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DISTILLAZIONE :

epistemologia di un metodo
con appunti di liuteria a margine
Giorgio Maggi

da: http://lezionidichimica.altervista.org/scuola/distillazione.pdf

Introduzione:
Un percorso attraverso la storia della Chimica che evolve, si differenzia, ritorna alle antiche origini
dell‟episteme nella città dei costruttori dei “liuti ad arco” e delle “segrete “ vernici.
http://www.incaweb.org/green/n0007/pdf/07_palmieri&artisticocrema_40-43.pdf
L‟obiettivo è integrare storia, musica e scienza rileggendo la liuteria. Nell‟artigianato artistico della
costruzione del violino si trovano concetti, paradossi e sincretismi che è difficile trovare in altri
campi: il liutaio conosce e vanta conoscenze di chimica, tecnologia del legno, musica ma anche
comunicazione artistica e imprenditoria commerciale fuse in modelli deduttivi e induttivi dotati di
originalità perché legati a lontane tradizioni.
Per il “costruttore di violini” una sacrale predisposizione al mistero fonde in microsegreti cartesiani
personalissimi e dunque inconfessabili nel costante riequilibrio tra arti liberali e meccaniche.
Pragmatismo e sensibilità affatto profondi plasmano personalità artefici, che, pur rifiutando il
“segreto” di manualità e metodi, sono scientemente partecipi della loro ricchezza.
Un approccio dunque a divergenti stimoli cognitivi induce l‟insegnante a proporre il suggestivo
paradosso della scienza raccontata attraverso la musica o viceversa e con la mediazione di
innovative tecnologie “artificiali” proprie dell‟artigianato artistico.

Tra queste la distillazione, tecnica alchemica di estrazione di sostanze, di sintesi e di … metafore


paracelsiane. Attraverso lo studio della teoria della distillazione si tentò di dimostrare la complessità
della natura individuando teorie filosofiche legate alla natura della materia formata da atomi
secondo Democrito o elementi secondo Aristotele. Nella immagine un esperimento di Robert Fludd.

In questo saggio si sono voluti approfondire gli aspetti storici legati alla distillazione e alla sua
importanza nella produzione di vernici per liuteria. Si è cercato di approfondire i dimenticati ed
oscuri aspetti delle antiche teorie della natura per comunicarne la complessità.. Volutamente si è
trascurata la scienza della distillazione moderna applicata ai composti organici naturali e di sintesi
che sarà oggetto di un approfondimento successivo.

Le origini storiche
E‟ dall‟ Egitto di Tolomeo che arrivano i primi riferimenti alla distillazione ed all‟uso di
rudimentali alambicchi per raffinare essenze e semplici prodotti alcolici. Nella Napoli romana si
distilla l‟essenza di rose e, anche un profumo finissimo chiamato hédrycum. (Guida d‟Italia. Napoli
e dintorni, Touring Club Italiano, Milano 1976.) Già dall'800 a.C. i cinesi ottengono il sakè dalla
distillazione del mosto ottenuto dalla fermentazione del riso, e la canfora comune per distillazione
in corrente di vapore dell'albero della Cinnamomum camphora (pianta originaria della Cina e
scoperta da Marco Polo). In Democrito (460 a.C. – 370 a.C. ), padre della celebre teoria atomista
nel suo "Sulla natura", riletto dal chimico M. Berthelot, si trovano ricette di vernice oro con
componenti come sandracca, trementina, rabarbaro, cannella e croco di cilicia.
Jābir ibn Hayyān Tus - Persia 721 - Iraq 815), è considerato il fondatore dell‟Alchimia araba. Il suo
pensiero è espresso in “Il Libro della misericordia” nel quale l‟alchimia non è considerata “pratica
magica” ma una scienza che opera ad imitazione della Natura per conoscerla e perfezionarla. Ricca
è la descrizione della tecnica della distillazione, e del suo uso attraverso l‟alambicco dal quale estrae
alcool e composti base per la preparazione di acido solforico, acetico, muriatico e nitrico . Il Kitab
al-Sab'een tradotto da Gerardo da Cremona (prima del 1187) è uno tra i primi documenti
medioevali sulle tecniche alchemiche.
Manoscritti medioevali individuano in precisi elementi grafici un congegno di distillazione definito
“Crysopea di Cleopatra”( XI sec.Biblioteca Marciana, Venezia ).

In Europa, la distillazione si sviluppa solo dal X secolo con la produzione di bevande a più elevata
gradazione alcoolica (il whisky in Irlanda e Scozia vanta antichissime origini). Interessante è
l‟etimo della parola alcool che sembra derivare da kuhul (arabo kuhl) „polvere finissima per tingere
le sopracciglia‟ o „polvere impalpabile‟. E‟ Paracelso .( Theophrast Bombast von Hohenheim) che
reinterpreta il vocabolo traducendolo in”elemento essenziale, nobilissimo”: definizione appropriata
per lo spirito di vino dunque ridefinito “alcohol vini” (B. Migliorini, Lingua e cultura, Roma, 1948)
Nel sec. XIV i termini “alcocol, alcocollo, alcoel, alcool” mantengono il significato. di „polvere
finissima‟ nei trattati di Piero Ubertino da Brescia mentre, in altri scritti, si riferiscono al prodotto (
esprit de vin, esprit ardent, eau ardente, aqua ardens, aeu de vie aqua vitae ) estratto dal vino con
termini specifici come “alkohol ou alkosol, dont on a fait successivement alcohol et alcool, est un
produit dont on attribuela dècouverte à Arnaud de Villeneauve, chemiste célèbre qui vivait à
Montpellier en 1300” (Traitè de Chimie-Dumas)
Il mito vuole che sia Arnoldo da Villanova (1235-1315) il creatore dell'acqua infiammabile (alcool
a 60°) e dell'acqua vitae mercuriale (alcool a 90°), con la quale (acqua ardente o Quintessenza, egli
asseriva, di poter trasformare la materia per artificio. L‟elisir di lunga vita, secondo Rupescissa frate
e alchimista vissuto nel Trecento, era stato volontariamente tenuto nascosto dai filosofi perché in
esso si supponeva fosse racchiuso il segreto dell‟eternità.
La tradizione ci lascia strane apparecchiature di distillazione con ermetici riferimenti di tipo antropo
e zoomorfico, mezzi o metafore alchemiche per raggiungere la “Grande Opera” e forse il “Deus
sive Natura” di Baruch Spinoza. Al di la‟ delle fantasiose preparazioni ed elisir anticamente
proposti attraverso l‟uso di tali strumenti, si può ipotizzare che servissero per favorire la
dissoluzione di sostanze a caldo senza perdita di solvente funzionando come moderni “condensatori
a ricadere o primi esempi di apparecchiature per la distillazione frazionata” tra questi l‟idra, il
pellicano, i gemelli, il serpentino …
.

Tommaso d‟Aquino sostiene di estrarre la quint‟essenza da un “…vase circulationis quod dicitur


pellicanus…”(intendendo fors‟anche l‟operazione di distillazione operata cinque volte) (Thomae
Aquinatis - Thesaurus Alchemiae secretissimus ad fratrem Reinaldum (Reginaldo da Piperno);
Theatrum Chemicum- Zetzner ed.1613- ed.1659 -da pseudoepigrafi, di poco successivi alla vita di
Tommaso (1224-1274))
Verso la fine del medioevo nelle scuole di Salerno, di Toledo, di Montpellier (vedi Jean Antonie
Chaptal e Arnaud de Villeneuve), si sperimentano, partendo dalle distillazioni primitive, produzioni
di prodotti idroalcoolici ridistillati più volte e ottenuti fermentati e da mosti opportunamente e
arricchiti (chaptalisation).
Uno dei primi libri “moderni” dedicati alla distillazione ed alla sua arte è il “Liber de arte
distilandi” e “Grosse Distillierbuch”. pubblicati tra il 1500 e 1512 da un chimico tedesco
Hieronymus Brunschwig (1450 - 1512) seguace di Paracelso. Lo scienziato allarga la definizione di
distillazione a metodo generico di purificazione che può essere realizzato con e senza fuoco.
Ognuno di questi modi comprende diverse procedure, le più conformi alle sostanze da trattare.
Distillazione senza fuoco: fonti di calore: sole, putrefazione, fermentazione
1)Distillazione per filtrazione nel limo.
2)Distillazione al sole: una forma di distillazione utilizza un brinaile (matraccio) . Si riempie il
brinaile con fiori , bucce o erbe profumate e si rivolge verso l'alto esponendolo al sole. Questo è
inserito in un altro pallone di raccolta delle essenze che contenga anche un liquido eluente.

3)Per panis distillacionem (distillazione per mezzo della pasta fermentante) - un provino è riempito
di fiori o di erbe e poi inserito all'interno del pane nella cucurbita. James, Diderot e altri in
Dizionario universale della medicina sostengono che “il pane nella distillazione rende uno spirito
olioso…” altri magnificano la distillazione a freddo di medicamenti in “de crusta panis”. La
fermentazione tramite l'enzima invertasi decompone gli zuccheri complessi (disaccaridi, come il
saccarosio) e induce la formazione di o alcool etilico)
4)Distillazione in sterco di cavallo (Finnie equi distillacionem) - questa è una procedura di doppia
distillazione che sfrutta il calore della decomposizione: prima con una cucurbita o distillatore
semplice e poi con un pellicano che ricircolando distillati permette la rettifica delle acque.
La distillazione di una sostanza può essere ottenuta senza fuoco ma con artifici chimici che
forniscano la necessaria energia per operare (sole, bagno di concime per putrefazione o
fermentazione … una moderna slow cooking ante litteram) . Secondo Brunschwig dunque si può
utilizzare distillazione solare o altri artifici per l'essiccazione delle erbe, si può procedere anche per
filtrazione (distillazione con il limo), per fermentazione, per evaporazione, ecc.
Distillazione con fuoco:
1)Balneo marie:
2)Distillazione in cenere -
3)Distillazione in sabbia -
4)Distillazione sul fuoco - distillazione direttamente sul fuoco;
Lambiccare, rettificare e coobare: verbi che indicano rispettivamente il procedere nella prima
estrazione con lambicco (es: estrazione per ottenere essenza dalla resina) , nel secondo con
estrazioni successive per purificare il prodotto più bassobollente ( es: purificare e frazionare i
componenti dell‟essenza) , nel terzo ridistillare il distillato per migliorare il prodotto più
altobollente (ottenere resina solida separandone le frazioni volatili)

Il laboratorio dei distillati

Il rinascimento eredita dal medioevo empiriche tecniche e principi alchemici che lentamente
evolvono in tecnologie più sofisticate ma pur sempre descritte in termini misteriosi e cabalistici: lo
stesso Caravaggio dipinge per il Cardinal Del Monte, dilettante di alchimia, simboli ermetici nel
Casino che il cardinale aveva adattato a laboratorio per i distillati. Operare con la distillazione aveva
anche un significato filosofico, era accettare la nuova scienza sperimentale induttiva: Konrad
Gesner, (1516 – 1565) (in Thesaurus Evonymi Philiatri… 1557) dichiara la superiorità dei
empirici nell‟uso della distillazione per la preparazione delle droghe nei confronti dei medici
ufficiali. Con Paracelso si può dire che nasca la scienza Iatrochimica ( da iatros= medico) che si
sostituisce alla deduttiva ippocratico galenica fondando il principio che la malattia è una alterazione
dei chimismi dell‟organismo e dunque era necessario estendere le conoscenze farmacologiche delle
sostanze per opporsi ad essa.
Tra i massimi esponenti domenicani vale ricordare san Tommaso d‟Acquino (1225 - 1274), a cui si
attribuiscono operette alchemiche pseudoepigrafe ( De Lapide Pholosophico e Tractatus D.Thomae
de Acquino datus fratri Reinaldo in arte Alchemiae) e il di lui maestro Alberto Magno (Alberto di
Bollstadt, domenicano,) sommo filosofo, de cose minerali, & metalliche libri cinque.( Il tutto
tradotto da m. Pietro Lauro. Con privilegio. - In Vinegia : per Gioambattista, & Marchio Sessa
fratelli, L‟anno del Signore 1557) e ricordato da Dante nel Paradiso: “Questo che m‟è a destra più
vicino / frate e maestro fummi, ed esso Alberto / è di Cologna, e io Thomàs d‟Aquino.” [Paradiso
X.97-99]. Fra' Donato D'Eremita di Rocca d'Evandro, speziale del convento domenicano di S.
Caterina al Formello a Napoli pubblica nel 1624 l‟elixir vitae e lascia un manoscritto dal titolo Arte
Distillatoria con importanti approfondimenti sulla tecnica. Lo studioso dedica il suo saggio al
Granduca di Toscana che tanto interesse ha mostrato per le nuove scoperte chimiche e la inimitabile
liuteria cremonese.
Già nel medioevo il processo di ridistillazione subisce ulteriori accorgimenti con Raimondo Lullo
(1233- 1315) che riesce ad arricchire il liquido alcoolico sia attraverso ulteriore distillazione (
“mettre la liqueur distillée dans une cucurbite de verre, e en faire nouvelle distillation à feu du
second degré, au bain marie.” Traicte‟ Chymique 1643), sia per condensazione tramite il
retontorium: sistema che ricondensando i prodotti più altobollenti come l‟acqua, permette una
migliore separazione dell‟alcool (anche in questo caso si sfrutta l'antico progenitore del moderno
condensatore retrogradore o a ricadere)

Distillato: sperimentale estratto spagirico


Paracelso (1493-1541) conia il termine Spagirico (dal greco antico, "separo e riunisco", accenno
alla analisi e sintesi dei corpi) per indicare le moderne pratiche di laboratorio necessarie alla
alchimia delle preparazioni. La metodologia degli estratti esce dai bui antri dell‟alchimista per
diventare tecnologia farmaceutica e preindustriale.
Dal tedesco gebrandtwein (vino bruciato), al brandewijn olandese, dal brandy al kirsch e “Kirsch di
mahaleb” ottenuto dalla fermentazione e distillazione del succo di ciliegie nere, prodotto
nell'Alsazia francese, in Svizzera e nella parte tedesca della Foresta Nera . Brescia è nota per la sua
acquavite d‟anice o mistrà … e ancora grappe friulane, calvados dal sidro di mele, slivovitz dalle
prugne, Gin da cereali e aromatizzati con bacche di ginepro: la distillazione dei diversi fermentati si
affina nelle più particolari produzioni. Nel 1618, a Venezia, lavorano 86 acquavitai che riuniti in
corporazione fondano in S.S. Giovanni e Paolo la “Scola dell‟Arte dell‟Aqua di Vita”. Nel 1778 il
De Termeyer raffronta il salario di un operaio che lavora 14 ore a giornata per 20 soldi con il
prezzo di spirito di vino che vien da lui stimato 50 soldi di Francia. Dunque l‟elevato costo della
materia prima lascia comprendere la raccomandazione di Lemery che al termine delle sue
preparazioni indica “metti quel che sarà filtrato in un Lambicco di vetro, e distilla a Bagno di
Vapore li due terzi dello Spirito di Vino, che serviranno un‟altra volta alla medesima
operazione”. Nel “Nuovo trattato di qualsivoglia sorte di vernici …1764”di Angelo Maria Alberto
Guidotti si specificano i prezzi: lo spirito di vino si vende a baiocchi cinque l‟oncia che sono dieci
lire di moneta di Bologna o due Scudi romani il boccale.
Le tecnologie lentamente modificheranno per estrarre per distillazione a più basso prezzo alcool
anche da carrube in Sicilia, Barbabietole in Lombardia, asfodeli in Toscana e Sardegna (“vista
contemporanea” vol. 15).
La tradizione lombarda si consolida sino ai giorni nostri con operatori come i Sessa milanesi e gli
Almici di Coccaglio noti per la antica produzione dell‟Anesone Bossi detto triduo perché distillato
tre volte.

Curiosità storiche si possono leggere relative alla distillazione di … sudore, … di un intero


cavallo, di cervello umano, di urine. Antichi ricettari utilizzano urina o il cosiddetto spirito d‟urina
(distillato) nella preparazione dei colori e del legno. Non è raro scoprire che il segreto di molti liutai
era ed è quello di "distillare …cuocere" le tavole armoniche grezze per renderle meno sensibili alle
variazioni di umidità: la fabbrica cremonese di pianoforti “Anelli” possedeva specifici forni a
temperatura controllata in cui si trattava il legno della tavola armonica incatenandolo ancora caldo.
Il legno all‟aria calda subisce una controllata riduzione dei liquidi del protoplasma contenuti nella
cella vegetale che così svuotata diventa microscopico risonatore (curiosi sono stati nell‟800 gli
esperimenti di tal Jeacocke, un fornaio di mestiere e liutaio per passione che usava cuocere al forno
i suoi violini in segatura per una settimana).

Regole necessarie alla chimica dei distillati


Si riporta di seguito una serie di raccomandazioni che il chimico fa all‟operatore della distillazione
soprattutto per sottolineare la pericolosità di alcune operazioni
da “Nuova guida alla Chimica”, di Carlo Lancillotti, Venezia, 1681
Regola I
Che si habbi conoscenza della materia ,sopra la quale si vorrà travagliare, acciò se gli dij il fuoco
conforme alla sua natura, e la ponghi in un vaso proprio all‟operatione ,che pretende.
Regola II
Che li vasi da destillare, non siano di stagno, ferro, piombo, e rame, eccettuando il Refrigeratorio,
per il quale le cose, che ivi si distillano, passano con prestezza, perché i suddetti vasi possono
imprimere alli liquori odori maligne, e comunicarli virtù diverse da quelle, che si pretende.

Regola III
Che li vasi di vetro siano alti, per le cose sottili, e spiritose, che così valerà più una distillatione che
più rettificationi. Mà nelle cose fisse, & untuose, come Gomma, Cera, Ogli, e simili ,li vasi alti non
sono proprij.
Regola IV
Che distillatione si fia, guardarsi di non empir troppo li vasi, e per il più sicuro le cucurbite, ò
bozze non s‟empiranno, che il quarto, e le storte fino a tre quarti, ò poco più, e poi deve si regolare
conforme la materia sopra la quale si travaglia.

RegolaV
Che la distillatione per bagno, è propria delle cose di lieve mistione, nulla di meno guardandosi, di
non dar calore troppo debile all‟herbecalide, come al Rosmarino, Salvia, e simili, perché in loco di
estraere loro essenza, non si estraesse, che inutil flemma. Mà distillando la Scariola, l‟Indivia,
Latuca, esimili, che hanno loro essenza sottile, basta un moderato calore, e quasi il solo calore del
Bagno, il quale non imprime alcuno Empireuma, e non dissipa le parti sottili, & aeree, vedendosi
come s‟ingannano quelli, che ponendo le dette herbe dentro il Refrigeratorio, gli danno un fuoco,
che saria bastante a far bollir ogni gran caldaro, che è causa, che le sudette parti sottili, &aeree, si
svaniscono, particolarmente ricevendo le dette acque in vasi aperti, per tal causa dirò con giusta
ragione, che tali acque così preparate non precedono poco, o niente a quelle di fonte, per questo
Prego li praticanti a osservar bene il tutto per loro honore, e salute delle sue Anime, e delli loro
prossimi.
Regola VI
Che volendo destillare le erbe fresche, e piene di suco, & estraere da loro un‟acqua eccellentissima;
bisogna pestarle, & estrarne il suco, poi destillarlo al bagno in una cucurbita, & alcuni bruciano le
feci, e ne estraggono il Sale, poi lo mescolano con l‟acqua, qual dicono habbi tutta la virtù attiva
della pianta di dove è estratta.
Regola VII
Che all‟herbe di loro natura secche, come il Rosmarino, Salvia, Isopo, Timo, Saturegia,
&altresimili; o altre, che sono state conservate, e secche, si devono prima grossamente pistare,
triturare, poi sopra ogni libra di herbe metterli trè, ò quattro libre della sua acqua propria, overo
della Rugiada di Maggio, e Giugno, e non havendo né l‟una, ne l‟altra, dellacqua commune, e
lasciandole macerare per alcun tempo destillasi per il Refrigeratorio, adattandoli al becco un
recipiente capace, per ricevere l‟Essenza, e acqua, che uscirà dalle herbe, che dentro vi saranno.

