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L’atteggiamento teorico e la tematizzazione dell’idealità pure e le costruzioni pure diventa la geometria pura.
La geometria pura diventa poi geometria applicata, come arte di misurazione guidata dalle idealità.
Questo tipo de causalità per noi e ovvio, che dalla esperienza pre-scientifica delle qualità sensibile si costituisce in
modo “fisicalistico” a eventi del mondo delle forme. Ma per Galileo soltanto è ovvio la matematica pura e il modo
usuale in cui veniva applicata.
5. Quindi, qual è stata la motivazione dei suoi concetti fondamentali?
§9, b) Motivazione della concezione galileiana della natura
1. Come raggiunge interesse il nesso causale plena-forme?
Ci sono molti rimandi a nessi causali facili da rilevare dell’ambito dei plena a quello delle forme [altezza del
suono con la lunghezza de la corda], ma soltanto questo fatto ha un interesse quando si arriva a un carattere di
determinatezza, che si raggiunge con la misurazione dei plena.
Il mondo concreto deve dimostrarsi matematizzabile-obiettivo, cioè misurabile e misurato. Questo porta a che «la
matematica è universalmente applicabile», nel senso diretto con le forme spazio-temporali e indiretto delle qualità
sensibili.
Questo ci porta a un’ipotesi generale: «Che un’induttività universale domina il mondo intuitivo, un’induttività
che si annuncia nell’esperienze quotidiane ma che nella sua infinità rimane nascosta». L’interesse per Galileo è
di scoprire piano piano al meno parte di questa infinità che si trova nelle esperienze quotidiane e di giungere a metodi
di grande portata e perfezionabili per poter sviluppare tutti i metodi di misura.
2. Affermazione di una causalità universale
Con questo si afferma la ovvietà di una causalità esatta universale che precede e guida tutte le causalità
particolari.
In questa causalità si centrano tutte le applicazioni dei cambiamenti a livello dei plena e delle forme: tutto ciò ha
costituito il problema della fisica in fase di scoperta (misto di istinto e metodo).
3. Questo atteggiamento è filosofico?
Una scoperta e un misto di istinto e metodo. Allora, al arrivare a questo punto del suo discorso, Husserl si
domanda se questo possa essere filosofia, nel senso di una scienza rigorosa, che ci possa servire veramente per la
conoscenza del mondo e di noi stessi. Nel caso di Galileo l’esperienza reale mostrava ciò che la sua anticipazione
ipotetica implicava: nessi causali che venivano enunciate matematicamente mediante “formule”.
4. Conclusioni
Come risultati o conclusioni di questo processo possiamo rilevare due punti:
La pratica misurativa attuale ha sviluppato l’arte della misurazione, migliorando la sua perfezione “in
infinitum”. Cioè ogni misurazione assume il senso di un’approssimazione a un polo ideale-identico anche se
irraggiungibile.
Già non interessa il caso di “questo corpo”, ma l’obiettivazione del mondo intuitivo ci porta a formule
numeriche generali applicabile a tutti i casi particolari
Questa ipotesi, che però per Galileo è un’ovvietà, rimarrà come un’ipotesi sempre. Allora ci chiediamo qual sarà il
valore di verità della conoscenza del mondo e dello sviluppo della scienza.