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PROF.TRIFONE
ANNO ACCADEMICO 2019_2020
Tornando al Corona Virus, il suo nome scientifico/tecnico è COVID-19, dove CO sta per Corona, Vi
sta per Virus, D sta per Disease e 19 sta per 2019 (anno della scoperta del virus), dunque
COVID-19 significa Corona Virus Disease 2019 (Malattia da Corona Virus 2019).
In COVID-19 la TESTA del composto è ovviamente la D “DISEASE” mentre COVI è il
DETERMINANTE.
COVID nello specifico è una SIGLA, un ACRONIMO cioè un composto realizzato/formato con le
lettere iniziali delle varie parole, è un composto realizzato da singole lettere.
La parola SIGLA viene dal latino SINGULA SIGNA e SIGLA è la forma contratta di SINGULA.
ACRONIMO invece deriva da due parole greche ACRO che significa estremità e ONIMO che
deriva da ONOMA che significa nome.
Dunque ACRONIMO significa letteralmente composto realizzato con le estremità di un nome.
Alcuni acronimi con il tempo diventano parole autonome che sono poi inserite nel dizionario,
mentre altri restano sigle e acronimi come per esempio gli acronimi FIAT, RAI e ACI.
Ma acronimi come RADAR (Radio Detecting and Raging) e LASER (Light Amplification Stimulated
Emission Radiation) sono invece diventati parole autonome.
Nel nostro composto CORONA VIRUS abbiamo due sostantivi che derivano a loro volta dal latino.
1) CORONA: parola che deriva dal latino e prima ancora dal greco; è una parola che non è mai
uscita dall’uso; è una parola antichissima che viene dal LATINO VOLGARE (il Latino Parlato).
Questo genere di parole sono definite PAROLE POPOLARI.
2) VIRUS: parola che deriva dal latino e che aveva significato di Veleno; non è una parola popolare
ma una parola che era scomparsa dall’uso e che è stata reintrodotta successivamente.
Nel 1800 gli scienziati che scoprirono gli Agenti Patogeni Infettivi cercarono un nome che
derivasse dal latino e così reintrodussero/immesso nuovamente le parola VIRUS nella lingua
italiana.
Spesso gli uomini di cultura, di scienza del passato hanno fatto uso di parole latine. Queste parole
prendono il nome di PAROLE DOTTE/LATINISMI/CULTISMI; sono parole che arrivano per via
scritta attraverso la cultura (soprattutto nei linguaggi scientifici).
La parola virus è quindi un termine tecnico specialistico della medicina; ma nella seconda metà del
1900 il termine viene impiegato in ambito informatico e diventa così una nuova parola con un
nuovo significato; queste parole già esistenti che acquisiscono nuovi significati sono dette
NEOLOGISMI e più precisamente NEOLOGISMI SEMANTICI.
Da Virus si è poi ricavato l’aggettivo VIRALE.
Virale è composto da VIR(US) - ALE (suffisso); qui da una sostantivo abbiamo ottenuto un
aggettivo attraverso il processo di SUFFISSAZIONE.
Nello specifico VIRALE è un SUFFISSATO AGGETTIVALE DENOMINALE.
Con la suffissazione possiamo ottenere nuove parole da parole esistenti operando anche cambi di
categoria grammaticale.
L’aggettivo VIRALE oltre al suo significato primario di “infettato da virus”, ha oggi un nuovo
significato, infatti è usato per indicare “qualcosa che ha la capacità di diffondersi molto
velocemente”.
Usiamo virale in questa nuova accezione prendendolo dall’inglese “viral” , parliamo in questi casi di
CALCHI SEMANTICI, poiché utilizziamo delle parole ricopiandone il significato dal un’altra lingua.
La parola VIRUS da poi vita anche ad altre parole come VIROLOGO e VIROLOGIA che però sono
diverse dal composto CORONA VIRUS, poiché in virologo e virologia troviamo elementi di origine
greca: LOGO e LOGIA.
LOGO e LOGIA sono due elementi di composizione che prendono il nome di CONFISSI e si usano
principalmente per creare PAROLE DOTTE.
Lo scrittore e poeta Gesualdo Bufalino, alla domanda: Quale libro avrebbe portato con sé su
un’isola deserta, rispose che non avrebbe voluto altro che un dizionario poiché “Tante sono le
musiche e e le grida che è possibile udire nelle viscere vertiginose di un dizionario”; Bufalino ha
raccontato con parole poetiche come il dizionario ci dia la possibilità di esplorare la storia della
lingua italiana.
(Nella letteratura contemporanea il commissario greco Kostas Charitos creato dalla penna dello
scrittore Markaris, consulta dizionari per pura passione e curiosità sui vari significati di una parola,
ha una passione per le parole POLISEMICHE).
Ora prendiamo ad esempio l’errore fatto dal parlamentare Cinque Stelle che ha usato
CIRCONCISO al posto di CONCISO, e vediamo cos’hanno in comune queste due parole.
Entrambe hanno la medesima base etimologica che è il verbo latino “CAEDERE” che significa
tagliare.
CIRCONCIDERE è un atto concreto di tagliare, mentre CONCISO richiama un atto di tagliare
corto, l’essere succinto, l’essere breve, sintetico, lapidario, laconico, telegrafico, stringato,
brachilogico.
