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CERTIFICADO NIVEL AVANZADO

ITALIANO - SEPTIEMBRE 2014


COMPRENSIÓN ORAL – CLAVES DE RESPUESTA Y
TRANSCRIPCIONES

COMPITO 1: L’INDIPENDENTISMO SARDO

FRASE 1 2 3 4 5 6 7 8 9

RISPOSTA A C B C A A C B C

COMPITO 2: FUGA DALLA CULTURA

10. 7 PUNTI PERCENTUALI / DEL 7%


11. ACQUISTANO MOLTE ATTIVITÀ CULTURALI
12. 12 LIBRI ALL’ANNO
13. MOLTO DI PIÙ ONLINE
14. ALLE LIBRERIE
15. PASSARE DI MODA
16. È UNIVERSALE
17. AVEVA FATTURATO DI PIÙ / (INCASSAVA PIÙ DI HOLLYWOOD)

COMPITO 3: RENATO ZERO

[18] [19] [20] [21] [22] [23] [24] [25]


TESTO 1 2 3 4 5 6 7 8

TITOLO H D I J C E B G
TRANSCRIPCIONES

COMPITO 1: L’INDIPENDENTISMO SARDO


GIORNALISTA 1: Non abbiamo volutamente nominato quello che, a mio parere, è il fiore
all’occhiello della letteratura contemporanea sarda, Michela Murgia, che è qui con noi in
collegamento telefonico, benvenuta Michela!
MM: Buongiorno a tutti! Fortunatamente non sono il fiore all’occhiello, ma una parte di un
mazzo molto nutrito.
GIORNALISTA 1: Un mazzo nutrito di cui abbiamo parlato finora, assolutamente nutrito ed
eterogeneo; ne abbiamo parlato insieme a Gigliola Sulis, che è ancora qui con noi, e che ti
voleva introdurre. Oggi noi facciamo questa introduzione molto... molto importante, molto
seria, prego Gigliola.
GS: Sì è un piacere che ci sia in linea Michela Murgia, che rappresenta la sardità
contemporanea, dai call center, che son stati l’ambientazione del suo blog inizialmente da
precaria, e poi del suo primo libro, da cui è stato tratto anche un film di successo, e poi allo
stesso tempo è capace di raccontare storie antiche, etniche di tradizioni, forse esistenti forse
no, come il pluripremiato “Accabadora”, che l’ha imposta all’attenzione nazionale. Grazie
Michela.
GIORNALISTA 1: Bene.
MM: Grazie a te.
GIORNALISTA 1: Michela, io in realtà avevo intenzione di parlare con te di letteratura però,
andando a leggere approfonditamente il tuo sito, quello che scrivi sul tuo sito
michelamurgia.com, mi sono lasciata incuriosire da un altro argomento, che è quello
dell’indipendenza e dell’autonomia della Sardegna. Vorrei premettere che, essendo io
continentale, oggi mi piace utilizzare questo termine, ho quasi timore a parlare dell’autonomia;
in realtà non devo averlo.
MM: No, non credo che tu debba averlo; io farei un distinguo appunto... semantico tra
indipendenza e autonomia...
GIORNALISTA 1: Sì, tra indipendenza e autonomia.
MM: ... perché l’autonomia tecnicamente la Sardegna la ha già, è una regione autonoma...
GIORNALISTA 1: Sì.
MM: ... a statuto speciale quindi ha già un riconoscimento particolare della sua specialità...
GIORNALISTA 1: Sì.
MM: ... e tuttavia questa specialità si esercita solamente in ambiti non... diciamo non
strutturali. Ci sono decisioni che la Sardegna può prendere, per esempio quando iniziare le
lezioni a scuola, ma ci sono decisioni che la Sardegna non può prendere, cioè cosa insegnare
per esempio nelle sue scuole...
GIORNALISTA 1: Sì.
MM: ... per cui è molto facile (incomprensibile) imparare la storia dei Sumeri, è sempre più
difficile e non è mai stato possibile per quelli della mia generazione imparare la storia dei
Nuragici, per esempio. E questo è...
GIORNALISTA 1: Quando parliamo... sì.
MM: Sì, questo è sicuramente una... un deficit di libertà identitaria e di appartenenza che
solamente all’interno di un inquadramento di libertà politica è possibile immaginare; questa
libertà politica, per essere piena, deve essere indipendente, con una autonomia statuale
assoluta.
GIORNALISTA 1: Quando parliamo di indipendenza invece, di indipendentismo, di che cosa
parliamo?
MM: Ehh, questo purtroppo in Italia si parte... quando parte la parola “indipendenza” scatta
immediatamente il retroterra simbolico leghista, per cui “Oddio, ecco i leghisti di Sardegna!”
Credo che gli indipendentisti sardi, la prima fatica che devono fare con gli interlocutori a cui,
con cui si rapportano è quello di spiegargli che non sono leghisti.
GIORNALISTA 1: Prima di tutto.

