Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
1. PREMESSA.............................................................................................................3
2. STATO DI FATTO..................................................................................................3
4. IL PROGETTO........................................................................................................6
6. CRONOPROGRAMMA ..........................................................................................8
1
12.3 PARCHI E RISERVE NATURALI (Parco Regionale Monti
Picentini) ........................................................................................................28
13.1.7 PAESAGGIO..........................................................................54
2
SINTESI NON TECNICA
1. PREMESSA
La seguente sintesi non tecnica riassume, per quanto possibile in un
linguaggio intellegibile alla cittadinanza, lo Studio di Impatto
Ambientale redatto per il progetto di Sistemazione idrogeologica
del movimento franoso interessante la strada comunale di
collegamento Santo Stefano del Sole – Volturara Irpina.
2. STATO DI FATTO
La strada a due corsie, detta “Panoramica”, parte dal centro abitato
di Santo Stefano del Sole e si inerpica sul versante montano su cui
sorge l’abitato, con un tracciato tortuoso, con curve e tornanti
necessari a vincere il forte salto di quota e la rilevante acclività del
pendio.
Quasi sempre le sezioni stradali sono realizzate “a mezza costa”,
con modesto scavo a monte e rilevato a valle che si trova a volte in
condizioni di incerta stabilità, in quanto impostato su tratti di
pendio notevolmente acclive (∼ 30°). La dorsale è costituita da un
substrato di calcare fratturato, molto spesso sub-affiorante o
comunque ben visibile in corrispondenza dei tagli stradali. La
copertura, di spessore variabile, è costituita da terreno di origine
3
vulcanica pedogenizzato ed argillificato. La vegetazione arborea è
piuttosto diffusa e contribuisce significativamente alla stabilità del
terreno di copertura, almeno dove esso non è particolarmente
spesso.
La strada interseca ripetutamente alcuni valloni che costituiscono il
reticolo di drenaggio della montagna. Nella fattispecie il vallone in
cui si è verificata la frana, che interseca 4 volte il tracciato stradale
a quote diverse, si presenta fortemente inciso a partire da circa 700
m s.l.m.. A monte il vallone è poco incassato, anche se in rapida
evoluzione morfologica. I vari valloni che sottopassano la strada
sono incanalati all’interno di tombini costituiti da tubi di lamiera
ondulata del diametro φ 800 mm.
Per quanto gli Enti preposti si sforzino di curare la manutenzione
dei tombini di sottopasso è evidente che sono molteplici le cause
per cui l’acqua convogliata dal vallone può in gran parte infiltrarsi
all’interno del rilevato stradale che sbarra l’incisione, piuttosto che
passare attraverso il collettore appositamente predisposto.
4
RECAPITO
INNESCO
5
costruire alla base dei rilevati dissestati robuste strutture di
sottoscarpa ben ancorate al substrato calcareo.
4. IL PROGETTO
Al fine di riaprire al traffico la strada “Panoramica” è necessario
intervenire sulle due sezioni stradali investite dalla frana del
31.12.05, cioè quella a monte, dove si innescò la frana, e quella a
valle, dove i detriti transitarono a forte velocità.
6
solo al di fuori dell’area su cui agisce il vincolo paesaggistico del
Parco dei Picentini).
7
vi sarà bisogno di particolari protezioni, in quanto non si temono i
classici effetti della forza di trascinamento esercitata sulle sponde
dal corpo della colata. Sul lato di valle sarà realizzato un argine in
terra rinforzata. Questo argine, nella sua sezione terminale, sarà
dotato di scarico in sommità con funzione di “troppo pieno” che
convoglierà il fango eventualmente in eccesso rispetto al volume di
invaso verso un secondo vallone, ubicato a breve distanza dalla
sezione finale della vasca di progetto. Laddove è previsto il
sormonto i paramenti dell’argine saranno protetti con un
rivestimento di gabbioni.
6. CRONOPROGRAMMA
L’esecuzione dei lavori risulterà sicuramente complessa per la
presenza di categorie di lavoro specialistiche che, verosimilmente,
non potranno essere eseguite dall’impresa generale. Pertanto si
ritiene che per il completamento delle opere saranno necessari 360
giorni lavorativi dalla consegna. I tempi di collaudo sono quelli
previsti dalla vigente normativa.
8. LA PROCECURA DI VIA
Le norme del D.L. 16 gennaio 2008 “Ulteriori disposizioni
correttive ed integrative del D.L.3 aprile 2006 n.152 recante Norme
in Materia Ambientale” costituiscono recepimento ed attuazione:
a) della direttiva 2001/42/CE del Parlamento europeo e del
Consiglio, del 27 giugno 2001, concernente la valutazione degli
impatti di determinati piani e programmi sull'ambiente;
b) della direttiva 85/337/CEE del Consiglio del 27 giugno 1985,
concernente la valutazione di impatto ambientale di determinati
progetti pubblici e privati, come modificata ed integrata con la
direttiva 97/11/CE del Consiglio del 3 marzo 1997 e con la direttiva
2003/35/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 maggio
2003.
9
La valutazione ambientale dei progetti ha la finalità di proteggere la
salute umana, contribuire con un migliore ambiente alla qualità
della vita, provvedere al mantenimento delle specie e conservare la
capacità di riproduzione dell'ecosistema in quanto risorsa essenziale
per la vita. A questo scopo, essa individua, descrive e valuta, in
modo appropriato, per ciascun caso particolare gli impatti diretti e
indiretti di un progetto sui seguenti fattori:
10
Dalla data della presentazione decorrono i termini per
l'informazione e la partecipazione, la valutazione e la decisione.
Alla domanda è altresì allegato l'elenco delle autorizzazioni, intese,
concessioni, licenze, pareri, nulla osta e assensi comunque
denominati, già acquisiti o da acquisire ai fini della realizzazione e
dell'esercizio dell'opera o intervento, nonchè di una copia in
formato elettronico, su idoneo supporto, degli elaborati, conforme
agli originali presentati.
La documentazione e' depositata in un congruo numero di copie, a
seconda dei casi, presso gli uffici dell'autorità competente, delle
regioni, delle province e dei comuni il cui territorio sia anche solo
parzialmente interessato dal progetto o dagli impatti della sua
attuazione.
Nel caso specifico il proponente Comune di S. Stefano del Sole
dovrà inviare il progetto, la sintesi non tecnica e tutti gli allegati ai
seguenti Enti:
- Regione Campania, Servizio VIA – Settore Tutela
Ambiente, AGC Ecologia,
- Provincia di Avellino.
9. VALUTAZIONE D’INCIDENZA
La valutazione di incidenza (MATT, 2004), “se correttamente
realizzata ed interpretata, costituisce lo strumento per garantire, dal
punto di vista procedurale e sostanziale, il raggiungimento di un
rapporto equilibrato tra la conservazione soddisfacente degli habitat
e delle specie e l’uso sostenibile del territorio”.
