essa aderirono soldati e ufficiali, medici, avvocati e professori; moltissimi anche gli
studenti. I maggiori nuclei della Carboneria erano nel regno di Napoli, nello stato Pontificio, in
Piemonte e in Lombardia.
All'interno delle società segrete era però possibile l'esistenza di diversi disegni politici, come nella
Massoneria ad esempio: le rivendicazioni sostenute dai gradi inferiori dell'organizzazione potevano
magari essere ritenuti una semplice tappa intermedia verso rinnovamenti più profondi da parte dei
gradi dirigenti. Queste “realtà parallele” potevano esistere grazie al fatto che i membri delle
organizzazioni liberali erano tenuti all'oscuro dei veri piani politici avuti dalla dirigenza, la quale
spesso formava sotto-nuclei ristretti all'interno di una medesima società segreta. La base su cui
potevano contare le società segrete era piuttosto ristretta, dal momento che queste non cercarono
mai l'appoggio delle classi subalterne, cioè per l'epoca soprattutto dei contadini.

I Moti Rivoluzionari del 1820-1821


Fu la Carboneria a organizzare le prime ribellioni contro le monarchie assolute.
Esse iniziarono in Spagna dove il re Ferdinando VII di Borbone si era comportato in modo
particolarmente sleale.
Impegnatosi a concedere una costituzione quando il paese insorgeva contro Napoleone, egli si
rimangiò la promessa una volta che il Congresso di Vienna lo ebbe riportato sul trono. Inoltre riaprì
il Tribunale dell’Inquisizione e abolì le Cortes, l’antico parlamento spagnolo.
Nel gennaio 1820, a Cadice, alcuni ufficiali insorsero con le loro truppe chiedendo il ripristino della
Costituzione e la riapertura delle Cortes. La rivolta dilagò e il re fu costretto a cedere: concesse la
Costituzione e creò un governo liberale.
Le grandi potenze decisero per il momento di non muoversi: inviare un esercito in Spagna
comportava il rischio di una sconfitta, dopo che il paese aveva già resistito a Napoleone.
I fatti che si stavano verificando in Spagna ebbero come immediato effetto lo scoppio di rivolte nel
Regno delle due Sicilie e nel Portogallo: in entrambi i casi i rispettivi sovrani furono costretti a
concedere costituzioni liberali. A causa però delle divisioni che poi sorsero fra i rivoluzionari e, in
Sicilia anche la componente indipendentista, contribuirono al fallimento del moto rivoluzionario. In
Sicilia la provincia di Palermo tentò la ribellione con l'adesione di componenti aristocratiche e
popolane, le quali però presto si divisero permettendo al regime borbonico di domare rapidamente
la rivolta.
La costituzione liberale rimaneva però ancora in vigore e questo successo riaccese le speranze dei
liberali delle altre regioni d'Italia: rivoluzioni in tal senso scoppiarono in Piemonte e in Lombardia.
Nel primo caso fu concessa una costituzione liberale in un primo tempo, ma dopo fu prontamente
ritirata e i rivoluzionari furono sconfitti militarmente: questa sconfitta rientrava nel quadro generale
del successo nella repressione dei moti del 1820-21 ed infatti le rivoluzioni in Spagna e in
Portogallo furono represse, mentre nel Regno delle Due Sicilie fu ripristinato l'ordine grazie
all'intervento dell'esercito austriaco.

I moti rivoluzionari del 1831


In Francia nel 1830 vi fu una rivolta da parte del popolo parigino in protesta contro il re Carlo X e
determinò l'ascesa al potere di Luigi Filippo d'Orleans. Il successo di questo moto determinò lo
scoppio a sua volta di moti rivoluzionari un anno dopo nei Ducati di Modena e di Parma, e in una
parte dello Stato pontificio con l'appoggio del duca Francesco IV, il quale contava sulle rivoluzioni
liberali per allargare i suoi possedimenti. Il duca prese accordi con i rivoluzionari che operavano nel
suo ducato per fomentare le rivolte in altre regioni italiane: quando però egli si rese conto che
l'Austria si sarebbe opposta con le armi a qualsiasi cambiamento nell'assetto politico della Penisola,
ritirò immediatamente il suo appoggio ai rivoluzionari e li fece arrestare. Questo cambiamento di
rotta del duca non impedì però lo scoppio delle rivolte nelle Legazioni Pontificie e nel Ducato di
Parma e in quello di Modena.
Questi moti rivoluzionari, rispetto a quelli del 1820-21, presentavano forti elementi di novità: le
classi sociali da cui provenirono i rivoluzionari erano perlopiù borghesi e non più solo militari, in
alcuni casi vi fu anche una massiccia partecipazione popolare. Vi fu inoltre un tentativo, riuscito
solo parzialmente, di riunire fra loro le varie rivoluzioni: esso fu molto fiaccato da suddivisioni
municipalistiche fra le varie zone interessate alle rivolte, ma anche dal riemergere del conflitto fra
moderati e democratici.
La Francia non si impegnò in alcun modo nella difesa delle rivoluzioni italiane e così gli austriaci,
dopo essersi accertati di questo, poterono reprimere militarmente le varie ribellioni.

IL FALLIMENTO DELLA CARBONERIA


In Italia, il fallimento dei moti del 1821 e del 1831 stimolò una seria riflessione sul perché del loro
insuccesso.
Era ormai chiaro che l’azione delle società segrete non poteva condurre ad alcun risultato positivo.
Esse infatti erano moltissime (probabilmente oltre cinquecento), non collegate fra loro, limitate a
pochi affiliati, operanti solo nelle città. Tra i motivi che ostacolarono l’attività della Carboneria, la
società segreta più nota e diffusa, vi erano certamente:
1) il carattere ristretto dell’organizzazione, che le impediva di diffondersi fra il popolo;
2) il suo disinteresse per le necessità della gente comune;
3) la mancanza di un chiaro programma politico e di un collegamento fra i diversi gruppi.

IL NUOVO DIBATTITO POLITICO


Il fine condiviso da tutti i patrioti era quello di liberare l’Italia degli stranieri in particolare
dall’Austria, che possedeva direttamente il Lombardo-Veneto e che teneva gran parte degli altri
Stati sotto il proprio controllo.
Il vero problema nasceva tuttavia non già sullo scopo da raggiungere, quanto sui mezzi più
opportuni per realizzarlo.
Si discuteva se fosse più opportuno cercare di costituire un solido Stato unitario ovvero organizzare
le diverse realtà italiane, Stati, regioni o città, in modo da lasciarle più autonome.
Moli sostenevano l’idea della monarchia costituzionale, ma non mancava chi pensava a una
repubblica.
In genere i sostenitori della monarchia erano politicamente dei moderati. Essi ritenevano che nel
nuovo Stato il diritto di voto dovesse essere limitato ai cittadini proprietari di beni e forniti di un
livello minimo di istruzione.
I sostenitori della repubblica erano invece democratici. Credevano nell’uguaglianza dei cittadini e
sostenevano che il diritto di voto doveva essere riconosciuto a tutti. Il capo dello Stato non doveva
essere un sovrano ereditario, ma un presidente eletto dal popolo.
Inoltre c’era una realtà pratica di cui occorreva tener conto. Apparivano necessari:
• un forte esercito per combattere contro gli Austriaci;
• l’appoggio di grandi potenze europee;
• un sistema politico capace di soddisfare sia il popolo che i gruppi dirigenti, ossia i borghesi e
parte degli aristocratici.
I diversi Progetti si concretizzarono quindi in diversi movimenti politici.

IL MOVIMENTO LIBERALE MODERATO


Il movimento liberale moderato otteneva molti consensi nel Lombardo-Veneto e in Toscana, ma si
affermò soprattutto in Piemonte. Camillo Benso conte di Cavour, (1810-61) col suo giornale Il
Risorgimento (1847), ne fu il più illustre rappresentante. I liberali piemontesi, tra cui anche Cesare
Balbo e Massimo d’Azeglio, sostenevano una monarchia costituzionale e parlamentare simile in
parte al modello inglese.
In materia di economia erano fautori del liberismo, della proprietà privata, della libertà di
commercio fra gli Stati.
Sul piano militare i liberali moderati sostenevano che l’esercito del Piemonte era l’unica forza
disponibile in Italia che fosse in grado di affrontare le truppe austriache. Esso doveva essere
potenziato da volontari provenienti dal resto d’Italia,e quindi muovere guerre all’Austria.

IL MOVIMENTO CATTOLICO NEOGUELFO


Su posizioni molto distanti dai liberali erano schierati i cosiddetti neoguelfi,un movimento
costituito da moderati cattolici. Il loro nome derivava da quello dei guelfi del Medioevo, sostenitori
del pontefice.
Essi vedevano nel papato la guida del movimento per l’indipendenza nazionale. Vincenzo Gioberti
(1801-52), il neoguelfo più autorevole, con il suo libro più importante (Il primato morale e civile
degli italiani) propose di creare una confederazione dei vari Stati italiani sotto la presidenza del
papa.
Quando nel 1846 divenne papa Pio IX, un pontefice che pareva abbastanza vicino ai liberali, le
speranze di molti italiani resero il movimento neoguelfo molto popolare.
Anche se l’idea di Gioberti si dimostrò poi irrealizzabile, il movimento neoguelfo ebbe grande
importanza nell’Italia del tempo: molti cattolici si avvicinarono all’idea dell’indipendenza italiana.

MAZZINI

Il maggior sostenitore dell’idea che l’unità italiana doveva realizzarsi sotto forma di repubblica fu
Giuseppe Mazzini (1805-72).
Figura di altissimo spessore morale, Mazzini concepì la libertà non solo come un diritto, ma anche
come un vero e proprio dovere. La libertà non poteva essere separata dall’uguaglianza e dalla
fratellanza fra gli uomini. Doveva quindi essere cercata, voluta, conquistata dal popolo e non
chiesta a un sovrano. Il nuovo Stato doveva rappresentare tutti i cittadini e non solo alcuni gruppi
privilegiati.
In sostanza, Mazzini fu il primo a sostenere con grande forza l’idea che l’indipendenza italiana
doveva essere una conquista di tutto il popolo.
Per diffondere le sue idee Mazzini fondò una nuova società segreta.
La Giovine Italia
Mazzini si rese conto dell'incongruenza strategica di fondo delle varie organizzazioni segrete
italiane: esse contavano troppo sull'aiuto esterno (di Paesi stranieri o comunque di sovrani
inaffidabili), erano troppo settarie e, limitando la base di consenso alle loro azioni, non avevano
un’impostazione unitaria.
Mazzini aveva una concezione originale, in cui la componente democratica si fondeva con quella
mistico-religiosa: la religiosità di Mazzini era romantica, in cui Dio si identifica con lo spirito insito
nella storia e quindi con la stessa umanità. Secondo Mazzini la rivendicazione dei propri diritti non
poteva essere in alcun modo separata dalla consapevolezza dei propri doveri. Mazzini credeva
inoltre fermamente nel principio di associazione: al di sopra dell'individuo c'è la famiglia, al di
sopra della famiglia la nazione, e al di sopra di tutto l'umanità. La nazione, nella concezione
mazziniana, era la cellula fondamentale attraverso cui si sarebbe realizzato il sogno di libertà e
fratellanza fra i popoli. Solo uniti in nazioni i popoli avrebbero potuto adempiere alla loro missione
storica (cooperare per il bene comune): la concezione mazziniana è dunque molto densa di
significati idealistici e non lascia spazio a questioni materialistiche come la lotta di classe.
I valori ideologici di Mazzini possono essere ritenuti poco concreti: ma questa valutazione non può
essere assolutamente operata per quanto riguarda il suo programma politico. Per Mazzini l'Italia
doveva diventare unita, indipendente e repubblicana, senza cedere al compromesso monarchico. Il
solo modo per giungere a questo risultato era l'insurrezione di popolo: per organizzare questo tipo di
insurrezione Mazzini fondò proprio la Giovine Italia, la quale aveva un programma pubblico per
favorire l'allargamento del consenso di base.
Le idee di Mazzini, però, incontrarono fortissime opposizioni: liberali, moderati, borghesi,
aristocratici temevano il suo programma democratico; i sovrani italiani, anche quelli più tolleranti,
lo fecero spesso arrestare o esiliare.
Nessuno volle realizzare il suo programma di educazione popolare, che era ritenuto troppo
avanzato; e, per quanto fosse profondamente religioso, non riuscì mai ad avere l’appoggio dei
cattolici più vicini agli ideali neoguelfi o a quelli liberali.

I DEMOCRATICI FEDERALISTI
La necessità di garantire alle classi più povere migliori condizioni di vita era sostenuta con forza dai
democratici.
Carlo Pisacane (1818-57), sosteneva la necessità di abolire la proprietà privata.
Giuseppe Ferrari e Carlo Cattaneo erano invece sostenitori del federalismo. Essi sostenevano che
l’Italia avrebbe dovuto essere una repubblica costituita da un insieme di Stati federati, come gli Stati
Uniti d’America, proprio perché avvertivano le profonde differenze esistenti tra le varie regioni
italiane.
Erano quindi contrari alla monarchia, sostenendo che il popolo non poteva aspettarsi la libertà dalle
concessioni dei sovrani.

IL POPOLO E IL RISORGIMENTO
Ci possiamo a questo punto domandare quale sia stata la diffusione degli ideali risorgimentali fra il
popolo italiano.
Certamente le teorie più progressiste come quelle di Mazzini e dei democratici, ebbero fra le masse
scarso seguito: erano idee di intellettuali e di borghesi, discusse e diffuse soprattutto fra di loro.
Lo stesso si può dire per l’opera di Gioberti: sicuramente il popolo italiano era profondamente
cattolico e la religiosità era allora assai più diffusa di oggi; ma le proposte di Gioberti si
indirizzavano sempre ad ambienti relativamente ristretti: intellettuali, borghesi, piccola nobiltà,
ecclesiastici.
Anche le idee più semplici e, in particolare quella dell’indipendenza nazionale, furono all’inizio
poco diffuse e appartennero a una piccola minoranza: esse si diffusero fra il popolo solo in seguito
con gli entusiasmi suscitati dalle imprese di Garibaldi. D’altro canto, è vero che ogni movimento
rivoluzionario viene sempre iniziato da piccoli gruppi.
Lo stesso avvenne anche nell’Italia del Risorgimento: l’iniziativa partì da ristretti gruppi di borghesi
e di nobili. Il popolo italiano fu dapprima escluso, poi iniziò a partecipare più numeroso ai moti e
alle sollevazioni, soprattutto nelle città.

.
Rivoluzioni del 1848:

Il 1848 fu l’anno delle rivoluzioni in gran parte d’Europa. La contemporaneità dei moti li fece
apparire già allora come movimenti diversi di un unico grande processo rivoluzionario. In realtà le
rivoluzioni ebbero svolgimenti ed obbiettivi diversi, ma alla loro origine ci fu una comune
aspirazione al cambiamento.