-2-
MM: Il discorso della... del leghismo è un discorso di tipo nazionalista e tutelante una certa
idea di identità molto statica, legata a marcatori identitari che non solo non cambiano, ma non
devono cambiare, per cui un’idea, se vogliamo, conservativa di se stessi, che non è
assolutamente la proiezione che c’è nell’indipendentismo sardo. Gli indipendentisti sardi sono
convinti che le proprie radici siano nel futuro, non nel passato, per cui un’apertura più
linguistica, e non un monolinguismo statuale ottocentesco come quello che vive praticamente
mezza Europa, ma più condizioni di post-colonialismo; uscire da un incontro con mille culture
significa essere ricchi di tutte le potenzialità che queste culture, anche forzatamente ti hanno
lasciato, significa riconoscere tutte queste ricchezze senza eleggerne una solamente a matrice
e a radice.
GIORNALISTA 1: Ci sono degli esempi, prima hai citato l’Europa, ci sono degli esempi
all’estero di autonomia felice? Indipendenza, indipendenza felice, scusa.
MM: Di indipendenza felice ce ne sono moltissimi, basta guardare la differenza geografica e
politica che c’è tra l’Europa del 1991 e quella del 2012 e si vedrà che ci sono almeno sette
stati che nel frattempo sono diventati tali e prima non lo erano. Il più interessante, per quello
che riguarda la Sardegna, è sicuramente l’esempio dell’Estonia. La situazione estone è molto
interessante perché, da quando è diventata indipendente, l’Estonia ha fatto una serie di scelte,
soprattutto di politica energetica, che hanno decuplicato le potenzialità di sviluppo, e
addirittura l’hanno messa in alcuni ambiti a progetto pilota nel mondo. Penso soltanto alla rete
di auto elettriche: l’Estonia è paese modello in cui si sta sperimentando la presenza di oltre
duecento stazioni in tutta l’Estonia di rifornimento elettrico, quindi vuol dire garantirsi
indipendenza dal punto di vista energetico, vuol dire innescare una serie di... di mondi...
GIORNALISTA 1: Sì, di scelte, certo.
MM: ... anche simbolici che ti portano a uscire dagli schemi che fino a quel momento hai
vissuto... legata, legati alla Russia, un paese che determinava le sue politiche energetiche. È
un esempio molto vicino a quello che potrebbe essere la Sardegna, l’Estonia.
©www.radio.rai.it

