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Collana Ricerche, n. 55 – giugno 2009
Daniele Marini
Un sistema produttivo sicuramente segnato dalle difficoltà, che sente i morsi della crisi
globale, e avverte pienamente su di sé i riflessi di un quadro internazionale ancora molto
incerto. Tuttavia, chi pensasse a imprenditori ripiegati su se stessi o fermi in attesa di una
schiarita sbaglierebbe rappresentazione.
L’ottava edizione della ricerca nazionale realizzata dalla Fondazione Nord Est, promossa
da UniCredit Corporate Banking, per Il Sole 24 Ore, mette in luce un quadro inatteso, ben
oltre le aspettative. È un’Italia delle Imprese inaspettatamente più fiduciosa e solida di
quanto la discussione pubblica e i dati istituzionali ci abbiano mostrato in questi mesi.
Certo, si tratta di un sondaggio volto a raccogliere le opinioni, le aspettative e le
condizioni avvertite, che non può contraddire i dati di fatto. Ciò non di meno, aiuta ad
articolare meglio la visione di una crisi profonda, che non può essere letta esclusivamente
sotto il profilo quantitativo. Perché, com’è noto, le percezioni e le rappresentazioni sono
il veicolo che guida e orienta le azioni, anche oltre l’oggettività dei fatti. Rilevare
l’esistenza di un sistema industriale combattivo, che reagisce alle difficoltà e che – dopo
un iniziale disorientamento – ha preso le misure rapidamente alla crisi, ricercando nuovi
mercati e nuovi prodotti da offrire, non serve ad alimentare false immagini. Ma a
comprendere le risorse (motivazionali) sulle quali fare leva per avviare interventi e
politiche. L’Italia delle Imprese, soprattutto, non ha perso la risorsa immateriale più
importante: la fiducia. Nei confronti delle proprie energie, in particolare, ma anche verso
le istituzioni e verso l’azione del Governo, nei confronti dell’euro e dell’Europa. Tutto
ciò non deve nascondere l’esistenza di aspetti problematici individuabili, una volta di più,
nella nostra connaturata difficoltà di fare sistema, di reagire in modo coeso e strategico.
Rimane minoritario, ma cresce costantemente, l’orientamento degli imprenditori a cercare
risposte alla competitività in modo individualistico, all’insegna del fai-da-te. Così come
sul piano dell’internazionalizzazione non diminuisce la quota di quanti varcano i confini
senza trovare un interlocutore che li sostenga in questo processo. Insomma, si agisce in
assenza di un quadro condiviso, di un sistema-paese in grado di offrire risposte coerenti
in tempi utili alle necessità di imprese che devono fare i conti tutti i giorni con agguerriti
competitori internazionali. Dunque, meglio muoversi rapidamente per linee autonome,
piuttosto che aspettare un intervento coordinato. Dinamismo creativo o programmazione
ragionata resta così un dilemma difficilmente risolvibile, considerati i pro e i contro di
ciascuna delle due opzioni. In ogni caso, il fattore tempo diventa sempre più un aspetto
discriminante, soprattutto in momenti di crisi e di incertezza. Sullo sfondo rimangono –
amplificandosi e complicandosi rispetto a quanto rilevato nel 2007 – le questioni
territoriali del nostro Paese. Da un lato, le imprese del Nord aumentano ulteriormente la
consapevolezza del peso svolto per l’economia nazionale, con un gap rispetto al peso
politico che si riduce, ma che nel Nord Est in particolare rimane elevato. Dunque, esiste
una “questione settentrionale” legata alla percezione di una forbice fra l’importanza
giocata in ambito economico (elevata), da un lato, e il peso (minore) di cui gode sotto il
profilo della rappresentanza degli interessi nella sfera politica. Ma il Nord non è tutto
uguale. Esistono “i” Nord. Se i lombardi percepiscono una significativa centralità sia
nell’economia che nella politica, così non avviene per il resto del Nord Ovest e, in misura
Silvia Oliva
Il vento della crisi, per sei imprenditori su dieci, soffierà ancora sull’economia mondiale
fino ai primi mesi del 2010. Tuttavia, il punto più basso della curva che disegna
l’andamento della crisi, sia essa a V o a U, sembra ormai essere stato raggiunto. Tanto
che le previsioni dei titolari d’impresa italiani per l’economia nazionale e
internazionale, pur presentando un valore negativo, sono migliori rispetto a quanto
rilevato un anno fa, quando ancora il crollo finanziario ed economico non si era
palesato. Il peggioramento registrato a livello regionale e di singola impresa evidenzia
quanto siano ancora forti le tensioni in atto, ma rende anche esplicita come sia
diversificata la capacità delle aziende di vivere, superare e interpretare questa fase.
Percorrendo a ritroso i risultati delle precedenti edizioni dell’indagine, si osserva come i
saldi sintetici, calcolati come differenza tra opinioni di crescita e opinioni di flessione,
registrati nel 2009 per le economie regionali (-21,2) e nazionale (-9,6%) siano migliori
rispetto a quelli del 2005 (rispettivamente -28,5 e -36,1). Viceversa, per l’economia
internazionale (-6,4) e per le imprese (-2,3) si tratta del primo dato negativo rilevato, a
conferma che, se certamente la crisi attuale ha avuto origine a livello internazionale, in
Italia si è sommata ad una situazione già presente di debolezza e difficoltà cui le aziende
locali avevano risposto anche aprendo sempre più lo sguardo alle occasioni presenti su
quei mercati esteri, oggi in flessione.
