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Mella Stam.di Filippo Papini, 1644.
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Con Licenza de'Superiori.
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bio ritorni, come ſi ri


iolgono i fiumi al Ma
re,
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da cui diramano;
aaa. -i -

Con ragione adun


la Beatiſſima FINA
ghe viuendo ricourò
ſopravna Tauola- di
Rouere di cui può dir
ſi-ze, feliciſſimo
- A s parto, co ea
- - - -- - - -- i
-
-
-
-

1O l

i" hora in
queſti fogli ſotto la
protezione della Ro
uere di V.A. S.
Ad altri non poteua
far ricorſo per conſer
uare all'ombra di tut
to l'Arbore quelle
grandezze, che pro
cacciò davna ſola par
te. Eſſa ſi come è re
uerita nel Cielo con
particolar deuozione
dall'A.V. così teme in
queſte Carte l'ingiurie
della lingua de zoili
più rigidi. Queſta pe
rò è colpa dello Scrit tore
- II

tore, che poſtoſià ſcri


suer la vita di Lei, non
inà ſaputo ben deſcri
uer qualviſſe, ma om
breggiata dalla Roue
. re di V. A. non teme.
e Furono le tauole di c.
º iRouere i primi tetti, mago
i
) che ne ſecoli andati º
f
i"
ni da rigori de tempi,
3ſi “preſerueranno ancor
mi“queſta mal'hiſtoriata
i vita da rimproueride
il ri ell'altrui penne.
pº Fradegna Santa così
i
sort Illuſtre non Aeſſer
i
e
di
rinta
-.
--
- -

12 -

pinta da altri, che da


vn'Apelle, come già a
promulgò Aleſſandro
per legge, non volen
do che altri, che quel- i
l'emulo della Natura,
. e Mago dell'arte lo
pingeſſe, ma non eſſen |
º dociò da lei prohibito |
hò intrapreſi perciò iº

pennelli.
: Semifinotrà rimpro .
auerare ( come già fir -

detto ad ineſperto ſco


lare) di non l'hauercó
le linee del dire abbel
.lita, ma ſolo con la ric
chezza dei ſuoi meriti
sta , º a impa
- i 13
impareggiabili hauer
la rozzamente abboz
2ata, non dourà già è
cenſurarmi il giudizio
più auſtero altrui di nó
hauer ſaputo apparec
chiare per dipingerla
Riola incorrom
spenale. I tag i
iLa Rouere non è ro
sſa dal ferreo dente del
temponiti abbarbicata
nella terra i ſecoli inte, a
rifrondeggia, diuelta, i
ſe diſecca ſi perpetua , l

ºnell’eternità. Vigerà -

queſto abbozzo ſotto


i -
da toucis di Vaſcº
-lºi pre

-
14 -

pre Immortale Chinò


applauderà la rozzez
i za della Pittura non iſ
ie degnerà reuerire l'ec
“cellenza della Tauola,
come appunto adora
uan gl'antichi quaſi ſa
croNume la Rouere.
Queſta fù ſempre reue
rita dalle genti, anzi fa
uorita dal Cielo.
Frödeggiaua nel San
nſuetuario di Dio, come ar
º bore conſacrato non
alla Deità del falſo
Gioue del Gentileſ.
ſmo, ma a quella del
- sacro, e vero Giºie
v - - - 4 - i5 -

perche doueua nel Sa


tuario della Pietà ri
courare quella Sereniſ
ſima Caſa, che innalza
la Rouere per inſegna -
glorioſa.
i Quell'Angelo, che ſi fa.
degnò ſalutar Gedeo º
ne con titolo di fortiſſi
imo degl'huomini non
fi poſe à ſedere ſotto
ºvna Rouere, oue oprò
ºmerauiglie? Accolſe .
ſempre la Rouereddi
V. A. Heroi ſimili a
gl'Angeli, che con la
-

" valore del


ai l'aze
AI 6 -

l'azzioni oprando me
rauiglie fecero inſtupi
direi mortali.
Non può, ne deueri
courare ſotto queſt'Ar
- bore chi né porta Re
gia Corona. Sotto v
º naRouere fù coronato
" il Re Abimalech.Que
ſta è il Regio baldac
chino,che ricopre i Re
gi più degni. E il chia
ro contraſegno d'una
5, Regal grandezza.Saul
º vnto da Samuel in Re
d'Iſrael altro contraſe
igno non hebbe, che ri
trouare
5i
ſotto la Roue
- – - –- –
--- --- te
-

- - 217
redi Tabor tre huomie
ni, che andauano al Sa
crifizio. Chi in queſta
ricoura è già carateri
zato d'vn Regale ſplé
dore,e del più Illuſtre,
che vanti la belliſſima
Italia. Arbore Sere
niſſima, che aſconde ,
più prencipi, che non
diſpiegafoglie, emo
ſtraua copertio quella
Rouere, ſotto di cui
furon ſepolti Saul,e Io .
nata nobiliſſimi Prin- Reg.
cipi Hebrei.
I Remi di quella Na
ue di tanta bellezza
-8 -

ammirata da Tiro, e
º" ſpalmata da Ezechiel
lo erano di nerboruta
Rouere. Approdò è
porto di gloria la Na
ſuicella della Chieſa
per il valore del brac
cio di quella Sereniſſi
ma Caſa, dhe diſpiega
la ſua Arbore e lo si
Eſa - Sedeua Eſdra ſotti
“ na Rouere, quando
chiamato da voce diui
na gli furon riuelati i
a miſteri del Cielo. E
chi non sà i ſecreti del
le ſcienze, anzi gl'arca
-
l - - 19
m
ti manifeſtati a queglo
rioſi, che riſiederon
l ſotto Arbor ſi degna?
l La fortezza de ſuoi
arti non può rappre
ntarſi, che con la Ro
uere,ſi come il Profeta
Amos non ſeppe deſ º
- e º - - - - 2e

criuerla fortezza del


l'Amorreo con altra ſo
miglianza. Sarebbe º
però da dolerſi, S. in
uitare con Zaccharia à zac.
piangerla Rouere,che ”
da Parca Intempeſtiua
ſe non haueſſe laſſato
V.A. che perpetuerà
- - - ne

- º
- -
- e l
º - . . .. |

ne Toſcani gigli le ſue


glorie. º

Supplico hora l'A.V.


S.à riceuer queſta ſua
deuotiſſima, che quaſi
ſuo parto le offeriſco
nell'altare della ſua
Rouere, come appun. |
to ſotto di quella offe,
riuano i figli d'Iſrael
vittime di reuerenza:
Così imiterà quel
i Dio, che volentieri ac:
cettò il Sacrificio del
ſuo vnigenito,quando
#,
ipA ſopravna
, , , , Rouere,, di,
lib. 3. cui fù fabricata la Cro- --

de » . - , o e

disce gli sofferi vittima


C. 13, - eſan -
-

i e
- 22
' eſangue per la ſalute
della Natura peccante
º Non riguardi però al
la picciolezza dell'of
ferente, ma alla gran
dezza della vittima
che offeriſco, la quale

crificarſi con il coltel


lo del dolore, e della
ſofferenza nella Croce
della ſua Rouere.
Queſta con ogni re
tierenza, e deuozione
inuio a V. A. S. alla
quale humilmente mi
- -

inchino.
- : : s - orvo.
22

DEVOTO LETTORE.
-- - r ,
T 'Eminenza della San
Li i
FINA, e la mia obligata af .
fezione al ſuo None, ed alla º
ſua Patria, m'hanno dolce- il
mente forzato è prenderla- |
penna, e deſcrivere in quella s
maniera, che alla mia debo
tezza è ſtato permeſſo la viº
tapiù ammirabile, che imita ,
bile di Lei. Mi doleuo,che
vna Santa così celebre, ed
Illuſtre reuerita così altamè
te in tutta la Nobiliſſima - º
PIetruria, honorata con mar .
mi, lampade, e voti da ſuoi (

M
Cittadini fuſe riſtretta in v.
na breue leggenda: Deutſi igg fi
però non picciola obligazione n
ci: - à quel
-

à quel deuote, che primo fece


genere i Torchi delle Stam
peà gloria di Lei. Con la .
ſtrettezza di quelli aperſela
deuozione alla Santa, e la .
via alle penne. Ho volſuto
perciò farpaleſe al mondo si
la negrezza degl'Inchioſtri
i chiari della ſua ſantità, ma
non ha preteſo con penna mor
tale, deſcriuere il ſuo merito
Immortale. il
Si ricercaua vna fiorita
eloquenza , come appunto
fiorirono la ſua Tauola, la.
ſua Carne, le ſue azioni, e ,
meritauano i glorioſi frutti
delle ſue Heroiche viri, ma
mi è conuenuto ſatisfarea ,
gl'affetti della mia deuszio
ne, non alla
,
gi
-
-
-

onſº1 vuodo suoi ai ratuita


va papironod blu daip ºbu
oauteva otndeſ papaiuºſo ºnº
biºielunn einer ºgºſ
binga mid viorgigue roqs
oiipuo ºsſoff siduº
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penºiosi. ſui pºssip le
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luogo
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º - º

- . s º
-

24 . . . .
le ſue operazioni. Le minies
rapouer del mio dire nºn
hannno ſaputo offerirle dai
uantaggiº. La mia ſfera ha
haute più ambizione, che a
ambito. Ho ſcrittº per pras
cacciar meritº nºn perſi
moſtra d'una mendicata ela
quenza, benchene queſta ſi
ricercava al miº dire, acciò
" nei pareſſera
più daglingrandimenti del
l'arte, che dal ſuo merito ar
ricchite, Hoſcritto nudami
te,perche la verità ornamen
".
plice più imprime ne'Cuori
eſtratta dalla Scrittura e da
gl'inſegnamenti de Padri
non doueue con facati colori
- º
, -
- . -
- - -
6
25
deturparla. Ho taciute l'au
torità latine, per non rompe
re il fila. Il non hauer ci
tati i luoghi de Dottori non -

t'annoi, che poco importa al -

ei
l'hiſtoria, per non hauerlipo
tuti vedere tutti in fonte ho
temuto d'errare, baſtano quel
li della Sacra Scrittura, che ti
moſtra il margine, ſe brami
d'auuantaggio ricorri alla si
Biblioteca de Padri.
La breuità degiorni che ,
viſſe queſt'anima grande no
mi concede i volumi. L'azzio
nioprate da Lei, fra la ſtret- -

tezza de muri, mentre hra


maua più di piacere allo ſpio
ſo celeſte, che al mandopoſo
no più pianente imaginarſi, e
che facilmente deſcriverſi. La
-
- º ſof
-
26

ſofferenza però dimoſtrata in


uincibile baſta a canonizar
la abbondante d'ogni virtù,
. La pazienza diſſe l'Apoſtolo
Iaco S. Iacomo hà ogn'opra perfet.
Io
ta; non può imaginarſi ope
razione, che in Lei non ſi ritro
taſſe in grado perfetto, men
trefà così paziente ne mali.
Se gl'hiſtorici di quell'età
non l'hanno così viuamente
eſpreſſe
le. non deue pregiudicar
a -

Erano in que'tempigl'huo
mini più copioſi di fatti, che
d'eleganti parole. Con l'ope
razioni virtuoſe più procac
ciauano d'eternare il lorno
me, che con la penna, Rimi
rauaſi il valore altrui per
limitarlo non per deſcriuerl o,
- Cer
r

- 27
in Cercauano mandarlo alla ,
r memoria del poſteri con l'imi
ù tazione della vita, non con i
il caratteri della ſtampa. Si trova.
il uano più Aleſſandri, che ,
i Homeri. Ondeſe l'iſteſo Aleſ'
n ſandrofuſeſtato in queſecoli
n haurebbe con più ragione in
i, uidiata la ſorte d'Achille; e
lì ſe Fina Santa haueſſe goduti
ſi i giorni di queſti Tempi, che
ſi più le penne, che a
l’azzioni ſarebbero multipli
a cati gl'Homeri.
h Ho preteſo mettere auanti
iº a ſuoi deuoti l'eſemplare d'o
º ghi virtà, che tutte nella pa
o Kienza di Leifiorirono, acciò
i reſtino perſuaſi con l'eſempio,
tt oue non arriua la penna.
7, La vita de Santi è l'Idea
B 2 del
:23 -
dell'humane azzioni, che in
tita ad ammirarle, 3 inni
tarle. L'opera buone de ſuoi
ºsſerui manifeſtata ſano,la tri,
ſia del Sig.chè chiamai deaa.
ti. V
Riceui hora tu benigno Let.
tore queſta qualunque ſi ſia
mal hiſtoriata vita, e conoſci
che la mano del Signore può
far riſorgere i Giob, mentre
in vnfragilſeſſo imprime ti.
tacoſtanza, e ſe troui nel ſuo
racconto coſa, che t'inciti alla
virtù non recuſare l'inſpira -
zioni che Dio ti manda. Se ti
parerà defettare in alcuna ,
ſua parte, compatiſbi i difetti,
e non eſſer diſcorteſe in male
dire ad vna penna, che hà
ſcritto per deuazione, non per
pompa . Viui felice, -
29
Excellentiſs. Dominus -

- Siluius.
º , , , e ' s . . .
Siluiaca Virginis,pulchritudinem
Decantat. -
- -
-
º

Eſine mirari niteat quo lumine


vultus e º

Siluiadum diua, viſcera Phae


bus habet, i
-

Intus ai fiammanº conſumenrinti- º º


ma feruor -

- - èi
Sic nitor Aligerum totus in 0re e
sceits i vasº ea 2
- -- - º i
sº se te e ss. ss .s e si
-.
- i , º -

- - - - -- - - - - - - - --
- - --
-

- -
e; 3é; ei; “i
-
-
-
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-
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- - - - - s

º e se » . . . . - - - -
S. è es è vivº i
º sia
- . . . . . i - e
. . . . . -
. .7, s, tras, i s
- -

B 3 Ex
3O
Excellentiſſimi Domini Auguſtini
Maſſetani

Dum in honorem Beatae F I AV AE


Moſaica Virge Prodigia
repreſentantur .
A NA GRA M M A.

F IN A VF RA VI RG 0.
E A N O VA R E VIRG A.

ANAGRAMMATISMvs.
S"proceres, Iauener, pue
riqi frequentes
Tegue Tuumqi rogant diua patro
Cdmtºgºve -

zartareipereat
gra,
ne Gens Pharaonis in
Vari Tuis Virgo, nam potes ad fer
opem
At ne gens reuocata fretis mergatur
Auernis -

Virgo, potesſidam rumpere virga


totarº

Meſiti, beu populos falſi corrumpa


dag/220mº ſi -

Fano Fina Sacro Virgo beata vire.

i Sopra
- 31
Sopra la Vita della Beata FINA
Del Reue. Padre F.Teodoro
Ferroni ,
- pediate alla sani
G R A N D, VC H E SS A
di Toſcana.

- o D E
Dell'Eccellentiſſimo sig. Rocco
Cepparelli S. Gimignaneſe, a
- - i

Ll'ombra di tua Rouere fatale


FINA rinata in queſte dotte carte
-Oue s'ammira quanto peſa l'arte
A ricourarſen vien; donna reale si
Et è douer, ch'al piè delle VITTORIE
Ogni penna s'inchini, e ogni ſtile ,
Coſi di FINA Verginella humile
i conſacrino aTeſante memorie.
a7Aerauiglie, e ſaper mirar potrai, i
In tenerella eta Giobbe rinato, ... :
Vn picciol corpicciuol tutto piagato
Che canta fra dolor, ride tra guai:
AFanciulletta gentile a pena nata
Incenerita dal Diuino Amore
Sente languire il ſemplicetto Core, º
E brama eſſer per Dio morta, e piagata
Innamorata " Caluario Santo
Gioiſce fra le ſpine, e fra tormenti.
B 4 Chie
32 -

Chiede lancia e percoſſe,e morte, e ſtenti,


E'lfianco adagia ſour'vn legno intanto.
Auerno rimirandoſi ſchernito
O quante frodi ordio,ò quanti inganni,
E nel girare il corſo di cinque anni
A tormentartornò ſempre più ardito.”
Ma in và cotraſta al Cielfuria d'Inferno
Che doue arde di Dio fiamma lucente
Ogni forza diuien fiacca e languente,
Et è del buono, villudibrio, e ſcherno -
Godè laſſù ben toſto ampia mercede
Fina nel Paradiſo a ſuoi dolori i |
uindi neſpande ogn'hor mille teſori,
F la Patria diletta il proua, e vede. A
Patta Dea tutelar di siluia amata A. |
Porge le preci deſuoi figli a Dio, (pio
Eſpira al ſen di FERDINANDo il
«Acciò da ſuoi languorſia ſolleuata. -
mentre di peſte l'ottima rouina )
.AMinneciaua del Gietl Ira tonante è
Frenò lo ſdegno, º quante volte, ºrgate
Fattoſ feudo la piena di Fina:
Dunque Donna realgradjei intanto ,
D'eloquente oratorſacro teſoro
che ſia ben toſto, che con ſtil canoro
Faccia ſentir
- tºrs
dellio tuoi pregi º,il vanto.
-- - - --- -
se, s . .
- - -
|
e tº eºs ºs vs , sai º tart , e va , º,
- - - - - e º e
:: i
e e º ssc . . . .
- a r , e s . t è
In tenerelle membra S
ZIl ſemplicetto Core -
i. FINA Verginella e .
Bramaua eſſer affiſſa -

A duro tronco atroce


i con GIESv crocifiſſa
si soura Nouella croce º
a Amica TiopoRo
Alla tua penna borlice g .
Trattar di Saluia l'vnicoTeſoro,
i! Il tributo le Gori
- Della mia patria amata ,
si per opre ſii"
Tiſetura d'adori a .
di or 9 è
e - Si
- sº . . . . .. .. .

- a

- -- - e e . - a .

º, i . , - -

- -

- - -

-iii.
5 , iº
- B 5 Del
34
3:::::::::::::::::
;;;;;;;;;;
Della Patria di Santa FINA
Capitolo Primo.
S º A Roma Ca
SN, po, e Teatro
à , del Mondo ri
ilyA conoſce la ſua
origin primie
= FF-Sº rala nobilter
ra di S. Gimignano, che più
giuſtamente dourebbe no
marſi Città, quale fù Patria
alla Beatiſſima FINA.
Comparue ſotto il Cielo
della belliſſima Hetruria fino
nella cuna del ſuo naſcimen
to ſi Illuſtre, che non haueua
da mendicarle glorie da po
ſteri. Il ſangue, 8 il nome
Romano baſteuole ad Illu
ſtrare vn mondo, come ſuffi i
ciente à ſpauentarlo il primo , -

& C lat
Da S.Gimig. 35
i latte gli porſe.
; Due fratelli figli di quella
Poderoſa Republica, che fù
i domatrice delle nazioni più
ſuperbe furono a queſta, e Pa
dri, e fondatori. -

" . Furon queſti Siluio, e Mu


i tio nobiliſſimi Caualieri Ro
i mani, i quali o per deſio di
i perpetuare il lor Nome Im
i mortale, o per declinare di
º Catilina lo ſdegno, o per al
i -tra cagione, che'l tempo in
º uecchiato non ſa ridire, edi
i ficaron due Caſtelli nell'altez .
za di queſti Colli. Gli deno
i minaron da lor Nomi, acciò
i nella durezza delle pietre ſi
eternaſſero. Dall'unde fra
telli Mutiofù detto l'uno, il
: quale poco diſtate da queſto -
i : ne veſtigi delle ſue rouine
i gconſerua ancora (ma guaſto
i e corrotto) il nome del ſuo
). ºss"
-- - te
36 Vita di S.Fina. º

te mucchio con più ragione i


che Muzio, non eſſendo al
tro, che vin mucchio di roui
nate muraglie, ne cui dirupi
moſtra però l'antichità de
ſuoi natali. Caſtel di Siluio,
overo della Selua fù detto
l'altro il quale con più felici ,
auſpici fondato molti,e mol
ti anni auanti il naſcer di
iChriſto dilatò i ſuoi debiti
principii alla grandezza, e
magnificenza, che hora ſi ri
mira, e S. Gimignano s'ap
spella. Vn raro auuenimen
ºco che lo ſaluò da iminente
ºperiglioglilcangiò il nome.
i Lo ſdegno di quei fiero che
reti, perſeguitana l'Impero di Ro s
3, ma per annientarlo, potè ca. º

Goti, cellare il nome Romano da


º queſti muri, come haueua
penſiero raderlo dalla memo
ºria degli uomini, ma non
tºrnassassina
º e e -
S. º Da S.Gimig. a 37
lº degno del
ricchiti dalquale
Cielo,furono
benchear:à
l
ui ſuo coſto. Veniua l'empio
pi per flagellar queſta Terracº
dt me haueua battati. Si abbatº
tuti altri luoghi dell'infelice,
10 e miſera italia, ma il Veneri:
( do Pontefice della Città di
Modana San Gimignano ap
º iparſo viſibilmente ſopra la
-porta, che della fonte ſi chia
i ma, gli prohibi l'ingreſſo lo
- di ſcacciò con l'armi onnipd
tenti della Croce. Non di
ſdegnò queſto gran Saceta

| i dote dell'Altiſſimo inalzar


la mano per fugarlo,il di cui
dito eſſer doueua altamente
sHonorato da Cittadini
iSiluio.a . i : è
di
e si procacciò vn ſi potente
i ſoccorſo la gratitudine de
gl'habitatori, i quali per eter
i ma la memoria di fatto ſide
gio; ereſſero quella ſtatua
i di
38 Vita di S.Fina -

di marmo rappreſentante
l'Immagine del Sáto in quel
la forma, che diſcacciò gl'i
mimici, che hora ſopra detta
porta ſi reueriſce, e cangiaa
do con miglior ſorte nel San
to il nome profano chiama
rono la lor terra, che da Sil
uio hebbe il Nome, e' prin
cipio S. Gimignano. Così di
a doppio nome arricchita di
º ſpiega nell'wno la nobiltà del
- la ſua origine, nell'altro ma
nifeſta gl'affetti della ſua Re
ligione. -- -

i Furon da prima riſtretti i


i ſuoi confini dentro del pri
mo cerchio, ma poi da Deſi
iderio Re de Longobardi, che
ſua ſtanza l'eleſſe, e da ſuoi
i Cittadini ampliata s'accrebbe
alla circonferenza di più d'un
miglio, che hora la circonda.
fù però architettata la fabbri
sca corriſpondente ad vn'ani
Da S.Gimig. 39
mò, che vantaua Roma per
patria. L'edificio ſublime
della Rocca, che nella ſom
mità più eleuata del Colle
s'inalza rappreſenta l'altezza
del Campidoglio; la magni
ficenza de Palagi deſtinati al
la publica giuſtizia, a publici
Magiſtrati, l'altezza delle fa
briche erette à priuati com
: modi contende con la gran
dezza defiori Romani, l'emi
nenza delle Torri, che in quel
picciol giro numeroſe, e ſub
i limi s'inalzano non inuidia
l'altezza delle Colóne Traia
ne, o delle Piramidi d'Egitto
Fra queſte vna più eminé
te d'ogn'altra, che ſopra d'wn
i ſolo arco fondata torreggia
- oſtenta la grandezza di chi
l'ereſſe, e diſpiega nell'armi
il valore di quel Sangue, che
cinalzando per ſua glorioſa
Inſegna la Lupa riconoſce
i - per
4o . Vita di S.Fina
Per ſuoi fondatori i Romani.
Queſta moſtrando rarne
di ciaſcheduno di que valo.
fºſi, nel Magiſtrato de quali
ſi fabricata da queſta Patria,
ſche in que tempi reggeuaſi
con politico gouerno di no.
il Republica, la Torre di
Dauid, da cui pendetiano
rile armature, raſſomiglia.
Vn'altra che più baſſa di te.
ma non d'altezza riſiede qua
ſi sfera d'Archimede) riſirin.
gº in ſegran parte degl'orbi
ſceleſti. Quiui il ii"
ºgni giorno il regolato ſuo
" Ltina i ſuoi accre.
ſeinenti, e decreti,
emulando quella del Cielo,
paleſa. L'aureo numero o
- "i rappreſenta la let
tera Domenicale anniuerſa
iº ricorre il tempo ſteſſo,
"cºn ferreo dente egie,
ºcºſumsquettiiiiiiiii
º , ti
pa S.Gimig. 41
ti con le ſue volubili ruote
rauolge. Opra che da lon
taniſſime parti chiama ſpet
tatori Illuſtri, che venghino i
à mirarla, ed ammirarla.
Il tempio però che alla fal
da della fortezza pompoſo
s'innalza alle profane fabbri
che punto non cede: ſomi
gliante nel ſito, e nell'archi
tettura, direi a quel famoſo
che ereſſe il Rè Salomone, ſe
il cerchio de muri fuſſe mag
giore, fonda le ſue radici ſo
pra altiſſima, e larghiſſima
ſcala, il di cui primo grado
è piazza ſpazioſa: e nella ric
chezza del diſegno, nell'ordi,
ne de colonnati, nel'antichi
tà delle pitture del vecchio, e
del nuouo Teſtamento mo:
ſtra effigiata la grandezza del
cuore, che nobilmente l'e
rèſſe. :
( Fù dedicato forſe nella pri
- 1 A3
42 Vita di S.Fina
ma ſua fondazione alle falſe
deità del gentileſmo,ma po
ſciariuolto il culto alla Santi
tà del Beato Niccolò da Bari
chiamò da quella Città, che -

è Emporio del mondo la di


gnità Pontificia d'Eugenio
quarto a conſacrarlo,emeri
tò eſſer arricchito di benedi
zioni, di priuilegiin conferir
dignità, e particolarmente
del nobil titolo d'inſigne,
Quello che al ſuo culto è pro
Poſto dal ſolo ſommo Ponte
fice è eletto. Numeroſo cle
º compoſto di Canonici, e
di collegiati agl'offizi diui.
ni continuamente gl'aſſiſte.
Antica,e nobil fabrica ſtanza,
della prima dignità lo cinge
davn lato,Torre ſublime l'or
dine delle ſonore Campane
conſerua dall'altro, e nella e
proſpettita da publici palaz.
ziº & altre magnifiche fab.
bri
Da S. Gimig. 43
briche riceuendo il corteggio
è circondato. -

In queſta maniera fabbri


cato il primo Cinto della ter
ra n6 fù difficile à Deſiderio
il Re poderoſo de Longobar
di edificare il ſecondo, a Cit
tadini il terzo. Si valſero del
primo diſegno, e conſeruan
do quelli ſpiriti generoſi he
reditati dal ſangue con l'emi
nenza degl'edifizi, e con l'al
tezza delle Torri, che quaſi
per ogni fabbrica ereſſero a
gara, riguardeuole la reſero.
L'arricchir la fabrica quaſi
di ciaſcheduna caſa con Tor
re non fù ſpirito d'ambizio
ne come voleſſero ( a guiſa
º d e ſuperbi Giganti) guerreg
) iare con Dio, ma d'eſpreſ
º one di nobiltà, o ſicurezza
a negl'aſſalti.
Chi profeſſaua nobiltà, o
). inalzaua il contraſegno del
la
44 Vita di S.Fina
la Torre, o vero l'iſteſſa ſua
caſa fabricaua à ſomiglianza
di Torre, e perche fù di no.
bili ſempre ripiena fu arric
chita di Torri. -

. Quando anche dal furorc


inimico fuſſero ſtati diſcala,
ti i muri, in que tempi che
l'artenó haueua ancora vſur
pato il bombo de tuoni alle
nubi,e con le ſue bombarde,
& artiglierie rapite alla ſaet
tale fiamme poteuano i Cit
radini defenderſi nelle pro
prie caſe da gl'aſſalitori, a
quali benche preſa la terra
reſtaua da sforzar tante:fora
rezze quante erano le Torri,
e le Caſe.
Si riconoſce però maggio
re la grandezza dell'animo
anzi della pietà nella moltitu,
dine, e ſontuoſità de Mona:
ſteri, e de Tempi.
Dieci ſono i coni di -

º - e
- Da S.Gimig. 45
Religioſi, e di Vergini egual
mente diuiſi, che l'arricchi
ſcano ; fra quali due più in
ſigni d'ogn'altro, l'Vno de
dicato al valore del grande
Agoſtino, l'altro al merito
del Patriarca Domenico in
fabrica, in bellezza, in gran
dezza, in ſito racchiudono i
pregi della natura, e dell'arte;
la pietà alla magnificenza
congiunta in queſti ha di
moſtrati i ſuoi sforzi.
La ſantità di Franceſco,
che in queſta terra fù reueria
to con particolar deuozione
quando ancor viuente ſi de
gnò viſitarla, il ſuo affetto
in eleggerſi compagno vin
Cittadino di Lei, che poi mar
tirizzato gli fu conſorte nel
Cielo meritarono, che gli
fuſſi inalzato Tempio, e Mo
naſtero più ſontuoſo d'ogn'
altro; ma dalla fierezza delle
- guer
A6 Vita di S. Fina |
guerre abbattuto, perche
baſtionaua vna delle princi
pali porte non reſtò in tutto
eſtinto il ſuo culto, ma riſtrin
to in minor fabrica dentro
de muri allargoſſi con mag
gior deuozione ne cuori.
Tre hoſpedali celebre, ed
illuſtre non meno, che vitil
la rendono, mentre nel pri
mo ſi riceuano i pouerelli,
che peregrinan nel Mondo,
nell'altro s'accettano gl'eſpo
ſti Innocenti, che dalle cir
conuicine Città,e Caſtella sò
traſportati alla pietoſa cura
di luogo ſi pio; nel terzo cd,
carità veramente Chriſtiana
ſi curan gl'Infermi, che la
pouertà, e miſeria da ogni
luogo inuia alla pietà di Fi
na, a gloria di cui è ſanta
mente inalzato. -

Da queſto, quaſi da ricca


miniera, caua ogni condizio
- - IlC
cine di gente al ſuo biſogno
i qualche ſoccorſo, a lui ne
i tempi più freddi quando col
i giaccio creſce la fame gior
finalmente ricorrono affamati
ſi i pouerelli, e conſolati ritor
nano.
t Per la pietà amoroſa di
i queſto la Nobiltà non perde
º il decoro, la pouertà non
languiſce.
; La cuſtodia però della Ter
º ra in Maria è ripoſta. Eſſa
i che ſopra due porte di Lei
i s'ha fabricati due Tempi l'V
º no de quali in diſegno, e va
i ghezza ſupera l'inueazione
i dell'artifizio con la ſua pietà
; la preſerua da mali.
i Oltre molti altri tempi
ſparſi dentro a muri noue có
fraternite(quaſi noue chori)
adornano il Sereniſſimo Cie
i lo di queſta Patria. -

) Cinta d'ogn'intorno d
º i- fore
43 Vita di S. Fina
fortiſſimi muri moſtra le mi
raniglie della Natura con
giunte alle difeſe dell'arte,
9ue piaceuole ei Colle af.
foſſata, e baſtionata non te,
me il tempeſtar delle palle
inimiche; Nel reſto del re
ºinto le dirupate balzeare,
dono inacceſſibile agl'aſfalti
degl'inuaſori.
Nel ſuo diſtretto, e teni
torio ſparſa ſi vede la Religio
ºn abondanza. Tre,
taſette Benefici curati colti
ilano Panime de ruſticani
habitatori. l

ºuattrº elementi che ci


ºnº a beare vaa Terra al
fecondano. . . . .