COMPITO 2: FUGA DALLA CULTURA


Giornalista: Questa notte parleremo di cultura, di fuga dalla cultura. Tutto parte da un
sondaggio di EuroBarometro. E noi abbiamo in diretta proprio il rappresentante in Italia della
Commissione Europea, Angel Beremliysky. Buonanotte!
Angel Beremliysky: Buonanotte! L’argomento di cui parliamo oggi è il consumo di
attività culturali e la produzione.
G: Ecco, ma rispetto agli altri paesi europei l’Italia sta proprio così in basso o comunque c’è
stato un livellamento verso il basso un po’ di tutta l’Europa?
A.B.: Esattamente! C’è un calo generalizzato, ma è un calo anche per quanto riguarda l’Italia.
Stiamo parlando di sette punti percentuali di abbassamento del numero di persone
che almeno una volta all’anno leggono un libro. In effetti tra le cause non possiamo non
annoverare la situazione, diciamo, di crisi che esiste a livello generale.
L’Internet, quindi la tecnologia, appunto, invece ritorna come uno strumento di attività
culturali, perché vediamo che più della metà degli europei acquistano molte attività
culturali attraverso Internet, perché è diventato molto più semplice e molto più
immediato.
G: Ed ora parliamo di libri. Lo facciamo con il presidente dell’Associazione Librai Italiani,
Alberto Galla con noi in diretta. E allora, questo sondaggio europeo parla molto chiaro. In
Italia si leggono sempre meno libri.
Alberto Galla: Eh, sì. Questo è un dato drammatico che è una costante un po’ del nostro
paese, perché non è una novità, voglio dire, però in questi ultimi anni abbiamo perso anche
quelli che sono i cosiddetti lettori forti, quelli cioè che leggono più di dodici libri
all’anno. E qui probabilmente c’è una motivazione anche di carattere economico, cioè c’è
minore disponibilità economica da parte di chi destinava buone somme all’acquisto di libri.

-3-
G: Ecco, Galla e leggendo le cronache degli ultimi mesi anche tante, soprattutto le piccole
librerie, che chiudono.
A.G.: Eh, sì. Questo è un altro dato statistico. In realtà le librerie stanno decisamente
chiudendo. Anche qui le motivazioni sono molteplici, non solo e non soltanto i bassi indici di
lettura e anche la questione appunto che i famosi lettori forti ci stanno tradendo perché
comprano molto di più online, però il dato di fatto è che la media e piccola libreria è
economicamente schiacciata.
G.: Eppure le tante manifestazioni che si svolgono in Italia che hanno al centro i libri, da
Mantova in giù, sembrerebbe indicare che c’è interesse per il mondo dei libri, degli scrittori.
A.G.: Guardi, io ho sostenuto una tesi scomoda che però vedo che è sempre più ormai
condivisa, e cioè che questi splendidi festival letterari non hanno modificato di una virgola il
livello di lettura degli italiani. Quindi è evidente che bisogna fare queste manifestazioni,
però portarle molto più vicine alle librerie. Ecco, questo, forse, potrebbe fare in modo
che anche le librerie abbiano dei benefici diretti da queste manifestazioni.
G.: Ecco, una soluzione - parliamo proprio del mondo delle librerie che è in così gravi difficoltà
- una soluzione potrebbe essere le librerie sempre più specializzate?
A.G.: Bah, il tema della specializzazione è stato affrontato qualche anno fa ed è un tema così,
diciamo, a doppia lama. Da un lato è centrale che la libreria si specializzi, dall’altro la
specializzazione, intesa come appunto focus su un determinato argomento, si espone al
rischio del passare di moda. Tempo fa erano sorte tante librerie turistiche o sul turismo,
poi la caduta delle Torri Gemelle che ha creato questo spartiacque anche del mondo del
turismo e del viaggiare, ha decretato un lento declino di queste librerie che si sono
ovviamente selezionate e naturalmente molte hanno chiuso.
G.: Leggendo i dati dell’ultimo EuroBarometro, tra le pochissime voci che salvano in qualche
modo l’Italia figura proprio il cinema. Qual è la situazione del cinema italiano...ne parliamo con
Luciano Sovena. Buonanotte!
Luciano Sovena: Buonanotte!
G.: Dal suo punto di vista, il cinema di qualità è destinato a morire?
L.S.: È un momento particolarmente difficile per il cinema di qualità, però debbo dire che in
tutti i festival adesso si fanno soltanto film di qualità, ed è giusto così. Il cinema di qualità è
universale e quindi non finirà mai.
G.: Ancora cinema, ancora un libro per cercare di capire meglio il nostro cinema. L’intervista è
stata realizzata da Antonietta Di Vizia.
Antonietta Di Vizia. Buonanotte Della Casa!
Della Casa: Buonanotte a voi!
A.D.: Quando inizia la crisi del cinema italiano?
D.C.: Beh, la crisi è un concetto che ciclicamente appare. Quindi diciamo che la vera crisi
appunto a metà degli anni settanta. Nei dieci anni precedenti il cinema italiano, pensate,
aveva fatturato più di quello americano, cioè Cinecittà incassava più di Hollywood.
Il cambiamento della situazione un po’ in tutto il mondo ha fatto sì che questo meccanismo
saltasse e saltasse per sempre.
©Radio 1, La notte di RadioUno, 2013