In Francia vi era un forte scontento. Luigi Filippo d’Orleans aveva favorito l’ascesa della borghesia
ed era stato sostenuto soprattutto dal suo nucleo dirigente, composto da banchieri ed industriali.
Erano invece all’apparizione i movimenti democratico e repubblicano, che interpretarono le
ispirazioni del popolo e della piccola e media borghesia. Esisteva anche un’opposizione di destra,
formata dai legittimisti (che si richiamavano ai Borbone, considerati i legittimi sovrani di Francia) e
i Bonapartisti, guidati da Luigi Bonaparte, nipote di Napoleone. Il 22 Febbraio 1848 a Parigi
scoppiò l’insurrezione che diede vita al movimento rivoluzionario europeo. Si combatté per le
strade fino al 24 Febbraio quando Luigi Filippo fu costretto ad abdicare. Subito dopo fu proclamata
la II Repubblica e si formò un governo provvisorio: furono varati numerosi provvedimenti di
carattere democratico, tra cui l’adozione della pena di morte per i reati politici, l’eliminazione dei
titoli nobiliari, la riduzione a 10 ore della giornata lavorativa. Nel Dicembre 1848 si tennero le
elezioni: divenne presidente il candidato Bonapartista Luigi Napoleone che sembrava offrire
garanzie di libertà (aveva partecipato ai moti in Romagna nel 1831), ma che nel Dicembre 1851, un
colpo di stato sciolse il parlamento e riuscì a legittimare la propria politica con due plebisciti: il
secondo, nel 1852, diede a lui il titolo di Imperatore che egli assunse con il nome di Napoleone III.

Dopo Parigi fu la volta di Vienna il 27 Febbraio , appena si diffuse la notizia di ciò che era
avvenuto nella capitale francese, iniziarono le agitazioni. Il 13 Marzo una imponente
manifestazione studentesca coinvolse l’intera popolazione, Metternich fu costretto a lasciare il
governo. Il 2 Dicembre l’Imperatore Ferdinando I abdicò in favore del nipote Francesco Giuseppe
(che regnò dal 1848 al 1916). La notizia dell’allontanamento di Metternich raggiunse Milano, dove
da tempo covava l’insofferenza antiaustriaca. La città insorse e dopo 5 giorni di combattimenti per
le strade (18/22 Marzo) le truppe austriache dovettero abbandonare Milano; fu costituito un governo
provvisorio formato da moderati, anche se a condurre la lotta erano stati soprattutto artigiani, operai
e piccola borghesia sotto la direzione del democratico Carlo Cattaneo.

Il 17 Marzo era insorta anche Venezia dove fu ripristinata la Repubblica sotto la direzione dei
democratici Nicolò Tommaseo e Daniele Manin.

Governi provvisori liberali si erano costituiti anche nei ducati di Modena e Parma.
Incalzati da ogni parte, gli austriaci ripiegarono nel quadrilatero di fortezze costituito da Peschiera,
Verona, Mantova e Legnano, dove il maresciallo Radetzky attendeva rinforzi da Vienna per
scatenare la controffensiva.
Il governo provvisorio milanese si rivolse allora a Carlo Alberto perché assumesse la direzione di
quella che si incominciava a chiamare “guerra di indipendenza”. Il 23 Marzo Carlo Alberto apre le
ostilità contro l’Austria che avrebbero dovuto coinvolgere tutti gli altri stati Italiani, compreso
quello Pontificio, ma l’apporto di toscani, romani e napoletani si ridusse a ben poca cosa.
Il 29 Aprile Pio IX dichiarava che Roma doveva mantenersi estranea al conflitto, seguita in questo
dai sovrani di Toscana e del napoletano. Nonostante questo, Carlo Alberto ottenne alcuni successi
militari, ma in seguito (25 Luglio) fu irrimediabilmente sconfitto a Custoza e costretto a firmare un
armistizio.
La direzione della lotta per l’indipendenza passò allora in mano ai democratici; nel 1849 vi furono
iniziative tese a spodestare i sovrani dei vari stati: a Firenze si formò un governo provvisorio diretto
da un Triumvirato mentre il granduca Leopoldo II prendeva la via dell’esilio; a Roma le
manifestazioni dei liberali costrinsero Pio IX a rifugiarsi nel Regno delle due Sicilie: anche qui si
costituì un Triumvirato di cui fece parte anche Giuseppe Mazzini.
I moderali, preoccupati, riuscirono a convincere Carlo Alberto a riprendere la lotta contro l’Austria,
ma questi, sconfitto nuovamente, fu costretto ad abdicare in favore del figlio Vittorio Emanuele II.
A Napoli Ferdinando II revocò la costituzione, in Toscana gli austriaci riportarono sul trono
Leopoldo II; contro la Repubblica Romana si mobilitò Luigi Napoleone.
Giuseppe Garibaldi, venuto in Italia dall’America Latina in occasione dei Moti, raccolse degli
uomini per andare in aiuto di Venezia assediata dagli austriaci, ma non riuscì a raggiungere la città
che resistette finché un’epidemia di colera e la fame la costrinsero alla resa (Agosto 1849).

Si chiudeva così un ciclo di lotte che aveva mobilitato grandi masse e suscitato enormi speranze.
Ancora una volta uscì vincitrice la borghesia moderna che aveva ripiegato su posizioni di
compromesso con le forze conservatrici.

L’unità d’Italia
Il fallimento delle rivoluzioni tra il 1848 e 1849 aveva portato in Italia il ritorno dell’assolutismo.
L’Austria riprendeva il controllo della Lombardia e del veneto, e impose le sue truppe nello stato
pontificio. L’unica autonoma era il Piemonte dove esisteva un sovrano ma esisteva anche un
parlamento con diritto di voto una libertà di stampa e pensiero e grazie a ciò questo divenne il
punto di riferimento e raccolta per il movimento liberale nazionale italiano.
Cavour = divenuto primo ministro piemontese nel 1850 Azeglio scelse Cavour come ministro
dell’agricoltura del commercio e della marina . nato nel 1810 aveva viaggiato in Francia ,
Inghilterra traendo alcuni fondamentali orientamenti in senso liberale in campo politico ed
economico. Intraprese una linea d’azione basata sul consolidare il sistema liberale e modernizzare
lo stato, inserire il Piemonte tra gli stati europei con alleanze per cacciare l’Austria e per ultimo il
contenere le forze democratiche secondo lui pericolose. Stipulo trattati commerciali con Francia e
Inghilterra Belgio e Austria.. nel 1852 divenne primo ministro e il Piemonte si avvicino alla Francia
e all’Inghilterra . nel 1855 alla volta della guerra di Crinea contro la Russia, Cavour riuscì a
presentare al congresso internazionale a Parigi nel 1856 il problema irrisolto del frazionamento
statale e della presenza di stranieri sul suolo italiano.
Altro aspetto della politica antiaustriaca . Mazzini Pisacane Cattaneo = alle idea cavuriane si
opposero quelle dell’irruenza, della fede repubblicana e della fiducia nella democrazia di Mazzini,
Pisacane e Cattaneo. Tra il 1850 e il 1853 Mazzini allacciò una rete segreta volta a preparare
un’insurrezione che avrebbe dovuto iniziare in Lombardia. Il tentativo falli nel 1853 perché
scoperta . Nel 1857 spedizione di uomini guidati da Pisacane sbarcò a Sapri a sud di Napoli,
sperando di sollevare la popolazione contro il mal governo borbonico ma finì con un massacro.
Cattaneo invece non pose ne il problema dell’unità d’Italia, ne quello della cacciata agli austriaci
ma pose quello della democrazia in quanto l’Italia è sempre stata fatta da tanti staterelli e unificarli
era sbagliato quello che si doveva fare era creare una stato federale come in America.
La guerra = il 20 luglio 1858 a Plombières in Francia Cavuor e Napoleone III si incontrano
segretamente e fanno patto militare dove la Francia sarebbe intervenuta militarmente in caso di un
attacco straniero sul Piemonte. Il 26 aprile 1859 iniziano ostilità tra Piemonte e Austri , la guerra si
decise nelle battaglie di Solforino, Magenta e San martino tutte vinte da franco-piemontesi. Ma
proprio verso la fine la Francia si ritirò , costringendo cosi il Piemonte a fare trattative con l’Austria
e a firmare 11 luglio l a Villafranca l’Armistizio. Nel 1860 era firmata la pace il Piemonte
acquistava Lombardia, Emilia mentre l’Austria manteneva il veneto e il Piemonte cedeva alla
Francia Nizza e la Savoia.
Garibaldi = il regno delle Due Sicilie era arretrato economicamente , mal condotto e chiuso alle
innovazioni. Per intervenire fù incoraggiata una spedizione segreta di volontari dove Garibaldi
assunse il comando . Garibaldi nacque a Nizza nel 1807 fu iscritto alla carboneria nel 1833 . nella
notte tra il 5 e il 6 maggio 1861 due navi con a bordo circa mille uomini lasciarono Quarto presso
Genova e fecero rotta verso la Sicilia. L’11 maggio i garibaldini sbarcarono a Marsala e il 15 a
Calatafini riportarono la prima vittoria Palermo il 6 giugno, il 20 luglio Garibaldi controllava tutta
la Sicilia . il suo esercito diventava sempre più numeroso per l’accorrere di volontari il 7 settembre
era a Napoli, il 1 ottobre a Volturno ottenne la sua più grande vittoria sbaragliando definitivamente
le truppe borboniche. Per paura che Garibaldi tenesse per se le terre conquistate il 3 ottobre le
truppe piemontesi guidate personalmente dal re si mossero verso sud dove il 26 presso Teano
Garibaldi incontrò personalmente il re Vittorio Emanuele II e gli diede il controllo dell’intera
penisola. Il Piemonte annetteva cosi il regno delle Due Sicilie.
Vittorio Emanuele II re d’Italia.= il 17 marzo il primo parlamento nazionale proclamò Vittorio
Emanuele II re D’Italia. La capitale era Torino. Mancava però ancora il veneto, che era Austriaco e
Roma e i territori del Lazio sotto il potere del governo del Papa .
I problemi del nuovo stato = era in vigore lo statuto emanato nel 1848 che regolava la vita della
nazione, l’italia era una monarchia, il sovrano era Vittorio Emanuele II, esisteva un parlamento, un
senato e un limitato diritto di voto, la religione era quella cattolica.- l’unità non era completa.- la
popolazione era di circa 25 mln.- la capitale era Torino.- il 75% della popolazione era analfabeta.-
la rete ferroviaria era poco estesa solo 2000km nel sud e nelle isole non esisteva .-economia
arretratali lavoro nei campi seguiva metodi antichi e superati ,scarso uso di fertilizzanti,,ì di
macchinario agricolo, l’industria era quasi inesistente,scarsa produzione di acciaio.- sostenute spese
fortissime per fronteggiare guerra contro Austria, per la presa delle Sicilie e del napoletano, urgente
bisogno di denaro.-diffuso malcontento nelle regioni del meridione .- in parlamento sedeva la destra
e la sinistra, la destra al governo dello stato e rappresentava la fedeltà alla monarchia, la difesa e il
privilegio delle classi alte, un’assoluta onestà nell’amministrazione dello stato composta da
borghesia e nobiltà. La sinistra chiedeva allargamento diritto di voto , diffusione istruzione gratuita,
deciso sforzo industriale composta da avvocati, medici, notai, industriali , media borghesia.- l’italia
non aveva possedimenti coloniali .- l’Italia era unità ma divisa perché i vari stati che componevano
la penisola avevano diverse lingue, leggi , monete, usanze ,eserciti, tradizioni.
Il brigantaggio = venutosi a formare in meridione per il mal contento causato dalle condizioni di
vita popolane , dalla tassa sul macinato e sul pane(1869) e dalla obbligo di leva obbligatoria.
Vengono inviati 100mila uomini dell’esercito contro i briganti che erano aiutati da un tentativo
borbone di riconquistare il regno delle due sicilie. Legge Picca viene messa in atto e prevede la
fucilazione sul luogo dei briganti catturati.
L’unità raggiunta : la conquista del veneto e la presa di Roma = si fa alleanza tra Prussica e Italia e
nel 1866 scoppia guerra tra prussica Italia contro Austria dove vinse la prussica. E cosi l’italia
conquisto il Veneto.
Tra il 1852 e 1870 Napoleone III si proclamava difensore del papato più volte Garibaldi tenta di
invadere roma fino a che nel 1870 Napoleone cade battuto dalla prussica cosi il 20 settembre 1870
alcuni reparti di bersaglieri attaccarono Roma . nel 1871 Roma divenne capitale d’Italia.
Il governo della destra storica = ampliata rete ferroviaria anche se solo al nord , inasprite le tasse .
nel 1866 quintino Sella attua la politica fino all’osso.
La sinistra = nel 1876 sale al governo la sinistra con Depretis. Legge coppino sull’istruzione.
Allargamento elettorato . abolita nel 1880 l’imposta sul macinato ma sostituita con altre imposte su
altri generi di consumo , nel 1882 asseconda i ceti borghesi del nord con l’industria. Per
l’agricoltura abbandona il liberalismo verso il protezionismo , tariffe doganali sui cereali e sullo
zucchero. Questo però fa si che le potenze straniere reagiscano contro come la francia che blocca
l’importazione di materiali italiani.. i dazi provocano rincaro dei prezzi sui cereali. La sinistra è
incapace di affrontare i problemi del sud sul grande divario industriale ed economico tra nord e sud.
Sale cosi nel 1887 Crispi al posto di Depretis. Dal 1893 al 1896 rafforza il potere esecutivo per
ridurre la dipendenza dal parlamento, accentua su di sei le cariche di presidente del consiglio,
ministro degli interni e degli esteri.. nel 1890 fa legge zanardelli che riconosce diritto di sciopero e
abolisce pena di morte. Dopo nella sua seconda carica si trova a fronteggiare alle rivolte popolari
delle leghe dei lavoratori siciliani. Crispi reagisce proclamando lo stato d’assedio nell’isola siciliana
e fa intervenire la forza pubblica per reprimere il tutto. Nel 1994 fa approvare le leggi anti-
anarchiche .

IMPERIALISMO E COLONIALISMO

CHE COSA E’ L’IMPERIALISMO

Si indica come imperialismo la tendenza di un popolo a esercitare la sua influenza e il suo controllo
su popoli o nazioni più deboli.