Le proiezioni sui prossimi sei mesi per quanto riguarda le imprese italiane mostrano una
polarizzazione tra aziende che indicano una crescita (26,1%) e quelle che, invece,
lamentano un’ulteriore flessione (28,4%), a fronte di una quota prevalente di attività che
si attende una sostanziale stabilità (45,5%). La lettura dei risultati in base alle
dimensioni, ai settori e alla cluster analysis suggerisce che questa crisi investe
trasversalmente i settori – solo i servizi presentano un saldo leggermente positivo (2,3) -
ma, viceversa, premi le imprese che hanno assunto in questi anni una dimensione e un
comportamento strategico innovativo e attento sia alle proiezione internazionale, sia alla
capacità di aprirsi a nuove relazioni e nuove reti. Così, il saldo di opinione per le
imprese sopra i 50 addetti si attesa a +7,3, mentre quello delle imprese meno strutturate
a -4,2. Allo stesso modo le imprese self made globali, ovvero le imprese
internazionalizzate, pronte ad allearsi o aggregarsi, registrano un dato sintetico pari a
+6,0. Faticano, invece, ancora a intravedere la ripresa le altre aziende, sia le imprese in
ridefinizione (-7,4) - internazionalizzate, poco propense alle alleanze per accrescere la
competitività, ma pronte ad aprire a terzi il proprio capitale - sia le micro-local (-4,7%),
fortemente legate al territorio ed estremamente individualiste.
In questo contesto, anche l'incertezza sulla durata della crisi permette di valutare con più
attenzione il grado di ripresa della fiducia da parte del sistema produttivo nazionale.
Infatti, se l'intensità della crisi è ormai evidente, la sua durata rimane ancora argomento
di stime e previsioni. Poco meno di ¼ degli imprenditori italiani intervistati (23,3%)
ritiene che già a fine 2009 si assisterà alla fine della fase recessiva dell'economia
mondiale. Un altro 40% invece, ritiene che sarà necessario attendere la prima metà del
2010. Il 28,2% si attende che la flessione dell'economia internazionale si protragga
ancora per almeno un anno e mezzo. Infine, si conta anche un 7% di imprese che
Area geografica
Nord Ovest -10,2 -10,5 -3,8 -2,9
Nord Est -21,8 -28,6 -24,2 -0,9
Centro -27,8 -12,0 -12,5 -7,3
Sud e Isole -29,6 +6,2 +7,3 +1,9
Classe dimensionale
10-49 addetti -21,9 -8,6 -6,2 -4,2
50 e + addetti -16,7 -14,2 -5,0 +7,3
Settore
Industria -21,8 -9,0 -4,8 -4,0
Commercio -24,9 -17,0 -10,9 -3,6
Servizi -17,5 -6,2 -7,0 +2,3
Internazionalizzate
Sì -23,7 -12,9 -9,1 -2,8
No -19,4 -7,3 -4,4 -2,0
Cluster
Self made globali -14,8 -7,5 -5,4 +6,0
In ridefinizione -31,6 -9,6 -5,7 -7,4
Micro-local -18,7 -8,2 -4,8 -4,7
Fonte: Fondazione Nord Est – UniCredit Corporate Banking, per Il Sole 24 Ore, maggio 2009 (n. casi
1.227)
Aumentare la tecnologia
Utilizzare il marketing e
collaborazione con altre
Allargare la gamma di
prodotti/servizi offerti
Cercare forme di
Ridurre i costi di
prodotti/servizi
Diversificare i
la pubblicità
produzione
impiegata
imprese
Totale
TUTTI 25,5 20,0 19,3 14,0 13,1 8,1 100,0
Area geografica
Nord Ovest 28,9 19,3 20,5 12,8 12,1 6,4 100,0
Nord Est 23,2 18,8 19,3 17,9 15,0 5,8 100,0
Centro 23,1 22,0 17,0 17,0 13,1 7,8 100,0
Sud e Isole 25,0 20,1 19,8 10,1 13,0 12,0 100,0
Classe dimensionale
10-49 addetti 25,6 20,1 19,6 14,1 12,7 7,9 100,0
50 e + addetti 23,9 19,9 17,9 13,9 14,9 9,5 100,0
Settore
Industria 27,1 22,6 18,0 11,7 13,2 7,4 100,0
Commercio 24,6 12,3 25,6 20,5 6,7 10,3 100,0
Servizi 22,3 18,8 18,1 15,3 17,1 8,4 100,0
Previsioni sull’impresa
Crescita 23,2 20,8 17,9 15,7 12,8 9,6 100,0
Stabilità 28,1 19,0 20,7 12,6 12,2 7,4 100,0
Flessione 23,8 20,8 18,1 14,8 14,8 7,7 100,0
Internazionalizzate
Sì 22,6 21,2 21,0 12,4 13,0 9,8 100,0
No 27,7 19,2 18,1 15,0 13,2 6,8 100,0
Cluster
Self made globali 23,0 20,3 20,3 13,2 12,5 10,7 100,0
In ridefinizione 14,6 25,2 18,7 11,7 22,8 7,0 100,0
Micro-local 19,1 21,8 17,1 17,1 15,3 9,6 100,0
Fonte: Fondazione Nord Est – UniCredit Corporate Banking, per Il Sole 24 Ore, maggio 2009 (n. casi
1.227)
Silvia Oliva
Formare consorzi
con altre imprese
Cedere l’attività
Acquisire nuove
agire da sole sul
Continuare ad
Creare fusioni
mercato
aziende
ad altri
Totale
TUTTI 31,6 42,1 16,7 5,9 3,7 100,0
Serie storica
2003 11,9 61,3 18,8 6,6 1,4 100,0
2004 18,6 56,2 17,4 5,4 2,4 100,0
2005 22,6 50,3 16,6 4,7 5,8 100,0
2006 24,0 51,8 17,3 4,5 2,4 100,0
2007 25,6 45,1 19,3 7,0 3,0 100,0
Area geografica
Nord Ovest 35,8 37,0 18,4 5,0 3,8 100,0
Nord Est 29,3 41,4 17,3 8,9 2,1 100,0
Centro 30,6 43,0 16,2 4,2 6,0 100,0
Sud e Isole 28,3 47,9 14,7 6,8 2,3 100,0