COMPITO 3: RENATO ZERO

ESEMPIO: NUOVE CANZONI, TUTTE IMPORTANTI


Renato Zero: Ehhhh, questo ritiro quasi, quasi spirituale…
Presentatrice: Ti concentri…
Renato Zero: Sì, sì… Anche perché, insomma, la responsabilità, più si va avanti negli anni e
più, e più è maggiore perché dobbiamo affrontare evidentemente un repertorio che va
sempre, eh, di più e si rende sempre più difficile, sempre più austero…
Presentatrice: Ma tu nel concerto farai sia il disco nuovo che anche….

-4-
Renato Zero: Soprattutto il disco nuovo perché sono quattordici brani che hanno di
diritto tutti questo desiderio di essere in qualche modo rappresentati. La cosa
interessante di questo, di questa permanenza di un mese a Roma è che questo Palazzetto
dello Sport sarà trasformato nella mia casa.

TESTO 1: SPETTACOLO DI MUSICA E BALLO


Renato Zero: Ospiterò diverso, particolare, cinquanta elementi di orchestra, una band di
otto elementi; poi avremo il balletto di Bill Goodson, di questo americano doc che è
nato con Michael Jackson, ballando con lui e coreografando…
Presentatrice: Balli anche tu, ti ho visto su Rai1…
Renato Zero: Io gliela ammollo ancora parecchio…
Presentatrice: Ma fai qualche dieta particolare?
Renato Zero: Adesso, sì, ne sto praticando una, eeeeeehh, per ragioni anche, proprio anche
di, di tenuta perché chiaramente noi abbiamo, soprattutto noi romani, abbiamo sempre avuto
questo culto della cucina che abbiamo sempre ritenuto che, che mangiare tanto significasse
stare meglio.

TESTO 2: L’OPINIONE DELLO SPETTATORE CONTA SEMPRE


Presentatrice: Oppure sei sicuro di te, sai che…
Renato Zero: Come andrà, bisogna sempre avere questa coscienza, della, del giudizio
finale del pubblico. La cosa importante è che naturalmente più si va avanti negli anni e più
il risultato deve essere appagante, soprattutto per uno come me che ha cantato dal
“Triangolo” al “Cielo”, a “Nei giardini che nessuno sa”, a “La favola mia”, a “Spalle al muro”…
Presentatrice: Posso mandare un pezzetto vintage di Renatino?
Renato Zero: Assolutamente sì.
Presentatrice: Allora lo faccio vedere…
Renato Zero: O come direbbe Bowie , “Absolutly”…

TESTO 3: UN BISOGNO PRESENTE SIN DA GIOVANE


Renato Zero: E ripensando che insomma erano i vent’anni, no? Giravamo intorno a quei
numeri e a vent’anni forse tutta questa ricercatezza, tutto questo andare a reperire tessuti, a
mettere insieme questo palcoscenico sempre molto, ehhh…
Presentatrice: Ma tu avevi una passione teatrale…
Renato Zero: Io avevo sempre un’esigenza che era quella di non, in qualche modo,
dipendere perché una regola fondamentale di questo lavoro è, eeeeehhhhh…

