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queſti fogli ſotto la
protezione della Ro
uere di V.A. S.
Ad altri non poteua
far ricorſo per conſer
uare all'ombra di tut
to l'Arbore quelle
grandezze, che pro
cacciò davna ſola par
te. Eſſa ſi come è re
uerita nel Cielo con
particolar deuozione
dall'A.V. così teme in
queſte Carte l'ingiurie
della lingua de zoili
più rigidi. Queſta pe
rò è colpa dello Scrit tore
- II
12 -
pennelli.
: Semifinotrà rimpro .
auerare ( come già fir -
ºnell’eternità. Vigerà -
-
14 -
l'azzioni oprando me
rauiglie fecero inſtupi
direi mortali.
Non può, ne deueri
courare ſotto queſt'Ar
- bore chi né porta Re
gia Corona. Sotto v
º naRouere fù coronato
" il Re Abimalech.Que
ſta è il Regio baldac
chino,che ricopre i Re
gi più degni. E il chia
ro contraſegno d'una
5, Regal grandezza.Saul
º vnto da Samuel in Re
d'Iſrael altro contraſe
igno non hebbe, che ri
trouare
5i
ſotto la Roue
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-
- - 217
redi Tabor tre huomie
ni, che andauano al Sa
crifizio. Chi in queſta
ricoura è già carateri
zato d'vn Regale ſplé
dore,e del più Illuſtre,
che vanti la belliſſima
Italia. Arbore Sere
niſſima, che aſconde ,
più prencipi, che non
diſpiegafoglie, emo
ſtraua copertio quella
Rouere, ſotto di cui
furon ſepolti Saul,e Io .
nata nobiliſſimi Prin- Reg.
cipi Hebrei.
I Remi di quella Na
ue di tanta bellezza
-8 -
ammirata da Tiro, e
º" ſpalmata da Ezechiel
lo erano di nerboruta
Rouere. Approdò è
porto di gloria la Na
ſuicella della Chieſa
per il valore del brac
cio di quella Sereniſſi
ma Caſa, dhe diſpiega
la ſua Arbore e lo si
Eſa - Sedeua Eſdra ſotti
“ na Rouere, quando
chiamato da voce diui
na gli furon riuelati i
a miſteri del Cielo. E
chi non sà i ſecreti del
le ſcienze, anzi gl'arca
-
l - - 19
m
ti manifeſtati a queglo
rioſi, che riſiederon
l ſotto Arbor ſi degna?
l La fortezza de ſuoi
arti non può rappre
ntarſi, che con la Ro
uere,ſi come il Profeta
Amos non ſeppe deſ º
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- 22
' eſangue per la ſalute
della Natura peccante
º Non riguardi però al
la picciolezza dell'of
ferente, ma alla gran
dezza della vittima
che offeriſco, la quale
inchino.
- : : s - orvo.
22
DEVOTO LETTORE.
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T 'Eminenza della San
Li i
FINA, e la mia obligata af .
fezione al ſuo None, ed alla º
ſua Patria, m'hanno dolce- il
mente forzato è prenderla- |
penna, e deſcrivere in quella s
maniera, che alla mia debo
tezza è ſtato permeſſo la viº
tapiù ammirabile, che imita ,
bile di Lei. Mi doleuo,che
vna Santa così celebre, ed
Illuſtre reuerita così altamè
te in tutta la Nobiliſſima - º
PIetruria, honorata con mar .
mi, lampade, e voti da ſuoi (
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Cittadini fuſe riſtretta in v.
na breue leggenda: Deutſi igg fi
però non picciola obligazione n
ci: - à quel
-
º - º
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-
24 . . . .
le ſue operazioni. Le minies
rapouer del mio dire nºn
hannno ſaputo offerirle dai
uantaggiº. La mia ſfera ha
haute più ambizione, che a
ambito. Ho ſcrittº per pras
cacciar meritº nºn perſi
moſtra d'una mendicata ela
quenza, benchene queſta ſi
ricercava al miº dire, acciò
" nei pareſſera
più daglingrandimenti del
l'arte, che dal ſuo merito ar
ricchite, Hoſcritto nudami
te,perche la verità ornamen
".
plice più imprime ne'Cuori
eſtratta dalla Scrittura e da
gl'inſegnamenti de Padri
non doueue con facati colori
- º
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6
25
deturparla. Ho taciute l'au
torità latine, per non rompe
re il fila. Il non hauer ci
tati i luoghi de Dottori non -
ei
l'hiſtoria, per non hauerlipo
tuti vedere tutti in fonte ho
temuto d'errare, baſtano quel
li della Sacra Scrittura, che ti
moſtra il margine, ſe brami
d'auuantaggio ricorri alla si
Biblioteca de Padri.
La breuità degiorni che ,
viſſe queſt'anima grande no
mi concede i volumi. L'azzio
nioprate da Lei, fra la ſtret- -
Erano in que'tempigl'huo
mini più copioſi di fatti, che
d'eleganti parole. Con l'ope
razioni virtuoſe più procac
ciauano d'eternare il lorno
me, che con la penna, Rimi
rauaſi il valore altrui per
limitarlo non per deſcriuerl o,
- Cer
r
- 27
in Cercauano mandarlo alla ,
r memoria del poſteri con l'imi
ù tazione della vita, non con i
il caratteri della ſtampa. Si trova.
il uano più Aleſſandri, che ,
i Homeri. Ondeſe l'iſteſo Aleſ'
n ſandrofuſeſtato in queſecoli
n haurebbe con più ragione in
i, uidiata la ſorte d'Achille; e
lì ſe Fina Santa haueſſe goduti
ſi i giorni di queſti Tempi, che
ſi più le penne, che a
l’azzioni ſarebbero multipli
a cati gl'Homeri.
h Ho preteſo mettere auanti
iº a ſuoi deuoti l'eſemplare d'o
º ghi virtà, che tutte nella pa
o Kienza di Leifiorirono, acciò
i reſtino perſuaſi con l'eſempio,
tt oue non arriua la penna.
7, La vita de Santi è l'Idea
B 2 del
:23 -
dell'humane azzioni, che in
tita ad ammirarle, 3 inni
tarle. L'opera buone de ſuoi
ºsſerui manifeſtata ſano,la tri,
ſia del Sig.chè chiamai deaa.
ti. V
Riceui hora tu benigno Let.
tore queſta qualunque ſi ſia
mal hiſtoriata vita, e conoſci
che la mano del Signore può
far riſorgere i Giob, mentre
in vnfragilſeſſo imprime ti.
tacoſtanza, e ſe troui nel ſuo
racconto coſa, che t'inciti alla
virtù non recuſare l'inſpira -
zioni che Dio ti manda. Se ti
parerà defettare in alcuna ,
ſua parte, compatiſbi i difetti,
e non eſſer diſcorteſe in male
dire ad vna penna, che hà
ſcritto per deuazione, non per
pompa . Viui felice, -
29
Excellentiſs. Dominus -
- Siluius.
º , , , e ' s . . .
Siluiaca Virginis,pulchritudinem
Decantat. -
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Sic nitor Aligerum totus in 0re e
sceits i vasº ea 2
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sº se te e ss. ss .s e si
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3O
Excellentiſſimi Domini Auguſtini
Maſſetani
F IN A VF RA VI RG 0.
E A N O VA R E VIRG A.
ANAGRAMMATISMvs.
S"proceres, Iauener, pue
riqi frequentes
Tegue Tuumqi rogant diua patro
Cdmtºgºve -
zartareipereat
gra,
ne Gens Pharaonis in
Vari Tuis Virgo, nam potes ad fer
opem
At ne gens reuocata fretis mergatur
Auernis -
i Sopra
- 31
Sopra la Vita della Beata FINA
Del Reue. Padre F.Teodoro
Ferroni ,
- pediate alla sani
G R A N D, VC H E SS A
di Toſcana.
- o D E
Dell'Eccellentiſſimo sig. Rocco
Cepparelli S. Gimignaneſe, a
- - i
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º, i . , - -
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-iii.
5 , iº
- B 5 Del
34
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Della Patria di Santa FINA
Capitolo Primo.
S º A Roma Ca
SN, po, e Teatro
à , del Mondo ri
ilyA conoſce la ſua
origin primie
= FF-Sº rala nobilter
ra di S. Gimignano, che più
giuſtamente dourebbe no
marſi Città, quale fù Patria
alla Beatiſſima FINA.
Comparue ſotto il Cielo
della belliſſima Hetruria fino
nella cuna del ſuo naſcimen
to ſi Illuſtre, che non haueua
da mendicarle glorie da po
ſteri. Il ſangue, 8 il nome
Romano baſteuole ad Illu
ſtrare vn mondo, come ſuffi i
ciente à ſpauentarlo il primo , -
& C lat
Da S.Gimig. 35
i latte gli porſe.
; Due fratelli figli di quella
Poderoſa Republica, che fù
i domatrice delle nazioni più
ſuperbe furono a queſta, e Pa
dri, e fondatori. -
di marmo rappreſentante
l'Immagine del Sáto in quel
la forma, che diſcacciò gl'i
mimici, che hora ſopra detta
porta ſi reueriſce, e cangiaa
do con miglior ſorte nel San
to il nome profano chiama
rono la lor terra, che da Sil
uio hebbe il Nome, e' prin
cipio S. Gimignano. Così di
a doppio nome arricchita di
º ſpiega nell'wno la nobiltà del
- la ſua origine, nell'altro ma
nifeſta gl'affetti della ſua Re
ligione. -- -
º - e
- Da S.Gimig. 45
Religioſi, e di Vergini egual
mente diuiſi, che l'arricchi
ſcano ; fra quali due più in
ſigni d'ogn'altro, l'Vno de
dicato al valore del grande
Agoſtino, l'altro al merito
del Patriarca Domenico in
fabrica, in bellezza, in gran
dezza, in ſito racchiudono i
pregi della natura, e dell'arte;
la pietà alla magnificenza
congiunta in queſti ha di
moſtrati i ſuoi sforzi.
La ſantità di Franceſco,
che in queſta terra fù reueria
to con particolar deuozione
quando ancor viuente ſi de
gnò viſitarla, il ſuo affetto
in eleggerſi compagno vin
Cittadino di Lei, che poi mar
tirizzato gli fu conſorte nel
Cielo meritarono, che gli
fuſſi inalzato Tempio, e Mo
naſtero più ſontuoſo d'ogn'
altro; ma dalla fierezza delle
- guer
A6 Vita di S. Fina |
guerre abbattuto, perche
baſtionaua vna delle princi
pali porte non reſtò in tutto
eſtinto il ſuo culto, ma riſtrin
to in minor fabrica dentro
de muri allargoſſi con mag
gior deuozione ne cuori.
Tre hoſpedali celebre, ed
illuſtre non meno, che vitil
la rendono, mentre nel pri
mo ſi riceuano i pouerelli,
che peregrinan nel Mondo,
nell'altro s'accettano gl'eſpo
ſti Innocenti, che dalle cir
conuicine Città,e Caſtella sò
traſportati alla pietoſa cura
di luogo ſi pio; nel terzo cd,
carità veramente Chriſtiana
ſi curan gl'Infermi, che la
pouertà, e miſeria da ogni
luogo inuia alla pietà di Fi
na, a gloria di cui è ſanta
mente inalzato. -
) Cinta d'ogn'intorno d
º i- fore
43 Vita di S. Fina
fortiſſimi muri moſtra le mi
raniglie della Natura con
giunte alle difeſe dell'arte,
9ue piaceuole ei Colle af.
foſſata, e baſtionata non te,
me il tempeſtar delle palle
inimiche; Nel reſto del re
ºinto le dirupate balzeare,
dono inacceſſibile agl'aſfalti
degl'inuaſori.
Nel ſuo diſtretto, e teni
torio ſparſa ſi vede la Religio
ºn abondanza. Tre,
taſette Benefici curati colti
ilano Panime de ruſticani
habitatori. l
- Il lai
1, Da S.Gimig. 49
: ma ſi diſecca, perche in per
co petue fonti ſomigliati a quel
in le , che adacquano la nobil
:: Città di Siena ſempre ſi di
i rama. La terra gode nell'a
i menità de ſuoi campi quell'
li abbondanza, che può ſparger
in la copia col Corno. Qui la
i vite, germoglia ſuauiſſimi i
frutti, che poi diſtillati in li
tſi di presioſa vernacciaſi,
i ſpargono necirconuicini pae,
º " fron
deggia, Cerere ſoprahonda si
i Rappreſenta nelle ſue Ame-,
ne colline vn delitioſo giar-,
i dino, anzi tanti ſono i giarº,
i dini quanti verdeggiano i
collis Il ſaluatico congiun-i
i to al domeſtico non toglie,
ma aggiunge vaghezza al ſuo,
ſuolo e ,
. L'aria purgata da venti ap
portaà corpi perfetta ſalute,
as partoriſse ſpiriti così ge:.
i; Se neroli
-
º i
- - -- - -i
se Vita di S. Fina -
neroſi, che in lettere, armi,
santità hanno fatto inſtupi
direi mortali. - 2 º º
: Ne potrei formare va Ca
talogo ſe ha eſſi preſo a ſcri
liergl'annali di queſta Patria,
ma hauendo riſtretta, e con
ſacrata la penna ad vna ſola
FINA; baſta al preſente mée
touarevn ſol Bartolo persa
"
così illuſtre, che più è giuſta -
".
belliſſima Italia; Giaeeal ſuo
venerabil Corpo nel magni.
fico Tempio eretto ad hono.
re della gran Fenice de Doni
tori Agoſtino, entroºvrna
pretioſa arricchito di candi
di marmi, quando queſta Pa
trianó conoſceſſe altre, Hea
roe queſto ſolo è baſteuole
per illuſtrarla. i lºrº si
Ma reſtringendo in queſte
da parole il ſuo2merito, àche
iº.. i
; di SiGing.
è più lunga, e ini,
ſi riſerbº, ſi contenti per ho
raiedere a Fina ſua Concit
º "chioſtri beni e
s"ppreſentaſſe egie
nelle virtù, 2 i
:: :: :: i c;
Pella Naſcita di sana FINA
ºap. II.
rsasia lei sa. i
Niquetilgſigne, raº:
ºtitº dal Cielo arricchi
º dalla Ferrari ſia
ſuoi nacque la noſtra ſ
º innocente, beni,
fiumi fortuna di parenti poi
ºci di que'beni, quali inturi
midiſcano gl'animi dei morsi
tali nulla dimeno per ſplen,
dºte di meriti per antici
di ſangue, nobili ed à neſſunº
altro di detta Terra inferiori,
Non potè iqueſt'auuenturo
º parto vantar le ricchezze
driſsolo non hereditate da
innaa C 2 pro:
52 gira di sifina,
progenitori. Ma quando ans
anche haueſſe poſſeduti ibe,
ni di Mida, è comandati i
Regni l'aleſſandro, la pouer
tà dei ſuoi affetti, che dimog
ſtrò mentre viſſe gl'hairebbe
vilipeſi, non vantati.
