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Lo spettacolo operistico
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L3. Gli albori del melodrarnma
I preeedenti
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I precedenti
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13. Gli albori del melodramma
I?opera di corte
GIi storici della musica hanno per lungo tempo attribuito alla
cosiddetta "Camerata l=adunanza] fiorentina,, (o ,,Camerata di
Bardi") iI merito di aver concepito le basi per la creazione dell'opera
come tentativo, accompagnato da discettaziont filologiche ed esteti-
che, di ripristinare sotto I'aspetto musicale l'antica tragedia greca. si
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Lìopera di corte
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13. Gli albori del melodramrna
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Liopera di corte
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L3. Gli albori del melodramma
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Ilopera di corte
Benché dal sig. Emilio del Cavaliere, prima che da ogni altro ch'io sappia,
con maravigliosa invenzione ci fusse fatta udire la nostra musica sulle scene.
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13. Gli albori del melodramma
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Liopera di corte
ché la-gri-mar
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ESEMPIO 1
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13. Gli albori del melodramma
DOrfeo di Monteverdi
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IiOrfeo di Monteuerdi
ESEMPIO 2
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13. Gli albori del melodramma
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^UOrfeo di Monteuerdi
Il
timbro orchestrale riveste particolare import anza nell'Orfeo
monteverdiano. Per la prima volta nella storia dell'opera, il composi-
tore elenca all'inizio della partitura a stampa insieme ai
"Personagù",1a serie di "stromenti" da impiegarsi nel corso dell,ope-
ra, e numerosi brani risultano accompagnati da didascalie strumen-
tali. Uorchestra è adoperata sia da sé - nelle "sinfonie,, e nei ,,ritor-
nelli" - sia, talvolta, in unione col canto solistico. Llorganico richiesto
risponde a criteri espressivi: gli strumenti dal timbro grave e scuro
tromboni, cornetti, viole da gamba, regale e organo di legno - sono
-
riservati sono riservati alle scene infernali e ai momenti di toccante
mestizia, mentre gli strumenti dai timbri acuti e soffici violini,
-
viole da braccio, flautini, arpa, clavicembali - sono adoperati nelle
situazioni di serenità pastorale. I brani strumentali - perlopiù a cin-
que o a tre parti reali - prendono il nome di "Sinfonie", che ricorrono
più volte nel corso dell'opera;"ritornelli" sono detti invece i brevi epi-
sodi che intercalano o incorniciano un brano vocale, solistico o cora-
Ie. Le Sinfonie collocate alla fine di ciascuno dei primi quattro atti
dopo i cori - svolgono la duplice funzione di anticipare il tono espres-
-
sivo dell'atto seguente nonché di accompagnare il cambio di scena,
che aweniva non con iI calo del sipario ma sotto gli occhi di tutti. Il
"Prologo" è preceduto da una "Toccata", eseguita dall'orchestra per
annunciare che si va a cominciare l'opera.
In occasione dei lussuosi festeggiamenti per le rlozze del principe
Francesco Gonzaga e Margherita di savoia fu chiamato a Mantova
da Firenze Marco da Gagliano (ca. L57 b-L642) per comporre la
Dafne, su libretto di Rinuccini - lo stesso che era già stato musicato
da Peri, con qualche aggiunta. Rappresentata nel palazzo Ducale nel
gennaio del 1608, l'opera segue l'esempio dell'Orfeo monteverdiano
nell'ampio uso di strumenti obbligati, mentre lo stite patetico del
recitativo si accosta molto a quello di Peri, con iI quale Gagliano si
era trovato a collaborare a Firenze. Nella prefazione all'edizione a
stampa della partitura (Firenze 1608) il compositore affronta vari
problemi connessi all'attuazione scenica, al rapporto tra voci e stru-
menti, e più in generale alla pratica esecutiva e all'equilibrio tra le
varie componenti di uno spettacolo operistico
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13. Gli albori del melodrarnrna
Llopera a Roma
Nella prima metà del Seicento la vita mondana romana era domi-
nata dalla famiglia dei Barberini. Fu soprattutto con l'awento di
Maffeo Barberini (1568-1644) come papa UrbanoVIII nel 1623 che si
inaugurò la consuetudine di allestire abbastanza frequentemente
nei vari palazzi dei Barberini, per I'aristocrazia romana e forestiera,
rappresentazioni operistiche caratterizzate da mirabolanti invenzio-
ni ed effetti scenici molto costosi - vi lavorò, tra gli altri, il celebre
architetto Gian Lorenzo Bernini (1568-1680). A partire dal 1632 si
utllizzò di prefere:nza come teatro una sala costruita appositamente
a ridosso del palazzo Barberini alle Quattro Fontane, con capacità di
oltre 3.000 posti a sedere. In precedenza erano state allestite a
Roma, in palazzi cardinalizi, opere di carattere pastorale e morale
che seguivano il modello fiorentino nello stile dominante del recita-
tivo. Fra queste va ricordata La ntorte di Orfeo (1619) di Stefano
Landi (l-586-1639).
A partire dai primi anni Trenta del secolo si crearono alcuni spet- T
tacoli che, invece di far ricorso al mondo idillico della pastorale delle T
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