Classe dimensionale
10-49 addetti 33,6 40,4 16,8 5,3 3,9 100,0
50 e + addetti 22,8 50,4 15,2 9,6 2,0 100,0
Settore
Industria 33,4 40,0 16,7 5,1 4,8 100,0
Commercio 31,4 41,4 15,2 8,4 3,6 100,0
Servizi 27,7 47,8 17,5 6,3 0,7 100,0
Previsioni sull’impresa
Crescita 29,6 44,7 14,5 8,6 2,6 100,0
Stabilità 32,0 43,6 17,0 5,7 1,7 100,0
Flessione 32,9 37,7 18,3 4,3 6,8 100,0
Internazionalizzate
Sì 31,2 39,5 18,4 7,2 3,7 100,0
No 32,0 43,8 15,5 5,3 3,4 100,0
Fonte: Fondazione Nord Est – UniCredit Corporate Banking, per Il Sole 24 Ore, maggio 2009 (n. casi
1.227)
Area geografica
Nord Ovest 4,6 15,3 29,1 51,1 100,0
Nord Est 3,2 14,4 25,4 56,9 100,0
Centro 3,5 12,3 33,1 51,1 100,0
Sud e Isole 3,6 13,7 27,5 55,2 100,0
Classe dimensionale
10-49 addetti 3,2 12,7 29,9 54,3 100,0
50 e + addetti 7,3 20,5 24,9 47,3 100,0
Settore
Industria 3,3 16,0 28,2 52,5 100,0
Commercio 5,0 6,6 29,3 59,1 100,0
Servizi 4,5 14,1 30,6 50,9 100,0
Previsioni sull’impresa
Crescita 3,2 13,8 29,6 53,4 100,0
Stabilità 4,5 11,8 31,5 52,2 100,0
Flessione 2,9 17,9 24,3 54,9 100,0
Internazionalizzate
Sì 4,5 18,1 30,9 46,5 100,0
No 3,4 11,1 27,6 57,9 100,0
Fonte: Fondazione Nord Est – UniCredit Corporate Banking, per Il Sole 24 Ore, maggio 2009 (n. casi
1.227)
Carlo Bergamasco
La presenza delle imprese italiane sui mercati internazionali nonostante la crisi sembra
sostanzialmente resistere rispetto, pur segnando nel 2009 un moderato arretramento. Il
41,9% di esse (era il 45,8% nel 2008) afferma di intrattenere rapporti con l’estero, a
fronte del 53,3% che al contrario si dichiara attivo esclusivamente sul mercato italiano.
Il 4,1% ha invece riportato in Italia i propri affari dopo avere in passato operato oltre
confine e lo 0,7% afferma di essere in procinto di intraprendere affari con l’estero.
A ben vedere, su tratta di una contrazione che, se rapportata alla grave crisi economica e
finanziaria diffusa su scala globale, appare di dimensioni contenute. Dopo il picco nel
grado di internazionalizzazione raggiunto nel 2007 (47%), le imprese tornano a livelli
analoghi a quelli del 2006 (41,7%). Anche il numero di aziende che affermano nel 2009
di non operare più all’estero (4,1%) è sostanzialmente in linea con quanto già emerso
negli anni precedenti (3% nel 2008, 4,1 nel 2007).
Il rallentamento della spinta verso l’internazionalizzazione si configura dunque come
effetto della crisi dell’economia mondiale. Il contesto economico internazionale rilevato
da Eurostat ne dà conferma: il Pil della Germania, tradizionale mercato di riferimento
per le imprese italiane, ha subito nel primo trimestre del 2009 una discesa del 6,9%
rispetto al primo trimestre del 2008. Lo stesso arco temporale ha visto per gli Stati Uniti
un calo del 2,5%, mentre per il Giappone del 9,1%.
La macroregione italiana con il maggior numero di imprese attive all’estero risulta il
Nord Est, dove il 53,3% delle aziende è internazionalizzato. Seguono il Nord Ovest con
il 45,2%, il Centro con il 39,5% e il Sud e Isole con il 31,9%. Quest’ultimo territorio è
anche quello con il più alto numero di imprese i cui rapporti con l’estero non sono più
attivi (6,1%). L’internazionalizzazione è marcatamente più diffusa tra le aziende con più
di 50 dipendenti (58,5%), le più attrezzate per risorse economiche e umane.
Decisamente meno frequente tra quelle che non superano i 49 addetti, tra le quali solo il
38,4% è internazionalizzata.
Tra le modalità di rapporti con l’estero, la vendita di prodotti e servizi è la più diffusa,
con l’86,2% delle aziende internazionalizzate che la praticano. In questo contesto si nota
la stabilità delle esportazioni come tipologia di internazionalizzazione nel confronto con
gli anni trascorsi: 85,6% nel 2008, 87,6% nel 2007.
All’utilizzo di una rete commerciale estera ricorre invece il 35% delle aziende
internazionalizzate. Tale modalità risulta più comune tra le imprese con più di 50 addetti
(54,9%) e tra quelle dell’industria (41,1%). La tipologia che segue per diffusione è la
commissione all’estero di prodotti o servizi (32,2%), pratica in leggero calo rispetto al
2008 (37,4%), ma ancora piuttosto frequente tra le aziende internazionalizzate del Nord
Est (38,4%).
Registrano infine una sostanziale tenuta rispetto al 2008 le due modalità di internazio-
nalizzazione che richiedono gli investimenti più onerosi: la produzione all’estero
attraverso strutture preesistenti (dal 12,9% del 2008 al 10% del 2009) e l’apertura
all’estero di un nuovo stabilimento produttivo (dal 13,1% del 2008 all’11,1% del 2009).