I MOTIVI DELL’IMPERIALISMO

L’Imperialismo è sorto per una serie di ragioni, alcune nate da buoni sentimenti, altre da volontà di
conquiste , di ricchezza o di potere. Le ragioni infatti furono di tipo economico, politico, ideologico
e culturale.
ECONOMICO- una prima ragione è stata la necessità di trovare, negli ultimi decenni del 1800, le
materie prime per le industrie siderurgiche ( ferro, rame ecc). Un’altra ragione era di tipo
commerciale: infatti c’era bisogno di trovare nuovi mercati, nuove popolazioni che avessero
bisogno di comprare oggetti , in particolare tessuti, che non venivano prodotti nelle loro terre.
POLITICO- vi era la convinzione che per uno Stato significava avere il prestigio internazionale di
una grande potenza possedere un impero, cioè se dominare territori coloniali situati al di fuori dei
suoi confini.
IDEOLOGICO- vi era la tendenza per le popolazioni occidentali,ad essere dei “nazionalisti”, cioè
uomini convinti della superiorità della propria cultura su tutte le altre. Questa convinzione ha
portato molti a voler imporre la propria cultura sulle popolazione dei nuovi territori conosciuti che
seguivano altri modelli di vita. Molti erano sinceramente convinti in buona fede che stavano agendo
per il bene di queste popolazioni,come ad esempio chi operava per la conversione al cristianesimo
dei non credenti.
SPIRITO D’AVVENTURA- C’era anche chi nutriva una grande passione per la natura, i viaggi in
continenti sconosciuti, l’esplorazione di nuovi territori, ed era spinto perciò da una motivazione di
tipo scientifico.
Le classi dirigenti del’800 avevano tutte queste motivazioni di tipo diverso , tutti questi intrecci di
spinte materiali e di interessi religiosi e culturali, di buoni sentimenti e di volontà di dominare, e le
trasformarono in un atteggiamento chiamato IMPERIALISMO, che portò alla nascita del
COLONIALISMO, cioè all’ampiamento dei loro imperi coloniali in Asia e in Africa, che però ha
determinato la perdità di autonomia, di sovranità e di autocontrollo dei popoli sottomessi,e, a volte,
la distruzione di antiche civiltà.

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IL COLONIALISMO: LA SUA NASCITA
Il colonialismo si sviluppò, da parte degli occidentali, già a partire dai primi viaggi di Colombo e
Vasco de Gama ( intorno alla metà del 1400): infatti furono scoperte nuove rotte per il Nuovo
Mondo (le Americhe) e per l’India, da dove venivano portate materie prime, schiavi, spezie, e
metalli preziosi.Per il grande sviluppo dell’industria del 1800 però quelle quantità non erano più
sufficienti e soprattutto non avevano ancora provato a sfruttare quei Paesi come “mercati”, cioè a
trasformare le loro popolazioni in “consumatori” ai quali rivendere i prodotti confezionati con le
materie prime che avevano loro sottratto.

IL COLONIALISMO: LA SECONDA FASE


Durante la seconda metà del 1800 iniziò così la seconda fase del colonialismo.
L’Inghilterra , la Francia, il Belgio, l’Italia, la Germania,il Giappone e gli Stati Uniti cominciarono
ad occupare militarmente vaste zone di Asia,e Africa e a fondarvi un “impero”:I regni antichissimi,
le tribù,le tradizioni di quei luoghi furono spazzati via in pochi anni e trasformati in colonie(se
venivano assoggettati all’amministrazione diretta dei conquistatori) o in protettorati ( se il controllo
era esercitato in modo indiretto attraverso re locali passati dalla parte dei bianchi).
Quasi tutte le conquiste furono ottenute con l’uso della forza contro le popolazioni indigene, e
spesso con una grande crudeltà.Soprattutto nell’Africa nera, dove la superiorità delle armi europee
era enorme, le frequenti rivolte delle tribù africane si conclusero in veri massacri.
Dal punto di vista economico il colonialismo operò delle trasformazioni che avrebbero potuto anche
essere positive: rese agricole diverse zone incolte,introdusse nuove colture e tecniche di
coltivazione, costruì strade e ferrovie(in India ancora oggi esse sono in gran parte quelle costruite
dagli Inglesi),scoprì miniere sconosciute e applicò criteri amministrativi e organizzativi più
funzionali. Anche questi passi positivi però furono attuati sfruttando le popolazioni locali e
depredandole delle risorse naturali dei loro territori.Insomma ci fu uno sviluppo ma a vantaggio
soltanto degli interessi dei colonizzatori.
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Gli effetti negativi della colonizzazione furono meno pesanti nei paesi dove esisteva una tradizione
culturale e religiosa molto antica e forte( per esempio in India ).Furono invece devastanti in zone
come l’Africa Nera dove la vita era più arcaica, animista e pagana, senza cioè una forte tradizione
religiosa.
Furono messe in crisi un intero sistema di vita, di riti, di credenze, di costumi e di valori. Nei casi in
cui i popoli non conoscevano la scrittura, della loro vita precedente non è rimasta alcuna traccia.
Sul piano politico però il colonialismo finì per favorire i nazionalismi locali. I membri delle
aristocrazie indigene frequentarono le scuole occidentali, e impararono le idee di democrazia e di
libertà che in esse venivano insegnate.Così nel giro di poche decine di anni cominciarono ad avere
voglia di autogovernarsi e di decidere del proprio destino: il progresso che gli Europei avevano
portato in quelle terre diventò come un boomerang per loro, perché i popoli coloniali cominciarono
a rivoltarsi, proprio grazie a quanto era stato loro insegnato.

LE COLONIE PIU IMPORTANTI


L’INDIA-L’Inghilterra, sotto il Regno della Regina Vittoria fondò l’Impero Britannico, il più
grande impero coloniale del mondo.
La sua perla era l’India ,governata da un viceré britannico con sede a Nuova Delhi. L’Inghilterra
controllava con 200.000 fra soldati e funzionari inglesi i 130 milioni di abitanti dell’India, sparsi su
un territorio immenso in cui si parlavano circa 100 lingue diverse e si praticavano tre religioni
principali ( induismo, buddismo e islamismo) e molte altre secondarie.
Sin dal 1600 le miniere indiane fornivano all’Inghilterra materie prime a basso costo ; per due secoli
però le manifatture locali erano rimaste fiorenti e quelle tessili producevano tessuti di seta di
primissima qualità che venivano esportati con buoni guadagni per gli artigiani indiani. Dal 1870 in
poi, invece, la seta e tutti gli altri prodotti fabbricati in India furono gravati dagli Inglesi di tasse
altissime per costringere le manifatture al fallimento e poter così poi vendere sui mercati indiani i
prodotti delle industrie britanniche.
Con questo sistema la nascita di una industria locale fu violentemente bloccata e l’economia indiana
si ridusse alla sola coltivazione di alcuni prodotti grezzi (cotone, iuta, lino, spezie,te) che venivano
spediti in Gran Bretagna e tornavano sotto forma di prodotti lavorati per essere rivenduti ai nobili,
ai principi e agli alti funzionari locali.

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Da questo terribile sistema, l’India ha riportato conseguenze così gravi per la sua economia che
ancora oggi riesce a stento a risollevarsi dalla sua crisi.
Dal colonialismo l’India ha ereditato due gravi fattori: la disoccupazione e il sovrappopolamento.
L’Industrializzazione non riesce a compensare un’agricoltura rimasta in gran parte primitiva,
l’allevamento dà scarsi risultati, e la popolazione numerosissima è vittima di epidemie e carestie
che causano moltissimi morti.

L’AFRICA - Il Nord Africa ebbe una sorte simile a quella del’India. Anche qui esistevano Paesi
che fino a poco tempo prima costituivano le ricche e potenti nazioni dell’Impero Islamico, dove il
popolo era unito da una grande religione e da una antichissima tradizione. I Francesi che già
possedevano l’Algeria occuparono anche la Tunisia e il Marocco mentre gli Inglesi occuparono
l’Egitto, pur lasciandogli la sua monarchiaDa lì potevano controllare un punto strategico delle vie di
comunicazione e cioè il passaggio tra il Mediterraneo e l’Oceano Indiano , cioè il Mar Rosso,
attraverso il Canale di Suez effettuato nel 1869.
L’Africa Centro-Meridionale invece ebbe una sorte peggiore. Le popolazioni locali erano
raggruppate in società tribali, disunite tra loro, dedite alla caccia e alla pastorizia nomade e a una
agricoltura primitiva, dissanguate dalla tratta degli schiavi e da lotte interne tra le varie tribù che
provocavano moltissimi morti nonostante si usarrero solo frecce e lance.
Inoltre nell’Africa Nera le tribù non evevano la forza di una religione antica, come in India, ma
praticavano l’animismo che li portava a credenze più fragili nei poteri delle rocce, degli alberi, degli
spiriti della foresta e li rendeva indifesi di fronte all’incontro con la civiltà europea.
In questa zona dell’Africa il Congo, ricco di avorio e caucciù( dal quale si ottiene la gomma) fu
occupato dai Belgi che si rivelarono tra i più spietati tra tutti i colonialisti, perché sfruttarono al
massimo la manodopera locale facendo morire moltissimi africani, e causarono quasi lo sterminio
degli elefanti per prendere l’avorio delle zanne.
Tutto il resto dell’Africa fu spartito tra le altre potenze coloniali, tra cui anche l’Italia, che tentò
prima,sotto il Regno di Umberto I, di conquistare l’Etiopia, poi ,sotto il Regno di Vittorio
Emanuele III,riuscì a conquistare la Libia, l’Eritrea e la Somalia.
Per quanto riguarda il Sudafrica i Boeri, di origine olandese, avevano dei possedimenti già dal 17
°sec.(1600). Quando vi furono scoperti grandi giacimenti di diamanti e oro, scoppiò una lotta
terribile tra Olanda e Inghilterra: la guerra Anglo-Boera, che si concluse con la vittoria degli Inglesi,
anche se subito dopo Inglesi e Boeri si accordarono sullo sfruttare la popolazione nera, ottenendo
una certa autonomia dalla Gran Bretagna e fondarono l’Unione Sudafricana.
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In questo modo riuscirono a trarre grandi guadagni dallo sfruttamento delle risorse del Paese e a
isolare i negri locali con una politica di segregazione chiamata Apartheid.
LA CINA- la Cina non fu occupata militarmente, ma era ugualmente sottoposta al dominio
coloniale specie dagli Inglesi. Essi infatti compravano argento dai cinesi ma non lo pagavano. In
cambio lo barattavano con una droga terribile, l’oppio, che veniva coltivata nelle colonie inglesi
dell’India e che non riusciva ad essere smerciata. Così gli Inglesi trovarono il sistema di barattarla
con l’argento cinese, ma in poco tempo il popolo cinese, facendo uso di questa droga, era ridotto ad
uno stato di ebetismo totale. L’Imperatore della Cina allora bloccò le navi inglesi nel porto cinese di
Canton, ma la Gran Bretagna intervenne militarmente, scatenando la Guerra dell’Oppio. L’esercito
cinese fu sbaragliato. L’episodio suscitò la reazione di alcuni gruppi cinesi, che si riunirono in una
setta segreta, i Boxers. Nel 1900 essi si ribellarono a tutti gli stranieri, compresi i missionari, e
fecero delle stragi paurose, finché non furono annientati da Stati Uniti e Giappone.
Per quanto riguarda altri colonizzatori la situazione era questa:
La Russia non aveva bisogno di possedere colonie, perché aveva già un territorio vastissimo, ricco
di porti e minerali,e anzi vendette l’Alaska agli Stati Uniti.Gli Stati Uniti ebbero le loro colonie alle
isole Hawaii e alle Filippine.
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LA DECOLONIZZAZIONE

La Decolonizzazione è un processo di dissoluzione degli imperi coloniali delle potenze europee,


avviato a partire dalla fine della seconda guerra mondiale sotto la pressione dei movimenti
indipendenti sorti nelle colonie asiatiche e africane.
Dal processo di decolonizzazione e dalla conseguente nascita dei numerosi stati sarebbe nata una
nuova realtà geografico-politica, definita “Terzo Mondo”,che comprendeva paesi asiatici ,africani e
anche dell’america latina.C’era un fattore comune a tutti questi paesi:il sottosviluppo.

LE CAUSE DELLA DECOLONIZZAZIONE.


I fattori che determinarono la decolonizzazione furono diversi:
1- la disfatta totale di Francia e, Belgio e Olanda nel primo annno di guerra della seconda
guerra mondiale: agli occhi dei popoli colonizzati avevano dato l’impressione di non essere
poi così forti, se erano stati battuti così velocemente dalla Germania.
2- Il ruolo dei morti fu importante.Moltissimi dei soldati mandati a combattere nella seconda
guerra mondiale, e quindi anche morti,erano africani e indiani.Le nazione imperiaslsite
tennero conto del contributo di tante vite umane.
3- Il terzo e decisivo fattore fu l’anticolonialismo delle due superpotenze: Russia e Stati Uniti,
anche se per due diversi motivi.La Russia era anticolonialista e antimperialista di per sé,
mentre gli Americani non avevano dimenticato quanto gli era costata ottenere
l’indipendenza dall’Inghilterra nella loro Guerra di Indipendenza, e inoltre volevano
conquistare nuovi mercati in Asia e in Africa per i loro prodotti e quindi non volevano
barriere coloniali né ostacoli allo sviluppo economico dei due continenti.
Nei processi dei decolonizzazione di solito non ci furono guerre per ottenere l’indipendenza,
perché i paesi colonizzatori capirono per tempo che ciò che stava per accadere era inevitabile e
così instaurarono un dialogo e un accordo con i capi locali.Ci furono però molte guerre civili tra
comunità rivali che volevano il comando della colonia liberata.Ci furono guerre di indipendenza
però quando le comunità della nazione madre installate nelle colonie non volevano andarsene,
oppure quando la nazione madre cercava di riconquistare il territorio perduto.

L’INDIPENDENZA DELL’INDIA
In India il capo del movimento nazionalista, Gandhi, di religione induista, praticava una non
violenza attiva, boicottando i prodotti e le strutture inglesi.
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L’India raggiunse l’indipendenza ma per la rivalità tra musulmani e induisti fu divisa in due
nazioni: L’Unione Indiana a maggioranza induista, e il Pakistan, a maggioranza musulmana.Vi
furono durissimi scontri tra i due gruppi e molte persone dovettero abbandonare le loro
terre.Dopo la morte di Gandhi, nel 1948, il capo del governo indiano cercò di modernizzare
l’India,così l’India divenne una delle 10 maggiori nazioni industrializzate del mondo, ma le
condizioni di vita delle classi più povere non ebbero vantaggi, anzi per via dei latifondi i
contadini dovettero riversarsi nelle grandi città,oppresse dall’urbanesimo e dalla
criminalità.Ancora oggi molti nelle città indiane vivono in condizioni terribili.

L’INDIPENDENZA DELLE COLONIE IN AFRICA.


L’Algeria per avere l’indipendenza fece una guerra contro la Francia, e vinse. L’Egitto
introdusse alcune riforme di governo, come la distribuzione delle terre ai contadini e la
nazionalizzazione di alcune importanti istituzioni economiche, come la Compagnia del Canale
di Suez. La stessa cosa fece la Libia.
In Africa Nera la maggior parte dei paesi raggiunse l’indipendenza in modo pacifico, tranne che
in Kenia e in Rhodesia.
Il Sudafrica era già indipendente fin dall’inizio, però si riusci a fermare l’apartheid, la politica
contro i negri, grazie alla lotta capeggiata da Nelson Mandela.