Regola VIII
Che per avere assai Essenza, e ancor più efficace dalle suddette herbe, cioè Salvia, Rosmarino,
Timo, Puleggio, Isopo, Saturegia, e altre simili, bisogna raccoglierle vicino al Solstitio estivale cioè
verso San Giovanni ,e non destillarle prima, che non siano secche all‟ombra, e delle dette herbe,
non si deve pigliare, che li fiori, e foglie, rigettando il fusto come inutile.
Regola IX
Essendovi alcune cose, che dimandano un fuoco assai grande nel principio, come estrahendo le
dette Essenze, distillando il Vino, & altre cose simili. Nulla di meno, guardar si deve di non
darglielo troppo violento, acciò la loro natura non si corompa.
Regola X
Che la distillatione per la storta, estrae non solamente gli spiriti più pesanti delli Minerali, mà
ancora estrae le Acque, e gl‟Ogli, delle cose più sottili, come delli Legni, Radici, Semenze, Gome,
Rasine,e simili.
Regola XI
Distillando le cose flattuose ,come la Cera, Gomme, Ogli, e cose simili, si deve mescolare insieme
dell‟Arena, Cenere, Sale, ò altro tanto per reprimere loro flattuosità, come per separare loro parti
oleaginose.
Regola XII
Che nella distillatione delle cose acide, come Vitriolo, Aceto, Allume, Sale, & altri la parte più
ignobile è l‟ultima: perciò Rettificandoli devesi, separare quello, che destillerà prima,e rigettarlo
come inutile flemma, conservando il resto

Diverse tecnologie di distillazione


Le tecnologie di distillazione differenziano a seconda delle proprietà chimico fisiche dei prodotti da
lavorare : si costruiscono strumenti adattandoli a miscele di composti molto volatili (acqua /alcool)
o poco volatili (trementine) ma anche alla preparazione di particolari sostanze come l‟ammoniaca
usata come detergente sbiancante estratta dai sali di ammonio o da feci di cammello fermentate
come si suppone fosse in uso nel tempio di Giove Ammone in Libia, da urina fermentata nella
Roma imperiale o, durante il Medioevo, da corna e zoccoli di bue per la produzione del misterioso
ammoniacale "spirito di cervo".
I distillatori si caratterizzano “per ascensum” quando si debbano distillare liquidi molto volatili
come l‟alcool e acqua, e per “descensum” quando si operi ad esempio con amalgama o
genericmente con liquidi poco volatili (essenza di legno di ginepro, acqua di rose …)
Le antiche tecniche prevedono anche distillazione per cohobazione (distillazione ripetura con
continuo riflusso come nel vaso detto “pellicano”) o per feltrazione che Andrea Libavio chiama
distillatio per lacinias e che consiste nel trasferire da un vaso all‟altro liquido sfruttando l‟effetto
capillare di un feltro.

E‟ dal XVII sec.francese. che i termini alcoolique, , alcoolisme,. alcooliser, alcool, alcoole, alkool,
alcohol assumono sempre più frequentemente il significato tutt‟oggi in uso: (Nicolas. Lemery,Corso
di Chimica , Venezia 1732;, V. Dandolo, Fondamenti della scienza chimico-fisica, Venezia, 1795;:
Vocabolario universale italiano compilato a cura della Società Tipografica Tramater e C. i, Napoli,
1829-40 (altra ediz.: Mantova, 1845-56). Ciò nonostante l‟ F. Albert de Villeneuve, Nouveau
dictionnaire françois-italien (e italiano-francese), Marseille, 1771-72. traduce ancora il francese
alcohol con „polvere impalpabile‟ e „spirito di vino raffinatissimo‟.

Le tecniche di distillazione a metà del „600 appaiono ancora abbastanza grossolane : Basilio
Valentino, associando musica e chimica alla tradizione di Hermes, propone un metodo per la sua
“aquam vitam”.

Il prodotto della distillazione alcoolica di tali apparecchiature può ricondursi, secondo moderna
classificazione a “flemme” (Il Villavecchia nel Dizionario di Merceologia e chimica applicata
definisce flemme miscuglio di “ 50-60% di alcool e gran parte delle impurezze volatili del mosto”
Già nel 1537 V. Biringuccio accenna a vino deflegmato (il flegma è sostanzialmente vapore misto a
sostanze organiche diverse dall‟alcool etilico) ma è Giambattista Della Porta (1541-1615-DELLA
PORTA, Giovanni Battista Jo. Bap. Portae Neapolitani De distillatione lib. IX. -, 1608), inventore
dell' “idra dalle sette teste,” che apre alla ricerca di nuove tecniche di distillazione con lo sviluppo
di dispositivi deflemmatori in grado di aumentare la concentrazione di alcool separandolo
dall‟acqua. l‟Idra è formata da sette vasi di distillazione sovrapposti “ serve anche questo per uso
d‟alcuni volgari, che per mezzo di tali cappelli cercano distinguere nell‟Acquavite, ò in altro
licore, che con detto vaso distillano i gradi della sottigliezza, chiamando l‟acquavite, che distilla
dall‟ultimo superiore cappello, acquevite di sette cotte.” Da Teatro Farmaceutico Donzelli (1681).
Dunque, distillazione sia per ottenere alcool ma anche , sfruttando la corrente di vapore, alcoolati ed
oli essenziali ed idrolati (separabili con imbuto separatore)
Oggi sopravvive in appassionati dell‟arte la antica tradizione degli Alambicchi (tamburlani) a
fuoco diretto e discontinui; Alambicchi bagnomaria in cui il vapore alcolico si raffina ulteriormente
in una colonna a piatti di piccole dimensioni; Alambicchi a caldaiette per il vapore, con cestelli
forati contenenti la vinaccia dalla quale si estrae alcool in corrente di vapore. Apparecchi verticali in
cui viene immesso vapore che estrae alcool in continuo dalla vinaccia; Apparecchi continui
orizzontali in cui la vinaccia è spinta a contatto col vapore attraverso una vite di Archimede , nei
due casi comunque è la colonna a piatti che completa la concentrazione alcoolica. Sfruttando il
metodo della distillazione l‟operatore moderno di laboratorio usa apparecchiature come il
Rotavapor oppure il Soxlet per operazioni pratiche tra cui l‟estrazione di oli e coloranti.

La distillazione a vapore è utilizzata in cucina: Bartolomeo Scappi (1500 –1577), famoso cuoco di
Papa PioV, descrive la distillazione, “a umido”, della durata di quattro o più ore di … carni animali
come “di starne, di faggiani, di galline d‟India morte in quel giorno, ed anche di vitella morta in
quel giorno”. Il prodotto della distillazione, scrive Scappi, può essere sbattuto con tuorli d‟uova per
realizzare una sorta di zabaione “et darlo a bere a chi n‟haverà bisogno”. La ricetta viene
riscoperta dal chimico Thenard che nel 1806 definisce la formula dell‟improbabile distillato ad uso
culinario con il termine osmazoma, apprezzato dal noto gastronomo Brillat Savarin. Distillazione è
tecnica alchemica delle preparazioni in laboratorio ma anche in cucina come recita il manoscritto di
Pietre Antonio Neri 1598. Il connubio tra cibo e suo distillato appare in alcune preparazioni del
Ricettario farmaceutico fiorentino del 1498.
“occorre un cappone … datogli un sol bollore tanto che intingi e scola, vien messo a distillare
dentro campana d‟argilla ... la distillazione deve esser fatta per stufa secca, avvertendo di non
mescolare l'ultima distillatione perché sarebbe al gusto molto fastidiosa”

Curioso è il connubio cucina e distillatore in una immagine di G. D. Valentino (XVII sec) e di


J.Cotè (XIX sec).
http://collezionemaggi.altervista.org/mondo_padano_codazzi.jpg
http://collezionemaggi.altervista.org/expo_violino_e_cibo.pdf
http://collezionemaggi.altervista.org/articoli/2012%20liuteria%20e%20cucina.pdf

Non appaia dissacrante il paradosso del confronto tra metodi diversi di cottura nella pratica
farmaceutica, alchemica, liutaria e culinaria. Non lo ritenne tale la principessa Marie Anne, moglie
del principe Flavio Orsini, che distillava nel suo castello di Nerola l‟olio essenziale dei fiori
d‟arancio amaro, ingrediente fondamentale della rinomata pastiera napoletana.
Ancor oggi va per la maggiore il sistema di cottura slow cooking, così come la cottura con il tajine
arabo, e non si dimentichi l‟antica tradizione cremonese di “menare il torrone” arte nella
produzione del torrone che consisteva e consiste nel mescolare continuamente il mix di albume,
miele … a temperature che solo il bagno Maria può controllare.

Distillati a Cremona
Gerardo da Cremona (prima del 1187) traduce Ibn Sina (Avicenna) medico e alchimista persiano
che si ritiene tra i primi inventori della distillazione.
Già nel 1300, Cremona vanta il Collegio de‟ Spetiali, sede giuridica della Ars Spetialis.
La città è la seconda per i commerci del Ducato di Milano nel XV sec., vanta lontanissime
tradizioni. “Ottimi rosolii producono Cremona, … Firenze, l‟Alchermes della farmacia dei frati
di Santa Maria Novella … è assai ricercato”. Riferimenti legati alla pratica chimica si trovano nel
catasto di Carlo V, negli archivi dei Gesuati di sant‟Ilario (religiosi chiamati "frati dell'acquavite"
esperti nella raccolta e la distillazione delle erbe per la cura dei malati. I frati dediti alla medicina
ed alla carità ospedaliera appartenevano all'ordine fondato nel 1355 (vedi M.Morandi), per arrivare
ai giorni nostri con i Verzellesi , La Lombarda, la FAGO dei Fanetti ed i Giarola. La distillazione,
tra le tecniche di separazione chimica, è la più usata e studiata nei primi laboratori farmaceutici
spesso organizzati da religiosi. In pieno centro il convento di San Domenico sino al 1772 dispone di
“una Spezieria fornita di qualsivoglia anco peregrino medicinale” (Manini) “Gli spicchi i
(spetiales et aromatarii), che in antico vendevano e fabbricavano, assieme con le droghe e le
composizioni medicinali, anche le spezierie da cucina, le tinte, le cere, le resine e le peci, la carta
e l‟inchiostro” (Giovanni Leonardi). “…troverai assai ricette, e spezialmente pigliando amistà (
facendo amicizia) di frati” (Cennini). Già dal 1313 appare per la prima volta a Cremona, città
viscontea, la Corporazione degli aromatari “Paraticum Speciariorum et Formaglariorum “.

Alla chiesa di San Domenico in Cremona appartenevano già dal 1578 illustri scienziati come i
Mariani, citati dal Campi in Cremona Fedelissima, che lasciarono testamento nel 1614 a favore
della chiesa di San Nazaro e dei frati di San Domenico.
Il domenicano Antonio Ghislieri, eletto papa nel 1566 col nome di Pio V, vicario locale
dell'Inquisizione in San Domenico a Cremona, come priore stabilisce che alla direzione della
farmacia vi sarebbe stato un frate con un adeguato praticantato presso la spezieria domenicana di
Santa Maria Novella di Firenze "Fonderia di Sua Altezza Reale" per disposizione del Granduca di
Toscana alchimista e cultore di “curiosa” d‟arte: un legame non indifferente tra Firenze e Cremona
che si concretizzerà più tardi con importanti commesse per le collezioni del Granduca. I granduchi
medicei Cosimo I, Francesco I e Ferdinando I favorirono la sperimentazione chimica istituendo
laboratori nei locali della Galleria degli Uffizi e nel Giardino di Boboli il Casino Mediceo di San
Marco.
Va ricordato per inciso quanto importanti fossero le competenze dei domenicani nell‟arte della
distillazione e pure i contatti con la farmacia soncinese di San Giacomo voluta dal Ghisleri (1548-e
con la moderna Università del Granducato. Interessante è la parte riguardante la
commercializzazione delle sostanze farmaceutiche, le loro formule e segreti; Giulio Cesare Moreni
(1728-1786), chimico di origine casalasca, viene investito della carica di abate della camera
mercantile per supervisionare il commercio in farmacie, negozi e drogherie.
Nella frazione di Cavatigozzi operano i cistercensi noti sin dal 1766 per il distillato a gradazione di
90° detto delle “gocce imperiali” e ancora prodotto alla Certosa di Pavia. In San Marcellino il
Collegio Gesuita nei primi anni del XVII secolo forma studenti ed artigiani indirizzandoli verso le
nuove scoperte scientifiche. La scuola è dotata di gabinetto di fisica, laboratorio di chimica, museo
di storia naturale, orto botanico fornito di piante esotiche ed erbe farmaceutiche. I gesuiti Bernabè
Cobo, Kircher e Filippo Bonanni studiano metodi di separazione e purificazione di nuove sostanze
affiancando il cenacolo alchemico di Cristina Alessandra di Svezia a Roma e perfezionando metodi
di purificazione di sostanze come la gommalacca usata dai liutai cremonesi.

Dal 1600 Miguel Agusti, in Germania e Francesco Terzi Lana in Italia impostano le regole nella
distillazione delle vinacce che dureranno sino all‟800. Padre Daniello Bartoli della Compagnia di
Gesù ( in Opere – Venezia 1716) studia il fenomeno della “ coagulazione…nell‟ambra gialla,
incenso, mirra, balsimo”, di certi umori del corpo, e il fenomeno della distillazione “della gomma
d‟abeto e della gomma de‟ ciriegi” e della sublimazione come tecniche di purificazione. Già dal
XVI sec si producono a Cremona grandi quantità di uva e si distillano rosoli, amari ed acquaviti
mentre speziali e scuole gesuitiche secentesche sperimentano ricette spagiriche a base di distillati e
nuove resine provenienti dall‟oriente. Desiderio Arisi (1725Bibl. Stat. CR) conventuale in S.
Domenico di Cremona, chiesa situata proprio di fronte alla bottega di Stradivari, scrive “nel 1685,
5 aprile d‟ordine dell‟A.S. Francesco II (1662-1694) Duca Regnante di Modena, un violoncello,
la quale volle che Antonio (Stradivari) glielo portasse in persona per conoscerlo di vista, a cui
oltre il pagamento li donò 30 doppie” (C.B.Spotti ,M.T.Mantovani). Stradivari anche in età tarda,
manterrà i contatti con Modena attraverso i buoni uffici del Collegio dei padri gesuiti in più
occasioni. È nota la “ debolezza” del duca Francesco II e del principe Cesare che volle nel suo
palazzo un vero e proprio laboratorio chimico come riferisce Bernardino Corradi (filochimico e
commissario del Cannone) nel suo manoscritto conservato alla biblioteca Estense (vedi Il
violoncello di Galli in http://collezionemaggi.altervista.org/museo_liuteria_cremona/chimica_sublime.pdf ). Negli anni del
presumibile incontro con Stradivari nasce l‟Università di Modena e il gabinetto chimico
farmaceutico. L‟Arisi (1707) scrive “ IL Rossoli è una spezie d‟Acqua arzente assai delicata e
stillata con diversi Odori e sapori. È stimato quello di … Casalmaggiore … della Diocesi di
Cremona. Io suppongo che sia detto rossoli dal colore rosso e spezialmente della Cannella di cui
se ne prevalgono i distillatori ancorchè tale specie d‟Acquavite si chiami Polacchina …” (la
cannella contiene aldeide cinnamica, eugenolo, acetato di cinnamile, tannini in un mix colorante
chiamato dai chimici dell‟800 “concino” per le sue proprietà concianti che alcuni ritengono di aver
ritrovato nelle noci di galla e nel melograno).
Come non accennare al Cardano milanese ma di padre cremonese soncinasca che si serve di
ingegneri cremonesi per costruire il suo giunto, l‟innovativo Sedes Mitra per Carlo V e
presumibilmente anche un innovativo impianto di distillazione e uno studio sulla vernice liquida del
Cennini (De subtilitate 1558). Ricordiamo anche il Divizioli ed il Torriani che elaborano complicati
congegni automatici, e il musicista Monteverdi dilettante nell‟arte di Ermete che progetta
distillatore prodotto poi dai vetrai di Murano . Artigianato del legno, meccanica degli alambicchi
(abili vetrai sono anche cremonesi), e chimica della raffinazione di solventi resine e colori, fanno di
Cremona rinascimentale un centro vitale di eccellenze tecniche per l‟ arte.
Prodotti medicinali, farmaceutici, alchimia e cultura dall‟oriente si incontrano negli appunti di
lombardi come Giovanni BRACESCO priore, medico di Orzinuovi, studioso di “fornaci ed
alambicchi” (1551), ancor prima del cremonese Gherardo traduttore di Avicenna e Rolando che
con Moneta da Cremona diffondono e discutono le teoria del medico e filosofo Maimonide.
A Cremona entusiasmano i segreti metodi dell‟indagine ermetica: Jacopo Giacomo Ferrari (XVII
sec.)” nel dispendioso lavoro del distillare … divenuto da saggio pittore a pazzo alchimista”
(Zaist) , Sigismondo Brumano, medico cremonese familiare di Clemente VIII (1595) ottiene dal
Papa per se e per il suo ordine il privilegio di usare segreti scientifici e sanitari. L‟arte medica e
farmaceutica si sviluppa nelle ipotesi del medico cremonese Gaspare Aselli ( 1581-1625) in
“Gasparis Asellii empirica chirurgica et chimica ad usum corporis umani” che non può che
riprendere gli studi sui fluidi corporei nel “De re anatomica” del concittadino Realdo Colombo
(1510-1559), figlio di speziale e gli esperimenti medico e astrologici di Fortunio Affaitati (Cremona
1510 - Londra 1555) entrambi cultori di Galeno ed Avicenna tradotti dal nostro Gherardo.
L‟Ospitale Maggiore, nato nel quattrocento, ha una Scuola interna di Chimica e Farmacia dal 1629.
Documenti fanno immaginare intensi contatti tra le botteghe dei liutai e speziali come
“l‟aromataro” Valeriano Meschieri, scultori come il Pescaroli, Bertesi, Chiari, pittori come i Campi
dal 1551, B.Dehò, G.Motta e G.Ferrari (affascinati dalla alchimia dell‟encausto studiato anche dal
chirurgo Giuseppe Sonsis che propose formule di saponificazione della cera utilizzate nel
consolidamento o nello strappo degli affreschi). Il chimico e medico Giovanni Calvi nel 1721 opera
con la Farmacia Piazza, con la farmacia dell‟Ospedale Maggiore e con la ” Spezieria fornita di
qualsivoglia anco peregrino medicinale in San Domenico”. Va ricordato per inciso quanto
importanti fossero le competenze dei domenicani nell‟arte della distillazione e pure i contatti con la
farmacia soncinese di San Giacomo voluta da Michelangelo Ghisleri (1548-1550), futuro Pio V, e
con la moderna Università del Granducato. Interessante è la parte riguardante la
commercializzazione delle sostanze farmaceutiche, le loro formule e segreti. Nel 1478-1479 l‟abate
Meli arreda la cappella di famiglia in San Lorenzo a Cremona con una preziosa arca dell‟Amodeo e
affreschi in cui si identificano i quattro elementi aristotelici alla base delle teorie alchemiche
dell‟umanesimo. Un ramo della importante famiglia vissuta tra Cremona e Soragna è ricordata
proprio per aver gestito la più antica farmacia di Roma detta del Gambero.
Nella immagine, affresco in San Lorenzo con la raffigurazione dei quattro elementi nel battistero
affiancato alla chiesa che conteneva la tomba dei Meli.