è Potenaten gloriarſi della
nobiltà dei maggiori origi
ginati dalla Nobiliſſima Fa
igtia 48Ciardi ha con gli
habitiva ruoſi e congraffet.
ti ben diſciplinati cercò hoº
bilgarſi aellanimo ogniosi
Quando anche fuſſe nata tua!
mile di ſtirpe ſtimauà aſſai
mºglio eſſer principio di no
-
º 9 tenati
- Da i" 53
tenati, Indarno fa pompoſa
moſtra dei teſori degl'aui chi
pnuerode propri ſi ricono»
ſet. f.Con riſo moſtra l'ima»
g" antichi
i di ſua caſa, chi priuo
dei chiari dell'attioni illu
ſtri altro non conſerua che'l
ºfumo dell'altrui glorie. La
vera Nobiltà nella virtù ſi
i fonda, qlifyn bene idi natura
tiereditato da progenitori il
sluſtri, tramandato nel poſteri,
chc e obbliga è virtuoſamen
ite operare. Chi è tralignane
i"" offende
la natura, deturpa i progeni
'tori, macchia la virtù, i" -
à cat
si)a S.Gimig. 63,
à cattiuo fine gli guida, nel
nome di queſta puriſſima
Verginella fà à Concittadi:
nidi Lei antepoſta vna fine
in terra che gli fuſſe ſcorta al
Beato fine del Cielo. Non po
tranno errar nell'azioni i
ſuoi denoti ſe ſi proporran
no fine ſi degno. Tutto ciò,
che fai opera prudentemen
te, e riguarda il fine, auuer
si quel ſaggio, che vendeua
Sapienza ne' fori listiql oi
glisi Rappresetana loro que
ſta Beata fanciulla nel ſuo
Nome quell'ultimo fine di
morte, di cui ſi dice la mor
te, e fine, acciò peccamins
ſe non fuſſero l'azionisº
poſſibile, e fà parere de
i
ſaggio, con la rimembranza
di queſto fine peccare in eter
no, così pensando al lor fine
hautebbon raſciugate le las
crime del Profeta Gitremiaº
COR
64 Vita di S.Fina
con le quali ſi lagnaua di
quell'anima, che non ſi fuſe
ſe ricordata del ſuo ſine. . .
: Gli proponeua à gl'occhi
della mente quel Dio che ri
girando circularmente ſe ſteſ
ſo in ſe ſteſſo è Alfa & Ome
ga, principo è fine; acciò co
me principio, da cui dirama
ogni noſtro bene l'adoraſſe
ro, come fine in cui ha da
terminare ogni noſtro male
lo ſoſpiraſſero tra 2
Per queſte, 8 altrei ille
ragioni fù detta FIN A, e
benche fuſſe prima nell'Inté
zione di Dio fino ab eterno
eleggendola per Maeſtra ese,
o & aiuto di queſta Patria,
olſe nondimeno, che nell'e
ſecuzione veniſſe nel fine de
ſecoli, acciò finita la deuo
zione negl'huo sini, raffred
data, come diſſe il gran Tar
ſenſe, la carità, ſmarrita la
è pa
pas.Gimig ss
i pazienza, ſi riprincipiaſſe, ſi
riſcaldaſſe, ſi ritrouaſſe.
9 . . . ti
Della º", home
ef ofia di S. , FINA, si
r . - Cap. III.
i - r
ea TOlle
g2 Vita di S.Fina
Prou. Prou. La ſciagura d'Euridice º
4 morſicata in vn piede da an- i
gue velenoſo le poteua ap-º
portare auuedutezza nel ca a
mino, ſe haueſſe vaneggiato i
co Poe , ma timoroſa di
non eſſere inſidiata da quelli
velenoſo Serpente, che haué i
doingannata Eua inſidia alle 9
figlie il calcagno, cioè gl'af-li
fetti immondi rappreſentati i
nel calcagno, dal quale ſi dic
parte vna vena, che paſſa d
per il Cuore, ſormonta alla i
teſta, e deſta gl'appetiti del n
ſenſo; perciò andaua nel
Cammino ſi guardinga.
Aſcoltauale graui querele i
del Profeta reale, che negl'wl
timi paſſaggi di morte teme
sua eſſer circondato dall'ini, i
e, quità del calcagno originate
ri in Lui dal paſſeggiare nell'a
“perto delle loggie della ſua
nobilkeggia, e dal mirare i
le
l
.
Da S. Gimig. 73
e le troppo diſuelate bellezze
º di Berſabea, onde intimorita
º con gl'occhi abbaſſati per
i modeſtia rimirauai ſuoi pie
0 di -
-
- .
di L'huomo, che a ſuperbo
t º" dimoſtra nel fronte, -
t.
56 Vita di S. Fina
rza del Sole, quale traſcorre
“le ſozzure della terra ſenza
imbrattarſi, anche fra le lai-l
dezze del ſenſo ſi ſarebbe pre
ſeruata intatta, e candido
Armellino haurebbe detto.
M A LO M O R I,
QVAM FOEDARI.
Nulladimeno la ſciagura del
l'infelice Dina, figliola di
Gen, Giacob, che con pura inten
34e zione, e moſſa ſolo da curio |
ſità feminile andò a riguar: l
dare i Cittadini di Sichen ,
ma con occhi peruerſi rimi,
rata dalla giouentù fù "
deue intimorire ogni caſta
fanciulla. Per ſchiuar queſti l
incontri la noſtra belliſſima
donzella ſe con l'aſſenza ſi
inuolaua à gl'occhi altrui, in l|
, e preſenza velaua col velo del
la modeſtia le ſue bellezze.
E troppo pericoloſo quel
l'oro, che ſcoperto in publi
a- s . ca
fi ca ſtrada lampeggia, e come
z diſſe il gran Paſtor Gregorio,
ai vuol eſſer rubato chi paleſe
Ift
ad occhi veggentiloporta.
di --
Cap. IV.
t
d Aueua però ragion
ſl i FINA di camminar
i0 fi modeſta con occhi dimeſſi, i .
l poiche ſe ben nata di paren- 8
-
ti humili, era ſingolarizzata
ſ dºvnatal natia beltà, che ana
tº co fra la rozzezza de panni
lº ſcintillaua riguardetiole, e
t l
l
benche poueramente veſtita .
lº trapelaua da quel volto vin
ſ non sò che di maeſtoſo, e di
iſ bello,a cui la pouertà deve
l ſtimenti non toglieua la no
biltà, ne la forma di quelle
fattezze, dalla ſimetria delle
i quali ridondaua vna certa a
7s Vita di S. Fina
dolcezza, che sforzaua gl'oc
chi di ciaſcheduno ammirare
la, ma à reuerirla i 'f.
La bellezza è en dono alel
Cielo, ma deue come coſa , l
|
Dinina celarſi con la mode
ſtia particolarmente i
veſti, che è l'antemurale del
l'honeſtà. Queſto e'l muro, i
che inalzarvoleuano i frat
li alla ſpoſa de Sacri Cantic
“Cant. quando ancor giouinetta né
C,
intumidiua il ſeno smuto ba .
ſtionato da propugnacoli |
d'argento della modeſtia da
veſtimenti Ranciulletta era
ancor FINA, onde a ſomii?
glianza della ſpoſa con que
ſto muro ſi ricopriua.
Conſiſte la bellezza in v.
na ſimetria, e proporzione
di tutte le parti del Corpo,
ed in vna vaghezza di colore
contemperato a miſura del
l'iſteſſe, la quale per ſe ſteſſa
i - s . riguar
Da S. Gimig. zo
t riguardeuole adornamenti
fi non riehiede. Chi la mendica
dalle pompe n'è mancheuole
Dourebbe la donna abbor
La bellezza è aſſomigliata . -
sz Vita di S. Fina
ſterà il riſo in que volti, ne
quali ſi perſuadeua trouar me
raniglia, Vn poco eſtrinſe
co abbigliamento non è ba:
feuoleà ſupplire i defetti di
trenta condizioni, che ſi ri
cercano a conſtituire la bel
lezza l'occhio giudice rigo
roſiſſimo non ſi ferma nella
ſuperficie delle veſti, o de
liſci; hà per eggetto il colo,
re, ma non sappaga quando
il colore non ſia proporzio
nato all'oggetto. Schermi
rebbe la negrezza nel giglio,
il verde nella roſa, il purpu
reo nell'herba. Additano
gli uomini curioſi con rifo,
in ſomigliaza d'Apelle, quele
la pittura, che ricca di colo
ri, è pouera di diſegno, ne
vogliono appenderla a muri
della Cataper né eſſerſcher
niti dalle genti, in Fina ſi
viddei contrario riconi º
Da S.Gimig. 33
diſegno, pouero l'ornamen
to; piacque però la ſua pouer.
tà così alle genti, che era lo
data per bella, celebrata per
ſaggia- i : 8 º 331 , e ,3
- La ritiraua anche dalle
Pompe ſolite coſtumarſi dal
le pouere maggior danno
che cagiona il ſouerchio i
ſo degl'ornamenti, queſto è
la mancanza di quei beni abs
ſono neceſſari al ſoſtentami
to divaa vita Ciuile e Quan
º più ondeggiano le veſti
º"3 col veſtir,
5 di ſouerchio ſi diſpogliano
maritinº i figlis e' ſuper,
uo dell'eſtrinſeco.adobba, ltà i
Priua bea ſpeſſo il corpo dei i
intrinſeco, e neceſſario ali.
mentº. Gradiſcano più pa
ºrº e piacere, che eſſere, a º -
i. svſo se l'ambizio. - - - -
i pºſsalmente inna6 i
leta deſideri che è i -
ctiº D 6 bile
s4 Vita di S.Fina
bile fraſtornarli. Le pragma
tiche de Principi non ſono
valeuoli. A nuouo diuieto
ſegue ben toſto nuoua ritro
uata, e fatte artefici ſagaciſ.
ſime ſcaltriſcono l'ingegno
in ritrouar nuoue foggie, o
per 6ſtentar la lor vanità, o
per aſcondere con nuouo de
fetto i defetti della natura, e
del tempo. Sono coſtante
nell'Incoſtanza delle veſti, e
ferme ne loro penſieri; Per
che hanno inquieta la mente
s'inquietano nelle foggie:di
moſtrano in queſto più, che l
mita dimoſtratanº
la modeſtia ſolºmanelin
delle veſti,
º 4 tut
36 Vita di S.Fina -
tutte le ſue attioni. Da que.
ſto primo grado cominciò ad
inalzarſi alla ſommità della
Perfezione Euangelica sinai
aua però col deſcendere sé
brana quel prode guerriero;
che dipinto ſoprad vna ſcala
infor sua il giuditio deri,
guardanti indifferente per
determinare ſe ſaliua, è ſce
deua. Viſſe ancor tenere la
fà mortali ſoura livſo de
mortali, nè hebbe penſiero,
nè articolò parola, nè moſſe
piede, che tanti paſſi non fa
ceſſe per l'erto , i"
giogo dell'heroic imit
"
chi l'humiltà vmico, ma raro
fºgio divu'anima gran a
i -2 3 -
pre
- Da S.Gimig. 87
preſentaua vna palla, che bat
tuta nella terra, quanto mag
; giore è la percoſſa più s'inal
za » & in lei s'auuerò quello,
che diſſe Giob, la vita dell'.
huomo ſopra della terra è v Istr.
88 - Vita di S. Fina
deua eſſer detta fina, acciò
eſtenuata nel nome, ingran
dilli nel merito. ; i 7 ei:
Apprendeua il ſuo nome,
non per ragione di vitimo,
.: che racchiuda d'ogni coſa il
megliore, ma con apprenſio
ne di termine, che eſclude
ogn'eſſere di quella coſa, che
termina. Chi ſi ritroua nel
fine di alcuna coſa, comincia
ad impouerirſene; cosi s'im
poueriua nella propria eſti
matione per creſcere nella
conſideratione di Dio. Si ri
cordaua, che Paolo il Saggio
Dottor delle genti, e cele
brato dalla Chieſa con titolo
di grande, perche volleme
nomarſi nel nome. Si chia
maua Saulo, nome illuſtre,
e Regio appreſo gl'Hebrei;
Rappresetaua quel Saul, che
primo maneggiò lo ſcettro
- e ſe
Das Gimig so
ſe chiamarſi Paulo , nome.
(come oſſerua Agoſtino)che
ſignifica picciolezza , e po
chezza, 8 ecco per merito
della ſua humiltà creſce nelle
grandezze, auel nome.
Con queſte conſiderationi
applaudeua fina all'humiltà
sº a
del ſuo nome, mentre Dio
s'apparecchiaua ad illuſtrare
lo ne ſecoli . - e º i
. quella deiavitùri 13
Racchiudouar Fina nella
picciolezza degl'anni, e dei
le membravn cumulo di vie
tù, ma riſtretto nell'humiltà
ff,
92 Vita di S.Fina
alti, e repentini eſſer vicini i
precipizi. o
e L'auuertiuano i fulmini
auuentati dall'aria quaſi ſem
pre nell'altezza delle Torri,
poiche mentre con moto co
trario ſerpeggiano per l'aria
ſi da due moti contrari
ſoſpinti a terra dalla fred
dezza delle nubi, horinalza
ti al Cielo dalla propria cal
dezza percotono il più delle
voltegl'edifici, che più ſui
perbi torreggiano. . .
i Vedeua nella preſunzione
s
d'Eua bramoſa deificarſi eſº
preſſa la pena, che all'anime
orgoglioſe diſpenſa Dio, e
nell'humiltà di M A RI A
impreſſa la grazia, che dona
a ſuoi ſerui. Schiuaua però
i vanaglorioſi penſieri, che l
falſo mondo ci perſuade, &
à ſomiglianza della Terra,
che ſoſtentatrice di º" C
a i - 1-
a Da S.Gimig. 93
Città fonda la ſua ſtabilità ſo
pra il niente, ſtabiliua le ſue
virtù nel baſſo fondamento
d'vn humiltà riguardeuole,e
Santa. ri o º i
. Si proponeua i precetti del
grande Agoſtino, il quale
vuole, che nella fabbrica del
lo ſpirito s'oſſeruino le rego r -
le degl'Architetti della Ter
ra, a te conmiſuraaa la
profondità del fondamento
dell'humiltà per inalzar ſub
lime la fabrica della perfezio
ne Euangelica.