Capitolo 23 "stato e società nell'italia unita"


1-L'italia era abitata da circa 22 milioni di persone con circa il 78% che non sapeva ne leggere ne
scrivere,con punte del 90%nei territori ex pontifici nel mezzo giorno e nelle isole.intorno al 1860
l'italia aveva il piu alto numero di città centri con piu di 100.000 abitanti erano : napoli con
450.000 ,torino ,palermo ,milano e roma ne avevano 200.000 .La grande maggioranza degli italiani
vivevano delle campagne e nei piccoli centri rurali.Il 70% della popolazione lavorava al settore
primario,agricoltura,il 18% nell'artigianato e il 12% nel settore terziario.Solo nella pianura Padana
si erano sviluppata numerose aziende moderne che univano agricoltura e allevamento.In tutta l'italia
centrale in particolare in toscana,marche e umbria dominava la mezzadria.Si trattava di un usofrutto
del terreno da parte di un contadino in cambio di metà del raccolto che doveva essere consegnato al
proprietario del terreno.Molto diversa era nelmezzo giorno e nelle isole che,se si escludono i
territori della montagna e alcune zone fertili della campania,della puglia e delle sicilia,portavano
l'impronta del latifondo anche nel paesaggio:grandi distese x lo piu coltivate a grano senza strade a
dividerle con la popolazione concentrata in borghi Rurali.
2-Poche settimane dopo la proclamazione dell'unità d'italia,il conte di cavour moriva a torino e la
classe dirigente moderata perdeva cosi il suo leader.I suoi successori si attennero alla sua politica
che rispettava le libertà costituzionali e spingeva all'accentramento .Il gruppo che governava il
paese era formato da piemontesi,lombardi ,emiliani e toscani con pochissimi rappresentanti del
meridione.Nei primi parlamenti la maggioranza si collocava a destra che venne detta storica in
realtà piu che una forza di destra era un centro moderato.Un fenomeno analogo si verificò a
sinistra.I mazziniani intransigenti rifiutarono di partecipare all'attività politica.Sui banchi
dell'opposizione si sedeva la vecchia sinistra piemontese.Nei primi anni dopo l'unità d'italia la
sinistra si oppose apertamente alla maggioranza facendo proprie le rivendicazioni della
demnocrazia risorgimentale.Nelle prime elezioni dell'italia unita gli scritti alle liste elettorali era
circa 400.000 meno del 2% della popolazione di questi solo la metà votava.Da cio si capisce come
nel primo ventennio di unità bastassero poche centinaie di voti per salire in parlamento.Questi
caratteri della vita politica ebbero l'effetto di accentuare l'isolamento della classe diligente .
3-La preoccupazione quasi ossessiva dell'unità da salvaguardare contro i nemici veri o presunti
condizionò la scelta dei primi governi che stabilirono un controllo stretto e capillare su tutto il paese
un modello di stato quindi molto simile a quello napoleonico.In altri casi furono emanati leggi
come:la legge casati sull'istruzione che stabiliva l'istruzione elementare obbligatoria;la legge
Rattazzi sull'ordinamento comunale e provinciale che affidava il governo dei comuni a un consiglio
a suffraggio ristretto e un sindaco di nomina regia.Fra i motivi che spinsero la classe diligente a
accantonare ogni proggetto di decentramento amministrativo ci fu quello della situazione del mezzo
giorno.Gli uomini del sud scontenti "della liberazione" iniziarono a scontrarsi con il nuovo ordine
politico.Fin all'estate del 1861 nel mezzo giorno erano presenti "briganti" che non erano veri e
propri briganti ma anche contadini insorti,ex militari borbonici e cospiratori leggittimisti italiani e
stranieri che volevano riportare in auge il regno delle due sicilie .rimasero irrisolti questi nodi
politici che avevano reso possibile la diffusione di qst fenomeno nel mezzo giorno e mancò la
volontà nei governi di destra nell'attuare una politica efficace
4-In conemporanea all'unificazione amministrativo-legislativa i governi della destra storica si
occuparono dell'unificazione economica .Per ovviare qst problema abbatterono inizialmente le
dogane all'interno dello stato ,vennero create delle vie di comunicazione efficaci e un sistema di
ferrovie,tranne nel mezzo giorno dove già il sistema di ferrovie era quasi perfetto.Da qst
accelerazione di scambi ne trassero giovamento le produzioni agricole piu specifiche.Nessun
vantaggio immediato venne dato al settore industriale che fu penalizzato dall'accresciuta
concorrenza internazionale.Responsabile di qst situazione fu la durissima
politica fiscale,attuata maggiormente nel mezzo giorno che dovette pagare circa il 60% dei costi
dell'unificazione contro l'1% della lombardia.Inoltre venne impostata una tassa sul macinato cioè
sul pane che veniva mangiate sulle classe piu abiette.Questa politica portò al pareggiamento delle
entrate e delle uscite
5-Fra i molti compiti che la destra dovette affrontare ci fu quello di completare l'unificazione visto
che mancavano all'appello il veneto,il trentino,roma e il lazio.La presenza del papa a roma
costituiva il problema piu complesso e non solo per i rapporti con la francia ma anche xk piu o
meno il 99% della popolazione era cattolico .I primi governi italiani seguirono la strada dettata da
cavour in coerenza con la sua politica <libera chiesa in libero stato> .Il fallimento di questi tentativi
aveva finito per dare spazio all'iniziativa dei democratici.Nel 1862 Garibaldi tornò in sicilia "
dov'era ben accetto" e rilanciò il progetto di una spedizione contro lo stato della chiesa senza che lo
stato sconfessasse qst iniziativa.Quando napoleone 3 fece capire k era pronto a scendere in guerra x
difedere roma ,vittorio emanuele 2 fu costretto a sconfessare con un proclama l'impresa di
garibaldi ,quindi decretò lo stato di assedio in sicilia e nel mezzo giorno finchè garibaldi non fu
ferito e arrestato.
6-nella prima metà degli anni 70 aumentarono il n° di deputati che si collocavano nel gruppo del
centro o degli indipendenti ,venne cosi emergendo una sinistra gionavane,soprattutto
meridionale,attenta alla tutela dei propri interessi.Il 18 marzo del 76' la destra si presentò divisa
nella discussione di un proggetto governativo sul passaggio alla gestione statale delle ferrovie.Il
governo Minghetti si dimise e il re chiamò a formare il nuovo governo Agostino De pretis che
costitui un ministero composto da uomini della sinistra.Con la suddetta rivoluzione parlamentare si
apriva una nuova fase della storia politica italiana .giungeva al potere un ceto dirigente quasi del
tutto nuovo a esperinze di governo.Al momento epico del risolrgimento era ormai subentrato quello
piu prosaico e deludente dell'italia unite .La nuova classe diligente riusci ad esprimere il desiderio
di democratizzazione della vita politica:tentò di ampliare le basi dello stato e seppe venire incontro
alle esigenze di una borghesia in crescita.Il protagonista di questa fase politica fu depretis un ex
maziniano approdato poi a posizioni piu moderate .Il programma della sinistra era basato su pochi
punti fondamentali:ampliamento del suffrggio elettorale;sostegno all'istruzione elementare ; sgravi
fiscali e decentramento amministrativo.La prima riforma attuata fu nota come la legge coppino che
ribadiva l'obbligo della frequenza SCOLASTICA portandola fino a 9 anni e aggiungendo alcune
sansioni ai genitori inadempienti.Subito dp venne fatta una nuova legge elettorale che introduceva
l'istruzione come requisito fondamentale insieme all'aver compiuto 21 anni.La riforma dell'82 segnò
il coronamento ma anche la fine della stagione di riforme della sinistra.Furono le preoccupazioni
suscitate proprio dall'ampliamento del suffraggio e il conseguente rafforzamento dell'estrema
sinistra a favorire l'unione tra le forze moderate di entrambe le parti tra depretis e minghetti che
prese il nome di trasformismo .A un modello bipartitico,destra contro sinistra,si sostituiva un altro
basato su un grande centro.La svolta di depretis ebbe come conseguenza il distacco della
maggioranza dei gruppi democratici piu avanzati.Sotto la guida agostino bertani e felice cavallotti
qst gruppo fu chiamato radicale.
7-Fra le cause che avevano portato alla caduta della destra c'era il malcontento provocato dalla sua
politica economica,sia fra i ceti popolari sia tra la borghesia produttiva.Qst polica provocò la
ricomparsa di un deficit nel bilancio statale.Gli sviluppi registrati dall'agricoltura italiana nn
avevano modificato i rapporti di produzione ne avevano comportato grandi progressi nelle tecniche
di agricotura.Altri mutamenti significativi si erano verificati nel ferrarese dove furano avviati i
grandi lavori di bonifica.L'inchiesta agraria portata avanti da stefano Jacini aveva fatto emergere un
quadro drammatico dell'agricoltura italiana.S'indicavano come possibili rimedi un estenzione delle
opere di bonifica e di irrigazione un piu razionale avvicinamento delle colture e una maggior
diversificazione.La situa si aggravò quando l'italia
cominciò a risentire della crisi k colpi l'agricoltura europea.Ci fu un abbassamento dei prezzi
seguito da un calo di produzione .Gli esponenti della sinistra erano avversi in linea di principio
all'intervento dello stato nell'economia qst convinzione fu xò scossa dall'andamento negativo
dell'economia nazionale e dell'esempio che veniva dagli altri stati europei.Si giunse nel 1887 alla
creazione di una nuova tariffa generale che metteva a riparo della concorrenza straniera importanti
settori dell'industria nazionale colpendo le merci di importazione con pesanti tasse doganali.Qst
tariffa produsse una serie di conseguenze negative e accentuando gli squilibri fra i vari settori
dell'economia e delle diverse zone del paese.Qst tariffa sfociò nella guerra doganale con la francia.
8-anche x la politica estera italiana gli anni della sinistra segnarono una svolta decisiva :stipulò cn la
germania e l'austria-ungheria il trattato della triplice alleanza.La motivazione princi di qst trattato fu
il desidero di uscire dall'isolamento politico .Qst isolamento era apparso quando la francia aveva
occupato la tunisia e l'italia ,che lo voleva,non aveva potuto far niente .La triplice era un allenza di
carattere difenzivo che impegnava gli stati firmatari ad aiutarsi a vicenda qual'ora fossero stati
attaccati .In concreto l'italia veniva coinvolta nel sistema di sicurezza Bismarckiano ricevendone in
cambio la garanzia contro un'improbabile aggressione francese, senza ottere nuovi alleati.La
situazione diplomatica dell'italia migliorò nel 1887, quando, in occasione del rinnovo della triplice
furono inserite 2 nuove clausole .la 1 stabiliva che eventuali modifiche territoriali nei balcani ro
avvenuto di comune accordo tra austria e italia. L'altra stabiliva che la germania sarebbe scesa a
fianco dell'italia se la francia se la francia avesse preso iniziative in marocco e in tripolitania.
ontemporaneamente alla stipulazione di tale trattato il governo aveva ritenuto opportuno porre le
basi per una piccola iniziativa coloniale in una zona dell'africa orientale .il punto di partenza fu
costituito dalla'acquisto dalla baia di assab .all'acquisto venne mandato una striscia di territorio tra
la baia e la città di massaua.La zona confinava con l'impero etiopico k era uno dei paesi economica
molto arretrato.Ma quando gli italiani tentarono di ampliare il loro territorio verso l'interno
dovettero scontrarsi con negus giovanni 4 e dei ras locali.nel gennaio del 1887 500 militari italiani
furono sorpresi e sterminati dalla truppe absine.
9-fino agli inzi degli anni 70 l'unica organizzazione operaia abbastanza diffusa in tt il paese fu
quella delle società di mutuo soccorso.La crescita del movimento internazionalista si dovette
all'opera di alcuni agitatori come carlo cafiero,andrea costa,enrico malatesta che, fedeli al credo
bakuniano ,concentrarono i loro sforzi nell'organizzazione di moti insurrezionali.il fallimento di qst
tentativi convinse costa k era necessario elaborare un programma completo e concreto.La volta di
costa trovò una prima atuazione con la nascita del partito socialista rivoluzionario di
romagna.Nell'82 alcune associazioni operaie milanesi decisero di dar vita a una fazione politica
autonoma che prese il nome di partito operaio italiano.Sorsero le prime federazioni di mestiere a
carattere nazionale,vennero fondate le prime camere del lavoro ,si accelerò l'entrata nel socialismo
fra i lavoratori della terra grazie al movimento associativo tra i braccianti.Il problema non era di
facile soluzione a causa del frazionamento del movimento operaio .Le opere di marx erano poco
conosciute e l'unico vero filoso marxista era antonio labriola .Fu invece l'intelle filippo turati,il
protagonista delle vicende k portarono alla fondazione del partito socialista.decisivo per la
formazione politica era stato l'incontro tra anna kuliscioff ,una giovane esule russa che aveva alle
spalle una notevole esperienza politica e una larga conoscenza del mondo socialista europeo .nel 92
si riunirono a genova i delegati di circa 300 tra società operaie, leghe contadine,circoli politici e
associazioni di varia natura .A causa della spaccatura di qst partiti la maggioranza se ne andò
proclamando di aver costituito il partito dei lavorat italiani.L'anno dp fu cambiato in partito
socialista dei lavoratori italia x poi cambiare in partito socialista italiano.In un convengno avvenuto
a venezia esponenti del mondo cattolico diedero vita all'organizzazione nazionale k fu chiamata
opera dei congressi.Qlke segno di apertura si ebbe dp nel 1878 in coincidenza con la nomina a papa
Leone 13 .
10-quando agostino depretis mori parve naturale che gli succedesse francesco cripi.La sua
politica autoritaria e repressiva si accompagnò a un impo rioganizzazione dell'apparato statale
.la sua politica estera portò a una guerra doganale con la francia e un maggiore impegno
nell'africa orientale .Nettamente diversa fu la politica di giolitti a capo del governo nel 92-93
,impegnata su una linea non repressiva nei confronti dei conflitti sociali.Il rifiuto di giolitti di
adottare misure eccezionali contro i fasci siciliani e lo scandalo della banca romana provocarono
le sue dimissioni.Il ritotno di crispi al governo fu caratterizzato dalla riforma bancaria e dalla
nasciata della banca italiana,dalla proclama di stato d'assedio in sicilia e lunigina,delle leggi anti
socialiste ,dall'ulteriore spinta all'azione colonialista che portò alla guerra con l'etiopia.La
sconfittà di adua determinò la fine politica dello statista siciliano

Verso la società di massa

Massa: moltitudine indifferenziata al suo interno, aggregato omogeneo in cui i singoli tendono a
scomparire rispetto al gruppo.
Alla fine dell’800, col diffondersi dell’industrializzazione nei paesi economicamente avanzati
dell’Europa occidentale e del Nord America, nasce al società di massa.
Caratteristiche:
- i cittadini vivono in grandi e medi agglomerati urbani, così che gli uomini sono a stretto contatto
gli uni con gli altri (anche grazie allo sviluppo dei mezzi di trasporto e di comunicazione);
- i rapporti hanno carattere anonimo e impersonale; il sistema delle relazioni fa capo alle grandi
istituzioni nazionali;
- si entra nell’economia di mercato;
- i comportamenti e le mentalità si uniformano secondo modelli generali, svincolati dagli schemi
tradizionali;
- stili di vita un tempo appannaggio di una minoranza, si diffondono.