A Venezia, nel sec XVI, l‟apoteca di Gerolamo Giuli vantava tra i suoi prodotti coloranti ed allumi
fissatori provenienti da Cremona. Le farmacie offrono la misteriosa “Pulvis Reginae” in cui il
principio base, aperitivo e calmante, è la curcuma “parola araba significante ogni droga che può
tingere in giallo … come la radice di Celidonia …rubia de‟ tintori … terra merita” /da
Farmacopea di Lemery 1720). I più sostengono che il prezioso preparato spagirico fosse dedicata a
Caterina de‟Medici madre di Carlo IX che tanta parte ebbe nella storia della liuteria cremonese.

Nel 1856 l‟ Imperiale Regia Delegazione Provinciale di Cremona, introduce l‟uso dei nuovi
alcolometri e saccarometri per la determinazione oggettiva del grado alcolico e di quello
saccarimetrico nei liquidi spiritosi.
Al Ponzini di Soresina si sviluppano agli inizi del xx sec. strumenti sofisticati con alambicchi a
induzione elettrica distillatore a termocompressione meccanica. Viene sperimentata anche la
tecnica continua a basso vuoto necessaria per la distillazione di acidi grassi senza che avvenga la
loro alterazione. Tecniche di distillazione frazionata utilizzate per la raffinazione della benzina sono
state utilizzate alla Raffineria AMOCO poi divenuta TAMOIL sino alla rimodulazione degli
impianti a fine secolo XX.
Il Museo Storico Didattico della Chimica e del Violino presso l‟IIS Torriani di Cremona offre al
visitatore la storia più recente del metodo distillatorio. Nelle sue vetrine oggetti di chimica e
liuteria sono affiancati, per alcuni in apparente paradosso, per raccontare la storia della scuola
cremonese nata dalle intuizioni del marchese Ala Ponzone. Produzione seriale e artigianale, scienza
ed episteme sono fusi in uno straordinario messaggio didattico .
http://collezionemaggi.altervista.org/articoli/bergamo_2013_4_mega.pdf
http://collezionemaggi.altervista.org/articoli/2014_arianna_a_milano.pdf

Colori, coloranti, oli e colle


Il rinascimento cremonese noto per la scuola di manieristi come i Campi, vanta nel XVI sec.
importanti ricerche nella chimica della raffinazione delle sostanze applicate all‟arte: distillati ,
colori, colle …. Sinibaldo Biondi morto durante la peste del 1630, noto per “prove nell‟ abbruciar
colori, onde resistessero all'eternità “, dunque “alchimista chiamato a travagliare da Venezia e
dai princìpi di Parma , Firenze, Modena e Mantova”. Questi abita proprio nell‟Isola dei liutai,
nella casa che sarà occupata più tardi da Stradivari e dai Bergonzi. Il pittore Bernardino Dehò
(Cremona, 1675-1729) dipinge l‟Alchimista, l‟Ariosto ambienta nel centro di Cremona la
commedia “Il negromante”. In Via Borgo Spera in SS. Romualdo e Catherina l‟abate Don
Girolamo Bucci studia la magic‟arte (1614), Il matematico camaldolese Guido Grandi (1671-1742)
di “…Natura indagar l‟arti segrete…” e Claudio Fromond (1703-1795)“ … munitissimo degli
studi sperimentali … di mastici, e vernici… della fluidità dei corpi… di distillazione che ascende
in forma di vapori…”
http://collezionemaggi.altervista.org/articoli/2015fromond_chimica_XVII.pdf
I contatti tra monaci di scienza e la società delle corporazioni e della politica sono intensi. In
contrada Santa Caterina poco distante da Via Borgo Spera dove avevano bottega anche i Ceruti,
abita il nobile Bartolomeo Ariberti, attraverso i cui buoni uffici, lo Stradivari crea nel 1690 il
quartetto Mediceo per il granduca di Toscana: strumenti di forma “nova” riposti “nella custodia
d‟albero coperta di sommacco nero” (specifica abilità dei conciatori della contrada protetti
dall‟Ariberti).
Il riferimento al sommacco evidenzia l‟arte della tintura tipica dei produttori del fustagno e tessitori
della seta ma anche delle professioni dei pittori, liutai o dei confettori o conciatori cremonesi che
sapevano estrarre da erbe tintorie i coloranti più resistenti come l‟azzurro indigofero dal guado o
luza da non confondersi con erba guada dal colore giallo oro dovuto ad una xantofilla denominata
luteina. L‟antica tradizione vuole che si tratti anche il rosso di Garanza o il giallo Cartamo
provenienti da estese coltivazioni nostrane del carthamus tinctorius (la Coldiretti di Cremona ancora
oggi vanta tra le colture proteoleaginose quella del cartamo), e la “pietra rossa usata da‟ pittori”
studiata dal chimico Cerioli. Nel XVIII sec. alcuni ingredienti farmaceutici noti in medicina sono
utilizzati anche nella pratica artigianale. i conciatori di pellame o “confettori” di Santa Caterina a
Cremona usano il burro di Saturno (Nutritum) del Canepari noto componente degli inchiostri
simpatici, farmaco nella peste, essiccante di oli per vernici ma anche conciante per ammorbidire le
pelli al sommacco. Secondo Adolfo Tamburello AGI China nel „700 si utilizzerà sempre più
“lacca povera” veneziana non tossica con resine e coloranti locali, più facile nella preparazione, di
più facile stesura e più delicata all‟invecchiamento mentre in tutta Italia “come materie prime
furoreggiavano «sommacco» e «sandracca» tra artisti”. Cremona per tradizione locale tratta il
sommacco e coltiva dal „300 il cartamo tintorio, falso zafferano o zafferanone necessario alla
produzione di lacca gialla curiosamente base della tecnica Urushi –E che in Giappone utilizza nel
„700 la lacca al cartamo.
http://collezionemaggi.altervista.org/articoli/2014_lacca_giqpponese.pdf
L'olio di cartamo, conosciuto per le sue proprietà anche da Pietro Andrea Mattioli (1501 –, 1578) è
un olio molto siccativo estratto dai suoi semi. Essendo più chiaro dell'olio di lino ed ingiallendo
meno viene preferito nella produzione di vernici. L'olio di cartamo è indicato per fluidificare i
colori, creare velature mantenendone la trasparenza.
L‟osservazione e la sperimentazione mostrano al chimico una serie di sostanze dette indicatori che
cambiano colore a seconda dell‟ambiente acido o basico in cui sono diluite. Il Soxlet, il Rotavapor o
l‟uso di altri metodi più empirici servono alla separazione dei principi coloranti.

Curiose sono ad esempio le analisi fatte dal Cattaneo (1825) sulle bacche del ciliegio di Santa Lucia
(Cerasus mahaleb) utilizzate comunemente come colorante per i vini così come la Malva e la
Fitolacca. Altri colori ottenuti da Orcanetto e iperico in ambiente acido o basico danno colorazioni
diverse. Si discute sull‟uso appropriato di pigmenti i piombo e mercurio, resine colorate come
sangue di drago, gommalacca, gommagutta, tannini dal mallo di noce, legni colorati, alizarina,
bitume giudaico … c‟è chi giura sulle proprietà coloranti del tè verde, hennè, cartamo, arganetta,
iperico o dell‟annatto (orellana alle Americhe da Francisco de Orellana (1511–1546) il suo
scopritore)
La chimica dei colori per oscuri vincoli alchemici, si coniuga all‟arte orafa che fa capo a sant‟Eligio
sede della Università degli Orefici, artigiani con perfette conoscenze nella separazione dei metalli
preziosi, liquazione dell‟oro dal rame, alligazioni ed amalgama, coppellazione, brunitura,
ossidatura, niello…ma anche stillazioni (distillazioni) nella tradizione trasmessa dal Benvenuto
Cellini (1500 –1571). Giovan Battista Ferrari sindaco dell‟Università degli orafi tiene contatti certi
tra studiosi come Alessandro Capra, potenti consoli mercantili e i liutai dell‟insula, ma anche con la
Compagnia della Morte, fulcro di sinergie ermetiche e oscure tra ecclesiastici e uomini di scienza,
ospitata in sant‟Eligio.
Il diverso uso di distillati ed oli si deve alla lontana tradizione araba e trasmessa da Gerardo da
Cremona (1114-1187) in “De Modo Medendi” . Gli antichi liutai sapevano trattare il legno con
colle a basi naturali diverse (la caseina del latte può plastificare in presenza di ammonio, di
prosaiche origini (…urina) spesso antropologiche, sino ad apparire come avorio chiamato diolacton
negli anni ‟50), con sali, depurandone le cellule per osmosi , o con saccaridi come miele e chitina o
pectina (polisaccaridi di natura animale e vegetale) che il poeta, avverso lo scienziato, immagina
possano migliorare l‟acustica del violino.
C.Cennini (sec.XIV) afferma:“ togli agli speziali… colla di pesce (ittiocolla da pesce di storione)
perfettissima ad incollare liuti …e di spicchi, di pelle o caravella (capretta) che adoprar si può
per far liuti… di calcina e di formaggio la quale adoperano maestri di legname”, resine (ragia di
pino, mastice, cera,…) e coloranti come il verzino ( il “berci” di Marco Polo), grana o kermes,
morella over pagonazza, cinabrio e lacca (“artifiziati per archimia”), sangue di dragone, rosetta, …
lapis lazzari e lapis amatita .

Gherardo, Alberto, Geroldo e Gerolamo nella Cremona


altomedioevale

Alle porte di Cremona nel 1241 le cronache riportano il misterioso delitto di uno sconosciuto
pellegrino proveniente da Colonia, patria di Alberto Magno e della scolastica.. Nello stesso anno le
truppe dell‟Imperatore Federico scomunicato, raggiungono Roma e papa Gregorio IX in quel
frangente muore. Lo storico curioso, con doti d‟investigatore, non farebbe fatica a individuare nella
figura della vittima, Geroldo, un personaggio diverso dal povero pellegrino che è raccontato, non
foss‟altro perché si narra che tutta la città venne a renderne omaggio alla salma e fatti misteriosi si
produssero in città quella notte. Geroldo da Colonia fu dichiarato santo immediatamente a grande
richiesta dei potentati cittadini: un politico in incognito alle prese tra faide guelfe e ghibelline? Un
religioso troppo poco dottrinale, con legami alla moderna e laica speculazione alchemica di Alberto
Magno? Un colto alla ricerca di antichi ed smarriti testi alchemici conservati nella ricchissima
biblioteca di santa Lucia? Uno sfortunato ambasciatore tra la ricca Cremona e la potente Colonia
magari alla ricerca di risorse per la costruenda e costosissima cattedrale, monumento ai Magi
alchimisti antesignani nella preparazione di ingredienti fondamentali nella profumeria del tempo
come incenso e mirra? Il corpo di Geroldo si trova ora in Santa Maria Maddalena in una teca in cui
simbolicamente appare grande quantità di fiori.

Vedi http://cremonamisteriosa.blogspot.it/2017/01/zafferano-loro-di-casalmaggiore.html

Alberto Magno da Colonia, in un periodo di transizione importante è affascinato dalla chimica


come scienza di speculazione della qualità, l‟alchimia non è solo teoria filosofica o recupero di
tradizioni di derivazioni arabe ma scienza d‟indagine di laboratorio e con Ruggero Bacone
distingue l‟alchimia speculativa e l'operativa. Rilegge Aristotele e Gherardo da Cremona, noto per
traduzioni di testi alchemici arabi. Alberto è antesignano nella descrizione della distillazione
dell‟alcool che chiama “liquido oleoso”. Egli immagina di ottenere alcool sempre più puro con
aggiunte al vino di calce e sali di zolfo che reagendo con l‟acqua ne permettono una migliore
separazione. Il “Libro dei minerali o del segreto dei segreti” è un vero trattato di scienza
protochimica.

Alberto Magno Doctor Universalis trae i suoi spunti alchemico filosofici da Gerardo da Cremona
(Gerardus Cremonensis o Girardus Lumbardus Cremonensis c. 1114–1187 traduttore di Avicenna
Abu Ali al-Husayn Ibn Sina (980 - 1037) il primo a distillare essenze di fiori e rose. Gli arabi
descrivono anche la preparazione di oli ed essenze (in “De modo medendi” nella traduzione di
Gerardo) attraverso la distillazione ed estrazione con grassi. In “Liber luminis luminum” di al Razi
nella traduzione di Gerardo si descrive la preparazione dell‟ac. nitrico dalla distillazione di sal
nitrum, sal ammoniac e vitriol.

In un manoscritto (III Raim. LULII Opera Chemica 27) miniata da Gerolamo da Cremona nel 1474.
conservato nella Biblioteca Nazionale di Firenze, appare una delle prime rappresentazioni della
distillazione del vino dipinte dal celebre miniaturista Gerolamo da Cremona (fine del XV sec)
Gerolamo lavora anche al il “Messale di Barbara di Brandeburgo” primogenita di Giovanni
l‟alchimista, la sposa a 10 anni del marchese Ludovico Gonzaga. Contemporanei del pittore sono i
miniaturisti Bonifacio Bembo, Antonio Cicognara e il chimico Giovanni Bracesco (1482 –
1555), laureato a Padova, ospite di Alberto Pallavicino, seguace delle dottrine di Paracelso e
studioso di metodi distillatori.
Gerardo da Cremona traduce il Kitab al-Sab'een (prima del1187), i Libri de septuaginta di Ǧābir
ibn Ḥayyān (IX sec.), il De aluminibus et salibus, classificazione secondo al-Rāzī (X sec.) degli
allumi e dei sali, e il Lumen luminum attribuito allo stesso autore che alcuni vogliono ripreso da
Aristotele come il Lapidario (o De lapidibus), legato alla scuola medica persiana del VII sec. Nei
suoi libri sono tratteggiate le tecniche di distillazione dell'aceto per produrre acido acetico
concentrato buon solvente di gommoresine e mirra ( l‟operatore ancora oggi sfrutta la particolare
solubilità dell‟aceto per raffinare alcune resine ma anche per pulire i suoi pennelli imbrattati di
vernice indurita); la purificazione per distillazione dell'acqua. Traduce le osservazioni di al-Razi che
osserva un vapore infiammabile (alcool) durante la distillazione del vino. Riporta gli esperimenti di
Jābir a cui si deve la scoperta dell'acqua regia (acido cloridrico e nitrico) con la quale si scioglie
l'oro.

Un misterioso manoscritto
Il manoscritto appartenuto forse al canonico Antonio Dragoni è parte della collezione contenente
pergamene, codici e altri manoscritti che Francesco Robolotti (1802-1885), medico cremonese,
studioso e amante d'arte donò nel 1867 per il costituendo Museo Patrio. Alla Biblioteca di Cremona
il manoscritto in precedenza catalogato “Secreti di scienze e pratiche occulte ermetiche e chimiche,
in prosa e in versi, si trova conservato accanto ad altri testi tra i quali “ Litterae ad Hippocratem et
Democritum”; “De natura acidi et alkali, iuxta recentiorum opiniones, dissertatio medica” (1600);
“Secreti di Medicina” (1400); “Lezioni di fisica e filosofia dei PP Gesuiti di Cremona” (1700);
Il manoscritto (n°1301) databile alla fine del „600 porta nella prima pagina in cartapecora, quasi una
firma, il simbolo in corsivo del Saturno che, secondo Jacob Böhme (1575 1624), è l‟essenza celeste
che riunisce piombo e oro.
Il manoscritto contiene un bel disegno del laboratorio alchemico (ergasterion) con l‟Atanor (forno
alchemico) e il forno (chiamato da Mylius “ dell‟accidia, indolenza o del pigro Henrico) è adattato
per la distillazione con l‟alloggiamento per il focum, il cinerarium, il suo aditum(ingresso) e ostium
(porta d‟uscita dei fumi), spiracula (apertura da cui esce il distillato), operculum canalis (coperchio),
fibula ferrea che trattiene il coperchio. Nell‟immagine il disegno dell‟anonimo estensore del
manoscritto riporta incisioni del trattato OPERIS MEDICO CHIMICI di Johann Daniel Mylius, (c.
1583-1642) medico e chimico. Mylius è originario dell‟Assia in Germania dove “le storte che si
fabbricano a Waldenburg e ad Almerode sono le più stimate” (Dizionario di chimica dei signori
M.H. Klaproth … ).
Mylius è compositore per liuto in Thesaurus Gratiarum: il liuto barocco tedesco accordato in re
minore caratterizza altresì una straordinaria ricerca di armonie ermetiche.

Monteverdi e la distillazione
http://collezionemaggi.altervista.org/articoli/cremona_alchimia_-monteverdi_2013.pdf
Claudio Monteverdi, musicista, figlio di “spetiario e medico di piaga” definito “grande professore
di Chimica” da Paolo Piazza in “Fiori poetici” ha in particolare interesse per l‟Arte alchemica e,
dopo il trasferimento a Venezia, lo esprime in una serie di lettere (23 Agosto 1623 – 28 Marzo
1626) indirizzate all‟amico mantovano conte Ercole Marigliani (Marliani). La sua segreta passione
nasce dall‟esperienza fatta alla corte di Mantova dove testimonianze assicurano essere presente nel
palazzo ducale un laboratorio alchemico (retto dal distillatore Pietro Drago) con vasi di vetro e
terra per distillare e coppellare. Il duca Vincenzo I e suo figlio Ferdinando attrezzarono il
laboratorio con forno (athanor) nascosto sotto gli Appartamenti delle Metamorfosi là dove forse
Isabella d‟Este (1474-1539), sposa di Francesco I Gonzaga, preparava i suoi estratti cosmetici.
Accanto ai laboratori si coltivavano essenze nel giardino dei semplici
Nelle citate lettere, il Monteverdi parla di acquisto di storte e palloni dalla manifattura di Murano,
di oro, piombo e mercurio e di pratiche di laboratorio chimico. Monteverdi raffinare oro secondo
una complessa tecnica di separazione da altri metalli contenuti nel minerale. Il problema del
musicista è quello di ricavare mercurio abbastanza puro per la confezione di farmaci ad uso
personale e per fare questo si rivolge alle fornaci di Murano per confezionare “un orinale di vetro
con sopra il suo capello…”. Il vaso, presumibilmente un alambicco, sarebbe servito per la
distillazione del mercurio da minerale grezzo e doveva per forza essere di vetro essendo impossibile
usare per il mercurio un comune distillatore in rame per l‟alcool. Monteverdi opera in questo caso
con uno strumento necessario a purificare il mercurio necessario a una separazione grossolana di
oro dal minerale mentre il “vaso e il cechino” disegnato in un‟altra sua lettera si rende utile a
operare col Saturno (piombo) per perfezionare una raffinazione (coppellazione) ancor più accurata
del metallo prezioso da lega.
La preoccupazione del Monteverdi è quella di ricavare oro purissimo da monete d‟oro zecchino
(cecchino) in lega per ricavare con opportune manipolazioni oro potabile famoso tra speziali e
medici. Il misterioso rimedio (considerato magico da improvvisati cultori e moderni lettori dell‟Arte
sublime) a base d‟oro colloidale noto ai nostri medici oncologi era citato già da un tal Bersani di
Casalmaggiore di Cremona tra i preparati di un alchimista di nome Giacomo da Lisbona che si era
proposto con i suoi servigi nel 1470 al marchese Ludovico II.
Mercurio e Piombo sono altri elementi usati dall‟alchimia per le loro proprietà sia in campo medico
ma anche preziose nelle diverse preparazioni spagiriche, farmaceutiche … segrete.
La distillazione anche in questo caso è tecnica fondamentale nella pratica spagirica ma rappresenta
anche emblema metaforico di perfezione e purificazione.
Sono noti i contatti tra Monteverdi e la Cremona liutaria in una lettera del 1638 in cui il monaco Fra
Fulgenzio Micanzio amico del musicista scrive a Galileo Galilei, che lo aveva incaricato
dell‟acquisto di un violino: “Per ciò che concerne il violino, il Sig. Monteverdi mi ha
recentemente inviato una lettera nella quale un suo parente gli scrive che la fabbricazione del
violino segue il suo corso, ma poiché desidera mandargli uno strumento eccellente non può
essere portato a perfezione senza il forte calore del sole”

Distillazione, sublime arte di corte


Rodolfo II d’Asbrugo
Giovan Battista della Porta (1608) razionalizza metodi e preparazioni in farmacia nel “De
distillatione libri IX”, ed alla corte di Rodolfo II d‟Asburgo (1552-1612) convergono a Praga
alchimisti, pittori, orafi, distillatori e importanti iatrochimici esperti nell‟arte spargirica ( separare ed
unire), ermetica e distillatoria. Giambattista (1541-1615) così descrive la distillazione: “oltre a ciò
stimo che ognun debba chiarissimamente sapere quanto giovi l‟arte del distillare, imitatrice della
celeste pioggia, e figlia perché da quella son nati meravigliosi inventioni, ritrovate da nobilissimi
ingegni, e molte cose utili alla salute de gli uomini, e se ne vanno tuttavia ritrovando di giorno in
giorno. Cioè come si cavino le semplici acque , le spiritose, gli olij, le gomme e l‟acque gommose ,
e le quinte essenze le quali stanno nascoste e disperse per tutto il corpo di quella mole …”
Nell‟immagine di Hans Vredeman de Vries il laboratorio alchemico.

