Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
58 Pagina 77
estratto
R.G. Ridella, Il concorso genovese, in galee e artiglierie, alla vittoria di Lepanto pp. 147-173
Sezione storica
oltre-lepanto_77-290_28022012_p224_vox-populi_14x21 29/02/2012 11.59 Pagina 147
Premessa
Osservando superficialmente l’ordine di battaglia della flotta della Lega
Santa schierata a Lepanto nell’ottobre del 1571, apparirebbe che l’apporto
della Repubblica di Genova al vittorioso scontro navale contro la potenza
turca, sia stato veramente limitato; le tre galee pubbliche Capitana, Patrona
e Diana, che presero parte all’impresa, erano infatti pari per numero a
quelle messe in campo dal Duca di Savoia, le cui potenzialità marinare
erano limitate agli approdi minori della Contea di Nizza marittima. Qual-
cuno potrebbe essere quindi portato a pensare che in quel periodo, l’antica
repubblica marinara doveva essere diventata veramente l’ombra di se
stessa, se non era in grado di schierare più che quel piccolo stuolo di rap-
presentanza. Tale considerazione sembra poi trovare sostanza anche negli
scritti di alcuni storici genovesi dei due secoli scorsi, dai quali si trae l’im-
pressione che nel Cinquecento, passati i fasti delle crociate, della colo-
nizzazione nel Mar Nero e dell’infinita lotta contro Venezia, le energie
della sua classe dirigente si fossero del tutto spostate verso l’impiego frut-
tifero dei grandi capitali, dati a prestito principalmente alla Corona di Spa-
gna: tesi dalle quali si arriva facilmente all’estrema conclusione che i Ge-
novesi in quel periodo non andassero più per mare.
In effetti, questa sensazione sembrerebbe avvalorata proprio dalla
limitata consistenza della flotta pubblica genovese che schierava allora
soltanto quelle poche galee1, destinate prevalentemente al pattuglia-
mento antibarbaresco delle due Riviere liguri, ai collegamenti con la
1
La flotta pubblica venne formata solo nel 1559, con l’istituzione del Magi-
147
oltre-lepanto_77-290_28022012_p224_vox-populi_14x21 29/02/2012 11.59 Pagina 148
Oltre Lepanto
148
oltre-lepanto_77-290_28022012_p224_vox-populi_14x21 29/02/2012 11.59 Pagina 149
tima. Quindi, nella percezione generale del tempo era pacifico che l’in-
teresse pubblico dovesse sempre fare i conti con quello delle consorterie
mercantili prevalenti e questo ci spiega il fatto che durante tutto il Medio
Evo, Genova, a differenza di Venezia, non ebbe mai una flotta statale;
nei momenti di necessità bellica, infatti, gli armatori privati furono sem-
pre perfettamente in grado di allestire e di noleggiare al governo comu-
nale le adeguate quantità di imbarcazioni necessarie3.
Anche dopo la definitiva cacciata dei Francesi nel 1528, promossa
da Andrea Doria e la costituzione della Repubblica aristocratica, ispi-
rata al modello veneziano, quello genovese rimase sempre uno stato
“leggero”4, con un bilancio pubblico che non rispecchiava assoluta-
mente le disponibilità dei suoi ricchissimi finanzieri; anche se, nei mo-
menti di necessità, come in occasione delle tre guerre difensive contro
gli attacchi sabaudi del 16255, del 1672 e del 17476 si riuscirà sempre
a far fronte al pericolo allestendo in tempi strettissimi corpi armati
all’altezza del compito, grazie proprio al pronto e generoso concorso
di detti finanzieri e alla ampia liquidità resa disponibile dal Banco di
San Giorgio. Un esempio significativo di questi positivi sussulti pa-
triottici, lo possiamo osservare nella costruzione delle “nuove mura”,
lunghe oltre diciannove chilometri e completate in soli tre anni tra il
1630 e il 1633; tale cinta, assieme a quella più interna del 1538, rese
Genova una delle città meglio fortificate in Europa7 e ne garantì la si-
curezza fino alla caduta della repubblica oligarchica, avvenuta nel
1797.
3
Ad esempio nel 1295 vennero velocemente armate 165 galee, con un volume
complessivo di 36.000 uomini imbarcati, tra vogatori, marinai e combattenti
(E. Grendi, La Repubblica aristocratica dei Genovesi, Bologna, 1987, p. 56).
4
E. Grendi, La Repubblica aristocratica, cit.
5
G. Casanova, La Liguria centro-occidentale e l’invasione franco-piemontese
del 1625, Genova, 1983.
6
A. Ronco, Balilla e il suo tempo, Genova, 1977.
7
L.C. Forti, Le fortificazioni di Genova, Genova, 1971; R. Dellepiane, Mura
e fortificazioni di Genova, Genova, 1984.
149
oltre-lepanto_77-290_28022012_p224_vox-populi_14x21 29/02/2012 11.59 Pagina 150
Oltre Lepanto
8
Questo dato e i nomi dei rispettivi armatori che elenchiamo di seguito nel
testo, sono tratti da A. Barbero, Lepanto. La battaglia dei tre imperi, Bari,
2010, app. II, pp. 625, 628-629.
9
Asiento è termine spagnolo che si riferisce ad un incarico statale di fornitura.
Nella forma contrattuale dell’asiento-noleggio di galea, ideata dagli armatori
genovesi a partire da Andrea Doria, questi imprenditori marittimi si impegna-
vano a mettere a disposizione della corona un certo numero di tali imbarca-
zioni, completamente equipaggiate e armate, a fronte del pagamento di un
cannone a cadenza mensile (per il XVI secolo cfr. L. Lo Basso, Uomini da
remo, cit., pp. 267-288).