TESTO 4: UN VERO FAI DA TE


Renato Zero: Qualcuno magari metteva le cose malamente e i miei risultati non quadravano,
non erano esattamente quelli che io desideravo quindi ho cominciato a truccarmi da
solo, a pettinarmi da solo, a cucirmi le cose da solo, a inventarmi delle soluzioni
sceniche con la mia testa e poi finalmente creai questo, questo, questa grande…
Presentatrice: Come facevi a cucire? Hai imparato anche da solo o ti ha insegnato la mamma?
Renato Zero: Ho imparato frequentando anche delle, delle amicizie opportune perché quando
mi, mi veniva fuori il…

TESTO 5: LA SFORTUNA LO PORTAVA SEMPRE DAL PADRE


Renato Zero: O presso di lui che era un poliziotto e i suoi colleghi…
Presentatrice: Ma non è che ci andavi spontaneamente…
Renato Zero: Facevano queste retate perché chiaramente quando ti vestivi strano eri un
personaggio un po’ particolare, venivi risucchiato da questi “carettoni” della polizia che ti
portavano al commissariato per gli accertamenti di rito per quelle cose lì. Io ogni volta ero
così sfigato che finivo sempre davanti a mio padre e mi faceva: “un’altra volta?”
Presentatrice: Lui però ti ha sempre…

-5-
Renato Zero: Lui non mi ha mai ostacolato, devo dire, Domenico…
Presentatrice: Perché in fondo era un artista anche lui…
Renato Zero: Domenico voleva fare il baritono. Pensa che lui si metteva un sughero, sai quelli,
i tappi quelli del vino?

TESTO 6: NIENTE LIRICA A CAUSA DELLA MOGLIE


Renato Zero: Cantava anche a casa… Poi, devo dire, mia madre era molto presente, era
molto “tanta” e quindi papà ha dovuto soccombere a questa sua, a questa
ingerenza di mia madre e abbandonò definitivamente la lirica. Però attraverso me
credo che qualche soddisfazione se la sia presa lui.
Presentatrice: Senti ma è vero che la tua famiglia comunque era tutta attorno a te, cioè, tutti i
tuoi fratelli, anche oggi, tra l’altro, tu vivi con un fratello e una sorella…
Renato Zero: Con una sorella più grande e un fratello piccolo.
Presentatrice: E com’è la gestione della vita quotidiana in casa?
Renato Zero: Ma noi facciamo, continuiamo ad essere tre entità quindi ognuno di noi c’ha la
sua vita, c’ha i suoi rapporti…
Presentatrice: Ah, non mangiate tutti insieme?
Renato Zero: No mangiamo insieme anche quando…

TESTO 7: IMPORTANTE IMPRONTA LESSICALE


Presentatrice: Ho capito bene che hai detto tu sembrano tanti sorci quando ho visto i ragazzi
in motorino attorno a te?
Renato Zero: Sì, sì, infatti.
Presentatrice: E quindi è stato spontaneo questo nome di “sorcini”…
Renato Zero: Sai, io devo dire, se mi avesse conosciuto Zingarelli avrebbe sicuramente
redatto un altro vocabolario con tutta una terminologia “zeriana” perché in effetti
questa è una di quelle parole che sono, che poi sono finite credo anche…
Presentatrice: Sì, sì, un neologismo ormai.
Renato Zero: In Wikipedia e in questi luoghi, non dico consacrati ma insomma…
Presentatrice: Tu frequenti? Vai su Internet?
Renato Zero: Io poca roba. Mi occupo ancora di citofoni.

TESTO 8: SENTIMENTI PROPRI DEGLI ANNI 70


Renato Zero: Molta, molta tenerezza e, devo dire, li ammiro anche tanto perché io ho avuto
delle grosse difficoltà a gestire quegli anni che dovevano sapere di spensieratezza, di
grande vivacità e soprattutto di questo amore universale che gli anni ’70 se ne
facevano promotori poi alla fine, no? Di questi movimenti dei figli dei fiori…
Presentatrice: Ma tu ti sentivi un rivoluzionario?
Renato Zero: Io sono stato a modo mio un rivoluzionario perché ero praticamente una
provocazione vivente, quindi ho sicuramente sollecitato molto l’attenzione, soprattutto dei
borghesi, a riconsiderare la persona.
©www.la 7. it

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