Nella Torre elle Polveri a fianco della Cattedrale e in prossimità del vicolo d‟Oro, Rodolfo trattava
e distillava le segrete sostanze spesso a base di Borissa o Erba della Luna dal succo giallo oro.

dd

Tra i molti alchimisti che frequentarono la corte di Rodolfo giova ricordare il Sendivogius
precursore della distillazione ma anche Paracelso e Michel Maier che documenti testimoniano il suo
incontro con Claudio Monteverdi. L‟alchimia fonde nella musica: accanto al vicolo d‟Oro sorge la
Torre di Dalibor, famosa per la triste storia di Dalibor e del suo violino. Condannato alla pena
capitale diffondeva le sue note ogni giorno per tutto il castello sino al giorno dell‟esecuzione.
Negli stessi anni (fine XVIsec.) documenti notarili testimoniano la presenza dei due fratelli
cremonesi Ardesi (Carlo e Giovanni Paolo) e di Mauro Sinibaldi “violinista e familiare di sua
Maestà Cesarea”. I contatti tra Cremona e Praga sono numerosi: nella pinacoteca cremonese del
Museo Civico si trova la nota tavola dell‟Arcimboldo definita “lo scherzo dell‟ortolano” (la
filosofia del “solve et coagula”, scomporre e ricomporre, tipica delle operazioni alchemiche tra cui
la distillazione) proveniente dalla collezione del Marchese Giuseppe Sigismondo Ala Ponzone
(1761- 1842) e originaria dalla collezione Rodolfina.
Frequentano la Corte di Rodolfo II il cremasco Evangelista Quattrami (frate eremitano di
S.Agostino, semplicista e distillatore del cardinale d‟Este - 1587) ,i nobili soncinesi: Utino
Amadoni sospettato dei domenicani di praticare arti magiche e stregoneria, gli Azzanelli, banchieri,
emigrati in odore di eresia. (V. Lancetti –Biografia Cremonese – Milano 1819).
Estensi e Sforza
Alfonso I d’Este, Caterina Sforza, Isabella d’Este
Musica, Liuteria e Chimica alchemica si incontrano alla corte di Ferrara a partire da Caterina dè
Vegri santa virtuosa alla ribeca detta “ferrarese” e Alfonso I d'Este (1476-1534), marito di Lucrezia
Borgia. Alfonso I è il “Duke of Ferrara desired to obtain a recipe of the varnish then in use
among the Venetian lute-makers and accordingly wrote to his correspondent in Venice-one
Jacopo de li Tibaldi, who ,under date January 20th,1526…” (Hill) “Alfonso I… ordinava al suo
ambasciatore a Venezia Jacopo Tibaldi di chiedere al noto Sigismondo Mahler come si faceva e
come si applicava la vernice”. Non era evidentemente solo la semplice operazione della
dissoluzione di una resina in oli o alcool che interessava al Duca ma la natura delle materie prime
impiegate.
Di Alfonso I d‟Este è nota la sua grande passione: pratica tecniche di fusione e fabbricava vasi .
Nel periodo di grande splendore della corte estense si affinano tecniche chimiche empiriche, come
nitriere per la fabbricazione della polvere da sparo, fonderie per l‟oreficeria e cristalleria, tintorie ,
distillerie, fabbricazione di saponi, di smalti, di distillati di erbe, nella preparazione di oli medicinali
nella spezieria ducale. Una curiosità: GiovanBattista Birelli chimico alla corte di Cosimo
pretendeva di aver trovato nella Celidonia e nell‟erba Borissa o soldina, primulacea con foglie a
forma di moneta “scudo da Cavaliero”, ricca di tannino, silicati e mucillagine colorante giallastra,
l‟ingrediente base per la trasformazione del metallo in oro.

In figura piatto con graffito di carattere nuziale ( Ferrara, 1491) esposto al British Museum Londra
L‟immagine mostra un giovane Alfonso I d'Este ed Anna Sforza l‟uno con la spada e lo stemma
degli Sforza, lei con la viola-lira e lo stemma degli Estensi.
Isabella d'Este (1474 –1539) figlia di Ercole I d'Este aveva a Mantova un laboratorio di profumeria
dove è documentata la produzione e distillazione di acqua di rose e liquori. Al distillato Isabella
aggiungeva balsami, resine come ambra, combinava profumazioni e ricercava prodotti coloranti per
la cosmesi. Il suo Studiolo allestito nel Palazzo Ducale di Mantova era arredato con dipinti e
simboli alchemici e musicali. Un'altra Isabella, la misteriosa Isabella Cortese nel 1662 pubblicherà
i suoi “Segreti …” in cui base di moltissime preparazioni è proprio la distillazione.

Il connubio alchimia musica si rinnova nella simbologia degli strumenti incisi di Domenico Galli
(1649-1697) donati nel 1691 a Francesco II d‟Este (1662-1694) Duca di Modena.
http://collezionemaggi.altervista.org/museo_liuteria_cremona/chimica_sublime_2011Cns.PDF

Interessante entrare nel gioco delle interpretazioni numerologiche e simboliche per avere una idea
della complessa cultura mistica ed esoterica barocca: 12 sono gli dei dell‟olimpo, gli apostoli ma
anche le dieci sublimazioni dell‟Opera riunite al sole ed alla luna, i segni zodiacali “ l‟oscuro
cerchio dei 12 vizi” definiti così negli scritti gnostici del Corpus Hermeticum, 12 sono le fatiche di
Ercole-Eracle . Osservando inoltre i bassorilievi incisi nel fondo del violino del Galli si possono
individuare figure come Apollo, dio guerriero e della musica, simbolo di Cristo ma anche del sole,
l‟armonia del Cosmo secondo Kircher 1665), principio creativo centrifugo secondo Fludd 1638,
all‟interno di una cornice con le caratteristiche dell‟uovo alchemico che è anche l‟ampolla dalla
quale avverrà la distillazione. Al di sopra tre putti alati (ascensione dei principi di volatilità,
combustibilità e solubilità, mercurio, zolfo e sale base della iatrochimica di Paracelso), due
trattengono una corona di mirto simbolo della regalità chimica e della perfezione, un terzo cavalca
un cigno simbolo dell‟elisir bianco, arsenico dei filosofi, che a contatto del principio volatile
mercurio produce la riunione (conjunctio) delle tinture (Andreas Lybavius descrive dettagliatamente
il percorso filosofico in Alchymia 1606). Nel violoncello è Ercole l‟elemento interno all‟ampolla
alchemica (rappresenta il microcosmo nell‟albero della Pansofia di Theophilius Schweighart in
Speculum sophicum Rhodostauroticum) sorretta dall‟aquila filosofica che nasce dal nero e che
separa leone ( simbolo del fisso- zolfo), e leonessa ( simbolo del volatile- mercurio) in opposizione.
Anche nel violoncello appare la corona di mirto dalla quale scaturiscono tre figure che sorreggono il
sole simbolo dell‟unità della materia. La simbologia si completa sia nel violino che nel violoncello
nello stemma ducale e nella corona che rappresenta il completamento delle operazioni terrene che
portano alla Grande Opera.

L‟Opus Magnum, la Grande Opera degli alchimisti viene rappresentata come la fuzione di elementi
chimici come la distillazione ed astrologici come gli elementi zodiacali. Il 1600 è il secolo di
Galileo ma anche di Andreas Libavius che in Alchymia (1606) pone per primo le basi della
sistematica in Chimica.
Moltissimi hanno voluto interpretare in chiave magica simbologie che invece, descritte in colte
rappresentazioni metaforiche spesso contrastate per ignoranza o opportunità religiosa,
rappresentano la sintesi di vere e proprie operazioni chimiche.
Le rappresentazioni simboliche di Libavius sono contemporanee al dipinto del Caravaggio nel
Casino Ludovisi ( laboratorio alchemico del cardinal del Monte), sono stilizzate nel violino di
Domenico Galli costruito per Francesco II d‟Este ( fine 1600) e verranno anche interpretate nella
Encyclopedie. (la complessità del periodo storico è ben rappresentata dal fatto che i testi di Libavius
fossero catalogati nell‟ Indice dei libri proibiti per il Santo Ufficio della Inquisizione.)
Nelle immagini appare Cerbero (fuoco) affiancato da Nettuno (acqua) e Plutone (terra) che
sostengono la sfera celeste (uovo alchemico) dalla quale distillano o sublimano i tre elementi (fisso,
volatile, combustibile) per raggiungere il risultato ermetico rappresentato da Giove e l‟aquila ( aria)
o da uno stemma nobiliare o semplicemente dal prodotto della distillazione.
Alessandro Tassoni (Modena, 28 settembre 1565 – Modena, 25 aprile 1635) in “Pensieri” (1565)
così riferisce sul prodotto della distillazione “ l‟acquavite fu dapprima introdotta nella medicina, e
per tale si conservò fintanto ché i modenesi colla copia grande la dilatarono per tutte le provincie
settentrionali ove non allignano viti e la fecero introdurre come bevanda”. (Stradivari alla fine del
„600 viene invitato alla corte del Duca di Modena e ebbe anche contatti successivi nel „700: non è
improbabile che alcool di qualità e resine purificate, come la gommalacca importata dai gesuiti
secondo Kircher, provenissero proprio dal ducato dove esistevano Arti e Confraternite di Artieri
”che scelsero Omobono cremonese, come santo protettore dopo la tremenda peste del 1630”. Il
Salvelli, nella sua “Pratica Universale … al Serenissimo Cosimo III Granduca di Toscana del
1681”, accomuna tra Arti e Artieri, artigiani come scarpai, fabbri-ferrai, sarti, speziali, profumieri,
liutai, minugiai, sarti … attività che a Cremona si riconoscevano nel Consorzio di Sant‟Omobono.

I Visconti e gli Sforza


L‟arte Regia era praticata in epoca Viscontea presumibilmente già dal 1461. Nel castello di Milano,
operano il cremonese Aselli (1581- 1625), Settala, Tadino e presumibilmente il cremasco Canepari,
essi avevano un gabinetto in cui “ vi erano vasi, pignatte e ampolle in grande quantità”. A Milano
si approfondisce e aggiorna il manoscritto Ars sive doctrina de transmutatione metallorum con un
fornito ricettario di tecnologia alchemica. Alchimia scienza dello spirito mai disgiunta da musica e
devozione in epoca sforzesca. La colta tradizione delle scienze e della musica si trasferisce da
Milano al Castello di Santa Croce a Cremona dove soggiorna spesso Galeazzo Maria Sforza (1444
–1476) educato alla musica da Guiniforte Barzizza, dove si festeggia il matrimonio di Bianca Maria
Visconti e Francesco Sforza avvenuto in San Sigismondo (1441), dove nel 1483 si tenne la dieta di
Cremona, in cui si riunirono il re di Napoli, il duca di Milano, Firenze, i duchi di Urbino e di
Ferrara e il marchese di Mantova per decidere le alleanze nella guerra contro Venezia.

Il ricettario di Caterina Sforza (1463-1509) signora di Imola e contessa di Forlì , nipote di Bianca
Maria Visconti e Francesco Sforza, contiene moltissimi riferimenti alla distillazione nel suo
laboratorio d‟alchimia nella Rocca di Ravaldino ove segue il suo orto botanico. Un medico
cremonese, Giovanbattista Plasio tiene contatti con la corte degli Estensi e degli Sforza .

I Medici
Leone X, Francesco e Maria de Medici

Papa Leone X, Giovanni (1475 –1521), figlio di Lorenzo de' Medici trasferisce alla corte pontificia
lo splendore e i fasti della corte Medicea. Il papa conosce Leonardo da Vinci che nel suo Codice
Atlantico foglio 989 1485-90 ipotizza un distillatore che possiede un “modo di fare una stillazione
chiara”. Cronache raccontano che Leone X si divertisse a deridere alchimisti ciarlatani accorsi alla
sua Corte.

Maria de Medici (1575 –1642) è figlia, di Francesco I il più colto ed intellettuale Principe
rinascimentale, creatore di Pratolino e dello Studiolo, umanista e cabalista, alchimista distillatore e
filosofo . Maria de Medici arriva a Parigi nel 1600, è moglie di Enrico JV re di Francia ed è
protagonista della grande stagione musicale del „600. Dalle ruelles degli hotels parigini la nuova
musica si struttura nella chambre du roy, complesso di liuti, flauti e viole a cui si aggiunge il
gruppo dei Vingt-quatre Violons, composto da dessus, hautes-contres, tailles, quintes e basses,
complessi corali nelle Messe e nei Mottetti, e la Grande Ecurie con i suoi strumenti a fiato che
accompagnano carousels, ballets de cheval e il ballet de cour. Maria ama degustare la grappa e per
questo fa arrivare dall‟Italia alambicchi e maestri distillatori che ne ingentiliscono il gusto creando
il Cognac. Maria de‟ Medici finanzia Guido di Crusembourg per costruire un laboratorio alla
Bastiglia per la produzione di estratti alchemici ma l‟impostore fugge con il tesoro. Ciò nonostante
accoglie numerosi profumieri italiani che si installano a Parigi dopo i successi nella distillazione di
essenze di René Le Florentin. Il profumiere giunge a Parigi accompagnando Caterina de‟ Medici
nipote di Lorenzo il Magnifico e madre di Carlo IX, famoso cliente degli Amati. Anche Carlo IX ha
guai con truffatori se dicentesi alchimisti ma nel suo caso, forse merito dell‟esperienza materna,
riesce ad acciuffare e impiccare i malcapitati.
( dagli affreschi in Palazzo Pitti sec XVII)

Jan van der Straet (Stradano – 1570) descrive in stampe e dipinti la distillazione “ab igne stilla” nel
laboratorio alchemico o Fucina nello Studiolo di Francesco a Palazzo Vecchio a Firenze.
DISTILLATIO: in igne succus omnium, arte, corporum – Viges fit unda limpida et potissima
(DISTILLAZIONE – il succo dei corpi estratto ad arte, produce un‟onda limpida e potente)

(da Uffizi.org) Nel 1690 Stradivari fu incaricato dal nobiluomo cremonese Bartolomeo Ariberti di
costruire due violini, due viole e un violoncello (i 5 strumenti tradizionali dell‟orchestra da camera)
da donare al figlio del granduca Cosimo III dei Medici, il gran principe Ferdinando, molto
appassionato di musica ed egli stesso virtuoso suonatore di clavicembalo. Oggi all‟Accademia
restano il violoncello e la bellissima viola tenore, entrambi decorati con l‟arme medicea; la viola
contralto è conservata alla Library of Congress di Washington e uno dei due violini all‟Accademia
di Santa Cecilia a Roma (l‟altro violino è disperso).
Caravaggio e il Cardinale portavoce dei Medici
Una originale sperimentazione con il Liceo Artistico “Munari” di Crema e Cremona in occasione
di “CaravaggiOra”, all‟interno di “IoCaravaggio” si è realizzata nel 2007. La manifestazione
sostenuta dal Comune di Caravaggio ha permesso la realizzazione di una Wunderkammer in cui
poter fondere il Naturalismo di Caravaggio, il Metodo di Galileo e le prime oggettive esperienze di
Andreas Libavius (1555 –1616). Una serie di istallazioni diffuse sul territorio ha raccolto oggetti
apparentemente dissimili come gli strumenti musicali (liuti e viole) e chimico alchemici (distillatori,
termometri... ): note musicali che diventano melodia, come elementi che “trasfigurano” in composti;
preparazioni alchemiche e stechiometriche, pigmenti in cui una leggera variazione della struttura
molecolare ridefiniscono sfumature reali e contrasti intensi.
La classe accompagnata dai prof. Mario Maggi (cattedra di violino alla scuola di Liuteria) e
Giorgio Maggi (cattedra di chimica al Liceo) ha studiato una decorazione apparentemente
indecifrabile come il dipinto dal Caravaggio sul soffitto della cappella Ludovisi a Roma.
L‟interpretazione con simbologia esoterico alchemica, trova dignità nella epistemologia di una
scienza che muove i primi passi nella ricerca di una collocazione dei saperi scientifici.
Oggetti apparentemente alla rinfusa dunque: strumenti musicali, distillatori, riproduzioni di
elementi simbolici come il compasso e la squadra, mortai con terre coloranti e matracci con vernici,
riproduzioni di antichi manoscritti e dipinti, differenza tra il significato del simbolo alchemico e il
simbolo chimico, confronto tra tavole di affinità e tavola periodica degli elementi, modelli
molecolari, sino all‟Ouroboros che si ricompone nel Benzene di Kekulè.
Ne è anche nata una pubblicazione (immediatamente e piacevolmente esaurita) che analizza
pratiche chimiche di preparazione e purificazione di prodotti per l‟arte come pigmenti e vernici, di
commistione voluta tra modello scientifico ed estetico, di approfondimento sul tema della vanitas
interpretato alla luce della moderna esegesi della equazione chimica. Ma ne sono nati anche stimoli
didattici nella proposta di una chimica applicata che possa uscire dai ristretti ambiti della teoria o
del laboratorio.
Una bella opportunità dunque per fare storia della Chimica con rigore ma accompagnati da uno
straordinario interesse.
Sono gli stessi ragazzi che hanno lavorato al progetto ad “insegnare” alla folta platea del convegno
conclusivo della manifestazione.
L‟idea non era nata per caso: nell‟ora di chimica si doveva stabilire di quale natura fosse il minio e
cinabro, indagare sulle proprietà di questi antichi rossi dalle intense proprietà cromatiche eppur così
deleteri per la salute.
Piombo e mercurio, elementi base della sostanza pittorica, richiamano antiche formulazioni
alchemiche in cui sembra sintetizzarsi come metafora la vita del Caravaggio: estetica e arte
coesistenti al dolore per raccontare l‟importante avventura del Barocco.
http://collezionemaggi.altervista.org/museo_liuteria_cremona/chimica_sublime.pdf
Raccontare la complessità non è facile se non ci si affida a chi ne fa uso: perché paradossalmente
non immaginare le alchimie del barocco caravaggesco come ancora attuali ? Forse che per vivere la
molteplicità del mondo moderno sia ancora necessario essere educati alle difficoltà, alla laboriosità,
alla comunicazione, al rigore della osservazione scientifica, alle nuove e articolate tecniche di
marketing?
Il lavoro è stato accompagnato da una insolita pubblicazione in cui abbiamo sviluppato il tema della
Chimica della Natura : reazioni della decomposizione organica, la chimica dei pigmenti e loro
preparazione, geometria dell‟infinitamente piccolo come la struttura di atomi di carbonio che si
ripropone in elementi sintetici di decorazione barocca, armonia di strutture chimiche complesse in
modelli molecolari che sembrano sovrapporsi a simbologie musicali…”.

