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L’artista: Suzanne Vega

Suzanne Vega, cantante folk statunitense, ha nove anni quando scopre che lo scrittore portoricano Ed
Vega, con cui vive insieme alla madre a New York è solo il padre adottivo. "È stato uno shock, ho dovuto
riesaminare la mia identità: mi piaceva l'idea di essere per metà portoricana, e invece, improvvisamente,
scoprivo di essere bianca al cento per cento". Nella Grande Mela, Suzanne respira un'atmosfera
multiculturale: frequenta la comunità ispanica, ascolta musica sudamericana e studia danza. Poi si laurea in
inglese alla Columbia University. La passione per la musica - che coltiva scrivendo canzoni fin dall'età di
quattordici anni - la indirizza verso il circuito folk del Greenwich Village, famoso quartiere di New York
frequentato da giovani artisti. E sarà un concerto di Lou Reed nel 1979 a folgorarla sulla strada del rock:
"Era la prima volta che vedevo un artista affrontare con coraggio temi come la violenza e la disperazione.
Capii che avrei potuto scrivere canzoni sugli esclusi, sulla gente della strada, che sarei potuta diventare una
cantante folk". Si presenta così alle prime audizioni.
"Era orribile - racconta -. Capiva di suonare davanti a un tizio che mangiava una bistecca di maiale e beveva
birra, e alla fine ti diceva: "No grazie". Ma quella ragazzina con la chitarra, che sogna di seguire le orme di
Bob Dylan, conquista Nancy Jeffries della A&M. "Può vendere trentamila copie", è la scettica previsione dei
discografici e invece il suo album “Solitude Standing” vende tre milioni di copie. Tra i brani dell’album c’è.
"Luka", vibrante denuncia delle violenze sui bambini.

La canzone: Luka

“Mi chiamo Luka


Vivo al secondo piano
Vivo sopra di te.
Se senti qualcosa di notte
Qualche tipo di problema, qualche tipo di litigio
Non chiedermi cos’era.”

La denuncia delle violenze sui bambini è unabattaglia che la cantautrice ha condotto anche sotto le insegne
di Amnesty International, partecipando a concerti di beneficenza per l'infanzia. "Oggi qualcosa è cambiato
nella mentalità delle persone - osserva -. Chi commette abusi, e anche i poliziotti che fanno finta di non
vedere, rischiano molto di più. Luka si rivolgeva ai vicini di casa proprio perché volevo puntare il dito contro
l'indifferenza della gente". Il brano diventa "canzone dell'anno" negli Stati Uniti e, in Italia, viene tradotto in
una cover di Paola Turci.
La ex-ragazzina timida dei folk-club newyorkesi è diventata madre di una bambina, Ruby. E ha rivelato di
essere stata lei stessa la vittima di quelle violenze narrate nella canzone: "Mi sono nascosta dietro questo
personaggio immaginario per raccontare l'incubo della violenza sui bambini, che da piccola ho vissuto sulla
mia pelle. Ebbene sì, Luka sono proprio io".

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