Così diſceſe al più infimo
grado per ſormontare al
maggiore, i s i
Le pareua però vero
lo, che diſſe Chriſto, "
eſſer la ſcala, anguſta la via,
che al Cielo ne conduce; on. Mat.
de ſi riſoluè appoggiarſi con 7'
la deuozione all'aiuto, e pa
trocinio de ſanti, e particolar
- i men
-
94 Vita di S. Fina
mente di quella gran donna,
che fù, è e ſarà ſempre auuor
catrice de calamitoſi mortali
MARIA. -
La deuozione in tre coſe
ſi riſtringere nella reuerenza,
è nell'Imuocazione, e nell'I:
mitazione di quelle virtù,nel
le quali s'eſercitò l'oggetto
imitabile, mai queſt'eltima
s rpa più che - tra i
dauori. Sì iº º i
cºVogliono, dice Agoſtino:
i Santiri ere alcuna di
quelle virtù in coloro per i
quali hanno da ſupplicare l
Le ſtatue, che s'inalzano i
lor gloria, le pitture che sap
pendano, i voti che ſi conſa
crano non gli gradiſcano al
pari dell'Immagine, che del
. ialor virtù ſi rappreſenta nel
l'opere. -
La ſomiglianza partoriſce
amore, c gueſto conſiſte in
- fiºrfi pro
-
Di S.Gimig.
proeurar del bene alla coſa
amata, chi deſidera bene dal
ſto denoto, ſtampi in ſe l'm
magine del di lui merito. La
ſimpatia de coſtumi, e de
i" accomuna ſollefia
tegl'affetti, si apparecchiai
ſoccorſi. Abramo il gran
familiare di Dio riceuenavo
lentieri i peregrini, anzi coa
corteſe giolenza gli tiraua al
Phoſpizio delle ſue caſe, pepe
che " -
3ib ſoc
º
- - Da S. Gimig. 97
i ſoccorre. Sauuolga ſotto
l'onde mortifere del peccato
che porgendoli la mano del
la pietà lo libererà dal peri
i colo: Se nel diluuio dell'ac
que delle colpe non s'auuici- Eſal.
nerà à Dio, come diſſe Da- 3º
uid, s'accoſterà a Maria, che
con l'ombrella della ſua pro
tezione lo preſeruerà dall'i:
nondazioni delle pene e raſ:Cant.
ſomigliata dallo Spirito San Ie
i to alle pelli di Salomone, che
; riparauano il tempeſtar del
le pioggie, Sci cocenti rag
.gi del Sole. Quando il vero
Sol digiuſtizia con la forza
de ſuoi caſtighi vorrà sferza
revn ſuo deuoto comparirà,
; come diſſe il Profeta, ad om Iſaia
breggiarlo nel caldo del ſuo 5.
ſdegno. Diſma il buon La
; drone autentichi con la ſua
auuentura queſto vero, il qua
le per picciolſeruigio fatto
) . . E à
vs prima di sfina
a MARia viaggiante in B
gitto ſi riparò all'ombra del
i ſua pietà di raggi di quel
sole, che nei Cie e della
Croce fiammeggiata ºper
º abbruciarlo ºgli ellºp º p
.. . .
"
i ſuoideuóti gl'abbandonerà
nella grazia? Allora coſuoi
fauori procaccia loro grazie
. .) i degne, ſi ri º - a Mà
. -.
« i " -
- Da S.Gimig. 99
Non temeuagli degni d'I
;
º nimico ſi Crudo poſta nella
protezione di Maria, per.
che ſapeua, che ſolo Nome
º di Lei, come dice Bernardo
Santo lo ſpauenta, e quaſi
cera alianti al fuoco lo dile
; gua - Il timore che haueua
º no le genti della valoroſa ,
º Giuditè leggiero equilibra.
º to à quello che hanno i De.
" monj di MARIA . In tut.
º to lo ſpazio che viſſe quella
º valoroſa ammazzatrice de
º ſuperbi, e dopo morte anco.
i ra molt'anni, atteſta lo spi. Iua.
º rito Santo, nooſauono guer 16.
" reggiare con quel popolo
º difeſo da vma amazzone, che
º apeua troncarle teſte più or
º goglioſe mai difeſi dalla pro
º( tezione di Maria non ardiſce
f
oppugnare . Egli che osò
con le lancie de ſuoi tentati
ui aſſaltar Chriſto
E 2
valoroſo
º Ca
1oo Vita di S. Fina
Caualiero nel deſerto, tirarli
ſtoccate alla gola per inue
ſtirlo, fendenti alla teſta per
abbatterlo, parate finte di
Regni per ingannarlo è MAs
RIA non s'accoſta; Già vin:
to da Chriſtopanenta il va
lor della Madre ; Benche
Donna è troppo terribile;mo
ſtra nel belliſſimo volto gli
ſquadroni degl'huomini ar
mati per fugarlo, non rico
noſcendo in Lei minimo Ca
rattere di quella beſtia de
ſcritta nell'Apocaliſſi la ri
-V. conoſce non Donna, ma
- 2–
quaſi Dea la reueriſce col ti
in Ore , - i .
s .
- Da S. Gimig tor
il fuſo, e la conocchia. Qui
ſi riſtringono della Donna i
pregi, sepilogano le lodi, ſi
compendia il valore. Tutto
in ſe accolſe, meritò la ſagº
gia, e forte donzella di FI
NA con i lodati eſercizi del
le ſue mani. .
so
Con queſti fece conoſce
re, che aumenturoſa è quella
Caſa, che d'wna fomigliante
donna è prouiſta Beato quei
marito, che con donna a Fi
ma ſomigliante ſi riſtringe,
oderà la copia non il corno
l'abondanza non il vitupero.
Quando federà con i Sena
stori della ſua Patria compari
rà nobile nelle porte di Lei
riccamente veſtito Aquiete
ra quaſi in Porto ſicuro en
atro del di Lei ſeno la Namicel
la del quor ſuo tolta dal nau
fragio de fortunoſi acciden
ſo ti di queſta vita. Quaſivise
i i E 6 fe
1o3 Vita di S. Fina
feconda vedralla germoglia
fe vino d'allegrezza ne can
toni più reconditi della Caſa
è confidando in Lei non ha
uerà biſogno di ſpoglie. I
giacci, &irigori del neuoſo
Inuerno non ſpauenteranno
la ſua Caſa non diredata di
ſuppellettili, ma di doppie e
veſti copioſamente proniſta,
Gli ſarà quaſi Naue di ric
co mercante, che ſenza pee
riglio di naufragare nell'on:
de porterà il Pane a figli, il
Cibo a domeſtici, il vitto al s
l'ancelle. Inſomma l'abon
danza con la felicità ſaranno
ſue commenſali, mentre ve
drà alla propria induſtria ade
guarſi della ſua donna ilva:
iore. Non è minor virtù il
conſeruar eon diligenza,che
il guadagnar con fatica can
tò vn Poeta. Queſti furon
gl’arredi di fortezza laſſati i
i o si per
s Da S.Gimig too
retaggio alle fanciulle, anzi
alle donne tutte di S. Gimi:
, - - -
-
- - - - - - -
- . -- a -
-
- - - - - -
--- -
i 2 - -
-
. - - -
--- -
Ito Vita di S.Fina
Degl'eſercizi spirituali di s.
FINA, è prima delle
orazioni. Cap.VII.
.i
Gl'eſercizi delle mani
M aggiungeua queſta de
uota fanciulla quelli della
lingua con offerire à Dio le
ſue deuote preghiere, e ri
ſtretta ne receſſi più aſcoſti
della ſua Caſa, come ne aus
Mat. nertifce Chriſto, ma concen
trata ne ſecreti più intimi
del ſuo quore pregauaà por
ta chiuſa quello ſpoſo, che
a Ciel rotto li diluuiama le
I 12 Vita di S.Fina
cordia a ſoccorrer l'anima
Ora Il te ,
º L'oratione è guerriera va
loroſa, che vince ſenza reſtar
giamai abbattuta; E lancia
incantata, che al primo toc
co atterra ogni valore,e Iſta
gha amoroſa, che con circo
li di reuerenza, con verghe
d'autorità, con parole d'af.
fetto lega, S imprigiona ; è
in ſomma quell'arme, che
ſola è potente à reſiſtere al
l'onnipotenza della diuina
giuſtizia. - º
Così armata compariua Fina
per riparare i colpi auuenta
ti dall'infocato ſdegno di
Dio, anzi per defenderſi da
gl'impeti hoſtili dell'inimico
inuiſibile. |
-i -
È
L'orazione è ſpada che
Ce
i
a-H
Da S.Gimig. . . 117.
eriſce, così furon deſcritti
a Dauid, que'beati Cittadi
i del Cielo con coltelli da
lue parti affilati nelle mani,
ma prima gl'haueua poſti nel º
a bocca i canti, ſoaui con i º
puali eſultando in Dio lo
regauano, per darci ad in
:endere, dice Chriſoſtomo,
che que coltelli non erano
altro che le loro affettuoſe
orazioni» . , i
-
ta,co e A2 Egloi si
i 9 ei Rai 1: i od
Del digiuno, e mortificazione
di Santa FINA. i
Gap. VIII. sri
e ti - o irri
º E i maggiori inimici più
- sfidati, e più crudi del.
Phuomo,(cosi afferma l'e
terna Sapienza) ſono i dotiè Mat.
ſtici di lui, cioè i ſenſi, che º
rebellanti alla ragione gli
muouone continua, ſia aſ
priſſima
º i
guerra; e Finasanº
- ta
º
di 2o Vita di S.Fina
ta per aſſoggettirli affligge
ua il ſuo corpo con ſpeſſi, e
non mai interrotti digiuni,
dichiarando in queſto modo i
la ſchiauitudine della carne
douuta allo ſpirito e parchiſi
ſima giovinetta hauendo ap
pena imparato a mangiare
cominciò a digiunare, è
Procuraua figlia d'Adamo
cancellar col digiunar quel
la colpa, che Adamo col ci
bo introduſſe ne poſteri -
Con ragione ſtupiron di Final
i denti, e nello ſtupor digiu:
narono, perche quelli de Pri i
mi noſtri parenti mangiaro i
neyuue acerbiſſime di pesi
cati e º . . . . ..
apprendeua ſe ſteſſa cºn
a ſibaſſi ſentimenti, che ſi ſti i
o mauacó Dauid non Donna ,
s maviliſſimo verme, ma per
non hauer ſempre da ſtraſci
nare
Si
il Ventre pºrtera"
- Il
- E
e Da S. Gimig. 121
me volentieri haurebbe im
pennate l'ali. Prendeua in
ciò gl'auuertimenti della na- -
e a
- - -
- . e - e
- i - ..
a - -
Da S. Gimig 123
e r; e -- - º
b, - Alas ex Ieiunio. ,
! . - . .
sehò impennare l'ali ciò hº
i conſeguito digiunando
citanº ancor FINA
d'herbe, e di frondi a ſomi
glianza di verme, "
nta
ma il ſuo corpo nel volonta'
rio carcere della ſua picciola
Caſa aue ºſſeruando rigº
reſi digiuni impiumaua a
li all'anima per ergerla al Cie
le. Così era ammaeſtrata
i" da
l'oro, che non
à mai digiuna d'auree ſen
tenze, Griſoſtomo. Il digiu
no, dice egli è il nutrimento
dell'anima, e con impennare
le l'alila fublima nel Cielo i
da queſto alleggerita l'anima
Innocente di Fina, quaſi ve:
loce Hierone, ſopra le Nubi ,
de (eterreni
il affetti
F 2 sannoſe:
Con
124 Vita di S.Fina
Con queſto cibo vigorando
ſe ſteſſa ſi reſe non quaſi ter
rcao deſtriero inferocito al
corſo con la biada, ma qua
ſi Pegaſeo alato ingagliardi
to al volo col digiuno.
Rimiraua quel miſterioſo
volo, che fece al terzo Cielo
il gran dottor delle gétilPao
lo Apoſtolo, e voleua ſanta.
mente emula imitarlo. o
Lo conſideraua prima i
quaſi sboccato deſtriero cor
rer precipitoſo la via di Da
maſco, anzi della perdizio
ne, sbuffarventi di minaccie
ſpumare ſchiume ſanguigne
di morti contro de naſcenti ,
Chriſtiani tirar dei calci allo
ſprone della diuiſia grazia,
che gli ſtimolauai fianchi, e
nella gioſtra che hebbe con
Bio reſtar nella terra abbattu
Adi, to (con queſti profili lo deli
neò il Sacro Pittore Apoſto:
-
Da S.Gimig. 1.251
lico) ma vedendolo poi vor
larſene al terzo Cielo vaghe
giar nell'unità dell'eſſenza tre!
Cieli di tre Diuine perſºne º
-
- Da S.Gimig. 133
narlo, che l'anima riſentita
da gl'oltraggi riceuuti dal
corpo hora riſtringa la ma
no col cibo per caſtigarlo, ho
ra l'armi di cilicij, e flagelli
alla vendetta è diceuol coſa,
ma che vna ſemplicetta, che
non conobbe mai deliquio
di colpa, tenebra di defetto, -
ecliſſe di peccato s'eſtenui
con rigoroſo digiuno ſi rico:
pra con cilicij è effetto d'wn
amore traſcendente l'ordine
delvulgare. Se bene era Fi
glia d'Adamo quanto alla
natura era però degenere
nella colpa. Fù germoglio
di quel grand'Arbore, che
con la ſua ombra nocente
tutti offeſe i mortali, ma tra
lignò nel peccato. Potè dun
que Adamo timoroſo dedi
uini caſtighi ricoprirſi con
aſpro ciliciolinteſſuto di for
glie non di triofante alloro,
Il QIA
– -
I 34 Vita di S. Fina
non di fronzuto fraſſino,nòn
d'odorato cedro delicate, e
molli, ma di fico foglie aſpre
ruuide, e pungenti, e º".
come oſſeruò Ireneo Santo,
per ripararſi da colpi della di
uina ſpada, che minacciaua
ferirlo, non hauendo per al
lora altro veſtimento peni
tentiale da ricoprire la nudi
tà delle membra; ma ſe Fina
non pur dal cibo vietato, ma
dal neceſſario s'aſtiene, ne
poteua temere la pena men
tre era priua di colpa, perche
con aſpri cilicij ſi veſte? Pen
ri meno timoroſi, anzi af
fetti più illuſtri rauuolgeua
la ſua mente. - -
Afferma quel grande Ari
x ſtotile inueſtigator ſagace de
ù reconditi della Natura,
he la carne del boue ma
cerata, e battuta genèra pic
ciolivermicelli, qualià poco
- a po
-
: Da S. Gimig. 135
à poco impennando l'ali fat
ti Api induſtrioſe da ogni fio
re delibano la rugiada per fa
bricarne il miele, così am
maeſtrata dal più ſaggio de'
ſuoi Cittadini la noſtra pru
dente Vergine non meno nel
la ſquola della patienza, che
in quella della natura con aſ
pri cilicijmaceraua la carne
per diuenire dell'alueario
della Chieſa Ape melliflua.