Tab. 9 - Di che tipo saranno questi rapporti? (val. % per ripartizione territoriale)
Nord Nord Sud e
Centro Italia
Ovest Est Isole
Vende prodotti o servizi 87,0 91,1 86,0 79,8 86,2
Commissiona la produzione o servizi 27,6 38,4 29,8 36,9 32,2
Produce utilizzando strutture preesistenti 12,0 9,0 8,8 8,7 10,0
Ha aperto uno stabilimento o un ufficio
9,9 12,5 15,7 6,7 11,1
operativo ex novo
Ha una rete commerciale estera 34,9 36,3 45,6 22,1 35,0
Utilizza dei fornitori esteri 69,3 62,5 54,4 78.8 66,5
Fonte: Fondazione Nord Est – Unicredit Corporate Banking per Il Sole 24 Ore, maggio 2009 (n. casi
1227)
Ripartizione geografica
Nord Ovest 1,5 40,6 57,9 100,0
Nord Est 4,2 32,4 63,4 100,0
Centro 6,5 41,9 51,6 100,0
Sud e isole 2,5 49,4 48,1 100,0
Settore
Industria 2,5 41,4 56,1 100,0
Commercio 1,6 48,4 50,0 100,0
Servizi 7,1 28,6 64,3 100,0
Fonte: Fondazione Nord Est – Unicredit Corporate Banking per Il Sole 24 Ore, maggio 2009 (n. casi
1227)
Carlo Bergamasco
Classe dimensionale
10 - 49 addetti 25,1 65,5 9,4 100,0
50 e più addetti 19,1 67,8 13,0 100,0
Ripartizione geografica
Nord Ovest 26,5 63,3 10,2 100,0
Nord Est 19,6 70,1 10,3 100,0
Centro 25,9 65,7 8,4 100,0
Sud e isole 19,5 67,8 12,7 100,0
Settore
Industria 22,1 67,0 10,9 100,0
Commercio 39,1 51,6 9,4 100,0
Servizi 14,3 77,7 7,9 100,0
Fonte: Fondazione Nord Est – Unicredit Corporate Banking per Il Sole 24 Ore, maggio 2009 (n. casi
1227)
Gianluca Toschi
Ripartizione territoriale
Nord Ovest 21,7 63,4 14,9 100,0
Nord Est 30,0 60,0 10,0 100,0
Centro 25,5 64,9 9,6 100,0
Sud e Isole 19,4 66,1 14,5 100,0
Classe dimensionale
10 – 49 addetti 22,2 64,3 13,5 100,0
50 e più addetti 29,7 61,4 8,9 100,0
Internazionalizzazione
Sì 26,9 59,6 13,5 100,0
No 20,9 67,0 12,1 100,0
Profilo di impresa
Micro local 19,3 68,6 12,1 100,0
In ridefinizione 29,2 59,9 10,9 100,0
Self made globali 25,8 59,0 15,2 100,0
Fonte: Fondazione Nord Est – UniCredit Corporate Banking, per Il Sole 24 Ore, maggio 2009 (n. casi
1227)
dell'identità europea
Un simbolo concreto
Finanze pubbliche
mercati finanziari
e tassi di interesse
commerciali più
integrazione dei
internazionali
Una maggior
La stabilita
monetaria
più sane
Scambi
agevoli
Totale
ridotti
TUTTI 39,3 14,1 8,1 2,3 22,4 13,8 100,0
Ripartizione territoriale
Nord Ovest 36,9 14,8 7,3 3,0 22,4 15,6 100,0
Nord Est 45,9 13,3 9,2 1,0 19,9 10,7 100,0
Centro 38,8 14,0 10,4 1,9 24,5 10,4 100,0
Sud e Isole 38,4 13,7 6,2 2,6 22,3 16,8 100,0
Settore
Industria 39,3 13,9 6,9 2,3 23,5 14,1 100,0
Commercio 44,4 13,2 9,0 2,2 18,0 13,2 100,0
Servizi 35,7 15,2 10,5 2,2 22,7 13,7 100,0
Classe dimensionale
10 – 49 addetti 39,2 13,8 7,5 2,6 22,0 14,9 100,0
50 e più addetti 40,1 15,3 10,9 1,5 23,3 8,9 100,0
Internazionalizzazione
Sì 41,4 12,1 6,6 2,8 26,4 10,7 100,0
No 37,6 15,6 9,2 1,9 19,6 16,1 100,0
Profilo di impresa
Micro local 36,8 16,0 9,1 1,1 19,2 17,8 100,0
In ridefinizione 45,6 12,3 8,7 3,7 21,0 8,7 100,0
Self made globali 39,5 11,1 6,9 3,3 26,5 12,7 100,0
Fonte: Fondazione Nord Est – UniCredit Corporate Banking, per Il Sole 24 Ore, maggio 2009 (n. casi
1227)
Gianluca Toschi
Problemi sul fronte della liquidità e, in misura minore, l’esigenza di finanziare nuovi
investimenti hanno spinto, negli ultimi tre mesi, le imprese a chiedere al sistema
bancario nuovi finanziamenti. Nella maggior parte dei casi (sei su dieci) le banche
hanno accolto le richieste applicando le condizioni abituali ma, in un caso su cinque, il
credito non è stato concesso e in altrettanti casi le imprese sono riuscite ad ottenere
finanziamenti a condizioni più gravosi di quelle abituali. I dati che emergono da
“L’Italia delle imprese” parrebbero quindi confermare che gli istituti di credito, in una
situazione di crisi che ha aumentato il rischio delle operazioni legate ai finanziamenti
alle imprese, abbiano adottato soglie più elevate per l’erogazione dei prestiti.
