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Ronzii e sfarfallamenti sono problemi che si conoscono da sempre
con i vecchi tubi fluorescenti. Nel tempo la tecnologia ha
sviluppato reattori elettronici sempre più evoluti che hanno
eliminato quasi interamente il fastidioso effetto. Oggi però, da
quando in tutti i settori dell’illuminazione si sono imposti i LED
(Light-emitting-Diode), il ronzio e lo sfarfallamento – in inglese
L’occhio percepisce l’80% delle flicker – ritorna di attualità e una qualità della luce “flickerfree”
informazioni ambientali. In questo
totale vi è anche il flicker che può dipende essenzialmente dal driver LED
avere un impatto negativo sul
benessere delle persone, in relazione
alla loro sensibilità percettiva (courtesy Un’efficiente illuminazione LED insieme alle crescenti esigenze in
photo: Thinstock by Getty Images) termini di comfort e qualità della luce riportano in evidenza le
questioni connesse ai ronzii e agli sfarfallamenti dovuti alle
variazioni di intensità della luce in tempi determinati e che coinvolgono diversi ambiti applicativi
dell’illuminazione, per esempio con le riprese televisive sportive al rallenty oppure nell’ambito
dell’illuminazione stradale, talvolta anche con l’illuminazione generale o delle postazioni di lavoro
dove sono collocate macchine rotanti in rapido movimento.
A seconda della sensibilità e della frequenza questi disturbi possono arrecare danno allo stato di
benessere delle persone. É comprovato che mentre le frequenze molto alte non hanno effetti
sullo stato di benessere, le hanno quelle sotto i 120 Hz. In questo articolo ci concentriamo su
queste.
I flicker (sfarfallii) possono avere cause diverse. Per chi costruisce i reattori è la corrente di ripple
(corrente ondulata) ad avere il ruolo decisivo: si tratta della corrente alternata residua che
attraversa un utilizzatore dopo il raddrizzamento e il filtraggio.
Si sovrappone in pratica alla corrente continua e può presentare variazioni di presenza e curva.
Questo residuo provoca oscillazioni nel modulo LED che comportano a loro volta cambiamenti
nella luminanza.
L’entità dei flicker dipende dalla quantità del residuo di corrente alternata, dalla sua frequenza
ovvero regolarità. In questo quadro comunque hanno una certa importanza anche le tecnologie
portanti della sorgente LED e lo stesso design dell’apparecchio d’illuminazione. In altre parole, se
per la sorgente LED si utilizza ad esempio fosforo come materiale di conversione, questo strato
avrà effetto capacitivo e riuscirà ad eliminare una piccola parte del residuo di corrente alternata.
Nell’ illuminazione i flicker possono dare fastidio a seconda della sensibilità e del tipo di attività
svolte, possono distrarre e mettere a disagio, anche se le oscillazioni rimangono al di sotto della
soglia del percepibile (percezione indiretta). In tutto questo conta molto la vista periferica: è
proprio qui infatti che tutti i movimenti appaiono più intensi a prescindere che siano flicker
oppure oggetti in movimento.
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c u -tr a c k considerazioni sui criteri da adottare per escludere il più possibile i flicker. Le normative IEEE .d o
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1789-2015 formulano ora specifiche dettagliate sul fenomeno, sulla sua intensità ed effetto alle
diverse frequenze oltre che sulla costruzione degli alimentatori. A seconda che i flicker si
verifichino in modo percepibile cioè sotto i 70 Hz oppure ad una frequenza non percepibile, i
valori di soglia sono differenti. Mentre al livello più critico intorno ai 10 Hz si nota già uno 0,5 %
di flicker, a 60 Hz si fa notare solo una percentuale del 60 %, vale a dire 120 volte più intensa: è
chiaro allora che il valore di soglia è molto più alto.
Mentre i LED di per sé non implicano pericolo di flicker, la cosa cambia con il dimming: in
particolare quello a modulazione di impulsi, che lo può aumentare o addirittura provocare.
Quindi, per prevenire questo pericolo sono da consigliarsi altri sistemi di dimming, come ad
esempio quello analogico. Dovendo invece rimediare agli svantaggi del dimming analogico ai
livelli più bassi, i metodi preferibili restano quelli ibridi.
In conclusione…
I dati sulle correnti di ripple dei driver ci offrono una prima informazione sul rischio di flicker. Una
valutazione più sicura la si ricava tuttavia dai dati completi dell’apparecchio di illuminazione.
I produttori illuminotecnici sono in grado di fornire informazioni precise sugli alimentatori usati,
sull’entità del residuo di corrente alternata, sul metodo del dimming e sull’andamento delle
frequenze; soprattutto quello compreso tra 0 e 120 Hz permette di capire a quanto ammonti la
probabilità di flicker.
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premesse per un funzionamento senza flicker.
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c u -tr a c k (ing. Stefano Rosa, Global Channels Director – Tridonic, Zumtobel Group) .d o
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