La ſtimolaua à ciò l'eſempio,
ed il merito della caſta, e pu
ra Vergine nella Cecilia San
ta, che dalla Chieſa, e deſcrit
ta con nome d'Ape ingegno
ſa, rendendone ben toſto la
ragione perche con rigidi, e
pungenti cilici maceraua la
carne, riſtringendola sì ſtret- .
tamente, che l'occhio non
haurebbe ſaputo diſcernere
ſel corpo di Leifuſſevn cili
cio,è è Cecilia come ri fa:
a -Cll
- 3
“136 Vita di S.Fina
cilmente errare la lingua con
la traſpoſitione di vna ſola
ſillaba in proferire queſti due
nomi 9
Per eſſerli 'compagna nel l
(i, 3
d
fe ſpoſe di Dio.
i peli dello spoſo Ce
Reſte la bramata venuta e per
eſſer ritrouata non ſprouui
ſta "a apparecchiata all'in
greſ
–
di S.Gimig. 137 i
greſſo del talamo muttiale
1 abhor il Cingolo conſecra- -
Abſtine, 9 ſubſtine.
Con l'Vno ſi ſchiua le "in
gne
14o Vita di S.Fina
ghe della ſeconda fortuna,
doma l'altro la violenza dell'
auuerſa; Il primo reprime
gl'ardori della concupiſcibi
le, il ſecondo tiene la rabbia
dell'iraſcibile a freno; quin
di è che hauendo FINA ſta
bilito il polo dell'aſtinenza,
acciò regolaſſe i moti del
ſenſo pensò fondar l'altro
della ſofferenza, acciò incó-,
traſſe i pericoli, e tutti viniti
la conduceſſero per via ſicur
ra al poſſedimento del vero
bene. Quando pareua che
col'augumento del corpo si
che nell'età di due luſtri più |
s'accreſce di membra doueſ
ſe anco accreſcerſi di forza, e
vigore, 8 in quella età gio. l
uinile, che vigorando i ſenſi
auuiua gli ſpiriti fuſſe per go
derevna perfetta ſanità. Fù
ſopragiunta da vna infirmi
tà inſopportabile ad ogu al
i 3 tIO»
- Da S. Gimig. 141
tro, che non haueſſe aggiu
ſtato il ſuo Cuore al Cuore dl
iDio, i - iº - - 3
- Da S. Gimig. 145
o fuſcò con i malinconici omei
i del dolore, anzi ſopra l'alta
i re di quel rigidiſſimo letto
o offerendo ſe ſteſſa vittima in
i nocente al ſuo Dio con que
iſti deuoti penſieri conſolaua,
o auualoraua ſe ſteſſa al patire;
º gl'eſprimeua più con l'affet
i to, che con languida voce,
º e diceua. Soauiſſime piaghe,
º che piagando ignominioſa
y mente di fuori glorioſamen
i te di dentro abbellite. Ama--
i tiſſime ferite, che minaccian
i do accidente di morte a que
5 ſto Corpo promettete orien
ute di gloria allo ſpirito. Voi
ti cicatrizando le membra in
a gemmate l'anima mia; voi
o ſete madri feconde di vermi,
i ma ſorelle auuenturoſe di
beatitudine. Voi quante e
ſi piaghe mi diſerrate nel Cor
i po tante porte mi aprite nel
3 Cielo e -
- ſi G Que:
ra5 Vita di S.Fina ,
i queſto mio Corpo al Cie
lo ſtellato non cede, che ſe
in quelle ſono Cancri, Dra
i". in queſto
no Vermi, e Topi. Se quel
lo riſplende ſcintillando con
ſtelle, queſto porporeggia,-:
con piaghe. -;
Queſte membra ſono vn
giardino, che col ferro della
tribolazione fiorito ſi rende
;
l
to Da S Gimig, I47
; mondo. Se perderanno i
i ſenſi i lor guſti, trouerà l'Ia-,
telletto i ſuoi contenti, ſe
i ſarà anguſtiata la Carne, º
I s'allargheranno gli ſpazi dele º
1 la Carità, i
, . Se queſto mondo fù aſſo
migliato dal grande Agoſti
i no ad vn mare, che procel
i loſo a danni altrui fortuneg
; gia, mare amareggiato dal
l'acque delle colpe, agitato i
3 da fatti detrauagli, mare in
l cui latrano le Scille, e le Ca
riddi dell'Ira, ſoffiano i ven
o ti impetuoſi dello ſdegno,
i cantano le Sirene allettatrici
del piacere, s'auuolgano d'o,
gn'intorno le malee del guſto,
i arreſtano le remore dell'inte,
reſſe come dopo tanto nau
fragio fatto da noſtri primi'
Padri poteuo Io approdare a
I porto di ſalute ſe non ricolu- i
rauo ſopra di queſtaTauola,
4 G 2 che
n
- ---
corpo. .- :: -
-
s Da S.Gimig. 159
ſo all'amante ſi dona . Non
l'amaua Fina per la ſperanza
del premio douuto à ſuoi do
Iori, ma con amore diſinte
reſſato, che non ricercauale
coſe ſue, ma quelle del ſuo
Spoſo Giesù Chriſto. i s .
Inſegnò ancora quanto
amar ſi deue mentre con ec
ceſſo di charità amò quel
Dio» che è vn'ecccſſo d'A
more. Diſſero alcuni, che
deue amarſi Dio come ſo
gliamo amare vn amico fe
dele, col quale ſi congiungo
no gl'affetti, s'accomunano
i penſieri, anzi ſi conglutina
l'anima ſteſſa, che pereiù l'a
mico fù detto davn Poeta la
metà dell'anima ſua. Lo pro
uò Agoſtino, che afferma ,
nella morte d'wn ſuo cariſſi
mo amico non hauer poſſuto
nè viuere, nè morire, non vie
mere parendoli hauer perſa la
- metà
16o Vita di S.Fina
metà dell'anima, non mori
re, acciò in lui non moriſſi la
metà dell'anima dell'amico
defonto, che viueua in lui,
in ſomigliante maniera ſicò
glutinarono li animi di Da
uid, e di Gionata cariſſimi
amici. Ma chi non amerà
iù che amico quel Signore,
che nobilità il ſeruo fino al
rado d'eſſerliamico. Ama
tia FINA ſopra l'amore do
nuto all'amico il ſuo Dio, e
perche l'haueua eletta ami
ca, e con voci amicheuoli
dicea vieni amica mia; ma
accreſceua il ſuo amore con
ſiderando che di Serua l'ha
ueua inalzata al grado della
ſua amicitia.
Affermarono altri douere
ſi amar come Padre , poi
che teneriſſimo deue eſſer l'a
more del Figlio verſo d'a.
mabiliſſimo
i .-
Padre, sº
a
-
Da S. Gimig. 161
Padre, che ci ha dato l'eſſere,
che s'affatica per alleuarci ,
ſtenta per arricchirci; trauae
glia per inalzarci. Ma di
queſto amore non ſi conten
ta Dio. Chi non mi ama più
che Padre terreno diſſe Chris
ſto non è di me degno, e
Più che il proprio Padre a o
maua Fina il ſuo Spoſo Chris
fto, altro Padre non conob.
be che Dio, 8 eſſendoli ne,
primi anni rapito da morte il
Padre terreno accolſe tutti
gl'affetti, che gli doueua, e
riſtrettili con quelli, che era
no obligati a Dio gli ripoſe
nel Padre Celeſte. “ ,
Diſſero altri, che tant'ol
tre ha da arriuar queſto amo
re, che à Dio ſi deue, che de
ue eſſer più ardente, e foco
ſo, che non è quello, con il
quale il Padre ama il primo
genito delle ſue viſcere; ſeMa º -a
|
- Si raceminò l'a--
------e figlia l
se se - i Pa
-s- sazusee mela
- saremus e amo
- - -- -ru l
- sara sa
- se - no
- - - - rr fr
- - - Si -smsr di -
- - - - - usis nã
--- --- --- soi
-- --- ----- F ruo |
-- - - - --- inti sia
--- --------rri i tut
-- --- --- -asris di
-
-
Da S.Gimig. 163
queſto ſolo s'appaga, onde
per bocca del ſaggio lo do
manda al figliuolo del ſuo a
more. Tutto il cuor ſuo gl'
offerſe Fina, e per teſtimo
niare il ſuo amore diedeli il
Corporauuolto fra tante pe:
a
ne per caparra.
Dimoſtrò anche queſto
ſuo ardentifimo affetto con
la Charità del ſuo proſſimo,
dimoſtrandoſi al biſogno de'
pouerelli ſantaméte pietoſa.
Era preſentata da molti ,
che compaſſionando la ſua
pouertà le ſomminiſtrauan
pietoſe elemoſine ; ma eſſa
riſerbatoſi il neceſſario ai
vitto diſpenſaua à pouerelli ,
l'auanzo, Riceueua per da
re ſapédo che è coſa più bea
ta dare che riceuere. I ſuoi
penſieri erano riuolti all'eter
nità, perciò ſeguendo gl'au
uertimenti di Chriſto non
i sè / pen
--
T Odando l'Apoſtolo la po .
- uertà de Macedoni gli
2.Cor.diede titolo d'Altiſſima. En
comio, che non trouo ſicò
uenga ad altri che à Dio, on li
del humana ambitione non i
hà oſato vſurparlo. Queſto i
titolo ſublime alla pouertà ſi i
conuiene, perche fa aggiun
gere al più alto grado che poſ .
ſi arriuare va a creatura, ch'è
il poſſeſſo del Regno de Cie- i
li. Gle ne fù data l'inueſti- i
- - tllIra
Da S. Gimig. 167
º tura da Chriſto nella perſo.
ma de pouerelli di ſpirito.
Ma non è alcuno, che ſi
vanti delle copioſe ricchez
i 2e con tanto faſto, come con
feſta, e con giubilo ſi pregia
ua Fina della ſua eſtremapo.
netta, imitando in ciò la pu
riſſima delle Vergini MA.
RIA della quale ſcritte Am.
brogio,che non haueuafon.
date le ſue ſperanze nell'in
certo delle fluttuanti ricchez
º ma nelle preghiere de
poueri. -
-- - - 3-
Da S,Ging, a 75
ſi debili i fili, con i quali ſo,
no le noſtre membra inteſſu
te, che ſe l'huomo fuſſe à
guiſa di traſparente Criſtal
lo, diafano, e vedeſſe à che
fragil filo ſono attaccate, con
me artificioſamente ordite,
che la rottura d'wn, ſol filo,
; d'vn ſol neruo, la ſcompoſi
zione d'wn ſol muſcolo può
in vn ſubito diſcioglierle,co
. ſol dente toglie all'orologio
m'appunto la rottura d'un
dgni moto, yinerebbe ſpa
mentato non meno di colui,
tamente paſſeggiata, ma Fi
ma inalzagl'occhi del Corpo
si è il e della
Ea S. Gimig. I8I
e'della mente al Cielo, ne
teme i ſuoi aggiramenti.
i Fù condannato il Serpen
teà cibarſi di terra, cioè di
peccatori, diſpiega Agoſti.
mo, i quali viuendo terreni,
in terra finalmentes hanno
à diſciorre; Se brama il mor
- tale non eſſer eſca di lui non,
ſia terra per gl'affetti ma dalr,
la terra della colpa (beache
ſette volte il giorno caduto)
riſorga.
Hor come temer poteua,
Eina, la quale ſe ben compa
ginata quanto alla Natura
di Terra era di penſieri tutta
celeſte è quindi non abbaſſa
gl'occhi in terra, come del
peccatore regiſtra Dauid ma
al monte dell'Empireo, don
de attendeua ogni ſoccorſo
con l'iſteſſo ſalmeggiante,
reale gl'inalza -
Tutto so si sia
- ,
182 Vita di S. Fina
ſi conobbe mentre inalzata
la mano con il ſolo ſegno del
la Croce lo diſcacciò da ſuoi
tetti, come l'haueua ſempre
diſcacciato dal ſuo Cuore.
Non ſoffri di quella ſem
plicetta Innocente la fede,
ne puote ſopportar della
Croce, il valore, vedendoſi
oppugnare con quel reueri
to, e temuto ſegno ſparì, e
quaſi nube da tramontana
impetuoſa percoſſo, dile
guoſſi in vn punto. .
- Imitò Fina il ſuo Spoſo
Chriſto, il quale per diſcac
ciare il Demonio dall'aria,
oue à danno de mortali ſu
ſcita procelle è tempeſte di
, ſtese le braccia in aria in figu
ra di Croce - º :
º -
-
beati
I . . .
. Si ricordaua che Giob, di
cui ſeguace s'era Santamente
propoſta, benche con piedi
º riſtretti da ceppi della Poda
i gra (così ſpiegano i ſacri eſ
"poſitori quelle parole di Lui;
Tu Signore hai poſto nel ner Mob.
uo il mio piede) ſi veloce I ge
" mente correua, che Dio in
uaghits rimiraua la velocità
º de ſuoi paſſi, onde eſſa ben
" che in vna Tauola attratta, e
inceppata in vn legno ſpera- -
“i
l ua correre “osse
al Cielo. i
( 194 Vita di S. Fina -
º º i Eſaia
pas Gimig roo
Eſaia ſabbato delicato, cioè Iſas
ripoſo dolciſſimo del Signo- º
re chi fraſtorna il piede della a.S r -
t Da S.Gimig. 2o1
Dio, Corona è la gloria.