11
sito ma che possono avere incidenze significative sullo stesso,
singolarmente o congiuntamente ad altri interventi devono essere
oggetto di uno studio volto ad individuare e valutare, secondo gli
indirizzi espressi nell’allegato G, i principali effetti che detti
interventi possono avere sul proposto sito di importanza
comunitaria, sul sito di importanza comunitaria o sulla zona
speciale di conservazione, tenuto conto degli obiettivi di
conservazione dei medesimi.
E’ bene sottolineare (MATT, 2004) che “la valutazione d’incidenza
si applica sia agli interventi che ricadono all’interno delle aree
Natura 2000 (o in siti proposti per diventarlo), sia a quelli che pur
sviluppandosi all’esterno, possono comportare ripercussioni sullo
stato di conservazione dei valori naturali tutelati nel sito”.
Natura 2000 è una rete di aree intesa come sistema coordinato e
coerente individuato in ossequio alla Direttiva Habitat e alla
Direttiva Uccelli per la conservazione della diversità biologica
presente nel territorio dell’Unione Europea. Questa rete è composta
da due tipi di aree: dalle Zone di Protezione Speciale (ZPS),
previste dalla Direttiva “Uccelli” (specie di cui all’allegato I), e dai
Siti di Importanza Comunitaria (pSIC, in seguito SIC) proposti
dalla direttiva Habitat (specie animali e vegetali indicati negli
allegati I e II). L’individuazione dei siti da proporre (MATT, 2004)
è stata realizzata in Italia dalle singole Regioni e Province
autonome in un processo coordinato a livello centrale.
Essa ha rappresentato l’occasione per strutturare una rete di
referenti scientifici di supporto alle Amministrazioni regionali, in
collaborazione con le associazioni scientifiche italiane di eccellenza
(l’Unione Zoologica Italiana, la Società Botanica Italiana, la
Società Italiana di Ecologia).
La salvaguardia, la protezione e il miglioramento della qualità
dell’ambiente, compresa la conservazione degli habitat naturali e
della flora e della fauna selvatica costituiscono un obiettivo di
interesse generale perseguito dalla Comunità Europea.
Lo scopo principale è promuovere il mantenimento della
biodiversità, tenendo conto al tempo stesso delle esigenze
economiche, sociali, culturali e regionali, contribuendo all’obiettivo
generale di uno sviluppo durevole.
Il documento Valutazione di piani e progetti aventi un’incidenza
significativa sui siti della rete Natura 2000-Guida metodologica
12
alle disposizioni dell’art. 6, paragrafi 3 e 4 della direttiva Habitat
92/43/CEE pubblicato dall’Ufficio per le pubblicazioni ufficiali
delle Comunità europee nel 2002, propone quattro livelli successivi
di valutazione in cui, alla fine di ciascun livello, si valuta la
necessità di procedere al successivo. In tal modo “se al termine del
Livello I si giunge alla conclusione che non sussistono incidenze
significative sul sito Natura 2000, non è necessario procedere ai
livelli successivi della valutazione”.
Qualora, a seguito della valutazione di incidenza, un piano o un
progetto risulti avere conseguenze negative sull'integrità del sito
stesso (valutazione di incidenza negativa), si deve procedere a
valutare le possibili alternative. In mancanza di soluzioni
alternative, il piano o l'intervento può essere realizzato solo per
motivi di rilevante interesse pubblico e con l'adozione di opportune
misure compensative dandone comunicazione al Ministero
dell'Ambiente e della Tutela del Territorio (DPR 120/2003, art. 6,
comma 9).
13
all'effettuazione di una valutazione d'incidenza completa
qualora l'incidenza risulti significativa;
9 FASE 2: valutazione "appropriata" - analisi dell'incidenza
del piano o del progetto sull'integrità del sito, singolarmente
o congiuntamente ad altri piani o progetti, nel rispetto della
struttura e della funzionalità del sito e dei suoi obiettivi di
conservazione, e individuazione delle misure di mitigazione
eventualmente necessarie;
9 FASE 3: analisi di soluzioni alternative - individuazione e
analisi di eventuali soluzioni alternative per raggiungere gli
obiettivi del progetto o del piano, evitando incidenze
negative sull'integrità del sito;
9 FASE 4: definizione di misure di compensazione -
individuazione di azioni, anche preventive, in grado di
bilanciare le incidenze previste, nei casi in cui non esistano
soluzioni alternative o le ipotesi proponibili presentino
comunque aspetti con incidenza negativa, ma per motivi
imperativi di rilevante interesse pubblico sia necessario che
il progetto o il piano venga comunque realizzato.
Come già accennato i passaggi successivi fra le varie fasi non sono
obbligatori, sono invece consequenziali alle informazioni e ai
risultati ottenuti; ad esempio, se le conclusioni alla fine della fase di
verifica indicano chiaramente che non ci potranno essere effetti con
incidenza significativa sul sito, non occorre procedere alla fase
successiva.
1. Introduzione
14
5. Valutazione d’incidenza
7. Allegati
1. Costi
2. Bersagli sensibili
3. Paesaggio
16
La tabella seguente mostra in sintesi la comparazione effettuata:
Soluzione “0” Soluzione progettuale adottata
Costi
Bersagli
sensibili
Paesaggio
Assetto
territoriale e
socioeconomico
17
La terra rinforzata costituisce una struttura di sostegno
molto adatta per sistemazioni in spazi limitati; la versatilità delle
configurazioni geometriche realizzabili e la totale rivegetabilità dei
fianchi ne fanno una delle tecniche più facilmente adatte
all’inserimento nel paesaggio a parità di funzionalità di
consolidamento. I manufatti risultano avere un’elevata durata
temporale e la costruzione per moduli consente di ottenere
molteplici forme, adatte alle condizioni locali del terreno.
19
In alternativa ai salti di fondo si potrebbero realizzare briglie
vive in legname e pietrame; anch’esse sono opere che si realizzano
trasversalmente al corso d’acqua. Si avrebbe una rapida
diminuzione della pendenza del profilo longitudinale del torrente,
però l’aspetto risulterebbe poco gradevole a causa dell’eccessivo
ingombro e del fatto che sono scarsamente rivegetabili.
20
dell’art.1 del R.D. 30/12/1923 è stata compresa in due zone di
vincolo, denominate come appresso:
ZONA I- Pineta (in cui rientra il progetto oggetto di studio di
impatto ambientale)
ZONA II- Faggeto
I suddetti terreni compresi nelle nella zona I, e soggetti a vincolo,
sono riportati per intero e solo in linea approssimata, sulla carta
topografica in scala 1:25000 (figura 2), da considerare come
semplice elemento indicativo. Per avere un indicazione più precisa
del vincolo occorre ricorrere alle mappe catastali in scala 1:10000.