Altro esempio/errore è quello del ministro dell’istruzione che pronunciò egida con l’accento
sbagliato.
La parola EGIDA significa protezione, tutela, patrocinio; è una parola dotta, usata in un registro
elevato.
EGIDA deriva da due parole greche AIX e AIGòS che significano capra; nel suo primo significato
indicava lo scudo di Zeus, che ra appunto realizzato di pelle di capra, da qui egida come scudo,
come qualcosa che protegge e dal senso di protezione si sviluppa il senso odierno di patrocinio.
L’italiano è una lingua piena di sinonimi. Se non avessimo sinonimi avremo poca ricchezza
linguistica.
Prendiamo le due parole CADERE e CASCARE che sembrano perfettamente sinonimi con
cascare relegato ad un registro (utilizzo comunicativo) più familiare e cadere con un registro più
variegato; prendiamo le espressioni “Una cosa mi è caduta sotto gli occhi” e “ Una cosa mi è
cascata sotto gli occhi”; la prima è un’espressione idiomatica che indica che si vede qualcosa
all’improvviso a cui prima non si era badato, la seconda indica che un oggetto, una cosa è caduta
proprio davanti ai nostri occhi; anche parole che sembrano perfettamente sinonimi possono avere
avere diverse sfumature di significato;
Prendiamo ora i due verbi GETTARE e BUTTARE: “Ho gettato un oggetto nella spazzatura”/“Ho
buttato un oggetto nella spazzatura” in questo contesto sono perfettamente sinonimi ma nelle
espressioni “Gettare la pasta” e “Buttare la pasta” il significato non è coincidente perché gettare la
pasta significa buttare via la pasta e buttare la pasta indica mettere la pasta in acqua calda.
La parola pane non ha sinonimi ma solo IPONIMI, cioè parole collegate al concetto di pane che ne
indicano vari tipi: sfilatino, pagnotta, michetta, filone…
Esistono dunque parole che possiedono solo iponimi o iperonimi.
Alimento è iperonimo di pane che è a sua volta iperonimo del suo iponimo sfilatino.
Nell’espressione “Ce la metto tutta per guadagnarmi il pane”, la parola pane acquisisce il senso di
mezzi di sussistenza; pane potrebbe essere sostituito in un registro meno colto/popolare con
pagnotta e in questo caso/ contesto pane e pagnotta sarebbero sinonimi ma di registro: pane
usato nel registro colto, e pagnotta nel registro familiare.
ne “La ricerca è il pane della scienza” e “Le letture sono il pane della mente” la parola pane è
usata in un registro elevato e diventa sinonimo di cibo- alimento- nutrimento spirituale.
Da questi esempi possiamo vedere come tra le parole ci siano sempre rapporti di significato che
sono variegati.
Anche la parola vino non ha sinonimi, ma solo iperonimi: ALCOL e ALCOLICI; esiste poi il
proverbio: “Bacco, Tabacco e Venere riducono l’uomo in cenere” qui Bacco, dio del vino per i
Romani rappresenta il vino, il tabacco rappresenta il fumo e Venere la dea dell’amore rappresenta
l’eros.
Bacco è spesso usato nel linguaggio letterario come sinonimo di vino; per i greci il dio del vino era
Dioniso e l’espressione “Il sangue di Dioniso” è sinonimo di vino.
In greco la parola LIEO e LUEIN significano sciogliere; e LIEO significa letteralmente scioglitore di
affanni, liberatore di pene; Dioniso che regalò la pianta della vite agli uomini divenne LIEO e poi
sinonimo di vino.
Nel gergo malavitoso e nel parlato popolare il vino è chiamato “benzina” e il “benzinaro” è colui che
si ubriaca; e l’espressione “fare il pieno di benzina” significa ubriacarsi.
La lingua spazia da registri altissimi a quelli più bassi; la lingua è fatta di sfumature diversissime;
non è come la matematica dove a=b e B=c e per cui a=c (proprietà transitiva).
Nella lingua abile= capace; capace= capiente ma abile#capiente.
La lingua è cosa ben diversa dalla matematica e non vi è transitività, questo perché se una parola
è sinonimo di un’altra e questa sinonimo di un’altra ancora la rima e la quarta non hanno nulla in
comune; stessa cosa accade anche nel campo dei contrari; dove avremo potuto usare non davanti
a ogni parola per economicità, ma abbiamo invece trovato altre parole.
La lingua è molto economica in campo fonetico, con trenta fonemi possiamo formare un numero
pressoché infinito di parole; la fonetica è parsimoniosa, economa, avara.
Il campo del lessico al contrario la lingua non si è accontentata di designare un concetto con una
sola parola la lingua ha accumulato nel tempo una miriade di parole concorrenti che hanno lo
stesso o quasi lo stesso significato; la lingua nel lessico è prodiga, munifica, dissipatrice,
sperperatrice, generosa; la lingua ci ha messo a disposizione un numero di parole maggiore di
quelle di cui teoricamente avremo bisogno.
Ricordiamo però che tra i sinonimi vi è sempre qualche differenza di significato per cui è più
corretto parlare di QUASI SINONIMIA.