º i Sofferiuano ogni cinque
i nºi ſacrifici d'ucciſi anima
i li alle fauoloſe deità delciclo
i ſopra ſantificato altare i qua
º li luſtri, overo Olimpiadi e
eran chiamati. Vittima inno
... cente eraſi offerta E IN A
º ſopra il penoſo altare d'una
" - rigida menſa per piacere al
dſuo Dio, non con ſcannati
vitelli, come voleua Dauid, al
ti ma col martirizato ſuo Cor-º
" po; Terminato il luſtro ae e
i certa lo spoſo il fiſico,
fi della ſua giuſtizia, l'oblazio º
º ne, e l'holocauſto trafitto
i" º da coltello dell'infirmità,8
iſc, i abbruciato dalle fiamme del
a l'amore - e' or
i" Glene ſpediſce ambaſcia
Nº dori, e de più degni che ac- e
- colga la Flierarchia de Dote :
º ſitori, o vanti l'ordine ſupree e
i" ci mode Pontefici Ficiliane,
cli 5 I 5 tiſ.
re
2o2 Vita di S. Fina
tiſſimo Pontefice Gregorio,
“Quel Gregorio, che ſoſtene
- do ſopra la teſta coronata tre
Regni calcò col piè trionfan
ste tutto l'Inferno. Che qual
Sacro Noè approdò la Naui
cella della Chieſa in mezzo
alle
te. tempeſte à porto diche
Quel Gregorio, ſalu:il
i faſto, e le grandezze del ſe
icolo del pari meritò, & heb
be ſi à ſchiuo, che quaſi ze
º lante paſtore con l'eſempio
e lepenna
pecorelle precorſe,
addottrinò con la
il mondo,
con le preci debellò l'Infer
. º no -
Queſto percorriſpondere
à " deſideri della
ſua deuota Verginella di FI
- NA, che inſtantemente ſup:
Tſa plicaua con Dauid eſſer ca.
i. uata da queſto mortal Carcer
rſo terreno e ripigliauaºuen:
is te con l'ideſionEamminºto
Q
-“e - a
-
-
-
i T
- · Da S. Gimig. 2o3
è Signore il mio fine, ſpedito
dalla nobil Reggia del Cielo
º da parte del Principe dell'e
ternità gl'intimò l'hora del
i ſuo felice paſſaggio otto
I giorni auanti il morire. Ve
º ſtito di quella luce, che è Li
urea di Dio le comparue A
i raldo di morte, ma più gio
º condo che ſe fuſſe venuto Pa
i traninfo di vita.
" . Illuſtrò con gli ſplendori,
º che fiammeggiaua dal ſuo
º e volto quel picciolo, e tene
broſo tugurio, oue giaceua
º l'auuenturoſa paziente; raſ
e ſerenò ci queſte voci eſpreſ
igſe dall'amore i dolori di Lei,
- che già per doſio languiua.
Rallegrati Fina, diſſe egli,
i - già il fine della tua vita, anzi
de tuoi tormenti s'appreſſa,
i diſponi la tua Caſa, ordina
l i si
e gl'intereſſi
-
sºdell'anima,
-
fissºper
6
de
e
zo4 Vita di S. Fina
fedeli mi reueriſce in terra,
cſarai mia compagna nel Cie
lo, e - º
! Conoſci, o Lettore, qual
fuſſi il merito d'una fanciul
gla, mentre le ſi ſpediſcano
meſſaggieri i Pötefici più de
gni, che reueriſca la Chieſa,
ma meritati da Fina. La gra
sdezza dell'Ambaſciadonear
gomenta l'eminenza del Pria
cipe, e la grauità de negozia
cti che porta a o
- Per annunciare il ſommo
a de miſteri alla più illuſtre
Vergine, che reueriſca il Cie
- los & honorila terra fu eletto
e Gabriello vno de Sommi ſpi
riti del Cielo ſpedito a MA
RIA. e f. 1 si
i Hebbe Fina Ambaſciado
e revn Pontefice, a piedi di
a cui non ſdegnarono abbaſ
ipro- ,
i"
22 climarſi le p
-: i farsº gli ie piegarſi
s. Da S. Gimig. 2o5
gli Scettri, perche lo richie
ficua l'eccellenza della ſua è
virtù, l'affetto della ſua deno
ezione. Lo conobbe per Gre
- gorio il Sommo al manto
- Pontificio, alla Tiara coro:
inata di tre Regni, al volto
i maeſtoſo, e venerando, alle
i note fattezze, di cui haueua
sforſe effigiata la demotiſſima”
immagine nella ſtrettezza de
a i muri della ſua Camera oi
ci Egli per contracambiare
r gl'oſſequii di reuerenza che
- da Leihaueua riceuuti in vi
i tità non diſdegnò ſeruirla, e
corteggiarla in morte ia:
s A queſto anche è valevole
è la deſiozione de Santi, men
i tre viuiamo ci preſeruano
con la loro interceſſione da
mali,morendo c'aſſiſtono coi
si la protezione. Infelice quel
º miſero, che in un paſſaggio
cainico
c fidurona
- .
ha qual fede
2s6 Vita di S.Fina
ri fedele. Guai diceua il ſag
gio à chi cade, ſe non haurà
chi lo ſollieui, ma qual cadu
“ta maggiore, che tracollare
in vn letto per non douer ri
ſorger da quello. Allora,co:
mene auuertiſce Giouanntil
Apº
predilettto
gone di Chriſto,il
infernale ſuſcita Dra
più
I 2o
- fieri i ſuoi ſdegni,perche bre
sue è il tépo di meritare s'af.
fatica a tentare i miſero chi
in quel tempo di tribolazio
ne è priuo d'aiuto. Chi non
inà santi in Paradiſo (è vul
sgar detto ma vero) ſarà
preinfelice. a a
ſem
ºsione della terra
procura con oſſequii e presº
dei padroni nelle neceſſità per
e non hauererà dire come Pit
di zagora abbandonato in cala
i mitoſa fortuna da glamici,
c Hirºndinem non babeo, che i
esali ſono gliamicidelmondo
- º - -
-- - - - Ron
- ---
s Da S.Gimig. 2o7
Bondini adulatrici, che nella
Primauera delle felicità ti - -
corteggiano, ma nell'inuer
no del trauaglio t'abbando
nano; dourebbe l'affetto del
Paradiſo, ed il timore dell'
Inferno procacciar Mecena
ti nell'urgenza di così graue
a Gl'amici della terra (ſe pu
re alcuno ſe ne ritroua ) in
quel tempo non ſono vale
cuoli, corrono per ſpogliarti -
- non per ſoccorrerti; Sono
- amici del tempo, Staltermi
- narde giorni, che ſono vna ,
parte del tempo finiſce l'a
i micitia. Sotto le ceneri di
morte non s'auuiua, ma sa
ſconde il fuoco d'amore l'in
tereſſe gli rappreſenta amici
e terminata la vita, e la ſperan
za di reſtar beneficati, e ſ
a uiti dall'amico termina l'ami
si cita » Quella sº Santi
c. - Ultà
2os , Vita di S.Fina
durane ſecoli,perche gli ſtree
ti legami di Lei non ſi tron
cano da parca feroce, ma ſi
riſtringono da charità ardéte.
. Di queſta sera prouiſta la
noſtra ſaggia donzella di Fi
ma all'apparir del ſuo deuoto
i& amico letitiando con l'a
nima in Dio, con Sereniſſimo
volto in cui ſi leggeuano i
caratteri della ſua allegrezza,
con quore conſolato, ma ,
ſorpreſo da deliquio amoroſo
traboccante di gioia ſi diſſe,
Dunque, è mio Dio, amo
“roſiſſimo Dio , ſi diſprigio
“nerà vna volta queſt'anima ,
mia per volarſene al Cielo ?
- non hauerò più dunque da a
"talpeggiar nella terra º ag:
" erò al godimento di
quel bene, che è ogni bene,
:vero bene amabiliſſimo bene.
i! Ma che preſuntione è que
a cuocº sensi
Da S. Gimig. 299
º ſcocotanto? che hº Io me
ritato giamai, onde poſſi ſpe, a
rare non che ottenere vinta -
i- -i- -
A
212 Vita di S.Pina
triſtezza del cuore, e reſtò
benche afflitta nel corpo c5. |
ſolata nell'animo.
i Queſto è il diuario ſecon
do la dottrina dei Padri dall'
apparizioni, che vengon dal
Cielo a quelle che finge il
demonio, egli ſe bene ſi tra
sfigura in angel di luce, e col
ſuo apparire ſimula gioie,fin
ge allegrezze, al dipartirſi
laſſa meſtitie, turbamenti ,
horrori - - 3
E prencipe delle tenebre |
come potrà infonder luce di
i"
contenti ?
pianto come potrà ſparger
"
Nell'apparitioni ſpedite
dal Cielo è prima frite ſi sé.
te qualche commotione, è
vero perche è proprio dell'
huomo ne gl'improuiſiac
cidenti turbarſi, è vero per
che l'animo noſtro diſauez
2Q
Da S.Gimig. 2 13
zo alle ſuauità di Paradiſo nºi
può in vn ſubito capirre i
contenti, ma nel fine ſi can
gia in giubilo in feſta , La
luce che porta l'Ambaſciado
re di quel Dio, che habita lu
ce inacceſſibile, dice l'Apo: 1:Ti:
6:
ſtolo, sgombra ben toſto le ,
tenebre della merauiglia, ſe
rena il Cielo dell'anima, ri
ſcalda gl'affetti del cuore,au.
uiua la ſperanza, illuſtra la
fede, infiamma la charità.
Sia di ciò atteſtatrice quel
l'innocentiſſima Vergine ,
che meritò i primi Amba
ſciadori della Monarchia
dell'Empirico,la quale all'ap
parire dell'Angelo turboſſi,
ma al diſparire reſtò graue, e
feconda di quello,ch'è Figlio
del Padre delle miſericordie,
e Dio di ogni conſolatione.
Queſta conſolatione rice
uè Fina Säca viſitata del Cie
- lo
2 14, Vita di S.Fina
lo per mezzo del ſuo deuoto
Pontefice Gregorio Sommo
Sacerdote dell'altiſſimo, re
ftò ſoprafatta da amoroſo de (
dolciſſimo Spoſo: i q
º
DelTranſito di santa F1N a -
Cap. XV. -
. .' O
- Da S.Gimig. 217
i do con la lingua la ferita la
ſana, e la diſulcera) con vna
i Confeſſion generale procac
i ciarſi intera ſalute. -
- -
- Horsù dunque
- º R 4
- i
alla Pugna.
Ma
224 Vita di S. Fina
Ma ſe s'vngeuano ne paſſati
ſecoli que valoroſi, che in
fiera tenzone di Lotta non
voleuan ſoggiacere all'inimi
co valore; venga, diſſe ella l
riuolta à circonſtanti, la Sa l
cravnzione, acciò in me o
gni grazia del mio Signore
s'adempia, ogn'arme, e de
i" , ed offenſiua m'af
ia i
nuocerlo.
Benche la morte ſia l'ulti
smo delle miſerie più terribi
li, che proui il mortale que
i fta Sacra vnzione indolcirà
º le ſue amarezze.
A queſto effetto, così af
è - ferma
r
l
-
ººº Rºººººº
si 6 ,e
D'al
azs Vita di S.Fina
D'aleaniprodigy esserſi anan
ti che fuſi ſepolta Santa
a FIN.A. Cap.XVI.
NT Ell'anno dopo che l'In
carnato Verbo ſi com
biacque venire à riparare a
anni della natura peccante
1253. ſpirò la noſtra Inno
cente. Morì giouinetta, e
del giorno della ſua vita altro
non godè che'l mattino, ma
queſto attenebrato dall'oſcu
re nubi de mali; al mezzo
giorno non aggiunſe poiche
ſantamente innamorata pre-s
gaua con la Spoſa de cantici
ſtrouar nel " del
dielo il ſuo Spoſo a paſcere
-il gregge de Beati a ripoſare
ſotto l'ardente sferza del So
le della Diuinità. -
- Altri
zgo . Vita di S.Fina -
Altri pauentò, che la gran
machina di queſto bel Tea
tro del mondo haueſſe à di
ſciorſi. -
: Di S.Gimige 231
Inferno d'Inuidia, dice Ber
nardo ma più penoſo del do
loroſiſſimo Inferno ſon tor
mentati nell'aria veggendo
l'anime beate andarſene al
Cielo a goder quella gloria,
che eſſi per loro inuidia pers
derono l'inuidiano, piango
no all'altrui riſo, gemonoale
l'altrui canto, e da queſto tore
mentoſo Inferno dell'Inui
dia giuſtamente torturati
ſon piangendo ridire ciò, che
di loro diſſe Dauid, i dolori
d'Inferno, è come leggae
Agoſtino, i dolori d'inuidia Pſale
ci hanno circondato. , ºrº
e Queſti adonque viſta la
candida, e ſemplicetta co
, lomba dell'anima di Finavo,
larſene dalla ſelua feconda
della ſua Patria all'Empiree
per riempir alcuno: di quel
più degni ſeggi da quali eran
| per lorº follia miſeramente -
- - cadu:
232 Vita di S.Fina
caduti, arrabbiati per ſdegno
moſſero horrendiſſima guer
ra à mortali.
Eran quelle pioggie impe
tuoſe i lor pianti, quel venti
con i lampio e con i baleni
confuſi erano i loro ardenti
ſoſpiri,que tuoni erano i lor
fremiti, con i quali piangee
uano, ſoſpirauano, gemeua
no il lor danno, l'altrui be
ne.
scosi formal grado autenti
carono anch'eſſi la ſantità di
colei, che viua gl'addolorò
i col merito, morta gli tore
mentò col premio.
Teſtimonio più illuſtre della
ran ſantità di Fina fù quel
o, che dierono le Campane
tutte della Terra le quali da
forza inuiſibile, e da Angeli
ea mano ſoſpinte con allegro
ſuono le celebraronº l'eſe
iquie Suonano a morto le
nº Cam:
Da S.Gimig. 233
Campane negl'altrui funera
li per eccitare con quel me-,
ſto bombo la pietà de viui.
verſo de loro defonti,ma quì
ſuonano non tocche da ma
no terrena per eſprimere il
merito impareggiabile del
la Santa defonta, con ecci
tare la deuotione de ſuoi Cit
tadini, -
Alle procelle commoſſe
nell'aria da turbolenti Demo
mi accorſero gl'Angeli, econ
l'allegro ſuono delle Campa
ne ſonaron la ritirata alle
tempeſte, diſcacciaron le tes
nebroſe poteſtà dell'aria dal
territorio della patria di lei.