21
12.2 P.A.I. PIANO DI ASSETTO IDROGEOLOGICO
L’Autorità di Bacino, in relazione a quanto definito dalla L. 183/89
e s.m.i., ha in corso il processo di pianificazione e programmazione
finalizzato alla redazione del Piano di Bacino, relativamente alle
Risorse Suolo, Acqua ed Ambiente.
Nei primi anni di attività l’Autorità ha svolto, sul territorio di
propria competenza (circa 12.000 Kmq), oltre all’elaborazione
degli “Schemi Previsionali e Programmatici”, anche una prima
attività conoscitiva e di analisi finalizzata all’elaborazione di “Studi
Prioritari” relativi ai “fenomeni franosi”, alla “ottimizzazione delle
risorse idriche” e al “trasporto solido” e al“modellamento del
litorale”.
Sulla base di tale attività, è stato approvato dal Comitato
Istituzionale il preliminare di Piano, nel quale sono stati individuati
i Piani Stralcio da realizzare - (“…il Piano di Bacino può essere
redatto ed approvato anche per i sottobacini o per stralci relativi ai
settori funzionali…” art. 12, L. 493/93).
I Piani Stralcio individuati sono stati così articolati:
¾ Piano Stralcio Difesa Alluvioni (Piano Stralcio di Assetto
Idrogeologico-Rischio Idraulico);
¾ Piano Stralcio Difesa Aree in frana (Piano Stralcio di Assetto
Idrogeologico-Rischio Frana);
¾ Piano Stralcio per il Governo della Risorsa Idrica
Superficiale e Sotterranea;
¾ Piano Stralcio Tutela Ambientale;
¾ Piano Stralcio Erosione Costiera.
Tali Piani, successivamente ad approvazione dei rispettivi
disciplinari tecnici da parte del Comitato Istituzionale, sono stati
avviati. Attualmente, alcuni sono stati elaborati, adottati ed
approvati, altri sono in itinere.
L’elaborazione di questi Piani, oltre alle azioni di studio, analisi ed
indagini, ha visto una rilevante “attività di concertazione” con gli
Enti Territoriali competenti.
Attraverso la Pianificazione di Bacino (Piano di Bacino e Piani
Stralcio), l’Autorità di Bacino mira al conseguimento di un duplice
obiettivo:
22
• il raggiungimento di un alto valore del “rapporto
sicurezza/rischio” nell’ambito della zonazione territoriale;
• l’individuazione degli interventi strutturali e non strutturali.
23
Sulla base di elementi quali l’intensità, la probabilità di
accadimento dell’evento, il danno e la vulnerabilità, le aree
perimetrate sono state così suddivise:
- Aree a rischio idrogeologico molto elevato (R4)
nelle quali per il livello di rischio presente, sono possibili la
perdita di vite umane e lesioni gravi alle persone, danni gravi
agli edifici, alle infrastrutture ed al patrimonio ambientale, la
distruzione di attività socio economiche;
- Aree di alta attenzione (A4)
- Aree a rischio idrogeologico potenzialmente alto (Rpa)
- Aree di attenzione potenzialmente alta (Apa)
- Aree a rischio idrogeologico elevato (R3)
- Aree di medio - alta attenzione (A3)
- Aree a rischio idrogeologico medio (R2)
- Aree di media attenzione (A2)
- Aree a rischio idrogeologico moderato (R1)
- Aree di moderata attenzione (A1)
- Aree a rischio idrogeologico potenzialmente basso (Rpb)
- Aree di attenzione potenzialmente bassa (Apb)
- Aree di possibile ampliamento dei fenomeni franosi (C1);
- Aree di versante (C2);
- Aree inondabili (al).
24
l’aspetto morfologico, infrastrutturale ed edilizio tranne che non si
tratti di:
A) interventi di demolizione senza ricostruzione;
B) interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, restauro,
risanamento conservativo, e ristrutturazione edilizia, così come
definiti alle lettere a), b), c) e d) dell’art. 3 del D.P.R. 6 giugno
2001, n. 380 (Testo unico delle disposizioni legislative e
regolamentari in materia edilizia) e s.m.i., sugli edifici, sulle opere
pubbliche o di interesse pubblico, sulle infrastrutture sia a rete che
puntuali e sulle attrezzature esistenti, purché detti interventi non
comportino aumento del carico urbanistico o incremento
dell’attuale livello di rischio e la necessità di intervenire non sia
connessa con la problematica idrogeologica individuata e
perimetrata dal Piano nell’area;
Figura 3.Carta degli scenari di rischio - Comune di Santo Stefano del Sole
25
D) interventi di riparazione, di adeguamento antisismico e
ricostruzione in sito di edifici danneggiati da eventi sismici, qualora
gli eventi stessi non abbiano innescato asseverate riattivazioni dei
fenomeno di dissesto idrogeologico;
E) realizzazione di nuove infrastrutture pubbliche o di interesse
pubblico riferite a servizi essenziali non delocalizzabili, purché
l’opera sia progettata ed eseguita in misura adeguata al rischio
dell’area e la sua realizzazione non concorra ad incrementare il
carico insediativo e non precluda la possibilità di attenuare e/o
eliminare le cause che determinano le condizioni di rischio;
F) interventi atti all’allontanamento delle acque di ruscellamento
superficiale e che incrementano le condizioni di stabilità dell’area
in frana;
G) opere di bonifica e sistemazione dei movimenti franosi;
H) taglio e/o eliminazione delle essenze arboree ed arbustive
qualora specifici studi, asseverati da tecnici abilitati, dimostrino che
esse concorrano a determinare stato di pericolo per la pubblica
incolumità, aggravino le condizioni di stabilità del versante o siano
di intralcio all’esecuzione di opere strutturali finalizzate alla messa
in sicurezza dell’area.
26
c) Sopralluoghi per la individuazione della sussistenza di pericolo
incombente per la pubblica e privata incolumità, strutture e
infrastrutture, patrimonio ambientale e culturale,
d) Valutazione sulla necessità di eseguire indagini e monitoraggio
e/o di avviare il presidio territoriale,
e) Individuazione delle attività di manutenzione,
f) Azioni di protezione civile di cui all’art. 1 comma 4 D.L.
180/98.
27
immediata da parte di tutti gli Enti che sono chiamati ad intervenire
per la mitigazione del rischio idrogeologico.
Nel piano, l’Autorità di Bacino fornisce chiare raccomandazioni
riguardo ai criteri di scelta e progettazione degli interventi di
consolidamento, sottolineando l’importanza di numerosi fattori
derivanti dal contesto geologico-ambientale di riferimento e dalla
destinazione d’uso del pendio. In linea di principio, un progetto di
sistemazione non è affidabile se non parte dall’interpretazione del
reale meccanismo che ha prodotto il dissesto. In altre parole, prima
di procedere alla progettazione di un intervento di stabilizzazione, è
necessario individuare la causa o le cause che hanno prodotto o
predispongono al dissesto e solo su quelle si dovrà intervenire.