, ºoco ſuſcita con facili.


le ſue fiamme mentre la
SoPia de boſchi, che gli teſ
nobil Corona gli ſommi.
niſtra alimento copioſo -
- L'acqua indeficiente non |

- Il lai
1, Da S.Gimig. 49
: ma ſi diſecca, perche in per
co petue fonti ſomigliati a quel
in le , che adacquano la nobil
:: Città di Siena ſempre ſi di
i rama. La terra gode nell'a
i menità de ſuoi campi quell'
li abbondanza, che può ſparger
in la copia col Corno. Qui la
i vite, germoglia ſuauiſſimi i
frutti, che poi diſtillati in li
tſi di presioſa vernacciaſi,
i ſpargono necirconuicini pae,
º " fron
deggia, Cerere ſoprahonda si
i Rappreſenta nelle ſue Ame-,
ne colline vn delitioſo giar-,
i dino, anzi tanti ſono i giarº,
i dini quanti verdeggiano i
collis Il ſaluatico congiun-i
i to al domeſtico non toglie,
ma aggiunge vaghezza al ſuo,
ſuolo e ,
. L'aria purgata da venti ap
portaà corpi perfetta ſalute,
as partoriſse ſpiriti così ge:.
i; Se neroli
-
º i
- - -- - -i

se Vita di S. Fina -
neroſi, che in lettere, armi,
santità hanno fatto inſtupi
direi mortali. - 2 º º
: Ne potrei formare va Ca
talogo ſe ha eſſi preſo a ſcri
liergl'annali di queſta Patria,
ma hauendo riſtretta, e con
ſacrata la penna ad vna ſola
FINA; baſta al preſente mée
touarevn ſol Bartolo persa
"
così illuſtre, che più è giuſta -
".
belliſſima Italia; Giaeeal ſuo
venerabil Corpo nel magni.
fico Tempio eretto ad hono.
re della gran Fenice de Doni
tori Agoſtino, entroºvrna
pretioſa arricchito di candi
di marmi, quando queſta Pa
trianó conoſceſſe altre, Hea
roe queſto ſolo è baſteuole
per illuſtrarla. i lºrº si
Ma reſtringendo in queſte
da parole il ſuo2merito, àche
iº.. i
; di SiGing.
è più lunga, e ini,
ſi riſerbº, ſi contenti per ho
raiedere a Fina ſua Concit
º "chioſtri beni e
s"ppreſentaſſe egie
nelle virtù, 2 i
:: :: :: i c;
Pella Naſcita di sana FINA
ºap. II.
rsasia lei sa. i
Niquetilgſigne, raº:
ºtitº dal Cielo arricchi
º dalla Ferrari ſia
ſuoi nacque la noſtra ſ
º innocente, beni,
fiumi fortuna di parenti poi
ºci di que'beni, quali inturi
midiſcano gl'animi dei morsi
tali nulla dimeno per ſplen,
dºte di meriti per antici
di ſangue, nobili ed à neſſunº
altro di detta Terra inferiori,
Non potè iqueſt'auuenturo
º parto vantar le ricchezze
driſsolo non hereditate da
innaa C 2 pro:
52 gira di sifina,
progenitori. Ma quando ans
anche haueſſe poſſeduti ibe,
ni di Mida, è comandati i
Regni l'aleſſandro, la pouer
tà dei ſuoi affetti, che dimog
ſtrò mentre viſſe gl'hairebbe
vilipeſi, non vantati.
è Potenaten gloriarſi della
nobiltà dei maggiori origi
ginati dalla Nobiliſſima Fa
igtia 48Ciardi ha con gli
habitiva ruoſi e congraffet.
ti ben diſciplinati cercò hoº
bilgarſi aellanimo ogniosi
Quando anche fuſſe nata tua!
mile di ſtirpe ſtimauà aſſai
mºglio eſſer principio di no
-

biità con la virtù che dege


nere da quella de' Parenti ils
luſtri col vitio. Coſa più Sás
taſtimò il gran Tullio con i
ſuoi coſtumi riſplendere, e
f"areà poſterivna no
ltà degna, che paoneggiare i
ºsº i:Q
l

º 9 tenati
- Da i" 53
tenati, Indarno fa pompoſa
moſtra dei teſori degl'aui chi
pnuerode propri ſi ricono»
ſet. f.Con riſo moſtra l'ima»
g" antichi
i di ſua caſa, chi priuo
dei chiari dell'attioni illu
ſtri altro non conſerua che'l
ºfumo dell'altrui glorie. La
vera Nobiltà nella virtù ſi
i fonda, qlifyn bene idi natura
tiereditato da progenitori il
sluſtri, tramandato nel poſteri,
chc e obbliga è virtuoſamen
ite operare. Chi è tralignane
i"" offende
la natura, deturpa i progeni
'tori, macchia la virtù, i" -

dca la nobiltà : Queſta prin- , a


cipia dalla virtù, ma deturº
pata dall'attioni termina col
vitio a fig rºº! g : è
- i vna, e l'altra nobiltà, e
fº, di ſangue, e di virtù arricchì
queſto nobiliſſimo parto,bº
d 3 che
S4 Vita di S. Fina
ºche quella degl'Aui fuſſe per
la poiterrà decaduta; Ma non
conſiſte la nobiltà nelle rica
chezze, come la vanità dei
mortali traſogna; le conoſce
come ancelle, non le reueri
ſce parenti, l'ha per neceſſa,
rio ſoſtegno, non per origi,
naria cagione. Sotto le cene
ri della pouertà tal'hora baf.
ſamente ſi cela, reſtaperò am
mortita, non morta, e dall'
attioni dei figli virtuoſi eſce ,
alla luce fiaccolando luminoſi
lendori, per virtù di quel
del quale diſſe il " i

giante reale, che folletta d


la poluerei il pouero, e co'
pſi Principi più degni in Trono
ſublime gi inalza. i
Ciò tutto auuenne alla vo
ſtra pargoletta già nata, la
quale ct lo ſplendore de pro
pri meriti rinouò la nobiltà
ºssia
º i2 º
ſmarrita "
- al
, , Di S.Gimig, 35
lalare humil pouertà. ,
f Fàil ſuo Padre detto Cam
biola Madre Imperiera, da
i ma Illuſtri per
li germoglio ancora vn rãº
polle d'wa Figlio detto Ciare
dº il quale nell'iſola della fer
ti Sicilia, per la purità della
viga» per l'eccellenza dell'o,
perationi fa prima che mor
to canonizato in vita con no
merº epinione di Santo dal a
la Fama commune, e dalla... ..
roce del popolº, che nel rac
gontare l'altrui lodi può dire
º"; i ti ob: si è
-s Ha gran forza la fama;
dene così nel male tenerſi
cºme procacciarſi nel bene. Prou,
E meglio, diſſe il ſaggio, il c.za.
Nome buono, che delle ric
chezza la moltitudine. Quel
lo, che per le bocche d'vna
volgar:fama s'auuolge non
può eſſer in tutto menzogna,
G 4 Aggran:
s6 Vita di S.Fina ,
Aggrandiſce il fatto, acqui
ſta forze nel camino, ma ha
qualche verità per principio
sene vagiotto i legiſti ne'de
lirti per coniettura, ſegue à
Rettorici per argomento i
Habbi cura del buon nome
conſigliaua il Sapientiſſime
de Regi; Petrà queſto tal'ho.
ra più appreſſo le genti, che
ipmerito divea aetione vir
prontuoſa. La buona Fama em:
e 15. piel'oſa di midolle affermò
l'iſteſſo, ma colma altrui di
reuerenza. Queſta beatificò
Ciardo ancor viuente. Qua
li faſſero l'attioni de ſuoi Pa
dre, e Madre non ſi trouadi
i meſticato nelle memorie de
gl'huomini,ma argomentanº
do dagl'effetti, ſecondo gl .
afat.7inſegnamenti di Chriſto, il
quale affermò da frutti poter
ſi conoſcere la qualità dell'
arbore, hauendo queſti gerº
i mogliato
Da s.Gimig. 37
mogliato frutti sì degni,qua
li furono Ciardo, e la Sorel
la Santiſſimi Figli poſſiamo
noi dedurre, che ad Arborisì
fecondi non mancaſſe copio
ſiſſimo humore di ſantità, e
di meriti. s r e 2 e
aliLa virtù de Progenitorira
re volte auuiene, che non ſi
itrasfondane poſteri, in quel
la guiſa, che talhora ſi tra
ſmette da sebianza del volto,
-cgil'eſergitij de i Padri con
poca faticas apprendano da
Figli, mentre ancora pargos
letti autuezzano la mano a lo
ro iſtrumenti M. Con il latte
materno simbouono ne parti
ſino le proprie qualità della
Madre. Lo diſſe Platone nel
"
ed i Poeti di argomº
tO ſi riprenderla
fierezza depoſteri malignati.
- Imprimono le Madri ane
ºi C 5 che
5S Vita di S. Fina
che i loro deſideri nella teº
nerezza de Figli, e mentre
con forte inimaginatione.
apprendano quello che bra
mano ſi commuouono gli
ſpiriti del ſangue, e per la co
neſſione che ha la carne dei
tenerello con quella iella
Madre oue eſſa i"
preme la propria col dito ſta
pa la ſua voglia nel parto;hor
non impronterà in quelli i
ſuoi affetti? Sene potrebbo
noannouerare à mille le proi
ue,baſtino però queſte. se i
i. º" Nerone ,
perche allattato davna Done
ma egittia crudele Fortesie
g" è decantata Clorini
, perche nutrita davna Tie
gre e generoſa, e forte. L'a
gnello che è allattato dalla
Capra di pelo capriao fiveſte,
& il Capretto che ha perba
dia la pedara di ià tene
º ſi- è º C I O
. Da S.Gimigi 59
ro ſi ricopre. Così Fanciul:
lo allattato da Cerua quaſi
Cerua correua. ::
Sono adunque queſti due
virtuoſi parti e un atteſtato
euidente della virtù de Pro:
genitori. p i
Preſentata la nata Fanciule
la nell'aurora della ſua vita al
ſacro fonte Baptiſmale, ace
ciò purgata dalle laidezze in
lei trasfuſei& originate da no
ſtri propri Protoparenti s'il
luſtraſſe col Sole delle miſe
ricordie gli fu impoſto nome
FINA- fie, 3 si
i La ritrouata d'imporre i
nomi alle coſe è docinata da
Dio ed'inſegnata ad Adamo,
acciò col nominare gl'hno
mini, e le belue deſcriveſſe
gran parte della naturalezza
loro. Contiengono ſouente i
nomi alle coſe catò vn Poeta
i E il nome vnaobraucidef
i º C 6 mitiene
6o Vita di S.Fina.
nitione, che eſprime tal'hora
la natura, non che la qualità,
deue però imporſi con la ra
gione, non col capriccio. Il
primo dono, che deuono i
parenti al parto e'l nome,qua
ſi preſago della qualità dell'a
nimo', che dourà hauere il
fanciullo; diano adunque
Nomi à lor figli, che portino
ſeco grandezza, dignità Reli
gione, Santità. Si laſſino i
lor nomi alle fiere, acciò non
l'habbino da imitare ne co .
ſtumi; Si taccino i Nomide
barbari, acciò non s'imprima
barbarie tie figli; Sappelli
no con Nome di santi icciò
col loro imitabile eſempio ſi
ſtradino la via alla ſantità;ma
perche ſouente à figli s'impo
ne il nome de Padri,alle figlie
quello delle Madri procurie
no taſſarle il propridsNome
illuſtrato, co meriti, acciò i
rici, i 3 O figli
- N
. Da S.Gimig. 61
figli ſi vergognino vituperar
quel Nome cd, l'azzioni, che
eſſi hauranno reſo glorioſo
con l'opere. Evn'efficaciſſi
mo ricordo al figlio l'hono
rato Nome del Padre, diſſe il
Padre della Romana elos,
quenza.
Fù con ordine e diſpoſizio
ne del Cielo poſto il Nome
di FINA alla noſtra dinnocen
te, nome non più votito ſino
a quel tempo in queſta Pas
tria, ma miſterioſo, Sladdi
stò la finezza del ſuo merito;
Si preſagi la bontà della ſua
vita. 9:2 o 5 : iiiii ii fa
: Se il fine come vltimo dosi
gni coſa racchiude il miglior
re, e fù dottrina d'Ariſtotile,
fù vnidichiararla megliore
d'ogn'altra donna, che o ne
iſecoli andati, o preſenti,e for
ſe anche ſi -

iſi in desta Terrari one gloo


52 i Evni
62 Vita di S. Fina
E vniuerſale aſſioma de
Filoſofi, ch il fine, e il bene
ſi conuertano, eſſer non po.
teua fine, che buona non fuſ
ſe, anzi perche fù la prima fi.
ne, che riſonar ſi ſentiſſe, è
ſtata fin'hora l'vltima meglio
re, che habbi nell'Infinitài
molte v giato queſto
Cielo. assº º -i
f O vero fù detta Fina, che
douendo eſſer così anguſtia,
ta dall'Infirmità intendeſſe,
che quantunque graui pre
ſtodoueuano fioriroue tra
uagli, dopo i quali eſſa doue
i à godere beatà,
mente quel Dio, che è fine.
vltimo, e ſopranaturale del
l'anime noſtre. Anche il ſuo
Nome l'aſſicuraua del poſſeſ
ſo del Paradiſo, non che ime
riti e le tribolazioni. Perche
è l'hnomini dellaTerra ſi pro
Sºongono Vnfine terreno ilie
- I -

à cat
si)a S.Gimig. 63,
à cattiuo fine gli guida, nel
nome di queſta puriſſima
Verginella fà à Concittadi:
nidi Lei antepoſta vna fine
in terra che gli fuſſe ſcorta al
Beato fine del Cielo. Non po
tranno errar nell'azioni i
ſuoi denoti ſe ſi proporran
no fine ſi degno. Tutto ciò,
che fai opera prudentemen
te, e riguarda il fine, auuer
si quel ſaggio, che vendeua
Sapienza ne' fori listiql oi
glisi Rappresetana loro que
ſta Beata fanciulla nel ſuo
Nome quell'ultimo fine di
morte, di cui ſi dice la mor
te, e fine, acciò peccamins
ſe non fuſſero l'azionisº
poſſibile, e fà parere de
i
ſaggio, con la rimembranza
di queſto fine peccare in eter
no, così pensando al lor fine
hautebbon raſciugate le las
crime del Profeta Gitremiaº
COR
64 Vita di S.Fina
con le quali ſi lagnaua di
quell'anima, che non ſi fuſe
ſe ricordata del ſuo ſine. . .
: Gli proponeua à gl'occhi
della mente quel Dio che ri
girando circularmente ſe ſteſ
ſo in ſe ſteſſo è Alfa & Ome
ga, principo è fine; acciò co
me principio, da cui dirama
ogni noſtro bene l'adoraſſe
ro, come fine in cui ha da
terminare ogni noſtro male
lo ſoſpiraſſero tra 2
Per queſte, 8 altrei ille
ragioni fù detta FIN A, e
benche fuſſe prima nell'Inté
zione di Dio fino ab eterno
eleggendola per Maeſtra ese,
o & aiuto di queſta Patria,
olſe nondimeno, che nell'e
ſecuzione veniſſe nel fine de
ſecoli, acciò finita la deuo
zione negl'huo sini, raffred
data, come diſſe il gran Tar
ſenſe, la carità, ſmarrita la
è pa
pas.Gimig ss
i pazienza, ſi riprincipiaſſe, ſi
riſcaldaſſe, ſi ritrouaſſe.
9 . . . ti
Della º", home
ef ofia di S. , FINA, si
r . - Cap. III.
i - r

è5T O N paſsò Fina quel


N i primi anni, ne quali
ſopita la ragione bamboleg
gia il ſenſo, e pargoleggiano
i vezzi, che non cominciaſſe
ad illuſtrar col lume del di
ſcorſo le ſue azioni. Il gran
de Dio, che a gran coſe l'eleſ
ſe non permeſſe in Lei ſcioca
chezze puerili; l'aiutò, come
diſſe Dauid, per tempo nel Pſal.
mattino. Non haurebbe poſi 45.
ſuto in tre ſoli luſtri farſi gra
progreſſo, ſe il primo luſtro.
( così gioua il credere) non
fuſſi ſtata incipiente, per eſſer
nel ſecondo proficiente, co
me fù nel terzo
-
ri"
Niſ
-
66 Vita di S. Fima
Niſſuno di repente al ſommo
peruiene dice vn Filoſofo,
ma Sacro, a grado, a grado
è neceſſario inoltrarſi così
nella via delle ſcienze, come
in quella della virtù. Non
hauiamo adunque à deſcri
nere in Lei fanciullezzei
ranti, anzi vecchiſſima giºr
sinetta canuta non dichio
ma, ma di ſenno precorreua
gl'anni col ſenno, e'l ſenno
con l'amor diuino auanzaua
in modo, che maturatiſive
deuan que frutti d'honeſtà è
prudenza che appena comiti
ciauano a ſpuntare da germo
glio sì fecondo, ei Accolſe
penſier canuti in giouenile
etade: S'auuerò di Lei ciò
che del gran Batiſta canta la
Chieſa, che nella puerile età
non conobbe età di fanciul
lo, poiche parue FINA nò,
fanciullar con gli ſcherzi,ma
i – VCC
s Da S.Gimig. 67,
vecchieggiati con l'aziogili
La virtù quaſi amoroſa saci
coglitrice fra le ſue braccia
la ſtrinſe la ſantità nel ſuo
ſeno adagiatala il primo latº
te di ſodo, e non punto fan?
ciulleſco nodriméto gli porº
ſes. b il
E Non haneua ancor compi
sto i due luſtri, che tutta iroe
mita, e chiuſa ne ſuoi penſie
ri dall'altrai veduta fottrat
taſi con Dio, e con ſe ſteſſa
diuiſauagl'affari dell'anima.
fuggì ſempre il dannoſo cd
mercio dell'altre fanciulle
iſue coetanee, e nella compo
ſtezza delle ſue azioni prea
uiſaua qual'eſſer doueua, nel
progreſſo della ſua vita.
5'Haueua queſta modeſta, e
vergognoſa fanciulletta pro
poſto auanti l'Idea della Sar
cra, ed innocente Vergine
MARIA, della
- i
sul "se
- - -
-- l
6s Vita di S.Fina si
il grande Arciueſeouo di Mi
lano Ambrogio Santo, che
paga dell'ozioſa quiete della
uſto petto auguſti
: dentro di cui riuolº
gena penſieri eterni ſtaua nei
ſecreti penetrali di quella sì
ritirata, che ne meno ſapeua
la ſtrada, che conducetia alla
porta. In queſto vino eſem
plare di MARIA ſpecchia
uaſi la Beata fanciulla di Fi»
ana, &abhorrendo i gioueni
li traſtulli delle ſue parifatto
ſivn'Antemurale della pno
pria modeſtia rinchiudeuaſi
ne muri della Caſetta paten
na.
Ammaeſtraua col ſuo
eſempio le Vergini di S. Gi
mignano, che con la ritirar
tezza i fedeliſſima Cuſtode
dell'altrui honeſtà ſi preſenr
taſſero più a gl'occhi della
i IIACIA
ss Das Gimi so .
mente con ammirazione del
le genti, che a quelli del Cor
po con pericolo della fama.
Auuertita con l'eſempio del
la ſua ritiratezza i Padri, e le
madri, che ritiraſſero i figli
dalla Rionuerſazione di quel
li che poſſono offenderli col
vitio. Non è animo così be ..
diſciplinato, che dal Com
mercio decattiuideprauato
; non reſti; non è affetto così
ben compoſto, che con la
pratica d'un triſto non ſi ſco
ponga. Sono i ſenſi dell'huo
mo, diſſe lo Spirito Santo, Gen.

ſ inchinati per natura al male, e 8.


ſe con la conuerſazione de
buoni non s'imbriglia il mor- .
ſo al ſenſo corre per trarupa si
; te balze al precipizio. Ciò che
di buono, o di reo in vo'ani
mosfumano s'annida non ta
to dalla famiglia,e legnaggio
ſiauºsa
tramanda ne
nei poſteri, ',
poſter qua:
oro Kita di S.Eina .
ſto da vma buona,orea pratie
Accl. ca. Chi tocca la pece, diſſe
º il ſaggio, reſterà imbrattato |
Il più ſicuro colpo che habbi |
il Demonio per rouinar la
giouentù el'amicizia del cat
ciui, baſta a queſto inimico
dell'huomo hauer meſchia- l
ito il grano con la zizania in i
i" continente ſi parte, non oce i
iù sº
r
i con
le ſue frodi più è valeuole i
perrouinare la bontà altrui
un'arinico ſcelerato, cheiva
Demonio malizioſo; medee i
º ſimano ben preſto i coſtumia
º gl'affetti, i penſieri, l'azzio:
Di oi , o si i? -sº
i
pal Col Santo diſſe Dauid ſa:
i7. taiSanto, Imperuerſerai col )
petuetſo si ſia pratica è il l
teſtimonieoautoreuole del .
l'azioni; Non occorre man
giare ſecondo il volgar det
ºssesiaespa
Qi - |
- - - ba S. Gimig. 7o
ia fineſtrella nel petto, che i
deſiderana Socrate per cono º
ſterevn huomo. se com
iercia
no " colſe'l
buono
"iſarà buo
iE
ieeeſſario per concea rt la
buona opinione di fieno,
e praticar col buono, o riti
farſi, così faceua la noſtra
fºggia fanciulla di Fina i
"ſºaraºhora dall'amata
Ma caſa taiatane à forza dai
la neceſſita per cagioie della
euertà ſua, ma tremanº
Per la geloſia della pericola
te pudicizia andaua con tan:
ta modeſtia, con azzioni ſi
cºmpoſte con occhi ſi iner
ſi i
Sº patteggiato con i finte.
ºdchi, che non vſciſſero i cºrsi.
"
ºppena pºi, volendo,
le ſemichiuſe che -
palpe-

ea TOlle
g2 Vita di S.Fina
Prou. Prou. La ſciagura d'Euridice º
4 morſicata in vn piede da an- i
gue velenoſo le poteua ap-º
portare auuedutezza nel ca a
mino, ſe haueſſe vaneggiato i
co Poe , ma timoroſa di
non eſſere inſidiata da quelli
velenoſo Serpente, che haué i
doingannata Eua inſidia alle 9
figlie il calcagno, cioè gl'af-li
fetti immondi rappreſentati i
nel calcagno, dal quale ſi dic
parte vna vena, che paſſa d
per il Cuore, ſormonta alla i
teſta, e deſta gl'appetiti del n
ſenſo; perciò andaua nel
Cammino ſi guardinga.
Aſcoltauale graui querele i
del Profeta reale, che negl'wl
timi paſſaggi di morte teme
sua eſſer circondato dall'ini, i
e, quità del calcagno originate
ri in Lui dal paſſeggiare nell'a
“perto delle loggie della ſua
nobilkeggia, e dal mirare i
le
l
.
Da S. Gimig. 73
e le troppo diſuelate bellezze
º di Berſabea, onde intimorita
º con gl'occhi abbaſſati per
i modeſtia rimirauai ſuoi pie
0 di -
-

- .
di L'huomo, che a ſuperbo
t º" dimoſtra nel fronte, -

t.

it oue la ſuperbia, al parer d'A


goſtino, ha piantato il ſuo Besi.
f trono, l'alterigia del ſuo Cuo º
i re, e la donna che sfrontata
i cammina, ſecondo il parer
li del ſaggio nel fronte le ſue
i sfacciataggini paleſa. La
e modeſtia degl'andamenti di
il Fina dichiaraua l'humiltà del
l'anima ſuo, e la purità del
ſuo affetto. Bramaua eſſer
i vn viuo. fſemplare di Giob
: così nell'Infirmità, come e
i nell'azzioni, e ſapendo che
º Dio conſideraua non che al
tro i veſtigi de ſuoi piedi pro rat.
º curaua ſantamente emula- 13
riesa
. -2 : : minio di
ſa,
474 Vita di S.Fina
fa, che la marauiglia de fuei |
andamenti faceua traſecela
rei riguardanti, é inſtupidi
regl'iſteſſi Angeli, eheam |
mirati forſe diceuano; Come i
cant ſon belli i tuoi paſſi mentre !
7 cammini calzata di ſcarpe di
, modeſtia. |
" Non poteua inciampare |
º nella Pietra delle ſcandolo |
mentre camminando riguarº |
daua i ſuoi piedi 5 Ne la ſpia |
na, che trapunfeiPpiede al- º
la fsuoloſa Venere eea la
quale imporporò il biancº i
fandor della Roſa poteua of, l
fenderla mentre con gli occhi t
i nella terra faceva ſeorta
a ſuoi piedi, e col velo della
mºdeſtia coprua le roſe,
pirpuree del volto. |
- Lo spirito Santo diuenu
º to habitatore di quel caſtiſſi
i"
-f . l'ammaeſtraua de
dafini, ehe dal vedere ſono
se i irre
e Da S. Gimig. rs
6 irreparabilmente aumenuti, e
la fouente auuengon nel Mon
id do. Le rappreſentaua la no
ſtra prima Madre Eua, che
viſto il pomo bello all'occhio Gen.
tf giocondo all'aſpetto gli pare 3e
ue ancor tuono al mangiare,
e dal mirare tracollò nel pec
fe, cato. Che ſe bene il mirarlo
lº come oſſeruò Bernardo, non
3! era peccato fà a Lei di colpa .
originaria cagione, e mentre
al perſtiaſa dal Serpenterimira
il cibo proibito con pena di
c monteſi prima del cibo divi,
0i ta, e nel prender ilpomo pere
de il Paragiſo.
º
'f,
i Queſti così gran malite
l mcua la prudentiſſima Fina,
-.
che perciò pregaua con Da
uid, che fuſſero cuſtoditi i
lº ſuoi occhi, acciò non rimi. Pf.
ſ raſſero vanità. I 18,
ſt E vero, che tanta era la
10
ſua purità, che in ſomiglian
D 2 Za
- - -

56 Vita di S. Fina
rza del Sole, quale traſcorre
“le ſozzure della terra ſenza
imbrattarſi, anche fra le lai-l
dezze del ſenſo ſi ſarebbe pre
ſeruata intatta, e candido
Armellino haurebbe detto.
M A LO M O R I,
QVAM FOEDARI.
Nulladimeno la ſciagura del
l'infelice Dina, figliola di
Gen, Giacob, che con pura inten
34e zione, e moſſa ſolo da curio |
ſità feminile andò a riguar: l
dare i Cittadini di Sichen ,
ma con occhi peruerſi rimi,
rata dalla giouentù fù "
deue intimorire ogni caſta
fanciulla. Per ſchiuar queſti l
incontri la noſtra belliſſima
donzella ſe con l'aſſenza ſi
inuolaua à gl'occhi altrui, in l|
, e preſenza velaua col velo del
la modeſtia le ſue bellezze.
E troppo pericoloſo quel
l'oro, che ſcoperto in publi
a- s . ca
fi ca ſtrada lampeggia, e come
z diſſe il gran Paſtor Gregorio,
ai vuol eſſer rubato chi paleſe
Ift
ad occhi veggentiloporta.
di --

| Della bellezza, e modeſtia


di Santa FINA. i

Cap. IV.
t
d Aueua però ragion
ſl i FINA di camminar
i0 fi modeſta con occhi dimeſſi, i .
l poiche ſe ben nata di paren- 8
-
ti humili, era ſingolarizzata
ſ dºvnatal natia beltà, che ana
tº co fra la rozzezza de panni
lº ſcintillaua riguardetiole, e
t l
l
benche poueramente veſtita .
lº trapelaua da quel volto vin
ſ non sò che di maeſtoſo, e di
iſ bello,a cui la pouertà deve
l ſtimenti non toglieua la no
biltà, ne la forma di quelle
fattezze, dalla ſimetria delle
i quali ridondaua vna certa a
7s Vita di S. Fina
dolcezza, che sforzaua gl'oc
chi di ciaſcheduno ammirare
la, ma à reuerirla i 'f.
La bellezza è en dono alel
Cielo, ma deue come coſa , l

|
Dinina celarſi con la mode
ſtia particolarmente i
veſti, che è l'antemurale del
l'honeſtà. Queſto e'l muro, i
che inalzarvoleuano i frat
li alla ſpoſa de Sacri Cantic
“Cant. quando ancor giouinetta né
C,
intumidiua il ſeno smuto ba .
ſtionato da propugnacoli |
d'argento della modeſtia da
veſtimenti Ranciulletta era
ancor FINA, onde a ſomii?
glianza della ſpoſa con que
ſto muro ſi ricopriua.
Conſiſte la bellezza in v.
na ſimetria, e proporzione
di tutte le parti del Corpo,
ed in vna vaghezza di colore
contemperato a miſura del
l'iſteſſe, la quale per ſe ſteſſa
i - s . riguar
Da S. Gimig. zo
t riguardeuole adornamenti
fi non riehiede. Chi la mendica
dalle pompe n'è mancheuole
Dourebbe la donna abbor

; rire non ſoſpirare le vanità.


Se è bella gl'adobbi delle p5
pe offuſcheranno la ſua bel
lezza, ſarà creduta procaccia
; ta dall'arte, non trasfuſa dal
la natura - :

La bellezza è aſſomigliata . -

al Sole, al quale i fregi


. bono i" che
offuſcherebbe se i ſuoi raggi
la bellezza è un giglio, il
quale benche gigante defior
ri; e pompa degli orti altro
adornamentoonen richiede
che i proprio candore, que.
ſto nato dal latte della Dea,
Giunone ( ſon però fauoleg
' giamenti de' Poeti) latte
raſſembra, ma quantunque
puro, e ſchietto ſ'è detto ver
; to di Chriſto) con Salomo
D 4 ne
so Vita di S. Fina
ata negarreggia. Egli con tutta
4 la ſua gloria coperto nò può
contendere con la bianchez
za del giglio. -
. Tale ſi rappreſentò FINA
agl'occhi del ſuo ſpoſo Cele
ſte, così gli piacque, che vi
ftala fra l'incultezza degl'ha
biti biancheggiar così bella
la raſſomigliò al giglio in mez
zo alle ſpine; Altri adorna
º menti non volſe, che i bian
chi candori dell'innocenza, i
ricchi fregi della grazia. Sa
peua, che quei liſci, que bel
etti coſtumati dalla vanità
ſono veleni nocenti, che in
creſpano le gote, impallidi
ſcono il volto, che gl'Vn
guenti benche prezioſi non
ſeruano ad altro, che per vin
ger le ruote al tempo, accio
corra auanti il tempo a por
tar la vecchiezza. La bellez
za è vn Giardino, che quan
º i º CO
- Da S. Gimig. si
to più ſi coltiua più s'aſſolca
con le rughe del volto; le ro
ſe & i gigliadaquati con l'ac,
que odoroſe non s'auuiuano
inlanguidiſcano; la naturale
rugiada, gli fà ſpuntare da
bocci coloriti, e vaghi. Ve
ra beltà, diſſe vn ſaggio, ſi
laua in onda pura, e quanto
meno s'adorna più deletta.
Così inculta pompeggiò la
rara beltà di Fina nuda di
quelle pompe, che ſono l'og
getto della vanità, e rouina
della bellezza.
Se poi la donna è brutta
l'ornamento delle veſti farà
- " più deforme il
eforme, come appunto il
contrario poſto dirimpetto
al ſuo contrario più ſcompa
riſce. Parerà Eſopo in mez
ſº
zo a Cantori, Pietra vilele»
fl
fi in oro, rozza pittura
corniciata di gemme; de
- ſterà
r

sz Vita di S. Fina
ſterà il riſo in que volti, ne
quali ſi perſuadeua trouar me
raniglia, Vn poco eſtrinſe
co abbigliamento non è ba:
feuoleà ſupplire i defetti di
trenta condizioni, che ſi ri
cercano a conſtituire la bel
lezza l'occhio giudice rigo
roſiſſimo non ſi ferma nella
ſuperficie delle veſti, o de
liſci; hà per eggetto il colo,
re, ma non sappaga quando
il colore non ſia proporzio
nato all'oggetto. Schermi
rebbe la negrezza nel giglio,
il verde nella roſa, il purpu
reo nell'herba. Additano
gli uomini curioſi con rifo,
in ſomigliaza d'Apelle, quele
la pittura, che ricca di colo
ri, è pouera di diſegno, ne
vogliono appenderla a muri
della Cataper né eſſerſcher
niti dalle genti, in Fina ſi
viddei contrario riconi º
Da S.Gimig. 33
diſegno, pouero l'ornamen
to; piacque però la ſua pouer.
tà così alle genti, che era lo
data per bella, celebrata per
ſaggia- i : 8 º 331 , e ,3
- La ritiraua anche dalle
Pompe ſolite coſtumarſi dal
le pouere maggior danno
che cagiona il ſouerchio i
ſo degl'ornamenti, queſto è
la mancanza di quei beni abs
ſono neceſſari al ſoſtentami
to divaa vita Ciuile e Quan
º più ondeggiano le veſti
º"3 col veſtir,
5 di ſouerchio ſi diſpogliano
maritinº i figlis e' ſuper,
uo dell'eſtrinſeco.adobba, ltà i
Priua bea ſpeſſo il corpo dei i
intrinſeco, e neceſſario ali.
mentº. Gradiſcano più pa
ºrº e piacere, che eſſere, a º -
i. svſo se l'ambizio. - - - -

i pºſsalmente inna6 i
leta deſideri che è i -

ctiº D 6 bile
s4 Vita di S.Fina
bile fraſtornarli. Le pragma
tiche de Principi non ſono
valeuoli. A nuouo diuieto
ſegue ben toſto nuoua ritro
uata, e fatte artefici ſagaciſ.
ſime ſcaltriſcono l'ingegno
in ritrouar nuoue foggie, o
per 6ſtentar la lor vanità, o
per aſcondere con nuouo de
fetto i defetti della natura, e
del tempo. Sono coſtante
nell'Incoſtanza delle veſti, e
ferme ne loro penſieri; Per
che hanno inquieta la mente
s'inquietano nelle foggie:di
moſtrano in queſto più, che l

in ogn'altra coſa l'huomo,


pſal come affermò Dauid, eſſer
º3 ſomigliante alla vanità, nè
ytere in vino ſtato fermarſi.
itaſſomigliano in queſta ſto
lidezza la Luna,dice il ſaggio
- i che ad'ogn'hora ſi muta. E
27e come vuoi riſpoſe Latona la

Madre alla Luna


- i e il
a ", GiAC
a Da S.Gimig. 85
che li domandaua Vna veſte,
che io l'aggiuſti à tuo doſſo;
fehora creſci,hora ſcemiº
Non poteuavdir queſte re
pulſe la belliſſima Fina dalla
Madre, che ſi contentò di
quella veſte, qual poteua ri
coprire il Corpo non diſco
li vanità. º a º

Affettaua copia degl'orma


menti interiori delle Chriſtia
ne virtù, ammaeſtrata da
Dauid, che tutte le glorie dei
le figlie del Rè del Paradiſo
ſono l'Internebellezze º
a º - - - - - -
Dell Humiltà, e deuotione di
Santa FINA - Gap. V. iii ,
e s .it º
RAle molte virtù, con
º le quali procacciò FI
iNA ornar Santamente l'ani
ma ſua, fà vna pro -

mita dimoſtratanº
la modeſtia ſolºmanelin
delle veſti,
º 4 tut
36 Vita di S.Fina -
tutte le ſue attioni. Da que.
ſto primo grado cominciò ad
inalzarſi alla ſommità della
Perfezione Euangelica sinai
aua però col deſcendere sé
brana quel prode guerriero;
che dipinto ſoprad vna ſcala
infor sua il giuditio deri,
guardanti indifferente per
determinare ſe ſaliua, è ſce
deua. Viſſe ancor tenere la
fà mortali ſoura livſo de
mortali, nè hebbe penſiero,
nè articolò parola, nè moſſe
piede, che tanti paſſi non fa
ceſſe per l'erto , i"
giogo dell'heroic imit
"
chi l'humiltà vmico, ma raro
fºgio divu'anima gran a

nà ſaprei dire qualſuſſemäg.


giore è la diſceſa, è la ſalita,
Paretta vincfante, che artifi.
infament 1Zampillai, tanto
- lefciucio bi e

i -2 3 -

pre
- Da S.Gimig. 87
preſentaua vna palla, che bat
tuta nella terra, quanto mag
; giore è la percoſſa più s'inal
za » & in lei s'auuerò quello,
che diſſe Giob, la vita dell'.
huomo ſopra della terra è v Istr.

| - ma militia, onero come altri


leſie, vn gioco di palla. Si
buttaua nella terra, perche
aſpiraua non come Brutoal
l'altezza del Principato di
Roma, ma al poſſeſſo della
Signoria del Paradiſo. Chi
nºn pargoleggia nella terra, Mas,
diſſe Chriſto non può gigan º. -

; reggiare nel Cielo. L'inue-,


ſtitura de Regni del mondo
non ſi dà ap pili, ma quella
del Cielo ſolo ſi concede a
fanciuti. Laſſate diceuain. M.
| carnato Verbo, che i pargo- 19,
letti venghino a me, poiche
di tali è il Regno de Cicli.
rendeua motiui di umiltà
araºsserº
ce
=----

88 - Vita di S. Fina
deua eſſer detta fina, acciò
eſtenuata nel nome, ingran
dilli nel merito. ; i 7 ei:
Apprendeua il ſuo nome,
non per ragione di vitimo,
.: che racchiuda d'ogni coſa il
megliore, ma con apprenſio
ne di termine, che eſclude
ogn'eſſere di quella coſa, che
termina. Chi ſi ritroua nel
fine di alcuna coſa, comincia
ad impouerirſene; cosi s'im
poueriua nella propria eſti
matione per creſcere nella
conſideratione di Dio. Si ri
cordaua, che Paolo il Saggio
Dottor delle genti, e cele
brato dalla Chieſa con titolo
di grande, perche volleme
nomarſi nel nome. Si chia
maua Saulo, nome illuſtre,
e Regio appreſo gl'Hebrei;
Rappresetaua quel Saul, che
primo maneggiò lo ſcettro
- e ſe
Das Gimig so
ſe chiamarſi Paulo , nome.
(come oſſerua Agoſtino)che
ſignifica picciolezza , e po
chezza, 8 ecco per merito
della ſua humiltà creſce nelle
grandezze, auel nome.
Con queſte conſiderationi
applaudeua fina all'humiltà
sº a
del ſuo nome, mentre Dio
s'apparecchiaua ad illuſtrare
lo ne ſecoli . - e º i

L'esèpio del precurſore di


“Chriſto, la ſtimolaua alla baſ
ſezza de ſuoi affetti, il quale
mentre quaſi ſemplice voce
ſi fà ſentire à gl'Hebrei, An
elo, Profeta, e più che Pro
eta, e celebrato dall'oracolo.
di Paradiſo.
Il deſio di cºſeruare il ſuo
nome indelebile nel libro,
della vita l'induceua à regie
ſtrarlo non con la negrezza e
degl'inchioſtri, ma co l'om
bre della baſſezza
º
sei t
-,
so Vita di S. Pina
tà de ſuoi penſieri. I
a Sapeua eſſer vero, che chi
più ambiſce à gl'honori del
la ſuperbia ha meno ambito,
per riceuerci fuori del Ciet,
lo, quello che il Padre cele
ſte diſſe il Santo Figlio di
Luc.
loe
Lui,aſconde à gonfi di tere i
rena ſuperbia lo diſaſconde
a gli umili. L'aque de ſacri
doni, le quali ſopra gl'alti
monti, che ſono i ſuperbi
fermarnon ſi ponno, nel ſe
no degl'humili, quaſi in baſi
fa alle vanno a cadere, i
r la grandezza, e ſuperbia
dell'anima non arguiſce co
pia, anzi denota mancanza
di gratia, la quale come diſ
ſe l'Apoſtolo S. Iacomo, ſi dà
agl'humili, mentre Dio reſi
ſte a ſuperbi. L'anima ha
corriſpondenza col corpo:
Nè meno la grandezza di
queſto argomenta eccellen
sº Zà
, Da S. Gimige 9t
za di valore, altrimenti l'aper
e la formica,benche piccioli,
i animaletti non cecederebbo
noiri prudenza di induſtria
gli animali più membruti a
La virtù è qualità di ſpiritos
ſi commiſura all'animo non
al corpo. Regnerà tal'hora
maggiore la virtù nella picai
eiolezza divn corpo cantò va
; Poeta, che nell'altezza d'un
buſte i Cue hà difettato la
Natura, ſuppliſce ſouentela
grazia, & oue manca la qui
sità della moltº ſopratonda

. quella deiavitùri 13
Racchiudouar Fina nella
picciolezza degl'anni, e dei
le membravn cumulo di vie
tù, ma riſtretto nell'humiltà
ff,

del ſuo Cuore. I


, Temeua l'alterigia dell'ami
bizione, perche ſapena ai
l'altezza de ſuperbi affetti la
rouina congiunta ,
.
"i
alti
-

92 Vita di S.Fina
alti, e repentini eſſer vicini i
precipizi. o
e L'auuertiuano i fulmini
auuentati dall'aria quaſi ſem
pre nell'altezza delle Torri,
poiche mentre con moto co
trario ſerpeggiano per l'aria
ſi da due moti contrari
ſoſpinti a terra dalla fred
dezza delle nubi, horinalza
ti al Cielo dalla propria cal
dezza percotono il più delle
voltegl'edifici, che più ſui
perbi torreggiano. . .
i Vedeua nella preſunzione
s
d'Eua bramoſa deificarſi eſº
preſſa la pena, che all'anime
orgoglioſe diſpenſa Dio, e
nell'humiltà di M A RI A
impreſſa la grazia, che dona
a ſuoi ſerui. Schiuaua però
i vanaglorioſi penſieri, che l
falſo mondo ci perſuade, &
à ſomiglianza della Terra,
che ſoſtentatrice di º" C
a i - 1-
a Da S.Gimig. 93
Città fonda la ſua ſtabilità ſo
pra il niente, ſtabiliua le ſue
virtù nel baſſo fondamento
d'vn humiltà riguardeuole,e
Santa. ri o º i
. Si proponeua i precetti del
grande Agoſtino, il quale
vuole, che nella fabbrica del
lo ſpirito s'oſſeruino le rego r -
le degl'Architetti della Ter
ra, a te conmiſuraaa la
profondità del fondamento
dell'humiltà per inalzar ſub
lime la fabrica della perfezio
ne Euangelica.
Così diſceſe al più infimo
grado per ſormontare al
maggiore, i s i
Le pareua però vero
lo, che diſſe Chriſto, "
eſſer la ſcala, anguſta la via,
che al Cielo ne conduce; on. Mat.
de ſi riſoluè appoggiarſi con 7'
la deuozione all'aiuto, e pa
trocinio de ſanti, e particolar
- i men
-

94 Vita di S. Fina
mente di quella gran donna,
che fù, è e ſarà ſempre auuor
catrice de calamitoſi mortali
MARIA. -
La deuozione in tre coſe
ſi riſtringere nella reuerenza,
è nell'Imuocazione, e nell'I:
mitazione di quelle virtù,nel
le quali s'eſercitò l'oggetto
imitabile, mai queſt'eltima
s rpa più che - tra i
dauori. Sì iº º i
cºVogliono, dice Agoſtino:
i Santiri ere alcuna di
quelle virtù in coloro per i
quali hanno da ſupplicare l
Le ſtatue, che s'inalzano i
lor gloria, le pitture che sap
pendano, i voti che ſi conſa
crano non gli gradiſcano al
pari dell'Immagine, che del
. ialor virtù ſi rappreſenta nel
l'opere. -
La ſomiglianza partoriſce
amore, c gueſto conſiſte in
- fiºrfi pro
-
Di S.Gimig.
proeurar del bene alla coſa
amata, chi deſidera bene dal
ſto denoto, ſtampi in ſe l'm
magine del di lui merito. La
ſimpatia de coſtumi, e de
i" accomuna ſollefia
tegl'affetti, si apparecchiai
ſoccorſi. Abramo il gran
familiare di Dio riceuenavo
lentieri i peregrini, anzi coa
corteſe giolenza gli tiraua al
Phoſpizio delle ſue caſe, pepe
che " -

brogio Sante) peregrinò ari


ch'egli la terra. " pren
dono il patrocinio di coloro
diee San Leone, i quali die
tre a loro veſtigi con imita.
2iene lodetele ratti s'inuia.
no. Senza di queſta la reue
feHza è diſpregio l'inuocazie
ne è beſtemmia, con queſta
l'aiuto è certo, il ſoccorſo in
- fallibile. i
º Noºposta
-go dunquedif
ine
g6 Vita di S. Fina
diffidare degl'aiuti della gri
Madre di Dio, che s'era pro
poſta eſemplare d'humiltà,
lea di pudicizia, ſpecchio
di modeſtia, maeſtra d'eſer:
ſiZIO - -
i Confidò, & ottenne i bra
mati fauori, i deſiati ſoccor
ſi. Sotto il ſuo glorioſo ve
ſillo in mezzo alle guerre del
lo ſpirituale inimico ritrouò
ſicurezza di pace, entro la
a e della ſua protezzione in i
mezzo alle tempeſte di que:
foturbulentiſſimo mare ri:
courò in porto di ſalute.
E impoſſibile (8 è propos
ſizione del i" (
l
ſelmo) che pera chi alla Bea (
ta Vergine Maria s'accoſta,
di rupi pure per ſua ſciagura
nelle rouinate balze della col
pa, che eſſa procacciandoli"
con la ſua interceſſione effi
asiaiſirsi ſia pigra io l

3ib ſoc
º
- - Da S. Gimig. 97
i ſoccorre. Sauuolga ſotto
l'onde mortifere del peccato
che porgendoli la mano del
la pietà lo libererà dal peri
i colo: Se nel diluuio dell'ac
que delle colpe non s'auuici- Eſal.
nerà à Dio, come diſſe Da- 3º
uid, s'accoſterà a Maria, che
con l'ombrella della ſua pro
tezione lo preſeruerà dall'i:
nondazioni delle pene e raſ:Cant.
ſomigliata dallo Spirito San Ie
i to alle pelli di Salomone, che
; riparauano il tempeſtar del
le pioggie, Sci cocenti rag
.gi del Sole. Quando il vero
Sol digiuſtizia con la forza
de ſuoi caſtighi vorrà sferza
revn ſuo deuoto comparirà,
; come diſſe il Profeta, ad om Iſaia
breggiarlo nel caldo del ſuo 5.
ſdegno. Diſma il buon La
; drone autentichi con la ſua
auuentura queſto vero, il qua
le per picciolſeruigio fatto
) . . E à
vs prima di sfina
a MARia viaggiante in B
gitto ſi riparò all'ombra del
i ſua pietà di raggi di quel
sole, che nei Cie e della
Croce fiammeggiata ºper
º abbruciarlo ºgli ellºp º p
.. . .