Le nuove stratificazioni sociali.


La società di massa tendeva da un alto ad uniformare i comportamenti e i modelli culturali,
dall’altro rendeva più complessa la stratificazione sociale.
Nella classe operaia si accentuava la distinzione tra manodopera generica e i lavoratori qualificati.
La crescita degli apparati burocratici aumentò la consistenza del ceto medio.
A ingrossare le file del ceto medio contribuivano il settore del lavoro autonomo e quello del lavoro
dipendente. La crescita dei lavoratori autonomi fu dovuta alla moltiplicazione degli esercizi
commerciali e all’emergere di nuove attività (fotografo, meccanico, dattilografo).
La categoria dei dipendenti pubblici si allargava di pari passo con l’aumento delle competenze dello
Stato.
Cresceva la massa degli addetti al settore privato (tecnici, impiegati, commessi) che svolgevano
mansioni non manuali: verranno chiamati colletti bianchi (per distinguerli dai colletti blu delle tute
degli operai).
Nella scala dei redditi i ceti medi occupavano una posizione distante da quella dell’alta borghesia e
vicina a quella degli strati privilegiati della classe operaia. La distinzione tra piccola borghesia e
proletariato era molto netta. Agli ideali tipici della tradizione operaia (solidarietà, spirito di classe,
internazionalismo) i ceti medi contrapponevano i valori storici della borghesia (individualismo,
rispettabilità, proprietà privata, risparmio, senso della gerarchia, patriottismo). Mentre l’0alta
borghesia bancaria diventava cosmopolita e assumeva i modelli di comportamento delle classi
aristocratiche.

Istruzione e formazione.
Un ruolo importante nel plasmare la nuova società fu svolto dalla scuola. Si cercò di attuare il
principio secondo cui l’istruzione non era un bene riservato solo a un’elite, ma era un’opportunità
da cui nessuno doveva essere escluso. L’idea di una scuola aperta a tutti e controllata dai poteri
pubblici provocava la resistenza di coloro che erano legati a una visione tradizionale della società
ed era motivo di interesse per le classi dirigenti: la scolarizzazione diffusa rappresentava uno
strumento di promozione sociale, un mezzo per educare il popolo e per ridurre la criminalità.
Dagli anni ’70, tutti i governi d’Europa si impegnarono per rendere l’istruzione gratuita e
obbligatoria. Il processo di laicizzazione e di statizzazione del sistema scolastico fu meno spinto in
Gran Bretagna dove la Chiesa anglicana conservava spazi ampi, fu radicale in Francia dove la
questione scolastica diede luogo a scontri tra Stato e Chiesa. Il processo fu più rapido in quegli stati,
come la Francia e la Germania, in cui esisteva già una scolarizzazione diffusa, fu invece più lento
nei paesi mediterranei e orientali, dove le condizioni economiche e sociali erano sfavorevoli. Le
conseguenze:
• aumento della frequenza scolastica;
• diminuzione del tasso di analfabetismo;
• diffusione della stampa quotidiana e periodica: si moltiplicarono le pubblicazioni e crebbe il
numero dei lettori. Nacquero i quotidiani popolari, si allargava l’area di coloro che formavano
l’opinione pubblica.

Gli eserciti di massa.


Un contributo allo sviluppo della società di massa venne dalle riforma militari realizzate in tutta
Europa (tranne in Gran Bretagna). Queste riforma si basavano sul principio del servizio militare
obbligatorio per la popolazione maschile, cioè la trasformazione degli eserciti a lunga ferma
(composti da professionisti), in eserciti a ferma breve (formati da cittadini in armi).
Due ostacoli si opponevano all’attuazione di tale principio:
1. economico: le risorse finanziarie degli Stati non bastavano a mantenere, armare ed addestrare per
almeno 3 anni tutti gli uomini giudicati abili. Per questo permanevano criteri di scelta arbitrari,
basati sul privilegio economico (la possibilità di comprare l’esonero versando una tassa o pagando
un sostituto);
2. politico: si pose il problema di quanto tempo si sarebbe potuto negare il diritto di voto a coloro
che mettevano a repentaglio al vita per lo Stato; e ci si chiese se fosse saggio addestrare all’uso
della forza masse potenzialmente rivoluzionarie.
I ceti borghesi mostravano con il ricorso all’esonero una riluttanza a sottostare alla dura condizione
del soldato e quindi la truppa era di estrazione popolare.
Fattori che spingevano per la trasformazione degli eserciti:
• politico-militare: senza la disponibilità di grandi masse non era possibile avere un esercito in
grado di assolvere a una funzione deterrente che ne faceva uno strumento indispensabile anche in
tempo di pace;
• la tecnologia consentiva di produrre armi in serie in modo da coprire le esigenze di grandi eserciti;
• lo sviluppo delle ferrovie permetteva spostamenti veloci.

Suffragio universale, partiti di massa, sindacati.


Tra 800 e 900 in Europa si manifestò la tendenza verso una più larga partecipazione alla vita
politica.
Il segno evidente di questa tendenza fu l’estensione del diritto di voto. Nel 1980 il suffragio
universale maschile era praticato solo in Francia, Germania e Svizzera. Nei 25 anni successivi
furono approvate leggi che allargavano il corpo elettorale fino a comprendere la maggioranza dei
cittadini maschi maggiorenni, indipendentemente dal censo. In Italia si ebbe nel 1912.
L’allargamento del diritto di voto alle masse determinò un nuovo modello di partito di massa: fu
proposto dai socialisti, era basato sull’inquadramento di larghi strati della popolazione attraverso
una struttura articolata in organizzazioni locali (sezioni, federazioni) e facente capo a un unico
centro dirigente.
Un altro canale di socializzazione delle masse fu costituito dalla crescita delle organizzazioni
sindacali in tutti i paesi europei. Esse riuscirono a far valere il proprio diritto all’esistenza contro le
resistenze degli imprenditori.
I sindacati si federarono sull’esempio delle Trade Unions inglesi. I più importanti furono la
Commissione centrale dei sindacati liberi tedeschi e la Confederazione generale del lavoro (Cgl)
costituita in Italia nel 1906.

La questione femminile.
Il problema dell’inferiorità economica, politica e giuridica delle donne fece emergere la “questione
femminile”.
I primi movimenti di emancipazione femminile nacquero alla fine del 700 in Francia e in
Inghilterra, ma avevano avuto scarso risultato. Nell’800 le donne erano ancora escluse
dall’elettorato attivo e passivo e, in alcuni paesi, anche dalla possibilità di accedere alle università.
Quando lavoravano ricevevano un trattamento economico inferiore a quello degli uomini.
Per le donne il lavoro extradomestico non era una scelta di emancipazione ma una necessità; i
maggiori contatti con il mondo esterno, la partecipazione alle agitazioni sociali portarono le donne
lavoratrici a una maggiore coscienza dei loro diritti.
In Gran Bretagna il movimento femminile si impose all’attenzione pubblica e concentrò la sua
attività nell’agitazione per il diritto al suffragio (da qui il nome di suffragette) ricorrendo a
dimostrazioni di piazza e scioperi della fame.
La lotta delle suffragette trovò pochi appoggi nel movimento operaio; i movimenti femminili furono
lasciati soli a combattere.

Riforme e legislazione sociale.


L’estensione del suffragio non comportò cambiamenti nelle classi dirigenti, queste però dovettero
venire incontro alle esigenze delle classi subalterne.
Tra l’800 e il 900 furono introdotte nei maggiori Stati europei forme di legislazione sociale. Furono
istituiti sistemi di assicurazione contro gli infortuni, di previdenza per la vecchiaia e sussidi per i
disoccupati. Si stabilirono controlli sulla sicurezza e sull’igiene nelle fabbriche. Si cercò di impedire
il lavoro dei ragazzi in età scolare. Furono introdotte limitazioni agli orari giornalieri degli operai e
fu sancito il diritto al riposo settimanale. All’azione dei governi si affiancò quella delle
amministrazioni locali e furono esteti ai comuni i servizi pubblici (gas, acqua, trasporti).
Per sopperire all’aumento delle spese si ricorse a nuove imposizioni fiscali. La tendenza sostenuta
dalle forze politiche fu quella di aumentare il peso delle imposte dirette (cioè sul reddito o sul
patrimonio di persone e società) a scapito di quelle indirette (cioè quelle che colpiscono i consumi e
le attività economiche e che gravano sui ceti popolari), e di introdurre il principio della progressività
(aumento delle aliquote fiscali in relazione all’aumento del reddito).

I partiti socialisti e la Seconda Internazionale.


Fino al 1870-80 i movimenti socialisti costituivano minoranze emarginate. Alla fine dell’800
sorsero i partiti socialisti che cercavano di organizzarsi sul piano nazionale e proposero il “partito di
massa”.
Il primo fu quello socialdemocratico tedesco (1875): assunse il marxismo come dottrina ufficiale
del partito, ne fecero un modello per gli altri partiti.
In Francia si formò un partito di ispirazione marxista (1882) che si scisse in 2 parti, ma fu
riunificato nel 1905.
In Gran Bretagna i lavoratori erano organizzati nelle Trade Unions. Furono i dirigenti dei sindacati
a creare una formazione politica che fosse espressione del movimento operaio. Nacque il Partito
laburista (1906) che era privo di una caratterizzazione ideologica definita.
Caratteri comuni dei partiti:
• si proponevano il superamento del sistema capitalistico e la gestione sociale dell’economia;
• si ispiravano ad ideali internazionalisti e pacifisti;
• tendevano a crearsi una base di massa tra i lavoratori;
• partecipavano alla lotta politica;
• facevano capo ad un’organizzazione socialista internazionale.
La Seconda Internazionale (o Internazionale socialista) nacque nel 1889, quando i rappresentati dei
partiti europei si riunirono a Parigi e approvarono alcune deliberazioni:
• fissò la giornata lavorativa di 8 ore;
• proclamò una giornata mondiale di lotta per il 1° maggio di ogni anno.
La Seconda Internazionale fu una federazione di partiti nazionali autonomi e sovrani. Essa svolse
un’importante funzione di coordinamento e i suoi congressi furono luogo di discussione sui
problemi di interesse comune (sciopero generale, lotta contro la guerra, questione coloniale).
La dottrina ufficiale europea fu il marxismo nella versione elaborata da Engels: all’inizio pose
l’accento sulle esigenze concrete e sulle battaglie quotidiane del movimento operaio; col tempo
presero corpo 2 tendenze:
• quella che valorizzava l’aspetto democratico-riformistico che prendeva atto dei mutamenti
avvenuti nella situazione politica.
L’esponente fu Bernstein secondo il quale i partiti dovevano collaborare con le altre forze
progressiste. La società socialista sarebbe nata da una trasformazione realizzata grazie al lavoro
delle organizzazioni operaie e del movimento sindacale. Le tesi di Bernstein furono definite
revisioniste (implicavano una revisione della teoria marxista;
• quella di impostazione rivoluzionaria: contestava la politica centrista dei dirigenti
socialdemocratici tedeschi ed europei. In Germania una minoranza di sinistra si formò attorno a
Liebknecht e Rosa Luxemburg.

Russia: la socialdemocrazia russa ebbe come protagonista Lenin. Egli si batteva per un partito
votato alla lotta, formato da militanti scelti e guidato da rivoluzionari di professione con una
direzione accentrata.
In un congresso svoltosi in esilio a Londra nel 1903, il partito si spaccò in 2 correnti:
• bolscevica (cioè maggioritaria) guidata da Lenin;
• menscevica (cioè minoritaria) che faceva capo a Martov.

Francia: la dissidenza di sinistra prese il nome di sindacalismo rivoluzionario. I dirigenti sindacali


formularono la teoria secondo cui il compito dei sindacati non era quello di strappare concessioni
economiche, ma quello di educare i lavoratori alla lotta contro la società borghese.
Il momento dell’azione operaia era individuato nello sciopero utile a rendere i lavoratori
consapevoli e a prepararli allo sciopero generale rivoluzionario.
L’esponente fu Sorel che esaltò la funzione liberatoria della violenza proletaria.

I cattolici e la “Rerum novarum”.


Di fronte alla crescita del movimento operaio la Chiesa di Roma e il mondo cattolico reagirono in
modo articolato. Accanto al rifiuto della società industriale vi fu il tentativo di rilanciare la missione
della Chiesa, adeguandone le forme alle mutate condizioni storiche.
Il declino dei culti tipici della società rurale fu compensato dalla promozione di forme di religiosità
individuali e controllate dalla gerarchia ecclesiastica, dall’incoraggiamento a nuovi culti come
quelli della Vergine di Lourdes o del Sacro Cuore di Gesù.
La Chiesa fu l’unica istituzione a poter supplire alla disgregazione sociale e alla perdita di identità
indotta dall’urbanizzazione con una struttura organizzativa capillare: quella delle parrocchie, delle
associazioni caritative, dei movimenti di azione cattolica.
L’impegno dei cattolici ebbe un impulso decisivo durante il pontificato di Leone XIII, che favorì il
riavvicinamento fra i cattolici e le classi dirigenti di quei paesi dove esisteva una forte tensione tra
lo Stato e le Chiesa; incoraggiò la nascita di nuovi partiti cattolici.
Leone XIII emanò la Rerum novarum nel 1891. Essa è dedicata ai problemi della condizione
operaia: ribadiva la condanna del socialismo e riaffermava l’ideale della concordia tra le classi.
Indicava, come condizione di questa concordia, il rispetto dei doveri spettanti alle parti: i doveri
degli operai erano la laboriosità, la frugalità e il rispetto delle gerarchie; il dovere degli imprenditori
stava nel retribuire i lavoratori con il giusto compenso e rispettarne la dignità umana.
L’enciclica vedeva nelle associazioni cattoliche uno strumento di collaborazione tra le classi; però i
sindacati cattolici si svilupparono su basi di classe (cioè comprendendo solo i lavoratoti dipendenti).
In Italia e in Francia emerse una nuova tendenza politica definita democrazia cristiana e che
conciliava la dottrina cattolica con l’impegno sociale.
Sorse anche una corrente di riforma religiosa chiamata modernismo poiché si proponeva di
reinterpretare la dottrina cattolica in chiave “moderna”, applicando i metodi della filologia alle
Sacre Scritture. Esso aspirava a conciliare l’insegnamento della Chiesa con progresso filosofico e
scientifico.
Nel 1903 divenne pontefice Pio X, legato ad una visione più tradizionale dei compiti della Chiesa.
Proibì ai democratici cristiani ogni azione politica indipendente dalle gerarchie ecclesiastiche e
scomunicò il modernismo (1907).