Viene, inoltre, messo in evidenza il fatto che i modelli di calcolo si
basano su schemi semplificati da applicare con cautela ai fini
dell’interpretazione reale del fenomeno.
Da tutte queste considerazioni emerge che la scelta tipologica
degli interventi di stabilizzazione richiede, così come per tutte le
fasi della progettazione, una chiara visione della problematica
oggetto di studio.
L’intervento in progetto non contrasta né interferisce con le
indicazioni del Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico,
mirando al miglioramento delle condizioni attuali della zona. Si
tratta inoltre di una scelta progettuale che garantisce al tempo
stesso la salvaguardia, la conservazione e la protezione del
patrimonio e dei valori naturalistico-ambientali del sito in
esame.
28
L’area del Parco Regionale dei “MONTI PICENTINI”, così come
delimitata e riportata nella cartografia 1:25.000, è suddivisa, ai
sensi della L.R. n. 33 del 1° settembre 1993, nelle seguenti zone
(figura 4):
• zona “A” – Area di riserva integrale;
• zona “B” – Area di riserva generale orientata e di protezione;
• zona “C” – Area di riqualificazione dei centri abitati, di
protezione e sviluppo economico e sociale (in questa zona ricade
l’area oggetto d’intervento).
Ciascuna zona viene sottoposta ad un particolare regime di tutela in
relazione ai valori naturalistici, ecologici, geomorfologici ed
ambientali delle rispettive aree, nonché in rapporto agli usi delle
popolazioni locali ed alla situazione della proprietà ed alle forme di
tutela già esistenti.
29
Area oggetto
d’intervento-
C
Figura 5. Foglio 5D della Cartografia della nuova perimetrazione del Parco con
la zonizzazione interna (scala 1:25000)
30
12.3.1 REGIONE CAMPANIA A. G. C. “GESTIONE DEL
TERRITORIO” SETTORE “POLITICA DEL TERRITORIO”
SERVIZIO “PIANIFICAZIONE E TUTELA AREE NATURALI
PROTETTE”-“NORME GENERALI DI SALVAGUARDIA”
Fatta salva la disciplina nazionale e regionale di ciascuna materia,
ivi compresi gli artt. 7, 15 e 19 della legge 97/94, la legge 47/85,
l’art. 3 della legge 724/94 e successive modifiche ed integrazioni,
compatibili con le finalità del Parco e con gli strumenti urbanistici
vigenti e nel rispetto delle tipologie costruttive locali, nonché gli
interventi P.O.P. e P.O.R. e Regolamenti C.E.E. 2078/92, 2080/92,
2081/93, 2082/93 e 2083/93, sull’intero territorio del Parco, si
applicano delle precise disposizioni. Nel seguito ne vengono
riportate alcune, privilegiando quelle che possono essere di
interesse per lo studio in oggetto.
Raccolta di singolarità
31
E’ vietato effettuare la raccolta delle singolarità geologiche,
paleontologiche, mineralogiche e di reperti archeologici.
La raccolta può essere autorizzata dall’Ente Parco esclusivamente
ai fini didattici e scientifici.
32
relative alla “Tutela del patrimonio edilizio e disciplina edilizia” di
seguito indicate.
Lungo le aste fluviali non si possono eseguire opere di
consolidamento e sistemazione spondale che alterino i caratteri
naturalistici degli argini e dell’insieme ecosistemico né sbarramenti
artificiali dei flussi fluviali che precludano definitivamente il
naturale trasporto delle ghiaie e la risalita delle specie ittiche.
Il consolidamento per i fenomeni franosi ed erosivi va eseguito con
tecniche di ingegneria naturalistica. Qualora, previa certificazione
di istituti scientifici o universitari per interventi pubblici o di
rilevante entità e di perizie geologiche per gli altri casi, venga
accertato che la tecnica di ingegneria naturalistica non sia
applicabile, saranno consentiti interventi da valutare nella loro
compatibilità ambientale caso per caso.
Per la effettuazione di tali interventi si rende necessario il parere
dell’Autorità di Bacino competente.
ZONIZZAZIONE
33
L’area d’intervento, come già detto, ricade in Zona “C” – Area di
riqualificazione dei centri abitati di promozione e sviluppo
economico e sociale.
La Zona C comprende gli insediamenti antichi, isolati e/o
accentrati, di interesse storico ed ambientale integrati o non con gli
insediamenti di recente realizzazione.
Nella zona “C” vigono le seguenti norme oltre quelle generali di
salvaguardia di cui sopra:
1- Attività sportive. E’ vietato lo svolgimento di attività sportive
con veicoli a motore di qualsiasi genere;
2- Protezione della fauna. In tale area è vietata:
• l’introduzione di nuove specie animali e vegetali estranee
all’ambiente naturale, fatti salvi gli interventi connessi alla normale
conduzione delle attività agro-zootecniche e silvo-pastorali;
• la pesca negli specchi e nei corsi d’acqua, fatta salva quella con
singola canna nel rispetto delle specie e dei tempi stabiliti dai
calendari annuali.
34
Fermo restando le prescrizioni di cui alle norme generali nella zona
è consentito il taglio colturale e produttivo.
4-Circolazione. E’ consentita la circolazione, fuori dei percorsi
stradali, dei veicoli a motore per i mezzi necessari allo scavo, al
restauro ed alla sistemazione delle strutture archeologiche e per i
mezzi necessari alle normali attività di sorveglianza e soccorso.
5-Infrastrutture impiantistiche. E’ consentita la posa di cavi e
tubazioni interrati per reti di distribuzione dei servizi di pubblico
interesse, ivi comprese le opere igienico-sanitarie che non
comportino danni per le alberature di alto fusto né la modifica
permanente della morfologia del suolo; cabine di trasformazione
elettrica; tutti gli interventi che comunque non interessano l’aspetto
esterno dell’edificio; piccoli serbatoi per uso idropotabile;
adeguamento di impianti tecnici alle norme di sicurezza; opere per
l’eliminazione delle barriere architettoniche.
6-Tutela del patrimonio edilizio e disciplina edilizia. Su tutto il
territorio del Parco ricadente in zona “C” sono fatte salve le
previsioni contenute negli strumenti urbanistici vigenti e, ove
esistenti, le norme sulla ricostruzione delle zone terremotate (ex
legge 1431/62, 219/81, 363/84 e successive modificazioni ed
integrazioni).
Gli insediamenti di edilizia minore, rurale, sparsa, dei centri storici
devono essere recuperati nel rispetto delle tipologie tradizionali, per
la promozione delle attività economiche delle collettività locali in
stretta armonia e coesistenza con le attività del Parco in conformità
al disposto della Legge Regionale di attuazione della Legge 179/92.