"
i ſuoideuóti gl'abbandonerà
nella grazia? Allora coſuoi
fauori procaccia loro grazie
. .) i degne, ſi ri º - a Mà
. -.

« i " -

i à di quel fiero Leone d'A


uerno, che ſempre famelicº
sauuolge per deuorare gli
preferua.
Queſte grazie queſte mi
ſericordie trouè FINA,non
mai caduta nella colpa, ma
a ſempre imitante deuota;que
ſta tutela conobbe contro di
quel rabbioſo Leone, che
ſotto le ſpoglie di velenoſo
serpente minacciaua anuele
maria.
ti si
º lº
Non
- =
-

- Da S.Gimig. 99
Non temeuagli degni d'I
;
º nimico ſi Crudo poſta nella
protezione di Maria, per.
che ſapeua, che ſolo Nome
º di Lei, come dice Bernardo
Santo lo ſpauenta, e quaſi
cera alianti al fuoco lo dile
; gua - Il timore che haueua
º no le genti della valoroſa ,
º Giuditè leggiero equilibra.
º to à quello che hanno i De.
" monj di MARIA . In tut.
º to lo ſpazio che viſſe quella
º valoroſa ammazzatrice de
º ſuperbi, e dopo morte anco.
i ra molt'anni, atteſta lo spi. Iua.
º rito Santo, nooſauono guer 16.
" reggiare con quel popolo
º difeſo da vma amazzone, che
º apeua troncarle teſte più or
º goglioſe mai difeſi dalla pro
º( tezione di Maria non ardiſce
f
oppugnare . Egli che osò
con le lancie de ſuoi tentati
ui aſſaltar Chriſto
E 2
valoroſo
º Ca
1oo Vita di S. Fina
Caualiero nel deſerto, tirarli
ſtoccate alla gola per inue
ſtirlo, fendenti alla teſta per
abbatterlo, parate finte di
Regni per ingannarlo è MAs
RIA non s'accoſta; Già vin:
to da Chriſtopanenta il va
lor della Madre ; Benche
Donna è troppo terribile;mo
ſtra nel belliſſimo volto gli
ſquadroni degl'huomini ar
mati per fugarlo, non rico
noſcendo in Lei minimo Ca
rattere di quella beſtia de
ſcritta nell'Apocaliſſi la ri
-V. conoſce non Donna, ma
- 2–
quaſi Dea la reueriſce col ti
in Ore , - i .

Sotto l'inſegna di queſta


Pallade di Paradiſo eraſi arro
lata la deuotiſſima FINA, e
ſeguendo della valoroſa gl'I
mitabili eſempi, non pauen,
taua, anzi deludeua gli sfor-,
zi, egl'inganni del Serpente,
inimico, - . Ris
Da S.Gimig. ror
Riconobbe ancora per ſuo
particolar protettore il ſom
mo Sacerdote di Dio Grego
rio, da Lei con pio cultore
uerito ; ſi riconoſceua peco
rella della Chieſa, volſe pe
rò rimetterſi alla diligente,
cura d'wno de più zelanti Pa
ſtori, che reueriſca il Chri
ſtianetmo. i
Voleua coſtiuar l'anima
ſua di quelle morali virtù,
che ſon baſteuoli al Conqui
ſto del Paradiſo, ad altri che
al grande ſcrittor de morali
non poteua far ricorſo. Fra
queſte la fortezza nell'Infir
mità le era neceſſaria per ri
portare il premio promeſſo
à ſofferenti. Queſto gran ,
Pontefice ſaggiamente s'eleſ
fe, che con la penna addot
trinò nella pazienza, con l'e
ſempio nella lunghezza de
ſuoi lâguori inſtruì i mortali,
º i E 3 Con
Io2 Vita di S. Fina.
Con queſti potenti aiuti
ſicura s'inoltraua nel ſentie-, ;
ro, che al Cielo ſcoſceſamen,
te ne guida, e poſta in mez
zo di due valoroſi non torce
ua in alcuna parte il penſiero
tutto indrizzato al ſuo Spo
|
p, gioſtriziºnerali
s Santa F IN A. ,
di
. . iv i Gap. VI. ,
i tir :i a
'Huomo nato alla fatica
come l'uccello al vola
re non può quietare con l'ar
nima, che à ſomiglianza di
fuoco ſempre in continuo
mouimento ſi ritroua per v
nirſi al ſuo Centro; può be |

ne fermarſi tal'hora col Cor


po, ma nella ſouerchia quie l

teinianguidiſce. Con que


ſte vicendeuolezze di moto,
e di quiete ſi conſerua.
i - - º
Bea
CO
iº di
- i" i; ari
2 Queſto autenne alla prua,
, densiſſima Vergine di FINA,
la quale per sipararga gli Ifi
commodi cagionati dalla ſua
numil pouertà, hor tragua.
dalla rocca il filo,bor confer,
reo ed acuta ſtile cucina al
i" i tassº
si è
ci
Caſa, i", que,
"diſcepo
della gialeasteſta il grande
Anacoreta di Paleſtina Gire i
lamo, che con la rocca, e cò
Ifi l'ago ſi procacciaua il gior
mai vitto, e fatta non ſolo
ſº Madrea ma con le ſue fati
), che prouida &amoroſa Nu.
trice sacesiInfanteº
4'
-ſi- 4 -
ro4 Vita di S.Fina .
figlio Giesù con tanto valo
re ribatteua i colpi della po
uertà hereditata con la regia
dauidica ſtirpe, che il Re de
ſaggi Salomone, ſe haueſſe
godutique Beatiſſimi ſeco
ii dell'oro haurebbe in quel
la ſua eſclamazione, con la
" vna Donna
»rte, la di cui fortezza con
Preu.ſiſte nel lauorar lana e ſino
si reuerentemente additata MA'
RIA, e con Lei deſcritta lº
rfoſtra valoroſa faneiulla di
F1N A:
: Non è atto di minor for
tezza al Cauzliero il combat
ter con valore, che ſia della
Donna il filare con amore e
Con la ſpada ſi rintuzza
dagl'huomini de gl'inimici
l'orgoglio, e con la rocca fi
lando, prouedendo a biſo
gni della caſa, al nutrimento
de figli ſi ribattono dalle don
- i 3 IlC
r
Da S.Gimig. 1o5.
ne de gl'huomini impudici
gl'aſſalti. -

La fortezza è la virtù heroi


ea dell'huomo, ma la pudici
zia è'i più nobil fregio della
Donna, quella ſi dimoſtra
con l'armi, queſta ſi difende
con la rocca. -
“,

Fra tutte le donne Rema


ne più valoroſa, più caſta fù
giudicata
Perio da Proci
di Roma, non dell'Im
quella, v

che in diporti di ſpaſſo(ben


che leciti) ſi tratteneua nel.
l'aperteSale co Parenti, ma
Lucrezia, che cucendo, e fi
lando vegliaua incamerata
con le ſerue. º :
Non fù minor gloria alla
caſta vedouella di Betulia
troncare con valore più che
maſchile la ſuperba teſta al
crudo Holoferme, che ritira
a con l'Ancelle habitar la
ſtrettezza de muri più aſcoſti
della
ro6 Vita di S. Fina
della Caſa conſumando il
tempo in femminili lauori.
Il ſuo ardire diſciolſe la lin
- gua del Sacerdote ſommo al
le glorie; I lauori delle ſue
mani frenarono quella de Sa
sirici momi, dalle calunnie,
Mud. lo diſſe lo Spirito Santo,per
che ftaua concentrata nei ri
poſti, e più alti receſſi della
ſua Caſa non fù chi ardiſſe
calunniarla. Mentre troncò
l'altrui teſta con la ſpada il:
luſtrò il ſuo Nome con gli
ſplendori dell'honorificenza
è della gloria, ma con tra
pungerſi i diti con l'ago lo
preſeruò dalle tenebre del
biaſimo, e del vitupero -
- Quella donna valoroſa ce
Jebrata dal ſaggio di fortez
za fù reuerita dalle figlie:
Predicata beata, lodata dal
Pren, marito ſolo per hauer cerca
italaiana, ci il lino, rº -

s .
- Da S. Gimig tor
il fuſo, e la conocchia. Qui
ſi riſtringono della Donna i
pregi, sepilogano le lodi, ſi
compendia il valore. Tutto
in ſe accolſe, meritò la ſagº
gia, e forte donzella di FI
NA con i lodati eſercizi del
le ſue mani. .
so
Con queſti fece conoſce
re, che aumenturoſa è quella
Caſa, che d'wna fomigliante
donna è prouiſta Beato quei
marito, che con donna a Fi
ma ſomigliante ſi riſtringe,
oderà la copia non il corno
l'abondanza non il vitupero.
Quando federà con i Sena
stori della ſua Patria compari
rà nobile nelle porte di Lei
riccamente veſtito Aquiete
ra quaſi in Porto ſicuro en
atro del di Lei ſeno la Namicel
la del quor ſuo tolta dal nau
fragio de fortunoſi acciden
ſo ti di queſta vita. Quaſivise
i i E 6 fe
1o3 Vita di S. Fina
feconda vedralla germoglia
fe vino d'allegrezza ne can
toni più reconditi della Caſa
è confidando in Lei non ha
uerà biſogno di ſpoglie. I
giacci, &irigori del neuoſo
Inuerno non ſpauenteranno
la ſua Caſa non diredata di
ſuppellettili, ma di doppie e
veſti copioſamente proniſta,
Gli ſarà quaſi Naue di ric
co mercante, che ſenza pee
riglio di naufragare nell'on:
de porterà il Pane a figli, il
Cibo a domeſtici, il vitto al s
l'ancelle. Inſomma l'abon
danza con la felicità ſaranno
ſue commenſali, mentre ve
drà alla propria induſtria ade
guarſi della ſua donna ilva:
iore. Non è minor virtù il
conſeruar eon diligenza,che
il guadagnar con fatica can
tò vn Poeta. Queſti furon
gl’arredi di fortezza laſſati i
i o si per
s Da S.Gimig too
retaggio alle fanciulle, anzi
alle donne tutte di S. Gimi:

|; - gnano dalle fatiche della te


nera, ma fortiſſima Vergine
FINA
Chi non l'imita nel valore
non la reueriſce con la grati
tudine a ſuoi inſegnamenti
douuta. - ,

Chi dal ſuo eſempio ſi di


longa ammaſſa Cataſtrofe di
mali. e - º l

Il Cuore della donna non , º,


è ſtabile, dice l'Angelico,
ondeggia quaſi mare che
fluttua 3 Chi non riſtringe
ccon Finala mano al lauo,
ro farà diſcorrere il piede,
“Chi non adopra iditi per tra
pungere i drappi aggirerà la
2 lingua, quaſi acuto coltello
per trafiggere i cuori. -

, - - -
-
- - - - - - -
- . -- a -
-
- - - - - -

--- -
i 2 - -

-
. - - -

--- -
Ito Vita di S.Fina
Degl'eſercizi spirituali di s.
FINA, è prima delle
orazioni. Cap.VII.
.i
Gl'eſercizi delle mani
M aggiungeua queſta de
uota fanciulla quelli della
lingua con offerire à Dio le
ſue deuote preghiere, e ri
ſtretta ne receſſi più aſcoſti
della ſua Caſa, come ne aus
Mat. nertifce Chriſto, ma concen
trata ne ſecreti più intimi
del ſuo quore pregauaà por
ta chiuſa quello ſpoſo, che
a Ciel rotto li diluuiama le

che Dio ha determinato con


dedere a mortali l'ha preor
dinato (8 è parerevniuerſal
de Dottori) col mezzo del
l'Orazione, come apunto
hà fermata la fecondità ne
Campi col mezzo del lauo
-- RO,
Ta S. Gimig. I1r
ro. Chi non ſi ſerue de mez
$ zi invano pretende conqui
ſtare il fine. Chi non adopra
l'aratro della lingua, e'l vo:
mere delle labia in vano aſ
i petta la rugiada, che goccia
; dal Cielo. Senza queſta fati
i ca ogni religione è arida di
i ce San Bonauentura, ogn'a
i nima inſteriliſce à fauori,
Niſſuno, diſſe il Serafico Frä
ceſco, può ſperar frutto di
Dio, che ſarà d'orazione in
i fecondo, - - ;
i L'orazione è la chiaue del
t Cielo, dice Agoſtigo, chi
i ſenza di queſta ii
derlo reſterà eſcluſo da ogni
i grazia: Aperſe Dio affermò
Dauidle i" Cielo,ma
quando ſupplicauon le ſue
Diuine miſericordie; E con
catenata con la Diuina pietà,
; e mentre aſcende l'orazione ,
al Cielo, deſcende la miſeri
- cor
-

I 12 Vita di S.Fina
cordia a ſoccorrer l'anima
Ora Il te ,

Queſti adunque erano i


lacci, con i quali pretende
ua FINA dolcemente allac.
Cant. ciare il ſuo Spoſo, I naſtri
º purpurei delle labia ſciolte
per deuozione, non i legami
de capelli intrecciati per
pompa. -
efte eran le funi, che
inteſſeua amante ſi, ma ca
ſtiſſima predatrice per tirare
il ſommo Gioue dell'Empi
reo in terra, acciò pietoſito
- alle miſerie de gl'huomini
gli ſoccorreſſe.
Dall'altare del ſuo puriſſi
mo Cuore infiammato per
carità madauavn fumo odo
roſo, non caliginoſo, Padre
di ſplendori, non figlio di
foco; l'orazione, dico io, da
: pauid aſſomigliata all'Ince
ſo, che eſalando dalla Ora
- a - º
bocca
2Da S. Gimig. 113
n orante per l'incenſiero del
cuore gradiua così alle diui
i ne mani, che placaua i ſuoi
º ſdegni. L'ira dice il Filoſo-o
foèvn ribollimento di San-t º
i gue intorno al Cuore, ma s .
i queſto con odori ſi placa, i
i s'aquieta, perche d'odori, e
e d'vnguenti grandemente ſi
diletta il quore, dice il ſag- Pre
i gio, perciò l'odore ſi riceue: º
º nelle nari, che quaſi proprio
fi etto per ordinati Canali
i" er re
o crearlo. Chi prouai bollo ei
i ri dell'Ira tardià proferir paro
rola conforme gl'auuerti
i menti di quel ſaggio fino
e che haurà deſcritto l'Alfabesi º
y to, ma fra tanto prenda odori
t ri per confortare il quore se
i vedrà addolcirſi ogni ſde-s
1 gno . . . . ini
| Con ſomiglianti profumi
1 cercaua Fina Implacidiresi
23 ; quo
qitare di Dio irritato dalle
colpitdeli ſuoi Cittadini l'ha o
ureſti traduta quell'Angelo,
deſcritto nell'Apocaliſſi, che
cap, ſtando auanti al Trono dell'
º altiſſimo offeriuain vn Incé
ſiero di " " elati
miama odoroſa dell'oratione
si dº ina i fi isti
º Piſtillauano le ſue labra,
º camci quelle della ſpoſa fate
domicie non pedouano oſia
ii rel'amareggiato ssso
redi Dio proferina le ſuede
uste dnationi con la lingua
che nuotaua nel miele e teli
latte e poteua dirle lo ſpoſo,
Tù hai il miele, driblatte ſotto
la lingua come non doudea
no inſuauire i ſuoi ſdegni è
Sono armi potéti le preghie
re, dice Ambrogio, quando
Idio imbracciato della ſeue
rità lo ſcudo, impugnata la
ſpada del rigore contro del
-o p pec- -
peccatore tutto focoſo sau
nta con queſt'armi poſſon
ribatterſi i ſuoi ſdegni pla
carſi i ſuoi furori. È troppo
Fina di queſt'armatura la té
pra, è troppo valoroſo di que
ſto Canto l'Incanto, i
Con queſte, quaſi valoro
ſa Amazzone º copariua ar
mata Fina benche in atto ſup
plicheuole à piedi del Croci.
fiſſo ſuo Spoſo cercado am
mollire l'ira ſua giuſtamente
irritata dalle ſceleranze de
mortali. L'eſempio del fag.
gio duce dell'Iſraelitico pa
polo Mosè l'incorraggiana
alle preghiere, e l'affidaua
della Vitroria, mentre inteſe
che quegli potè con queſt'ar.
mi fare alla poderoſa giuſti
tia di Dio dolciſſima violen.
za, &allora che eſercitarvo.
leuai ſuoi caſtighi a danni
d'vn popolo sºlaiºli i
- 3-
- - - - - ---
- l

116 Vita di S. Fina


fauori vinto dalle voci del
Profeta pregaua che laſciaſſi
Ero di " Così vinto ſidi
3” moſtrò l'inuincibile da vna
ſemplice voce. - -

º L'oratione è guerriera va
loroſa, che vince ſenza reſtar
giamai abbattuta; E lancia
incantata, che al primo toc
co atterra ogni valore,e Iſta
gha amoroſa, che con circo
li di reuerenza, con verghe
d'autorità, con parole d'af.
fetto lega, S imprigiona ; è
in ſomma quell'arme, che
ſola è potente à reſiſtere al
l'onnipotenza della diuina
giuſtizia. - º
Così armata compariua Fina
per riparare i colpi auuenta
ti dall'infocato ſdegno di
Dio, anzi per defenderſi da
gl'impeti hoſtili dell'inimico
inuiſibile. |

-i -
È
L'orazione è ſpada che
Ce
i
a-H

Da S.Gimig. . . 117.
eriſce, così furon deſcritti
a Dauid, que'beati Cittadi
i del Cielo con coltelli da
lue parti affilati nelle mani,
ma prima gl'haueua poſti nel º
a bocca i canti, ſoaui con i º
puali eſultando in Dio lo
regauano, per darci ad in
:endere, dice Chriſoſtomo,
che que coltelli non erano
altro che le loro affettuoſe
orazioni» . , i
-

iL'Orazione è ſaſſo che per


cote, ſomigliante à quella
pietra, che diſtaccata dal
monte ſenza mani percoſſe
quella ſuperba Statua ne pie
di di terra, e ſcheggiatala in
mille pezzi, come regiſtra
Daniel, l'atterrò al pari del Don.
2e
ſuolo. -
Con queſta fù abbattuto
l Demonio da Criſto, allora º
che volendo fare orazione - -

nell'horto ſi diſcoſtò dagl'A-.


po
I 18 Vita di S. Fina
poſtoli (come racconta il Sa
Luc, cro Euangelico Teſto) quan
22. tovn poderoſo braccio può
tirare vaa pietra fu l'orazio |
ne quella Pietra dice Drago
nefioſtienſe, che colta dalla
pera paſtorale della ſacraboº i
ca di Chriſto ſomigliante à º
quella di Dauid percoſſe il
ſuperbo fronte di Golia In
fernale. * -
E falce, che e º º
" t

ninico. Così diſſe quel pru


dentiſſimo Rè, quando inte” -
ſe che gl'inimici ſi erano ac
campati ne confini del ſuo
regno, nevolſe apporli ſchie
re di huomini armati, come
, era conſigliato dai prudentif |
fimo Senato di guerra, ma
ſotovolſe incontrarli -con
popolo ſupplicante vi
Così i
i. diſtruggera dice egli queſto
ipopolo con la lingua
noſtri inimici, comeorante "e l
- 2 -
- i
t da Sigimè. rro
ilpue mieter rherbe de Cam
pi con la lingua
i Queſta ſpada impugnò Fi
ea per ſchermirſi con valore
dai valore inimice Queſta
pietra cauò dar2aino del ſuº
desotiſſimo Cuore per at -
terrarlo. Con queſta falce
armò la ſua bocca per ader
lo dal ſuolo deviui,e diſcac
ciarlo da confini del ſuo pet- -

ta,co e A2 Egloi si
i 9 ei Rai 1: i od
Del digiuno, e mortificazione
di Santa FINA. i
Gap. VIII. sri
e ti - o irri
º E i maggiori inimici più
- sfidati, e più crudi del.
Phuomo,(cosi afferma l'e
terna Sapienza) ſono i dotiè Mat.
ſtici di lui, cioè i ſenſi, che º
rebellanti alla ragione gli
muouone continua, ſia aſ
priſſima
º i
guerra; e Finasanº
- ta
º
di 2o Vita di S.Fina
ta per aſſoggettirli affligge
ua il ſuo corpo con ſpeſſi, e
non mai interrotti digiuni,
dichiarando in queſto modo i
la ſchiauitudine della carne
douuta allo ſpirito e parchiſi
ſima giovinetta hauendo ap
pena imparato a mangiare
cominciò a digiunare, è
Procuraua figlia d'Adamo
cancellar col digiunar quel
la colpa, che Adamo col ci
bo introduſſe ne poſteri -
Con ragione ſtupiron di Final
i denti, e nello ſtupor digiu:
narono, perche quelli de Pri i
mi noſtri parenti mangiaro i
neyuue acerbiſſime di pesi
cati e º . . . . ..
apprendeua ſe ſteſſa cºn
a ſibaſſi ſentimenti, che ſi ſti i
o mauacó Dauid non Donna ,
s maviliſſimo verme, ma per
non hauer ſempre da ſtraſci
nare
Si
il Ventre pºrtera"
- Il
- E

e Da S. Gimig. 121
me volentieri haurebbe im
pennate l'ali. Prendeua in
ciò gl'auuertimenti della na- -

tura in quel picciol vermicel


: lo Caualiero, bigatto chia
mato i di cui parti ſono di
i ſeta non di carne.
i - Queſto prima minutiſſimo
grano ſotto le calde Neui di
o vn ſeno celato, prima lattan
te che nato, fatto di ſteril fe
i condo ſen'eſce a reſpiri di
queſto elemento vitale del
º l'aria. Nato poſcia gli ſerue
1 di balia amoroſa diligentiſſi
f, ma donna, di cibo, e di lat
) te tenera fronda di moro, di
: cuna è di faſce l'inargentato
ſtame che dalla bocca ſpira.
i Quiui dal corteggio dell'ho
i re accreſciuta la vita di gior
l, nicol cibo ſi paſce col ſonno
:: creſce; paſciuto, e creſciuto
i s'infraſca, S&odiando la luce
y gl'oppone incontro prezioſo
is. º, F ſcu
|
122 Vita di S.Fina
ſcudo di vomitanti fila, che
ſono ſpuma della ſua bocca,
& ordigno di ſuoi piedi, e
volontario prigioniero entro
oſcura prigione ſi ſerra.Qui
sui dimorato ſenza cibo alàſi
tempo di nuono abborre il
ſuo ſtato, deſia la luce, odia ,
1e tenebre, e come annottoſ- º
ſi al giorno, così saggiorna i
alla notte, con picciol dente ,
rode quel ſerico carcere, e
par che dica, 8 feci, 8 fre l
i, ſe l'hô fabricato con la |
iocca, l'ho anche roſo col
dente, e col far pompoſamo (

ſtra dell'ali, con le quali di


uenuto alata farfalla sauuol l
ge per gli ſpazioſi ſentieri del
iaria vantando il ſuo digiu
no ſi dice. -

e a
- - -
- . e - e

- i - ..

a - -
Da S. Gimig 123
e r; e -- - º
b, - Alas ex Ieiunio. ,
! . - . .
sehò impennare l'ali ciò hº
i conſeguito digiunando
citanº ancor FINA
d'herbe, e di frondi a ſomi
glianza di verme, "
nta
ma il ſuo corpo nel volonta'
rio carcere della ſua picciola
Caſa aue ºſſeruando rigº
reſi digiuni impiumaua a
li all'anima per ergerla al Cie
le. Così era ammaeſtrata
i" da
l'oro, che non
à mai digiuna d'auree ſen
tenze, Griſoſtomo. Il digiu
no, dice egli è il nutrimento
dell'anima, e con impennare
le l'alila fublima nel Cielo i
da queſto alleggerita l'anima
Innocente di Fina, quaſi ve:
loce Hierone, ſopra le Nubi ,
de (eterreni
il affetti
F 2 sannoſe:
Con
124 Vita di S.Fina
Con queſto cibo vigorando
ſe ſteſſa ſi reſe non quaſi ter
rcao deſtriero inferocito al
corſo con la biada, ma qua
ſi Pegaſeo alato ingagliardi
to al volo col digiuno.
Rimiraua quel miſterioſo
volo, che fece al terzo Cielo
il gran dottor delle gétilPao
lo Apoſtolo, e voleua ſanta.
mente emula imitarlo. o
Lo conſideraua prima i
quaſi sboccato deſtriero cor
rer precipitoſo la via di Da
maſco, anzi della perdizio
ne, sbuffarventi di minaccie
ſpumare ſchiume ſanguigne
di morti contro de naſcenti ,
Chriſtiani tirar dei calci allo
ſprone della diuiſia grazia,
che gli ſtimolauai fianchi, e
nella gioſtra che hebbe con
Bio reſtar nella terra abbattu
Adi, to (con queſti profili lo deli
neò il Sacro Pittore Apoſto:
-

Da S.Gimig. 1.251
lico) ma vedendolo poi vor
larſene al terzo Cielo vaghe
giar nell'unità dell'eſſenza tre!
Cieli di tre Diuine perſºne º
-

aſpiraua anch'eſſa è quelvo


lo smaauuertita alla finº
che con i ſuoi digiuni hanºua
impennate l'ali, e tre giorni
digiunâdo hauella " tre
cieli ſormontando ciaſchedi
giorno "
lo, continuauabpgrè tinº,
ſuoi rigoroſi, ed eſtenuati di:
giuni: a 3aº
il Cielo è danzanoadA:
polline oue ſi trºiaiº,
cibi più prezioſ "
recchi la natura e gºdiºi
l'arte, ma è albergo di Gºº
celeſte Apollo, che ſaziº º
laziabilmente di gloriai Pºr
ti Cittadini dell'Empireº,vº
iendo perciò arriuare ºlº:
to godimento di lui. Sº
neceſſario in queſto mºndº
- i i 3 aue
auuezzarſi al digiuno; Così
famelica haurebbe con più
ſoauità guſtate le dolci viuan
de del Cielo. ,a 2 , º
LaBeatitudine del Paradi
ſoper parere del macerato
Girolamo non ſi può conſe
guire ſenza il digiuno; Rac
cogli pure i diari de Santi,ne.
trouerai alcuno impoſſeſſato
di quel Regno che per mezzo
del digiuno dice Baſilio San
to. Égliera per dar l'inueſti
cura del Paradiſo ad Adamo,
ſe non l'haueſſi diſcacciato
col cibo, ma diſcacciatone:
anch'eſſo, ne ripreſe Elia il
digiuliante, il Beato poſſeſſo
fece l'entrata ſopra trionfan
te Carro non tirato dalla fe
rocia de deſtrieri, ma ſpinto
con impeto amoroſo dal fo
co. In queſta maniera digiu
nando Fina ſi ſtradaua l'en
tratausal Paradiſo,
º i
al poſº
di cui
Da S. Gimig. 127
poſſeſſo anhelaua.
Già eraſi offerta in Spoſa
à quell'Innocetiſſimo Agnel
lo che non ammette al ſuo
Corteggio altri che Vergini;
Per conſeruarſi tale preſe il
fido cuſtode, lo ſtabil fondato
mento della virginità, che al
l
parere d'Ambrogio è il San
l to digiuno. -
| Quáto più s'eſtenua il "
di cibo tanto più s'infieuoli-,
ſcon gl'affetti del ſenſo. A
queſta menſa la concupiſci
bile perde i ſuoi appetitiDia
ma creduta dal Gentileſmo
Dea della virginità non ſici
baua che rozzamente d'ace
qua, e di boſcherecce viuan
del Venere perche immon
da Dea del piacere paſſeggia
ne giardini, oue luſſureggia
le viti, quali perche non poſ
ſon viuer ſole, ma maritate
all'arbore con mille ampleſs
- . F 4 C
128 Vita di S.Fina
ſie ritortelo ſfingono con la
virginità, non conuengono,
Le viti afferma Pierio pianta
te nel tempo chel Sole s'ag.
gira nel ſegno di Vergine né
ſi attaccano alla terra, poi
che non ſi troua amicitia fra
vino, e virginità. Chi bra
ma ſcriſſe il deuoto Girola
mo a caſtiſſima Vergine eſ
ſer ſpoſa di Chriſto fugga ,
della vite feconda il liquore
perche è toſco, che auuelena
la virginità, depraua i pen
ſieri,peruerte la ragione,ſou
uerte la Caſtità. Queſti pre
cetti a ſe ſcritti, queſti ricor
dia ſe indrizzati reueriua Fi
na; e ſentendo affermare ad
Ambrogio Santo, che fino la
caſta vedouella Giudit fatta
commenſale di Holoferne ſe
haueſſe beutohauerebbe nel
campo del letto ceduto all'
adultero non troncatoli il .
- . . . ca
Da S.Gimig. 129
capo temeua della papinoſa
vite, ma all'altrui Caſtità ama
ro veleno.
l Vagheggiaua nel Cielo l'i
ſteſſa Diana che quando cò
me Luna riſpleader e dell'om
bra della Terra ſi riempie ci
ecliſſi sofuſca. Queſta rap.
preſenta ſecodo il parere del
ſaggio ſuo compatriotta Gio -

uannivnavita, che quantun. A


que Vergine, è Caſta, ripie.
ma nondimeno d'ombre, di
cibi è di vini s'offuſca agli
- " della gratia; è can
ori della virginal pudicitia.
Per non hauerſi adunque ad
ecliſſare la ſaggia Verginella
di Fina dalle delitiede cibi e
dalle ſuauità de vini, quaſi
da ombre nocenti, s'aſtiene.
- Si ſarebbe forſe arrolata al
numero delle Vergini conſa
crate al ſuo ſpoſo, ſe l'infir- i
mità non d'haueſſi precorſa, è
si - F 5 on
13o Vita di S. Fina -

onde s'apparecchiaua coldi


giuno neceſſario alle Vergi
ni. Inuano ſenza di queſto
dedicaſi, la Virginità all'al
riſſimo. Le Figliole de Sa
cerdoti detti Epuloni per di
uieto de ſaggi Romani non
poteuauo eſſer annouerate
fra le Vergini conſecrate alla
Dea Veſta ſtimando impoſſi
!
bile, che fanciulla alleuata
fra conuiti di Bacco non fuſº
ſe parimente amica di Vene
re; Il ſentire che vn Re com
miſurato al quore di Dio »
come era Dauid, in mezzo a
conuiti
il letto perſe il quore,
maritale alloraviolò
che
nel mezzo giorno s'era tolto
daregia, e ſplendida menſa
la faceua temere di quel De
monio meriggiano del quale
oſcia tanto pauentaua l'i
Pſal.
9o.
ſi Dauid, che pregauai
arasassanesiº º
-1.
&
Ta S. Gimig. 13r,
E queſto Aſmodeo d'Infer
no, il quale nel mezzo gior
no auualora le ſue forze, e
più ardito ſi ſcaglia, dice Iſi
doro Santo,oucrimirà la co
pia col corno verſar più lar
gamente i ſuoi frutti. Egli,
che trasformato in velenoſo
Serpente con i morſi dell'In
ganneuol promeſſe auuelenò
il cibo alla noſtra Madre Eua
ſparge in mezzo è ſibi il ſuo
toſco; ma poco con Fina
valſe il ſuo morſo, ſi preſer
uò con la triaca del digiuno;
anziauuertita da Ambrogio
Santo, che lo ſputo del digiu
no, è veleno al Serpente con
queſto ancor giouinetta lo
diſcacciò dal ſuo petto.
Queſte furò l'armi lâpeggiáti
di luce tolte dall'armaria dell'
Apoſtolo, armi non ruggi
noſe di crapula, è d'ebrietà ,
-
-
ma forbite
-
dainenza
F 6
ema.
cee
-