Il Casino Ludovisi (l’antro della distillazione del Cardinal Del Monte)


Si sono confrontati elementi di natura scientifica ed estetica del periodo barocco per individuare
oggettive interpretazioni sul significato simbolico del dipinto realizzato dal Caravaggio sul soffitto
del Casino Ludovisi - luogo di esperimenti scientifici del Cardinale Del Monte, protettore del
Caravaggio. Francesco Maria Bourbon del Monte Santa Maria nato a Venezia nel 1549 da una
nobile famiglia di origine toscana reggenti del feudo imperiale di Monte Santa Maria, tra
Granducato di Toscana e Stato Pontificio. Il porporato ammesso alla corte del porporato Ferdinando
I de' Medici rappresenta gli interessi del granduca di Toscana a Roma nella sua residenza romana di
Palazzo Madama.
Nella sala in cui il Cardinale si diletta di alchimia e distilla le sue pozioni Caravaggio dipinge una
allegoria ermetica sintetizzata graficamente in figura (il momento è importante perché è proprio alla
fine del „500 che Galileo imposta la sua nuova e rivoluzionaria Scienza aderendo alle teorie di
Copernico)
dal Soffitto di Casino Ludovisi Dal “Il laboratorio Da “Allegoria Della Chimica “
dipinto da Caravaggio per il dell'alchimista” di dall‟Enciclopedie
laboratorio alchemico del Cardinal Giovanni Stradano per lo
del Monte, ambasciatore dei Medici studiolo di Francesco I
de‟ Medici

Giove e l’aquila rappresentano l’elemento volatile della distillazione da un uovo alchemico o


grande madre in cui sono contenute le acque di Nettuno e la terra di Plutone e Pegaso, Cerbero a
tre teste, difensore dei tesori dell’Ade, rappresenta il fuoco alchemico e l’Athanor. Non è chiaro
nel dipinto quale astro sia al centro dell’Universo (siamo in piena Inquisizione) ma è certo che
lo Zodiaco indichi l’Equinozio di Primavera momento importante religioso per la coincidenza
della santa Pasqua di Resurrezione ma anche momento laico alchemico di rinnovamento della
natura e della distillazione come elemento purificatore – la distillazione del liquido astrale). Si è
inoltre messo a confronto il pensiero filosofico espresso nel dipinto con alcuni importanti
elementi grafici che ci sono stati tramandati da Giovanni Stradano per lo studiolo di Francesco I
de’ Medici e dall’Enciclopedie.
( la restituzione grafica di disegni originali e la rielaborazione di testi manoscritti e cura del testo
cancelleresco è stata curata da Valeria M.– diplomata Liceo Artistico Munari di Cremona e
Conservatorio di Piacenza )
http://collezionemaggi.altervista.org/articoli/appunti_di_vita_scolastica.pdf

Gli ambienti dove avviene la sperimentazione alchemica, distillazione e preparazione di estratti


farmaceutici sono progettati in luoghi segreti ma sontuosi. Il Birelli nella sua “Opera …” 1601, offre a
Cosimo de Medici progetti importanti in cui collocare il laboratorio.
Cristina di Svezia
Cristina di Svezia (Stoccolma, 1626 – Roma, 1689) in Palazzo Riario ora Corsini a Roma allestisce
un laboratorio - distilleria in collaborazione con il marchese Palombara e il cardinale Azzolino. “di
tutti i rami del sapere umano era la chimica o meglio l‟alchimia che aveva per lei maggior
attrazione” sostiene il Bildt. Anticartesiana, costruisce il suo cenacolo alchemico, studia le scoperte
i Glauber e di padre Athanasius Kircher , gesuita, che tiene anch‟egli laboratorio chimico alchemico
nel Collegio Romano assieme al suo pupillo Filippo Bonanni autore della “Trattato sopra la vernice
detta comunemente cinese” .

Approfondisce la cosiddetta “Ars Magna”, si circonda di alchimisti dedicando sonetti, versi e


musica ad Alessandro VII papa, cultore della oscura arte nella produzione dell‟acqua “nanfa o
lanfa” (un distillato dei fiori d'arancio) ma anche severo ideatore di monopoli per le bevande
alcoliche. Crea un complesso musicale d‟archi invitando nel suo palazzo Marco Marazzoli detto
Marco dell‟arpa, Bernardo Pasquini, Alessandro Stradella, Arcangelo Corelli e Alessandro Scarlatti.

Dalla sua Accademia Regia nasce l'Arcadia a cui aderiscono uomini di cultura, scienziati, artisti,
principi e re, alchimisti, sacerdoti e cardinali, in particolare gesuiti, ed anche Papi (Pio VIII). A
Cremona il vescovo Alessandro Litta, l‟architetto Zaist, il conte Pallavicino. gli studiosi Agostino
Maria Sonsis e Francesco Arisi producono testi per l‟Arcadia e per l‟Accademia della vigna di
Ferrara con riferimenti alla produzione dell‟alcool. Dalle esperienze accademiche nella seconda
metà del settecento il camaldolese Isidoro Bianchi (1731-1808), molto legato all‟Editore-tipografo
Manini, pubblica negli stessi anni vasto materiale sui più disparati argomenti , tra questi una ricerca
sulla resina d‟Ambra, l‟electron dei greci che analizza con l‟abate Giuseppe Vairani, ex gesuita,
autore di (1777) una “Diatriba de electricitate”. Sua è l‟idea di dare alle stampe due fascicoli
mensili di otto pagine ciascuno con il titolo di “Accademia” in cui accomunare scienze, arti e
costumi sul modello dell‟Encyclopédie di Diderot e D‟Alembert. L‟Accademia di scienze e di belle
arti con la collaborazione di Giambattista Biffi (1736 –1807), amico di Beccaria e Verri, fiorì sin
oltre il 1800 nel locale ginnasio, annesso alla scuola dei Gesuiti.

Riscoperta dell’encausto
http://lezionidichimica.altervista.org/encausto_a_cremona.pdf
Alla scuola d‟arte cremonese degli Ala Ponzone insegnano Berenzi, Sonsis, Manfredini, Motta e
altri artisti che riscoprono l‟antichissima arte dell‟encausto. Il Requeno studioso della tecnica vanta
gli esperimenti del cremonese Sante Legnani e fa riferimento alle diverse formule che prevedano
dissoluzione ragionata di cere in solventi appropriati. Tra questi l‟essenza di trementina che per
distillazione, separa la parte volatile (essenza di trementina) dalla parte resinosa (pece greca o
colofonia). Una distillazione da resine diverse e poco scrupolosa, darà un prodotto schiumoso,
oleoso e giallastro a differenza dell‟essenza ricavata dalla Trementina Veneta con le migliori
precauzioni. In Catterale, a Palazzo Trecchi e in altre residenze nobili ancor oggi fanno bella mostra
dipinti ottenuti con queste tecniche.

Vernici liutarie e distillazione


http://collezionemaggi.altervista.org/articoli/2006%20chimica%20e%20mistero%20vernici%20liuteria%202006.pdf
http://collezionemaggi.altervista.org/articoli/2014_intervista_vernici_liuteria.pdf
È opinione comune e modello operativo quello di eseguire una particolare stratificazione nella
verniciatura che si può sintetizzare con la figura.
Un piccolo riferimento va fatto alla cosiddetta prima vernice spesso identificata con un turapori e
indurente come il siliceo o vetro solubile noto a Glauber come Liquor silicum (1604-1670).
Conosciuto dunque dall‟antichità, il composto fu addirittura considerato ingrediente segreto
nell‟ottocento (vedi i brevetti del liutaio Grosjean), difficile da usarsi, utilizzato con successo dal
prof. Mario Maggi sulle tavole armoniche dei pianoforti e riscoperto nelle formule suggerite dal
liutaio Simone Sacconi. http://www.collezionemaggi.altervista.org/vetrosolubile.doc
Il riempitivo dei pori del legno può avere natura organica come colle e oli o inorganiche come
tripolo , pietra pomice , polvere di vetro , kieselgur, silicati alcalini/alcalino terrosi …. La prima
stesura è necessaria soprattutto per uniformare adsorbimenti diversi nella tavola di legno dolce ma
richiede nell‟uso conoscenze teoriche che vanno approfondite con la pratica. Un Fry ante litteram,
riferisce delle proprietà della nitro-colofonia ottenuta dall‟apporto combinato d‟alcool leggermente
nitrico ed acidi grassi dell‟olio di lino sottoposti a cottura in condizioni di sicurezza. Si racconta
che Vuillaume utilizzasse miscele di acidi per invecchiare precocemente il legno dei suoi violini,
copie indistinguibili degli strumenti cremonesi. Ancora oggi liutai imprudenti propongono
trattamenti con beveroni corrosivi a base di ossidanti come ac nitrico, nitrati, nitriti, caustici con
idrolisati sodici come idrossidi, silicati e ipocloriti alcalini o polimerizzati come linossina. Idee che
nascono spesso in coincidenza con le recenti scoperte della chimica organica: celluloide dalla nitro
cellulosa ovvero linoleum dalla linossina, vernici alla nitro … giudizio sospeso in omaggio ai sogni
dell‟artifex votato alla ricerca di arcano significato nella alchemica quint‟essenza.

La nitrazione delle resine con miscugli alcool/ac.nitrico/acetati (vedi L. Greilsamer -1908 che
riprende Agricola-1657) nel rispetto delle proporzioni stechiometriche può rendere le vernici più
gestibili nella applicazione al supporto ma può anche produrre effetti …”filosofici”. (Primo Levi nel
suo sistema periodico la definisce vernice … “impolmonita”)

La mercerizzazione acida delle fibre cellulosiche del legno, ovvero l‟attacco acido sulla fibra
cellulosica produce nanocristalli di cellulosa con proprietà ottiche attraenti, produzione di un film
con divario fotonico che crea dicroismo.(fromReprinted by permission from Macmillan Publishers
Ltd.http://www.nature.com/am/journal/v6/n1/abs/am201369a.html) George Fry (1904), “the
varnishes of the italian violin makers of the sixteenth, seventeenth and eighteenth centuries” Fry,
evidenzia le proprietà dicroiche delle vernici degli antichi liutai cremonesi e le differenzia da quelle
veneziane e napoletane.
La successiva vernice è costituita da resine veicolate con solventi opportuni come alcoli e oli di
qualità e ciò era ottenuto con la purificazione delle sostanze ottenute attraverso l‟operatività dello
speziale.
L‟estrazione per distillazione d‟oli essenziali da prodotti vegetali e resine deve essere fatta con
estrema attenzione per evitare la denaturazione dei composti chimici: nasce così la tecnica di
estrazione in corrente di vapore e a bagno maria (l‟essenza di trementina e di spigo ,“lorsqu‟on la
demande de première qualité” (Tingry) viene estratta con tali tecniche)
“si ottengono gli oli volatici aromatici dai semi, dai fiori, dalle foglie, dai legni, dalle cortecce,
dai frutti e dai loro involucri …”(da Vincenzo Brugnatelli, Elementi di Chimica …-1796). Oli di
lino e di noce ottenuti per spremitura e raffinazione con solvente, possono a loro volta essere
distillati in corrente di vapore per separarli da acidi grassi e prodotti di ossidazione.

Nel Compendio dei Secreti rationali di Leonardo Fioravanti 1592 si riferisce “ del modo efficace di
fare una vernice finissima” in cui le resine ( benzoino e mastice) si sciolgono in “acqua vita di
quattro passate” e il “ mirabile secreto di natura “ è che la vernice “ si seca all‟ombra senza
sole”e ciò al contrario della vernice ad olio che offre le sue migliori caratteristiche “quando è il
sole lione “ ( da Cennini che specifica il momento migliore per l‟uso dell‟olio nel segno del leone e
cioè dal 21luglio al 20 agosto) ”se volessi che la vernice asciugasse senza sole, cuocila bene in
prima; chè la tavola l‟ha molto per bene a non essere troppo sforzata dal sole” (il richiamo va ad
una lettera in cui Stradivari fa riferimento alla “gran crepate”, fessurazione nel legno apparsa in un
suo violino troppo esposto al sole, per giustificare in modo maldestro un ritardo nella consegna.
Viene il dubbio che la piccola bugia dimostri che Antonio avesse letto il “Libro dell'arte”.). Nelle
ricette verniciati il sole appare metafora di alchimie, o abilità nel lessico moderno, sia in Johann
Rudolph Glauber (1604-1670) che si compendia nell‟emetica definizione “ In Sole et Sale
Omnia”; lo stesso G.Quinti ( meravigliosi secreti medicinali chimici -1711) avverte che la “vernice
della China… vuò esser lavorata d‟Estate”, procedimento riconfermato da Lemery (1756).
La tecnica migliora facendo seguire ad una prima distillazione della frazione acquosa una seconda
distillazione con un alambicco a collo lungo e stretto. Il Laboratorio chimico del rinascimento è ben
descritto in “Cabala, Spiegel der Kunst und Natur” di S.Michelspacher –Augsbourg 1615 e in
Libavius :“mettre la liqueur distillé dans une cucurbite de verre, & en faire nouvelle distillation à
feu du second degré, au bain marie “ Traicte Chymique – par G. Savaggeon – Paris 1643. Il
risultato è “Alcool vini reduc per destillationem” come indica Paracelso in Opera omnia medico-
chimico-chirurgica… 1660
L‟operazione di distillazione migliora con la deflemmazione ottenuta attraverso una parziale
condensazione “a ricadere” nella cosiddetta “campana” e con il successivo raffreddamento e
condensazione del distillato, con sistemi ad aria e ad acqua corrente, che sarà raccolto
separatamente.
Brugnatelli nel distingue l‟alcoole acquoso spirito di vino o acquavite (Alcohol aqua dilutum)
dall‟alcool (alcohol).Giuseppe Quinti, ( meravigliosi secreti medicinali chimici -1711) dottore di
Venezia, (Capo Spetiale all‟Hospedale di Santo Spirito a Roma, per Breve apostolica della Santità
N.Sig. Papa Alessandro VII nel 1656) e esperto nell‟”arte della Speciaria”, nel 1711 così riflette
sulla distillazione: “ piglia tutte quelle tinture e mettile nell‟orinal di vetro col capello , e
recipiente, e distilla a lento foco… e poi vederai venire nella puta del canale del capello, come
goccie…, all‟hora muta subito il recipiente, e seguita la distillatione…”e tutto ciò “imparai con
molte fatiche, patimenti, e stenti, per lo spatio d‟undeci anni, caminando diverse parti di …
Lombardia…”
La distillazione e la distillazione in corrente di vapore, sublimazione è importante quando si
vogliano preparare vernici da resine difficilmente solubili a freddo in oli o essenze : (Bonanni -
rec.44) così scrive:“un autre chimiste m'a assuré que l'ambre se fond facilement que la cire avec
l'huile qu'on en tire par l'alambic... i'ai distillé de l'ambre par le cornue une huile noire et
puante; ensuite je l'ai rectifiée dans un alambic de verre, la distillant avec l'eau commune, elle
est devenu transparent “. Più chiaramente manuali di chimica sostengono: «… si cava
l‟ossisuccinico per distillazione del succino (ambra gialla, carabe) l‟ossisuccinico sublima e si
attacca al collo della storta in forma concreta…”

Spesso è lo speziale e aromataro che prepara tinture, e prodotti vernicianti: la gomma lacca come la
sandracca di origini lontane diventano materia prima per soluzioni alcoliche esotiche e medicinali.
È lo speziale che conosce i metodi di purificazione della resina: il Nuovissimo ricettario chimico -
Antonio Turco - 1990 riporta metodi di purificazione di polimeri naturali come la gommalacca con
il borace Na2B4O7•10H2O. La gommalacca è insolubile in acqua perché forma complessi che
possono essere separati con la presenza di una soluzione basica, ciò permette per “reticolazione
reversibile” la sua soluzione in acqua e purificazione della resina da zuccheri, cere, … Berzelius
(1779 –1848), individua in commercio offerte di gommalacca grezza ( in grani, bastoni, piastrelle,)
e separa per diluizione 4 frazioni con caratteristiche molto diverse tra loro. La precipitazione con
acidi , decolorazione con ossidanti, dissoluzione in alcool e aggiunta di carboni attivi e successiva
distillazione permette di ottenere la resina in scaglie così come si trova e si trovava in …negozio (il
boro è stato individuato nelle analisi sulle vernici di Stradivari; per il Villavecchia la presenza di
boro in una vernice indica gommalacca raffinata)

Cennino Cennini osserva “ togli dagli speziali sei once di ragia di pino, tre once di mastice, tre
once di cera nuova …, tutte queste cose in un pignatello nuovo e falle struggere insieme”
Giovanni Battista Volpato (in Modo da Tener nei Dipinger,- Venezia 1685) scrive: “Le vernici
sono di tipi‟ differenti. Alcune vernici le facciamo noi, altre, come la vernice grassa o la vernice
comune e la vernice ad ambra, le compriamo”. Per De Mayerne (1573 – Chelsea, 1655), risulta
migliore: “la vernice fatta di ambra e di olio di lino può essere usata su liuti, viole ed altri
strumenti; nota come olio di ambra di Venezia, può essere acquistata da tutti i venditori di colori
in Italia”.
Bartolomeo Cristofori (XVII sec.) primo tra i costruttori di fortepiani, liutaio e curatore della
collezione degli strumenti Medicei alla corte di Cosimo III, acquistava le vernici necessarie alla sua
attività. Non è un mistero che certe vernici povere nel rinascimento avessero basi proteiche come
uova , gelatine animali, caseina … alimenti facilmente reperibili.
http://www.collezionemaggi.altervista.org/vernici_liuteria_secXVI.pdf
http://collezionemaggi.altervista.org/articoli/cremona_violino__san_genesio.pdf

Basi proteiche che il liutaio Sacconi nel „900 utilizza per separare la prima dalla seconda vernice
per prevenire interreazioni dovute a imprevedibili modificazioni del pH del legno. Il liutaio riscopre
antiche formule e propone di preparare la Trementina di Larice solida per le sue ricette opera così:
“si faceva cuocere a fuoco lento per ore e ore ( almeno sei ) in acqua , da cambiarsi ogni tanto,
fino a ridurla all‟atto del rapprendimento a consistenza collosa” (una distillazione dunque per
recuperare gli acidi abietinici separandoli da oli e terpeni, sfruttando la corrente di vapore).