L’EUROPA TRA DUE SECOLI

LE NUOVE ALLEANZE
Tra l’ultimo decennio dell’800 e i primi anni del ‘900 si delineò un mutamento nelle alleanze che
segnò la crisi del sistema bismarckiano
I fattori che misero in crisi le alleanze furono:
- la scelta del nuovo imperatore tedesco Guglielmo II di una politica mondiale + dinamica e
aggressiva di quella praticata da Bismarck dopo il ’70
- la difficoltà per la Germania di tenersi uniti i suoi due alleati: gli imperi austro-ungarico e russo.
Infatti mentre Bismarck era riuscito a legare a sé entrambe le potenze, i suoi successori optarono
per l’alleanza con l’Austria. Essi, infatti, non rinnovarono nel 1890 il trattato di
controassicurazione stipulato 3anni prima con la Russia il quale prevedeva che la Russia non
avrebbe aiutato la Francia in caso di attacco alla Germania e la Germania non si sarebbe unita
all’Austria in una guerra contro la Russia.
Nel 1891 venne stipulato il primo accordo franco-russo che successivamente si trasformò in una
vera e propria alleanza militare inoltre la Francia si impegnò in una serie di prestiti alla Russia che
stava cercando di avviare un processo di industrializzazione. Con la stipulazione della Duplice
franco-russa veniva meno il pilastro su cui era fondato il sistema bismarckiano, l’isolamento della
Francia.
Nel frattempo la Germania iniziò la costruzione di una potente flotta di guerra capace di contrastare
la superiorità britannica sul Mare del Nord. Ciò provocò degli inasprimenti dei rapporti tra
Germania e Inghilterra. L’Inghilterra reagì impegnandosi in una vera e propria corsa agli armamenti
navali.
L’Inghilterra, però, si stava sempre di + avvicinando alla Francia e ciò portò le due potenze a
sistemare le vecchie vertenze coloniali in Africa e a stipulare nel 1904 un accordo che però non era
una vera e propria alleanza che prese il nome di Intesa cordiale.
Quando poi l’Inghilterra regolò anche i suoi contrasti in Asia con la Russia, si delineò
definitivamente le due alleanze, la triplice intesa e la triplice alleanza dove l’Italia cercava una
sempre maggiore autonomia.
La triplice intesa era un blocco meno omogeneo e compatto della triplice alleanza, ma dal punto di
vista diplomatico molto + forte per risorse e popolazione.

LA BELLE EPOQUE E LE SUE CONTRADDIZIONI


Fu chiamato “belle époque” l’ultimo momento di gloria dell’Europa prima della I guerra mondiale
caratterizzato da:
1) una crescita complessiva della società europea:
- l’aumento delle spese militari si accompagnava quasi ovunque a un parallelo
aumento della spesa sociale
- spesso città come quelle francesi accolsero poeti e pittori che ebbero una vita
culturale attivissima
- in parecchi paesi ci fu la tendenza all’allargamento della partecipazione alla vita
politica
- slancio dell’economia  ottimismo borghese
2) forti contrasti politici e sociali
- I miglioramenti nelle condizioni di vita dei ceti popolari furono conquistati a prezzo di lotte
aspre e prolungate
- le correnti democratiche trovarono in qualunque stato la resistenza dei gruppi conservatori.
- In alcuni stati le tendenze democratiche riuscirono a prevalere, ma in altri come in Russia,
Germania e nell’impero asburgico vennero represse

LA FRANCIA TRA DEMOCRAZIA E REAZIONE


In Francia, alla fine del secolo, restavano forti le correnti contrarie alle istituzioni repubblicane.
Tra la fine del 1800 e l’inizio del 1900 queste correnti si coagularono intorno al caso del capitano
Dreyfus, un ufficiale ebreo dell’esercito francese che era stato condannato ingiustamente per
spionaggio cioè con l’accusa di aver fornito documenti riservati all’ambasciata tedesca. Infatti la
sentenza che fornì alla destra il pretesto per un’ampia campagna antisemita, era basata su indizi
falsi. Ma il fatto + grave non fu l’errore giudiziario, ma il fatto che si rifiutò di procedere a una
revisione del processo al punto di falsificare documenti e di coprire i veri colpevoli.
1898 Zola, letterato naturalista francese, pubblicò un clamoroso atto di accusa contro lo stato per
aver nascosto la verità, ma fu processato e condannato per offese all’esercito.
Tale fatto divenne simbolo della spaccatura dell’opinione pubblica la quale prevedeva due
schieramenti contrapposti: i socialisti, radicali e una parte dei repubblicani moderati che
dichiaravano l’ufficiale innocente e i clericali, monarchici, i nazionalisti di destra e una parte dei
moderati che lo definivano colpevole. Il contrasto giudiziario si trasformò ben presto in uno scontro
politico dove venne dichiarato innocente. Nonostante la sconfitta sul piano giudiziario, le forze
progressiste ebbero la vittoria sul piano elettorale e diedero inizio a un periodo di governi radicali
che si presero le proprie rivincite su nazionalisti e clericali. Alcune associazioni di estrema destra
vennero sciolte e i loro capi arrestati.

IMPERIALISMO E RIFORME IN GRAN BRETAGNA


GB governata da coalizione fra conservatori e liberali con J. Chamberlaincarica di ministro per le
Colonie. Tra 1897 e 1905 varate leggi su responsabilità imprenditori, aumento finanziamenti scuole
el e medie, favorire collocamento disoccupati. Crisi egemonia conservatriceprogetto di introdurre
protezionismo doganale anche in GBsconvolgendo tradizione liberoscambista. Elezioni
vincono liberalilinea meno aggressiva in campo coloniale, orario a 8h di lavoro, uffici di
collocamento, assicurazioni per vecchiaia. Colpiscono grandi patrimoni per sopperire a spese di
riformereazione camera Lords conflitto. Liberali presentano legge parlamentarenegava a
Lords diritto di respingere le leggi di bilancio, per tutte le altre leggi facoltà di rinviarle 2 volte alla
camera dei comuniaccettano.

LA GERMANIA GUGLIELMINA
Il “nuovo corso” di Guglielmo II non segnò, nonostante l’allontanamento di Bismarck nel 1890, un
effettivo mutamento di indirizzi politici nonostante Guglielmo volesse una vera e propria
evoluzione liberale.
La politica estera della Germania guglielmina rafforzava, anzi, la tradizionale alleanza tra grande
industria, aristocrazia terrena e i vertici militari. Guglielmo II applicò una politica mondiale
armando la flotta che divenne la I flotta mondiale e promuovendo la crescita industriale superando
economicamente la potenza inglese. È proprio grazie a Guglielmo che la Germania si “apre al
mondo” (arma una flotta, crescita industriale). La coscienza di questa superiorità accentuò sia nella
classe dirigente sia nel popolo le tendenze nazionaliste e imperialiste. La Germania, infatti, pur
essendo un paese ricco di risorse naturali, era privo di un grande impero coloniale e, dunque, di
materie prime.
Inoltre Guglielmo II, grazie a tale spinta nazionalista, era riuscito ad ottenere l’appoggio di tutte le
forze politiche (conservatori, nazional-liberali, liberal-progressisti, cattolici…) tranne però i
socialdemocratici.

I CONFLITTI DI NAZIONALITA’ IN AUSTRIA-UNGHERIA


Nell’impero asburgico
- il sistema politico e la struttura sociale delle campagne erano caratterizzati da un sostanziale
immobilismo e della persistenza di strutture sociali tradizionali dominata dalla Chiesa e dai
grandi proprietari.
- L’Impero era ancora un paese essenzialmente agricolo complessivamente + povero della
Germania e della Francia, ma poco + ricco dell’Italia
- alcune isole erano altamente urbanizzate e industrializzate.(Vienna, Boemia, porto di Trieste)
Il più grave problema per l’Impero era rappresentato dalle agitazioni delle varie nazionalità
soprattutto cechi e slavi (serbi e croati) i quali erano ostili al centralismo imperiale e rivendicavano
la propria autonomia e indipendenza dall’impero. Ricordiamo i giovani cechi che si batterono
contro la politica di germanizzazione del governo di Vienna. Fino alla fine dell’800 il potere
imperiale era riuscito a controllare la situazione dando qualche concessione alle masse contadine.
Una parte della classe dirigente decise, così, di trasformare la monarchia da dualistica in trialistica
cioè di concedere l’indipendenza agli slavi del sud dall’Ungheria e di creare così un terzo polo
accanto a quello tedesco e magiaro. Ciò suscitò la reazione degli ungheresi e dei nazionalisti serbi e
croati che miravano alla fondazione di un unico stato slavo indipendente. Questa tensione portò nel
1914 allo scoppio della guerra europea e alla dissoluzione dell’impero austro-ungarico

LA RUSSIA TRA INDUSTRIALIZZAZIONE E AUTOCRAZIA  governo autoritario quasi


assolutistico
Alla fine dell’800 la Russia era il solo stato autocratico, nemmeno temperato da forme di limitato
costituzionalismo simili a quella presenti in Germania e in Austria-Ungheria. Parecchi furono i
tentativi di occidentalizzare lo stato, ma nessuno ebbe successo. Grazie ad Alessandro III e
successivamente a Nicola II
- vennero ridotti i poteri degli organi di autogoverno locale (zemstvo) principali punti di
riferimento per la borghesia e l’aristocrazia di tendenza liberale
- fu rafforzato il controllo sulla giustizia e sull’istruzione
- fu intensificata l’opera di “russificazione” delle minoranze nazionali
- si aggravarono le vessazioni (sottoporre qualcuno a continui maltrattamenti) gli ebrei
Grazie all’intervento diretto dello stato e all’afflusso di capitali stranieri (soprattutto francesi) si
verificò, nella Russia degli anni ’90, un primo decollo industriale. Si trattò di uno sviluppo
fortemente concentrato sia dal punto di vista geografico sia per le dimensioni delle imprese il quale
non riuscì ad elevare in misura significative il tenore di vita della popolazione e a sviluppare
l’agricoltura. La società russa rimaneva, perciò, fortemente arretrata. Questo malcontento si
manifestò durante la rivoluzione del 1905.

LA RIVOLUZIONE RUSSA DEL 1905


La protesta politica e sociale nella Russia zarista finì col coagularsi in un moto rivoluzionario.
A far precipitare gli eventi contribuì lo scoppio nel 1904 della guerra col Giappone che provocò un
brusco aumento dei prezzi.
In una domenica di gennaio del 1905, chiamata domenica di sangue, a Pietroburgo un corteo di
150.000 persone si diresse verso il Palazzo d’Inverno dove risiedeva lo zar per presentargli una
petizione dove si chiedeva maggior libertà politiche e interventi per alleviare il disagio delle classi
popolari. Ma tale corteo fu accolto a fucilate dall’esercito. Tale repressione scatenò delle vere e
proprie sommosse.
Fra la primavera e l’autunno del 1905 la Russia visse in uno stato di semiananrchia in quanto la
maggior parte dell’esercito era occupato nei conflitti in Estremo Oriente e quello rimasto in Russia
non riusciva a riportare l’ordine. Nacquero nuovi organismi rivoluzionari chiamati soviet (consigli).
Erano rappresentanze popolari elette sui luoghi di lavoro secondo il principio di democrazia diretta
e costituite da membri continuamente revocabili. Il + importante fu quello di Pietroburgo che
assunse la guida del movimento rivoluzionario nella capitale.
Lo zar parve disposto a cedere e promise libertà politiche e istituzioni rappresentative. Nel
frattempo si andavano formando le famigerate Centurie nere, movimenti paramilitari di estrema
destra i quali organizzavano spedizioni contro i rivoluzionari e gli ebrei. Alla fine dell’anno, con la
fine della guerra contro il Giappone e il rientro degli eserciti, furono arrestati tutti i membri del
soviet di Pietroburgo e schiacciate le rivolte.
Una volta stabilito l’ordine rimaneva l’impegno dello zar di convocare un’assemblea
rappresentativa (Duma) che avrebbe dovuto ampliare gli spazi di libertà nella vita politica russa.
Così nel 1906 fu eletta a suffragio universale la I Duma che fu però sciolta dopo alcune settimane in
quanto era un ostacolo per la restaurazione dell’assolutismo. Fu elette così l’anno successivo la II
Duma che fu anche questa ben presto sciolta perché rafforzava troppo la destra reazionaria e i
socialisti rivoluzionari. Furono così modificate la legge elettorale (il voto di un grande proprietario
contava 500 volte quello di un operaio) e fu istituita un’assemblea + docile, composta soprattutto da
aristocratici. La Russia tornò così ad essere un regime sostanzialmente assolutista.
Fu eletto primo ministro Stolypin il quale varò una riforma agraria non in grado tuttavia di risolvere
gli enormi problemi delle campagne. Tale riforma prevedeva che i contadini potessero uscire dalle
comunità di villaggio diventando proprietari della terra che coltivavano e godessero di facilitazioni
creditizie per l’acquisto di altre terre statali. Lo scopo era quello di creare un ceto di piccola
borghesia rurale che potesse modernizzare e portare stabilità all’economia, ma la maggior parte non
riuscì a migliorare le proprie condizioni di vita e solo pochissimi divennero contadini ricchi. Ciò
provocò un’ulteriore divisione sociale.