Negli ultimi tre mesi il 35,4% delle imprese ha presentato al sistema bancario una nuova
richiesta di credito o un ampliamento di quelli già concessi. Rispetto alla media le
imprese “in ridefinizione”, quelle accomunate dall’ampia disponibilità a ricercare forme
di alleanze e aggregazioni e pronte ad aprirsi a nuovi capitali per aumentare la propria
competitività, evidenziano una maggior propensione alla richiesta di credito: il 47,5% di
tali imprese si è rivolta, infatti, al sistema creditizio per ottenere nuovi finanziamenti,
motivati sia da esigenze di cassa che dalla necessità di finanziare nuovi investimenti. Un
quadro coerente per un gruppo di imprese che si dichiarano desiderose di crescere e
incrementare le proprie performance e capacità, come coerente appare il fatto che siano
le imprese che hanno prospettive positive per il futuro prossimo a chiedere con maggior
intensità credito al sistema bancario (41,2%). Considerando la distribuzione geografica,
si rileva come siano le imprese del Sud e delle Isole a richiedere con maggior frequenza
nuovi finanziamenti (38,7%). Differenze rilevanti si riscontrano nell’analisi del macro-
settore di appartenenza delle imprese oggetto d’indagine: negli ultimi tre mesi, quelle
attive nel commercio si sono rivolte al settore bancario per richiedere nuovo credito in
misura minore rispetto a quelle dell’industria, rispettivamente 30,7% e 38,1%.
Le richieste di credito provenienti dalle imprese sono motivate soprattutto da esigenze
di cassa (69,8% dei casi), che si fanno più pressanti (77,1%) tra quelle che hanno le
aspettative peggiori per il futuro e che presumibilmente si trovano in una situazione di
difficoltà. Per quasi la metà delle imprese (48,6%) l’ampliamento dei finanziamenti
richiesto alle banche trova motivazione nella necessità di effettuare nuovi investimenti:
una percentuale che aumenta tra le imprese più grandi (56,7%), tra quelle che
intravedono prospettive di crescita in un futuro prossimo (54,7%) e tra quelle del Centro
(52,9%) e del Nord Est (52,1%). Considerando i comportamenti strategici delle imprese,
la necessità di finanziare nuovi investimenti è citata come motivazione della richiesta di
ampliamento del credito soprattutto dalle imprese “in ridefinizione” (52,1%).
A fronte della richiesta di nuovo credito, quasi sei imprese su dieci riescono ad ottenerlo
alle condizioni abituali; una percentuale che cresce tra le imprese del commercio
(64,9%) e tra quelle del Nord Est (64,8). Tra le imprese del Centro, invece, si evidenzia
il più elevato tasso di rifiuto da parte delle banche: 23,7% contro il 20,1% generale.
Ancora più elevata la percentuale tra le imprese “in ridefinizione” (28,7%), alle quali le
banche attribuiscono probabilmente tassi di rischio elevati che inducono a rifiutare
nuovi finanziamenti. Le imprese più grandi sono quelle che, invece, riescono ad
Tab. 24 - Negli ultimi 3 mesi la Sua azienda ha presentato alle banche una nuova
richiesta di credito o di ampliamento di uno già esistente? (val. %)
Sì No Totale
TUTTI 35,4 64,6 100,0
Ripartizione territoriale
Nord Ovest 32,7 67,3 100,0
Nord Est 35,3 64,7 100,0
Centro 35,5 64,5 100,0
Sud e Isole 38,7 61,3 100,0
Settore
Industria 38,1 61,9 100,0
Commercio 30,7 69,3 100,0
Servizi 31,8 68,2 100,0
Classe dimensionale
10 – 49 addetti 35,8 64,2 100,0
50 e più addetti 32,7 67,3 100,0
Previsioni sull’impresa
Flessione 34,4 65,6 100,0
Stabile 32,7 67,3 100,0
Crescita 41,2 58,8 100,0
Profilo di impresa
Micro local 32,1 67,9 100,0
In ridefinizione 47,5 52,5 100,0
Self made globali 34,1 65,9 100,0
Fonte: Fondazione Nord Est – UniCredit Corporate Banking, per Il Sole 24 Ore, maggio 2009 (n. casi
1227)
…è stato concesso ma a
condizioni più gravose
…non è stato concesso
…l’azienda ha
delle usuali
gravose
Totale
TUTTI 20,1 58,2 19,5 2,2 100,0
Ripartizione territoriale
Nord Ovest 16,4 60,9 21,9 0,8 100,0
Nord Est 14,1 64,8 16,9 4,2 100,0
Centro 23,7 53,6 19,6 3,1 100,0
Sud e Isole 24,6 55,3 18,4 1,7 100,0
Settore
Industria 22,3 55,8 18,9 3,0 100,0
Commercio 10,5 64,9 22,8 1,8 100,0
Servizi 20,2 60,7 19,1 0,0 100,0
Classe dimensionale
10 – 49 addetti 21,6 57,9 17,9 2,6 100,0
50 e più addetti 12,7 58,7 28,6 0,0 100,0
Profilo di impresa
Micro local 17,7 64,5 17,2 0,6 100,0
In ridefinizione 28,7 47,1 21,8 2,4 100,0
Self made globali 16,8 58,4 22,1 2,7 100,0
Fonte: Fondazione Nord Est – UniCredit Corporate Banking, per Il Sole 24 Ore, maggio 2009 (n. casi
1227)
Ripartizione territoriale
Nord Ovest 69,6 44,9
Nord Est 67,1 52,1
Centro 70,9 52,9
Sud e Isole 70,6 47,1
Classe dimensionale
10 – 49 addetti 70,3 46,8
50 e più addetti 68,2 56,7
Previsioni sull’impresa
Flessione 77,1 40,7
Stabile 67,0 49,7
Crescita 67,2 54,7
Profilo di impresa
Micro local 68,3 43,9
In ridefinizione 70,8 52,1
Self made globali 69,5 51,3
Fonte: Fondazione Nord Est – UniCredit Corporate Banking, per Il Sole 24 Ore, maggio 2009 (n. casi
1227)
Gianluca Toschi
Credito più difficile da ottenere, ma meno costoso che in passato: è questa l’immagine
che l’Italia delle Imprese permette di ricostruire rispetto al rapporto tra aziende e
banche. Quasi un’impresa su tre segnala, infatti, che negli ultimi tre mesi la concessione
di credito (soprattutto di finanziamenti a breve termine) si è fatta più restrittiva che in
passato. Una restrizione che ha interessato anche il credito già concesso, visto che
un’impresa su dieci ha ricevuto la richiesta, da parte delle proprie banche, di rientro
degli affidamenti. A fronte della maggior difficoltà ad ottenerlo, il credito risulta meno
costoso che in passato: diminuiscono i tassi di interesse per due imprese su cinque, e per
altrettante rimangono stabili.