Vernici ad alcool
Si conoscono moltissime ricette (Alexis, Fioravanti, Zahn, Wurtz …Watin, Tingry, Maugin… ) di
vernici in cui l‟alcool è il solvente di un soluto costituito dalle più disparate resine: il problema agli
arbori della liuteria era quello di trovare alcool a gradazione opportuna per dissolvere resine di
qualità, e non sempre ciò avveniva con facilità. In “L'arte dello spetiale. .. - 1680” è perentoria la
definizione della resina gommalacca … “ … la resina non si trova e si adopera in suo cambio lo
storace” il testo continua avvertendo il lettore che viene messa in commercio una gommalacca
artificiale facilmente individuabile attraverso intelligenti metodiche analitiche. Da una lista di
sostanze comunemente in commercio desunte dal Codex Italiæ diplomaticus (In castiglione 1633)
si ritrovano: Vernici; Pice greca e pegola; Trementina; Canfora ; Lacha da Cremes; Oricchiella da
tintori; zaffarano; Legno verzino ;Oglio di riviera e di noce e di lino, di venace (Venezia) …
Sostanze come Gommalacca, Benzoino, Elemi, Ambra, Sandracca … si ritrovano con più frequenza
in farmacopee del 1700 e vendute dallo speziale/aromataro come preziose tinture. L‟ipotesi che la
fabbricazione delle vernici per tutto il‟700 presentasse per alcuni difficoltà di produzione e non
riuscisse a soddisfare la domanda di qualità si rivela fondata leggendo le cronache dell‟epoca e
relative alla importazione di merce preziosa tra le quali vernici e resine. Nella la Gazzetta
Universale vol 13 – anno 1786 si legge: “è giunta da Kanton ad Emden, porto prussiano della
Prussia Orientale, una nave con un ricco carico di vernici, ed altri generi dell‟Impero Cinese”.
La preparazione di vernici con alcool deflemmato o meglio ancora operato con una prima rettifica
richiedeva un processo di dissoluzione a caldo e successiva filtrazione come ben descrive il
Bonanni (1723). Questi per preparare una buona vernice consiglia la dissoluzione della gommalacca
in “ esprit de vin bien déflegmé… l‟esprit de vin , il faut qu‟il soit parfait e déphlegmé e même il
est à propos de le rectifier après la distillation… spiritus vini bene rectificati ” Con riferimento a
ricette di padre Zahn, e padre Jamart, Bonanni sottolinea l‟uso di alcool ben rettificato
intendendolo sottoposto ad una seconda distillazione.
« Il faut prendre de la gomme-laque, bien purifiée, la mettre dans un vaisseau de verre ; & ver-
fer deflus de très bon esprit de vin , jusqu'à ce qu'il fournage de 4 doigts ; & après avoir bouché
exactement le vase, il le fuit mettre digérer au soleil, ou à un feu tempéré , pendant trois ou
quatre jours , le remuant de temps en temps : lorsque la gomme est dissoute , on la coule par un
linge , & on la remet digérer de nouveau pendant un jour, après lequel le Vernis est fait. »

(la maturazione della vernice al sole permette anche la sua chiarificazione)


Angelo Maria Guidotti nel suo “Nuovo Trattato … i vernici…- 1764, affronta la preparazione di
diverse vernici lasciate a stagionare al solo calore del sole.
Nella ricetta di Cozio di Salabue biografo ottocentesco dello Stradivari e a lui attribuita si legge
”la soluzione fatta al fuoco … poi si cola il tutto con un panno lino piuttosto raro ma fine di
filato”( interessante è la congruenza con altre formulazioni: la necessità di lavorare a caldo e di
filtrare indica difficoltà di dissoluzione in solventi e resine entrambi di purezza mediocre). Un
alcool a bassa gradazione può anche essere utile per una soluzione frazionata dei componenti della
resina spesso soluzione solida di componenti di natura diversa come acidi resinici e cere, inoltre la
vernice risultante può essere stesa con tempi più lunghi essendo più lenta l‟evaporazione del
solvente. Resta il dubbio che trovare materie prime di qualità non fosse agevole; ne è consapevole
M.Fry che, pur conoscendo l‟uso dell‟alcool in decotti ed impiastri vernicianti prima del „500
afferma « … la difficulté est que l‟alcool suffisamment fort pour de telles solutions, n‟était
certainement pas connu an XVI siècle… ». Il Villavecchia afferma che alcool o spirito greggio
“contiene 80-86% di alcool e 3% di impurezze (aldeide, acetale, alcooli superiori, eteri, acidi
volatili, amine, furfurolo, sostanze grasse e sostanze estrattive), dunque si rende necessario per le
diverse esigenze la cosiddetta operazione di rettifica che permette una migliore separazione da
acqua ed impurezze soprattutto se l‟alcool è ottenuto da materia prima diversa dal vino. L‟alcool di
patate o granoturco contenendo alcool amilico rende torbida la soluzione, l‟alcool di melasso
contiene molti esteri e basi ammoniacali, mentre lo stesso alcool ottenuto da vinacce è spesso
impuro per alte percentuali di metanolo.
Nell‟800 la necessità di ottenere alcool a buon prezzo aguzzò la fantasia di chimici come Kulmann
e Doeberheiner professore a Jena, che dimostrarono come si potesse ottenere alcool dalla robbia
sottoposta a fermentazione per ottenerne il colorante dopo una settimana di trattamento. Una simile
tecnologia avrebbe ridotto i costi di trasformazione della robbia in alizarina.

La richiesta del mercato rende sempre più evidente la necessità di ottenere quantità di alcool a costi
ragionevoli e qualità sempre più elevate con ulteriori distillazioni o meglio operazioni di rettifica.
Boerhaave (1664-1734) nel 1700 progetta la prima colonna di distillazione e rettifica in cui i vapori
sono costretti a gorgogliare nel liquido di condensazione trascinando le parti più volatili e
condensando l‟acqua più bassobollente. Resine ed alcool spesso di qualità scadente erano rettificate
e purificate da cultori dell‟arte della Speciaria o dagli stessi artigiani ma erano anche utilizzate per
dissoluzioni frazionate e per trattamenti specifici diversi: Turco ( in Coloritura, verniciatura, e
laccatura del legno) scrive” … gli inglesi , disciolta la gommalacca nell‟alcool, separano per
decantazione le due porzioni di liquido che si vengono formando dopo un prolungato riposo (a
freddo) della soluzione. La parte superiore fluida e trasparente costituisce la cosiddetta vernice
filtrata inglese (…”filtrish varnish” o”filtred varnish”) mentre la parte inferiore densa e ricca di
sostanze cerose rappresenta la vera vernice a tampone… solo adoperando come prima mano la
vernice ordinaria cioè quella densa e ricca di cera, mentre per lo strato finale ricorrono alla
”filtred varnish” e cioè a quella limpida e fluida.”
Elia Santoro in “Giuseppe Fiorini …” 1988 accenna alla misteriosa ricetta “1704” che si ritiene
fosse stata vergata su una Bibbia dallo Stradivari e passata ai Bisiach di Milano. La ricetta
tramandata ai posteri è: 45 g gommalacca; 7.5 g gomma elemi (opzionale); 200 ml Alcool; 9 ml.
Olio di spigo. Coloranti curcuma e sandalo. Un segreto di Pulcinella che ha aiutato tanti principianti
in cerca di ermetiche personalità liutarie.
L‟eterno dibattito tra chi ritiene che le vernici dei liutai fossero ad olio, ad alcool o miste può forse
trovare spunti di ulteriore discussione dalla consapevolezza che prima del „700 non fosse facile
trovare materie prime raffinate e di buona qualità per preparare vernici ad alcool). La chimica
dell‟ottocento classifica formule di vernici all‟alcool standardizzate soprattutto dai francesi con
aggiunte dosate di essenza o balsamo per favorire una più completa dissoluzione. Il successo d‟uso
della gommalacca in liuteria è ben spiegato da Primo Levi “la gommalacca è una resina nobile …
la sua permeabilità all‟acqua diminuisce invece di aumentare come fa quella di tutti gli altri
materiali organici: si comporta insomma in scala molecolare, come un ombrello che si apra
spontaneamente all‟inizio di un acquazzone”
Vernici all’olio
Si deve far riferimento a ”schedula diversarum artium” (sec. XI) di Teofilo i primi riferimenti alla
vernice a partire dalla gummi quod vocatur fornis (resina identificabile nella sandracca) trattata a
caldo con oli siccativi (di lino, di canapa o di noce).
Dai fiamminghi alle ricette del Cennini si sviluppa un lungo percorso culturale sulla cottura
dell‟olio e la dissoluzione di resine.
Uno dei problemi squisitamente chimici nelle vernici ad olio è quello di utilizzare oli siccativi o resi
tali per aggiunta di opportuni catalizzatori che possano accelerare l‟azione di polimerizzazione.
Molte sono le sostanze proposte, a Cremona è noto l‟uso dell‟acetato di piombo (zucchero o burro
di Saturno ottenuto per reazione tra piombo e aceto distillato) utilizzato per innumerevoli scopi da
aggiunte dosate nel mosto per modularne la fermentazione, all‟uso nelle pomate astringenti nella
cura del bubbone della peste, alla preparazione di inchiostri simpatici, per ottenerne distillati
secondo Beguin.
http://collezionemaggi.altervista.org/articoli/cremona_alchimia_-monteverdi_2013.pdf
Manuali diversi lo propongono nella preparazione di oli siccativi. (gli ossidi di piombo compatibili
con le vernici ad olio si trovano nelle forme di litargirio, massicot e minio, pigmenti rispettivamente
giallo arancio e rosso individuati da Jean-Philippe Echard del Musée de la Musique a Parigi
(Francia) nelle vernici di Stradivari. Noto è da sempre l‟utilizzo nelle vernici a olio di composti di
piombo come essiccanti e coloranti (vedi tra gli altri Dizionario di chimica del sig. Pietro Giuseppe
Macquer ) anche se si conosce la inopportuna reazione del piombo (2+) che in presenza di alcali
può passare a piombo (4+) con denaturazione e imbrunimento del colore. La chimica del colore e
dei pigmenti soprattutto nell‟affresco è stata analizzata in
http://collezionemaggi.altervista.org/articoli/2008%20affresco.pdf
Una curiosità: tal Bartolomeo Maggi medico e chimico (sec. XVI) si serve di un composto
chiamato unguento d‟oro ottenuto fondendo in olio, cera, trementina, colofonia, mastice e zafferano
e lo prescrive come sarcotico rigenerante. Birelli chimico di Cosimo I de‟ Medici fonde olio di lino
e “pegola” per la sua vernice comune o olio di lino e gomma di ginepro in una “pignatta invetriata
… a fuoco ben temperato perché la fiamma non vada al bollore…”
Il cremonese Isidoro Bianchi (Cremona 1731 - ivi 1808), frate camaldolese, studia le caratteristiche
dell‟Ambra raffinazione per “descensum” e il suo utilizzo nei casi si voglia grande elasticità e
prevenire future screpolature. La tecnica della pirogenazione permette di ottenere la miglior
dissoluzione di resine come l‟ambra o le coppali in oli essiccativi. Altre resine come sandracca, e
mastice sono solubili più facilmente in oli. Si rimanda alla scheda relativa al metodo della
distillazione secca o pirogenazione. Il segreto è il controllo della temperatura che viene eseguito
empiricamente da esperti preparatori ma che può essere controllata in modo più preciso con l‟uso
di opportuni seppur curiosi termometri. ( Il Birelli in Opere… -1601 usa portare a cottura “ a lento
fuoco l‟olio in un lambicco di vetro” prima di aggiungere l‟ambra)

Segreti che Robert Fludd (1574 –1637), alchimista, musicista e astrologo britannico associa alla
complessità della natura trovando relazioni tra musica e chimica.

Un‟altra curiosità da ricordare è la raccolta di studi del chimico Domenico Morichini (1773 –
novembre 1836) in cui si fa cenno alle proprietà della resina d‟ulivo ( resina di Lecce) che per le sue
proprietà potrebbe egregiamente sostituire le preziose copale, elemi e mastice.
Moltissime sono in letteratura le ricette dedicate alla preparazione delle vernici all‟olio. Francesco
Griselini (Dizionario delle arti e de' mestieri -1770) sostiene che "Tutti i nostri Fabbricatori di
violini a arco fanno uso della vernice ad olio la quale è certamente migliore della vernice fatta
collo spirito di vino che suole adoperarsi dal più degli Artefici di Francia."

Primo Levi scrive:


“... è noto che l‟olio di lino cotto ha costituito per molti secoli la materia prima della nostra arte.
E‟ questa un‟arte antica e perciò nobile: la sua testimonianza più remota è in Genesi 6.14, dove
si narra come, in conformità ad una precisa specificazione dell‟Altissimo, Noè abbia rivestito
(verosimilmente a pennello) con pece fusa l‟interno e l‟esterno dell‟Arca. Ma è anche un‟arte
sottilmente fraudolenta, come quella che mira ad occultare il substrato conferendogli il colore e
l‟apparenza di ciò che non è: sotto questo aspetto essa è imparentata con la cosmetica e
l‟adornamento, che sono arti altrettanto ambigue e quasi altrettanto antiche (Isaia 3.16) …”
Un paradosso che ci viene suggerito sottovoce dal grande scrittore e che può verosimilmente farci
dubitare sulle discutibili analisi chimiche fatte da sedicenti ricercatori su strumenti del passato.
Nel 2009 equipe scientifiche del CNRS francese, e dell‟Institute for Analytical Sciences di
Dortmund (Allemagne) studiando le vernici di Stradivari affermano” Les analyses effectuées en
microscopie infrarouge au synchrotron SOLEIL, montrent qu‟il a appliqué un vernis constitué
de deux fines couches. La première à base d‟huile, similaire à celle des artistes-peintres, pénètre
légèrement le bois de l‟instrument.” (rimangono i dubbi etici e scientifici sulle analisi, distruttive o
non, realizzate su artefici non solo del passato che in quanto artifex mai avrebbero standardizzato un
metodo seriale con le caratteristiche univoche di una ricetta sempre e comunque riproducibile)

Vernici miste
L‟interesse per ricette e formulazioni di vernici cosiddette miste risale a Plinio e Dioscoride ed è
ripresa dal lombardo Teofilo nell‟XI sec. e da Leonardo da Vinci che usano resine miste ad oli ed
essenze. Con Alexis, Della Porta e Paracelso nasce, dall‟ermetica “magiae naturalis” sorta di
protoscienza, la cosiddetta filosofia chimica in cui l‟essenza della natura può interagire con l‟uomo.
http://collezionemaggi.altervista.org/articoli/2008_alexis.pdf

.L‟”ens primum” o olio resinoso, e anima essudata dalle piante, diventa preparato terapeutico per
l‟uomo e rimedio verniciante per rinnovare l‟inanimato. Oli, essenze alcooli tra loro insolubili
recuperano con la cottura e distillazione “a ricadere” affinità apparentemente inaspettate Tra
i diversi tipi d‟oli vegetali, i gliceridi vanno sempre più differendosi dalle essenze come la
trementina che Arnaldo da Villanuova (sec.XIII) definisce olio mirabile e che Marco Greco (sec.
VIII) chiama acqua ardente. Una miscela d‟oli ed essenze preparata nel 1600 espressamente per
artisti era denominata “olio di Delft” e verrà ripresa dal Baldinucci nel 1680 che nel suo
“Vocabolario” definisce la vernice come “un composto d‟olio d‟abeto e di sasso e di noce bollito in
…trementina di Venezia e mastico con acquavite; serve per dar sopra le pitture…) “ ( ricetta
ripresa dal Birelli-Opere… -1601)

Cennini detta: “…mettivi per ciascuna libra d‟olio un‟oncia di vernice liquida (sandracca o
mastice), che sia bella e chiara…”. I fiamminghi scoprono le proprietà degli oli siccativi ottimi
medium per stendere pigmenti a corpo, mentre preservano lo strato pittorico con patine di vernici
sottili e resinose. Principi e sovrani come Alfonso I d'Este (1476-1534), Rodolfo II d‟Asburgo
(1552-1612), Cosimo III, Granduca di Toscana, (che secondo il Peluzzi, fornì a Stradivari le resine
per produrre la vernice del Quartetto Mediceo), e il nipote Leopoldo II (che, nella Gazzetta Toscana
del 1766, apprezza la qualità di “molte vernici et oli cotti” ) manifestano interesse alle varie
mesticanze resinose simbolo di completamento alchemico. De Mayerne nel XVII sec. cita la “vray
vernix des luths et violes” proponendo una formula a base d‟olio e carabè.
Nel 1783 L‟Enciclopedie Methodique così descrive la vernice a base di olio di Tung estratto da
euforbiacee tipiche della Cina e del Giappone: “L'empereur Yong Tching, que le secret du Yang
Tsi, ou du vernis qui imite le brillant de celui du Japon ha transpire hors du palais...e ne voulut
pas qu'il sortir de son palais…le Yang tsi a cause de l‟huil de thè … lui done son brillant“

Maugin in Manuel du Luthier nel 1834, sostiene che tutti i più celebri liutai abbiano usato “vernis
gras, autrement dit vernis à l‟huile”; nel 1867, Grivel in Vernis des anciens Luthiers d‟Italie
indica in “deux ou trois couches de ce mélange (compose…d‟huile de lin) suffisent pour vernir
un instrument”. Nei laboratori dell‟Institut für Spektrochemie di Dortmund in Germania e del
Musée de la Musique di Parigi, si rilevano, nelle vernici dei classici, quantità elevate di Ferro,
Mercurio e Piombo elementi siccativanti degli oli evidenziati pur essi all‟analisi in associazione a
resine (di e tri terpenoidi). La presenza d‟oli nelle vernici cremonesi era già stata dimostrata con
un‟ingenua ma efficace analisi organolettica da Mailand con il suo “rubbing test” forse il primo in
assoluto test chimico di una vernice con la dimostrazione olfattiva e riproducibile di profumo d‟olio
di lino, mastice e benzoino. Interessanti alcune sostanze proposte per la produzione di vernici
come la linossina (olio di lino cotto e ossidato, parz. solubile in alcool) preparata per primo da
Federico Walton nel 1863) sostanza base della produzione del linoleum. La sostanza mantiene per
anni un aspetto plastico perché la matrice polimerica liquida trattiene trigliceridi apolari saturi a
basso PM e molecole polari dovute al degrado ossidativo.
Linossina è sostanzialmente polimero naturale ottenuto attraverso la standolizzazione in cui gli oli
siccativi come l‟olio di lino sono purificati e fatti riposare a temperature da 60 a 180 °c in modo che
perdano mucillagini e aumentino la loro viscosità senza subire ingiallimento. Le ramificazioni
polimeriche della linossina contengono idroperossidi, perossidi radicali e ciclici che
decomponendosi creano gruppi di natura polare, alcolici e dicarbossilici. Ciò ne aumenta la
solubilità in alcool e la possibilità di elaborare vernici miste.

La discussione sull‟uso primario di vernici ad olio o ad alcool, riferita in pur dotte pubblicazioni,
credo non abbia mai appassionato il liutaio che, esperto utilizzatore, con competenza utilizza
tecniche personalizzate e miste di verniciatura negli strumenti musicali. La teoria vuole che prodotti
filmogeni di natura diversa possano essere incompatibili tra loro, mentre la pratica dell‟Artifex
utilizza consapevolmente la loro differenza quasi un richiamo alle ermetiche regole della
“congiunzione ed unione dei contrari”. L‟artifex sa che un olio di lino invecchiato è un legante
misto perchè contiene assieme a componenti apolari come trigliceridi non polimerizzati,
acidi grassi liberi e linossina, costituenti molto polari come gruppi ossigenati e ionizzabili
o ionici come i saponi metallici generatisi dalla reazione tra acidi grassi e siccativanti o fissanti
metallici. L‟incorporazione nella vernice ad olio di addensanti come piccole quantità di gomme
aggiunte per la sola pratica d‟esperienza crea emulsioni in cui possono coesistere sostanze
altrimenti impossibili da amalgamare.
L‟esperto lüstrù o lustreur o vernisseur, da tempi remoti, sa dosare l‟applicazione di soluzioni
alcooliche di resine allo stato colloidale e sa riprenderne con esteri glicerici la stesura; spesso la
formula è migliorata con emulsioni che favoriscano la densità, la giusta viscosità, l‟apporto di
colore, le proprietà tissotropiche necessarie ad una buona verniciatura senza sgocciolature. (La
gomma di guar usata anche in cucina (E412) ad esempio oltre ad essere antimuffa del legno è
gelificante e tissotropante e dunque favorisce l‟equilibrio colloidale del mix verniciante evitando la
colatura). È certo che le maggiori possibilità di utilizzare alcool ad alta gradazione abbiano favorito
nel‟700 inoltrato un maggiore uso di vernici prodotte esclusivamente utilizzando questo solvente
rendendo meno necessaria l‟integrazione di veicolanti esterificati come oli o cere.
Sacconi, famoso liutaio e studioso, sostiene che, per ragioni di tipo acustico ed estetico la
particolare formulazione della vernice del violino debba possedere intrinsecamente , quasi un
ossimoro, durabilità e limpidezza, ma anche essere “fragile…sottile e porosa…con uno spessore
ridotto addirittura ad un velo”. Sacconi utilizza una vernice a base alcoolica composta di resine e
cere, ravvivata “con tampone imbevuto con olio di oliva o di noce” mentre Tissandier propone una
formulazione con ingredienti quali “rèsine laque blanchie, huile de noix, alcool” e “en ne mettant
qu‟une couche très mince… sur la table, les éclisses…” . Fry ritiene che le vernici degli strumenti
barocchi fossero altresì “ constituès de rèsines tendres dans l‟essence avec adjonetion de plus ou
moins d‟huile de lin “ mentre Michelman prepara una tintura alcoolica di Garanza (colorante a
base di Alizarina) che incorporerà a caldo con resine , oli ed eluenti sino a consistenza voluta.
Charles Reade, che cita Greilsamer, sostiene che nel violino la vernice è “la réunion de deux
vernis” mentre Margival raccomanda nel violino il cosiddetto “apprèt” o “encollage” che è
necessario al supporto per sostenere vernici che richiedano anche una componente glicerica e
dunque oleosa.