VERSO LA I GUERRA MONDIALE


Il decennio precedente alla I guerra mondiale vide un aumento dei contrasti internazionali.
I più pericolosi punti di frizione furono il Marocco e la penisola balcanica. In Marocco si
verificarono ben due crisi: quella del 1905 e quella del 1911 in cui mentre la Germania ne usciva
sconfitta, la Francia, alleata all’Italia che voleva dei “posti al sole” era riuscita ad ottenere un
protettorato sul Marocco. Più gravi furono gli avvenimenti nella penisola balcanica. Già nel 1908
con la cosiddetta rivoluzione dei giovani turchi, composta prevalentemente da intellettuali e da
ufficiali i quali volevano una trasformazione dell’impero in una moderna monarchia costituzionale,
l’equilibrio dell’impero ottomano fu messo in crisi. L’Austria - Ungheria profittò subito della crisi
interna dell’impero ottomano per procedere all’annessione della Bosnia e dell’Erzegovina le quali le
erano state assegnate in amministrazione temporanea dal congresso di Berlino del 1878. Ciò
provocò un immediato inasprimento della tensione con la Serbia, che voleva unificare sotto il suo
regno gli slavi del sud, e con la Russia, la sua grande protettrice. L’Austria riuscì, grazie
all’appoggio della Germania, a far accettare a tutte le altre potenze, compresa l’Italia, la sua
decisione.
Qualche anno dopo l’Italia occupò la Tripolitania, ma ciò provocò una guerra contro la Turchia in
cui l’Italia venne sconfitta.
Tale mossa italiana stimolò la Serbia, Montenegro, Grecia e la Bulgaria a coalizzarsi contro
l’impero ottomano, sconfiggendolo in pochi mesi. Mentre la Turchia perse tutti i possedimenti in
Europa, sulla costa meridionale del mar Adriatico, nacque grazie all’Austria e all’Italia, il principato
di Albania il quale impediva alla Serbia uno sbocco sul mare.
Al momento della separazione dei territori acquistati , si ruppe l’alleanza tra gli stati balcanici. Nel
1913 la Bulgaria, che aveva sostenuto il maggior peso nella guerra contro la Turchia, attaccò
improvvisamente la Grecia e la Serbia. La Romania, la quale non aveva partecipato alla guerra
precedente, e la Turchia si allearono alla Grecia e alla Serbia. La Bulgaria venne sconfitta e dovette
cedere alla Turchia una parte della Tracia e alla Romania una striscia di territorio sul mar Nero.
L’Impero turco era stato estromesso dall’Europa, la Bulgaria si era legata alla Germania e
all’Austria. La Serbia si era rafforzata raddoppiando il proprio territorio.

