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FRASE 1 2 3 4 5 6 7 8 9
RISPOSTA A C B C A A C B C
TITOLO H D I J C E B G
TRANSCRIPCIONES
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MM: Il discorso della... del leghismo è un discorso di tipo nazionalista e tutelante una certa
idea di identità molto statica, legata a marcatori identitari che non solo non cambiano, ma non
devono cambiare, per cui un’idea, se vogliamo, conservativa di se stessi, che non è
assolutamente la proiezione che c’è nell’indipendentismo sardo. Gli indipendentisti sardi sono
convinti che le proprie radici siano nel futuro, non nel passato, per cui un’apertura più
linguistica, e non un monolinguismo statuale ottocentesco come quello che vive praticamente
mezza Europa, ma più condizioni di post-colonialismo; uscire da un incontro con mille culture
significa essere ricchi di tutte le potenzialità che queste culture, anche forzatamente ti hanno
lasciato, significa riconoscere tutte queste ricchezze senza eleggerne una solamente a matrice
e a radice.
GIORNALISTA 1: Ci sono degli esempi, prima hai citato l’Europa, ci sono degli esempi
all’estero di autonomia felice? Indipendenza, indipendenza felice, scusa.
MM: Di indipendenza felice ce ne sono moltissimi, basta guardare la differenza geografica e
politica che c’è tra l’Europa del 1991 e quella del 2012 e si vedrà che ci sono almeno sette
stati che nel frattempo sono diventati tali e prima non lo erano. Il più interessante, per quello
che riguarda la Sardegna, è sicuramente l’esempio dell’Estonia. La situazione estone è molto
interessante perché, da quando è diventata indipendente, l’Estonia ha fatto una serie di scelte,
soprattutto di politica energetica, che hanno decuplicato le potenzialità di sviluppo, e
addirittura l’hanno messa in alcuni ambiti a progetto pilota nel mondo. Penso soltanto alla rete
di auto elettriche: l’Estonia è paese modello in cui si sta sperimentando la presenza di oltre
duecento stazioni in tutta l’Estonia di rifornimento elettrico, quindi vuol dire garantirsi
indipendenza dal punto di vista energetico, vuol dire innescare una serie di... di mondi...
GIORNALISTA 1: Sì, di scelte, certo.
MM: ... anche simbolici che ti portano a uscire dagli schemi che fino a quel momento hai
vissuto... legata, legati alla Russia, un paese che determinava le sue politiche energetiche. È
un esempio molto vicino a quello che potrebbe essere la Sardegna, l’Estonia.
©www.radio.rai.it
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G: Ecco, Galla e leggendo le cronache degli ultimi mesi anche tante, soprattutto le piccole
librerie, che chiudono.
A.G.: Eh, sì. Questo è un altro dato statistico. In realtà le librerie stanno decisamente
chiudendo. Anche qui le motivazioni sono molteplici, non solo e non soltanto i bassi indici di
lettura e anche la questione appunto che i famosi lettori forti ci stanno tradendo perché
comprano molto di più online, però il dato di fatto è che la media e piccola libreria è
economicamente schiacciata.
G.: Eppure le tante manifestazioni che si svolgono in Italia che hanno al centro i libri, da
Mantova in giù, sembrerebbe indicare che c’è interesse per il mondo dei libri, degli scrittori.
A.G.: Guardi, io ho sostenuto una tesi scomoda che però vedo che è sempre più ormai
condivisa, e cioè che questi splendidi festival letterari non hanno modificato di una virgola il
livello di lettura degli italiani. Quindi è evidente che bisogna fare queste manifestazioni,
però portarle molto più vicine alle librerie. Ecco, questo, forse, potrebbe fare in modo
che anche le librerie abbiano dei benefici diretti da queste manifestazioni.
G.: Ecco, una soluzione - parliamo proprio del mondo delle librerie che è in così gravi difficoltà
- una soluzione potrebbe essere le librerie sempre più specializzate?
A.G.: Bah, il tema della specializzazione è stato affrontato qualche anno fa ed è un tema così,
diciamo, a doppia lama. Da un lato è centrale che la libreria si specializzi, dall’altro la
specializzazione, intesa come appunto focus su un determinato argomento, si espone al
rischio del passare di moda. Tempo fa erano sorte tante librerie turistiche o sul turismo,
poi la caduta delle Torri Gemelle che ha creato questo spartiacque anche del mondo del
turismo e del viaggiare, ha decretato un lento declino di queste librerie che si sono
ovviamente selezionate e naturalmente molte hanno chiuso.
G.: Leggendo i dati dell’ultimo EuroBarometro, tra le pochissime voci che salvano in qualche
modo l’Italia figura proprio il cinema. Qual è la situazione del cinema italiano...ne parliamo con
Luciano Sovena. Buonanotte!
Luciano Sovena: Buonanotte!
G.: Dal suo punto di vista, il cinema di qualità è destinato a morire?
L.S.: È un momento particolarmente difficile per il cinema di qualità, però debbo dire che in
tutti i festival adesso si fanno soltanto film di qualità, ed è giusto così. Il cinema di qualità è
universale e quindi non finirà mai.
G.: Ancora cinema, ancora un libro per cercare di capire meglio il nostro cinema. L’intervista è
stata realizzata da Antonietta Di Vizia.
Antonietta Di Vizia. Buonanotte Della Casa!
Della Casa: Buonanotte a voi!
A.D.: Quando inizia la crisi del cinema italiano?
D.C.: Beh, la crisi è un concetto che ciclicamente appare. Quindi diciamo che la vera crisi
appunto a metà degli anni settanta. Nei dieci anni precedenti il cinema italiano, pensate,
aveva fatturato più di quello americano, cioè Cinecittà incassava più di Hollywood.
Il cambiamento della situazione un po’ in tutto il mondo ha fatto sì che questo meccanismo
saltasse e saltasse per sempre.
©Radio 1, La notte di RadioUno, 2013
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Renato Zero: Soprattutto il disco nuovo perché sono quattordici brani che hanno di
diritto tutti questo desiderio di essere in qualche modo rappresentati. La cosa
interessante di questo, di questa permanenza di un mese a Roma è che questo Palazzetto
dello Sport sarà trasformato nella mia casa.
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Renato Zero: Lui non mi ha mai ostacolato, devo dire, Domenico…
Presentatrice: Perché in fondo era un artista anche lui…
Renato Zero: Domenico voleva fare il baritono. Pensa che lui si metteva un sughero, sai quelli,
i tappi quelli del vino?
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