- Vogliono alcuni, che gio
ui il ſuono delle Campane
al tempeſtar delle procelle,
perche rompe l'aria, frange
le nubi, ma da più alto prin
cipio ſi deuota ceremonia
di ſonar le Campane ne tem
-- - pi
pi più tempeſtoſi deriua.
ueſte col ſuono incitando
alie diuine lodi,anzi nel mo
do, che è a lor conceſſo con
il martello che le percote,
quaſi con lingua conſtante
lodando Dio atterriſcono
quel Demonio, che trouane
do in mezzo all'acque dell'e
aria vn'Inferno di pene abs
horriſce le lodi di Dio,
Hà gran forza il bronzo
percoſſo per atterrire l'api
vaganti per l'aria ( benche
asmane di aculeo)al ſuono
del bronzo ſpauentate,timi»
dette ſi riſtringono in globo,
I Dragoni d'Egitto ( come
referiſce Pietro Bles) al ſuo
no del bronzo percoſſo da
bacchette di corallo atterriti
ſi fuggano. Con lo ſtrepitoſo
ſuono di Tromba guerriera
ſe s'incoraggia quel ſolda,
to, che obediſce a ſuoi cenni
----
Il QIA
ſpa S Gimig.. 2ss
non ſi ſpauenta il nimico?
Fino i muri di Hierico al
ſuono delle ſacre trombero-,
uinati caderono. Non può,
ſentire l'ape pungente d'In-o
ferno del ſacro bronzo il
rimbombo, pauenta delle ſo
nore Campane il fiero, e ve».
lenoſo Dragone dell'aria il
ſacro concento; ſente che à
quel ſuono s'adunano nella
vagaſunamitide della Chieſa
Ghori di ſoldati di Chriſto,
cioè, di deuoti religioſi che
ſchierati e diſpoſti con ordie
inene Chori quaſi ſquadroni
“d'iuomini armati ſalmeg
giando le diuine lodi contro
di loro combattono 5 Onde
al ſuono delle Campane, che
ſono le Trombe del Dio de
gl'Eſerciti è forza che ceda il
lor ſdegno al timore, ed at
territiſi fughino. 3 i
3) Se al cader delle tempeſte
lei) s'e
236 Vita di S.Fina
s'erano rinchiuſi gl'huomi
ni nelle caſe timidi,e pauroſi,
dell'ira del Cielo, al ſuono,
diſuſato, ed allegro delle
campane s'accolſero tutti i
Ruſticani habitatori del cô
torno nella Terra di S. Ge
miniano. Così inſpirati ac
dorſero a reuerire il merito,
a celebrare i funerali della
Beata dormiente. La ſantità
-
";
tirò da remotiſſime
parti gli
Apoſtoli, acciò fuſſero pre
enti alla ſua efatica dormiº
tione; & il gran merito di
FENA accolſe moltitudine
di gente per reuerirla nelle
eſequie. Non era più tem
che gioia ſi pretioſa ſteſſi aſ.
coſta fra le tenebre; Periche
Mat. facendo elemoſina, è altra
6,
“operatione virtuoſa non
ſuonaua la tromba Fariſaica,
nºsi
- , è -
ſe
-
Za S. Gimig. 237
ſteſſa non volendo, che la ſi
niſtra ſapeſſe la pietà della
deſtravolſe Dio manifeſtar
la à mortali. Quelle lodi,
quegl'oſſequii, che la ſua
Santa rigoroſa modeſtia non
volſe riceuere in vita li furo
ricontracambiati, anzi cen
tuplicati in morte. º
i Per eſporla à gl'occhi d'
vna moltitudine deuota ma
tumultuante fà neceſſario le
uarla da quella tauola, oue
era giaciuta immobile cin
que anni, e collocarla nel fe
retro. . . . . ..
Non fù però così facile il
diſtaccare il ſuo corpo in
franto dal male, vicerato
dalle piaghe, corrotto dalla
putredine, era dimorato ſi
lungo tempo giacente ſopra
quel legno, che conglutinati
inſieme la tauola, e la carne
; non3 ſii poteuano diſgiungere
ſen- -
23s Vita di 3 riua
ſenza offender la Chriſtiana
pietà, che non ammettere
ſtracciar le carni innocenti
che attaccate al legno noti
voleuano diſſepararſi. Lº
nauena Rina traſcelto frà la
ruvidezza dei boſchi per ſuo
morbido letto nevoleua ab
bandonarlo. Quiui quaſi ſº
pra ſaero Altare offertaſi in
ſacrificio al ſuo Dio già ab
brucciata dalle fiamme da
morevoleua incenerirſi:
Quaſi raraFenice che cºpº;
da ricca fabrica d'aromatici
legni, e poſta dirimpeto alla
chiara lampa del Sele dita º
tendoiatevi ſuſcita le fiam:
me, e con l'intenerirſi, e pºi
rauuiuarſi la rende non ſº
prei dire, ſe funeſta
ie ceneri, è amata Cuºaº |
natali; non altrimenti finº
santa haurebbe volſº in
quel, ossº" re: i
-fai itare
Da S. Gimig. ca 39
a ſtare fin tanto che dall'ultis
i mode giorni auuiuata di
i nuouo poteſſi dire con Giob
: Morro in queſto Nido , oue
eome Fenice rauuinerò i
i miei giorni, si s .
. Così rappreſentaua al viº
y uo il Crocifiſſo ſuo ſpoſo
º il quale non aſcoltando le
i voci luſinghiere de perfidi
Hebrei, che lo perſuadeuano
à ſcender di Croce volſe che
il ſuo Corpo smacerato da
flagelli, trafitto da chiodi,
i trapunto da ſpine, illiuidito
i da piaghe reſtaſſi confitto in
vn legno.
Era quella Tauola il ſuo
Scudo, oue con il Sangue
delle ſue piaghe aueua dipin
ta all'eternità de ſecoli la glo
ria de ſuoi geſti, ma ſe i valo
roſi guerrieri non voleuano
abbandonar lo ſcudo ne me
no in morte, ſtimando coſa
- si is - igno
-
e 24o Vita di S. Fina
ignominioſa al ſoldato il per
derlo, ne Fina volena abban
donar la ſua Tauola. Gode
ua, che quaſi glorioſa Inſe
gna moſtraſſe
magine effigiata
della ſua l'im
ſofferenza, l
Da S.Gimig. 241
zione eſalargl'odori più aro, a
matici, che ſparghino i Nar
tº di, e le mirre. Si viddero dal
le Carni, e dalla Tauola ger
i mogliare odoroſiſſimi i fiori
i non meno giocondi alla viſta
º che ſoaniale mari º
s Per memoria di prodigio
" sì Illuſtre fino a tempi d'hog
igi simbianca queſto ſuolo
º d'alcuni belliſſimi fiori ſomi
10 glianti à quelli, che ſpunta
rono dalle Carni, e dalla Ta
uola di Leil, quali commu
i semente ſon detti, viole di
Santa FINA. Ha volſuto
, dio perpetuando il miracolo
eternare anche la deuozione
alla ſua Verginella.
" Al comparir de fiori che
"germogliaron dal fianco, cre
ºdo Io, che innamorato lo
Spoſo diceſſi quello, che al
" tra volta ammirò nella ſua ,
º amata riamante amica de
" . L Can:
r242 Vita di S. Fina
º 7-Cantici. Se il tuo ventre, c
Fina, quaſi monte di granc
non è circondato di gigli, ha
il fianco partorito fiori odo.
roſia i lio e- i
g Allora sì che poteua Rſſa
riſpondere con additarli 'i
ſuo letto, e ridir con la Spoſa
“Il noſtro letto, o mio Spoſo
è fiorito: Siano queſti fiori,
degni frutti dell'honore, c
dell'honeſtà virginale, che in
queſta Tauola intatti ho ſer
bati - i P ºi i
i Miracolo sì degno non ſi
celò alle genti, poiche vno
di quelli, che furon preſenti
al fiorire della Tauola, e del-l
le Carni ſpinto dalla deuo
zione, perſuaſo dalla mera
miglia vuo ne colſe, é andato
oue la moltitudine era più
numeroſa moſtrando il Fio
re non più viſto, nuouamen
te comparſo fece con queſti
s . ac
Da S.Gimig. 24;
º accenti inarcar le ciglia di
" chi vidde, di ſcior la lingua al
le lodi di chi voi le meraui
º glie dell'altiſſimo oprate à
a gloria della ſua Verginella.
i vite, e vedete, diſſe egli
ò fortunati miei Cittadini gl'
alti prodigiidel Cielo. I fiorica...
º ſono apparſi nella noſtra ter
ſi ra, la noſtra terra ha dato il
ſuo frutto, andiamo pure, e
º vedremo, che vina Selua ha
º partorito i fiori, 6 i fiori han
germogliati i ſuoi frutti.
i Taccino le finzioni de Poe
º ti, i quali finſero, che all'ap
i parir delle Ninfe l horride
º elue cangiaſſero aſpetto, e
º diſpogliata la natia ruſticità
º ſi ricopriſſer di fiori, poiche
quello, che con menzogne
º cantarono eſſi vi dimoſtro
) con verità altretanta in que
ſto fiore hor'hora ſpuntato
in queſta, non più da chia:
º- L a marſi
E
a 5o Vita di S. Fina
Se Fina che ricourò in Lei, n
come Cantò la Chieſa, non
conobbe mai delitto, o reato
di colpa in quel letto peno
ſo; era douere, che a ſuoi fio
ri s'aggiungeſſe dall'anime
Sante frutto di reuerenza, e
riſpetto.
Sap. Se Benedetto è chiamato
G. I 4 -
nella Sapienza quel legno,
"
non d
la giuſtizia,
con benedizioni
reuerirſi quella Tauola, oue
fece Fina ſi aſpra, e non più
inteſa penitenza, oue dimo»
ſtrò vn'inſuperabil pazienza,
che ſono atti di perfetta giu
ſtizia i Così fiorita ſi procac
cia quegl'oſſequi di reueren
ra, che ne primi tempi riceuè
º da ſuperſtizioſi deuoti. On
dehora con altrettanta pie
tà inalzata entro va'ornata
Cappella dell'hoſpedale di
Fina
-
:
Santa,
º -
e reuerita dagle
huo -
TDa S. Gimig. 251
º huomini gode hauer ricupe
1 rati anche per amor di Lei i
i primi honori. -
-
- -
».
- -
- : -
º iu . - º 2º
L6 Dal
252 Vita di S.Fina
. D'alcuni miracolioprati da s.
FINA auanti che fuſi
ſepolta, e della ſua
i fepoltura.
- Cap. X V I I I -
i a -
-
- , Cº" quella maggior
ſolennità, che nell'anº
guſtie di così breue tempo
poteua rappreſentare vn Pºi
polo deuotiſſimo; con quel
concorſo più numeroſo di
-
gente, che la denozione e º
rioſità haueua radunato fù
portato il Venerabil Corpº
di Santa Fina nella Chieſa
maggiore della ſua Patria»
KQuiui per la reſiſtenza affati
tuoſa, che faceua vna molti
udine tumultuoſamente dºr
uota fu neceſſario tenerlo in
ſepolto alcun giorno. Rap:
preſentauali ciaſcheduno c6
voci pietoſe i ſuoi biſogni;
- i; -
i Da S.Gimig. 253.
La ſupplicaua ogni bocca
d'aiuto, imploraua la ſua mi
ſericordia ogn'affitto men
tre Eſſa(benche diſanimata),
dimoſtrò ſpirito di carità al
la ſalute di coloro, che reue
renti la pregauano.
Fra queſti aſcoltò con o
recchio non men pietoſo, che
grato le lacrimoſe preghiere
di quella ſua deuotiſſima af,
ſiſtente, che le i
il latte quando pargoleggia
uain Cuna, e le preſtò i ſuoi
affettuoſi ſeruizi in vita ..
Donna Beldì fù detta, che ,
i":
itrouò giorno ſereno 2,3
Peldì di gi sº
r. Giaceua la pouerella ingi
inocchiata alla teſtiera di quel
la bara funebre, oue era di
AeſalaSanta. La ſupplica,
ua non di premio al feruizio,
ma di contracambio all'affet
sici. - to,
254, vita di S.Fina
to, &aiuto al biſogno. Le
moſtraua quella mano, che
hauendole ſoſtenuto il capo
entre viueua haueua con
tratti gl'humori delle ſue pia
i" , e gonfia,S inferma ſpa
maua per dolore. Vdì Fi
na le preghiere della ſua ſer
ua, e deuota; pietoſamente
Peſaudi. A occhi veggenti
dºvria moltitudine ſantanen
te curioſa leuò la propria ma
no dal petto, preſe quella ,
della ſua caritatiua aſſiſtente,
tre volte amoroſamente la
ſtrinſe forſe ad onore di quel
le tre diuine perſone, che
ne.lvnità dell'eſſenza va
gheggiata nel Cielo, 8 in va
iro ceſsò lo ſpaſimo, s'ab
vaſsò il Tumore, reſtò la mia
no già in ferma libera à ſoliti
offre; thentre la Santa la ſua
riſtringendo al petto la com
pole nel ſolito gessºNon
presa
r
Da S. Gimig. a 55 f
Da S.Gimig. 257
era diſtaccata impedire gl'au,
gumenti della Carne a quel
deuoto, che rimirandola di- ,
uiſa dal Corpo della Santa,
Vergine fina pregaua diſtacei
camento alla ſua.