E.Mailand nel 1859 riproduce una formula estratta dal “libro dei colori.sec.XV” e riportata dal
Bonanni. L‟antica formulazione recita così” Tolli gomma de gineparo le doi parte et olio de semi
de lino e fa bulire insiemi cum foco temperato…e guarda che…non…viria negra e brutta”;.
Bonanni “dissolvant la sandaraque en poudre dans l‟esprit de vin… on y met l‟huile de lin et
l‟espirit de vin s‟etant evapore… cuits ensemble au soleil…ou a feu doux…“. Mailand propone la
stessa ricetta “sans risquer de la brûler” dissolvendo in alcool sandracca ed eventuali coloranti ed
accorpando la vernice all‟olio in bagno maria facilitando l‟eliminazione per distillazione dell‟alcool
che bolle a temperatura più bassa di oli essenziali e trigliceridi.

La preparazione risulta nota già da Alexis Piemontais che, in Secrets des Arts (1550), impasta
mastice e sandracca a olio di lino e ”espirit de vin” e cuoce sino ad incorporazione avvenuta. In
Nuova Enciclopedia Chimica si accenna ad una tecnica di dissoluzione delle resine che prevede
l‟apporto combinato d‟alcool leggermente nitrico ed acidi grassi dell‟olio di lino; interessante è
anche la tecnica di incorporare pigmenti colorati come minio stemperato in acqua, all‟olio:
semplicemente si cuoce la miscela sino a completa evaporazione dell‟acqua.

La cottura delle materie prime quando si debbano incorporare sostanze altrimenti incompatibili è
essenziale.

Trementina
La trementina e la sua essenza è alla base di moltissime ricette per la produzione delle cosiddette
vernici miste. http://collezionemaggi.altervista.org/articoli/liuteria_musica_cultura_rivista_trementina_.pdf

Nel Traité théorique et pratique sur l'Art de faire les Vernis si legge una complessa preparazione
della vernice all‟essenza qui riassunta: In un pallone di capacità sufficiente si fonde per circa
quindici minuti Galipot I'arcanson (pece, colofonia) in trementina, agitando; quindi si lascia
intiepidire e si miscela sandracca in alcool da un secondo pallone usando tutte le precauzioni
possibili perché sono possibili spruzzi, e formazione di schiuma. Quando finalmente l'intera dose è
stata versata, si mescola energicamente la massa, e si riprende con prudenza la cottura. Secondo
P.F.Tingry (1803), se la vernice non è cotta a sufficienza essa si decompone al raffreddamento
separando la sandracca e mostrando aspetto fangoso e opaco anziché essere chiara e trasparente.
La vernice così ottenuta è inutilizzabile e l‟autore consiglia una distillazione per ricavarne prezioso
(ai suoi tempi) solvente alcoolico. Cozio di Salabue descrive una vernice all‟essenza… “dicono che
(Stradivari)… faceva usi della vernice di trementina, che questa, oltre rendere opaca la vernice
per cui il legno perdeva del suo brillante, fra poco tempo la vernice si rischiarava assai”

Base dunque delle vernici miste è la trementina e la sua essenza distillata. La Trementina si ritrova
in moltissime ricette vernicianti. Si indica con trementina la resina di conifere (trementina di
Venezia) o l‟olio essenziale (essenza di trementina) ricavato da esse. ( la trementina migliore è detta
di Venezia perchè in questa città si produceva trementina raffinata, ricavata da conifere del Veneto
e poi di Cipro con processi unici di estrazione, distillazione e purificazione). Dalla Terebinthina
abietina (abete o pinus Picea di Linneo) si estraeva per distillazione in corrente di vapore olio
d‟abezzo di qualità superiore alla resina di larice per purezza e solubilità e da non confondersi con
la Terebinthina pinea (pino marittimo), pece greca, colofonia (“elle reste dans le cornue apres la
distillation de l‟esprit dé térébenthine”- Bonanni) o Pegola spagnola (“pigula” anche in dialetto
cremonese). Leonardo da Vinci utilizza “prima acqua di trementina distillata” o “vernice odorifera
fatta da olio di trementina e vernice in grana”. Nicolo' Lemery nel suo Corso di chimica (1732)
studia le resine della propoli, separa l‟essenza dalla colofonia non distillabile e assicura che lo
stesso procedimento può essere usato per “mastice, incenso, tacamaca, elemi, laudano e altre
gomme di questa natura”. Simile è il metodo usato dal famoso Giovanni Mesue (Mesuè il
vecchio; 777-857 ) per ottenere olio di legno di Ginepro.

La resina estratta per percolazione dalla pianta contiene acidi genericamente “abietici” con strutture
simili ed isomere, che assumono la denominazione della pianta da cui la resina è estratta e che si
leggono :pimarico, pimarolico, piceopimarolico o laricinolico mostrando formula bruta C14H22O2 ,
C18H26O2 e C20H30O2: la resina solubile in alcool di natura termoplastica è saponificabile con
metalli con formazione di prodotti termoindurenti solubili in oli con elevate proprietà fisiche

Dal distillato della resina si ottiene: essenza di trementina, che contiene : a e b pinene, limonene, 3-
carene, camphene. L‟a-pinene è una modificazione di un terpene monociclico da cui derivano i
costituenti principali delle essenze naturali. L‟a-pinene è facilmente ossidabile all‟aria formando
perossidi estremamente reattivi che facilitano la polimerizzazione delle insaturazioni (ad esempio
degli oli) con la produzione di polimeri ad alto PM.

Curiose sono le sperimentazioni di William M. Fulton (1972) che polimerizza la trementina (gum)
dopo averla sottoposta a ossidazione prolungata in presenza di Siccativo de Courtray (naftenato di
manganese), esperienze riprese dal Sacconi.

Eugene Mailand(1859) in “decouverte des anciens vernis italiens employee pour les instruments
a cordee et à archets” osservando gli antichi strumenti musicali cremonesi afferma che le vernici
avevano una composizione detta “ a l‟essence grasse” : si incorporavano le resine prima in alcool
poi si aggiungeva essenza di trementina e si distillava la soluzione. Bollendo l‟alcool a 78° e
l‟essenza a 156° si aveva una distillazione frazionata con evaporazione dell‟alcool e un residuo di
resine con essenza che potevano essere mesticate con lacche colorate ed oli siccativi come olio di
lino.

Fry non ritiene si usassero comunemente vernici ad alcool all‟epoca degli Amati ma non ne esclude
l‟uso delle stesse nel settecento facendo riferimento alle ricette di Bonanni a base di lacche, resine e
gommalacca. Fry ritiene che le vernici degli strumenti barocchi fossero altresì “ constituès de
rèsines tendres dans l‟essence avec adjonetion de plus ou moins d‟huile de lin “

La chimica rilegge gli antichi ricettari


L‟artista può dunque preparare una vernice dissolvendo le resine (ad es. in alcool) che poi farà
maturare o bollire in eccesso rispetto all‟olio di lino sino ad esaurimento del solvente. In tale
ambiente avviene una distillazione in corrente di vapore d‟olio e alcool, accompagnata al formarsi
di un residuo glicerico, in cui si è prodotta la reazione di transesterificazione. Quest‟ultima
comporta la formazione d‟esteri etilici dell‟acido oleico, linoleico, linolenico siccativi con
abbassamento del punto d‟evaporazione del prodotto. L‟aggiunta di catalizzatori metallici ( “alumi
de rocho…minio…cinabrio… “ dal Libro dei colori sec.XV) o di lacca colorata già preparata con
sali metallici idrolizzabili, favorisce la modulazione del pH.(le lacche nascono dalla fissazione del
colorante con sali metallici. L‟abate Luigi Lanzi nel 1809 mette in guardia sull‟uso dei sali che
devono essere “scelti e purgati … chè tanto rodono in progresso di tempo e danneggiano le
pitture …). La letteratura ci offre le ricette più disparate a base di resine in solventi alcolici come
alcool e oleosi come oli essenziali o trigliceridi. Si sono usati anche idrocarburi come il cosiddetto
“olio di sasso” che Giovanni Battista Armenini (1530 –1609) e l‟Orlandi (1719) indicano come
comune in Lombardia e spesso usato dal Correggio e dal Parmigianino.

Un ambiente acido o basico di lavoro e calore facilitano la predisposizione a:

 temporanee colorazioni di resine (in ambiente acido colofonia, elemi, balsami producono
colorazioni rosse al pari della gomma gotta in ambiente basico), e coloranti ( complice l‟Accademia
Reale delle Scienze di Parigi si ritenne verosimile nei liutai barocchi l‟uso di pigmenti a base di
garanza e di tornasole, estratti tintoriali da zafferano, laccamuffa, cartamo, cannella, girasole). Non
è improbabile l‟uso di coloranti, purtroppo effimeri nel tempo, usati nei vini come la fitolacca, il
sambuco, la barbabietola, ebulo, mora, campeggio, papavero … come osserva Faurè.
 transesterificazione dei trigliceridi con riduzione della temperatura di evaporazione degli esteri
prodotti, e interesterificazione tra acidi ed esteri contenuti nella resina. Molti esteri che si creano
chimicamente hanno proprietà solventi.

 parziale saponificazione con la formazione di saponi metallici (oleati e resinati) non polari e dunque
facilmente solubili in oli ed essenze (i resinati nel Trattato di Berzelius 1839 si ripropongono in
Violin Varnish di Michelman-1946)
 decarbossilazione degli acidi ad acidi monobasici ed idrocarburi

 isomerizzazione e idroperossidazione delle catene acide

 formazione di eteri per la contemporanea presenza di alcool e acido concentrato ( l‟etere fu


classificato da Beugnot -1840 come olio dolce di vino pesante)

 iniziale polimerizzazione ossidativa associata in tempi più lunghi a scissione ossidativa delle catene
dei trigliceridi

 ossidazione di oli come olio di lino ma anche olio essenziale di trementina con formazione
rispettivamente di linossina e trementina ossidata con aumento della costante dielettrica. La
maggiore polarità ha come conseguenza la proprietà delle sostanze di essere solubili in solventi
polari come alcool.

L‟ iniziale ambiente acido (da acidi grassi,) , secondo Valerio-Ghersi (Nuovo Ricettario Industriale
p.1843), favorirebbe l‟iniziale dissoluzione fisica e chimica di resine evitando di elevare la
temperatura e facilitando un prodotto incolore; è altrettanto necessaria la successiva maturazione
prima della applicazione della vernice, per favorire lo stabilizzarsi di equilibri ed evitare che questa
subisca modificazioni non volute sull‟opera.

La successiva evaporazione dell‟alcool, presente in eccesso nel mix alcool/olio/resina, si


accompagna al lento passaggio del colorante dalla soluzione alcoolica polare all‟estere apolare. Il
riscaldamento della miscela contribuisce ad una prepolimeizzazione ossidativa osservata
dall‟utilizzatore come un evidente ispessimento e con aumento del valore del n° di perossidi; inoltre
si verifica l‟esterificazione della resina che è prevalentemente costituita da acidi monocarbossilici
come ac pimarico C20H30 O2 presente in resine come trementine e sandracca ( Dupont , Silbermann,
Balotine e Romanova hanno dimostrato la reazione che può essere catalizzata da ambiente acido, e
presenza di metalli come il ferro).

La dissoluzione di resina in olio, sia che avvenga per lenta sostituzione del solvente alcoolico sia
che si produca per aggiunte di olio alla resina fusa, porta ad una diminuzione del numero di acidità
(l‟acidità rallenta il processo di polimerizzazione) ed aumento del numero di saponificazione (indice
di presenza di esteri) e del n° di iodio (indice di una maggiore siccatività). La successiva e
necessaria maturazione (invecchiamento) conferirebbe alla miscela filmogena una maggiore
plasticità dovuta a equilibrio tra le fasi “dispersa e disperdente” resina/olio/solvente con scambi tra
gli acidi grassi dei gliceridi e degli acidi resinici. Il prodotto risultante ha proprietà legate al
rapporto olio/resina misurato in Oil Lenght: un valore alto di OL conferisce resistenza nel tempo;
un valore minimo caratterizza la vernice per fragilità e brillantezza (la maturazione favorirebbe
altresì l‟accrescimento di cristalli di lacca inglobati nella miscela e una modulazione del pH, come
già espresso, verso valori di neutralità) .

Un‟ulteriore distillazione con l‟eliminazione dell‟alcool residuo e aggiunte opportune di oli


essenziali, ad effetto eluente e catalizzante, può portare a formulazioni diverse spesso di natura
colloidale se si utilizzano “ragie”, o di vera soluzione se il solvente è un idrocarburo apolare come
l‟antico olio di sasso ( l‟etere di petrolio o “huile de pétrole” ha una polarità estremamente più
bassa di essenza di trementina e ancor più di alcool). La diversa natura di vernici ottenute partendo
da materie prime comuni ma “maturate” e diversamente eluite è stata studiata approfonditamente da
McMillen nel 1931: l‟autore evidenzia la velocità di scorrimento di una vernice stesa a pennello
rapportandola non solo alla viscosità ma anche al comportamento tissotropico.

La reazione tra alcool ed estere (olio) è detta interesterificazione o transesterificazione e avviene


per sostituzione della glicerina con il gruppo etilico , l‟ estere etilico che ne risulta avrà un punto di
vaporizzazione più basso.
Il meccanismo dell‟alcoolisi avviene con sostituzione nucleofila : la reazione può essere catalizzata
da acidi anidri (non è da escludersi l‟utilizzo di ac. nitrico (l‟acquaforte degli antichi, preparata da
Geber già nellVIII sec.) come ipotizzato nelle ricette di vernici per violini di M.Fry) o da basi sotto
forma di alcoolati idrolizzati.

per portare la reazione ad esaurimento si aggiunge R”OH (alcool) in notevole eccesso e come
indicato precedentemente questo si rimuove per distillazione.
Facendo reagire un trigliceride in presenza di etanolo in eccesso e con catalizzatore acido o basico
si ottiene una miscela di eteri (vedi) e soprattutto esteri etilici che si possono separare per
distillazione.

Il miscuglio dunque in ambiente non neutro ( acido o basico) di olio di lino (trigliceride) e d‟etanolo
a caldo reagisce formando per transesterificazione un miscuglio d‟esteri ad una diversa tensione di
vapore e tendenza ad evaporare.
La lavorazione degli oli associata a riscaldamento e il successivo invecchiamento comporta processi
d‟isomerizzazione (formazione dei dieni) e ossidativi in cui si producono processi di formazione di
gruppi carbonilici, carbossilici e perossidici. Un esempio è l‟idroperossidazione dell‟acido
linolenico e l‟ossidazione dell‟acido linoleico.
Il processo d‟ossidazione continua con la formazione d‟acidi dicarbossilici evidenti all‟analisi e
comporta un aumento della polarità delle molecole ( e ciò potrebbe agevolare una più facile
colorazione con pigmenti o coloranti opportuni); Il processo d‟ossidazione può anche interessare la
posizione allilica reattiva con formazione di gruppi acidi e aldeidi maleodoranti ( indice
d‟irrancidimento) Sono anche possibili altre reazioni concomitanti d‟ossidazione enzimatica
(dovute alla proliferazione di muffe e batteri in ambiente umido. Tra queste il formarsi di prodotti
d‟invecchiamento ed irrancidimento.

Il riscaldamento d‟oli, dalla semplice esposizione al sole (sol lione del Cennini, sole di riverbero
del Bonanni ) sino alla vera e propria cottura, serve per “ ispessire” il prodotto con la creazione di
ponti d‟ossigeno tra le insaturazioni e favorendo una reticolazione per polimerizzazione radicalica
(calore e luce alla presenza d‟opportuni catalizzatori metallici sono indispensabili alla reazione, la
presenza di essenza di trementina aumenta ulteriormente l‟effetto catalitico.
Successivamente alla polimerizzazione ossidativa degli acidi insaturi dell‟olio (accentuata
dall‟effetto catalitico dimostrato dal comune uso di essenze terpeniche) può aversi un lento degrado
ad acido azelaico ed ossalico favorito dalla presenza di licheni e funghi.

Le diverse proporzioni d‟acido palmitico CH3(CH2)14COOH e stearico CH3(CH2)16COOH


hanno permesso ad attenti ricercatori di differenziare l‟invecchiamento di prodotti contenenti oli
vegetali, la cui composizione è caratteristica per le maggiori % di acidi grassi poliinsaturi rispetto ai
monoinsaturi. L‟individuazione all‟analisi di sostanze organiche varie si è spesso dimostrata
derivante dall‟uso di tuorlo d‟uovo, propoli, cere, caseina, colle animali o gomme utilizzate come
indurenti, latte come agglutinante, e fiele di bue, acqua lenta a base glicerica, miele usati come
ritardanti o plastificanti, inoltre la presenza di IPA (idrocarburi policiclici aromatici) indicherebbe
l‟utilizzo di oli pirogenati.
Standard di qualità e raffinazione
Metodi per la determinazione oggettiva del grado alcoolico , l‟apparecchio di Mulligand e
alcoolometri di Gay Lussac, Tralees (%in volume) e di Richter ( in peso).”, non sono comuni nei
laboratori d‟analisi nel „700. Curiosa ma anche significativa è la tecnica che viene proposta da
G.Donzelli nel Teatro farmaceutico (1681/1704) “si conoscerà essere perfetta l‟acquavita quando
bagnerai in essa un poco di tela di lino, se s‟accenderà subito in fiamma ardente e doppo … resta
allumata di fuoco anche la tela, questo è segno che l‟Aquavita non contiene flemma …”

Nel 1791 Lavoisier ( Dizionario vecchio e nuovo di nomenclatura chimica – Antoine Laurent
Lavoisier, Luis Bernard Guyton de Morveau ( baron), Vincenzo Dandolo) distingue l‟alcool a
diverse diluizioni come spirito di vino non ben rettificato, spirito di vino rettificatissimo, spirito
ardente, spirito di sette cotte, acquavite e ne dà una definizione. “ L‟alcool, a tutti noto, è una
composizione secondo i Nomenclatori, di carbonio e d‟idrogeno…è atto a combinarsi con molte
sostanze ed allora trae il nome specifico della sostanza straniera che vi si combina, come sarebbe
per esempio alcool di mirra, di succino, ec.ec. nella antiqua lingua chiamati tinture spiritose”

(“Bisogna servirsi dello spirito di vino esattamente rettificato,altrimenti s‟havrebbe niente di


tintura…”- da Lémery )

Il dubbio o meglio la certezza che nell‟800 si trovasse ancora spesso alcool di cattiva qualità è
avvertito da Maugin (1834) che sostiene : « nous donnerons le moyen d‟éprouver la qualité de
l‟esprit de vin : Prenez une pincée de poudre à tire, que vous mettrez dans une cuiller à bouche ;
versez pardessus un peu de l‟esprit que vous voulez employer, de manière à ce que la poudre soit
entièrement couverte ; allumez l‟esprit avec un morceau de papier. Si l‟esprit est bon, la poudre
s‟enflammera quand l‟esprit aura cesse de brûler ».

Lorenzo Marcucci in Saggio analitico chimico…Roma 1816 sostiene che” la vernice deve usare
spirito ben rettificato e segnare all‟areometro di Baumè il grado 37ottenuto dopo terza distillazione.(
la seconda arriva solo a 26-27Bè)”.