LA CRISI DI
FINE SECOLO
Crisi ed evoluzione del regime liberale:a fine 800,l'Italia fu teatro di una crisi politico
istituzionale.
In gioco vi era l'evoluzione del regime liberale verso una più avanzata democrazia. Si
affermarono le forze progressiste. Affermazione non definitiva ma in grado di far evolvere la vita
del paese,in fase di sviluppo industriale,secondo modelli vicini alle liberal-democrazie occidentali
anziché a quelli autoritario-costituzionali degli Imperi.
I conservatori e la proposta di Sonnino:la caduta di Crispi(marzo 1896),determinata dai fallimenti
coloniali,dall'opposizione di sinistra,non impedì i tentativi politici e sociali di restringere la
libertà. Gli anni seguenti alle dimissioni di Crispi e al ritorno al potere di Rudinì,si delineò tra i
conservatori il ricompattamento contro i <<nemici delle
istituzioni>>:socialisti,repubblicani,clericali...Si intendeva tornare a una reinterpretazione restrittiva
dello Statuto(interruzione della prassi parlamentare affermatasi con Cavour,governo responsabile di
fronte al sovrano,alle Camere solo compiti legislativi,metodi crispini riguardo l'ordine
pubblico,repressione della protesta sociale.
I moti per il pane:nella primavera del 1898 la tensione esplose. L’aumento del prezzo del
pane(provocato dal blocco delle importazioni di cereali dagli USA causa la guerra cubana),fece
implodere il paese. Vi furono manifestazioni spontanee,stile pre-industriale.Il governo rispose con
l'intervento delle forze di polizia,lo stato d'assedio,il passaggio dei poteri alle autorità
militari(Milano,Napoli,Toscana).Il culmine fu a Milano(8-9 maggio).Le truppe del generale Bava
Beccaris,provocarono circa cento morti e 500 feriti. Capi socialisti,radicali,repubblicani furono
arrestati e condannati(Turati ebbe 12 anni di carcere).Il movimento cattolico-intransigente fu
indebolito.
Progetti autoritari e ostruzionismo:riportato l'ordine nel paese,la maggioranza moderata e
conservatrice della Camera,appoggiati dal re,cercarono di dare una base legislativa all'azione
repressiva dei poteri pubblici.Il tentativo Rudinì fallì(si dimise nel giugno '98).Ci riprovò Luigi
Pelloux. Pelloux presentò un pacchetto di provvedimenti che limitavano il diritto di sciopero,le
libertà di stampa e associazione. Socialisti,repubblicani e radicali attuarono
l'ostruzionismo(prolungare all'infinito le discussioni paralizzando la maggioranza).L'ostruzionismo
durò circa un anno. Ci furono dibattiti accesi,interventi-fiume,scontri fisici.
La sconfitta di Pelloux e la morte di Umberto I:Pelloux sciolse la Camera. Ma,le elezioni del
giugno
1900 favorirono l'opposizione di sinistra. Quindi,dovette dimettersi. La successione fu affidata al
senatore Giuseppe Saracco,moderato ritenuto al di sopra delle parti. Umberto I ammise il
fallimento
della politica repressiva. Il 29 luglio 1900,cadde vittima dell'attentato anarchico di Gaetano
Bresci,che vendicò le vittime del '98.
LA SVOLTA LIBERALE
Una fase di tregua:il governo saracco aprì una fase “tranquilla” della vita politica
italiana. Distensione favorita dal buon andamento dell'economia,dall’'allentamento delle tensioni
sociali,dall'atteggiamento aperto del re Vittorio Emanuele III rispetto le forze progressiste.
Il governo Zanardelli-Giolitti:il comportamento incerto e contradditorio durante uno sciopero
generale dei lavoratori genovesi portò alle dimissioni di Saracco. Il re interpretò bene il nuovo clima
politico e,nel febbraio 1911,mise alla guida del governo il leader della sinistra liberale
Zanardelli. Giolitti assunse il ministero degli interni. Giolitti,in parlamento,riguardo lo sciopero di
Genova,formulò la teoria secondo cui lo Stato liberale non doveva temere lo sviluppo delle
organizzazioni operaie e nulla da guadagnare da una loro repressione. Al contrario conveniva
consentire il loro libero svolgimento.
Le riforme di Zanardelli:il ministero Zanardelli-Giolitti attuò importanti riforme:limitazione del
lavoro minorile e femminile nell'industria,legislazione sulle assicurazioni per la vecchiaia e gli
infortuni sul lavoro,costituzione del “Consiglio superiore del lavoro” per la legislazione sociale,ove
aderivano anche esponenti socialisti,legge per la municipalizzazione dei servizi pubblici.Riguardo
i
conflitti di lavoro,il governo assunse un nuovo atteggiamento. Giolitti si mantenne neutro dalle
vertenze di lavoro.
Lo sviluppo delle organizzazioni sindacali:Le organizzazioni sindacali,operaie e contadine si
svilupparono. Nelle città del centro-nord si costituirono le Camere del lavoro,crescevano le
organizzazioni di categoria. Particolare lo sviluppo delle organizzazioni dei lavoratori
agricoli. Formate da braccianti,mezzadri,piccoli affittuari,concentrate nella Padania,le leghe rosse si
riunirono nella Federazione italiana dei lavoratori della terra(Federterra,novembre
1901).Obiettivo era la <<socializzazione della terra>>,l'aumento dei salari,la riduzione dell'orario di
lavoro,l'istituzione di uffici di collocamento controllati dai lavoratori stessi.
Scioperi e aumenti salariali:le organizzazioni sindacali causarono una impennata degli scioperi.
Nel
1901 erano 1670 le astensioni dal lavoro. Causò il rialzo dei salari,che durerà per tutto il primo
quindicennio del secolo. Le retribuzioni reali dei lavoratori dell'industria crebbero del 35%,del 50%
invece le paghe giornaliere dei salariati agricoli. Progressi segnati dallo sviluppo economico del
paese.
DECOLLO INDUSTRIALE E PROGRESSO CIVILE
Le premesse dello sviluppo:a fine '800,si avviò il decollo industriale italiano. Nei primi
quarant'anni
di vita unitaria progredirono le infrastrutture economiche e le strutture produttive. La destra avviò la
costruzione della rete ferroviaria,che favorì la commercializzazione dell'economia. Il
protezionismo del 1887 rese possibile la creazione di una moderna industria siderurgica. Il
riordinamento del sistema bancario dopo la crisi della Banca romana aveva creato una forte
struttura finanziaria. Importante fu la nascita della Banca commerciale e del Credito
italiano(1894),decisive nel facilitare l'afflusso del risparmio privato verso gli investimenti
industriali.
La crescita dell'industria:nel settore siderurgico nacquero le Acciaierie di Terni,1884),impianti
per
la lavorazione del ferro(Savona,Piombino,Bagnoli).Nel settore tessile crebbe l'industria
cotoniera,meccanizzata e favorita dalle tariffe doganali.Nell'agro-alimentare si sviluppò la
produzione dello zucchero. Si sviluppò il chimico(stabilimenti Pirelli a Milano),il
meccanico(l'industria automobilistica:FIAT...).Discorso a parte per l'industria elettrica,che
conobbe un boom a inizio '900.
Le cifre della crescita:l'industria italiana,tra 1896 e 1907 crebbe del 6,7% annuo,il tasso più alto
d'Europa.Tra 1896 e 1914 raddoppiò il volume della produzione industriale,la quota dell'industria
nella formazione del prodotto nazionale passò al 25%(1914),contro il 43% dell'agricoltura.
L'aumento del reddito:il tenore di vita della popolazione ne giovò. Il reddito pro-capite degli
italiani
aumentò del 30%.I bilanci familiari potevano ora destinarsi alla casa,ai trasporti,all'istruzione,alle
attività ricreative,a beni di consumo durevoli(utensili domestici,biciclette...).
La qualità della vita:la qualità della vita degli italiani migliorò lentamente. Le piccole
città(Roma:500mila abitanti/Parigi:3 milioni) cominciavano ad assomigliare alle metropoli europee
riguardo i servizi pubblici(illuminazione,trasporti urbani...) gestiti dai comuni tramite aziende
municipalizzate. Immutate erano le condizioni abitative dei lavoratori(case
malsane,sovraffollate...).Gli appartamenti con servizi igienici autonomi erano rari. Il riscaldamento
centralizzato era un lusso. Ma,l'acqua corrente nelle case e il miglioramento delle reti fognarie
furono un progresso importante. Diminuì la mortalità da malattie infettive(colera,tifo...).La
mortalità
infantile calò nettamente.
I fattori di arretratezza:ma il divario con gli Stati più ricchi e industrializzati non si colmò. Alla
vigilia della prima guerra mondiale il reddito pro-capite era la metà di quello
tedesco. l'analfabetismo rimase elevato. Un italiano consumava tre volte meno la carne di un
inglese. La popolazione attiva impiegata nelle campagne era al 55%
(Germania:35%,Inghilterra:8%).Crebbe l'emigrazione verso l'estero(8 milioni di emigrati tra 1900
e 1914).
L'emigrazione e il mezzogiorno:il fenomeno migratorio coinvolse l'Italia - soprattutto il
Mezzogiorno. Se l'emigrazione dal centro-nord era temporanea e verso l'Europa,quella meridionale
si rivolgeva al nord America ed era permanente. Ci furono effetti positivi:allentamento della
pressione demografica,rapporto più favorevole tra popolazione e risorse,attenuazione delle tensioni
sociali,alleviamento del disagio nelle zone più depresse,giovamento all'economia del paese. Ma,ci
fu
anche l'impoverimento della forza lavoro e delle energie intellettuali. Il mezzogiorno,perdendo i
suoi
giovani più intraprendenti,vide allontanarsi il proprio riscatto economico e sociale.
LA QUESTIONE MERIDIONALE
Il divario tra Nord e Sud:lo sviluppo economico favorì soprattutto le regioni del triangolo
industriale(Milano,Torino,Genova).Si accentuò il divario Nord-Sud.Nel 1903,il 57% dei lavoratori
dell'industria si concentrava a Nord,il 25% nel Sud. Qui,non vi erano aziende di grandi dimensioni e
tecnologicamente avanzate. Anche i progressi dell'agricoltura italiana si concentrarono a
Nord(Padania).Le regioni meridionali erano sfavorite dalle condizioni climatiche e idrologiche,dalla
povertà dei terreni di montagna,da rapporti sociali consolidati,mentalità diffuse che ostacolavano il
mutamento economico e sociale.
I mali della società meridionale:quali erano i mali storici della società meridionale?
L'analfabetismo(1911:60%),la disgregazione sociale,assenza di una classe dirigente
moderna,piccola e media borghesia sottoposta alla grande proprietà terriera,clientelismo e
personalismi della lotta politica. Per molti giovani,conquistare un impiego pubblico(grazie a
notabili
e deputati locali) era l'unica alternativa alla disoccupazione e all'emigrazione. Dunque,la pubblica
amministrazione italiana si meridionalizzò..Mali antichi,ma che contrastavano col generale sviluppo
economico e ostacolavano il cammino dell'organizzazione politica e sociale.
I GOVERNI GIOLITTI E LE RIFORME
Maggiore figura politica dell'Italia di inizio '900 fu Giovanni Giolitti.
Il governo Giolitti:al governo dal novembre 1903(dimissioni di Zanardelli),Giolitti cercò di
continuare l'esperimento liberal-progressista,allargandone le basi,offrendo un posto anche al
socialista Filippo Turati. Questi rifiutò,in quanto pensava che il suo partito non l'avrebbe seguito.
Il
ministero Giolitti fu spostato al centro e aperto ai conservatori. Mossa che mostra i limiti del
riformismo giolittiano,condizionato dalle forze moderate e attento agli equilibri
parlamentari,sacrificando progetti importanti quanto incompatibili con la solidità della
maggioranza. La riforma fiscale,fu accantonata,nonostante,dal 1892,fosse un pilastro del
programma
di Giolitti
Le leggi speciali per il Mezzogiorno:nel 1904,vi furono le prime leggi speciali per il
Mezzogiorno(Basilicata e Napoli).Si incoraggiò la modernizzazione dell'agricoltura e,riguardo
Napoli,lo sviluppo industriale con aiuti statali e agevolazioni fiscali e creditizie. Queste leggi
incidevano limitatamente riguardo la struttura sociale del Mezzogiorno,ma erano attuabili in tempi
brevi(a Napoli,nacque il centro siderurgico di Bagnoli).
La statizzazione delle ferrovie:importante fu il progetto della statizzazione delle ferrovie(1904-
1905),affidate a compagnie private. Ma i socialisti si opposero,soprattutto per il divieto di sciopero
per i ferrovieri una volta diventati dipendenti pubblici.
I governi Fortis e Sonnino:Giolitti rispose con le sue dimissioni. Al governo salì Alessandro
Fortis.Era l'inizio del giolittismo:abbandono del potere in momenti difficili e ritorno in condizioni
più favorevoli,fidando sulla maggioranza parlamentare. Il governo Fortis condusse in porta la
statizzazione delle ferrovie. Vita breve ebbe invece il ministero Sidney Sonnino,il più autorevole
antagonista di Giolitti in campo liberale.
Il <<lungo ministero Giolitti>>:dal maggio 1906 per tre anni e mezzo,Giolitti guidò il
Governo. l'inizio fu buono:nel giugno 1906 si realizzò la conversione della rendita(riduzione del
tasso di interesse versato dallo Stato ai possessori di titoli del debito pubblico) per ridurre gli oneri
gravanti sul bilancio statale. Pochi detentori di titoli richiesero l'immediato rimborso delle somme
prestate:segno della fiducia dei risparmiatori nelle finanza pubblica.
La crisi del 1907:nel 1907 si manifestarono i sintomi di una crisi internazionale. Furono colpite
banche e imprese dipendenti. l'intervento della Banca d'Italia attenuò la crisi. Nel 1908 riprese la
crescita,più lenta rispetto al periodo 1897-1906.Si inasprirono le lotte sociali. Gli industriali(nel
1910 nacque la Confederazione italiana dell'industria,Confindustria),si indurirono nei confronti
degli operai e diffidarono delle iniziative sociali dei pubblici poteri. Il riformismo del governo fu
ostacolato.
Il governo Luzzatti:nel dicembre 1909 Giolitti si ridimise.Nacque il secondo governo Sonnino(di
breve durata) e poi il governo Luzzatti,che avviò la riforma scolastica,ove la gestione passa dai
comuni allo Stato).
Il ritorno di Giolitti e l'allargamento del suffragio:nel marzo 1911 nacque un governo Giolitti di
sinistra. Punto cardine era l'estensione del diritto di voto a tutti i cittadini maschi che avessero
compiuto 30 anni e a tutti i maggiorenni in grado di leggere,scrivere o con servizio militare alle
spalle. Altro punto importante era l'istituzione di un monopolio statale delle assicurazioni sulla
vita,per finanziare le pensioni di invalidità e vecchiaia per i lavoratori.
IL GIOLITTISMO E I SUOI CRITICI
Giolitti influenzò ampiamente la vita del paese.
La <<dittatura di Giolitti>>:Giolitti esercitò una <<dittatura parlamentare>>,ma aperta nei
contenuti. Giolitti sostenne le forze più moderne della società italiana(borghesia industriale e
proletariato organizzato),cercò di coinvolgere gruppi e movimenti considerati nemici delle
istituzioni,allargò l'intervento dello Stato per risolvere gli squilibri sociali.
Il controllo del Parlamento:era una linea politica liberal-parlamentare ottocentesca. Il controllo
delle
Camere era il perno del sistema giolittiano. Lo statista governò a lungo,senza l'assillo di crisi
ricorrenti e,abbandonando e riconquistando il potere al momento opportuno.
Trasformismo e ingerenze elettorali:Il controllo del Parlamento era ottenuto tramite vecchi
sistemi
trasformistici,affinati ed estesi,e con una spregiudicata campagna elettorale del governo,esercitata
soprattutto nel Mezzogiorno(le ingerenze del potere esecutivo favorivano un ambiente dominato
dalle lotte tra notabili e con l'assenza di organizzazioni politiche moderne).Ciò limitò gli aspetti più
moderni del giolittismo e ne contraddì le premesse.
I critici del giolittismo:Sonnino e Albertini:per i socialisti rivoluzionari e i cattolici democratici
Giolitti corrompeva i movimenti,dividendoli e cooptandone le componenti moderate. I
liberaliconservatori(
Sidney Sonnino,Luigi Albertini) accusavano Giolitti di attentare alle tradizioni
risorgimentali,patteggiando con i nemici delle istituzioni,minando l'autorità dello Stato. Al
riformismo giolittiano,Sonnino contrappose un programma aperto socialmente,attento al
Mezzogiorno,alla condizione delle classi rurali,ma concepito come iniziativa autonoma della classe
dirigente liberale,anziché frutto di un patteggiamento con forze extracostituzionali.
Salvemini:gravissime le accuse di Gaetano Salvemini,meridionalista. Salvemini bollò Giolitti
come
<<ministro della malavita>>,criticava la politica economica governativa,favorevole solo al Nord,e
che ostacolava il Mezzogiorno.
Le difficoltà del sistema giolittiano:crebbe l'impopolarità di Giolitti,sintomo di un sistema
debole,del distacco tra classe dirigente e pubblica opinione. Con la guerra di Libia,questi sintomi si
aggravarono. La decione di impegnarsi nell'impresa coloniale fu interpretata,internamente,come
concessione ai gruppi conservatori per bilanciare gli effetti del suffragio universale e del monopolio
delle assicurazioni. Ma dietro,vi era un lungo lavoro diplomatico.
LA POLITICA ESTERA,IL NAZIONALISMO,LA GUERRA DI LIBIA
La svolta nella politica estera:dalla caduta di Crispi(1896),la politica estera italiana cambiò
decisamente. Fu attenuata la linea filotedesca,migliorarono i rapporti con la Francia(1898:firma di
un nuovo trattato di commercio che concludeva la decennale guerra doganale;1902:accordo per la
divisione delle sfere di influenza in Africa settentrionale:La Libia all'Italia,il Marocco alla Francia).
Le tensioni nella Triplice:la nuova situazione contrastò con la Triplice. Il riconoscimento italiano
del
Marocco alla Francia non piacque ai tedeschi. Ne piacque all'Italia l'annessione della Bosnia
Erzegovina da parte dell'Austria-Ungheria.L'Italia,era dunque la partner più debole della
Triplice. l'opinione pubblica si fece sentire.
Il movimento nazionalista:uomini politici e intellettuali cominciavano a chiedersi perchè l'Italia
era
destinata ad essere potenza di secondo rango perché molti lavoratori italiani furono costretti ad
emigrare anziché impegnarli nella causa nazionale. Fortuna ebbe la teoria di Enrico
Corradini(contrasto fondamentale non era quello fra le diverse classi all'interno di un singolo
paese,ma quello fra paesi ricchi e paesi poveri).Nacque un movimento nazionalista(Associazione
nazionalista italiana).Nato da democratici e reazionari colianilisti e irredentisti,nacque un'ala
imperialista e conservatrice,che si rifaceva a Corradini.Questa,avviò una campagna in favore della
conquista della Libia.I nazionalisti furono aiutati dai gruppi cattolico-moderati legati alla finanza
vaticana e al Banco di Roma,che intendeva penetrare economicamente in terra libica.
La guerra con la Turchia:la seconda <<crisi marocchina>> dell'estate 1911 fu decisiva.Mentre la
Francia si apprestava a imporre il suo protettorato sul Marocco,il governo italiano,nel settembre
1911,inviò in Libia 35mila uomini che si scontrarono con l'Impero turco,che esercitava una
sovranità nominale.I turchi si opposero con la guerriglia delle popolazioni arabe.L'Italia dovette
estendere il teatro di guerra al Mare Egeo,occupando Rodi e il Dodecaneso.
La pace di Losanna:nell'ottobre 1912,fu firmata la pace di Losanna.La Libia passò all'Italia.La
non
cessazione della resistenza araba,permise all'Italia di tenersi anche Rodi e il
Dodecaneso.Economicamente,la Libia fu un pessimo affare. I costi della guerra furono
elevati,scarsità di ricchezze naturali,la colonizzazione delle zone costiere non assorbì quote
consistenti di lavoratori.
Opposizione e consenso alla guerra:l'impresa comunque ebbe uno spirito diverso rispetto le
avventure africane di Crispi.C'erano gli oppositori(manifestazioni
socialiste,repubblicani,radicali,intellettuali indipendenti. La maggioranza dell'opinione pubblica
borghese sostenne però l'impresa libica. L’Italia,a sedici anni dal disastro di Adua,vinse la sua
prima
campagna militare.
La radicalizzazione del confronto politico:la vittoria coloniale non favorì il governo. Gli equilibri
del
sistema giolittiano furono scossi e i nazionalisti si rinforzarono. Sul versante socialiste,oppostosi
alla
guerra,fece emergere le tendenze più radicali e indebolì le correnti riformiste e
collaborazioniste,base
del giolittismo.
SOCIALISTI E CATTOLICI
Gli intransigenti e lo sciopero generale del 1904:.Lentamente emersero i limiti del giolittismo.Nel
Partito socialista nacque una corrente rivoluzionaria,che sosteneva la necessità di opporre una linea
intransigente e classista allo Stato monarchico e borghese. Nel congresso di Bologna(aprile 1904),i
rivoluzionari conquistarono la guida del partito. A settembre,dopo un eccidio proletario verificatosi
in Sardegna,durante una manifestazione di minatori,vi fu il primo sciopero generale nazionale
italiano. Nonostante forti pressioni,Giolitti lasciò fare,salvo poi sfruttare le paure dell'opinione
pubblica moderata e convocare a novembre,nuove elezioni. Le sinistre furono sconfitte.
La nascita della CGL:con lo sciopero,il movimento operaio mostrò la sua forza,ma anche limiti
organizzativi. Mancava un coordinamento nazionale. Dalle federazioni di categoria controllate dai
riformisti nacque,nel 1906,la Confederazione generale del lavoro(CGL).La corrente più
estremista,che si ispirava al sindacalismo rivoluzionario,fu emarginata e allontanata dal partito.
Le divisioni fra i riformisti:i riformisti riassunsero il controllo del partito,ma conobbero le prime
vere divisioni. Si delineò una tendenza revisionista,capeggiata da Leonida Bissolati e Ivanoe
Bonomi,che,ispirandosi a Benrstein e al laburismo inglese,prospettavano un PSI <<partito del
lavoro>>,privo di connotazioni ideologiche nette e disponibile a collaborare con le forze
democratico-liberali.La situazione precipitò con l'opposizione di Bissolati e Bonomi all'impresa
libica.Nel congresso di Reggio Emilia(luglio 1912),i rivoluzionari imposero l'espulsione dal PSI
dei riformisti di destra.Da questi nacque il Partito socialista riformista italiano.La scissione ebbe
pesanti conseguenze.
Mussolini direttore dell' <<Avanti!>>:gli intransigenti riconquistarono il partito. Emerse la figura
di
Benito Mussolini.Direttore del quotidiano socialista <<l'Avanti!>>,Mussolini rinnovò la
propaganda socialista,basata sull'appello diretto alle masse e formule agitatorie prese dal
sindacalismo rivoluzionario. Lo stile ideale per il clima politica post-guerra libica.
Murri e i democratici cristiani:anche il movimento cattolico si trasformò,fino a pesare
ulteriormente sulla politica italiana. Si affermò il movimento democratico - cristiano. Leader era
Romolo Murri,sacerdote marchigiano,ex intransigente,approdato a posizioni audacemente
riformatrici,ove la polemica anticapitalista e contro lo Stato borghese si riempiva di contenuti
progressisti. I democratico - cristiani fondarono riviste,circoli politici,crearono le prime unioni
sindacali cattoliche di <<classe>>)adesione di soli lavoratori).
Pio X e lo scioglimento dell'opera dei congressi:se Leone XIII incoraggiò i democratici
cristiani,Pio
X li ostacolò. Nel 1904,temendo che l'Opera dei congressi potesse finire sotto il loro controllo,la
sciolse,sostituendola con tre organizzazioni distinte:Unione popolare,Unione economicosociale,
Unione elettorale,riunite da un organo di collegamento chiamato Direzione generale
dell'Azione cattolica.Romolo Murri rifiutò di sottostare alle direttive pontificie.Fu sconfessato e
sospeso dal sacerdozio(poi Parlamentare radicale nel 1909).
Le alleanze clerico-moderate:preoccupati dai progressi delle forze laiche e socialiste,il papa e i
vescovi favorirono le tendenze clerico-moderate,che miravano a unirsi per bloccare le sinistre. Tali
alleanze furono incoraggiate dai vescovi e da Giolitti.Pur sostenitore di una linea laica,vide la
possibilità di allargare i suoi spazi di manovra,utilizzando nuove forze per la maggioranza.Il non
expedit fu sospeso in alcuni collegi del Nord(elezioni del novembre 1904 e nelle elezioni di marzo
1909)..Furono autorizzate candidature cattoliche ma a titolo personale.
Il <<patto Gentiloni>>:la linea clerico-moderata fu consacrata alle elezioni del 1913-le prime a
suffragio universale-Il conte Ottorino Gentiloni,presidente dell'Unione elettorale cattolica,invitò i
militanti ad appoggiare quei candidati liberali che si impegnavano a:tutelare l'insegnamento
privato,opporsi al divorzio,riconoscere le organizzazioni sindacali cattoliche..Questi impegni furono
accettati segretamente,causa l'esigenza di assicurarsi i suffragi di un elettorato di massa.Il <<patto
Gentiloni>> arrestò il movimento cattolico autonomo.Fu criticato dai democratici cristiani.Con le
elezioni del '13,i cattolici italiani aumentarono la loro influenza sulla classe dirigente.
LA CRISI DEL SISTEMA GIOLITTIANO
Gli effetti dell'allargamento del suffragio:l'allargamento del suffragio non sconvolse gli equilibri
parlamentari.Nonostante i progressi di socialisti,cattolici e nazionalisti,i liberali conservavano
un'ampia maggioranza.Ma era una maggioranza assai divisa.E la mediazione giolittiana ne risentì.
Da Giolitti a Salandra:nel maggio 1914,Giolitti si dimise.Gli successe Antonio Salandra,uomo di
punta della destra liberale.Giolitti incoraggiò un governo conservatore con l'obiettivo di logorarla e
riprendersi il potere,con un ministero di sinistra.Ma la situazione era diversa rispetto a cinque anni
prima.L'impresa libica aveva radicalizzato i contrasti libici,la situazione economica era
deteriorata.Le tensioni sociali aumentarono.Ormai il dibattito era tra destra conservatrice(con
clerico-moderati e nazionalisti),e una sinistra ove le correnti rivoluzionarie sostituivano quelle
riformiste e gradualiste.
La <<settimana rossa>>:simbolo evidente del nuovo clima fu la settimana rossa(giugno
1914).Durante una manifestazione antimilitarista ad Ancona,da uno scontro con la forza
pubblica,morirono 3 dimostranti.Ne nacquero scioperi e agitazioni.Nelle Marche e in Romagna,la
protesta,guidata da anarchici e repubblicani,appoggiata dai socialisti rivoluzionari,dall'<<”Avanti!
>> divenne insurrezionale:assalti a edifici pubblici,sabotaggio alle linee telegrafiche e
ferroviarie,rapimento di ufficiali dell'esercito,proclamazione di effimere
repubbliche.L'agitazione,non appoggiata dalla Cgl e fronteggiata dal governo,si esaurì presto.Ma le
tendenze conservatrici si rafforzarono enlla classe dirigente,spaventata dal ritorno del
sovversivismo vecchio stile.Il movimento operaio si divise ancora di più.
La fine del giolittismo:la <<settimana rossa>> ancora si sentiva,quando lo scoppio del conflitto
mondiale spostò l'opinione pubblica dai problemi interni e determinò nuovi schieramenti fra le forze
politiche italiane.La Grande Guerra pose fine al giolittismo.Si delucidò una linea politica debole,che
democratizzò il paese,contribuì allo sviluppo economico,ma,fondata sulla mediazione
parlamentare,si mostrò inadeguata a fronteggiare le tensioni sprigionate dalla nascente società di
massa.

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