35
• svolgere una funzione a supporto delle zone montane e
rivolta particolarmente a promuovere specifiche azioni di
settore utili allo sviluppo;
• assicurare un valido supporto a progetti significativi di area,
di settore, di vallata o zone omogenee, purché conformi alle
indicazioni del Piano poliennale e compatibili con le risorse
di bilancio;
• promuovere una specifica capacità di sintesi programmatica
e di risposta associata ai problemi e alla gestione di servizi
nella loro dimensione ottimale
36
reti in modo da favorire la partecipazione attiva alla vita
comunitaria e l’accesso esterno;
• generare le condizioni necessarie allo sviluppo endogeno in
un’ottica di sostenibilità complessiva, di compatibilità
ambientale e di efficienza del sistema produttivo;
• innalzare la competitività e valorizzare le specificità
dell’intero sistema produttivo comunitario secondo logiche
distrettuali e di filiera.
PROFILO TERRITORIALE
L’analisi che segue assume come ambito d’indagine il
comprensorio della Comunità Montana Serinese-Solofrana, nel
quale ricadono 12 comuni della provincia di Avellino:
37
Figura 6 .Comprensorio della comunità montana Serinese
-Solofrana
38
Comune Superficie (kmq) Altitudine
Montagna Collina Pianura Totale Max Min
Aiello del Sabato 10,83 10,83 582 326
Cesinali 3,73 3,73 475 312
Contrada 10,31 10,31 955 350
Forino 20,49 20,49 980 388
Monteforte Irpino 26,70 26,70 1.109 300
Montoro Inferiore 19,49 19,49 957 169
Montoro Superiore 20,44 20,44 1.567 188
S. Lucia di Serino 4,47 4,47 572 332
S. Michele di Serino 3,87 3,87 1.100 358
S. Stefano del Sole 10,77 10,77 1.146 328
Serino 52,17 52,17 1.806 359
Solofra 21,93 21,93 1.528 278
Comunità Montana 121,29 83,91 0,00 205,20 1.806 169
39
media complessiva di circa 95-100 giorni di pioggia per anno, è
massima nel periodo invernale. La neve compare sovente sulle
cime dei Monti Picentini ed in particolare sul Terminio (1.806 m.
s.l.m.), ma nel complesso i fenomeni nevosi, nel territorio della
Comunità sono limitati.
Le caratteristiche stagionali del territorio di studio possono
sintetizzarsi nei seguenti tratti: Primavera - nuvolosità variabile di
tipo cumuliforme, con precipitazioni anche intense; Estate -
prevalenza di sereno e assenza quasi totale di venti dominanti;
Autunno - precipitazioni più frequenti e cospicue nel mese di
ottobre e novembre; Inverno - i periodi di maltempo sono legati
essenzialmente ai transiti di perturbazioni atlantiche.
Aspetti naturalistici
Sono presenti zone di notevole interesse naturalistico, caratterizzate
da formazioni boschive integre e fenomeni paesaggistici di grande
attrazione.
L’area è connotata da situazioni ambientali di particolare valenza,
vista la presenza di massicci montani coperti da boschi cedui
castanili, faggeti e fustaie miste, corsi d’acqua, flora e fauna di
particolare pregio.
La vegetazione è caratterizzata da una notevole eterogeneità dovuta
alle brusche variazioni altimetriche ed alla diversa esposizione dei
versanti.
Buona parte del territorio ricade nell’ambito territoriale del Parco
Regionale dei Monti Picentini e del Parco Regionale del Partenio,
entrambi di recente istituzione. In particolare, l’area serinese,
ricompresa nel Parco Regionale dei Monti Picentini, esprime un
buon livello fisico-naturalistico, oltre che idrico ed idrogeologico,
per la presenza di serbatoi imbriferi di consistente dimensione.
Un po’ ovunque sono frequenti gli incendi (il più delle volte di
natura dolosa) che spesso sono la causa del riaffioramento della
roccia nuda.
Il sistema infrastrutturale ( la rete principale)
La rete viaria si può considerare, nel complesso, di buon livello; a
tale rete viaria primaria, si interconnette una rete secondaria di
collegamento non del tutto adeguata: se le comunicazioni con
l’esterno sono garantite da opere di infrastrutturazione di buon
40
livello, le comunicazioni interne, tra i vari comuni e le contrade,
non appaiono agevoli.
L’area è segnata da due sistemi viari principali di collegamento
longitudinale e trasversale:
• la superstrada AV-SA , che raccorda Avellino con le zone
della valle del Sabato e del Solofrano interne (Serinese,
Solofra, Montorese), che connette l’omonimo nucleo
industriale di Solofra con l’Agglomerato di Pianodardine;
• l’autostrada NA-BA che lambisce la zona Nord della
Comunità Montana, nel comune di Monteforte Irpino e si
connette alla restante parte del territorio comunitario per
mezzo della superstrada AV-SA.
I principali nodi di connessione della rete di collegamento
interprovinciale e interregionale, benché esterni, sono localizzati in
prossimità all’area della Comunità Montana (come ad es. il sistema
urbano Atripalda-Avellino-Mercogliano, a Nord, e il sistema di
svincoli diretti sulla superstrada Avellino-Salerno).
I collegamenti trasversali e di connessione tra i centri abitati sono
assicurati da alcuni assi secondari, rappresentati dalla viabilità
statale della SS.88 dei Due Principati ad Ovest della Comunità
Montana, che collega Monteforte Irpino, Contrada, Forino,
Montoro Superiore ed Inferiore dalla SS. del Terminio ad Est, che
collega i comuni di Cesinali, S. Stefano del Sole, S. Lucia di
Serino, S. Michele di Serino e Serino.
La rete secondaria: i collegamenti comunali
La rete dei collegamenti comunali è estremamente fitta e peraltro
condizionata dalla morfologia del suolo e dall’orografia del
territorio montuoso. Sostanzialmente si presenta in condizioni
soddisfacenti sia per la varietà e la quantità delle relazioni, che per
la qualità generale.
La rete ferroviaria
Per quanto concerne la rete ferroviaria, il territorio è attraversato
dalla linea Avellino-Salerno, con sole due stazioni (Solofra e
Montoro). Risulta pertanto assai scarso il grado di utilizzazione del
servizio ferroviario nell’organizzazione della mobilità all’interno
della Comunità e nelle relazioni tra questa e le aree esterne.
Un ulteriore uso alternativo della ferrovia potrebbe essere
rappresentato dal trasporto del flusso universitario gravante su
Fisciano .
41
Si riporta di seguito la Scheda sintetica comunale dell’accessibilità
esterna del comune di S. Stefano.