132 Vita di S.Fina


ceratione, con le quali veſti
ta intrapreſe la difeſa della
virginità conſecrata al ſuo
Dio - - i
A ſuoi rigoroſi digiuni age
giunſe aſpri Cilicij, co quali
premédo le membra del ſuo
picciol corpicciuolo dilata
ua il ſuo ſpirito, che eſalaua
verſo del Cielo,e con gl'eſtrin
) ſeci iſtromenti, co quali lo
martirizaua dimoſtraua qua
li erano gl'affetti dell'animo.
- Certo mentre ſi vede FI
NA ancor Fanciulletta in ſe
ſteſſa innocente, ma a ſe ſteſ
ſa tanto nocente reſta il pen
ſiero altrui da ſtrano ſtupor
ſoprafatto, e ſi conoſce, che
lo Spirito Santo impoſſeſſato
di quel puriſſimo petto opra
ua in lei marauiglie.
- Che altri traſcorſo a diru
pare ne precipiti del ſenſo gl'
imbrigli il morſo per fraſtor- -
-33 è H Ilar
-

- Da S.Gimig. 133
narlo, che l'anima riſentita
da gl'oltraggi riceuuti dal
corpo hora riſtringa la ma
no col cibo per caſtigarlo, ho
ra l'armi di cilicij, e flagelli
alla vendetta è diceuol coſa,
ma che vna ſemplicetta, che
non conobbe mai deliquio
di colpa, tenebra di defetto, -
ecliſſe di peccato s'eſtenui
con rigoroſo digiuno ſi rico:
pra con cilicij è effetto d'wn
amore traſcendente l'ordine
delvulgare. Se bene era Fi
glia d'Adamo quanto alla
natura era però degenere
nella colpa. Fù germoglio
di quel grand'Arbore, che
con la ſua ombra nocente
tutti offeſe i mortali, ma tra
lignò nel peccato. Potè dun
que Adamo timoroſo dedi
uini caſtighi ricoprirſi con
aſpro ciliciolinteſſuto di for
glie non di triofante alloro,
Il QIA
– -
I 34 Vita di S. Fina
non di fronzuto fraſſino,nòn
d'odorato cedro delicate, e
molli, ma di fico foglie aſpre
ruuide, e pungenti, e º".
come oſſeruò Ireneo Santo,
per ripararſi da colpi della di
uina ſpada, che minacciaua
ferirlo, non hauendo per al
lora altro veſtimento peni
tentiale da ricoprire la nudi
tà delle membra; ma ſe Fina
non pur dal cibo vietato, ma
dal neceſſario s'aſtiene, ne
poteua temere la pena men
tre era priua di colpa, perche
con aſpri cilicij ſi veſte? Pen
ri meno timoroſi, anzi af
fetti più illuſtri rauuolgeua
la ſua mente. - -
Afferma quel grande Ari
x ſtotile inueſtigator ſagace de
ù reconditi della Natura,
he la carne del boue ma
cerata, e battuta genèra pic
ciolivermicelli, qualià poco
- a po
-
: Da S. Gimig. 135
à poco impennando l'ali fat
ti Api induſtrioſe da ogni fio
re delibano la rugiada per fa
bricarne il miele, così am
maeſtrata dal più ſaggio de'
ſuoi Cittadini la noſtra pru
dente Vergine non meno nel
la ſquola della patienza, che
in quella della natura con aſ
pri cilicijmaceraua la carne
per diuenire dell'alueario
della Chieſa Ape melliflua.
La ſtimolaua à ciò l'eſempio,
ed il merito della caſta, e pu
ra Vergine nella Cecilia San
ta, che dalla Chieſa, e deſcrit
ta con nome d'Ape ingegno
ſa, rendendone ben toſto la
ragione perche con rigidi, e
pungenti cilici maceraua la
carne, riſtringendola sì ſtret- .
tamente, che l'occhio non
haurebbe ſaputo diſcernere
ſel corpo di Leifuſſevn cili
cio,è è Cecilia come ri fa:
a -Cll
- 3
“136 Vita di S.Fina
cilmente errare la lingua con
la traſpoſitione di vna ſola
ſillaba in proferire queſti due
nomi 9
Per eſſerli 'compagna nel l

Cielo ſpoſata a quel Dio,che


arricchito di molte Spoſe ci
ſingolarità d'affetto vinica
mente ama ciaſcheduna pren
de il cilicio, inſegna douuta
alle Spoſe del Cielo. -

Il cingolo guernito d'oro


trapunto di gemme, che ſeco
do l'wſanza d'alcuni popoli
circonda il petto delle ſpoſe
terrene non doueua ornare il
ſeno di Fina, che s'era dedi
cata ſpoſa al Signore, ma il
cilicio, che come diſſe il Pro
Iſai. feta, e la faſcia pettorale del
- -

(i, 3
d
fe ſpoſe di Dio.
i peli dello spoſo Ce
Reſte la bramata venuta e per
eſſer ritrouata non ſprouui
ſta "a apparecchiata all'in
greſ

di S.Gimig. 137 i
greſſo del talamo muttiale
1 abhor il Cingolo conſecra- -

i to a Venere immonda detto


Ceſton, compoſto con mol
le intrecciatura di teneri af
fetti, c con il Cingolo del cie
licio laccio indiſſolubile del
la virginità ſi cinge i lombi Luc.
adempiendo dello ſpoſo i prerº
cetti. -

Cinta con ruuida, ed hir


ſuta pelle di boſchereccio a
nimale l'haureſti vagheggia
ta quaſi vn Cielo ſtellato, il
quale accerchiato da quella
faſcia trapunta di ſtelle mo
ſtraimagini di belue, -

Con tal contraſegno ſi di.


chiaraua guerriera arruolata
al ruolo della Chieſa militā
te ne temeua que fieri inimi.
ci, che con gl'araldi dellà tri
bulatione la sfidauano alla
battaglia, potendo dire con fal,
Dauid. Io ho ricoperto iº 34
l
138 Vita di S.Fina

ammätata vmiliata eccitaua


la diuina pietà alla difeſa della
ſua Terra c&tro quelli che ha
ueſſero eſato inuaderla, co- i
2 sºa
-a
“me le figliuolc di Gieruſalem
veſtite di cilicio richiedeua
no le diuine miſericordie, ac
ciò ſi conſeruaſi intatto dal
furore d'Heliodoro, e dall'a
uaritia d'Antioco quel ſacro
Tépio, che era il Gazofilacio
de poueri, Il cilicio è l'Vsber
go affatato, che ripara i colpi
della diuina giuſtitia,col qua
le ſi preſeruarono i Niniuiti
dall'imminente rouina prea
uiſata da Giòna. E la ma
ſchera che ricopre il volto
del peccatore, e lo trasfigura
ſi che non è riconoſciuto per
malfattore, cosi ſi liberò A
cab dal furore del giuſtiſſimo
Dio irritato dalle colpe di
quel ſacrilego. E
IDa S.Gimig. 139
E quell'habito penitentia
le dice Hilario Santo, che câ
muone le viſcere della pietà
nel ſeno di Dio, - , e
Cö queſto dourebbe ogni
peccatore veſtirſi, ogni pe .
nitente maſcherarſi per fug
gire le minaccie dell'Ira per
eſſitare gl'affetti della com
miſeratione nel Dio delle ve
dette. Così faceua Fina per
ſcampo altrui per ſua morti
ficatione, e tormento per ſuo
merito. e
. e :: -

Dell'Anfirmità di Santa Fina è


Cap. IX. I ai
-

I Due poli ſopra de quaſi


s'auuolge, e ſi ſoſtenta il
Cielo della Chriſtiana perfet
tione in queſti due ſoli pre
cetti ſi riſtringono. - -

Abſtine, 9 ſubſtine.
Con l'Vno ſi ſchiua le "in
gne
14o Vita di S.Fina
ghe della ſeconda fortuna,
doma l'altro la violenza dell'
auuerſa; Il primo reprime
gl'ardori della concupiſcibi
le, il ſecondo tiene la rabbia
dell'iraſcibile a freno; quin
di è che hauendo FINA ſta
bilito il polo dell'aſtinenza,
acciò regolaſſe i moti del
ſenſo pensò fondar l'altro
della ſofferenza, acciò incó-,
traſſe i pericoli, e tutti viniti
la conduceſſero per via ſicur
ra al poſſedimento del vero
bene. Quando pareua che
col'augumento del corpo si
che nell'età di due luſtri più |
s'accreſce di membra doueſ
ſe anco accreſcerſi di forza, e
vigore, 8 in quella età gio. l
uinile, che vigorando i ſenſi
auuiua gli ſpiriti fuſſe per go
derevna perfetta ſanità. Fù
ſopragiunta da vna infirmi
tà inſopportabile ad ogu al
i 3 tIO»
- Da S. Gimig. 141
tro, che non haueſſe aggiu
ſtato il ſuo Cuore al Cuore dl
iDio, i - iº - - 3

i Fù permiſſione di Lui, che


i" prouare la ſua ſerua vol
ſe che quaſi oro eletto nel
Crogiuolo della Tribolaz
zione s'affinaſſe; ed à ſomi
glianza de Romani, che nel
l'anticamera del Talamo nut
tiale faceuan paſſare la ſpoſa
in mezzo all'acqua, 8 al fuo
co volſe che nell'anticamera
di queſto mondo paſſaſſe in
miezzo a trauagli, accio ri
dir poteſſe con Dauid. Siamo Pſal.
paſſati per le fiamme, e per
l'acqua, ma ci hai finalmen
te condotto al rinfreſcamen
to . . - - ,

. Fù però opera di satanaf.


ſo, il quale ſe imperuerſato a
danni del pazientiſſimo gl'in
fiſtolì la carie di puzzolenti
piaghe, abondanti di gorghi
pc
142 Vita di S.Fina
peſtilenziali riempì ºre
iemembra di Fina d'infirmi
tà così horribile, che piaga:
io il corpo fà condannato a
giacere immobile per il ma
ie, addogliato dalla paſſione:
anguiron ben preſto i gigli
del volto, simpallidiron le
roſe delle labia, e ſolo reſta:
non le ſpine delle piaghe che
con fiere punture gli ºrafigr
geuan le membra. A langº
i della carne non inficiali
io ſpirito pronto al ſoffrire,
onde per non dar riſtoro al
, 1'Infermo è languido corpº
- ,
diſpregiò la morbidezza º
le piume, è ſi poſe à giacere
ſopra d'vna tauola, che apr
pena capace di riceuerla al
iro non gli ſomminiſtratº
che durezza & affanno. Qui
ui dalle paſſioni anguſtº
dimorò lo ſpazio dºve luſtrº
ſenza muoierſi,
- .
--
smi l
i
di fianco. Pareua che temeſ
ſe i rimproueridati dal ſag- Prou.
gio allo ſtolto, il quale come º
porta, che ſopra de ſuoi Car
dini ſempre volubil s'auuol
ige, anguſtiato da ſuoi traua
glioſi penſieri nel ſuo letto
s'aggira, non volſe però ben
che inferma per ſilungo ſpa
zio muouerſivn punto. La
tenerezza delle membra in
languidite dal male non reſ
ſe al rigore del Legno, ne il
i legno pote reſiſtere alla vehe
menza del male. Era quel
- la Tauola di ſoda, e nerboru
ta Rouere, ma la carne infra
cidita dall'humor delle pia
ghe marci» e corruppe la Ta
uola, e quella parte del fian
co, che era congiunta al le
gno inuermini di ſorte, che
affoſſata dalla putredine sò
miniſtrò, (ò ſofferenza in
uincibile)
. .
cibo a vermi,Caeſe
º
A
144 Vita di S.Fina
ca è ſtanza a topi, tormento
alla paziente, marauiglia è
ſecoli, eſempio è poſteri. Ma
eſſa fra l'anguſtie del Corpo
letiziando con l'anima non
diede già mai contraſegno di
meſtizia,col quale ſi fuſſe po
tuta notare l'acerbità del ſuo
dolore. Il bisbiglio dell'im-t
pazienza non s'vdi riſonare
in quella bocca ſempre occu
pata nelle diuine benedizio
ni. I trauagli del Corpo né t
º gl'inuolaron mai la tranquilt
lità della mente paga è con
tenta di que mali, che con i
inlanguidire le membra au-t
ualorauano l'anima - si
sua pazientemente perche ſa
“peua vn ſol punto di patibo
Io douerli partorire vn'eter
nità di mercede.
Era di ciò argomento la ſe
renità del volto, che in mez.
zo à tante tempeſte non s'of
a 2 fuſcò
-

- Da S. Gimig. 145
o fuſcò con i malinconici omei
i del dolore, anzi ſopra l'alta
i re di quel rigidiſſimo letto
o offerendo ſe ſteſſa vittima in
i nocente al ſuo Dio con que
iſti deuoti penſieri conſolaua,
o auualoraua ſe ſteſſa al patire;
º gl'eſprimeua più con l'affet
i to, che con languida voce,
º e diceua. Soauiſſime piaghe,
º che piagando ignominioſa
y mente di fuori glorioſamen
i te di dentro abbellite. Ama--
i tiſſime ferite, che minaccian
i do accidente di morte a que
5 ſto Corpo promettete orien
ute di gloria allo ſpirito. Voi
ti cicatrizando le membra in
a gemmate l'anima mia; voi
o ſete madri feconde di vermi,
i ma ſorelle auuenturoſe di
beatitudine. Voi quante e
ſi piaghe mi diſerrate nel Cor
i po tante porte mi aprite nel
3 Cielo e -

- ſi G Que:
ra5 Vita di S.Fina ,
i queſto mio Corpo al Cie
lo ſtellato non cede, che ſe
in quelle ſono Cancri, Dra
i". in queſto
no Vermi, e Topi. Se quel
lo riſplende ſcintillando con
ſtelle, queſto porporeggia,-:
con piaghe. -;
Queſte membra ſono vn
giardino, che col ferro della
tribolazione fiorito ſi rende
;
l

voi è mio Dio ſeee, il giardi


niero, i fiori che ſpuntano ſo
noi Vermi, ed i Topi, il
frutto ſia la mia ſofferenza.
Inſidi pur queſto Corpo
demone inimico, armeggi
le lancie de ſuoi tentatiui,
s'armi contro di lui con ſpa:
uentoſo ceffo la morte, entri
la putredine nelle mie oſſa,
ſcaturiſca gorghi peſtilen
ziali la mia carne, che mi ſa
rà più dolce il penar per il.
mio Dio, che il gioire per il
ilº
- º º mone
- -
-
- -
-

to Da S Gimig, I47
; mondo. Se perderanno i
i ſenſi i lor guſti, trouerà l'Ia-,
telletto i ſuoi contenti, ſe
i ſarà anguſtiata la Carne, º
I s'allargheranno gli ſpazi dele º
1 la Carità, i
, . Se queſto mondo fù aſſo
migliato dal grande Agoſti
i no ad vn mare, che procel
i loſo a danni altrui fortuneg
; gia, mare amareggiato dal
l'acque delle colpe, agitato i
3 da fatti detrauagli, mare in
l cui latrano le Scille, e le Ca
riddi dell'Ira, ſoffiano i ven
o ti impetuoſi dello ſdegno,
i cantano le Sirene allettatrici
del piacere, s'auuolgano d'o,
gn'intorno le malee del guſto,
i arreſtano le remore dell'inte,
reſſe come dopo tanto nau
fragio fatto da noſtri primi'
Padri poteuo Io approdare a
I porto di ſalute ſe non ricolu- i
rauo ſopra di queſtaTauola,
4 G 2 che
n
- ---

148 Vita di S. Fina


che ſerua di nauicella al mio l

corpo. .- :: -
-

A picciol legno, così af i


sap. ferma il ſaggio crede l'huo
º mol'anima ſua, ne fiderò io: (
la ſaluezza di queſt'anima si
mia in mezzo àitanti mali a
queſta benche picciola Tauoi (
la? mi porterà quaſi arca del
gran Deucalione del Teſta-l
mento antico fra diluui del
le colpe à ripoſar con ſicurez i
za di pace ne, Beati monti,
del Cielo. : o
se nell'acque del Mondo,
che d'aſſorbire minaccia noi
non hò volſuto fermare il
piede, in queſt'arca quaſi ſag
gia colomba arreſterò il fian-3
co. il 2 a 2 fiſsi º
-Sono pittura di Dio, ma
copiainemendabile eſtratta
dall'Innocente originale di
lui fatta a ſua ſomiglianza.
Su dunque
- e
improntiamoci
S 2 in -
-
- 'Da S.Gimig. - 149
in queſta tauola con i colo- -
ri del ſangue, con l'ombre
della putredine, con i chiari ,
della pazienza, ſi formi in
ſcorcio il ritratto attratto di
membra, e penda immobile
mente appeſo al Tempio º
dell'Immortalità.
- Spezzì pure le Tauole del
la Diuina legge il gran Pro
feta Mosè, che ſcriverò io in
queſta mia Tauola legge d'a
more, che m'obliga ad ama
re quel Dio che con iº
d'amoré ſua ſpoſa m'eleſſe
Mi ſerua queſta Tamola i
per arringo di Lotta, e ſe be-º e
ne come Giacob reſterò pera º
coſſa nel fianco rimirerò né
dimeno la faccia beata, di
quel Dio che quanto più co
ſtringe con le braccia del tra
uaglio tanto più riſtringe ci
ampleſſi d'amore, ſi che vin
to dalla mia ſofferenza ſarà
- i G 3 for
-

15o Vita di S.Fina


forzato alla fine contracam
biare affetti di ringraziamen
ti con benedizioni di grazie.
. Se queſto Corpo per la pu º

tredine corrotto aggraua l'a- iſ


nima mia in guiſa, che ſia i
Pſal forzata come quella di Da
º uid ſtarſene attaccata al paui i
mento, queſto legno mi fa- i
brichi vna ſcala, che con i
gradi della pazienza dell'hu º
miltà, e dell'altre Chriſtiane
virtù la porti alla viſione bea
ta di Dio. 5 o o
quel Corpo che viue Ca
ſt.Cor. ſtamente, ſecondo il parer (
º" Dio,
dell'Apoſtolo, è Tempio di
entro di cui per ſua mi
ſericordia deliziando ſoggior
na, hor non dourà queſto
mio Corpo ſpoſato al Signo
reà guiſa del Tempio di Sa
lomone, eſſer incroſtato di
Tauole? .
Compariua in quel Tem
- - pio
Pa S.Gimig. 151
io viſibilmente Dio con la
ſua maeſtà. Quì quì nella
ſtrettezza di queſto piccioli
letticciuolo cercherò lo ſpoi
ſo riamante amato di queſta
nima mia, e ſe la ſpoſa lo ri
trouò non nella larghezza
i delle piazze, ma nell'anguſtie,
del ſuo breue lettuccio, ri
trouerollo anch'io, lo ſtrin
gerò con ampleſſi di deuo
; zione , i . :
. Vn ſolo ha da eſſer il letto
degli ſpoſi, come vn ſolo de
. ue eſſere vin Cuore avna ſola
Carne di due medeſimata in
i vno egli invin legno confit,
tos adagia, Ioinvna Tauo
la affiſſa ripoſo; Egli in vina )
Crocefabricata di nerboru
ta Rouere, io invna Tauo
la diRouere. Egli ſpoſando
l'anima amata s'accollò vn
giogo fabricato di Rouere, e s
lo l'iſteſſo giogo al mio fian
G 4 CO
-

152 Vita di S.Fina


co hò legato. l

Non ſarà ſterile il noſtro


ſponſalizio, ma Caſtamente
à lui congiunta ſe da queſto
fianco non naſceranno figli,
che perpetuino la deſcendé
za negl'Antenati germoglie
ranno vermi, che eternino
la marauiglia ne poſteri. Me
glio è che queſti vermicelli
naſchino più toſto da queſto
mio fianco parti della mia
pazienza, poiche morranno
alla fine, che dal petto della
Coſcienza Madre di colpa
mortale, il cui verme roden
reviue Immortale. Benche
ſſi Io dire con Giob, quel
i che mangiano le mie carni
hora non dormono, s'aquie
teranno vna volta quando
dormirò Io nel Signore.
Raſſomigli pure queſto
Reg.mio Corpo quell'Arca del
º Teſtamento, oue in
i -
riº 3.
Da S.Gimig. 153
ſa caſſetta eran ripoſti que
cinque Topi d'oro maſſiccio
per rimembranza della piaga
riceuuta dalle cinque prouin
cie de Filiſtei, ſiano ſcrigno
prezioſo queſte piaghe inca
uate, le quali ſe a vermi ſom
miniſtrano il cibo non ne
; ghino ſtanza è ricouero à To
pi, da me per il merito di cui
m'arricchiſcano più che d'o
ro ſtimati. -

Siano queſti i ricchi pen


denti, che rappreſentando
ne primi ſecoli la figura di
vn Topo, murenule d'oro cam,
ſmaltate d'argento ſon detti 1.
dallo Spoſo Celeſte, i quali
pendino né dagl'orecchi fo
rati per pompa, ma ſtiano
affiſſi ne fianchi per merito.
Anco contro il veleno de
Serpenti giouanoi Topi, di
ce Plinio, dosi mordendo ap
plicati alle mie piaghe mi
a i G 5 pre
- ass Vita di S. Fina
preſerueranno da morſi di
quel mortifero ſerpe, che hà
con la donna ſdegno impla
cabile. Con queſti, e ſimi
glianti affetti vigorando ſe
ſteſſa al patire addolciua i
ſuoi dolori con tanta coſtan
za d'animo, S&allegrezza di
volto, che non ſi può meglio
deſcriuere, e dipingere nel
º" di quella Tauola ,
che con il pennello del Sans
tiſſimio Abbate Giliberto, il
uale in vn ſuo Elogio ritra
-
liendo al viuola noſtra FI
NA diceua, a
a Garreggiauano in Lei l'in
4º firmità, e allegrezza, quel»
la diſpiegata le ſue vittorie »
nel fianco, queſta portaua
le ſue palme nel volto, lan
guiua la Carne per il dolor
delle piaghe, ma con amo
rofi deliqui infieuoliua lo
iſpirito innamorato di Pio.
-, i R - Era
v e
pas Gimig ass
Era il corpo amareggiato
dalla mirra amara de torme»
ti, la mente nell'amarezze e si
gioiua; Attratto era il Corº
po, & eſtenuato dagl'humo
ri peccanti che lo diſeccaua
no, era l'anima di graſſezza
di grazia traboccheuolmen
te ripiena, abbondaua di cel
lette di piaghe, ma gli diſtil
lauano per ogni parte dol
CeZZa a
, , , l s i -

Dell'amore che portaua Santa


F I N A à Dio, e della ,
Garità verſo del
i proſſimo 3
e Capitolo 22 o :
- - - - - -
» º i

I', vero contraſegno d'a


mare Dio è la tribolazio
-
Ǽ . A
• a

ne; Chi per l'amato volen


tieri ſopporta ha già eſpreſſi
nel volto i caratteri di quel
Gii G 6 nel
156 Vita di S.Fina
nel Cuore; La tribolazione,
dice l'Apoſtolo, richiede la
Aem Pazienza, così partoriſce la
º ſperanza, auuiua la fede, ma
oſtenta la Carità, che è ſpar
ſa ne Cuori. - -

º Chriſto per fare autenticare


quell'amore, che con tre at
ti d'affetto haueua eſpreſſo
dal ſuo Vicegerente San Pie
tro, altro teſtimonio non ,
volſe, che preditti la durez
za della Morte, che da fiero,
e crudo Tiranno era per ri
ceuere. Queſta era il Para
gone, oue doueua Pietro
prouare l'oro purgato dell'a
mor ſuo dichiarato con la .
lingua. -

Bieb. Così autorizò Chriſto il


sz. ſuo amore morendo con al
legrezza, come affermò Pao
lo Santo, invn legno. Argo
mento più chiaro, teſtimo
mio più autoreuole non pote
i ſi è ua
Da S.Gimig. 157
ma apportar FINA d'amare
il ſuo Dio che con generoſa
ſofferenza patire l'ecceſſo de
ſuoi tormenti. -

Quanto più era taſteggia


ta dalla mano Diuina mag
giore ſuſcitata è quel moto
le fiamme amoroſe, ed inſe
gnaua come, e quanto amar
ſi deua vn tanto bene, il
Si perſuadono alcuni d'ar
mar Dio, perche lo temono,
ma s'ingannano, quando ane,
co non ci fuſſi alcuna pena
al diſamante pur ſi dourebbe
amare Dio, perche in ſe ſteſe
ſo è amabiliſſimo oggetto tè, º
-è i
l'amabilità di Dio non pende
dall'Inferno, poichel'Infer
no non è fatto per fare ama
re Dio, ma per chi non ama
Dio. La fiamma d'Inferno
non hà da riſcaldare inamo
re,ma ha da abbruciare i cuo
assassinº, ai
I 58 Vita di S. Fina,
Lo temeua Fina come Giu
dice, ma più l'amaua come
Padre, non era l'amore aſſor
to dal timore, queſto li ſer
uiua di nobil freno per fra
ſtornarla dal male, quello
era à ſomiglianza di ſprone,
che la ſtimolaua al bene vol
ſero altri amar Dio per la
ſperanza del premio,ma que
ſto non è il vero modo d'a
mare Dio. E mercenario
quell'amore che ha per ſco
po la mercede, non la Cari
tà. Chi finge amore per ri
- ceuer benefizio non è aman
3 º tema auaro. L'amore non
º ricerca il proprio intereſſe.
diſſe l'Apoſtolo, ſe da propri
intereſſi non ſi diſtacca non
è amore, ma deſio.
Amore è vin'affetto non
vn contratto diſſe Bernardo,
chiamano ricerchi all'amor
ſuo altro
.
premio. º -
is
Q
-
-

s Da S.Gimig. 159
ſo all'amante ſi dona . Non
l'amaua Fina per la ſperanza
del premio douuto à ſuoi do
Iori, ma con amore diſinte
reſſato, che non ricercauale
coſe ſue, ma quelle del ſuo
Spoſo Giesù Chriſto. i s .
Inſegnò ancora quanto
amar ſi deue mentre con ec
ceſſo di charità amò quel
Dio» che è vn'ecccſſo d'A
more. Diſſero alcuni, che
deue amarſi Dio come ſo
gliamo amare vn amico fe
dele, col quale ſi congiungo
no gl'affetti, s'accomunano
i penſieri, anzi ſi conglutina
l'anima ſteſſa, che pereiù l'a
mico fù detto davn Poeta la
metà dell'anima ſua. Lo pro
uò Agoſtino, che afferma ,
nella morte d'wn ſuo cariſſi
mo amico non hauer poſſuto
nè viuere, nè morire, non vie
mere parendoli hauer perſa la
- metà
16o Vita di S.Fina
metà dell'anima, non mori
re, acciò in lui non moriſſi la
metà dell'anima dell'amico
defonto, che viueua in lui,
in ſomigliante maniera ſicò
glutinarono li animi di Da
uid, e di Gionata cariſſimi
amici. Ma chi non amerà
iù che amico quel Signore,
che nobilità il ſeruo fino al
rado d'eſſerliamico. Ama
tia FINA ſopra l'amore do
nuto all'amico il ſuo Dio, e
perche l'haueua eletta ami
ca, e con voci amicheuoli
dicea vieni amica mia; ma
accreſceua il ſuo amore con
ſiderando che di Serua l'ha
ueua inalzata al grado della
ſua amicitia.
Affermarono altri douere
ſi amar come Padre , poi
che teneriſſimo deue eſſer l'a
more del Figlio verſo d'a.
mabiliſſimo
i .-
Padre, sº
a
-
Da S. Gimig. 161
Padre, che ci ha dato l'eſſere,
che s'affatica per alleuarci ,
ſtenta per arricchirci; trauae
glia per inalzarci. Ma di
queſto amore non ſi conten
ta Dio. Chi non mi ama più
che Padre terreno diſſe Chris
ſto non è di me degno, e
Più che il proprio Padre a o
maua Fina il ſuo Spoſo Chris
fto, altro Padre non conob.
be che Dio, 8 eſſendoli ne,
primi anni rapito da morte il
Padre terreno accolſe tutti
gl'affetti, che gli doueua, e
riſtrettili con quelli, che era
no obligati a Dio gli ripoſe
nel Padre Celeſte. “ ,
Diſſero altri, che tant'ol
tre ha da arriuar queſto amo
re, che à Dio ſi deue, che de
ue eſſer più ardente, e foco
ſo, che non è quello, con il
quale il Padre ama il primo
genito delle ſue viſcere; ſeMa º -a
|

16- Vita di S.Fina


feri suefieamore appagaſſi,
la natia e cecomanda
-si-s riegi s'offe

s serra ace intendeſſe


sa-is-is-niccate Frä
---re-ingrei Diodo
-sea-aerei-ser quello l

- Si raceminò l'a--
------e figlia l
se se - i Pa
-s- sazusee mela
- saremus e amo
- - -- -ru l

- sara sa
- se - no
- - - - rr fr
- - - Si -smsr di -

- - - - - usis nã
--- --- --- soi
-- --- ----- F ruo |
-- - - - --- inti sia
--- --------rri i tut
-- --- --- -asris di
-
-
Da S.Gimig. 163
queſto ſolo s'appaga, onde
per bocca del ſaggio lo do
manda al figliuolo del ſuo a
more. Tutto il cuor ſuo gl'
offerſe Fina, e per teſtimo
niare il ſuo amore diedeli il
Corporauuolto fra tante pe:
a
ne per caparra.
Dimoſtrò anche queſto
ſuo ardentifimo affetto con
la Charità del ſuo proſſimo,
dimoſtrandoſi al biſogno de'
pouerelli ſantaméte pietoſa.
Era preſentata da molti ,
che compaſſionando la ſua
pouertà le ſomminiſtrauan
pietoſe elemoſine ; ma eſſa
riſerbatoſi il neceſſario ai
vitto diſpenſaua à pouerelli ,
l'auanzo, Riceueua per da
re ſapédo che è coſa più bea
ta dare che riceuere. I ſuoi
penſieri erano riuolti all'eter
nità, perciò ſeguendo gl'au
uertimenti di Chriſto non
i sè / pen
--

164 Vita di S.Fina


penſaua al giorno ſeguente,
º Voleua poter vantar con
º Giob, che idea così di patie
za, come di charità eraſi elet
to di non hauer denegato al
pouero il cibo, nè ſola hauer
mangiato il boccone del ſuo
pane o a - - - -

2. Re, Si ricordaua che il Sere


niſſimo Re di Hieruſalemiù
Dauid non voleua mangiare
il pane della ſua menſa ſonº
era circòdata da figli di Saul
impoueriti di Regno, onde
ſtando in quella tauola, che
glera letto menſa volena
eſſer accerchiata da poueri:
pal. Pareuano i pouerelli quaſi
117. germogli d'oliue nel contor
no di quella menſa. . .
Non permetteua, che ge:
meſſero alla ſua porta affa
mati,ebramoſi ſatia ſidel
lemiche, che cadeuano dal
la ſua tauola, come già a Laz.
- 23 IO
zaro piagato auuenne, per
che non veſtiua, come il ric
co Epulone, con il biſſo, e
con la porpora affetti di crus
deltà , i 5 : : :
La compaſſione gemella
di queſta pietoſa Fanciulla e
crebbe con il latte delle mi
ſericordie fino dalla ſua fan
ciullezza. Se fu ſcarſa di ric
i chezze non fù pouera di pie
i tà. Lo dimoſtra la copia e
dell'elemoſine, che in ogni
tempo largamente ſi diſpen
ſano à poueri nella caſa del
ſuo hoſpedale. e

Troppo breue gli parue il


tempo che viſſe eſercitando
pietà, ha perciò volſuto per i
tutti i ſecoli aprir la mano al
mendico, allargarla mano al
pouerello. Se fuſſi viſſuta
più lungo tepo queſta grand'
anima, 8 haueſſe hauta co
pia de'beni della statº
5 C
- 166 Vita di S. Pina
be offuſcata la liberalità d'A |
leſſandro, ma quello, che non ſi
potè fare in vita, ha procac
ciato doppo morte con fare i
aprir la ſua caſa hoſpedale è i
gl'infermi, diſpenſa a poue- i
riſpetieria à languenti, mon
te di pietà a ſuoi cittadini, i
Deitaliera Paura di Santa R
- fIAIA « Cap. XI. a
- , - : :

T Odando l'Apoſtolo la po .
- uertà de Macedoni gli
2.Cor.diede titolo d'Altiſſima. En
comio, che non trouo ſicò
uenga ad altri che à Dio, on li
del humana ambitione non i
hà oſato vſurparlo. Queſto i
titolo ſublime alla pouertà ſi i
conuiene, perche fa aggiun
gere al più alto grado che poſ .
ſi arriuare va a creatura, ch'è
il poſſeſſo del Regno de Cie- i
li. Gle ne fù data l'inueſti- i
- - tllIra
Da S. Gimig. 167
º tura da Chriſto nella perſo.
ma de pouerelli di ſpirito.
Ma non è alcuno, che ſi
vanti delle copioſe ricchez
i 2e con tanto faſto, come con
feſta, e con giubilo ſi pregia
ua Fina della ſua eſtremapo.
netta, imitando in ciò la pu
riſſima delle Vergini MA.
RIA della quale ſcritte Am.
brogio,che non haueuafon.
date le ſue ſperanze nell'in
certo delle fluttuanti ricchez
º ma nelle preghiere de
poueri. -

, Altiſſimo grado di pouer


tà dimoſtrò finA allora che
Prouiſta di pietoſe elemoſi.
ne dalla Charità altrui, con
"lacrime, con timore, e ſoſpet
i riceneua i donatiui, che
traſcendeuano i termini del
neceſſario, è gl'affetti della
tua volontaria mendicità, ma
volentieri
-- a
accettaua quei
- CQ
po
163 . Vita di S. Fina
co che ſuppliua à biſogni del
ſuo parchiſſimo vitto.
Si ricordaua che Dio pa
go più dell'affetto de cuori,
che dell'opera della mano ri
mirò con occhio più beni.
gno i due denari offerti dall'
Euangelica Vedoua cauati (
non meno dalle viſcere del
cuore, che dalle pouere mi (
niere della pouertà ſua, che
non gradi gli ſcudi offerti dai
Fariſei eſtratti dall'arca dell'
ambitione:
Nella picciolezza dell'e
lemoſina riconoſceualagrã
dezza dell'animo, e la pietà
dell'offerente, ma nell'afflue
za temeua l'altezza d'wna
vana, e mendicata
rena, -s -- gloria
. ter.
Non haurebbe poſſuto A
leſſandro vantarcò Lei la ſua
magnanimità condonare v
na Città, è chi vn ſol talento,
º chie
º chiedeua. La modeſtia del
ſuo cuore non affettaua di ſo
º uerchio. Bramaua ſolo con
" Giacob il neceſſario al vitto
º per ſoſtegno del ſuo corpo
º eſtenuato da mali. L'impa
i tienza figlia del dolore, è la
º diſperatione parto micidiale
º della tribolatione non le fa
º ceua deſiderare morte intem
º peſtiua, ma aggiuſtata coldi.
º uino volere cercaua col po
coſoſtentare la ſua trauaglia
ta, e miſera vita. Perciò gra
º diua anche la picciola ele
ºmoſina, acciò prolongando
º la vita prorogaſſe l'infirmità,
" e con l'infirmità allungaſſe il
"merito. - - - - , i
º Riceueua con timore le
ricche elemoſine, perche te
º meua in quelle non saſcon
º deſſe il veleno della ſuperbia
ſpirituale che conſiſte in vna
º compiacenza della propria
H vir
17o Vita di S.Fina,
virtù, quaſi voleſſero co do'
mi autorizare la ſua Santità e
Deuela donna ſoſpettare
nella grandezza de doni ſe è
ſauia il pericolo che corre
della ſua eſtimatione appreſº
ſole genti, ſe è bella il persº
colo della pudicitia, º
I ricchi preſenti ſono in
uentioni del Diauolo,co qua
li pretende abbattere quale
che virtù. Nel ſeruo di Dio
oppugna l'humiltà mentre
col dono s'atteſta il ſuo me
rito, nella donna combatte
rhoneſtà, nel Giudice abbat
te la giuſtitia. Placano ido:
ai fino a Deità del Cielo no
biſogneuole del noſtro hot
non ammolliranno i rigori
demortali?
Chi ſi rende incorrompeuo
leadoni canoniza la ſua bo
tà, e deſta in altrui riuerenza
Naaman a Prencipe della
- ii V il Si
Da S.Gimig. 171
Siria, come oſſerua Agoſtino
Santo, non ſi comuertì al mi
t racolo della mondificata ſua
i carne ringiouinita dalla lebe
t bra quaſi di pargoletto Inno
i cente, ma allora deteſtò la
i falſità de ſuoi Dei, quando il
Santo Profeta Eliſeo accusò
la ricchezza de' ſuoi doni.
i , Dimoſtrana Fina la bontà
del cuor ſuo nel riceuereiric
chi preſenti con timore, qua
: li non ricuſaua con altero ri--
fiuto per diſpenſarli è poue
tri con pietà riguardeuole.
. . Riceueua ancora i ricchi
preſenti con ſoſpetto perche
j in quelli teneua qualche lac
t cioaſcoſamente celato.
i . Sono gl'ingordi deſideri
delle terrene ricchezze la più
forte catena con la quale il
cacciatore d'Inferno allacci
i mortali, diſſe Paolo. A gui
ſa della torpedine, che nei
- H 2 fan
-
172 Vita di S.Fina
fango, e nell'arena s'aſconde
per prender con inganno, e !
deuorar con diletto altri per i
ſci minori, l'empio Mam
sap.7.mona ſotto l'oro e l'argento, i
fango,e loto ſtimato dal ſag
gio Salomone inſidioſamé i
te s'aſconde. . . .
Sono ſpine che trapungon i
la mente, diceua Gregorio il
grande, e con fieriſſime pun
ture vlcerano la coſcienza i
purtroppo era cinta Fina da
dolori dell'infirmità,trapun
ta da vermi, e da topi ſenza
procacciarſi altri lacci, altre
ſpine. - - - -