Doppo hauer graziati mol
ti altri al ſuo patrocinio ri
corſi fù per allora depoſita-,
to il ſuo Corpo, perche non,
haueuano in punto i mauſo-,
lei, le piramidi, gl'obeliſchi i
che meritaua quella Vene
randa Reliquia. L'inalzaron
però mauſolei diuoti» Pira
midi di Benedizioni, obeli-,
ſchi di lodi. Non fù alcuno,
che non le deſſe honorata ſe
pultura nel petto, Bramaua
no a ſomiglianza di quella
Regina, che tranguggiò le
Ceneri dell'amato marito
racchiuderla nel Cuore, ma
per allora la riſtrinſero in vn,
legno. Tomba a lei forſe più
lo ' – grata
258 e Vita di S. Pina
grata , che non eran l'urne º
che viſtringeuano le Ceneri
degli imperatori antichi poi
che eſſendo viſſuta ſopra d'un
legno, bramaua ancor mor
ta perpetuarſi in vn legno, o
ma la Pietà de ſuoi Cittadini
non volſe Animati dal con i
corſo vniuerſale delle Città
Caſtella, 8e altri luoghi della
delizioſa Hetruria, i dicui ha
bitatori ci ſacri Veſilli, con
ſonore muſiche , con gio
condi ſuoni, e con ricchi
preſenti veniuano a ſciorre i
voti, e reuerire la Santa l'api
parechiorno tomba conueni
ente al ſuo merito, e i 2
In vna Cappella la più Iſlu-l
ſtre che arricchiſca l'Inſigner
collegiata della ſua Patria, i
ſopra ricco, e marmoreo al
tare ereſſero vrna pretioſa, i
che conſeruaſſe all'immorta
lità le ſacre membra º".
- - . - - r
Da S.Gimig. 259
Corpo perpetuaſſe all'eterni
tà la memoria del ſuo meri
to, e perautéticare la viuezza,
del loro ardentiſſimo affetto
volſero con acceſe lampade,
eternarla fiamma della lor de
uozione, e gli ſplendori del
la ſua Santità. a
v
26o Vita di S.Fina
camente s'aſconde, quello
cauato dall'originale del ſuo
velto moſtra i profili della
ſua bellezza, le linee della ſua
honeſtà. Meritaua eſſer ri
ſtretta, quaſi ricca gemma
nell'oro, e del più purgato ,
che venga dall'Eritree Ma
remme,come appunto d'oro
eletto è il Capo del ſuo ſpot,
eais:ſo eelebrato ne Cantici, ma
ha volſuto queſti humil verº,
ginella imitarlo ne tormen
ti, non nelle glorie, la bel
lezza di quel volto non può
con metallo, benche pretio
ſo effigiarſi. L'oro benche,
affinato nel fuoco non reſi
ſterebbe alle fiamme di quel
viſo,ne eſſa hauendo giamai i
prouata l'eſecranda ſete dell'
oro vuole ricoprirſene la facº
C13 e - º
Vn Candido, pretioſo ve
lo, che dimoſtra il
- -
c".
ella
-
e Pas Gimig
ºdella ſua hºneſtà la ricopre;
vna ricca Corona, inteſſuta
di gioie gl'Inghirlandsolate,
" "
na di gloria, neºgragitein
gºl cºpie mei che fù co.
ronata in terra di ſpine di
Trauagli.
a "i" ta
compariſce due volte l'anno
a ſalutar con benedizioni i
ſuoi Cittadini. - : :
. Accorrono deuotiſſimi i
popoli da tutte le Circonuici
ne Terre e Città con frequi
zafi copioſa, che ondeggia
nº. Per ogni parte leſtrade s
ed i tempi.
“L'odore della ſuasantita -
Q" i miracoli
non
ritoaggionghino me
al Santo, poiche A
Da º Gimig; 275
prie gambe a viſitare il sepol
croſs a ringraziare la ſua be
nefattrice. Portò que'doni,
che la ſua deuozione conob
be obligati alla Santa, a Dio
offerſe ſe ſteſſo quaſi nuouo
Samuel a miniſteri Sacerdo- .
tali. Vineua nel 1598. Sa- ,
i cerdote dell'altiſſimo, e pre
i dicaua à poſteri quella gra
zia, che a ſuoi coetanici era s,
manifeſta, facendo a tutti ,
conoſcere, come diſſe la Sãº
ta Madre di Samuel, che Dio t.Re.
conſeruai pi di de ſuoi Santº
ti. fº
º Somigliante aiuto troua
rono in Finasantadue Crea
|
ture di fiſtole, elate.
rauemen
di piaghe
Fra le "i iana
i" quella fua caritatiua
aſſiſtente, che Buonauentu
ra ritrouò nella grazia, e nel
nome, con cui era appellata
M 5 Quee
274 Vita di S.Fina
Queſta d'hotrida Apoſtema
nel ſeno incurabilmente per
coſſa offerſe alla liberatrice
della Madre più il cuore de
uoto che il ſeno vlcerato; e
hora riuolta al Dio delle mi:
ſericordie pregana con Da
Pſiº8.uid. Ricordati è Signore
dell'opprobrio della tua ſerº
" nel ſe
a nºiºsiana" º
º, quando alle ſue piaghe ce
caua qualche medicina e pie
tà. Queſta ſperanza, o mio
Dio, è ripoſta nel mio ſeno;
in queſto ſeno, che ſpoſte
mato ci moſtro, qualſpera ſa
lute per i meriti della tua de
uotiſſima ancella di Fina,
Orazione fù queſta che qu
f" "i
-
silei Q
-
Da S.Gimig. 279
lo ſupplica nel nome dell'E
terno Padre non sà denega
re qualunque grazia è fauo
re, così promeſſe egli ſteſſo,
neFinavolſe rimandarſconi ſºnº
ſolato quel pouerello, che ºs
del ſuo Padre Cambio porta ..
ua il reuerentiſſimo Nome,
Se ne viddero incontinente
gl'effetti. All'inuocazione
"Nºi
sò lo ſpaſimo, la pio "
le lacrime aſciugò quella d
Sangue, ſi ſaldò la piaga, ſi
riſtrinſero le parti diſconti
f"ferro con vnione ſi
ſtretta che non ſi diſcerneua
"noi
; tr i.figiºsº
- º il .2: -
|
y l'
del fallo di Lucifero, che
quell'humana Natura, qua
le non volle adorare nell'
eterno verbo gli ſouraſti col
Cto » . . . . . i
o Talipoteſtà fù con ſings
i lar, priuilegio conceſſa da a
: Dio alla Beatiſſima Fina, Vi
( ualo diſcacciò dalle proprie
ſtanze, morta da gl'altrui
i Corpi .
; - Vn ſolo anello, che ancor
i viuente haueua Fina portato
i per teſtimonio del ſuo ſpoſa
lizio con Dio poſto nel dito,
r
d'vn demoniato potè diſcac
ciarlo - -
; Da S.Gimig. 289
ſono il; contraſegno, e del
la reuerenza, che gl'habita:
tori portano a Fina, e l'atte
ſtato della ſua Santità.
- s -
. . Da S. Gimig. 29r
. Il dare l'anima ſua perla,
ſalute dell'amato è argomen
to d'yna charità, che ſupera
gli sforzi dell'amore, diſſe
| Criſto; ma il richiudere il
Corpo in vn Carcere oſcuro
per l'amico è effetto che ec
cita la marauiglia, e la pietà
neTiranni. Allora conobbe
Dioniſio il Tiranno della Si
; cilia la vehemenza dell'amo
re che portaua Damone a Pi
thia quando lo vidde rin
chiuſo ne ferri per ſoſtener
le veci del Reo amico , che
con promeſſa di ritorno era,
: andato ad aſſeſtare i ſuoi fat
ti-. Piacciono perciò le viſi
tede Carcerati così a Dio,
che nell'ultimo dei giorni
promette con la libertà del
Cielo con penſare i pietoſi, e,Mai.
con le prigioni oſcure dell 25,
Inferno minaccia tormenta- º
m te i Crudeli. N 2) - - -
-º-e º *--- - - e
i 292 Vita di S.Fina
- Sono nondimeno le Carce
ri neceſſarie alla giuſtizia
per reprimere l'audacia de
malfattori. Chi dentro di
quella è riſtretto ſe è Reo
velentieri la ſopporti per pur
gare in Carcer più 'dolce quel
misfatto, che harebbe da pa
gare ſenza mai cancellare il
debito in vn Carcer più pe
noſo, oue i lacci , dice Da
uid, ſono di fuoco le Catene
diuampano, I Ceppi incen
dano, le manette infiamma
no, le tenebre ſempre horri
de non mai ſi riſchiarano.
Ma ſe il Carcerato è Inno
cente non pauenti. Non ,
può riſtribgerſi lungo tem
po quel Corpo da ferri, il di
inimo in diſciolto da
. Colpa, goderà in mezzo al
le Catene la libertà dell'ani
mo non imprigionato dal ti
more. Saranno i Ceppi, S& i
“ , . ferri
Da S.Gimig. : 293 .
i ferri il Cuſcino, oue con Pie
i tro dormirà placidiſſimi i
º ſonni vedrà comparire, quà
º do meno ſperaua l'Angelo,
º di Dio per liberarlo. In Dio,
Mi è nella ſua Innocenza con
i fidi la confidenza Souerchia
º ne figli degl'huomini, ne qua -
i li, al parer di Dauid , non
º ſi ritroua ſalute non ſia il Pſa
º principale nella ſua fede gl'iº
º auuerrebbe quello , che all' i
º Innocente Gioſeffo accadè.:
º Haueua già Dio determina
to liberarlo da quel profon- i
do Carcere, oue ora ſtato dei
º poſtato innºcente, ma per,
º che(ed è peſiero del grande
i Agoſtino) confidò la ſua li-.
º berazione al Coppiero di Fa
º raone gli raccomandò il pa
trocinio della ſua Innocen
za permeſſe Dio, che gli fuſ
i ſero prorogati due anni di
º prigionia, ic .
- 3 a 3 Il
294 Vita di S Fina
- Il contrario auuenne a
quattro pouerelli rinchiuſi
entro oſcuriſſimo Carcere
per la confidenza che hebbe
ro in Dio, e nel merito della
beatiſſima Pina. Dimoraua
no in quell'Anguſtie non ſa
prei dire ſe innocenti, o Rei
la prigione gli trattaua da |
è
“Rei,
-º
ma la pietà di Finagl'aſ .
ſolue Innocenti. Diſciolſe |
ro in mezzo a legamite de |
uotiſſime lingue, Imuocaro
noilnome di FINA con ſup
licarla d'aiuto fra tantima
iauualora con le preghiere
con la fede, viddero rinouar
ſii miracoli ». che al ſonnac
chioſo Pietro già accadero
no. Caſcarono i ferrri dalle
mani, ſi diſchiuſero i Ceppi,
s'apriron le prigioni, e corſi
a ringraziare la Santa perte
ſtimoniare un tanto fauore
coronaron
A
la ſua
, i
denota Cap
pella -
5Da S.Gimig. 295.
pella di queferri, che gl'ha
ueuan riſtrinte le membra.
Corona che inalzata in que”,
muri rende più Illuſtre la Sá
ta, che non pompeggiano
gl'Imperatori con la Corona
di ferro ſolita riceuerſi in A
quiſgrana. Queſti fauori più -
da s.Gimig 299
a mare quaſi adirato contro,
la Naue l'incalcr2ua con l'8
i de ed eſſa dalla repercuſſio-.
ne ſdruſciti i fianchi corretta
ratta, e veloce portata dalla
violenza del vento, e dalla
! corrente del mare è precipi--
zio ineuitabile, piegaua l'or
lo tal'hora, e beueua con l'orº
per trofeo,
La fama di queſti potenti
aiuti fi diuulgò nell'ampiez
za demari. Rapportaua che,
nella Patria di San Gimigna
no ſi ritrouaua.vna. Ninfa,
º -
-
Vla;
--
-
- -
f,
Di S.Gimig. 3o5
rene ricchezze ſommergo
; no l'huomo ſi poſe con trop
parauidità a paſſare vn fiume,
che accreſciuto per pioggia .
copioſa moſtraua nettorbi
do ſpecchio delle ſue acque i
volti di chi oſaua guardarlo
dipinti con i pallori di morte.
Giunto balla corrente più
precipitoſa conobbe eſſerci
vero il detto Commune,che
è pazziavolerſi sforzate con
tra debtorrente. Già ricca
perto dall'acque, e meſchia i
to co l'onde era portato più,
abmare di morte che a quel
la della ſalſedine, Veggini,
doſi prima ſepolto, che mori
to ſi ricordò del merito,e del
valore di Santa Fina. Haue
ua la bocca impedita dall'ac
que, ma parlò dal profondo
del cuore Fù la ſua Orazio
ne ſomigliante à quella di
Gion » quando tranguggia- :
-
ºt
- e - a CG)
---
- -- - - -
z -
Da S. Gimig. sor
Santa FINA ſpegne on gran
fuoco Cap. XXIV.
I Ldeglfuoco come Prencipe
'elementi ha maggio
re il potere che ogn'altro i
benche ricca gli s'apperecchi
la menſa di legne copioſa
ſempre vorace non mai ſi ſa
ºr
· i:
Nun quam"i fufficit.
Creſcerebbe in infinito dice
il filoſofo ſe infinita gli s'aggi
ungeſſi l'eſca; non ha termi
ne di magnitudine eſtrinſe
ca, perche nel deuorare è Ini
terminato il ſuo valore . .-
Riſtringe nondimeno talº
hora la ſua attiuità alla prese
za de Santi. Lo diſſe il ſag
gio. Per gloria de giuſtian- sap,
che il fuoco ardente ſi ſcorda c. i 6:.
della ſua virtù. Alle fiam
me della lor charità cedon le
i fiams
3o8 - Vita di S. Fina
fiamme la lor vampa, quaſi
Torcia, che alla preſenza del
Sole ſmariſce i ſuoi lumi.
Que'tre fanciulletti che in
mezzo al fuoco della Babilo-r
neſe fornace ſentirono ſpi
rare dolciſſimi i Zefiri poſſo
no ridir queſte proue. . .
Lo prouarono alcuni altri
deuoti per i meriti di Fina,
Santa, si S
Eraſi acceſo vn fuoco ine
ſtinguibile in vna pouera
Villa. Haueua traſcelta piaz:
za ſpazioſa da poter paſſegni
giare a ſuo piacimento ſenza
ritegno. La Fortezza de muri ,
non impediua il ſuo corſos: i
anzi la pouertà delle ſtanze º
fabricate di legnami diſec- "
chi dal tempo gli concedeua i
libero il paſſaggio. Traſcor, t
reua quaſi eſercito, che in-; l
onda ogni luogo. Inalzaua,
le ſue fiamme al Cielo, e di
, i -
Ulafº
-'- - - - --
s Da S.Gimig. 369
i- uampando ſopra de muri era
i corſo a piantar l'inſegna del
la vittoria , Ne ſuonaua la
Tromba con gli ſtridi. -
2 L'aqua portata tumultuo
ſamente dalla sbigottita gen
te ſeruiua d'alimento a ſuoi
Incendi godeua il fuoco di
poterevna volta tridi fare del
la ſua inimica. Era inſom
ma per traſcorrer tutta quel
la miſera villa come s'era im
poſſeſſato d'wna gran parte,
ſe all'apparire i deuoto
ſtendardo non haueſſi pauen
tati, e trattenuti i progreſſi.