Le risorse ambientali
Dal punto di vista naturalistico possono individuarsi elementi di
notevole interesse:
y boschi cedui e castagneti si ritrovano in tutti i territori comunali;
y corsi d’acqua perenni e torrentizi, come il fiume Sabato che
sorge dal monte Terminio e, con le sue acque un tempo molto
ricche, alimenta l'acquedotto serinese, il fiume Finestrella, affluente
del Sabato, ed il torrente Solofrana. Quest’ultimo attraversa il
territorio della Comunità immettendosi nel Sarno, raccogliendo gli
scarichi inquinanti delle fabbriche conciarie del distretto Solofrano;
y il sistema montuoso dei Picentini, che interessa i comuni del
Serinese e le cime del Monte Terminio e del Pizzo S. Michele;
y l’area di S. Cristina, tra i comuni di Forino e Moschiano.
Parte del territorio della Comunità ricade nella perimetrazione
provvisoria del Parco Regionale dei Monti Picentini e del Parco
Regionale del Partenio.
Occorre inoltre rammentare che, al fine di favorire la tutela e la
conservazione di habitat naturali e seminaturali, nonché la flora e la
fauna selvatica presenti nei Paesi comunitari, la Commissione
Europea ha affidato alle Regioni dei singoli Stati membri il compito
di individuare siti di particolare interesse ai quali conferire il
riconoscimento di Siti di Importanza Comunitaria (SIC).
Tale riconoscimento consente alle aree così individuate
l’inserimento in una rete ecologica europea, denominata “Natura
42
2000”, destinata a garantire uno stato di conservazione favorevole
degli habitat naturali e delle specie di interesse comunitario (cfr.
V.I. allegata al presente Studio di Impatto Ambientale).
La Regione Campania ha individuato in provincia di Avellino 20
SIC dei quali due sono localizzati nel territorio della Comunità
Montana Serinese Solofrana:
y Vallone Matrunolo e Alta Valle del fiume Sabato,
y Monte Terminio,
del secondo, nel quale ricade il comune di S. Stefano, diamo di
seguito una breve descrizione1:
1
Entrambi sono ricompresi, in tutto o parzialmente, nel perimetro del Parco Regionale dei Monti Picentini.
43
alcune specializzazioni sia nel settore di attività primario che nelle
attività manifatturiere.
44
le aree da riservare ad edifici pubblici o di uso
pubblico nonché ad opere ed impianti di interesse
collettivo o sociale;
i vincoli da osservare nelle zone a carattere storico,
ambientale, paesistico;
le norme per l’attuazione del piano.
Il territorio comunale viene suddiviso in Zone territoriali
omogenee. Ricadono nelle zone A le parti del territorio interessate
da agglomerati urbani che rivestano carattere storico, artistico e di
particolare pregio ambientale o da porzioni di essi, comprese le aree
circostanti, che possono considerarsi parte integrante, per tali
caratteristiche, degli agglomerati stessi; in quelle B le parti del
territorio totalmente o parzialmente edificate, diverse dalle zone A;
in C le parti del territorio destinate a nuovi complessi insediativi,
che risultino inedificate o nelle quali l’edificazione preesistente non
raggiunga i limiti di superficie e densità di cui alla precedente
lettera B; in D le parti del territorio destinate a nuovi insediamenti
per impianti industriali o ad essi assimilati; in E le parti del
territorio destinate ad usi agricoli, escluse quelle in cui - fermo
restando il carattere agricolo delle stesse - il frazionamento delle
proprietà richieda insediamenti da considerare come zone C; infine
in F le parti del territorio destinate ad attrezzature ed impianti di
interesse generale.
In figura 7 è riportata la tavola n°2 allegata al P.R.G., dove è
presente la zonizzazione del territorio comunale.
Nella stessa figura è evidenziata l’area di intervento, che ricade in
zona rurale E.
Le zone rurali comprendono tutto il territorio comunale con
destinazione agricola cui si intende conservare tale funzione.
In tali zone sono consentite soltanto le costruzioni necessarie per la
conduzione agricola e per la residenza.
45
Figura 7: Tavola della zonizzazione del territorio comunale di Santo Stefano
del Sole (tav.2 P.R.G.)
46
In conclusione, dall’esame degli strumenti pianificatori vigenti
si evidenzia la sostanziale attualità del progetto che, nello
specifico:
- non contrasta con le misure vincolistiche degli
strumenti di pianificazione e normativi esaminati;
- tiene conto delle indicazioni di tutti gli strumenti di
pianificazione e normativi esaminati;
- adotta esclusivamente tecnologie e processi efficienti, già
collaudati e rispettosi dell’ambiente.
47
L’analisi delle interazioni si è quindi conclusa con un'operazione di
sintesi dei fenomeni maggiori rilevati (matrice degli impatti).
13.1.1. GENERALITÀ
I comparti ambientali trattati sono stati i seguenti:
1) ARIA E ATMOSFERA;
2) RUMORE E VIBRAZIONI;
3) IDROLOGIA;
4) GEOLOGIA ED IDROGEOLOGIA;
5) SUOLO;
6) PAESAGGIO;
7) COLTURE AGRARIE E ZOOTECNIA;
8) TOSSICOLOGIA AMBIENTALE-
ECOTOSSICOLOGIA (SALUTE
PUBBLICA);
9) ASPETTI SOCIO-ECONOMICI.
48
attuale per quanto concerne le emissioni di inquinanti in atmosfera.
Infatti, non sono prevedibili nuove sorgenti di tipo areale o
puntiforme tali da poter ulteriormente contribuire allo scenario
emissivo locale dello stato di fatto.
Durante la fase di cantiere si avranno alcune emissioni di inquinanti
in atmosfera; in particolare, dal punto di vista delle sorgenti
inquinanti, si prevedono:
• emissioni di inquinanti (CO, NOx, SOx, NMCOV, Polveri)
derivanti dai motori a combustione interna dei mezzi
impegnati nel cantiere;
• emissioni di polveri dovute alle movimentazioni di terra e
alla circolazione dei mezzi.
Si è proceduto a determinare una stima delle emissioni derivanti dai
motori a combustione interna che verranno utilizzati durante i
lavori, sono stati presi a riferimento i fattori di emissione standard
forniti dall’Environmental Protection Agency degli Stati Uniti
(EPA, AP-42, 1985) per le categorie di mezzi che normalmente
vengono adoperati in cantieri simili a quello del caso in specie.
E’ stato utilizzato un modello di calcolo ad hoc.
Dalle analisi svolte si è concluso che le concentrazioni di inquinanti
in atmosfera derivanti dai motori a combustione interna dei mezzi
di cantiere risultano assolutamente accettabili e notevolmente
inferiori ai valori limite di legge. Altresì, le emissioni di polveri
attese, derivanti sostanzialmente dai movimenti di materiale, sono
risultate inferiori agli standard presi a riferimento, corrispondenti a
quelli fissati dall’EPA americana (in assenza di limiti assegnati
dalla normativa comunitaria e nazionale).
Nel complesso, nella fase di cantiere, l’impatto sulla Componente
Ambientale Atmosfera è modesto e reversibile. Gli effetti descritti
hanno carattere transitorio ed una rilevanza trascurabile per la loro
scarsa entità, dato lo sforzo di ridurre al minimo le volumetrie in
movimentazione.