Era purtroppo aggraua


ta da noioſe infirmità, non
bramaua altri peſi. L'oro,
dice Pietro Chriſologo,naſce
nelle viſcere della terra, e ſe -
guendo la propria natura col
deſcendere al ſuo centro nel
la terra profonda, anzi nella
-: i mor
-
º
- º da S.Gimig. 173
morte ſommerge chi di lui
auaramente ſi carica. Aſpi.
raua Fina all'altezza del Cie
lo,ne voleua aggrauarſi d'af,
fetti, che la profondaſſero in
terra. Non lo buttaua però
come quello ſtolto Filoſofo
con magnanima, ma inutil
ſprezzatura nell'onde per noi
eſſer ſommerſo, ma con Chri
ſtiana pietà lo depoſitaua nel
teſoro del Cielo, che al parer
dell'iſteſſo S. Pietro Chriſo
logo è la mano del pouero.
e Quiui con feliciſſima ve
º ſura ſenza pauentar di fallire
trafficaua i ſuoi cambi, i

Della Morte improuiſa della


- Madre di Santa FINA
è e della viſione di vn :
: Serpente. . A
i Cap. X II. . .
- Entre s'eſercitaua la a
lVI Caritatiua paziente in
-- H 3 que
--- ---

174 Vita di S.Fina


queſti atti di carità,e ſoffere
za, permeſſe Dio, che con
nuouo trauaglio afflitta ſi
raffinaſſe nelle tribolazioni,
e nel merito, e giuſtamente
portaſſe il nome di Fina.
Haueua fino a quel tempo
godute le tenerezze, i conſor
ti, e gl'aiuti della Madre, nel
di cui ſeno depoſitaua gran
parte de ſuoi trauagli; ma -
tueſta per opera di Satanaſſo
gli fù in vn ſubito violente
mente rapita. Soſpinta da
vna forza inuiſibile caſcò
ſdrucciolando nella terra, e
incontinente di ſubita morte
terminò co la vita i ſuoi gior
ni.
Qui ſi riconoſce la fugaci
tà della noſtra miſera vita,cò
Pſal. ragione aſſomigliata da Da
89. uidà quella ſottiliſſima tela,
che picciola
ſcerarſi aragna
inteſſe, col ſui
poiche iº a

-- - - 3-
Da S,Ging, a 75
ſi debili i fili, con i quali ſo,
no le noſtre membra inteſſu
te, che ſe l'huomo fuſſe à
guiſa di traſparente Criſtal
lo, diafano, e vedeſſe à che
fragil filo ſono attaccate, con
me artificioſamente ordite,
che la rottura d'wn, ſol filo,
; d'vn ſol neruo, la ſcompoſi
zione d'wn ſol muſcolo può
in vn ſubito diſcioglierle,co
. ſol dente toglie all'orologio
m'appunto la rottura d'un
dgni moto, yinerebbe ſpa
mentato non meno di colui,

| che ſopra Regio trono aſſiſo


temeuada ſpada librata nell'a
ere da ſottiliſſimo filo.
Conoſcerebbe la vita eſſer
dono di picciol tempo, che
i

quaſi fiore in vnipiaceuol


prato ad vin lieue ſoffiar di
vento ſi guaſta, a gl'ardenti
raggi del Sole ſcolorito vien
o meno, advna pioggia violé
: : H 4 ta
a76 Vita di S.Fina
talanguiſce, ad vn ſucchiar
d'Ape ſi ſmarriſce, e ſoſpira
do direbbe. -

Dalla Cuna alla Tomba è


vn breue paſſo. Alla cadu
ta della Madre di Fina,all'im
prouiſo accidente accorſev
madeuota donna, che haue
ua preſtati i ſuoi oſſequiale
da Vergine Inferma, e con i
ſoliti ſtridi, con il batter dele
le palme manifeſtado la ſcia
gura, che era agoaduta alla
Madre eccitò gl'affetti della
figlia, la quale intenerita dal
l'amore, e percoſſa da così
gran perdita non potè non
ſentire i moti della noſtra car
ducità. -

ºf Nouvolſe però pagare il


tributo delle lacrime douto
alla Natura, ſe prima non
ringraziaua Dio di ſi funeſto
auuenimento. Inalzò gl'oc
chilial Cielo, ma viddehor.
(s'in
i ti
Da S. Gimig. 177
horridiſce non ie si i
penſiero è deſcriverlo) vn
ſmiſurato Serpente, che ag
grappato ad vna Traue del
tetto diuincolaua il fleſſuoſo
ſeno, vibraua la lingua quaſi
veloce ſaetta, e con occhi
ſcintillanti la rimiraua. La
ſimplicità del ſuo cuore lo
giudicò il micidiale della Ma
dre, non conoſcea che per
ſonaggio aſcondeſſe la maſ
chera di quel volto Serpenti
no; lo ſtimò moſtro horren
do di natura non diabolico
parto. Gridaua che accor
reſſero i Maeſtri con ſcale,8r -. Sei
armi per ammazzarlo, l'addi
taua à quelli che eran corſi al
romore come Reo, ma non
viſto da altri occhi che da
ſuoi conobbe altra beſtia più
horrenda maſcherarſi ſotto
uelle ſerpentinehorrendiſ,
me laure. - i ...i
i H 5 Era
178 Vita di S.Fina
Era quel Serpente, che de
luſe la noſtra prima Madre e
Eua, il quale era venuto a
combatterla per irritarla. Era
Satanaſſo, il quale conuerti.
ta la prudenza del Serpente
in malizia aggiunger volſe
afflizione all'afflitta, acciò
trapaſſaſſe i limiti della pa
zienza. A Giob laſsò la mo
glie,acciò li ſeruiſſe per iſtro
mento d'impazienza, e l'in
citaſſe alle maledizioni, per
ſoſpingerlo alla morte, che
º" pretendeua quella rea
emmina dicendoli ironica
sob.2. mente. Benedì hora il tuo
Dio, e muori. Ma a Finato
glie d'improuiſola Madre per
atterraria ſua coſtanza. Così
variamente s'adopra con gl'
huomini per rouinarli, hora
ſi trasforma in Angelo di lu
ce per ingannar con diletto,
hor quaſi Leone ruggiſcea
5. è i per
BaS.Gimig. 179
per ſpauentar con terrore,
ma ſopra d'ogn'altra la for
ma di Serpente gl'è molto ag
giuſtata,e così viene dalle Sa 4º
cre Carte con proporziona- “
ta metafora deſcritto.
Ma ſe niente approfitta
ron le ſue arti con Giob,po
co giouaron le ſue frodi con
Fina. Eſſa ſollenata con l'af
fetto al Paradiſo non teme,
ua i ſuoi inganni. La ſua
conuerſazione era in Ci "
oteua vantar con l'Apoſto.
i" hor come poteua offen f:
derla quel Serpente, che ſtra ;
ſcinando il ventre per terra
non hàali da ſollenarſi. Egli
prende forma di ſerpe, per
che tenta di coſe terrene, die
ce Griſoſtomo, chi s'inalzerà
con l'ali dell'affetto al Cielo so,
non pauenterà i ſuoi morſi.
Così ſi preſernò quella Don
naparturite nella miſterio
a o H 6 ſa
13o Vita di S. Fina
ſa Apocaliſſi, la quale veg
gendo, che vn fiero, 8 In
dragonito Serpente con aper
te fauci, e col digrignare i
rabbioſi denti aſpettaua per
deuorare il parto delle ſue vi
ſcere impiumò due ali d'A
quila generoſa, con le quali
s'inuolò dalle ſue zanne.Que
ſt'alis'impennò Fina Santa,
ali di contemplazioni, e d'af
fetti celeſti, con le quali inal
- zata col deſio al Cielo delu
ſe il Serpente d'Inferno. Que
"ſto tracollatovna volta dal
, Cielo tortuoſamente ferpeg
gia nella terra; lo diſſe egli
fteſſo, quando in quel vene
rando conciſtoro,oue erano
accolti i figli di Dio interro
gato, d'onde veniua, o doue
Mob.1. "
terra, riſpoſe egli, e l'hº -

tamente paſſeggiata, ma Fi
ma inalzagl'occhi del Corpo
si è il e della
Ea S. Gimig. I8I
e'della mente al Cielo, ne
teme i ſuoi aggiramenti.
i Fù condannato il Serpen
teà cibarſi di terra, cioè di
peccatori, diſpiega Agoſti.
mo, i quali viuendo terreni,
in terra finalmentes hanno
à diſciorre; Se brama il mor
- tale non eſſer eſca di lui non,
ſia terra per gl'affetti ma dalr,
la terra della colpa (beache
ſette volte il giorno caduto)
riſorga.
Hor come temer poteua,
Eina, la quale ſe ben compa
ginata quanto alla Natura
di Terra era di penſieri tutta
celeſte è quindi non abbaſſa
gl'occhi in terra, come del
peccatore regiſtra Dauid ma
al monte dell'Empireo, don
de attendeua ogni ſoccorſo
con l'iſteſſo ſalmeggiante,
reale gl'inalza -
Tutto so si sia
- ,
182 Vita di S. Fina
ſi conobbe mentre inalzata
la mano con il ſolo ſegno del
la Croce lo diſcacciò da ſuoi
tetti, come l'haueua ſempre
diſcacciato dal ſuo Cuore.
Non ſoffri di quella ſem
plicetta Innocente la fede,
ne puote ſopportar della
Croce, il valore, vedendoſi
oppugnare con quel reueri
to, e temuto ſegno ſparì, e
quaſi nube da tramontana
impetuoſa percoſſo, dile
guoſſi in vn punto. .
- Imitò Fina il ſuo Spoſo
Chriſto, il quale per diſcac
ciare il Demonio dall'aria,
oue à danno de mortali ſu
ſcita procelle è tempeſte di
, ſtese le braccia in aria in figu
ra di Croce - º :

. Troppo inimica è la Cro


ce al Serpente Infernale5 è
baſtone che lo caſtiga ,verga
che lo flagella, chiaue che lo
. Il lº
- Da S.Gimig. 183
rinchiude nell'oſcure ſpelon
che d'Auerno. Ecco la Cro
ce del Signore diſſe ella in
crociando la mano contro
del Serpente, fuggite parti.
giani della colpa inimici di
, Rio ſparir del serpete co.
nobbe più eſpreſſamente l'an,
cella del Signore, che la mor
te della Madre era ſtata per
miſſione di Dio, benche eſe
quita dal Diauolo, riconob
be in lui l'iſteſſe frodi, ed in
uenzioni, che hauena tenu
te con Giob ammazzandoli
d'improuiſo i figli ſotto le
rouine de dirupati Palagi
per irritare con improuiſi, e
fieri accidenti i latrati dell'I
raſcibile. Eſſa nondimeno
benche ferita nel Cuore,dal
l'acerbità del caſo ſi riuolſe
co'ringraziamenti al ſuo Dio
Accoppiò il dolore d'una tan
º i ta
r84 Vitadis Fina
ta perdita alla virtù della for
tezza, i di cui sforzi conſiſta
no più in pazientemente ſof
frire, che in valoroſamente
Prou. operare, affermò Salomone
º dalla quale altamente protet
ta ſoffri cò animo genoroſo,
con cuor coſtante gl'inſulti
del Diauolo, le perdite della
Carne. 2 º 3
Volſe nondimeno cele
brare i funerali del pianto
obligati alla natura, ed al
ſangue, ma meſchiato con
benedizioni. Il piangere è
argomento, diſſevn ſaggio,
d'animo ingenuo, ed effetto
dell'humana condizione;chi
è duro al lagrimare nega in
fieme all'humanità il ſuo di
ritto, &all'Ingenuità il ſuo
teſtimonio. i
Quando Promoteo ſe la
ſtatua dell'huoffio, diceua
Eſoporeferite da Temiſtio,
- - - COIl
a Da S.Gimig. 185
non macerò la creta cd l'ac
que, ma con le lacrime;per
ciò appena vſciti à goder la
luce del mondo con le lacri
me ſalutiamo il Sole; apren
do, come altri cantò, pria
ch'al Sol gl'occhi al pianto.
- La ſorgente più copioſa
del pianto, è la compaſſione
diceua Homero, ma la ſcatu
rigine primiera è l'humanità
onde Chriſtolotano da ogni
perturbazione d'affetto in di
moſtrazione dell'humana
natura al ſepolcro di Lazza
roamico diſtillò dal turbato .
Cielo del ſacro volto copio es

ſe le rugiade del pianto.


Lo prouò Agoſtino il gra
de, quando domati gl'affetti
del ſenſo fù forzato ſoggia
cere à quelli della natura pian
gendo amaramente la per
dita della ſua cariſſima Ma
dre. Prouollo Fina, che im
i : mo
136 Vita di S.Fina
mobilitaà dolori, ſi commoſ,
ſe alle lacrime nella morte
della Madre. . .
Seruò nondimeno nel pià
to della natura, le leggi del
la ragione, che vogliono ſi
diſacerbi la doglia, non ſi
iriti la paſſione; s'allegge
riſca il cuore non ſi aggraui
il corpo, ſi riſchiarino i nu
uoli della triſtezza, non s'ina
torbidi il ſeren della mente,
ſi ſolleui la natura non s'ofº
fenda la virtù; ſi ſodisfaccia
all'affetto, non ſi progiudi
JEccl. chi alla fortezza; perciò il
32e ſaggio preſcrine il termine al
pianto, che ſi deue verſate
ſopra i cari defunti, ma d'vn
ſol giorno, acciò nel mare
copioſo d'vn pianto incon
ſolabile non ſia dal ſoffio di
paſſione diſordinata, conuolº
ta la tolleranza.
Così pianſe l'amante Fi
glia
-

. Das Gimig. 187


glia di Fina santa la perdita
della Madre, che è a dire, la
perdita d'ogni conſolatione,
d'ogni bene terreno, ma rap
preſentando in ſe ſteſſa il mo
te olimpo, benche i nembi le
circondaſſero i fianchi ſerbò
la ſommità imperturbabile,
e tranquilla. a
- , - ,

Tella patienza di S. FITNA,


e conformità col diuino ,
volere. Cap. XIAI
-
-
-

º -

Iſciolta la noſtra orfana


A languente dalle tene
rezze materne pensò vuirſi
più ſtrettamente con Dio,
nel di cui volere con tanta re
miſſione d'animo,e ſommiſ,
ſione di quore depoſitò ſe
ſtefſa, che pareua dishumana
ta da ogni affetto terreno.
La perdita della Madre gli
ſeruì per ritrouar più affet
- tllO -
18s Vita di S.Fina.
tuoſe quello ſpoſo, il quale
vuole, che s'abbandoni fino
la Madre per ſeruirlo. Al
lora ſi riconobbe vera diſce
pola di Chriſto, quando pri
ua del Sangue denegato il
proprio volere ſtudiaua la
Santa Croce in quella duriſ,
ſima tauola. º
Creſceua ogni giorno la
ua tormentoſa infirmità, ma
quanto più duro era il con
traſto della carne, tanto fa
ceua moſtra più degna della
ſua ſofferenza.
Pareua vna fiamma, che
con l'accreſcimento delle leº
gna più diuampa, la durez
za di quella tauola accreſce
ua fuoco all'amore, ardore
all'affetto. Imitaua quel Dio
che cinto di ſpine entro al
miſterioſo raccetto dimo
ſtrato a Mosè fiammeggiaua
più ardente, mentre eſſa
- IlC
fa
Da S.Gimig. 189
legno della ſua tauola tra
punta dalle ſpine de dolori e
ſcintillaua fiamme più info
cate d'amore. -
si

- Pareua vn ſole, che in mez- è


zo alle nubi più chiaro ri
ſplende, mentre eſſa fra le e
nubi piouoſe delle ſue piaghe
riſplendeua co' raggi d'amo
roſa ſofferenza più illuſtre.
i Reſiſteua con valore avé
ti impetuoſi de mali, perche
s'era legata al tronco d'wn'
am Aoſa Rouere, che non
pauenta il ſoffiare deventi.
S'auuerò in Lei il detto di
quella affettuoſa orante Ma-,
dre di Samuel, che col ſolo ..
muouer delle labra vocifera,
ua nel Cielo. Gl'infermi ſi
ſono accinti di gagliardia,am
mantati di fortezza. Poteua
cantar col Profeta. Tu hai
multiplicate l'infirmità del
le membra, 8 io hò affretta
i tO
19o Vita di S. Pina
to il corſo allo ſpirito; o ve
2.Cor.ro ridir con Paolo; Allora
º che m'infermo nel corpo
m'ingagliardiſco nell'animo,
Non ſeppe mai valoroſo
Campione di qualſiuoglia
“impreſa tanto gloriarſi, qui
to ſi gloriò Eſſa con l'Apo
ſtolo della ſua penoſa infire
mità. -
Siamo infermi diceua c6
"rifleſſo, ma viueremo con
Dio per virtù di Lui, che pie
coſamente n'auuiua. Bene
dì pure il tuo Dio anima
mia, cantaua con Dauid, e
riceui per ſicura caparra del
la bramata mercede queſti
languori, poiche per grato
compenſo ſi renderà alle tue
colpe propizio, ſanerà alla fi
v

ne ogni tua infirmità. ..


Non t'increſcavn momen
taneo penare per douere e
ternamente gioire. Il
a
s".
CCI'
Da S.Gimig. 191
ed il merito naſcono dalla
difficoltà, e ſe ſentirà il Cor
po dolori di maligoderà l'a- .
nima dolcezze di gloria An +
che il Leone ritrouato dal và
loroſo Hebreo è prima viſta
ſembraua terribile, e ſpauen
toſo, e pure morto haueua . .
il miele nella bocca. Anco º
le labia della Spoſa de Sacri
Cantici diſtillarono vn tem
pola Mirra, e poi la lingua
guſtò le ſoaui dolcezze di
miele, e di latte. Queſta in
firmità, che hora ti ſembra
figlia del rigore vedrai eſſer
parto d'amore; Sehora ti ſi
rappreſenta Madre dello ſpa
uento, aquietati i timori la
conoſcerai ſorella di Beatitu
dine; la proui diſtruggitrice
del guſto, ma la prouerai al
latCntO
fine eapportatrice del con
- v

Dalle pungenti ſpine mº C


192 Vita di S.Fina
le roſe, che inghirlandan le
tempie, e teſſon nobil Coro
ma alla teſta, ſe brami la Co
rona del Regno Imperturba
bile del Cielo ricordati, che
per elezione delle feconde
piante della terra, così regi
ſtralo Spirito
ceſſa non Santo, fù con
alla pampinoſa vi - l
te, al dolce fico, ma al ro
ueto ſpinoſo, di ſpine dun
que hai da coronarti in terra
ſe brami regnare nel Cielo.
Fù coronato di ſpine anche
il tuo spoſo; diſconuiene,di
ce Bernardo ſotto Capo ſpi
noſo aſconder membra de
licate? - - - -

i Cosiauuiuata dalla ſperan


za dell'eterna quiete quan
to maggiore ſentiua l'acerbi
tà del ſuo male, tanto più a
nhelaua alla gloria.
Eccl. Adempiua gl'auuertimé
38 ti del ſaggio. Nella ſua infir
mità
, Da S. Gimig, 193
mità non diſprezzaua ſe ſteſ
ſa, ma ſupplicaua il ſuo Dio;
ſentiuaiitrauaglio, e neſpe
raua finalmente il premio.
per l'aſpra via de Tormenti,
ma pazientemente ſoffriti ſi
fabricana il ſentiero alla ſala
te, e per queſti amari gradi
ſperaua aſcendere alla dol
cezza della3 c.ſempiterna
tudine.
-

-
beati
I . . .
. Si ricordaua che Giob, di
cui ſeguace s'era Santamente
propoſta, benche con piedi
º riſtretti da ceppi della Poda
i gra (così ſpiegano i ſacri eſ
"poſitori quelle parole di Lui;
Tu Signore hai poſto nel ner Mob.
uo il mio piede) ſi veloce I ge
" mente correua, che Dio in
uaghits rimiraua la velocità
º de ſuoi paſſi, onde eſſa ben
" che in vna Tauola attratta, e
inceppata in vn legno ſpera- -

“i
l ua correre “osse
al Cielo. i
( 194 Vita di S. Fina -

-- Quelle pene, che le addo


gliauano il fianco eran pen:
ne, che le impennauano l'aº
nima per volarſene è Dio, e
con Paid replicana ſouente
queſti affettuoſiſſimi accenti ,
Pſe. Chi mi darà penne di Colom
º ba volerò, e ripoſerò nel Si-, i
gnore. ----e
iº La conſolaua la pietoſa vi- º
ſta del ſuo Spoſo trafitto, e
confitto in vina Croce, che i
era lo ſpecchio,oue rimiraua, i
l'immagine cicatrizata del
s.. ſuº Corpo, e vedendo, co- .
i me diſſe Eſaia, che egli haue i
ua preſe le noſtre infirmità, i
º portati i noſtri languori al
leggeriua i ſuoi mali.
- Partito peſo ſi rende più º
ſopportabile a gl'homeri al-r
trui, e l'eſempio del Capita
no, che valoroſo combatte,
incoraggia fino i più vili alla
Pugna. Perciò lo Spirito San
- - - tO
Da S.Gimig. 195
to per ſtradarſi nella via del
l'afflizioni ci manda al mon
te Caluario per rimirare l'e
: ſemplare d'ogni tormento,
i ma Idea inſieme d'ogni for.
i tezza,e queſta ſecondo gl'au
l uertimenti dell'Apoſtolo è
. l'autor della fede, e conſu
matore d'ogni paſſione Chri
ſto Giesù. Chi dalle ſpine
di quel capo, da chiodi di
quelle mani trapunte non ſi
con punge è più duro che
ferro. I
; Chi da grondari di quel
ſangue aſperſo non s'ammoi
, liſce, e più rigido che dia
- Illante,

Chi all'aſpetto di quelle


I membra inſanguidite non
è pronto a ſoffrire i languori
ha di ſaſſo duriſſimo il cuore.
- In queſto viuo eſemplare
ſpecchiauaſi Fina, & impri
mendo in ſe caratteri di com
I 2 paſ
-
196 Vita di S.Fina
paſſione, eſprimeua affetti |
di deuozione; compatiua af
fettuoſa, patiua valoroſa, Se
alla viſta dell'altrui tormen
to rendeua più lodeuole l'e
ſempio della ſua pazienza -
- . Pareua vna Cetra, che ac
cordata cd vn'altra in viniſo
ma voce, e poſtali dirimpetto,
ſe da dotta mano di gentil
Citaredo ſia percoſſa l'Vna,
rende l'altra viniforme il con
cento. Cetra fù la Croce di
Chriſto, biſcheri furno i chio
di, corde le funi, che ſtorti
gliarono la ſua prezioſiſſima
Carne, la roſetta in mezzo
alla Cetra fù la piaga, che in
cauò il Longino, armonico
accento furon le voci di per
dono, e pazienza, che nella
diſſonanza della paſſione s'v -
dirono, con le quali nuouo,
e celeſte Anfione tirò a ſe fi
no le ſorde piante de pecca
. - - tori,
Da S.Gimig. 197
tori, che compunti ſi perco
teuano il petto, fino i duri

; ſaſſi, che ſi ſpezzaron per


pietà. . . . i ,

A queſta Cetra ſi poſe vi:


cina Fina con la ſua Tauola,
che à dire con la ſua Croce »
con la ſua Cetra, e dalla ma:
no del diuin Citaredo aſpra:
mente percoſſa, ſi che dir po Thre.
teua collacrimante Profeta, 3
ſolamente in me volge, e ri
uolge la ſua mano tutto il
giorno rendeua armonioſo
amanti di lodi, di benedizio
mia; p tº poi: e ſi s our i
i t Ghial diuino ſottomette
il proprio volere non ingonº:
tra ſciagura che lo turbi, chi
l'aſſeſtaà quello di Dio non
è merito, che non l'arricchi
iſca: . .i -.
.: Più furon gradite da Dio,
dice Griſoſtomo, quelle pa
srole, con le quali dimoſtrò
f, I I 3 Giob
198 Vita di S.Fina
Giobla total remiſſione del
l'animo ſuo nel diuino vole
re; Come è piaciuto al Sig
diſſe egli, così è auuenuto».
ſia pur ſempre il ſuo nome
benedetto;Che non gli piac
quero le trauerſie, che ad on
ta di Satanaſſo ſoffrì co cuor
generoſo, l'elemoſine che l'e
- : ſtenuarono, la ſimplicità del
: l'opere buone che celebrato
lo reſero dall'oracolo di Pa
ºradiſo, e ſi rei fi º
o. La legge del Signore è aſ
ſomigliata advn giogo » affìa
ſoaue, chi s'accolla queſto
giogo alla volºntà legata a
iuella di Dio già ha adempi
“ta la legge, º º
E maggior perfezione,di
ce San Bonauentura, aggiu
ftarſi col diuino volere nel
a ſoffrire, che oprat virtuoſa
mente con ſudore.
il profeta
a s

º º i Eſaia
pas Gimig roo
Eſaia ſabbato delicato, cioè Iſas
ripoſo dolciſſimo del Signo- º
re chi fraſtorna il piede della a.S r -

propria volontà per inoltra


re quello del voler di Dio.
Tale ſi rappreſentò Fina
Santa 5 fra le ſciagure del
Corpo non perdè mai la pa
ce dell'animo merce, che ag
iuſtata con Dio conformò
e ſteſſa al volere di Lui.
In queſta forma ammae
“ſtrata dal Sapientiſſimo Dot
tor de mortali Chriſto Cro
scififolleggeua nella Catte
-dra di "
di tolleranza, e adottrina
ua i ſuoi Cittadini a prender
la Croce del trauaglio con
pazienza per conformarſi al
- l'Immagine dell'unigenito
figlio dell'eterno Padre.
o Ricordaua loro più con l'e
ſentipio della vita, che con
i gl'inſegnamenti della bocca
- I 4 quel
A

2oe Vita di S.Fina


quelli non eſſer figli di Diº,
e come ſcriſſe il Maeſtro delle
genti Paolo, che ſon fuori
della diſciplina di Dio, che
è la Croce della tribolazione, i
volentieri abbracciata. i - - - -

pillarmelazione fatta a san


- ta F I N A del giorno i
della ſua Morte.
e Gap. XIV
-
velDio, che coniata
- bolazione patteggia,
acciònſ, ci ſouerehis
ima adegua le forze al traua
glio;acciò poſſiamo ſoffrirlo
dopo hauerpronata la ſua ſer
rua in così fiera battaglia e
conoſciutala lo ſpazio d'vn
cluſtro ſofferente ne mali,vol
ſe premiarla. .. -
- Non era più tempo di pro
rlongare il tormento, o la pu
ºgna, ma d'apparecchiare la
la p . I Co
-

t Da S.Gimig. 2o1
Dio, Corona è la gloria.
º i Sofferiuano ogni cinque
i nºi ſacrifici d'ucciſi anima
i li alle fauoloſe deità delciclo
i ſopra ſantificato altare i qua
º li luſtri, overo Olimpiadi e
eran chiamati. Vittima inno
... cente eraſi offerta E IN A
º ſopra il penoſo altare d'una
" - rigida menſa per piacere al
dſuo Dio, non con ſcannati
vitelli, come voleua Dauid, al
ti ma col martirizato ſuo Cor-º
" po; Terminato il luſtro ae e
i certa lo spoſo il fiſico,
fi della ſua giuſtizia, l'oblazio º
º ne, e l'holocauſto trafitto
i" º da coltello dell'infirmità,8
iſc, i abbruciato dalle fiamme del
a l'amore - e' or
i" Glene ſpediſce ambaſcia
Nº dori, e de più degni che ac- e
- colga la Flierarchia de Dote :
º ſitori, o vanti l'ordine ſupree e
i" ci mode Pontefici Ficiliane,
cli 5 I 5 tiſ.
re
2o2 Vita di S. Fina
tiſſimo Pontefice Gregorio,
“Quel Gregorio, che ſoſtene
- do ſopra la teſta coronata tre
Regni calcò col piè trionfan
ste tutto l'Inferno. Che qual
Sacro Noè approdò la Naui
cella della Chieſa in mezzo
alle
te. tempeſte à porto diche
Quel Gregorio, ſalu:il
i faſto, e le grandezze del ſe
icolo del pari meritò, & heb
be ſi à ſchiuo, che quaſi ze
º lante paſtore con l'eſempio
e lepenna
pecorelle precorſe,
addottrinò con la
il mondo,
con le preci debellò l'Infer
. º no -
Queſto percorriſpondere
à " deſideri della
ſua deuota Verginella di FI
- NA, che inſtantemente ſup:
Tſa plicaua con Dauid eſſer ca.
i. uata da queſto mortal Carcer
rſo terreno e ripigliauaºuen:
is te con l'ideſionEamminºto
Q
-“e - a
-
-
-
i T

- · Da S. Gimig. 2o3
è Signore il mio fine, ſpedito
dalla nobil Reggia del Cielo
º da parte del Principe dell'e
ternità gl'intimò l'hora del
i ſuo felice paſſaggio otto
I giorni auanti il morire. Ve
º ſtito di quella luce, che è Li
urea di Dio le comparue A
i raldo di morte, ma più gio
º condo che ſe fuſſe venuto Pa
i traninfo di vita.
" . Illuſtrò con gli ſplendori,
º che fiammeggiaua dal ſuo
º e volto quel picciolo, e tene
broſo tugurio, oue giaceua
º l'auuenturoſa paziente; raſ
e ſerenò ci queſte voci eſpreſ
igſe dall'amore i dolori di Lei,
- che già per doſio languiua.
Rallegrati Fina, diſſe egli,
i - già il fine della tua vita, anzi
de tuoi tormenti s'appreſſa,
i diſponi la tua Caſa, ordina
l i si
e gl'intereſſi
-
sºdell'anima,
-
fissºper
6
de
e
zo4 Vita di S. Fina
fedeli mi reueriſce in terra,
cſarai mia compagna nel Cie
lo, e - º
! Conoſci, o Lettore, qual
fuſſi il merito d'una fanciul
gla, mentre le ſi ſpediſcano
meſſaggieri i Pötefici più de
gni, che reueriſca la Chieſa,
ma meritati da Fina. La gra
sdezza dell'Ambaſciadonear
gomenta l'eminenza del Pria
cipe, e la grauità de negozia
cti che porta a o
- Per annunciare il ſommo
a de miſteri alla più illuſtre
Vergine, che reueriſca il Cie
- los & honorila terra fu eletto
e Gabriello vno de Sommi ſpi
riti del Cielo ſpedito a MA
RIA. e f. 1 si
i Hebbe Fina Ambaſciado
e revn Pontefice, a piedi di
a cui non ſdegnarono abbaſ
ipro- ,
i"
22 climarſi le p
-: i farsº gli ie piegarſi
s. Da S. Gimig. 2o5
gli Scettri, perche lo richie
ficua l'eccellenza della ſua è
virtù, l'affetto della ſua deno
ezione. Lo conobbe per Gre
- gorio il Sommo al manto
- Pontificio, alla Tiara coro:
inata di tre Regni, al volto
i maeſtoſo, e venerando, alle
i note fattezze, di cui haueua
sforſe effigiata la demotiſſima”
immagine nella ſtrettezza de
a i muri della ſua Camera oi
ci Egli per contracambiare
r gl'oſſequii di reuerenza che
- da Leihaueua riceuuti in vi
i tità non diſdegnò ſeruirla, e
corteggiarla in morte ia:
s A queſto anche è valevole
è la deſiozione de Santi, men
i tre viuiamo ci preſeruano
con la loro interceſſione da
mali,morendo c'aſſiſtono coi
si la protezione. Infelice quel
º miſero, che in un paſſaggio
cainico
c fidurona
- .
ha qual fede
2s6 Vita di S.Fina
ri fedele. Guai diceua il ſag
gio à chi cade, ſe non haurà
chi lo ſollieui, ma qual cadu
“ta maggiore, che tracollare
in vn letto per non douer ri
ſorger da quello. Allora,co:
mene auuertiſce Giouanntil
Apº
predilettto
gone di Chriſto,il
infernale ſuſcita Dra
più
I 2o
- fieri i ſuoi ſdegni,perche bre
sue è il tépo di meritare s'af.
fatica a tentare i miſero chi
in quel tempo di tribolazio
ne è priuo d'aiuto. Chi non
inà santi in Paradiſo (è vul
sgar detto ma vero) ſarà
preinfelice. a a
ſem
ºsione della terra
procura con oſſequii e presº
dei padroni nelle neceſſità per
e non hauererà dire come Pit
di zagora abbandonato in cala
i mitoſa fortuna da glamici,
c Hirºndinem non babeo, che i
esali ſono gliamicidelmondo
- º - -

-- - - - Ron
- ---

s Da S.Gimig. 2o7
Bondini adulatrici, che nella
Primauera delle felicità ti - -

corteggiano, ma nell'inuer
no del trauaglio t'abbando
nano; dourebbe l'affetto del
Paradiſo, ed il timore dell'
Inferno procacciar Mecena
ti nell'urgenza di così graue
a Gl'amici della terra (ſe pu
re alcuno ſe ne ritroua ) in
quel tempo non ſono vale
cuoli, corrono per ſpogliarti -
- non per ſoccorrerti; Sono
- amici del tempo, Staltermi
- narde giorni, che ſono vna ,
parte del tempo finiſce l'a
i micitia. Sotto le ceneri di
morte non s'auuiua, ma sa
ſconde il fuoco d'amore l'in
tereſſe gli rappreſenta amici
e terminata la vita, e la ſperan
za di reſtar beneficati, e ſ
a uiti dall'amico termina l'ami
si cita » Quella sº Santi
c. - Ultà
2os , Vita di S.Fina
durane ſecoli,perche gli ſtree
ti legami di Lei non ſi tron
cano da parca feroce, ma ſi
riſtringono da charità ardéte.
. Di queſta sera prouiſta la
noſtra ſaggia donzella di Fi
ma all'apparir del ſuo deuoto
i& amico letitiando con l'a
nima in Dio, con Sereniſſimo
volto in cui ſi leggeuano i
caratteri della ſua allegrezza,
con quore conſolato, ma ,
ſorpreſo da deliquio amoroſo
traboccante di gioia ſi diſſe,
Dunque, è mio Dio, amo
“roſiſſimo Dio , ſi diſprigio
“nerà vna volta queſt'anima ,
mia per volarſene al Cielo ?
- non hauerò più dunque da a
"talpeggiar nella terra º ag:
" erò al godimento di
quel bene, che è ogni bene,
:vero bene amabiliſſimo bene.
i! Ma che preſuntione è que
a cuocº sensi
Da S. Gimig. 299
º ſcocotanto? che hº Io me
ritato giamai, onde poſſi ſpe, a
rare non che ottenere vinta -

to bene e anzi, che non hò,


io demeritato viliſſimo verº,
me della terra,Creatura con
ceputa nell'iniquità, nata frà
pianti, alleuata in mezzo alle
ſozzure, i
- . Ma Tù mio diuo mio Sár
to, mio Padre; Reueritiſſimo
Padre pago adunque di ſi pig
cioli oſſequijm'inuiti? Sono
i". i":, e compagna m'e
leggi? Compenſi la tua pic
,tà la pietà "" che
per ſua ſola miſericordia mi
iſalga, per ſua mera gratia mi
chiama, Reueriſco il tuo
Nome,honoro il tuo merito,
offeriſco il mio affetto, gra
tie quali poſſo ti rendo, quali
-non poſſo le dia, le conceda
alla tua charità, al mio deſi-,
derio il tuo Signore, il mio
- i Spo
----

i- -i- -

21o Vita di S.Fina


Spoſo. Ciò detto honori.
Mech do, e come Sacerdote, e co
7 me Principe ſupremo della
Chieſa nuntio si degno ſeco.
do gl'auuertimenti del Sag
gio, abbaſsò la teſta per re
uerenza, humiliò l'anima ſua
per deuotione. -