Il Rettor di quel miſero po
polo haueua per diuin vole
revn fragmento della Cami
cia di Sata FINA l'inarborò
per lnſegna,e quaſi generoſo
Alfiere di Chriſto ſpintoſi
verſo del fuoco osò reprime
re i ſuoi furoori.Oppoſe all'ar
l
détifiamme che attrº
ii? c
31e Vita di S.Piua
le viue fiamme della Confi
denza, che haueua nei meri
to della Santa, ne diſpiegò i
bianchi gonfaloni della ſti
mata Reliquia, e marauiglie.
ſi viddero.
Il fuoco che prima quaſi
vittorioſo Inimico s'era im
padronito di que poueri tu
i"ricominciò è pocoà poco
arla ritirata alle ſue fia
mc. bbattuto dal timore,
i" idi ne ſuoi lumi, e
berdendo ogni vigore am
i" i" Ceneri. Ri
conobbe in quella Camicia il
merito di Colei, che vlcera
tanel fianco pareggiò nel me,
rito Agata Sãta torturata nel
petto.Nò ſtimò Inſegna di mi
nor pregio quel Lino che ha
neua ricoperto le Carni Inno
centi della B. Fina, che quel
velo, che haueua velata la ſa
cra teſta alla gran Ci ti
----
–
. . Da S. Gimig . 313
i mouerai la mano, inſpirerai
º la mente al racconto.
i Era appena comparſo nell'
Orizonte di queſta vita, che -
tramontò all'occaſo di mora
i tevn fanciulletto che habi
i taua la ſtrada dell'hoſpedale
à Fina conſecrato. Non era
no appena ſpuntate dal boc
cio le roſe, ed i gigli delle
ſue piccole membra, che im
palidirono coni funebri pal
lori di morte, e cominciati
appena i pianti, con i quali
: eſce il mortale alla luce gl'ha
ucua in placido ſonno di mor
te aquietati. Già per ſeppel
i lirlo era diſcauata la foſſa, e
è la pietà douuta a defonti ha.
ueua apparecchiati gl'ultimi
officii, Lauato acconcio,
giacente inghirlandato di fio
ri il Corpo del tenerello al
tro non aſpettaua che Tom
-
a3 - i N
i
o 1
-,
314 Vita di S.Fina.
i I funerali però più dolo
roſi gl'erano celebrati dall'af
flitta Madre con tenere lacri
nie. Al figlio, che era l'ama
ta pupilla degl'occhi ſuoi
non ſapeua meglio compati
re che con gl'occhi piangea
do. Se gl'occhi furono aſſo
migliati a due faci voleua e
che quaſi ardeti faci ſi lique
faceſſero in pianto per cele
brarli l'eſecuie. -
i Ma ſe bene lo piangeua
morto lo ſupplicaua, viuo
erano le ſue lacrime non par
torite da Donneſco affetto»
che contente ſolo di sfogare
il dolore col bagnar le gote
diſeccano le ſperanze. Era
no lacrime Redentrici cosi
furon chiamate da Ambro
gio quelle lacrime, che non
per dolore, ma per aiuto al
trui ſi ſpargano, “auuiua
te dalla confidenza nego
º º zia
–
i Da S.Gimig. 315
ziauan con Dio per mezzo
della Beata Fina la libera
zione del Figlio. S'auue
rò di loro quello che dele
le lacrime della donna ſagº
vedouata di ſpoſo diſſe l'
iEccleſiaſtico. Deſcendono
per le gote, ma aſcendano al Eccl.
Cielo. Viſte dal Padre delle c.38.
miſericordie s'inteneri a
quel pianto, e come già diſ
ſe alla madre del Nainitagio
uinetto così ripreſe per di
Lei conforto. Non piange
re è donna, che il Figlio qual
hai perſo ſarà ancora delle
tue vedoue ſperanze conſo
latore amoroſo. A queſte
voce vitali auuiuoſſi il fan
ciullo. Alla pioggia delle la
crime cadenti rifioriron con
fiori di vita le membra inlä
guidite dell'eſtinto tenerello
Egli già ritornato alla vita ri
girò le luci nella Madre, che
i O 2 in:
316 Vita di S.Fina
inſtaua copianti, e con la fe
de. Quaſi ſole, che fuga le Nu
bi, e le pioggie co'raggi del:
l'amoroſe pupille riuolte nel
laMadre di ſcacciò le tenebre
del dolore, fugò i Nembi del
le lacrime, illuſtrò co lumi
della vita il merito Immorta
le della Santa - ,
Si cangiarono i pianti in
deliquii amoroſi cagiona
- ti dalla ſouerchia allegrez:
za, quali poi tutti termina
rono in ringraziameti a Dio
& alla Santa - - -
Da S.Gimig. 312
miſerie di molti. Il render
la vica ad vno merita premio
è da prudentiſſimi Romani
con Ciuica Corona inteſſuta
di Rouere era ricompenſato
quell'amoroſo, che liberaua
vn Cittadino da morte, ma il
preſeruar le centinara, e cen
tinara di Cittadini dall'iſteſi,
ſa moltiplica le corone ſecolº
do il num degl'Indiuidui ci
ſeruati. Queſte Corone a Fi
na Santa ſi deuono, quella
Rouere, che ſoſteneua il ſuo
fianco con dolore deue coro
narli la teſta per trofeo, poi
che in tempi Calamitoſi di
peſte contagioſa ben due,
volte liberò la ſua patria; Ma
l'aiuto, che vltimo li ha ap
portato merita, che c& par
ticolar memoria ſi rinuoui
alla memoria degl'huomini.
Nell'anno 1631. la peſte,
flagello dell'Ira diuina
O 3 im
31s Vita di S.Fina
isritata dalle colpe de
gl'huomini, e parto di quel
la crudeliſſima guerra chee
ſtracciò alla pouera Italia, il
nobil manto con la deſola
zione di Mantoua, impadro
nita della maggior parte del
le principali Città, e Terre,
di Lei in quelle accataſtauai
li mortali ma fra queſte non
fù forſe alcuna, che pareg-,
giaſſi nelle miſerie l'infelice,
Patria di San Gimignano, ..:
Qui trouando materia atta
a ſuoi sforzi quaſi ardente
fuoco dilato le ſue Fiamme;
acceſi Carboncelli, che In
fiammauan le membra erano
i Contraſegni de ſuoi ardori
Qual fiume che innondalari
empì di languori. Quaſiva
loroſo Capit.hauendo diſcari
lati i muri quaſi d'ogni caſa
l'aſſalì con l'eſercito de ſuoi
mali. Meſchiò con le profa
- i º ,º ne
Da S. Gimig.
ne fe Coſe Sacre ieri,
le piazze, e º deſolò
i"
pºeti e Caſe dibabitatori
Per tutto rimirauanfidi fune
ſta tragedia ſpettacoli lacri.
ºf Quà giaceuava mor
º piºltºn moribondo
ºina ſºpra l'eſtinto ivi
º"ºtº sadena inferma
è mortº in vn punto. La pie
tà deviui (ſe pure fra la cru,
deltà di ºnti mai bebbe luo.
tº) nºn era baſtevole aiaiº
ºsati, Cadena ea
ſpaſſo nella Gura dell'infer
"ſºnº prima morto, cha
ºrº La fedeltà maggio,
iº era più vicina al periglio,
l'eſſer altrui pietoſo era in
cºdelire contro ſe ſteſſo. Gli
ºi che i procacciamano
º altri erono inutili ai pazi,
fºtº progiudiziali all'auſi
liario, , , ,
-
o4 Le
sso Vitatombe
Le ſolite disina,
nºn eſup
plurio alla moltitudiº:
greſtinti i " portati non
a ſeppellir i nel ſepolchro
deloro maggiori, ma adº
terrarſi fuori de muri della
lor patria altra pompa fune
bre
gna,non
chehaueuan
la miſeria,cºpi
Le Cá
pane non haueaningºlº
ºne di ferro, ſufficiente ad
annunciarla lor morte. Fra
tanti horrori non ſplendeua:
noi umi per farli ſcorta al
reperero, ne le lacrime de
pietoſi parenti potevanº pºi
garli gl eſtremi oſſici inuº:
ii e fine propri piani è
dolori. Lo ſpauento conta
cirurnità lamenteuole pro
nibiua le lacrime ed iº hº
inua i volti Tacenano le
ieggi, i magiſtrati all'hor"
di guerra, che haueua moſſa
la morte a viuenti. Queſta
quaſi
- al
-
–- - - - --
Da S.Gimig. 321
quaſi Campioneſſa potente
ſopra Trionfante Carro
d'infelice barella conduceua
i vinti, non a far la ſua
ſolenne entrata dentro le
porte della Città a guiſa
de vittorioſi Romani, ma
fuori di quelle non nell'altez
za del campidoglio, ma nel
la baſſezza d'wn Campo ,
Cieca per natura non diſcer
neua la qualità de prigionies
ri . . . . . . . .
Ventilando le temute In
iſegne con egual piede batte
ua le Caſette de poueri, cle
Torri ſublimi de Ricchi. E
vero, che trouando nella po
uertà più da dilatare i ſuoi
veleni, quiui aperſe il vaſo
di Pandora traboccante de
ſuoi mali. Non haueuano
ſcampo i pouerelli , perche
ouunque ſi riuolgeuanove
deuano Cataſtrofe di miſe
O 5 rie
322 Vita di S. Fina
rie. La terra congiurata con
la morte à danno deviui,ben
che nel verdeggiar de ſuoi
Campi prometteſſe larghe
ſperanze d'alimento, gli ne
gaua per allora i neceſſari pre
fentanei ſoccorſi. O di pel
ſte è di fame gli conueniua
irreparabilmente perire, ſe
la Pietà de Sereniſſimi Padro
ni non haueſſe aperta la ma»
no dell'abbondanza, l'aiuto
di Santa Fina non haueſſi in
alzato il braccio del ſoccorſo
Ricorſero i Cittadini al
l'interceſſione della loro au
uocata; Imploraton quegl'
aiuti, che potenti, ed effica
ci haueuano altra volta in ſo
migliante occaſione riceuu
ti, preſero la ſua veneranda
teſta, e con quella maggior
i che "
olentiſſimo popolo la post
tarono in Proceſſione ne
sia i è prin
– – - –-,
-
i
abitskuntiga come San
caº pure
: : o 6 toſa
324 Vita di S.Fina
toſa della ſua Patria.
Titolo che doppiamente
li ſi deue, per hauerla due
volte, con liberar da morte
i ſuoi habitatori, partorita
alla vita, i . . .
-
Fine,a Preghiere per la Patria
Gap. i vltimo.
"i i f .ſi o
A tu Beatiſſima, Fina
VI riceui queſta Corona,
che defiori del tuo giardino
inteſſuta inghirlanda il tuo
merito, eſaia gl'odori della
ſua Santità, recrea gianimi
de tuoi denoti i rsp si
Rimiminenza del
la tua gloria queſti tuoi de
notiſſimi è non eſſer ſcarſa di
grazie mentre lei abondante
di Pietà. i , i sº . attaccº di
Sana le piaghe dell'anima,
giache
filo:
con èla C,
sua interceſſio
Da S.Gimig. 325
ne hai procacciata à corpi
l ſalute. Defendi quelli, che a
te riuolti ſotto il tuo patro
| cinio ricourano, che auuer
titi da tanti ſegni conoſcano
Qui habitare il Dio delle
miſericordie.
i a 32ai ſtanziare la Santa
della Pietà. º , e .
Commiſera l'afflizione di
queſta tua pari
ſoſpirando eſala l'Vltimo ſpi
rito, acciò per te reſpiri.
Aſcolta benigna, eſaudi
ſcipietoſa il ſuono delle no
ſtre voci i
i
ºt º
Iua, qua Gentes Patria,
Salutis º
. Exules, donis recreas ſuper
mis,
Damna que pellis, releuaſq;
noxas ,
326 Vita di S.Fina
Edomasfiammas, Satanaque
º ſeui e
fetegiefraudes, trepidiſque
- i pbbuºi º vi i 2- 1 a
cAddis, & ſoluis laqueata
membra è
Carcere vintis. ;
cedit bie pehis mala, Cedis
vnda. ...
iicrclandus
item
& groſum recipit,5
! ... Èi 5ſi '
i" admittit, red -
-
- --
-
- -
-
- -
-
a vita. I
- Funere marſut
re ſolo ſi cosreleues tenello, º
Des malofeſis requiem pre |
samur p
sie tibi laudes,e PIA,
ommis è idicet
-
- "siluia, rina
-
-
è
-
.. . . . - t. -
-
-
a
---
32.2
Il molto Rauer. P. Anto
melli della Compagnia del Gie
i veda ſe nella preſente Vita
della Santa ſi contenga coſa che
repugni allo ſtamparla, e refe:
riſta appreſo D. il di 19 di
Giugnio. 1644 -
Vincenzio Rabatta
Vicº di Fire 2
ss
ne va in pari
ania,gaſto la preſente vita di
santa Fina, nella quale non
ſolamente non vi è coſa, che re
pugni alle Stampe, ma molte,
e molte, che poſſano inanimire i
Lettori a finezza di ſpirito, e
conciliare allo ". dZZAl
d'ingegno. In fede bò ſeritto,
e ſottoſcritto di mia mano il di
"Aia
2.4, si Antonelli
-
della Compagnia di
-
(Giesù. ...
s At
sAtteſa la preſente Relazio
nefi fiampi la Vita di detta
santa oſſeruati li ſoliti ordini
D. ilº di
e ,
22 di Giugnio 1644.º
vs
- s
Vincenzio
V Rabatta
-
- Tsº e - e º
- e Nº iº
y º MA
giº
si può ſtampare in Fioren
sali 22. Giugnio I644. e t
-i ; -
li Fra Iscomoda caig
cancelldels.Vffizio
t
-
di Fiorenza di Com
i meſſione del Reuerea
sevs i diſsi P. M.Gio Muz- -
º e zarelli da Fanano
" inusiº Gener. * o
i , e se si ti e ,
- - - A" priSe
in gia natoreAud
C udºdi SAS - -
-
º
- - - - -
-
… “ !
-