In aggiunta lo sforzo di limitare le piste di cantiere, per il
raggiungimento delle varie zone, riduce di fatto i già minimi impatti
della fase di cantiere.
La riduzione delle necessità di movimentazione unitamente ad
una favorevole localizzazione (caratterizzata da una scarsa
presenza antropica) creano condizioni per giudicare molto
basso l'impatto relativo alla qualità dell’aria.
49
13.1.3 RUMORE E VIBRAZIONI
Nella descrizione del clima acustico sono state portate in conto
preliminarmente le sorgenti preesistenti rispetto all’intervento di
mitigazione del rischio idrogeologico del comune di Santo Stefano
del Sole. In un secondo momento si sono presi in considerazione i
livelli acustici derivanti dalla fase di esercizio dell’opera (post-
intervento) e dalla fase di cantiere.
Dopo un rapido inquadramento normativo è stata effettuata
un’analisi dell’impatto mediante l’applicazione di modellistiche di
simulazione nelle ipotesi più sfavorevoli.
A seguito della realizzazione dell’intervento di sistemazione per la
mitigazione del rischio idrogeologico nel comune di Santo Stefano,
non è prevista nessuna alterazione dello stato attuale per quanto
concerne le emissioni di rumore. Infatti, non sono prevedibili nuove
sorgenti di tipo areale o puntiforme tali da poter ulteriormente
contribuire allo scenario acustico locale ricostruito per lo stato di
fatto.
13.1.4. IDROLOGIA
Si riporta nel seguito una breve sintesi delle elaborazioni e dei
risultati degli studi condotti sugli aspetti idrologici del sito.
Con riferimento alla sezione terminale dell’intervento è stato
individuato il bacino idrografico delle aste vallive che confluiscono
in esse. La valutazione delle portate di piena è stata effettuata
50
attraverso uno studio idrogeologico basato su una metodologia di
tipo probabilistico.
A partire dalle portate stimate si è provveduto a determinare le
caratteristiche idrauliche della corrente, allo scopo di verificare che
le effettive capacità idrovettrici dell’alveo risultassero compatibili
con i valori delle portate al colmo di piena, verificando l’efficacia
degli interventi proposti.
51
Esiste, oltre al rischio idraulico elevato, un altrettanto elevato
rischio di frana del tipo colata rapida connesso alla tipologia di
materiali presenti nell’area.
Ciò premesso l’intervento di sistemazione idraulica
generalizzata del vallone con adeguamenti delle sezioni
idrauliche, interventi di sostegno delle sponde e stabilizzazione
del fondo alveo si ritiene sicuramente necessario, oltre che
urgente.
52
Foto 1. Vista da monte dell’area interessata dal movimento franoso.
53
13.1.6 SUOLO
Obiettivo di questa parte dello studio è stato quello di valutare la
qualità del suolo prima e dopo la realizzazione del progetto ed
individuare l’eventuale degrado dovuto alla realizzazione
dell’intervento sia ad opera completa che durante la fase di
realizzazione.
Per le caratteristiche intrinseche (pendenza, esposizione, ecc.) il sito
non risulta potenzialmente idoneo allo sfruttamento agricolo; nel
passato non risulta che si siano insediate attività di tale genere
nemmeno prima dell’innesco del movimento franoso. D’altra parte
la zona è caratterizzata da un ambiente adatto allo sviluppo di
bosco, infatti sono presenti alberi di castagno al di sotto dei quali si
sviluppa una vegetazione di sottobosco arbustiva spontanea.
Le opere in progetto avranno esclusivamente lo scopo di
consolidare le sponde dei due valloni, che come già scritto, sono
caratterizzate dalla presenza di coltri piroclastiche su substrato
calcareo. Perciò si tratta di interventi puntuali che non
comporteranno nessuna modifica allo stato attuale del suolo, nè
durante la fase di realizzazione né ad opera completata.
13.1.7 PAESAGGIO
Gli interventi previsti all’interno dell’area ricadente nella
perimetrazione del Parco consistono nel ripristino della sede
stradale secondo una geometria perfettamente identica a quella
preesistente la frana. Non vi sarà alcun aumento degli ingombri
della strada, né saranno costruiti nuovi elementi di particolare
visibilità che possano alterare il paesaggio o comunque configurare
un contesto paesaggistico diverso da quello precedente l’evento di
frana. Si è fatto in modo che le opere di progetto si inseriscano in
modo gradevole nel paesaggio esistente, grazie all’uso di materiali
naturali presenti in loco come la pietra calcarea, che sarà utilizzata
per il riempimento dei gabbioni e per il rivestimento delle opere in
c.c.a. visibili. In tal modo le opere, senza turbare la naturalità dei
luoghi, contribuiranno a conferire all’ambiente l’immagine di un
più ordinato assetto idrogeologico.
D’altronde le foto di seguito riportate testimoniano un attuale stato
di degrado dell’area, soprattutto in corrispondenza della zona dove
si è sviluppato l’evento franoso.
54
Foto 3. Nicchia di distacco della frana
55
Foto 5. Nicchia di distacco della frana. In evidenza i danni provocati
all’opera di attraversamento.
56
La tipologia di ripristino scelta, che non altera lo stato di fatto
preesistente il movimento franoso e migliora la stabilità dell’area ed
il regime delle acque naturali, è tale che le interazioni tra progetto
e paesaggio siano positive in quanto le nuove opere non
introducono elementi di impatto ed anzi tendono a mitigare le
criticità della situazione esistente e a migliorare
significativamente l’effetto visivo.
57
• per quanto attiene l’inquinamento acustico, il rumore generato
dal cantiere non provoca disturbi tali da essere rischiosi per la
salute pubblica;
• per quanto attiene i rischi di inquinamento delle acque sotterranee
e superficiali la realizzazione del progetto non prevede rischi di
contaminazione e quindi si può ritenere salvaguardata la salute
umana;
• la realizzazione delle opere ha quale obiettivo primario quello di
eliminare i rischi derivanti da eventi alluvionali estremi.