Qual fuſſe ildi Lei conté


sto aſſicurata della ſua prede
ſtinatione non hò affetti per
eſprimerlo. ,
i Doppº la viſione beata di
Dio queſta è la maggiore al
ſegrezza, che poſſi guſtare
tvn'anima innamorata di Dio.
in comandare a Demoni,l'ac
quietare i venti, li ſanare i
languori, l'implacidire il ma
re, l'arreſtare la corrente à
fiumi è vn guſto di niente è
ſuo paragone". Non vi ral
legrate diſſe Chriſto a gl'A
zue. poſtoli perche hanere pote
io ità ſopra gli ſpiriti immddi,
º, - Per
:IDa S. Gimig. 211
perche ſanate l'infirmità cô
l'impeto della voce, è con il
tocco della mano, ma gioite
feſteggiate, perche i voſtri
nomi ſono impreſſi con ca
ratteri indelebili nel libro
della vita. -

L'anima noſtra non può


quietarſi che in Dio, aſſicu
rata del di Lui godimento ha
rimouato il ſuo centro, non
poſſon più i timori d'vn e
i terna inquietitudine ſconuol
l gerla, Il Serafino della terra
| Franceſco Santo non ſerenò
umai il volto, che quando fù
accertato della ſua predeſti
i natione. Chi arriua à queſto
ſegno è già beato,
Queſta beatitudine prouò
FINA auuertita del ſuo paſ
ſaggio, inuitata à quella cele
ſte magione dal gran Saeet
dote di Dio Gregorio, al di
cuiº ſparire ſcomparnetri
ogni
-

A
212 Vita di S.Pina
triſtezza del cuore, e reſtò
benche afflitta nel corpo c5. |
ſolata nell'animo.
i Queſto è il diuario ſecon
do la dottrina dei Padri dall'
apparizioni, che vengon dal
Cielo a quelle che finge il
demonio, egli ſe bene ſi tra
sfigura in angel di luce, e col
ſuo apparire ſimula gioie,fin
ge allegrezze, al dipartirſi
laſſa meſtitie, turbamenti ,
horrori - - 3
E prencipe delle tenebre |
come potrà infonder luce di
i"
contenti ?
pianto come potrà ſparger
"
Nell'apparitioni ſpedite
dal Cielo è prima frite ſi sé.
te qualche commotione, è
vero perche è proprio dell'
huomo ne gl'improuiſiac
cidenti turbarſi, è vero per
che l'animo noſtro diſauez
2Q
Da S.Gimig. 2 13
zo alle ſuauità di Paradiſo nºi
può in vn ſubito capirre i
contenti, ma nel fine ſi can
gia in giubilo in feſta , La
luce che porta l'Ambaſciado
re di quel Dio, che habita lu
ce inacceſſibile, dice l'Apo: 1:Ti:
6:
ſtolo, sgombra ben toſto le ,
tenebre della merauiglia, ſe
rena il Cielo dell'anima, ri
ſcalda gl'affetti del cuore,au.
uiua la ſperanza, illuſtra la
fede, infiamma la charità.
Sia di ciò atteſtatrice quel
l'innocentiſſima Vergine ,
che meritò i primi Amba
ſciadori della Monarchia
dell'Empirico,la quale all'ap
parire dell'Angelo turboſſi,
ma al diſparire reſtò graue, e
feconda di quello,ch'è Figlio
del Padre delle miſericordie,
e Dio di ogni conſolatione.
Queſta conſolatione rice
uè Fina Säca viſitata del Cie
- lo
2 14, Vita di S.Fina
lo per mezzo del ſuo deuoto
Pontefice Gregorio Sommo
Sacerdote dell'altiſſimo, re
ftò ſoprafatta da amoroſo de (

liquio, e forſe c& eſtatica co- i


templatione rapita in Dio )
precorſe il termine preſcrit
to al morire, mentre dishu
manata da ſenſi, e da gl'af:
fetti terreni ſoſpiroſamente
anhelaua al godimento del
promeſſo bene. Replicando
l
con iterate voci i deſiderij af
fettuoſi dell'Apoſtolo. Bra
mo diſciormi da queſto car- ,
certerreno, 8 eſſer col mio,
;
l

dolciſſimo Spoſo: i q
º
DelTranſito di santa F1N a -

Cap. XV. -

Vuiſata del bramato » N

se più volte ſoſpirato


ſuo vltimo fine, e diſciogli- .
mento dell'anima dagli ſtret
- tI
º Da S.Gimig. 215
i ti lacci del corpo cominciò
ad apparecchiarſi per il paſ
è ſaggio, che far doueua dalla
º ſchiattitudine Egittiaca del
º mondo alla Beata terra di
º promiſſione del Paradiſo.
º : Già prouiſta, dei pretioſi
i monili, degl'aurei pendenti,
º delle ricche gioie accattate
º dalla gratia dell'opere buo
i ne,che indiuiſibili còpagne
) l'haurebbon "
i termine quietiſſimo del ſuo
al

mouimento pensò con vna.


general confeſſione ".
uar lacoſcieza da que peſi, da
quali ſe bene era libera, ag
grauano però l'humanità pro
cliue per ſua naturalezza nel
male. . . . . .
Sapeua che ſpedita naue
più leggiera, e ſollecita ſolca
l'onde fluttuanti del mare in
coſtante, alato vecello con
libere piume più facilmente
i 9 tra
-

216 Vita di S.Fina .


traſcorre gli ſpatioſi ſentieri
dell'aria
Tali però erano i ſuoi baf
ſi ſentimenti poiche eſſendo
i" ".che i
Leiridir ſi può con verità
quello che con marauiglia l
canta la Chieſa del gran Fo.
riero,e Batiſta di Ghriſto Gio
uanni Santo. Non macchiò
della ſua vita il candore nè
meno convn ſol neo di pec
cato, poteua con vna gene
ral ricerca ſatisfare agl'affet
ti d'vna profonda humiltà »
non curare i difetti d'una ci
- catrizata coſcienza. Era così
ſana di dentro come piagata
di fuori, nondimeno ricor
deuole di quell'ammaeſtra
mento Apoſtolico dato a
Aem. contriti di quore, con la boc
I O, ca confeſſandoci ſi procaccia
da noi ſalute, vuole (a ſomi
glianza del cane, che" -

. .' O
- Da S.Gimig. 217
i do con la lingua la ferita la
ſana, e la diſulcera) con vna
i Confeſſion generale procac
i ciarſi intera ſalute. -

i s. Aſcoltaua i ricordi del


i gran Padre Agoſtino il quale
l i"
o inuerminite dell'anima quaſi
i celeſteeſ al pio della Chieſa
i ne apportaua queſte ſalubri
i ricette, º i
Cófeſſati dice egli, 8 ogni
: marcia che eſca dalla piaga
º delle tue colpe fi purgherà.
quella iniquità, che quaſi col
i tello da due parti affilato,co
i si è chiamato dal ſaggio ti ha scel,
ti mortalmente ferito con l'Vn a,
I guento medicinale delle pa
i role è col ferro della lingua
i toſtamente, e facilmente ſi
ſana.
1 Così riuolta queſta humil
penitente con tutto l'affetto.
alla ſalute dell'anima poteua,
i K. ben si
21s Vita di S. Fina
pſal. ben dire con DanidP
|
ari della piagha inſiſtolita del
ſuo corpo. Si ſono infrariº
dite, e corrotte le mie dicº
trici colpa non gia della mia
traſcuratezza, ma patienzi
ma non voleua hauerſi à la
- ,
gnare
ſe puredialcuna
quellehance
dell'anima'
mini
ma parena alla ſua humiltà
nauer deturpato il bianco ci
dore della grazia» º
i Benche orſi e le pun
i"
maori, della Coſcienza ſi pre
s poſe
tentinondimeno
di Age ſinºgl'inſegº
i " l

vuole». che niſſuno benche


eſente da ogni colpº pºtrai
queſta vita ſenza ºilri datº
pessimento o?
ILa morte è vin paſſaggiº
irretrattabile, è neceſſario ſi
curare il tondo per non di
pare invo precipizio
rabile a i
irpº
E
e r- Da S.Gimig• 2 I9
ivn momento onde pen .s
del'eternità, deue aſſicurarſi
per non hauerei eternamente
a dolerſi d'hauer traſcurato
vn momento tateuole a cdr
prare vn'eternità di bene è
fuggire vin'infinità di male,
Evn debito che alla natu,
ra ſi deue, ha da pagarſi con
cancellarle partite regiſtrate
nel giornale di quel gran li.
ero da produrſi pell vltimo
de giorni º da n.
i"
llita la contrita penitente
di FINA con gli ſplendori ,
di nuoua grazia ricevuta nel
i".
entendo che il corpo conſu -

mato per la debolezza, se


mancante per il dolore lano -
guiua volſe ingagliardir l'a
nima al viaggio del Paradiſo.
- Si ricordò del Santo Profe,
taElia,
- 2 i
quando
K 2
diſteſo e gia
cen:
sso Vita di S.Fina -
3 Reg.cente ſotto l'albero del Gine
e is proauualorò le ſue forze cº
il pane ſuccinericio, e con
l'acqua ſi tradò il viaggio
del monte di Dio orebionde
richiede inſtantemente il Sa
cro pane dell'Auguſtiſſimo
corpo di Chriſto velato dal
le ceneri de Sacri accidenti;
acciò li fuſſe viatico ſicure al
cammino vPGiaceua ancor
eſa, come Elia, all'embra
d'vn'Arbore ſopra d'una Ta
uola inſieuolita da mali, an
helaua al monte dell'Empi
reo, di cui ſcoſceſo,e ſtretto
rimairata il ſentiero º º
iNosi biſognaron l'acque,
che beuè il Profeta, perche
eſtete traboccaron
dcchi. ei dagl'º
2. Il

All'apparir del ſuo Spoſo


in quell'anguſta Caſetta glº
apparecchiò il Talamo nut
tiale del peste appaiº con
1492 S º i cor
-

- -

2Da S. Gimig. 221


i cortinaggi della deuozione,
Volſe che fuſſicircondato il
letto della cefcienza (inuaſi cam.
letto di Salomone) da ſeſſan 3
ta defortiſſimi d'Iſrael, che
tante erano, e più le virtù, che
º faceuano ſpalliera per core
teggiarlo. Diſcacciò il fetor
delle piaghe con l'odore ſoai
uiſſimo dell'opere, dicendo
. con l'Apoſtolo, iſer donia, coes
mo buon ritore di Chriſto, º
l'abbracciò,io ſirinfesetusta
per defio languente diceua
con la Spoſa i e Cantici, Ti Cann
:hè Gerrato , drihè. trouato io
vna volta in queſto letto io
i mio Dio, che tant'amo; titer
rò, non ti abbandonerò gia
mai, vinico dell'anima mia.
- Horsi, che s'adempiranno
le promeſſe fatte alla tua ſer
ua per il tuo meſſaggiero, e
mio denotiſſimo, mentre per
pegno della futura gloria à
3 o K 2 me
222 Vita di S.Fina
meti dai. Come oſtaggio
taccetto; come ſpoſo tab
º braccio, come Signore tire
uefiſco, come Dio t'adoro.
O come à tempo ne vieni,
hora che deuo entrare in ſtec
cato con la morte, mio Padri
not'eleggo, Saprai ſaprai
inſegnarmi i colpi da ſcher
mirmi da lei hauendola in a
ſomigliante conflitto ſcher
º, nita. La ſola viſta di te ſuo
vincitore abbatterà la ſua ,
ſcherma, temerà al tuo coſ.
assº petto fino nelle vittorie la
- perdita, poiche, allora, che
r":
vittoria inghiottita - Io ben
che Donna imbelle affidata
dalla tua preſenza non temo.
Se languirà il Corpo, non
pauenterà l'animo; Se tra
sbalzerà il Capo per l'inquie
atitudine del male, che ſento
ade Aioga hora mi creſce
s. I con
per
=- - - - - - - - - –

º condurmi in ſteccato non


, palpiterà il Cuore, o treme è
a ranno le mani, che non time
3 pugnino l'armi onnipotenti
i della Croce. - 2
Non è conflitto di Carne,
i così m'accerta il tuo valoro
i foCampione di Paolo, ma Bph.
è tenzone di Spirito; non ſi º
, combatte col Sangue, ma ſi
, guerreggia col Principe dele
l) le tenebre. Rileggaſi pure e
gli l'armi de ſuoi ſoliti tenta
tiui, che io col ſolo campo,
sche hò eletto ſpero (tua sº è A

; merce) ſpauentarlo. Il ver


dermi diſteſa ivn legno ab
batterà le ſue forze. Campo
sche eletto da te,o mio Chri
ſto, quando entraſti nell'ar:
| ringo della Croce l'abbateſti
lo debellaſti, ſi che vinto(co
sì lo deſcriſſe Habacuc) vſei Hat,
auanti detuoi piedi depreſſo i
º

- Horsù dunque
- º R 4
- i
alla Pugna.
Ma
224 Vita di S. Fina
Ma ſe s'vngeuano ne paſſati
ſecoli que valoroſi, che in
fiera tenzone di Lotta non
voleuan ſoggiacere all'inimi
co valore; venga, diſſe ella l
riuolta à circonſtanti, la Sa l

cravnzione, acciò in me o
gni grazia del mio Signore
s'adempia, ogn'arme, e de
i" , ed offenſiua m'af
ia i

, Con l'olio Santo del Sig.


fù vnto ancor Dauid, & aiu
tato dalla mano, e conforta
Eſiº8-to dal braccio di Dio niente
s'auanzò l'inimico contro
di lui, è il figliolo dell'iniqui ,
stà non gli ſi poſe vicino per
-
-

nuocerlo.
Benche la morte ſia l'ulti
smo delle miſerie più terribi
li, che proui il mortale que
i fta Sacra vnzione indolcirà
º le ſue amarezze.
A queſto effetto, così af
è - ferma
r

Das Gimig: a25


ferma Dauid, ha fatto i Dio Pſaie
germogliare dalla Terra l'her ºss
be, e le piante per ſeruizio
dell'huomo, ma fra queſte
l'oliuo è la ſpiga portano il
vanto, acciò l huomo ſorpre
ſo da gli ſpauenti di morte
con l'olio rallegrida faccia,
col pane confermi il cuore,
Ho ſtabilito il mio Cuore
col pane Sacroſanto dell'Al
tare, sù dunque vmghiamo
il volto con l'olio, maSantos
e ſiano queſti i liſci, che m'a
dormino, figl'vnguenti che
m'illuſtrino per piacere allo
Spoſo. o essº
Son già inuitata alle Ca
ſtiſſime Nozze di Lui, deuo
però come Vergine prudente
te eſſer d'olio prouiſta per
non rimanere eſcluſa dalla
Camera Nuzziale del Cielo.
s: Già fortificata con tutti
sque Sacramenti che anua
i R 5 lora
226 Vita di S. Fina
a lorano l'anima, e l'indrizza
-.
º no, al Cielo aſpettaua con
ſommo deſio quell'hora co
tanto ſoſpirata del Beato ſuo
e Vedeuaſi venire incontro
non con horrido, e ſpauen
toſo Ceffo la morte, ma con
ridente faccia l'eterna vita,
onde slargando le braccia
quietamente l'accolſe nel ſe
no. Era vicina al porto de
gl'humani naufragi, e quaſi
ſtanco nocchiero lo ſalutò
con gioia. Continuaua le
non mai traſandate preghie
re, in mezzo alle quali con
Cuore allegro, con volto ri
dente feſteggiando in Dio
paſſa la Santa Verginella è
par che dorma ,
f, Noaauuolgimento d'oc
chio non ſcompoſtezza di
membra ſi vidde in Lei, ma
º ai-
-$ tº º
e
e i -
Da S.Gimig. 227
le auuiuata eſalò la piuariſ
ſima anima ſua verſo la Bea
ta regione dell'Empireo,
| Fù il ſuo non morire, ma
vn'impeto d'amore verſo il
ſuo Dio, che indrizzando
l'anima al Cielo laſsò il Cor
po in eſtatico ſonno dolceme
te ſopito. L'anima, che è
più doue ama, che doue ami
ma, dice Agoſtino, corſe ſi
veloce al ſuo Centro, che ſe
i bene ne reſtò priuo il corpo
i non ſi vidde da turbamento
di morte ſcontiolto. I
Paruevn Sole,che tramon -i
i tando nell'acque delle ſue de
uotiſſime lacrime , ma lacri
i me di gioia, quietamente
s'aſcondeſſi per douer più N
slucido, e riſplendente riſor
gere nell'Orizonte del Cielo.
| º i
-a e tali, e
-
-

l
-

ººº Rºººººº
si 6 ,e
D'al
azs Vita di S.Fina
D'aleaniprodigy esserſi anan
ti che fuſi ſepolta Santa
a FIN.A. Cap.XVI.
NT Ell'anno dopo che l'In
carnato Verbo ſi com
biacque venire à riparare a
anni della natura peccante
1253. ſpirò la noſtra Inno
cente. Morì giouinetta, e
del giorno della ſua vita altro
non godè che'l mattino, ma
queſto attenebrato dall'oſcu
re nubi de mali; al mezzo
giorno non aggiunſe poiche
ſantamente innamorata pre-s
gaua con la Spoſa de cantici
ſtrouar nel " del
dielo il ſuo Spoſo a paſcere
-il gregge de Beati a ripoſare
ſotto l'ardente sferza del So
le della Diuinità. -

" la Beatificata ".


inella godeua il ſereno del
sº º d º - la
Si
- 2 a S.Gimig. 229
gloria nel Cielo gl'Angelite
nebroſi dell'aria "
procelle, e tempeſte. Aper
ſero le bocche a venti, gli
ſtrinſero i fianchi, e volſero
che quaſi orgoglioſi Caualie
ri con le lancie de turbini ne
Campi dell'aria gioſtraſſero
inimici, coprirono con gl'o
ſcuri padiglioni delle nubi i
chiari raggi del Sole, allar
garono il ſeno a nembi mef
“chiati con le lor fiamme fra
folgori, e ſaette con rauco
bombo di tuoni, e grandina
con ſi fiera tempeſta nel cir
conuicino paeſe, che atterri
“rono gl'habitatori, e le bel
ue, i
Fù chi temè, che ſcatena
tol'Inferno non moueſſi af
pra guerra è mortali. Pareua
che il Ciclo irritato dalla ſu
perbiade
le
giganti voleſſe ven
i : : : º rº. - i r. a -

- Altri
zgo . Vita di S.Fina -
Altri pauentò, che la gran
machina di queſto bel Tea
tro del mondo haueſſe à di
ſciorſi. -

Se l'acqua, che a fiumi


grondaua dall'aria non fufſe
ſtata meſchiata con le fiam
me che diuampauano, o le
fiamme che balenauano non
ſi fuſſer confuſe con l'acque
haurebbon temuto, è rino,
uarſi altra volta il diluuio, è
terminati i ſecoli eſſer l'ulti
mode giorni vicino.
- Era tutto effetto di rab
bia, e d'inuidia di quelli ſpiri
ti aerei. Queſti precipitati
dal Cielo, e riſtretti nell'aria
in mezzo a reſpiri di queſto
elemento vitale eſalano ar
denti ſoſpiri di morte, Fà il
lor peccato d'Innidia, quan
doinuidioſi all'humana na
tura da ſuppoſitarſi nel Ver
bosiadorar
A
non la volſeroIncoa
-

: Di S.Gimige 231
Inferno d'Inuidia, dice Ber
nardo ma più penoſo del do
loroſiſſimo Inferno ſon tor
mentati nell'aria veggendo
l'anime beate andarſene al
Cielo a goder quella gloria,
che eſſi per loro inuidia pers
derono l'inuidiano, piango
no all'altrui riſo, gemonoale
l'altrui canto, e da queſto tore
mentoſo Inferno dell'Inui
dia giuſtamente torturati
ſon piangendo ridire ciò, che
di loro diſſe Dauid, i dolori
d'Inferno, è come leggae
Agoſtino, i dolori d'inuidia Pſale
ci hanno circondato. , ºrº
e Queſti adonque viſta la
candida, e ſemplicetta co
, lomba dell'anima di Finavo,
larſene dalla ſelua feconda
della ſua Patria all'Empiree
per riempir alcuno: di quel
più degni ſeggi da quali eran
| per lorº follia miſeramente -

- - cadu:
232 Vita di S.Fina
caduti, arrabbiati per ſdegno
moſſero horrendiſſima guer
ra à mortali.
Eran quelle pioggie impe
tuoſe i lor pianti, quel venti
con i lampio e con i baleni
confuſi erano i loro ardenti
ſoſpiri,que tuoni erano i lor
fremiti, con i quali piangee
uano, ſoſpirauano, gemeua
no il lor danno, l'altrui be
ne.
scosi formal grado autenti
carono anch'eſſi la ſantità di
colei, che viua gl'addolorò
i col merito, morta gli tore
mentò col premio.
Teſtimonio più illuſtre della
ran ſantità di Fina fù quel
o, che dierono le Campane
tutte della Terra le quali da
forza inuiſibile, e da Angeli
ea mano ſoſpinte con allegro
ſuono le celebraronº l'eſe
iquie Suonano a morto le
nº Cam:
Da S.Gimig. 233
Campane negl'altrui funera
li per eccitare con quel me-,
ſto bombo la pietà de viui.
verſo de loro defonti,ma quì
ſuonano non tocche da ma
no terrena per eſprimere il
merito impareggiabile del
la Santa defonta, con ecci
tare la deuotione de ſuoi Cit
tadini, -
Alle procelle commoſſe
nell'aria da turbolenti Demo
mi accorſero gl'Angeli, econ
l'allegro ſuono delle Campa
ne ſonaron la ritirata alle
tempeſte, diſcacciaron le tes
nebroſe poteſtà dell'aria dal
territorio della patria di lei.
- Vogliono alcuni, che gio
ui il ſuono delle Campane
al tempeſtar delle procelle,
perche rompe l'aria, frange
le nubi, ma da più alto prin
cipio ſi deuota ceremonia
di ſonar le Campane ne tem
-- - pi
pi più tempeſtoſi deriua.
ueſte col ſuono incitando
alie diuine lodi,anzi nel mo
do, che è a lor conceſſo con
il martello che le percote,
quaſi con lingua conſtante
lodando Dio atterriſcono
quel Demonio, che trouane
do in mezzo all'acque dell'e
aria vn'Inferno di pene abs
horriſce le lodi di Dio,
Hà gran forza il bronzo
percoſſo per atterrire l'api
vaganti per l'aria ( benche
asmane di aculeo)al ſuono
del bronzo ſpauentate,timi»
dette ſi riſtringono in globo,
I Dragoni d'Egitto ( come
referiſce Pietro Bles) al ſuo
no del bronzo percoſſo da
bacchette di corallo atterriti
ſi fuggano. Con lo ſtrepitoſo
ſuono di Tromba guerriera
ſe s'incoraggia quel ſolda,
to, che obediſce a ſuoi cenni
----
Il QIA
ſpa S Gimig.. 2ss
non ſi ſpauenta il nimico?
Fino i muri di Hierico al
ſuono delle ſacre trombero-,
uinati caderono. Non può,
ſentire l'ape pungente d'In-o
ferno del ſacro bronzo il
rimbombo, pauenta delle ſo
nore Campane il fiero, e ve».
lenoſo Dragone dell'aria il
ſacro concento; ſente che à
quel ſuono s'adunano nella
vagaſunamitide della Chieſa
Ghori di ſoldati di Chriſto,
cioè, di deuoti religioſi che
ſchierati e diſpoſti con ordie
inene Chori quaſi ſquadroni
“d'iuomini armati ſalmeg
giando le diuine lodi contro
di loro combattono 5 Onde
al ſuono delle Campane, che
ſono le Trombe del Dio de
gl'Eſerciti è forza che ceda il
lor ſdegno al timore, ed at
territiſi fughino. 3 i
3) Se al cader delle tempeſte
lei) s'e
236 Vita di S.Fina
s'erano rinchiuſi gl'huomi
ni nelle caſe timidi,e pauroſi,
dell'ira del Cielo, al ſuono,
diſuſato, ed allegro delle
campane s'accolſero tutti i
Ruſticani habitatori del cô
torno nella Terra di S. Ge
miniano. Così inſpirati ac
dorſero a reuerire il merito,
a celebrare i funerali della
Beata dormiente. La ſantità
-

";
tirò da remotiſſime
parti gli
Apoſtoli, acciò fuſſero pre
enti alla ſua efatica dormiº
tione; & il gran merito di
FENA accolſe moltitudine
di gente per reuerirla nelle
eſequie. Non era più tem
che gioia ſi pretioſa ſteſſi aſ.
coſta fra le tenebre; Periche
Mat. facendo elemoſina, è altra
6,
“operatione virtuoſa non
ſuonaua la tromba Fariſaica,
nºsi
- , è -
ſe
-
Za S. Gimig. 237
ſteſſa non volendo, che la ſi
niſtra ſapeſſe la pietà della
deſtravolſe Dio manifeſtar
la à mortali. Quelle lodi,
quegl'oſſequii, che la ſua
Santa rigoroſa modeſtia non
volſe riceuere in vita li furo
ricontracambiati, anzi cen
tuplicati in morte. º
i Per eſporla à gl'occhi d'
vna moltitudine deuota ma
tumultuante fà neceſſario le
uarla da quella tauola, oue
era giaciuta immobile cin
que anni, e collocarla nel fe
retro. . . . . ..
Non fù però così facile il
diſtaccare il ſuo corpo in
franto dal male, vicerato
dalle piaghe, corrotto dalla
putredine, era dimorato ſi
lungo tempo giacente ſopra
quel legno, che conglutinati
inſieme la tauola, e la carne
; non3 ſii poteuano diſgiungere
ſen- -
23s Vita di 3 riua
ſenza offender la Chriſtiana
pietà, che non ammettere
ſtracciar le carni innocenti
che attaccate al legno noti
voleuano diſſepararſi. Lº
nauena Rina traſcelto frà la
ruvidezza dei boſchi per ſuo
morbido letto nevoleua ab
bandonarlo. Quiui quaſi ſº
pra ſaero Altare offertaſi in
ſacrificio al ſuo Dio già ab
brucciata dalle fiamme da
morevoleua incenerirſi:
Quaſi raraFenice che cºpº;
da ricca fabrica d'aromatici
legni, e poſta dirimpeto alla
chiara lampa del Sele dita º
tendoiatevi ſuſcita le fiam:
me, e con l'intenerirſi, e pºi
rauuiuarſi la rende non ſº
prei dire, ſe funeſta
ie ceneri, è amata Cuºaº |
natali; non altrimenti finº
santa haurebbe volſº in
quel, ossº" re: i
-fai itare
Da S. Gimig. ca 39
a ſtare fin tanto che dall'ultis
i mode giorni auuiuata di
i nuouo poteſſi dire con Giob
: Morro in queſto Nido , oue
eome Fenice rauuinerò i
i miei giorni, si s .
. Così rappreſentaua al viº
y uo il Crocifiſſo ſuo ſpoſo
º il quale non aſcoltando le
i voci luſinghiere de perfidi
Hebrei, che lo perſuadeuano
à ſcender di Croce volſe che
il ſuo Corpo smacerato da
flagelli, trafitto da chiodi,
i trapunto da ſpine, illiuidito
i da piaghe reſtaſſi confitto in
vn legno.
Era quella Tauola il ſuo
Scudo, oue con il Sangue
delle ſue piaghe aueua dipin
ta all'eternità de ſecoli la glo
ria de ſuoi geſti, ma ſe i valo
roſi guerrieri non voleuano
abbandonar lo ſcudo ne me
no in morte, ſtimando coſa
- si is - igno
-
e 24o Vita di S. Fina
ignominioſa al ſoldato il per
derlo, ne Fina volena abban
donar la ſua Tauola. Gode
ua, che quaſi glorioſa Inſe
gna moſtraſſe
magine effigiata
della ſua l'im
ſofferenza, l

cd oſtentaſſe i trofei della ſua


Vittoria. Se come Chriſto
non potè ſtampar la ſua San
guinoſa Immagine in Sacra
Sindone, voſe che reſtaſſi
ſcolpito di baſſo rilieuo il ſuo
anco in vna Tauola, il
te
Come la Carne, e la 7’auola di !
t Santa FINA fiorirono
- -
cap xvii.
- , 3 i
Olto con ogni reneren
- za. L'eſanimato ſuo
Corpo dalla Tauola reſtaro
no alcune particelle del pu
strefatto fianco indiuiſibilmè S
l
te attaccate, ma ſi ſenti (o l
miracol gentile) dalla corru
- Le zione
-
-

Da S.Gimig. 241
zione eſalargl'odori più aro, a
matici, che ſparghino i Nar
tº di, e le mirre. Si viddero dal
le Carni, e dalla Tauola ger
i mogliare odoroſiſſimi i fiori
i non meno giocondi alla viſta
º che ſoaniale mari º
s Per memoria di prodigio
" sì Illuſtre fino a tempi d'hog
igi simbianca queſto ſuolo
º d'alcuni belliſſimi fiori ſomi
10 glianti à quelli, che ſpunta
rono dalle Carni, e dalla Ta
uola di Leil, quali commu
i semente ſon detti, viole di
Santa FINA. Ha volſuto
, dio perpetuando il miracolo
eternare anche la deuozione
alla ſua Verginella.
" Al comparir de fiori che
"germogliaron dal fianco, cre
ºdo Io, che innamorato lo
Spoſo diceſſi quello, che al
" tra volta ammirò nella ſua ,
º amata riamante amica de
" . L Can:
r242 Vita di S. Fina
º 7-Cantici. Se il tuo ventre, c
Fina, quaſi monte di granc
non è circondato di gigli, ha
il fianco partorito fiori odo.
roſia i lio e- i
g Allora sì che poteua Rſſa
riſpondere con additarli 'i
ſuo letto, e ridir con la Spoſa
“Il noſtro letto, o mio Spoſo
è fiorito: Siano queſti fiori,
degni frutti dell'honore, c
dell'honeſtà virginale, che in
queſta Tauola intatti ho ſer
bati - i P ºi i
i Miracolo sì degno non ſi
celò alle genti, poiche vno
di quelli, che furon preſenti
al fiorire della Tauola, e del-l
le Carni ſpinto dalla deuo
zione, perſuaſo dalla mera
miglia vuo ne colſe, é andato
oue la moltitudine era più
numeroſa moſtrando il Fio
re non più viſto, nuouamen
te comparſo fece con queſti
s . ac
Da S.Gimig. 24;
º accenti inarcar le ciglia di
" chi vidde, di ſcior la lingua al
le lodi di chi voi le meraui
º glie dell'altiſſimo oprate à
a gloria della ſua Verginella.
i vite, e vedete, diſſe egli
ò fortunati miei Cittadini gl'
alti prodigiidel Cielo. I fiorica...
º ſono apparſi nella noſtra ter
ſi ra, la noſtra terra ha dato il
ſuo frutto, andiamo pure, e
º vedremo, che vina Selua ha
º partorito i fiori, 6 i fiori han
germogliati i ſuoi frutti.
i Taccino le finzioni de Poe
º ti, i quali finſero, che all'ap
i parir delle Ninfe l horride
º elue cangiaſſero aſpetto, e
º diſpogliata la natia ruſticità
º ſi ricopriſſer di fiori, poiche
quello, che con menzogne
º cantarono eſſi vi dimoſtro
) con verità altretanta in que
ſto fiore hor'hora ſpuntato
in queſta, non più da chia:
º- L a marſi
E

244 i Vita diS Fina


mari ſelua, ma giardinº º
cado per il merito della Bea
ta Ninfa noſtra Concittadi
na. Andiamo pure andia:
moà vagheggiare i prodigi
del Cielo, le merauiglie della
noſtra Terra, la Santità del
la noſtra defonta
Alle voci allegre, e pieto
ſe del lor Cittadino concor,
ſe numero innumerabile di
gente, che nel chiº"
ie fiori riconobbe la pºi
dell'innocente º
di Bioie meraniglie ſublimi
-
+ se i fiori"
fregio di
ſono il, ornamenº
più º
" ini, riſo de Prati a
ricami del manto della Ter
itieleste"
cielo, Nappi della rugiadi:
teſorieri dell'Api; e queſti
la Verginità ſimboleggianº:
ºnde perſona defiorata giº
dilisº a 1, o . . r º
iiis a e i -
Da S. Gimig. 245
Laſciarſi corre il Virginal
º ſuo fiore.
di Ben ſi conoſce quanto pia
iº ceſſe allo Spoſo la Virginal
i; pudicizia della ſua ſerua mé
illi tre con fiori inghirlanda il
li ſuo fianco. --

Eran forſe que fiori, co'


quali era ſtata confortata al
lora che a ſomiglianza della gita.
Spoſa patendo deliquio anno :
roſo haueua pregato d'eſſer e
ſoſtenuta co fiori, auuitata
co pomi, poiche per amore
ii languiua. i - -

Fiori Fina Santa diuerſa.


mente dagl'huomini, e fu
nel ſuo fiorire ſingolarizata,
come ſingolare fù il merito.
Fioriſce, così cantò Da
uid, nel naſcente mattino
della ſua giouinezza il mor- -.
tale, ma nella ſera di morte º
s'indura, fi diſecca, e caſcanº
telanguiſce. Ma Fina nella
- s . L 3 ſera
l
244 Vita di S.Fina
ſera di morte s'infiora, poi
che morendo non tramontº
l
a roccafo ma ſorge nell'ori:
zonte del Cielo a godere il
ſereno mattin della gloria:
Così parue profetizzaſſi di l
Lei ragionando Eſaia in ſul
mattino ſpunterà dal putre l
fatto ſeme del corpo il tuo l
- fiore e , i : l
l
in queſta s'auuerò il detto:
92 • di Dauid ne portici della ca lil
fa del signore Dio noſtro io
riranno que giuſti, che fa
ranno bene pazienti. Ma a
chi più paziente di FINA di
cui ſe haueſſi à formare vin
ritratto pingerei la figura,
iſteſſa della Pazienza. ,

Raſſomiglio qual Palma,


che caricata, è oppreſſa nel
l'oppreſſione ſi ſolleua, e par -
che dica. -
Inclinata reſurgo.
Era douere, che ſe il si
;
-
- ſto
Da S. Gimig. 247
ſto ( ſi diſſe Dauid) come pa
Palma " , ſolleuata an 9i
cor Fina al grauiſſimo incar-.
code ſuoi languori s'infioraf,
ſe. Perciò soffriua tanti ma.
li perche ſperaua, e perche;
ſperò nel Signore (l'afferma Pſale
l'iſteſſo Profeta) rifiori la
; ſua carne, così aiutata, e fa.
uorita da quel Dio, che con
tutti gl'affetti della ſua volò
r tà haueua confeſſato. “ ,
- Fiori ancola Tauola, oue
pazientiſſima s'adagiò per
cinque anni, potendo Fina
dire con Eſdra. Io ho ſeduto sga.
. anzi giaciutb ne fiori. S'a- ,
dempirono del pazietiſſimo,
i pronoſtici, il quale di que
ſto legno forſe parlando ſi
diffe.
Se ſarà per forza di ferro lob.
dalla terra reciſo verdeggie º
ra di nuouo. E così auten
ne appunto 5 Raſſembrò ,
-- - L 4 quel
248 Vita di S.Fina
3- quella miſterioſa bacchetta
di Mosè, la quale quantun
que arida è ſecca di ricchi fio
ri, che, quaſi gemme prezio,
ſe ſpuntarono, con ſtupendo:
prodigio s'infiorò per vaghez
za. Era quella Tauola di
nerboruta Rouere, la quale
ſe bene inuecchiata nella ter
ra, anzi nelle radici polueri
zata (così preuidde, e prediſ-,
ſe l'iſteſſo Giob) all'odore,
dell'acque Correnti delle ſue
lacrime penitenziali, con le
quali à ſomiglianza di Dauid
bagnaua il ſuo letto, all'hu-.
i mido fragrante delle putre-s
fatte ſue carni ricoperſe la
ehioma non di verdeggianti
foglie, ma di fiori ſoaui.
Pareua, che garreggiaſſe
ro in proua, e la Tauola, e la
Carne di Fina. Somigliaua
la Tauola quel legno deſcrit,
Pſal: to da Dauid piantato
i ; i
"
alla
Da S.Gimig. 24o
alla corrente dell'acque de
putridi humori, che ſcaturi
uan dalle piaghe. Pareua la
Carne quel fiorito giardino,
a cui inuitaua la Spoſa il ſuo
Caro. Vedeua la Tauola,
che era così reuerita la Car
ne perche haueua vſurpatii
ſuoi officii di germogliare, º
dnde ſe ben dalla terra diuel
ta ripiglia la ſolita fecondità
e s'affretta a produrre non
ghiande, ma fiori o : :
I Doleuaſi in quella Tauola
la Rouere, che la goloſità de
viuenti haueſſe abbandonati
i ſuoi frutti, che pure furono
il dolce, e primo ſoſtegno
dell'human viuere, mercè del
quale come Sacro Nume fù
reuerita dagl'huomini, per
ciò volſe in quella quaſi in
ricca menſa apparecchiarli
fiori odoroſi per ritirarli al
ſuo Culto- ingº i
ei L 5 Se
-

a 5o Vita di S. Fina
Se Fina che ricourò in Lei, n
come Cantò la Chieſa, non
conobbe mai delitto, o reato
di colpa in quel letto peno
ſo; era douere, che a ſuoi fio
ri s'aggiungeſſe dall'anime
Sante frutto di reuerenza, e
riſpetto.
Sap. Se Benedetto è chiamato
G. I 4 -
nella Sapienza quel legno,
"
non d
la giuſtizia,
con benedizioni
reuerirſi quella Tauola, oue
fece Fina ſi aſpra, e non più
inteſa penitenza, oue dimo»
ſtrò vn'inſuperabil pazienza,
che ſono atti di perfetta giu
ſtizia i Così fiorita ſi procac
cia quegl'oſſequi di reueren
ra, che ne primi tempi riceuè
º da ſuperſtizioſi deuoti. On
dehora con altrettanta pie
tà inalzata entro va'ornata
Cappella dell'hoſpedale di
Fina
-
:
Santa,
º -
e reuerita dagle
huo -
TDa S. Gimig. 251
º huomini gode hauer ricupe
1 rati anche per amor di Lei i
i primi honori. -