Il metodo di rettifica si perfeziona nell‟800 con il fiorentino Baglioni nel 1813 che migliora la
colonna che permette di ottenere distillati ad alta gradazione in un unico processo. Nel 1836 (
Enciclopedia circolante Venezia) si annuncia un nuovo “ Modo di preparare l‟alcool di vino per
l‟acqua di Colonia e pè rosolii” ripristinando l‟antico metodo di preparazione dell‟«Aqua
mirabilis» (Acqua di Colonia) Giovanni di Paolo Feminis (1660-1736). Emigrato a Colonia nel
1693.

Nel 1803 Tingry richiama la tradizionale tecnica: “la première distillation donne l‟Alcohol foible (
eau-de-vie). Le distillations répétées contribuent a sa rectification et constituent enfin l‟Alcohol
pur (esprit de vin rectifiée)“. Il problema di poter trovare alcool di buona qualità e ad alto tasso
alcoolico induce alcuni utilizzatori ad impiegare sostanze altamente idrofile che aggiunte
all‟acquavite ne aumentino la gradazione. Bonanni, forse su consiglio del Glauber ( 1608-1668)
che rettifica l‟alcool “mineralizzando”, indica “ sal de tartre (tartaro igroscopico) … se sel attire
tout le flegme e le sépare de l‟esprit…” ; . Il Requeno nel suo saggio sull‟encausto accenna al
“vegetabile” residuo della distillazione del tartaro in “lambicco di arabica costruzione”.

Il Traitè de Chimie applique –J.B.A. Dumas ricorda che Raimondo Lullo usava carbonato di
potassio ed altri preferiscono calce viva o cloruro di calcio “ Si on met dans le vide de l‟esprit del
vin a cotè d‟un vase rempli de chaux vive, l‟esprit perdra de son eau, peu a peu, et se convertira
en alcool absolu.”

Il cosiddetto alcool spargyrico (alcool puro vicino al 100%,) fu ottenuto da Lowitz nel 1796 che ne
pubblica il processo: egli distilla alcool di grado elevato mescolato con un disidratante (ad una
prima disidratazione con tartaro di botte purificato e successiva distillazione, opera con calce che
tratterrà gli ultimi residui di umidità).

La stessa tecnica è descritta da Martino Poli in Il trionfo degli acidi (1706) nella rettifica di “specie
di solfi” quali “ l‟oglio di sasso che fluisce in alcune miniere sulfuree di Lombardia, l‟oglio di
terebintina distillato,…è necessario distillarli più volte con l‟addizione di qualche corpo calcinato,
come cenere, calce, viva, ossa bruggiate a bianchezza;…l‟essenze… lo spirito di vino… li quali
tanto si chiamano rari, quanto che facilmente se ne volano per l‟aria, … nulladimeno non vi è solfo,
che elaborato lungo tempo con artificio Chimico per reiterate distillazioni, non giunga alla
medesima sottigliezza…”( l‟olio di sasso è la denominazione “volgare di petrolo o nafta” secondo
Isidoro Bianchi ( Le lettere americane-1793) noto studioso cremonese. Oli sono classificati nel
Ricettario fiorentino 1789 come ottenuti mediante “distillazione, espressione o decozione”)

Lowitz ottiene alcool a densità 0,79; ” prima di quest‟epoca, si attribuivano i nomi di spirito di vino
e d‟alcool a dissoluzioni d‟alcool ed acqua le cui densità erano 0,81” (da Diz. delle scienze
naturali…)”. Lowiz pubblica una tabella di confronto tra densità e percentuali alcooliche per
meglio determinare chimicamente la composizione della soluzione ( alcool 100%= densità 0,79;
alcool 90% = densità 0,81.

Attualmente proprio per superare la difficoltà di distillare una miscela azeotropica di acqua ed
alcool che, ad una composizione di 4,43% di acqua e il 95,57% di etanolo, bolle ad una
temperatura inferiore all‟alcool puro, si opera con distillazione frazionata usando benzene.

Alla luce della teoria della distillazione moderna si può tentare una interpretazione di antiche
immagini:

Prendendo in esame il diagramma di equilibrio è possibile ricavare per ogni composizione X del
liquido la composizione Y del vapore in equilibrio con la miscela che bolle. La curva nasce
riportando in un diagramma sull'asse x la frazione molare del componente più volatile in fase
liquida e l'asse delle y la frazione molare del componente più volatile in fase vapore. Unendo i
diversi punti si disegna una curva chiamata curva di equilibrio mostrata nella figura. Una
distillazione discontinua permette di ottenere vapori distillabili della frazione successiva sempre più
ricca di componente più volatile. Una distillazione continua portata a completa evaporazione del
prodotto da distillare non permette la separazione dei componenti.
L‟esperienza evolve in impianti sempre più sofisticati che la Scuola trasmette ai suoi studenti:

Norme di sicurezza ante litteram


Lemery descrive una distillazione soffermandosi su consumate tecniche manuali che dovrebbero
dare garanzie di sicurezza: “ … un Matraccio… gettavi sopra dello spirito di vino rettificatissimo
… stoppa bene il Matraccio… luta perfettamente le giunture…e ponila sopra la Sabbia: da
disotto un fuoco che sia gagliardo…” “ getta il tutto in una Cucurbita di Vetro che coprirai col
suo Capitello, & avendovi adattato un recipiente, e lutato esattamente le giunture (con la Vesica
bagnata), distilla a bagno di Vapore…”.
Una curiosa raccomandazione ci viene trasmessa dal Cennini (sec.XIV) che così descrive il forno o
“ fornelletto… che la pignatta vi sia commessa a punto, che „l foco non passa di sopra; perché il
foco v‟andrebbe volentieri e metteresti a pericolo l‟olio, e anche di bruciare la casa” .
Nella semplice separazione di oli da sostanze diverse il Brugnatelli (“Elementi di Chimica” 1796)
sottolinea “ colla nuova distillazione si correrebbe il rischio di avere una esplosione che faccia
saltare in aria l‟apparato, come avvenne agli Accademici di Digione”
Brugnatelli nella preparazione di etere nitrico che “ può servire per molti usi nelle arti”
raccomanda “ se il calore fosse più grande si correrebbe il rischio di far scoppiare i vasi con
esplosione” e ancora “…una esplosione maggiore di quella di un Cannone… e tale fu la forza
dell‟esplosione, che i vetri di una finestra posta a distanza considerabile si spezzarono tutti…”.
Jean Antoine Claude Chaptal in Elementi di chimica- 1792 addirittura si spende in una
raccomandazione essenziale: “La vernice esala un odore , che fa d' uopo guardarsi dal non
respirarla ; eccita ciò , che si chiama chiodo di vernice”. In alcuni casi la pericolosità nelle
preparazioni è l‟aggiunta di ingredienti ossidanti come la nitrazione delle resine con miscugli
alcool/ac.nitrico/acetati non a caso gli alchimisti usavano questo metodo per preparare la cosiddetta
“pietra infernale”.
Andreas Libavius, (Halle, 1555 – Coburgo, 25 luglio 1616) medico e chimico tedesco conosce il
disordine di certi laboratori chimici nei suoi appunti progetta un ambiente in cui si possa operare
con buona sicurezza. Ecco come dovevano essere gli ambienti del tempo e una ricostruzione del
laboratorio chimico di Libavius desunto dai suoi scritti.( vedi anche Thomas Wyck – 1616-1677;
Jan van der Straet (Stradano –1523 –1605), Pieter Bruegel (1525/1530 circa –1569) )

Il ricorso alla formula di Stradivari trasmessaci da Cozio di Salabue nel suo carteggio, è d‟obbligo,
quasi un tormentone tra i liutai, per capire i termini sintetici dei problemi legati ad una preparazione
apparentemente semplice: “ho ricevuto la seguente riceta … e che sia quella dell‟Antonio
Stradivari…: gomma lacca oncie 4; sandracca oncie 2; mastice in lacrime oncie2; sangue di
drago … 40; zafferano mezza dramma; una pinta di spirito rettificato. E dopo la soluzione fatta
al fuoco vi si incorporano oncie 4 di trementina di Venezia e poi si cola il tutto con un panno lino
piuttosto raro ma fine di filato“. In una successiva nota il carteggio continua …”un‟onza e meza di
goma lacha … tre quarti in tutto di mastice e sandracha e spirito (di vino) una libra. Una libra
d‟oglio di noce, farlo cozzere e meter dentro, fino a che ha perso la schiuma, le medesime gome,
mesa un onza di sangue di drago. Questa vernice è vera di Stradivari sincera e sicura”
(Il 26 Settembre 1728 un allievo del maestro così riferisce “ Ho provato a fare con vostro modo, ha
momenti se ne iva la botega de fuoco”).
L‟ iconografia del tempo mostra semplici strumenti di protezione come i diopters, spesso
l‟alchimista si avvale di lenti ed occhiali come si possono vedere nel laboratorio di Heinrich
Khunrath, di Stradano e negli affreschi di Palazzo Pitti.

“Successe anche ad un amico , chimico diplomato, che, al suo primo impiego, operando con
solventi, non accese la cappa e non aprì la finestra !!!” disse il buon prof di Chimica dell‟ITIS ad
una classe assolutamente disattenta.

COMMENTO FINALE
Distillazione: Sintesi di segreti, di contraddizioni, di misteri, di riti.
La raffinazione e distillazione dell‟alcool, degli oli essenziali come della trementina e del petrolio
(l‟antico olio di sasso) ha permesso lo sviluppo di nuovi prodotti vernicianti, eluenti, essenze,
farmaci, combustibili…: il sogno dell‟antico ricercatore spagirico, alla ricerca della pietra dei
filosofi, si è realizzato in una società che amaramente sembra ben rappresentare l‟Oximoron
alchemico fatta di moderne contraddizioni sempre più complesse e difficili da… distillare.
Un approccio all‟epistemologia delle scienze liutarie si rende necessario per capire quanto fossero
complesse le preparazioni vernicianti a partire dai metodi di raffinazione di solventi, resine, cere,
coloranti, pigmenti,… (problemi per lo più risolti oggi avendo a disposizione prodotti purificati e
testati chimicamente che non hanno necessità di ulteriori trattamenti se non la loro eventuale cottura
e dissoluzione in opportuni veicolanti)
Distillazione, tuttavia rimane metafora di sintesi nelle scienze integrate soprattutto ora in cui la
complessità costringe a nuove sfide nella didattica e nelle professioni. Distillazione diventa
sinonimo di purezza alchemica : In Mysterium coniuctionis Carl Gustav Jung usa la distillazione
per indagare “la natura conflittuale della psiche “ avvicinando la pratica chimico farmaceutica a
profondi concetti metaforici come facevano gli antichi alchimisti. Si possono quindi così meglio
spiegare strane sperimentazioni di chimici ma anche di …liutai alla ricerca di un personale segreto.

Segreto e mistero sono sostantivi chiave nella descrizione della pratica liutaria soprattutto nella
penna di giornalisti, scrittori, analisti chimici di poca qualità alla ricerca di protagonismo, ma non
solo. A Venezia i termini gli speziali da grosso (che vendevano spezie e prodotti non medicinali)
erano ben distinti dagli speziali Medicinali che dovevano possedere specifici permessi a differenza
di Firenze per cui era sufficiente presentare una domanda al notaio”. In un documento specifico
(ASV, Senato Terra, Rep. Di Venezia) si legge “… ne deriva giustamente la ripugnanza di
manifestare nella sua intiera verità il segreto, venendo prodotta la ricetta mancante o d‟alcuno
dei principali ingredienti, o alterata nella sua dose…e ciò perché figure non autorizzate che
manipolavano e somministravano rimedi in proprio. Nel gruppo trovansi ciarlatani che si
accompagnano a barbieri, facchini, calzolai, barcaioli, ex speziali, religiosi, comari e molti altri
senza qualifica professionale ad esempio nei campi dell‟indagine chimica e speculativa”. Negli
archivi sopravvivono già dal „500 curiose mariegole ovvero Matriculae, relazioni di speziali,
contenenti, inventari di spezieria, capitolari delle arti, sedute tra iscritti alla associazione in cui si
registrano discussioni sulla preparazione di prodotti magistrali . Questi rimedi elaborati da noti
medici sono spesso a base di acque e “secretti particolari”. In questi documenti si osserva che l‟arte
nella preparazione di acque distillate era propria non solo dello speziale ma anche e soprattutto di
commercianti con attività di doratori-verniciai, e di straccivendoli o patér.

Una “segreta” preparazione chiamata olio de‟ Filosofi si ottiene mescolando a caldo piccole
quantità di acido solforico in alcool in eccesso per ottenere etere solforico separabile per
distillazione e forte solvente di resine . Noto a Lullo, a Paracelso ma anche a Newton e Boyle, il
liquore chiamato anche Anodino, rimase gelosissimo segreto per secoli fino alla pubblicazione della
farmacopea ufficiale viennese. L‟etere venne spesso usato nella preparazione di vernici soprattutto
al copale per “ricoprire oggetti di prezzo” come suggerisce Chevallier Richard -1831.

Primo Levi, chimico e scrittore, nel suo “Sistema Periodico” scrive: “Distillare è bello. Prima di
tutto, perché è un mestiere lento, filosofico e silenzioso,…da liquido a vapore (invisibile), e da
questo nuovamente a liquido; ma in questo doppio cammino, all‟insù e all‟ingiù, si raggiunge la
purezza, condizione ambigua ed affascinante, che parte dalla chimica ed arriva molto lontano.
E finalmente, quando ti accingi a distillare, acquisti la consapevolezza di ripetere un rito ormai
consacrato dai secoli, … in cui da una materia imperfetta ottieni l‟essenza....”e in una intervista
RAI del 1986 afferma: “…volevo scrivere un libro sulla chimica senza scrivere un libro di
chimica… ”
Bacchetta, Renzo – “Carteggio di Cozio di Salabue”- 1950;
Barlow, C.Y. and J. Woodhouse, Firm ground? A detailed analysis of ground layers under the microscope (Part 1), The Strad, Vol. 100, No.1187, pp.
195-197 (Mar. 1989) ;
Canevari, Claudio “ La vray vernix des luths…” in Liuteria Musica Cultura (2010) rivista dell‟ALI;
Biringuccio, Vannoccio – De la Protechnia- Venezia 1540 ;
Corradi, Alfonso-Le prime farmacopee italiane ed in particolare dei ricettari fiorentini- Milano Fratelli Rechiedei Editori 1887
Di Palma Wilma - Scienza ed alchimia nella Roma barocca ;
Donzelli ,Giuseppe, Teatro farmaceutico dogmatico e spargirico-1704 ;
Gazzetta chimica Italiana Società chimica italiana – 1873 ;
Glauber , Johann Rudolph, Furni Novi Philosophici. Amsterdam, 1646 ;
Hill, W. Henry Arthur F. Hill & Alfred E. Hill “Antonio Stradivari” His Life and Work (1644-1737) -1902 ;
Grivel, Vernis des Anciens Luthiers d‟Italie - 1867 ;
Jacopetti, Ircas Nicola – “La lavorazione del vetro e le vetrerie di Cremona” Riv Cremona Produce
Kaye, Brian Howard - Science and the detective- selected reading
Lémery Nicolas, Pharmacopée Universelle contenant toutes les compositions des pharmacie…
Lémery Nicolas, Corso di Chimica-1695;
Lémery Nicolas,Nathan Lacy, Cours de Chymie contenant la manière de faire les operations qui sont en usage dans la Médecine…Nouvelle édition,
Paris chez Jean Thomas Herissant 1756
Maggi, Giorgio “ Chimica e misteri nelle vernici cremonesi per Liuteria” Il Chimico Italiano” giugno 2006;---Menzione speciale per l‟originalità dei
contenuti “Vernici per Liuteria” Premio Green Scuola (III ed.-2007), Consorzio Interuniversitario Nazionale, Ministero della Pubblica Istruzione ---
“Chimica dell‟affresco ed una proposta di laboratorio Chimico al Liceo” il “Chimico Italiano” 2008;--- “Chimica e naturalismo per reinterpretare
Caravaggio” rivista Green n°10 consorzio interuniversitario dicembre 2007;--- “Il Codice Caravaggio” Chimica Liuteria del „600, sponsorizzato
dalla BCC e Comune di Caravaggio, 2008 ; Partecipa al prog.“Azioni di sistema per il polo formativo per la liuteria, la cultura musicale e l‟artigianato
artistico- progetto N.375841 azione 375881”--- Elia Santoro, Giorgio Maggi “Viole da Gamba e da Braccio tra le figure sacre delle chiese di
Cremona" Editrice Turris (1982);--- “In margine alla Trementina…” in Liuteria Musica Cultura (2010) rivista dell‟ALI; –Saggio sul laboratorio
dell‟affresco al Liceo Artistico all‟interno del libro DVD “ Noi…la chimica la vediamo cosi!” Premio Ordine dei Chimici di Parma 2010; ---
1°premio V ed. “Olimpiadi della Scienza” del Consorzio Interuniversitario Nazionale inserito nel programma ministeriale per la valorizzazione delle
eccellenze”Io merito”--- “ Silicati e vetro solubile nella tradizione dei liutai cremonesi” in “Il Chimico Italiano” 2010--- “Chimica sublime nel
barocco padano” – Rivista del Cns 2011
Michelman J., Violin Varnish, Cincinati, Ohio, 1946
Michelman, Joseph “Violin Varnish” A Plausible Re-creation of the Varnish Used by the Italian Violin Makers Between the Years 1550 and 1750,
A.D. Published by Joseph -Michelman, Cincinnati, Ohio, U.S.A. 1946 Copyright 1946 ;
Maria Paola Negri, L‟alternanza scuola – lavoro, in “Rassegna della Camera di
Commercio,Industria e Artigianato,Cremona, anno 2007
Maria Paola Negri, Alle origini della scienza: "La scuola gesuitica e la nascita della scienza
moderna, Convegno dell'Università Cattolica di Brescia, in "Vita Cattolica", ottobre 1988, Ed.
Pizzorni, Cremona, p. 9.
Maria Paola Negri, Il laboratorio didattico come supporto alla professionalità docente, in
AA.VV. ,Documentazione e didattica della Storia, Provincia di Cremona, 2003, pp.5-12.
Tommaso d‟Aquino: (Thomae Aquinatis) Thesaurus Alchemiae secretissimus ad fratrem Reinaldum; Theatrum Chemicum- Zetzner ed.1613- ed.1659
(da pseudoepigrafi, di poco successivi alla vita di Tommaso (1224-1274) ;
Pharmacopea Augustana (1652/3) (1734) ;
Pizzamiglio, Pierluigi Gerardo da Cremona, Cremona, Libreria del Convegno, 1992 ;
Poli Martino- Il Trionfo degli acidi- 1706 ;
Pérez, B. Vargas (1569) De re metalica ;
Quinti, G. (Les admirables secrets …Venise 1711) ;
Reade, Charles. Cremona Violins… at the §outh Kcnstngton Museum. 1873 ;
Sacconi, S. - I “Segreti” di Stradivari (Libreria del Convegno,Cremona, 1972 ;
Sangiorgio, Paolo- La farmacia descritta secondo i moderni principi di Lavoisier…1804 ;
The complete Luthier‟s library-Ed.Bologna.
Von Bohlen, Alex Friedrich Meyer Microanalysis of old violin varnishes by total reflection X-ray fluorescence Spectrochimica Acta Part B: Atomic
Spectroscopy, Volume 52, Issue 7, 1 July 1997, Pages 1053-1056 ;Von Bohlen, Staat h. ; Seifert l.;.; Analytical Letters -2000 ;
collezionemaggi: vedi musei confartigianato nel web
http://opac.sbn.it/opacsbn/opaclib
http://www.slidefinder.net/v/vernici_per_liuteria_Una_ricerca/4342291
http://www.collezionemaggi.altervista.org

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