58
significativamente sulla conservazione del grado di naturalità
del sito:
• per la superficie occupata dagli interventi, assai esigua e
limitata solo a modesti tratti delle aste torrentizie del Vallone
Mezzacosta, in area, tra l’altro, già antropizzata;
• per la marginalità dell’area d’intervento rispetto alla
perimetrazione del Parco;
• per le operazioni di scavo che non comporteranno alcuna
turbativa ambientale, né incideranno sul grado di naturalità
del sistema ambiente dal momento che gli scavi saranno
eseguiti con trasporto a rifiuto del materiale rimosso, i cavi
rimarranno aperti per periodi di tempo limitati, il rinterro
sarà eseguito con materiale proveniente in parte dagli scavi,
in parte da cave; quest’ultimo sarà trasportato in sito all'atto
della posa in opera. Il ripristino sarà eseguito nel rispetto
dell'originaria configurazione del terreno e del piano viario;
• per l’impatto trascurabile dell’intervento progettato sulla
vegetazione. Vi sarà necessità di sradicare la vegetazione
laddove saranno costruiti i gabbioni, ma essa ricrescerà
immediatamente al di sopra di essi, ricreando l’attuale
paesaggio. I gabbioni conterranno la propagazione della
vegetazione verso il fondoalveo, contribuendo a mantenere
sgombra da piante e detriti la sezione idraulica;
• per l’impatto trascurabile delle opere di progetto sull’habitat
faunistico, sia perché tali interventi saranno localizzati su
aree molto modeste rispetto all’intero versante, sia perché la
strada Panoramica, per la sua modesta carreggiata stradale e
per l’assenza di recinzioni laterali, non costituisce una
barriera al passaggio degli animali del sottobosco;
• per l’ampio ricorso a tecniche di ingegneria naturalistica;
• per il modesto fabbisogno in termini di risorse (estrazione di
acqua, ecc.);
• per l’assenza pressoché totale di emissioni e rifiuti
(smaltimento in terra, acqua, aria);
• per la presenza in zona di una rete viaria ampiamente
sufficiente alle esigenze di trasporto in cantiere;
• per la modesta durata dei lavori;
• per l’assenza di effetti cumulativi con altri progetti.
59
Valutazione della significatività dei possibili effetti: la
significatività dell'incidenza dovuta all'interazione fra i
parametri del progetto e le caratteristiche del sito risulta
obiettivamente assai modesta, anche in considerazione:
• della perdita pressoché nulla di aree di habitat, in
considerazione all’ampio ricorso a tecniche di ingegneria
naturalistica, uniche capaci di non compromettere in
modo irreversibile le funzioni biologiche dell’ecosistema
in cui vengono inserite le opere e tali da arrecare il
minimo danno possibile alle comunità vegetali ed animali
presenti, rispettando contestualmente i valori
paesaggistici dell’ambiente;
• dell’assenza di cambiamenti negli elementi principali del
sito (ad es. qualità dell’aria, dell'acqua, ecc.);
• del modesto impatto delle opere nell’ambiente;
• del previsto uso di specie vegetali autoctone.
In ogni caso non sono prevedibili soluzioni alternative, né è
auspicabile l'opzione “zero”, che non consentirebbe il
raggiungimento degli obiettivi perseguiti: I) del ripristino della
transitabilità in condizioni di sicurezza di una importante arteria
stradale di collegamento tra la Valle del fiume Sabato e la Piana del
Dragone; II) della prevenzione di ulteriori dissesti e della
mitigazione del rischio idrogeologico, in ragione del rilevante
interesse pubblico connesso alla sicurezza e alla tutela della
pubblica e privata incolumità in un consistente settore antropizzato
del territorio comunale.
Si è ritenuto, pertanto di poter affermare con ragionevole certezza
che il progetto non avrà incidenza significativa sui siti Natura
2000 ZPS “PICENTINI” – IT8040021 e SIC IT8040011 –
MONTE TERMINIO, e, pertanto, non è stato necessario passare
alla fase successiva della valutazione appropriata.
Sono state riportate, comunque, prescrizioni operative e misure di
mitigazione/attenuazione per la tutela di alcune specie, che, seppure
presenti nel territorio del Parco, non sono però caratteristiche
dell’area d’intervento (per quasi tutte le specie indicate non si
segnala la presenza nel territorio del Comune di Santo Stefano del
Sole da molti decenni). Inoltre è opportuno sottolineare che
l’intervento verrà realizzato in lotti funzionali, pertanto le aree
60
interessate dai lavori risulteranno di estensione modesta, tali da non
pregiudicare in modo irreversibile l’habitat delle specie presenti nel
territorio del Parco.
61
• i fattori di stima della consistenza dell’impatto, valutata
considerando le componenti localizzativa e progettuale
• il valore dell’impatto stimato.
Molto favorevole 0
Favorevole 10
Mediamente favorevole 20
Sfavorevole 30
Molto sfavorevole 40
62
Di seguito si riporta l’elenco dei fattori causali considerati per
ciascuna componente ambientale:
• movimentazione di terra e modellamenti morfologici,
• trasporto di materiali da costruzione (ad esempio il
pietrame dei gabbioni),
• funzionamento macchinari di cantiere.
63
Legenda impatti
Molto alto 35-40
Alto 25-30
Medio 20
Basso 15
Molto basso 10
Trascurabile 5
Nullo 0 a b c
movimenti di Trasporto funzionam.
terra e modellam. materiali da macchinari di
morf. costruz. cantiere
Inquinamento
A ATMOSFERA 15 15 15
atmosferico
RUMORE E Rumore e
B 10 10
VIBRAZIONI vibraizioni
Idrologia
AMBIENTE
C superficiale 5
IDRICO
(aspetti idraulici)
Idrologia
superficiale
D 15
(qualità delle
acque)
SUOLO E
E Morfologia 0
SOTTOSUOLO
Stabilità ed
F 0
erosione
G FLORA Vegetazione 5
H FAUNA Fauna 10 10
I PAESAGGIO 10
SALUTE
L Salute pubblica 0 0
PUBBLICA
64
14. CONCLUSIONI
Si deve dunque concludere che il progetto proposto risulta coerente
ed efficace per le esigenze di sistemazione idrogeologica della
strada nel Comune di Santo Stefano del Sole.
Il Quadro di riferimento Programmatico ha evidenziato che l’opera
proposta è perfettamente inquadrata nel contesto vincolistico del
sito e non contrasta con nessuno degli attuali strumenti di
pianificazione.
L’analisi condotta al Quadro di Riferimento Ambientale ha
mostrato, per tutte le componenti ambientali elementari, che non
esistono significative interferenze derivanti dall’intervento in
parola.
Per tutte le componenti, gli impatti provocati sono essenzialmente
legati alle fasi transitorie di cantiere. In fase di esercizio sono
praticamente inesistenti.
La Valutazione d’Incidenza ha consentito di caratterizzare come
trascurabile l’effetto degli interventi in progetto, al termine della
loro realizzazione, sulle specie e gli habitat protetti nel SIC/ZPS.
Alcune prassi di buona pratica raccomandate al team di progetto,
alla DL e alla Committente, consentiranno di minimizzare gli
impatti dell’opera anche durante le fasi di condotta ed esecuzione
dei lavori.
A conclusione del presente Studio d’Impatto Ambientale, si può
riferire agevolmente che il progetto proposto ha complessivamente
un impatto positivo sulle componenti ambientali più significative e
sui loro mutui equilibri.
Tanto si rassegna per tutti gli effetti di legge.
Il progettista
Prof. ing. Gianfranco Urciuoli
65