Ceda pure alla Rouere o


i gn'Arbore, che nella Terra
frondeggia i ſuoi pregi. Fù
t ignorante delle piante il con
ſiglio, quando in frondoſo Iua.
Conciſtoro adunate per eleg 9
gerevna di loro in Reina die
dero la Corona del Regno
al reueto ſpinoſo. Queſta
i più toſto alla Rouer ſi deue,
i e perche fù il Regio Trono,
º oue riſiedè appaſſionato l'al
tiſſimo figlio di Dio morene
do in vna Croce tutta fabri,
cata di Rouere, e perche a
º Fina Spoſa immaeulata di Lui
i fù il ſeggio gradito, oae di
morò così lungo tempo ai
flitta da mali, ai
i i - - -

-
- -
».
- -
- : -

º iu . - º 2º

L6 Dal
252 Vita di S.Fina
. D'alcuni miracolioprati da s.
FINA auanti che fuſi
ſepolta, e della ſua
i fepoltura.
- Cap. X V I I I -

i a -
-
- , Cº" quella maggior
ſolennità, che nell'anº
guſtie di così breue tempo
poteua rappreſentare vn Pºi
polo deuotiſſimo; con quel
concorſo più numeroſo di
-
gente, che la denozione e º
rioſità haueua radunato fù
portato il Venerabil Corpº
di Santa Fina nella Chieſa
maggiore della ſua Patria»
KQuiui per la reſiſtenza affati
tuoſa, che faceua vna molti
udine tumultuoſamente dºr
uota fu neceſſario tenerlo in
ſepolto alcun giorno. Rap:
preſentauali ciaſcheduno c6
voci pietoſe i ſuoi biſogni;
- i; -
i Da S.Gimig. 253.
La ſupplicaua ogni bocca
d'aiuto, imploraua la ſua mi
ſericordia ogn'affitto men
tre Eſſa(benche diſanimata),
dimoſtrò ſpirito di carità al
la ſalute di coloro, che reue
renti la pregauano.
Fra queſti aſcoltò con o
recchio non men pietoſo, che
grato le lacrimoſe preghiere
di quella ſua deuotiſſima af,
ſiſtente, che le i
il latte quando pargoleggia
uain Cuna, e le preſtò i ſuoi
affettuoſi ſeruizi in vita ..
Donna Beldì fù detta, che ,
i":
itrouò giorno ſereno 2,3
Peldì di gi sº
r. Giaceua la pouerella ingi
inocchiata alla teſtiera di quel
la bara funebre, oue era di
AeſalaSanta. La ſupplica,
ua non di premio al feruizio,
ma di contracambio all'affet
sici. - to,
254, vita di S.Fina
to, &aiuto al biſogno. Le
moſtraua quella mano, che
hauendole ſoſtenuto il capo
entre viueua haueua con
tratti gl'humori delle ſue pia
i" , e gonfia,S inferma ſpa
maua per dolore. Vdì Fi
na le preghiere della ſua ſer
ua, e deuota; pietoſamente
Peſaudi. A occhi veggenti
dºvria moltitudine ſantanen
te curioſa leuò la propria ma
no dal petto, preſe quella ,
della ſua caritatiua aſſiſtente,
tre volte amoroſamente la
ſtrinſe forſe ad onore di quel
le tre diuine perſone, che
ne.lvnità dell'eſſenza va
gheggiata nel Cielo, 8 in va
iro ceſsò lo ſpaſimo, s'ab
vaſsò il Tumore, reſtò la mia
no già in ferma libera à ſoliti
offre; thentre la Santa la ſua
riſtringendo al petto la com
pole nel ſolito gessºNon
presa
r

Da S. Gimig. a 55 f

i Non occorre ridire il pie -

toſo grido de circonſtanti,


pianſero per tenerezza, gri
darono per affetto, beatifica
rono con voce viniforme la
Santità, la Pietà della Beata
defonta, ammirarono Dio
ne ſuoi Santi, lo lodarono
nella ſua ſerua. -

La fama di fatto fi Illuſtre


diede il volo fino a zoppi,
che accorſi alla Santa auanti
che fuſſe ſepolta poteron con
la lingua raccontarle grazie
con le gambe viſitare il Se
polcro. , º i

Prodigii ſi paleſi rauuiua


ron la confidenza fino ne die
ſperati. Tale eravn pouerei»
lo ſuo Concittadino, noma.
to Salduccio, il quale pro
uando non i difetti, ma gl'aa
gumenti della Carne eſperi
mentaua ogn'anno per repri
merli il ferro sì smio,loche
256 Vita di S.Fina
lo conduceua all'ultimo pun
to di morte. Il taglio di quel
le parti che creſceuano non
lo rauuiuaua ( quaſi arbore
che potato ringiouiniſce) ma
accreſce ua il tormento, s'i
neſtaua nel dolore, e s'afflig
geua che coll'augumento
della Carne ſi dilataſſe matc
ria a nuoua afflizione, i
i Preſentò queſto auuéturo
famente infelice la ſupplica »
diſteſa non in Cartapecori
na, ma ſcritta con l'acuto ſti
le del ferro che tante volte l'
haueua reciſa nell'Intumidita
ſua Carne, promeſſe col di
giuno annuale, di anniuerſº
rio della Vigilia del felice paſ
ſaggio della Santa reprime
re della Garne i tumori, S&
ottenne il benigno reſcritto
di grazia. Volſe Dio per il
merito di quella Carne chae
dai fianco della ſua Struas e
gi ra
=

Da S.Gimig. 257
era diſtaccata impedire gl'au,
gumenti della Carne a quel
deuoto, che rimirandola di- ,
uiſa dal Corpo della Santa,
Vergine fina pregaua diſtacei
camento alla ſua.
Doppo hauer graziati mol
ti altri al ſuo patrocinio ri
corſi fù per allora depoſita-,
to il ſuo Corpo, perche non,
haueuano in punto i mauſo-,
lei, le piramidi, gl'obeliſchi i
che meritaua quella Vene
randa Reliquia. L'inalzaron
però mauſolei diuoti» Pira
midi di Benedizioni, obeli-,
ſchi di lodi. Non fù alcuno,
che non le deſſe honorata ſe
pultura nel petto, Bramaua
no a ſomiglianza di quella
Regina, che tranguggiò le
Ceneri dell'amato marito
racchiuderla nel Cuore, ma
per allora la riſtrinſero in vn,
legno. Tomba a lei forſe più
lo ' – grata
258 e Vita di S. Pina
grata , che non eran l'urne º
che viſtringeuano le Ceneri
degli imperatori antichi poi
che eſſendo viſſuta ſopra d'un
legno, bramaua ancor mor
ta perpetuarſi in vn legno, o
ma la Pietà de ſuoi Cittadini
non volſe Animati dal con i
corſo vniuerſale delle Città
Caſtella, 8e altri luoghi della
delizioſa Hetruria, i dicui ha
bitatori ci ſacri Veſilli, con
ſonore muſiche , con gio
condi ſuoni, e con ricchi
preſenti veniuano a ſciorre i
voti, e reuerire la Santa l'api
parechiorno tomba conueni
ente al ſuo merito, e i 2
In vna Cappella la più Iſlu-l
ſtre che arricchiſca l'Inſigner
collegiata della ſua Patria, i
ſopra ricco, e marmoreo al
tare ereſſero vrna pretioſa, i
che conſeruaſſe all'immorta
lità le ſacre membra º".
- - . - - r
Da S.Gimig. 259
Corpo perpetuaſſe all'eterni
tà la memoria del ſuo meri
to, e perautéticare la viuezza,
del loro ardentiſſimo affetto
volſero con acceſe lampade,
eternarla fiamma della lor de
uozione, e gli ſplendori del
la ſua Santità. a

- Quel Candore del marmo,


dimoſtra la bianchezza della
ſua purità, quella durezza oe
ſtenta la dureuolezza della i
lordeuozione. Que'ſerafini
ardenti che le teſſon nobil,
Corona rappresetano la Hie
riarchia, ou'è collocata nel
Cielo;Che ſe mentre viſſein,
Terra era fina nell'Amore,
più che nel Nome,dunq;non
potea allora preſagirſi, e dir
fi di Lei, nella ſera della mors
te ſarà Fina Serafina nel Cie-,
lo; - i
Il Capo però di corpo ſi
Santo in vina teſta pretioſa ris .
Caº

v
26o Vita di S.Fina
camente s'aſconde, quello
cauato dall'originale del ſuo
velto moſtra i profili della
ſua bellezza, le linee della ſua
honeſtà. Meritaua eſſer ri
ſtretta, quaſi ricca gemma
nell'oro, e del più purgato ,
che venga dall'Eritree Ma
remme,come appunto d'oro
eletto è il Capo del ſuo ſpot,
eais:ſo eelebrato ne Cantici, ma
ha volſuto queſti humil verº,
ginella imitarlo ne tormen
ti, non nelle glorie, la bel
lezza di quel volto non può
con metallo, benche pretio
ſo effigiarſi. L'oro benche,
affinato nel fuoco non reſi
ſterebbe alle fiamme di quel
viſo,ne eſſa hauendo giamai i
prouata l'eſecranda ſete dell'
oro vuole ricoprirſene la facº
C13 e - º

Vn Candido, pretioſo ve
lo, che dimoſtra il
- -
c".
ella
-
e Pas Gimig
ºdella ſua hºneſtà la ricopre;
vna ricca Corona, inteſſuta
di gioie gl'Inghirlandsolate,
" "
na di gloria, neºgragitein
gºl cºpie mei che fù co.
ronata in terra di ſpine di
Trauagli.
a "i" ta
compariſce due volte l'anno
a ſalutar con benedizioni i
ſuoi Cittadini. - : :
. Accorrono deuotiſſimi i
popoli da tutte le Circonuici
ne Terre e Città con frequi
zafi copioſa, che ondeggia
nº. Per ogni parte leſtrade s
ed i tempi.
“L'odore della ſuasantita -

attrahe le genti per reuerirla,


la ſua pietà le sforza ad offe,
rirli, la lor deuorionegli ſo
ſpinge a ſupplicarla, mentre
eſſa non mai ſorda alle pre
ghierede ſuoi affettuoſi con
- a penſa
262 Vita di S.Fina
penſa ringratiameti con gra
rie, contracambia ricorſi
-
con ſoccorſi,
sono di ciò va atteſtato
euideº se i miracoli, che in
egni tempo beneficando i
ſupplicheuoli con ſtupore s'
amm rano. Sonovn Contra
ſegno infallibile i voti, che
innumerabili, e diuerſi nella
sua Cappella pendenti ſi ve
dono. Ma fra la moltitudine
di tanti prodigiivna ſola par
tieella fene regiſtrerà in que- :
Ra breue hiſtoria per teſtimo
niat la ſua Santità, Sc eccitar .
la noſtra deuozione. º º |
- - - - : 1 3 7 |

i Demiracoli oprati da Santa


. FIN.A. Gap. , XIX.
-
| - -

Q" i miracoli
non
ritoaggionghino me
al Santo, poiche A

la loro operatiene honè at


: i - to
Da S. Gimig. 263
to libero, ne dalla grazia giu
ſtificante precede, che è di
º
º ogni noſtro merito l'origina -

ria Cagione, dichiarano non


i dimeno il merito del Santo,
mentre egli ſopra gli sforzi
della natura ha volſuto ado
perarſi in ſeruizio di Dio »
vuole anche Dio con atteſta
ti di ſopranaturali effetti di
chiarare al mondo la Santità
del ſuo Seruo.
in E il miracolo vina grazia
gratis data, ordinata da Dio
per ſtabilire l'edificio ſpiri,
f tuale della Chieſa, manife
feſtâdoſi per mezzo di quella
la verità dellaſua fede ne ſuoi
figli. E vn effctto, che trae
ſcende i limiti della Natura,
l'operazione del quale pro
priamente a Dio ſi deue, in .
riguardo di cui non è mira,
colo, ma ſcherzo delle ſue
mani diuine, con le quali pa
6 re,
i 264 Vita di S.Fina
re, che a ſomiglianza de gio
Prou, colatori, come diſſe il ſaggio
º ſcherzi, nel mondo.
E grazia » che per grazia
i" con inſolito modo
i far miracoli con impero
all'humanità Sãtiſſima di Cri
ſto fù conceſſa , acciò fuſſe
conoſciuto per Dio. i
Così comandaua a venti,
f e taceuano, parlata a flutti
del turbato mare, s'implaci
diuano; Imperaua alle febri
e fuggiuano , richiamaua il
morti da ſepolcri, e dalle ba:
re funebri,e s'auuiuauano
Benediceua però Dauid il
ºDio d'Iſrael, che ſolo opraua
” merauiglie; Ammirauano
gl'Isdraeliti con lo ſtupore l'
Auat: Incarnato verbo, che con
s: l'Impero della voce fugaua i
venti, tranquillana il Mare
: Chi ſenza la diuina vir
nè pretende far miracºli
ganna. Può
in
-
- Da S.Gimig. 265
0 Può bene il Demonio far
i qualche operazione ſtraſora
inaria, ma non ſarà miraco
i lo, ma ſolo effetto ordinario
i di Natura, quale perche tra
r ſcende la Cognizione, e la
I tenza de volgari ſarà credu
ſ to miracolo. Deluderà i ſen
ſi, altererà il mezzo, appli
i cherà le coſe attiue al paſſi
tuo, e farà naturalmente ſe
i guirne gli effetti, ma non
y vſcirà i confini della Natura.
1 Di tei ſorte furono i ſerpen
i ti fatti da Maghi di Faraone.
. Queſti ſe furon veri ſerpenti ne
i come piace ad alcuni, o furò i
i portati dal Demonio, il qua
le togliendo le bacchette
buttate nella Terra da Ma
ºghi con velociſſimo moto.
i quiui portò da boſchi più hor
i rendi della libia i ſerpenti,
, Ouero inpaſtò in vn ſubito,
i la terra con l'aqua, rie
266 Vita di S.Fina
col caldo Padre della genera
zione l'humidità fecòdiſſima,
Mtadre, e cogliendo gl'Indu
gii della Natura, che ſecon
do il ſolito ſuo Corſo inſtant
taneamente non opera fece
comparire di Improuiſo iſer,
penti. Egli che è vn Ingan».
neuol ſerpente, non faticò a
partorirli con Inganno. Baſta,
ua che nouello Proteo tra i
sformaſſe ſe ſteſſo non gl'era:
difficile prender quella fore
ma che altre volte per inganel
nare Eua nel Paradiſo Terre:
ſtrehaueua falſeggiata e s
. Ha gran ſapere il demo
nio, e non eſſendo ſtato pia
gato nella Natura, può ag.
giunger col ſapere agl'effet
ti di Lei, ma priuo di grazia i
non può da per ſe ſolo farmi
racoli, che ſono vna grazia
gratis data, traſcendente ſe
condo il parer dell'Angelico
i gl'or
... Da S. Gimig.
gl'ordini della natura, e del
merito; ne da Dio tal grazia
ricercherebbe già mai. -

ll mezzo d'oprar miracoli è


l'Imuocatione di Dio, ed egli
l'abomina, ſi mandano in
luce col Segno della Croce,
ed egli la pauenta, ſi partori
ſcano con parole depreca
torie, ed egli ſuperbo non
Vuole humiliarſi. i 5 o ,
Il fine è la gloria di Dio,
ed egli la deteſta, lo ſtabili.
netto della verità, ed egli,
Padre della Menzogna la fug.
ge: la ſalute dell'huomo, ei
egli fiero ſuo perſecutore la
Combatte, si i te,
"A Santi non è denegato
Pºr grazia l'oprar prodigiia
benefizio di quelli che dei
notamente ricorrano al lo-,
ro aiuto; ma come iſtrumen
tali Cagioni graziano il ſup.
Plicante, come 2il Sacerdote
a - ſan
2 63 Vita di S. Fina.
ſantifica il peccatore.
In queſta Maniera oprò
miracoli la Beatiſſima Fina,
con le preghiere ſupplican
do il ſuo Dio, per ſola glo
ria del Signore per benefizio
de ſuoi deuoti. -
Nella moltitudine di que.
tifuron molti che attratti
º di mani, e di piedi ricorſero
al ſuo Patrocinio, e conſola
ti, e liberati ſi viddero.
i E proprio de Santi hauer,
ſpecial grazia di riſanare
quelle infirmità, che eſſi han
no per amor di Dio volentie
ri ſoffrite. Così il Beato Nic
cola da Tolentino col pane
è con l'acqua diſcaccia quel
le febri, l'ardore delle quali
li tormentò il Corpo. Così
il Giob della Francia Lodo.
uico Santo purga quelle pia
ghe, che gli cicatrizaron le
membra. Chi è addolorato
. ſdC
Da S. Gimig zoo
ne denti ad Apollonia Santa
-
martirizzata in quelli deuo
1.
-
gamente ricorre; E chi è
tormentato nel petto implo
ra l'aiuto d'Agata Santa tor
) turata nelle mammelle. .
Non poteua Fina quaſi
i medica pietoſa denegarla Sa
nità del Corpo a coloro, i
quali è attratti, o piagati di
membra languiuano, poiche
haueua pronati dell'infirmie
tà i languori. La compaſſio
ne naſce ſouente dalla paſſio
ne, e facilmente in altrui ſi
commiſerano que mali, che
con la proua ſi ſono praticas
ti, i : º so - : i
- Oſtentaua Fina a Dio le a
piaghe del ſuo Corpo, ben
che intombato in vn ſepol
cro, piaghe che gl'haueuano
illuſtrata l'anima amante fa
ceua pompoſa moſtra del fian
co, e delle membra attratte
i M 3 in ,
-

27o Vita dis, Fina


in vn legno, attrattioni, che
l'hau uan diſciolta è libero,
volo nel Cielo, hor come al
merito della ſua infirmità ha
urebbe poſſiito il pietofiſſi
mo Dio delle miſericordie
denegar la ſanità à que deuo
ti, per i quali affettuoſamen
te pregaua, Se Chriſto iſteſe
ſo anche per queſta cagione
hà conſeruato le piaghe nel
glorificato ſuo Corpo, per
moſtrarle all'eterno Padre, ed
aquietare i ſuoi ſdegni ſanar
de mortali le piaghe? .
2 Con queſta ſagace, e San
taritromata ſiberò Fina ſette
per autética eſamina nel ſuo
proceſſo deſcritti, attratti
di mani, e di piedi, ma infini
ti al ſuo ſepolcro ricorſi, i
quali ſanati dalla ſua pietà
poterono inalzar le mani al
Cielo per ringraziarla, di
ſciorre i piedi al cammino
è i è i . pet
tDa S.Gimig. 271
per reuerirla. - º

: Lanouità però d'un pro


digiosuaſi nenoſtri tempi
accaduto, che ha rinnomata
laidemiozione alla Santa me
rita nuouo racconto, 9 ,
- Era inutilmente attratto
vd fanciullo, che Bernardino
Mainardi fu detto. Strope
piato di gambe in vece che,
portaſſero inial cammino ea
ra egli forzato portarle al
collo legate ſopra le ſpalle.
Potena dirſi di Lui quello,
che di Gioli affermò l'amico
Baldafi,ibia poſto i ſuoi piedi. Iob.
miclaretorrNaiata il miſeasº
mio più dell'altrui noia che
del proprio male ſupplicò è
morte al Corpo, o liberazio
ne alle gambe. Raccoman
dò la ſupplica alla Beata Fina
ſuadeuotiſſima. Eſſa pressº
tandola amanti il Trono del
l'Altiſſimo la ribebbe dalla
a i M 4 Di
N
27a Vita di S.Fina
Diuina pietà ambroſamente
graziata. Erano appena fi
niti i negoziati nel Cielo per
la ſalute dell'Innocente gar-:
zone, che ſi ſpiccò vino ſplen
dore dal Paradiſo, e ratto:
corſe a circondare il fanciul
lo. Eravn meſſaggiero del
la grazia riceunta, poiche,
furon ſempre gli ſplendori
fiammeggianti dal Cielo am
” baſciadori di grazie celeſti si
Sentì egli fra l'abbacina
méto de lumi diuini di ſcior
ſii lacci, cader le gambe,
º correre i ſangui, 6 i Nerui
º ad animarle col moto. Gli
parne ſentire vna voce, che
interiormente gli parlaſſe, e
diceſſe, come già fà detto
siga ad Eſdra. Sorgi, edinalzati
o ſopra detuoi piedi. Si ritro.
uò incontinete in piedi oue
nella terra giacena, e libero
al cammino corſe con le pro
. i- 84 Prie
-

Da º Gimig; 275
prie gambe a viſitare il sepol
croſs a ringraziare la ſua be
nefattrice. Portò que'doni,
che la ſua deuozione conob
be obligati alla Santa, a Dio
offerſe ſe ſteſſo quaſi nuouo
Samuel a miniſteri Sacerdo- .
tali. Vineua nel 1598. Sa- ,
i cerdote dell'altiſſimo, e pre
i dicaua à poſteri quella gra
zia, che a ſuoi coetanici era s,
manifeſta, facendo a tutti ,
conoſcere, come diſſe la Sãº
ta Madre di Samuel, che Dio t.Re.
conſeruai pi di de ſuoi Santº
ti. fº
º Somigliante aiuto troua
rono in Finasantadue Crea
|
ture di fiſtole, elate.
rauemen
di piaghe
Fra le "i iana
i" quella fua caritatiua
aſſiſtente, che Buonauentu
ra ritrouò nella grazia, e nel
nome, con cui era appellata
M 5 Quee
274 Vita di S.Fina
Queſta d'hotrida Apoſtema
nel ſeno incurabilmente per
coſſa offerſe alla liberatrice
della Madre più il cuore de
uoto che il ſeno vlcerato; e
hora riuolta al Dio delle mi:
ſericordie pregana con Da
Pſiº8.uid. Ricordati è Signore
dell'opprobrio della tua ſerº
" nel ſe
a nºiºsiana" º
º, quando alle ſue piaghe ce
caua qualche medicina e pie
tà. Queſta ſperanza, o mio
Dio, è ripoſta nel mio ſeno;
in queſto ſeno, che ſpoſte
mato ci moſtro, qualſpera ſa
lute per i meriti della tua de
uotiſſima ancella di Fina,
Orazione fù queſta che qu
f" "i
-

io e dall'arca del ſuº de


uotiſſimo Cuore ritornò col
fi
i 3 i titº
Da S. Gimig. 275
ſulcerata in vn ſubito ringra
ziando la ſua medica pieto
ſa ſi diſſe con Dauid. Poiche
la mia Orazione, è ritornata Pſale
nel mio ſeno quali grazie gi 34
deuoi per compenſa la tua
carità, per ſatisfare al mio
debito queſto feno toſferi
ſco,e ſe in quella non hò cor
fa più cara del cuore il cuor
mio tutto ti dono cesi delr
cemente piagato dell'amor
tuo, come è ana» tua pietà
il mio petto. - i
e Nel ricorſo che fecero
Eina Santa aquietarono an:
º iº sº ea
rio e ſe bene con i per i
seitan dires Ittignanº i tre
ſoſtenuti nondimeno dalla
ſua protezione ſtabilironcò
la fede le membra, e con la,
t
grazia riceutita fermaroa la
ſtellereanas c. sisi
e 22 M 6 San
-
- - - -- - --

are vita dis Pina


santa Fina ſana vnferito.
, -
Cap. XX.
- - - - - - - - e
» .
le
-
-

ossiuanza delle feſt


i Li fù da Dio eſpreſſa nel
decalogo dopo la venerazio
ne, che alla ſua deità per di
rittura ſi deue. L'huomo ,
compoſto d'anima, e di cor
po ha ſei giorni per ſeruizio
di queſto, vn ſolo per bene
fizio di quella, deue però in
uiolabilmente oſſeruarſi -
Chi nel lauoro, non nelle lo
di l'impiega vitupera quel
Dio, che ha determinato il
tempo al ſuo culto. Chi cer
ea in quel giorno arricchire
nel Corpo impoueriſce nel
l'animo. Si permettono i
mercati, e le fiere nel giorno
di feſta, dice Baſilio Santo,
acciò con la mercaturatere
rena Imparino i mortalià
raid copa
-
- Da S.Gimig. 277
comprar le merci del Cielo;
l'abaſſar queſto culto irrita
la Diuina giuſtizia, e gli po
ne in mano i flagelli.
- Conobbe queſta verità va
pouer huomo detto Cambio
il quale in quel giorno che
ſi reueriuala Beata Fina an
datoſene al boſco a far legne
con la ſcure ſi tagliò con e
mortal ferita vina gamba,
Permeſſe Dio che fallaſſe il
colpo mentrehaueua fallato
nella reuerenza douuta à
nel giorno: Se l'huomo è
itto da ſaggi quaſi Ara
borroucſcia, che ha per tren
ro il corpo, per radici lega
bes per rami i bracci, per fo
lie, e fiori i capelli, 8 ipe,
is per ſcorza la pelle, per no
dio spervegetatiua l'ani
ma eſſendo egli già inflerili
º alladenozione era dous
re, che quaſi a bordifu
27s vita dis rina
fuſſe tagliato nelle radici.
Già lo ſpaſimo della ferita era
ſopragiunto foriero della
morte, ed il ſangue, che in
abondante copia ſgorgaua
dalle vene reciſe ſcritteua la
ſentenza della ſua pena nella
terra. Riconobbe nondime
no fra tanti mali il ſuo fallo,
Si dolſe bauer traſcurata nei
la deuozione quella Santa,
bhe doueua con tutte le ſufe
forzestretierire. S'inginoc,
chiò nella terra, e con voti
ſupplicheuoli, e con voci la
mentoſe ſupplicò perdono
all'ardite "fia
Promeſſe ricordeuole del
proprio Nende contratami
iiare con meglior ſorte la
ſua irremerenza in altrettanº
ta deuozione verſo della B,
E IN A. Non fallò nelle
preci, come hauona fallace
del colpo. Se assº -

silei Q
-
Da S.Gimig. 279
lo ſupplica nel nome dell'E
terno Padre non sà denega
re qualunque grazia è fauo
re, così promeſſe egli ſteſſo,
neFinavolſe rimandarſconi ſºnº
ſolato quel pouerello, che ºs
del ſuo Padre Cambio porta ..
ua il reuerentiſſimo Nome,
Se ne viddero incontinente
gl'effetti. All'inuocazione
"Nºi
sò lo ſpaſimo, la pio "
le lacrime aſciugò quella d
Sangue, ſi ſaldò la piaga, ſi
riſtrinſero le parti diſconti
f"ferro con vnione ſi
ſtretta che non ſi diſcerneua
"noi
; tr i.figiºsº
- º il .2: -

Con queſto potente aito,


auualoratºs
ſcia Cambio ne
" "i
berò più volte da euidente
Rsiglio di morte. Scherni
fiil gip -
2sò Vita di S.Fina
li con breui, e polize carat
terizate dalla ſuperſtizione ſi
perſuadono, ma follemente,
impenetrabili dall'armi ini
miche. Il vero vsbergo è
aph: l'innocenza, lo ſcudo affatà
º to è la fede, con la quale de
- ue armarſi il vero Soldato di
Chriſto per ribattere degl'i
nimici le fiere ſaette di tale
armi ſi ricoperſe queſto de
uotiſſimo a Fina, con le qua
livndici volte nelle fiere ten
zoni, one reſtarono i ſuoi
abbattuti ſi preſeruò da gl'e
impeti hoſtili, trouando in
mezzo alle morti ſcampo al
la vita, per la confidenza
diehebbe
sº: i
in Santa Fina: P
--- --- ---
i"è Indi
inta
ºisian. Gae 2 xi -

cono i Demoni arg


i della diuinagi
quali ſi ſerue talora Dio per i
caſtigare l'iniquità demorta,
li Mauda Dio il ſuo ſdegno,
diſſe Dauid ſpande l'ira ſua,
i" le ſaette delle ſue pe
nº negl'empi per mezzo de-,
gl'Angeli Cattiui. Non può
però il demonio a ſuo piaci
menº ºffender l'huomo,
benche ſpirito Immidono,
ſtanare ne meno invo,
animale, onde ricercauon la
licenza da Chriſto que demo,
nii che voleuano entrare ins.
quegl'animali, che ſozza
mente s'inuolgan nel fango,
li così grande la ſua rabbia a
3anno dell'huomo, che ſuo
inimico più sfidato ricono.
ſce che io deſtruggerebbe,
dice il fondatiſſimo Egidio
Colonna, quando lo vede per
il peccato allotanato da Dio,
i ſe non fuſſe arreſtato il ſuo
c ſdegno può il Cerbero d'ini
º º ferne
282 Vita di S.Fina -

ferno, dice Agoſtino S.latrare


mia legato alla Catena del diº
uieto di Dio non può mºra
dere, ſe non chi follemente ,
saccoſta ſe alcuna volta us
morde, permette Dio giuſta i
mente (colpa però del Reo)
º che il Demonio in
giuſtamente pretende. Per i
che l'huomo gli ſii ſoggettai
serpiacere vuole pio chau
gli ſi ſottoponga al tormenº
- to, e mentre il ſenſuale lo rit
conoſce per Padre permette
Dio,che lo riconoſca per Carp l
fice, la si ott 29tiºtr i
sul voler del demonie è feni (
preIniquo, dice Gregorini, .
ma non è ſempre Ingiuſtata i
- f" quello è atto della
peruerſa volontà per ro: i
il 31

- uinarci, queſta è permeſſa da


Dio per correggerci. º ſi i
Ha ben rhuomo poteſtà
ſopra il demonio,
º? : i -
mentre
. Con
a l
s Da S. Gimig. 283
có gl'eſorciſmi lo fuga co la
fede, e con le preci lo diſcac
cia, col digiuno, e con l'ora- ,
zione (ſia pure di generatio .
ne peruerſa) le dilegua.
Ha volſuto Dio in pena

|
y l'
del fallo di Lucifero, che
quell'humana Natura, qua
le non volle adorare nell'
eterno verbo gli ſouraſti col
Cto » . . . . . i
o Talipoteſtà fù con ſings
i lar, priuilegio conceſſa da a
: Dio alla Beatiſſima Fina, Vi
( ualo diſcacciò dalle proprie
ſtanze, morta da gl'altrui
i Corpi .
; - Vn ſolo anello, che ancor
i viuente haueua Fina portato
i per teſtimonio del ſuo ſpoſa
lizio con Dio poſto nel dito,
r
d'vn demoniato potè diſcac
ciarlo - -

Benello, così chiamauafi


un ruſtico habitator di Cam
- , pi
-
– =r

284 Vita di S.Fina (


piglia Villa di quella nobil (
Città, che poſta ſopra d'vn
aan Colle prende il Nome da lui,
5e & arricchita d'i Chiodo che i
trafiſſe al Saluatore le mébra |
ſomiglia quella città, della ,
quale diſſe Chriſto, che po- i
fta ſopra eleuato monte non
può aſconder le ſue glorie i
era fieramente torturato dal 1
diauolo. Preſo nelle mani
i" Anello contraſegno
di quella fede, con la qua- i
le ſi era ſpoſata a Chriſto i
la pura Verginella di Fina ,
fentiten tolto le graui que- i
rele di Lui, che di finuccia
(cosi chiamaua l'Iniquo la , \
Santa)grauemente doleuaſi.
La fede è il più potente i
eſorciſmo per fugare il demo
mio, che habbi la Chieſa -
Veggendo il perueſo quell'
Anio, che autorizza la fe
de Incorrotta della temuta
i Spo
Da S. Gimig. ss5
Spoſa di Chriſto fuggiſſi, ne
diede contraſegno con rom
per la lapada che riſplendeua
auanti il Venerando Corpo
di Fina, ma col ſpegner illu
me acceſe più chari gli ſplen
dori del merito della Santa -
ſ - Moltitudine di ſomiglian
it ti agitati dalle furie d'Auer
no, e liberati dal valore di
t
ſ Santa Fina potrei in queſto
IraCOntO anIlOll Crare, ma Vn
0
4' fatto ſingolare ſeguito in
0 parti molto lontane dalla pa
º
tria di Lei merita eſſer Singo
tº larizzato con l'Hiſtoria.
º Si ritrouain porto di San
L Vito in Puglia ma ſuentura:
ſi ta Giouane, che fatta ſpoſa
t
nouella ſi ſcoperſe fieramen ,
0
te torturata dal diauolo. Fi
no in porto era per naufraga ,
- re la miſera ſe l'aiuto di Fina:
ſt non la ſoccorreua. L'allegro
ſ de giocondi Himenei eraſi i
º - COIA
-r

286 Vita di S. Fina


ºndertito inErano
d'Inferno.
guai,gl'Epita.
e dolori
lamiò infamie de Circonſti
ti paleſando i lor falli, o ci
caleccinoioſi, che meſchiati .
con gridi, 8 vrli ſpauentoſi
intimoriuano gl'aſtanti mo |
leftanano i più lontani il de
mºnio aggiuntoſi alla natu
rallaquacita di quel ſeſſo ſer
ºia per tromba degraltrui
Viºperi. Eſprimeua negri
di doloroſi non meno il tor-,
ºmento della poteva pazien
te che l'ecceſſo del ſuo diſpe
rato dolore. Si conoſcena
ºloguela, che Cittadino
habitava in quel orpo. Era i l
no gridi e pianti eſpreſſi dai .
. la cºntegiovane, ma vſci
ti dalla bocca d'Inferno,oue
altro non ſi ſente che ſtrido
ridedenti, e gemiti lacrimo
fi. Era lingua di Vituperii,
Idioma coſtumato io quellº è
i 3 oſcu
--

JDa S.Gimig. 287


oſcuriſſime grotte, oue con
maledizzioni ſi vitupera la di
uina bontà -
. A quella funeſta Trage:
dia s'abbattè per diuia vole
ne, quale volſe manifeſtare al
le agenti anche più remote
la ſua Serua vn deuoto mer
cante Concittadino di Fina»
Sino era detto per nome,
Egli con quella fede, che a
può far dirupare i monti nel
'aque, con quella deuozio
ne, con la quale è ſolita reue
rirſi da ſuoi compatriotti ci
dottala nel Sacro Tempio di
quel porto gli comandò,che
per il merito di Santa Fina ſi
partiſſe da quella grouane.
Non ſoſtenne l'Iniquo di
quella fede il Valore, ne del
l'Innocente Verginella potè
ſentire l'odiato Nome. Par
tiſſi incontamente dal Cor
po della tormentata
º -
tanº
a
a 88 Vita di S.Fina
la, roppe contraſegno ſoli
to a Lui in mille pezzi la lam
pada, non diffuſe già l'olio,
perche la ſua freddezza vi
s'Impreſſe, e lo congelò; Si
dolſe che vna Verginella lo
perſeguitaſſe cosi da lun
ſi ripreſe i ſuoi ſtridi, ela
ciata libera la giouine la re
ſe nel ſuo partire così pron
ta alle grazie, come era sfac
ciata à vituperij.
Prodigio fatto in luogo così i
aperto aperſe la denozione
di quelle gétivolſe però l'A.
bate di quel Tempio auten
ticare cò deuota Pittura rap
reſentate l'Imagine di Fina i
atto a illuſtre, gli dedicò
Sacro Altare, ouehora lapie
tà de fedeli offeriſce con la
ſua deuotione ricchi
ſenti eſº
e - -
pre h
- -