Per il 29% delle imprese, negli ultimi tre mesi la concessione del credito da parte delle
banche si è fatta più restrittiva che in passato. A soffrire maggiormente sono le imprese
“in ridefinizione”, accomunate dall’ampia disponibilità a ricercare forme di alleanze e
aggregazioni e pronte ad aprirsi a nuovi capitali per aumentare la propria competitività
(35,3%), e quelle del Centro (32,6%). Rispetto al dato medio, invece, la situazione
appare meno difficile per le imprese del commercio (24,0%) e per quelle del Nord
Ovest (24,4%).
Oltre la metà delle imprese (57,6%) dichiara che la restrizione del credito sta colpendo
principalmente i finanziamenti a breve termine (quelli inferiori ai 12 mesi), un
fenomeno che interessa soprattutto le imprese “in ridefinizione” (68,8%), quelle del
Nord Ovest (65,5%) e del Commercio (63,4%). Il 42,4% segnala invece un
rallentamento nella concessione di crediti a medio-lungo termine, con una percentuale
che aumenta tra le imprese del Centro (52,8%) e del Nord Est (49,0%).
Ad oltre il 10% delle imprese le banche hanno chiesto, negli ultimi tre mesi, di rientrare
gli affidamenti concessi in passato, totalmente (2,7%) o parzialmente (7,4%). Ancora
una volta sono le aziende “in ridefinizione” quelle più colpite dal fenomeno (14,3%),
con una percentuale di imprese cui è stato richiesto un rientro totale degli affidamenti
molto elevata (4,1%) rispetto alla media (2,7%). Le richieste di rientro delle banche
hanno interessato con minor intensità le imprese del commercio (6,6%) e quelle di
dimensioni maggiori (7,2%).
Per oltre quattro imprese su cinque (82,5%) i tassi di interesse applicati dalle banche
sono, negli ultimi tre mesi, diminuiti (42,6%) o rimasti stabili (39,9). Una diminuzione
che viene segnalata soprattutto dalle imprese del Nord Est (51,8%), da quelle che negli
anni hanno sviluppato processi spinti di internazionalizzazione e ritengono utile
realizzare forme di alleanze e aggregazioni per aumentare la propria competitività, ma
che non sono disponibili ad aprire la proprietà ad altri soci o a fondi, (le “Self made
globali” 48,8%) e dalle imprese del Commercio (48,4%). Le segnalazioni di aumento
dei tassi di interesse provengono con maggior intensità dalle imprese “in ridefinizione”
(23,2%) e da quelle del Sud e delle Isole (23,1%). Sono invece le imprese del Centro
(46,5%) e le “Micro local” (43,3%), aziende di piccola dimensione che si rivolgono ad
un mercato locale e che si dimostrano indisponibili ad aprire la proprietà a capitali
esterni, a dichiarare la stabilità dei tassi di interesse.
Ripartizione territoriale
Nord Ovest 24,4 75,6 100,0
Nord Est 29,2 70,8 100,0
Centro 32,6 67,4 100,0
Sud e Isole 31,6 68,4 100,0
Settore
Industria 31,5 68,5 100,0
Commercio 24,0 76,0 100,0
Servizi 25,9 74,1 100,0
Profilo di impresa
Micro local 26,7 73,3 100,0
In ridefinizione 35,3 64,7 100,0
Self made globali 28,1 71,9 100,0
Fonte: Fondazione Nord Est – UniCredit Corporate Banking, per Il Sole 24 Ore, maggio 2009 (n. casi
1227)
Ripartizione territoriale
Nord Ovest 65,5 34,5 100,0
Nord Est 51,0 49,0 100,0
Centro 47,2 52,8 100,0
Sud e Isole 61,9 38,1 100,0
Settore
Industria 55,9 44,1 100,0
Commercio 63,4 36,6 100,0
Servizi 58,1 41,9 100,0
Classe dimensionale
10 – 49 addetti 57,1 42,9 100,0
50 e più addetti 61,4 38,6 100,0
Profilo di impresa
Micro local 55,9 44,1 100,0
In ridefinizione 68,8 31,2 100,0
Self made globali 54,3 45,7 100,0
Fonte: Fondazione Nord Est – UniCredit Corporate Banking, per Il Sole 24 Ore, maggio 2009 (n. casi
1227)
Ripartizione territoriale
Nord Ovest 15,9 39,4 44,7 100,0
Nord Est 14,2 34,0 51,8 100,0
Centro 16,5 46,5 37,0 100,0
Sud e Isole 23,1 38,1 38,8 100,0
Settore
Industria 19,0 38,9 42,1 100,0
Commercio 14,1 37,5 48,4 100,0
Servizi 16,0 44,4 39,6 100,0
Profilo di impresa
Micro local 16,5 43,3 40,2 100,0
In ridefinizione 23,2 36,8 40,0 100,0
Self made globali 15,2 36,0 48,8 100,0
Fonte: Fondazione Nord Est – UniCredit Corporate Banking, per Il Sole 24 Ore, maggio 2009 (n. casi
1227)
Tab. 30 - Negli ultimi 3 mesi le banche hanno chiesto alla Sua azienda un rientro
degli affidamenti? (val. %)
Sì, totale Sì, ma solo in No Totale
modo parziale
TUTTI 2,7 7,4 89,9 100,0
Settore
Industria 2,8 8,4 88,8 100,0
Commercio 2,0 4,6 93,4 100,0
Servizi 2,9 7,2 89,9 100,0