I voti quaſi Corona,cingo


no quella denota i"
- - QINO
r

; Da S.Gimig. 289
ſono il; contraſegno, e del
la reuerenza, che gl'habita:
tori portano a Fina, e l'atte
ſtato della ſua Santità.
- s -

Santa FINA libera molti pri


i gioni Cap. XXII. ,
S Onotormento
le Carceri, il più fie
iro che torturi
il mortale métre con la bre
uità de muri allungano i tra
uagli. Che l'huomo il qua.
le nell'anguſtia divn piccoliſ
ſimo Cuore capevn'Infini
ta di mondi, che piange con
Aleſſandro il conquiſto d'ei
vn ſolo, che guerreggia per i
dilatarſi i confini habbia da 5
riſtringerſi dentro l'Angu
ſtia di quattro ſoli muri, che i
la volontà libera per natura,
habbi da eſſer angiſtiata da
3 quattro ferri, Che T Corpo ,
tutto conpoſto d'organi per i
N opra-.:
25o Vita di S.Fina
oprare habbi da languire nel
l'ozio, e l'anima ſempre da
vagare, e trauagliar col pea
ſiero è noia che ſupera
ogni noia. L'eſſer priuo
di vagheggiar queſto sole, di
calcar queſta Terra, di prati
car con gli amici, di viuer
comenſale de figli, de paren
ti è afflizzione da non eſpri
merſi che da lingua, che con
fonda gl'affetti del Cuore
con i ferri della prigione,
i Sì lagnatia il patientiſſi
mo molto più della Carcere,
entro di cui era riſtretto dal.
la vehemenza del ſuo male
Mob.c. che dall'acerbità delle pia
e, C º iir i ri
- La turbazione della terra,
lo ſquaſſamento de Regni, la
deſolazione delle Città, l'In
cendio de boſchi fà accoppia
Iſai. to da Eſaia alla tenebroſa
a 14. clauſura d'una tetra
ne º i i
riº:
-

. . Da S. Gimig. 29r
. Il dare l'anima ſua perla,
ſalute dell'amato è argomen
to d'yna charità, che ſupera
gli sforzi dell'amore, diſſe

| Criſto; ma il richiudere il
Corpo in vn Carcere oſcuro
per l'amico è effetto che ec
cita la marauiglia, e la pietà
neTiranni. Allora conobbe
Dioniſio il Tiranno della Si
; cilia la vehemenza dell'amo
re che portaua Damone a Pi
thia quando lo vidde rin
chiuſo ne ferri per ſoſtener
le veci del Reo amico , che
con promeſſa di ritorno era,
: andato ad aſſeſtare i ſuoi fat
ti-. Piacciono perciò le viſi
tede Carcerati così a Dio,
che nell'ultimo dei giorni
promette con la libertà del
Cielo con penſare i pietoſi, e,Mai.
con le prigioni oſcure dell 25,
Inferno minaccia tormenta- º
m te i Crudeli. N 2) - - -

-º-e º *--- - - e
i 292 Vita di S.Fina
- Sono nondimeno le Carce
ri neceſſarie alla giuſtizia
per reprimere l'audacia de
malfattori. Chi dentro di
quella è riſtretto ſe è Reo
velentieri la ſopporti per pur
gare in Carcer più 'dolce quel
misfatto, che harebbe da pa
gare ſenza mai cancellare il
debito in vn Carcer più pe
noſo, oue i lacci , dice Da
uid, ſono di fuoco le Catene
diuampano, I Ceppi incen
dano, le manette infiamma
no, le tenebre ſempre horri
de non mai ſi riſchiarano.
Ma ſe il Carcerato è Inno
cente non pauenti. Non ,
può riſtribgerſi lungo tem
po quel Corpo da ferri, il di
inimo in diſciolto da
. Colpa, goderà in mezzo al
le Catene la libertà dell'ani
mo non imprigionato dal ti
more. Saranno i Ceppi, S& i
“ , . ferri
Da S.Gimig. : 293 .
i ferri il Cuſcino, oue con Pie
i tro dormirà placidiſſimi i
º ſonni vedrà comparire, quà
º do meno ſperaua l'Angelo,
º di Dio per liberarlo. In Dio,
Mi è nella ſua Innocenza con
i fidi la confidenza Souerchia
º ne figli degl'huomini, ne qua -
i li, al parer di Dauid , non
º ſi ritroua ſalute non ſia il Pſa
º principale nella ſua fede gl'iº
º auuerrebbe quello , che all' i
º Innocente Gioſeffo accadè.:
º Haueua già Dio determina
to liberarlo da quel profon- i
do Carcere, oue ora ſtato dei
º poſtato innºcente, ma per,
º che(ed è peſiero del grande
i Agoſtino) confidò la ſua li-.
º berazione al Coppiero di Fa
º raone gli raccomandò il pa
trocinio della ſua Innocen
za permeſſe Dio, che gli fuſ
i ſero prorogati due anni di
º prigionia, ic .
- 3 a 3 Il
294 Vita di S Fina
- Il contrario auuenne a
quattro pouerelli rinchiuſi
entro oſcuriſſimo Carcere
per la confidenza che hebbe
ro in Dio, e nel merito della
beatiſſima Pina. Dimoraua
no in quell'Anguſtie non ſa
prei dire ſe innocenti, o Rei
la prigione gli trattaua da |

è
“Rei,

ma la pietà di Finagl'aſ .
ſolue Innocenti. Diſciolſe |
ro in mezzo a legamite de |
uotiſſime lingue, Imuocaro
noilnome di FINA con ſup
licarla d'aiuto fra tantima
iauualora con le preghiere
con la fede, viddero rinouar
ſii miracoli ». che al ſonnac
chioſo Pietro già accadero
no. Caſcarono i ferrri dalle
mani, ſi diſchiuſero i Ceppi,
s'apriron le prigioni, e corſi
a ringraziare la Santa perte
ſtimoniare un tanto fauore
coronaron
A
la ſua
, i
denota Cap
pella -
5Da S.Gimig. 295.
pella di queferri, che gl'ha
ueuan riſtrinte le membra.
Corona che inalzata in que”,
muri rende più Illuſtre la Sá
ta, che non pompeggiano
gl'Imperatori con la Corona
di ferro ſolita riceuerſi in A
quiſgrana. Queſti fauori più -

volte replicati ſi vedono a be


nefizio d'altri deuoti, ſi rico
noſcono da quei duri ferri,
che glicinſero le membra, i -

quali hora fatti pietoſe inſe- -


gne di voti, e di grazie, pedo -
no alla Sacra Tomba di Fina.
per pompa, e si è
- , . . . . . . Criti o , i

Santa FINA libera molti dal


la ſommerſione dell'Acque ,
a Cap. XXIII. -
as º . .. : --

FNRA. " hor


º rendi che vanti l'unineria Ai .
ſo non è alcuno più terribile ,
del mare. Chi aſſomigliò ad
a N 4 vn.
296 Vita di S. Fina
vn sfrenato deſtriero,che ſpu
ma dalla bocca, che sfumai
dalle nari fù ſcarſo nel para-5
lello.
L'ingegno humano ,:
che in calma ha oſato met
terli il morſo perde nelle té
peſte il ſapere. Mentre on-p
deggiano l'aque fluttua l'ars,
te, el'Induſtria, sºlº o si ti
; Quando irato fortunegati
gia non è valore, che li reſio
Eccl.
fta. I pericoli che oſtenta
43e
gli racconti ſolo quello, che
nauigandoli proua, diſſe il 1
ſaggio. In vano rimira le ſteli
le per ſuo ſcampo chi in mez
ze all'acques'auuolge. Poſto”,
fra l'onde. Inſtabili, ſopra va
legno Inconſtante, ſotto vin
Cielo volubile come potrà
ſtabilire la ſua fortuna. So-,
Pſal.
no marauigliofi per ſpauen-i
92 • to i gonfiamenti del mare, i
diſſe Daiid, sono così hos 5
Ai ' i 21 ren
rendi, che negl'ultimi giorni
con il confuſo, rauco ſuono
dell'onde ſpumoſe in ſterili
ranno gl'huomini, inſtupidi-, Lue
ranno i mortali, affermò il ºr
Giudice Chriſto.
Ma ondeggi pure ſupere
bo frema altero, a ſua poſta
che ſe s'aquietò più volte al
l'Impoſte della Sacra voce di
Chriſto, abbaſſa anche il fu
rore al valore dei ſuoi ſerui
così promeſſe Dio per Da
uid. Porrò nel mare lai lorº
mano,
Queſto però è particolar
priuilegio degl'humili, che
poluere fi riconoſcano, Ben
che fiero, orgoglioſo ſia l'a
dirato mare giunto nondime
no alla poluer del lido arreſta
il paſſo, acquieta i furori, e
quaſi pentito fraſtorna. Fin Iob,
qui verrai ne più t'inoltrerai 38.
gli diſſe Dio ponendoli iter
i N 5 mini
sos Vita di S.Fina
mini non di forte muro, ma
d'arida poluere. Chi poluer
ſi riconoſce è termine, mu
a ro, Cancello alla ſuperbia a
del mare.
Tal priuilegio hebbe Fina
per il merito della ſua prof :
dahumiltà, con la quale ſi
ſtimaua Cenere, e poluere
Tutto ciò a ſalute dºvu deuo,
to mercante ſuo Cittadino
chiaramente ſi vidde
- Nauigaua queſto, che Lat:
taringo fù detto in compa
gnia di molti altri intento al
ie ſue mercature, ed in quel
tempo che l giorno haucua
ceduto libero il Campo ad
vn'oſcuriſſima notte fù ſor
preſo davna fiera tempeſta:
sibilaua da ogni parte il
vento, fremeuano l'onde,
l'aria di grauidi Nuuoli in:
gombra fra folgori e baleni
verſatarouinoſe pioggie. Il
- - I lati.
- -- -

da s.Gimig 299
a mare quaſi adirato contro,
la Naue l'incalcr2ua con l'8
i de ed eſſa dalla repercuſſio-.
ne ſdruſciti i fianchi corretta
ratta, e veloce portata dalla
violenza del vento, e dalla
! corrente del mare è precipi--
zio ineuitabile, piegaua l'or
lo tal'hora, e beueua con l'orº

. lo l'onda marina. Gl'ordi


nari ſtromenti non baſtatia
no à votar l'acque, le quali
: e di ſopra da lati, e di ſotto
ier le feſſure empieuano la
entina. L'oſcurità della
Notte con le ſue foſche tene
breaggiungeva il timore, 8.
aſcondeua il periglio; per
mettena perciò a miſeri qual
che foſco, e breue lume de
baleni, affine che i ſenſo fuſ.
ſe maggiore nella viſta dea
mali. Erano quelampi qua
ſiTorcie funebri, che mo
frauano loro i ſepolcri, e le
l
- N 6. vo:
3oo Vita di S.Fina
voragini,oue ad hora ad ho
ra erano per rimanere ſom
merſi. Le tenebre che gli.
teſſeuano vna funebre gra-i
maglia nell'aria gl'annoncia i
uano i funerali. I Tuoni cò i
º il lor rauco ſuono pareuano
quaſi meſtobombo di cam
pane, che gli preſagiſſer l'e
ſequies) . tra i gri
- L'acqueo che tolte dalle
ſpume dell'onde eran porta
te da venti, miefthiate con o
quelle che inondaian dall'a
ria eran le lacrime, che s'ap.
parecchiaiano, alla lor tomº
ba, Fra tanti horrori ſi ſensi
tiuano i gemiti demoribonº
di, che confiſi ſalinano al
Cielo, e pareggiauanoil free
mito del mare, che fattoſi
dimeſtico entraua, ed vſci
ua fenza l'altrui congedo i
Certi dei Naufragio procadº
ciauafi ciaſcheduno qualche
e è i aſſi
ADa S.Gimig. 3o
aſſicella per ſaluarſi, ma que
ſta gli ſeruiua più toſto per
bara funebre, ſe la pietà di Fi,
na, e la fede di quel dºnº
mercante non gl'haueſſe al
uati. - - : “
Egli proſteſo in mezzo al
la Naue, che ondeggiana nó
º fluttuò con la fede. Furon;
le ſue voci non ſtridi di timo
re, ma gemitt di deuozione,
Pregò Santa Fina, che interº,
ponendo la ſua efficace in
terceſſione appreſſo Dio per
la ſua ſalute lo preſeruaſſe al
le dolcezze del ritorno alla
Patria Commune, alla venº
razione delle ſue Sante Reli
quie - º i i , i
Non reſtò ingannata º
ſua fede reſaſi coſtante fra
l'incoſtanza dell'acque. I
venti che portauano le vele
della Naue non diſperſero le
voci pietoſe della ſua Oratio
IMG,
so» vita di spina
ne, con la quale ſaluò ſe, e
turba numeroſa di nauigan
ti ho mai vicina è profondar-i
ſi nell'acque. All'improuiſo i
i"
- ſcer la tempeſta fuggirono i
venti, ceſſaron le pioggie,
s'abbaſſarono i fiotti, sim
placidi il mare, e reſtando la
notte nel ſuo natio, horrore,
ſi viddero ſcintillare non Ca.
ſtore, e Polluce ſtelle propi
tie a nauiganti, ma luminoſi
ſplendori del Cielo, i quali
quaſi ardente fanale, illuſtri
do le tenebre correſſero gl'er.
rori del cammino. Chi non
fi preſuppone i ringraziame
ti reſi alla Beata Fina dal ſuo
deuoto vitupera il ſuo affet
to;biaſima la ſua deuozione,
Non fù però egli ſolo il
graziato da Fina in ſomi
gliante occaſione. Proua
sono altri fra le tempeſte del
mare:
Da S.Gimig so3
mare il ſereno delle ſue gra
zie. Comparue in San Gimi
gnano moltitudine di Naui
ganti, che portauano vna
naue per inſegna; richieſero
c6 ſingolarità d'affetto, oue
giaceua il Corpo di Santa Fi
na; eccitaron la curioſità de
Cittadini accorſi alla nouità
con il racconto de loro peri
gli paſſati in mare faceuano.
impallidire i volti, ma nel
deſcriuerla grazia riceuuta
fecero gioire i petti. Con
dottiſi alla Sacra Tomba of
ferſero la Naue, & i Cuori;
Queſti ſi diſtillarono in pian
to per deuozione, quella ree
ſtò appeſa al sacro Altare
-

per trofeo,
La fama di queſti potenti
aiuti fi diuulgò nell'ampiez
za demari. Rapportaua che,
nella Patria di San Gimigna
no ſi ritrouaua.vna. Ninfa,
º -
-
Vla;
--
-

go4 Vita di S.Fina


vna Nereide, ma Sacra che
preſedeua coll'Impero all'ae
que del mare, ſi viddero per
diò in poco tempo compari
re quattro altre Naui, che
ortate da deuoti per inſe
gna della pietà di Finale cº
traſegno della riceuuta Salu,
te, affermauano con Dauid
pſal hauer viſto l'opere del Signo
ro6: re, e le ſue merauiglie nel
profondo del mare per i me.
riti della Beatiſſima Fina.
Ma ſe la mano del ſuo aiu
to ſi diſteſe nel mare, non ſi
allargò la deſtra ne fiumico
sì haueua Dio promeſſo per
Eſel: Dauid. Porrò la lor deſtra
º anche ne fiumi ei ſ.
Fù di ciò teſtimonio auto
, reuolevn ricco mercante nº
zi, ſaprei dire ſe più bramoſo,o
e denoto. Queſto non ſapen
do come diſſe l'Apoſtolo, che
gl'Ingordi deſideri delle tera
i-, º I Gfie
-
-

- -

f,
Di S.Gimig. 3o5
rene ricchezze ſommergo
; no l'huomo ſi poſe con trop
parauidità a paſſare vn fiume,
che accreſciuto per pioggia .
copioſa moſtraua nettorbi
do ſpecchio delle ſue acque i
volti di chi oſaua guardarlo
dipinti con i pallori di morte.
Giunto balla corrente più
precipitoſa conobbe eſſerci
vero il detto Commune,che
è pazziavolerſi sforzate con
tra debtorrente. Già ricca
perto dall'acque, e meſchia i
to co l'onde era portato più,
abmare di morte che a quel
la della ſalſedine, Veggini,
doſi prima ſepolto, che mori
to ſi ricordò del merito,e del
valore di Santa Fina. Haue
ua la bocca impedita dall'ac
que, ma parlò dal profondo
del cuore Fù la ſua Orazio
ne ſomigliante à quella di
Gion » quando tranguggia- :
-

ºt
- e - a CG)
---
- -- - - -

z -

3o6 Vita di S.Fina


to dalla balena vociferaua.
col Cuore. Fù eguale à quel
Pſal: la di Dauid, quando voleua
I 18. che Dio eſaudiſſi i clamori
del ſuo Cuore. Fù quale eſ-º
ſer deue per eſſer benigna-º
mente vdita eſaudita da Dio,
poiche niente gioua, dice A
goſtino, lo ſtrepito delle la-º
bia oue tace il Cuore - a sg
Haueua appena eſpreſſi i
gridi del Cuor ſuo, che ſenti 3
vna mano inuiſibile prendersi
lo per i capelli, e ſenza alcun
dano tirarlo fuori dell'acquea
Riconobbe il Celeſte aiuto:
della Santa inuocata celeus!
re, e viſtoſi portato per i casi
pelli, non come Abacucinº
vn ſerraglio d'affamati Leo
ni,ma tolto dall'empie fauci
di morte compensò con lar-p 5

ga mano la pietà di quellai


deſtra, che s'era poſta ne fiu-it
mi per ſua ſaluezza.
San
-

Da S. Gimig. sor
Santa FINA ſpegne on gran
fuoco Cap. XXIV.
I Ldeglfuoco come Prencipe
'elementi ha maggio
re il potere che ogn'altro i
benche ricca gli s'apperecchi
la menſa di legne copioſa
ſempre vorace non mai ſi ſa
ºr
· i:
Nun quam"i fufficit.
Creſcerebbe in infinito dice
il filoſofo ſe infinita gli s'aggi
ungeſſi l'eſca; non ha termi
ne di magnitudine eſtrinſe
ca, perche nel deuorare è Ini
terminato il ſuo valore . .-
Riſtringe nondimeno talº
hora la ſua attiuità alla prese
za de Santi. Lo diſſe il ſag
gio. Per gloria de giuſtian- sap,
che il fuoco ardente ſi ſcorda c. i 6:.
della ſua virtù. Alle fiam
me della lor charità cedon le
i fiams
3o8 - Vita di S. Fina
fiamme la lor vampa, quaſi
Torcia, che alla preſenza del
Sole ſmariſce i ſuoi lumi.
Que'tre fanciulletti che in
mezzo al fuoco della Babilo-r
neſe fornace ſentirono ſpi
rare dolciſſimi i Zefiri poſſo
no ridir queſte proue. . .
Lo prouarono alcuni altri
deuoti per i meriti di Fina,
Santa, si S
Eraſi acceſo vn fuoco ine
ſtinguibile in vna pouera
Villa. Haueua traſcelta piaz:
za ſpazioſa da poter paſſegni
giare a ſuo piacimento ſenza
ritegno. La Fortezza de muri ,
non impediua il ſuo corſos: i
anzi la pouertà delle ſtanze º
fabricate di legnami diſec- "
chi dal tempo gli concedeua i
libero il paſſaggio. Traſcor, t
reua quaſi eſercito, che in-; l
onda ogni luogo. Inalzaua,
le ſue fiamme al Cielo, e di
, i -
Ulafº
-'- - - - --

s Da S.Gimig. 369
i- uampando ſopra de muri era
i corſo a piantar l'inſegna del
la vittoria , Ne ſuonaua la
Tromba con gli ſtridi. -
2 L'aqua portata tumultuo
ſamente dalla sbigottita gen
te ſeruiua d'alimento a ſuoi
Incendi godeua il fuoco di
poterevna volta tridi fare del
la ſua inimica. Era inſom
ma per traſcorrer tutta quel
la miſera villa come s'era im
poſſeſſato d'wna gran parte,
ſe all'apparire i deuoto
ſtendardo non haueſſi pauen
tati, e trattenuti i progreſſi.
Il Rettor di quel miſero po
polo haueua per diuin vole
revn fragmento della Cami
cia di Sata FINA l'inarborò
per lnſegna,e quaſi generoſo
Alfiere di Chriſto ſpintoſi
verſo del fuoco osò reprime
re i ſuoi furoori.Oppoſe all'ar
l
détifiamme che attrº
ii? c
31e Vita di S.Piua
le viue fiamme della Confi
denza, che haueua nei meri
to della Santa, ne diſpiegò i
bianchi gonfaloni della ſti
mata Reliquia, e marauiglie.
ſi viddero.
Il fuoco che prima quaſi
vittorioſo Inimico s'era im
padronito di que poueri tu
i"ricominciò è pocoà poco
arla ritirata alle ſue fia
mc. bbattuto dal timore,
i" idi ne ſuoi lumi, e
berdendo ogni vigore am
i" i" Ceneri. Ri
conobbe in quella Camicia il
merito di Colei, che vlcera
tanel fianco pareggiò nel me,
rito Agata Sãta torturata nel
petto.Nò ſtimò Inſegna di mi
nor pregio quel Lino che ha
neua ricoperto le Carni Inno
centi della B. Fina, che quel
velo, che haueua velata la ſa
cra teſta alla gran Ci ti
----

“Da S. Gimig. 311


i di Catania. Si dolſe che il Li
i no benche fragile alle ſue fia
i me reſiſta.
i : S'abruciauano anticamen
º i Cadaueri degl'Imperatori -

rauuolti in lino davna pietra


i filato, ma di tal virtù che por
gendo alimento alle fiamme
conſeruaua ſe ſteſſo ſenza In
º eenerirſi. ll fuoco, che ar
i dernò poteua il Lino s'aquie
taua almeno con la gloria
che gli pareua riceuere in ab
bruciar quelle membra, che
furon veſtite di porpora; ma
nel rimirare il Lino di queſte
due valoroſe probibirli i ſuoi
incendi piange la perdita del
ſuo valore, -

Santa FINA reſucita vn fan


ciullo morto. Cap. XXV.
L diſcacciare i demoni il
( i curare i languori, il libera:
- i rC
3 I2 Vita di S.Fina
re da perigli ſono effetti
che diramano , dal fonte
della Diuiua Onnipoten
za, ma il reſuſcitare i mor
ti, eſprime anche la bon
tà di quel Dio, che vita eſſer
ſi pregia. Taccino però i fi
loſofi con i loro aſſiomi.
. Il dire che non ſi fà ritor
no all'habito dalla Priuazio
ne ſi riſtringe dentro a Can
celli anguſtiſſimi della Natu
ra; ma doue non ſarà priua
zione di fede ſi vedranno sé.
pre habiti di grazie Benche
il render la vita a morti coll'
Impero della voce à Dio s'
appartenga, il farlo con l'hu
miltà delle preghiere non è
denegato tal hora per gra
zia ſpeciale a suoi ſerui. Vn
prodigio ſingolare che reſe
la vita ad vn morto auuiuerà
queſta mia Hiſtoria, el Tuo
merito, ſe tu BeatiſſimaIlO
e, -
Fina,
-
- -
i - -

. . Da S. Gimig . 313
i mouerai la mano, inſpirerai
º la mente al racconto.
i Era appena comparſo nell'
Orizonte di queſta vita, che -
tramontò all'occaſo di mora
i tevn fanciulletto che habi
i taua la ſtrada dell'hoſpedale
à Fina conſecrato. Non era
no appena ſpuntate dal boc
cio le roſe, ed i gigli delle
ſue piccole membra, che im
palidirono coni funebri pal
lori di morte, e cominciati
appena i pianti, con i quali
: eſce il mortale alla luce gl'ha
ucua in placido ſonno di mor
te aquietati. Già per ſeppel
i lirlo era diſcauata la foſſa, e
è la pietà douuta a defonti ha.
ueua apparecchiati gl'ultimi
officii, Lauato acconcio,
giacente inghirlandato di fio
ri il Corpo del tenerello al
tro non aſpettaua che Tom
-

a3 - i N
i
o 1
-,
314 Vita di S.Fina.
i I funerali però più dolo
roſi gl'erano celebrati dall'af
flitta Madre con tenere lacri
nie. Al figlio, che era l'ama
ta pupilla degl'occhi ſuoi
non ſapeua meglio compati
re che con gl'occhi piangea
do. Se gl'occhi furono aſſo
migliati a due faci voleua e
che quaſi ardeti faci ſi lique
faceſſero in pianto per cele
brarli l'eſecuie. -
i Ma ſe bene lo piangeua
morto lo ſupplicaua, viuo
erano le ſue lacrime non par
torite da Donneſco affetto»
che contente ſolo di sfogare
il dolore col bagnar le gote
diſeccano le ſperanze. Era
no lacrime Redentrici cosi
furon chiamate da Ambro
gio quelle lacrime, che non
per dolore, ma per aiuto al
trui ſi ſpargano, “auuiua
te dalla confidenza nego
º º zia

i Da S.Gimig. 315
ziauan con Dio per mezzo
della Beata Fina la libera
zione del Figlio. S'auue
rò di loro quello che dele
le lacrime della donna ſagº
vedouata di ſpoſo diſſe l'
iEccleſiaſtico. Deſcendono
per le gote, ma aſcendano al Eccl.
Cielo. Viſte dal Padre delle c.38.
miſericordie s'inteneri a
quel pianto, e come già diſ
ſe alla madre del Nainitagio
uinetto così ripreſe per di
Lei conforto. Non piange
re è donna, che il Figlio qual
hai perſo ſarà ancora delle
tue vedoue ſperanze conſo
latore amoroſo. A queſte
voce vitali auuiuoſſi il fan
ciullo. Alla pioggia delle la
crime cadenti rifioriron con
fiori di vita le membra inlä
guidite dell'eſtinto tenerello
Egli già ritornato alla vita ri
girò le luci nella Madre, che
i O 2 in:
316 Vita di S.Fina
inſtaua copianti, e con la fe
de. Quaſi ſole, che fuga le Nu
bi, e le pioggie co'raggi del:
l'amoroſe pupille riuolte nel
laMadre di ſcacciò le tenebre
del dolore, fugò i Nembi del
le lacrime, illuſtrò co lumi
della vita il merito Immorta
le della Santa - ,
Si cangiarono i pianti in
deliquii amoroſi cagiona
- ti dalla ſouerchia allegrez:
za, quali poi tutti termina
rono in ringraziameti a Dio
& alla Santa - - -

Santa FINA libera la Patria


2 dalla Pede. Gap. XXVI.
-1 :
SE Maggiore, diſſe l'An
º) gelico Tommaſo, è il
bene d'una moltitudine, che
quello d'un ſolo, maggiore
ſarà anche la gloria di quel
valoroſo, che ſoccorre alle
--- : : -2 mie
-

Da S.Gimig. 312
miſerie di molti. Il render
la vica ad vno merita premio
è da prudentiſſimi Romani
con Ciuica Corona inteſſuta
di Rouere era ricompenſato
quell'amoroſo, che liberaua
vn Cittadino da morte, ma il
preſeruar le centinara, e cen
tinara di Cittadini dall'iſteſi,
ſa moltiplica le corone ſecolº
do il num degl'Indiuidui ci
ſeruati. Queſte Corone a Fi
na Santa ſi deuono, quella
Rouere, che ſoſteneua il ſuo
fianco con dolore deue coro
narli la teſta per trofeo, poi
che in tempi Calamitoſi di
peſte contagioſa ben due,
volte liberò la ſua patria; Ma
l'aiuto, che vltimo li ha ap
portato merita, che c& par
ticolar memoria ſi rinuoui
alla memoria degl'huomini.
Nell'anno 1631. la peſte,
flagello dell'Ira diuina
O 3 im
31s Vita di S.Fina
isritata dalle colpe de
gl'huomini, e parto di quel
la crudeliſſima guerra chee
ſtracciò alla pouera Italia, il
nobil manto con la deſola
zione di Mantoua, impadro
nita della maggior parte del
le principali Città, e Terre,
di Lei in quelle accataſtauai
li mortali ma fra queſte non
fù forſe alcuna, che pareg-,
giaſſi nelle miſerie l'infelice,
Patria di San Gimignano, ..:
Qui trouando materia atta
a ſuoi sforzi quaſi ardente
fuoco dilato le ſue Fiamme;
acceſi Carboncelli, che In
fiammauan le membra erano
i Contraſegni de ſuoi ardori
Qual fiume che innondalari
empì di languori. Quaſiva
loroſo Capit.hauendo diſcari
lati i muri quaſi d'ogni caſa
l'aſſalì con l'eſercito de ſuoi
mali. Meſchiò con le profa
- i º ,º ne
Da S. Gimig.
ne fe Coſe Sacre ieri,
le piazze, e º deſolò
i"
pºeti e Caſe dibabitatori
Per tutto rimirauanfidi fune
ſta tragedia ſpettacoli lacri.
ºf Quà giaceuava mor
º piºltºn moribondo
ºina ſºpra l'eſtinto ivi
º"ºtº sadena inferma
è mortº in vn punto. La pie
tà deviui (ſe pure fra la cru,
deltà di ºnti mai bebbe luo.
tº) nºn era baſtevole aiaiº
ºsati, Cadena ea
ſpaſſo nella Gura dell'infer
"ſºnº prima morto, cha
ºrº La fedeltà maggio,
iº era più vicina al periglio,
l'eſſer altrui pietoſo era in
cºdelire contro ſe ſteſſo. Gli
ºi che i procacciamano
º altri erono inutili ai pazi,
fºtº progiudiziali all'auſi
liario, , , ,
-
o4 Le
sso Vitatombe
Le ſolite disina,
nºn eſup
plurio alla moltitudiº:
greſtinti i " portati non
a ſeppellir i nel ſepolchro
deloro maggiori, ma adº
terrarſi fuori de muri della
lor patria altra pompa fune
bre
gna,non
chehaueuan
la miſeria,cºpi
Le Cá
pane non haueaningºlº
ºne di ferro, ſufficiente ad
annunciarla lor morte. Fra
tanti horrori non ſplendeua:
noi umi per farli ſcorta al
reperero, ne le lacrime de
pietoſi parenti potevanº pºi
garli gl eſtremi oſſici inuº:
ii e fine propri piani è
dolori. Lo ſpauento conta
cirurnità lamenteuole pro
nibiua le lacrime ed iº hº
inua i volti Tacenano le
ieggi, i magiſtrati all'hor"
di guerra, che haueua moſſa
la morte a viuenti. Queſta
quaſi
- al
-
–- - - - --

Da S.Gimig. 321
quaſi Campioneſſa potente
ſopra Trionfante Carro
d'infelice barella conduceua
i vinti, non a far la ſua
ſolenne entrata dentro le
porte della Città a guiſa
de vittorioſi Romani, ma
fuori di quelle non nell'altez
za del campidoglio, ma nel
la baſſezza d'wn Campo ,
Cieca per natura non diſcer
neua la qualità de prigionies
ri . . . . . . . .
Ventilando le temute In
iſegne con egual piede batte
ua le Caſette de poueri, cle
Torri ſublimi de Ricchi. E
vero, che trouando nella po
uertà più da dilatare i ſuoi
veleni, quiui aperſe il vaſo
di Pandora traboccante de
ſuoi mali. Non haueuano
ſcampo i pouerelli , perche
ouunque ſi riuolgeuanove
deuano Cataſtrofe di miſe
O 5 rie
322 Vita di S. Fina
rie. La terra congiurata con
la morte à danno deviui,ben
che nel verdeggiar de ſuoi
Campi prometteſſe larghe
ſperanze d'alimento, gli ne
gaua per allora i neceſſari pre
fentanei ſoccorſi. O di pel
ſte è di fame gli conueniua
irreparabilmente perire, ſe
la Pietà de Sereniſſimi Padro
ni non haueſſe aperta la ma»
no dell'abbondanza, l'aiuto
di Santa Fina non haueſſi in
alzato il braccio del ſoccorſo
Ricorſero i Cittadini al
l'interceſſione della loro au
uocata; Imploraton quegl'
aiuti, che potenti, ed effica
ci haueuano altra volta in ſo
migliante occaſione riceuu
ti, preſero la ſua veneranda
teſta, e con quella maggior
i che "
olentiſſimo popolo la post
tarono in Proceſſione ne
sia i è prin
– – - –-,

“Da S. Gimig. 323


principali luoghi della Citè
tà. All'apparir dell'Inno
cento Vergine ſcomparuera
º i mali nocenti, che trauaglia
utino gl'afflitti. Si ſerenò il
i Cielo della ſua Patria, e la
i iſteſſa, che li
rriera s'apparecchiaua
i"
uentata fuggiſſi º
Fù oſſeruato che quel gior
no iſteſſo prima Domenica
d'Agoſto ſolito a reuerirſi in
nonore di Leiceſsò ogni cd
tagio; dopo di quelle leve
ſti, benche contagioſe, pere
i"
talaquaratena in "
quel gioe
uo ritornò la Battia all'anti
co cômercio ſenza periglio,
i Fauore così ſingolate,ag
giunſe deuazione al solitoaf

-
i
abitskuntiga come San
caº pure
: : o 6 toſa
324 Vita di S.Fina
toſa della ſua Patria.
Titolo che doppiamente
li ſi deue, per hauerla due
volte, con liberar da morte
i ſuoi habitatori, partorita
alla vita, i . . .
-
Fine,a Preghiere per la Patria
Gap. i vltimo.
"i i f .ſi o
A tu Beatiſſima, Fina
VI riceui queſta Corona,
che defiori del tuo giardino
inteſſuta inghirlanda il tuo
merito, eſaia gl'odori della
ſua Santità, recrea gianimi
de tuoi denoti i rsp si
Rimiminenza del
la tua gloria queſti tuoi de
notiſſimi è non eſſer ſcarſa di
grazie mentre lei abondante
di Pietà. i , i sº . attaccº di
Sana le piaghe dell'anima,
giache
filo:
con èla C,
sua interceſſio
Da S.Gimig. 325
ne hai procacciata à corpi
l ſalute. Defendi quelli, che a
te riuolti ſotto il tuo patro
| cinio ricourano, che auuer
titi da tanti ſegni conoſcano
Qui habitare il Dio delle
miſericordie.
i a 32ai ſtanziare la Santa
della Pietà. º , e .

Commiſera l'afflizione di
queſta tua pari
ſoſpirando eſala l'Vltimo ſpi
rito, acciò per te reſpiri.
Aſcolta benigna, eſaudi
ſcipietoſa il ſuono delle no
ſtre voci i
i
ºt º
Iua, qua Gentes Patria,
Salutis º
. Exules, donis recreas ſuper
mis,
Damna que pellis, releuaſq;
noxas ,
326 Vita di S.Fina
Edomasfiammas, Satanaque
º ſeui e
fetegiefraudes, trepidiſque
- i pbbuºi º vi i 2- 1 a
cAddis, & ſoluis laqueata
membra è
Carcere vintis. ;
cedit bie pehis mala, Cedis
vnda. ...
iicrclandus
item
& groſum recipit,5
! ... Èi 5ſi '
i" admittit, red -
-

- --
-

- -
-
- -
-

a vita. I
- Funere marſut
re ſolo ſi cosreleues tenello, º
Des malofeſis requiem pre |
samur p
sie tibi laudes,e PIA,
ommis è idicet
-
- "siluia, rina
-

-
è
-
.. . . . - t. -
-

-
a
---

32.2
Il molto Rauer. P. Anto
melli della Compagnia del Gie
i veda ſe nella preſente Vita
della Santa ſi contenga coſa che
repugni allo ſtamparla, e refe:
riſta appreſo D. il di 19 di
Giugnio. 1644 -

Vincenzio Rabatta
Vicº di Fire 2
ss
ne va in pari
ania,gaſto la preſente vita di
santa Fina, nella quale non
ſolamente non vi è coſa, che re
pugni alle Stampe, ma molte,
e molte, che poſſano inanimire i
Lettori a finezza di ſpirito, e
conciliare allo ". dZZAl
d'ingegno. In fede bò ſeritto,
e ſottoſcritto di mia mano il di

"Aia
2.4, si Antonelli
-

della Compagnia di
-

(Giesù. ...
s At
sAtteſa la preſente Relazio
nefi fiampi la Vita di detta
santa oſſeruati li ſoliti ordini
D. ilº di
e ,
22 di Giugnio 1644.º
vs
- s
Vincenzio
V Rabatta
-
- Tsº e - e º
- e Nº iº
y º MA

giº
si può ſtampare in Fioren
sali 22. Giugnio I644. e t
-i ; -
li Fra Iscomoda caig
cancelldels.Vffizio
t
-

di Fiorenza di Com
i meſſione del Reuerea
sevs i diſsi P. M.Gio Muz- -

º e zarelli da Fanano
" inusiº Gener. * o
i , e se si ti e ,
- - - A" priSe
in gia natoreAud
C udºdi SAS - -
-

º
- - - - -
-
… “ !
-

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