Classe dimensionale
10 – 49 addetti 2,9 7,9 89,2 100,0
50 e più addetti 1,5 5,7 92,8 100,0
Profilo di impresa
Micro local 2,4 6,9 90,7 100,0
In ridefinizione 4,1 10,2 85,7 100,0
Self made globali 2,4 6,7 90,9 100,0
Fonte: Fondazione Nord Est – UniCredit Corporate Banking, per Il Sole 24 Ore, maggio 2009 (n. casi
1227)
Davide Girardi
Tab. 31 - Secondo Lei, quanto conta oggi su scala nazionale la Sua regione sotto il
profilo economico? (val. %)
Molto + abbastanza 69,1
Poco + per nulla 30,9
Totale 100,0
Fonte: Fondazione Nord Est – UniCredit Corporate Banking, per Il Sole 24 Ore, maggio 2009 (n. casi
1227)
Tab. 32 - Secondo Lei, quanto conta oggi su scala nazionale la Sua regione dal
punto di vista politico? (val. %)
Molto + abbastanza 51,1
Poco + per nulla 48,9
Totale 100,0
Fonte: Fondazione Nord Est – UniCredit Corporate Banking, per Il Sole 24 Ore, maggio 2009 (n. casi
1227)
Tab. 33 - In che misura, secondo Lei, gli interessi delle seguenti aree geografiche
del nostro Paese sono presi in considerazione dal Governo nazionale? (val. %)
Nord Ovest Nord Est Centro Sud e isole Italia
Molto + abbastanza 71,1 71,8 69,0 48,8 71,7
Poco + per nulla 28,9 28,2 31,0 51,2 28,3
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0
Fonte: Fondazione Nord Est – UniCredit Corporate Banking, per Il Sole 24 Ore, maggio 2009 (n. casi
1227)
Tab. 35 - Secondo Lei, quanto conta oggi su scala nazionale la Sua regione dal punto di vista politico? Per ripartizione territoriale,
settore di appartenenza, classe dimensionale, indice “futuro” e internazionalizzazione (val. %)
Classe
Ripartizione territoriale Settore di appartenenza Futuro (indice) Internazionalizzazione
dimensionale
Nord Nord Sud e
Centro Industria Commercio Servizi 10-49 >50 Flessione Stabile Crescita Sì No
Ovest Est Isole
Molto +
70,0 43,6 50,4 31,9 51,0 54,4 49,1 51,2 51,2 53,8 51,7 47,9 51,3 50,9
abbastanza
Poco + per
30,0 56,4 49,6 68,1 49,0 45,6 50.9 48,8 48,8 46,2 48,3 52,1 48,7 49,1
nulla
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0
Fonte: Fondazione Nord Est – UniCredit Corporate Banking, per Il Sole 24 Ore, maggio 2009 (n. casi 1227)
Tab. 36 - In che misura, secondo Lei, gli interessi delle seguenti aree geografiche del nostro Paese sono presi in considerazione dal
Governo nazionale? Per ripartizione territoriale, settore di appartenenza, classe dimensionale, indice “futuro” e
internazionalizzazione (sole risposte “molto” + “abbastanza”) (val. %)
Classe
Ripartizione territoriale Settore di appartenenza Futuro (indice) Internazionalizzazione
dimensionale
Nord Nord Sud e
Centro Industria Commercio Servizi 10-49 >50 Flessione Stabile Crescita Sì No
Ovest Est Isole
Nord
59,5 76,4 71,6 83,0 69,3 73,5 73,9 69,9 76,3 68,5 73,6 70,1 65,6 74,9
Ovest
Nord
68,5 49,8 78,5 84,7 69,6 70,5 78,0 71,3 73,5 66,4 73,6 74,9 67,6 74,7
Est
Centro 81,4 76,1 52,0 65,0 67,7 72,2 70,3 68,2 73,5 66,9 69,9 69,6 71,7 67,1
Sud e
66,7 65,7 44,7 20,2 51,1 50,8 41,7 48,2 52,1 50,0 49,3 45,9 54,3 44,8
Isole
Fonte: Fondazione Nord Est – UniCredit Corporate Banking, per Il Sole 24 Ore, maggio 2009 (n. casi 1227)
Tab. 37 - Indicatore di centralità politico-economica per ripartizione territoriale, settore di appartenenza, classe dimensionale e
internazionalizzazione (val. %)
Ripartizione territoriale Settore di appartenenza Classe dimensionale
Nord Ovest Nord Est Centro Sud e Isole Industria Commercio Servizi 10-49 >50
Marginali 9,0 11,3 20,4 59,8 23,0 24,4 30,4 25,2 23,2
Centralità solo economica 21,1 45,1 29,5 8,3 25,9 21,8 20,3 23,7 25,3
Centralità solo politica 2,3 2,5 4,0 16,9 6,2 6,7 7,0 6,9 4,5
Centrali 67,6 41,1 46,1 15,0 44,9 47,1 42,3 44,2 47,0
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0
Fonte: Fondazione Nord Est – UniCredit Corporate Banking, per Il Sole 24 Ore, maggio 2009 (n. casi 1227)
Fabio Marzella
La ripresa della fiducia, come possibile prodromo per una ripresa economica, pare
permeare l’ambito istituzionale oltre a quello previsionale. Le imprese italiane
dichiarano un aumento diffuso della fiducia rispetto a tutti i soggetti istituzionali
sondati. In particolare guadagnano in termini di fiducia il Presidente della Repubblica,
le istituzioni europee, la Banca d’Italia figure di riferimento per la stabilità istituzionale
ed economica in ambito italiano ed europeo.
Prendendo come indicatore la somma di risposte “molta o moltissima fiducia”, la media
delle 10 istituzioni rilevate sia nel 2008 che nel 2009 (quindi escluso il governo
insediatosi nella primavera del 2008) aumenta di 5 punti percentuali. Sono il Presidente
della Repubblica Napolitano (61,9%, +10,3 punti percentuali) e le due istituzioni
bancarie principali: la Banca d’Italia (43,7%, +10 punti percentuali) e la Banca Centrale
Europea (48,0, +12,9 punti percentuali) ad avere l’aumento prevalente di fiducia. Il
Presidente recupera il calo di fiducia verificatosi nei due anni precedenti e ritorna al
secondo posto della classifica, la BCE risale rispetto al minimo raggiunto nel 2008 e la
Banca d’Italia raggiunge il livello di fiducia massimo finora registrato. Ulteriori
aumenti significativi vi sono per le Associazioni degli imprenditori e per la Regione .
Un aumento di fiducia generale che fa ben sperare per la solidità del sistema Italia e per
la credibilità dell’istituzione europea al di là degli andamenti ciclici di innamoramento o
disamoramento verso l’Europa. I risultati possono essere letti come in apparente
contraddizione con quanto espresso dagli elettori nell’ultima tornata di voti per il
parlamento europeo, segnata dal record negativo di astenuti, ma occorre distinguere tra
le esigenze della popolazione europea con quelle delle imprese, le quali, soprattutto in
momenti di crisi come questo, godono della presenza di una istituzione sovranazionale
che garantisca stabilità monetaria.
Si confermano al primo posto, della particolare classifica di fiducia, i piccoli e medi
imprenditori con un livello di fiducia pari all’82%. Il cuore del sistema imprenditoriale
italiano rimane un punto saldo tra i dati dell’indagine. Fiducia elevata anche per il IV
Governo Berlusconi che si attesta attorno ai livelli registrati nelle indagini del 2002 e
del 2003, anni in cui era iniziato il III governo Berlusconi, e supera la “zona grigia” del
2004 e 2005, oltre che la quota inferiore attribuita al Governo Prodi nel 2007. Una
considerazione particolare va riservata per le Associazioni di rappresentanza degli
imprenditori, che si attesta sempre su livelli di fiducia maggioritari (50,3%), istituzione
particolarmente gradita dalle aziende con più di 50 addetti. Gli organi di rappresentanza
paiono avere un maggiore appeal tra le aziende medio-grandi, superare questo gap può
essere una delle politiche adeguate per accrescere il gradimento delle Associazioni di
categoria anche tra le imprese medio-piccole d’Italia. Discorso analogo va fatto per i
titolari delle grandi imprese che riscontrano un indicatore di fiducia maggiore tra le
imprese con 50 addetti o più (50,5% rispetto al 44% sul totale degli intervistati). Le
banche (18,7%) e la borsa (12,0%) sono le istituzioni che più hanno sofferto in termini
di credibilità per la crisi economica internazionale, e pur rimanendo i due organismi che
maggiormente soffrono il più basso livello di fiducia tra la imprese italiane, non
registrano ulteriori cali di fiducia tra i rispondenti.
Tab. 38 - Qual è la Sua fiducia nell'operato de: (val %, somma di risposte molta e
moltissima al netto delle non risposte)
2004 2005 2006 2007 2008 2009
I piccoli e medi imprenditori 89,0 74,6 80,7 79,5 80,9 82,1
Il Presidente della Repubblica 84,5 67,6 72,4 52,4 51,6 61,9
Le Associazioni degli imprenditori 58,3 42,7 50,5 47,7 49,9 50,3
Il Governo 49,0 30,7 NS 17,0 NS 56,7
L’Unione Europea 71,5 44,4 50,8 51,7 44,1 48,0
I titolari delle grandi imprese 30,5 31,9 36,1 37,5 42,9 43,9
La Regione 51,1 38,5 45,2 39,7 38,6 44,2
Banca Centrale Europea NS 38,2 46,6 46,3 35,1 48,0
La Banca d’Italia 32,8 26,1 37,5 39,1 33,7 43,7
Le banche 19,4 17,0 14,5 20,7 17,4 18,7
La Borsa 9,9 14,1 18,9 22,3 12,4 12,0
Fonte: Fondazione Nord Est – UniCredit Corporate Banking, per Il Sole 24 Ore, maggio 2009 (n. casi
1227)
Tab. 39 - Qual è la Sua fiducia nell'operato de: (val %, somma di risposte molta e
moltissima al netto delle non risposte)
da 10 a 49 addetti oltre i 50 addetti Totale
I piccoli e medi imprenditori 81,2 86,3 82,1
Il Presidente della Repubblica 61,4 63,5 61,9
Il Governo 56,1 58,8 50,3
Le Associazioni degli imprenditori 49,0 57,0 56,7
L’Unione Europea 47,7 50,2 48,0
Banca Centrale Europea 48,0 47,2 43,9
La Regione 43,6 46,6 44,2
I titolari delle grandi imprese 42,7 50,5 48,0
La Banca d’Italia 42,6 48,3 43,7
Le banche 19,0 17,6 18,7
La Borsa 11,4 14,7 12,0
Fonte: Fondazione Nord Est – UniCredit Corporate Banking, per Il Sole 24 Ore, maggio 2009 (n. casi
1227)
Fabio Marzella