150
oltre-lepanto_77-290_28022012_p224_vox-populi_14x21 29/02/2012 11.59 Pagina 151
10
A. Barbero, Lepanto, cit. p. 551; L. Serrano, La liga de Lepanto entre
España, Venecia Y la Santa Sede (1570-1573), I, Madrid ,1918, p. 133. Se-
condo un documento trovato da Marco Morin, sembra invece che le galee ve-
neziane avessero già adottato tale accorgimento, giungendo a Messina con gli
speroni accorciati (cfr. M. Morin, supra, p. 111).
11
R.G. Ridella, Genoese ordnance aboard galleys and merchantmen in the
16th-century, in C. Beltrame – R.G. Ridella (a cura di), Ships and Guns,
The sea ordnance in Venice and in Europe between the 15th and the 17th
century, Atti del Convegno Venezia 11-12 dicembre 2008, Oxford, 2011,
pp. 54-55.
12
R.G. Ridella, Fonditori italiani di artiglierie, in trasferta nell’Europa del
XVI secolo, in N. Labanca – P.P. Poggio (a cura di), Storie di Armi, Atti del
convegno Brescia 8-10 novembre 2007, Milano, 2009, pp. 15-42.
151
oltre-lepanto_77-290_28022012_p224_vox-populi_14x21 29/02/2012 11.59 Pagina 152
Oltre Lepanto
13
In questo periodo la marineria mercantile di Ragusa di Dalmazia (attuale
Dubrovnik) era dotata di grandi e numerose navi, spesso partecipate anche da
armatori genovesi, che venivano sovente noleggiate o requisite dagli Spagnoli
per le loro imprese militari, come trasporti truppe e rifornimenti.
14
Notizie su questo naufragio si trovano nelle filze del notaio genovese Do-
menico Tinello.
15
Archivio di Stato di Genova (da ora ASGe), Magistrato delle Galee, f. 1,
18.VII.1560.
152
oltre-lepanto_77-290_28022012_p224_vox-populi_14x21 29/02/2012 11.59 Pagina 153
16
ASGe, Magistrato delle Galee, f. 1, 9.III.1571.
17
ASGe, Magistrato delle Galee, f. 1, 31.VIII.1570.
18
Per la comprensione di queste definizioni terminologiche, oltre alle infor-
mazioni d’archivio è stata utile la consultazione di A. Angelucci, Inventario
di artiglierie della fortezza Paolina, Roma, 1886, estratto dal Giornale di Eru-
dizione Artistica (di Perugia), vol. I, fasc. II-III (Nuova Serie), Nov.-Dic. 1883.
19
Sulle considerazioni circa l’efficacia del tiro alle varie distanze, delle arti-
glierie montate sulle galee, si veda A. Barbero, Lepanto, cit.
153
oltre-lepanto_77-290_28022012_p224_vox-populi_14x21 29/02/2012 11.59 Pagina 154
Oltre Lepanto
far fuoco nell’ambito della gittata utile di 3-400 metri, prima dello scon-
tro di arrembaggio, si riduceva ad uno o al massimo a due colpi19.
Dato che, come abbiamo visto, valutando la massa di una bocca da
fuoco se ne può desumere la categoria e la potenza, vorrei sottolineare
l’importanza per chi cita queste quantità al fine di trarne conclusioni
oggettive, di padroneggiare perfettamente le unità di misura in uso nelle
diverse entità territoriali di cui si tratta. Se ad esempio, come ha fatto
uno studioso, consideriamo erroneamente il Cantaro di Genova, che è
composto da 150 libbre e vale Kg 47,650, come un Quintale da 100
libbre (Kg 31,800), traiamo delle conclusioni completamente sbagliate
sulle prestazioni dell’equipaggiamento d’artiglieria delle galee geno-
vesi. E ancora, non si possono unificare con il termine inglese di Pound
le libbre italiane da 12 once, oscillanti da 300 a 350 grammi, con quelle
inglesi, spagnole e francesi da 16 once che equivalgono rispettivamente
a 453, 460 e 490 grammi20.
I pezzi che affiancavano il corsiere sulle galee genovesi erano due
Sagri medio-leggeri da 6 libbre di palla (Kg 1,900), aventi un calibro
di circa 85 millimetri e un peso di 12-13 Cantara (Kg 600); di questa
tipologia è sopravvissuto fino ai nostri giorni solo un esemplare un po’
più lungo e pesante, destinato all’armamento dei velieri mercantili (Fig.
4), rinvenuto negli anni passati in Adriatico presso Dubrovnik (Croa-
zia), l’antica Ragusa di Dalmazia21. Quelli piazzati sulle galee, detti
anche Moiane dal francese Moyenne, presentavano dimensioni conte-
nute in lunghezza, poco più di due metri, per adattarsi a spazi limitati;
inoltre, poiché essi non potevano rinculare essendo montati su affusti
fissati allo scafo, a differenza del pezzo principale che al momento
dello sparo slittava all’indietro sulla corsia, per poter essere ricaricati
le loro bocche non dovevano sporgere troppo in fuori dalla prua. Ri-
20
N. Capponi, Victory of the West, Oxford, 2006, pp.185-186.
21
R.G. Ridella, Genoese ordnance, cit., pp. 44-45, f. 6.5.c.
22
In direzione, orientandosi sul piano orizzontale solidalmente alla bocca da
fuoco e in elevazione, permettendo la rotazione della stessa sull’asse trasver-
sale degli orecchioni.
154
oltre-lepanto_77-290_28022012_p224_vox-populi_14x21 29/02/2012 11.59 Pagina 155
155
oltre-lepanto_77-290_28022012_p224_vox-populi_14x21 29/02/2012 11.59 Pagina 156
Oltre Lepanto
può spiegare con il fatto che, essendo queste armi impiegate contro i
combattenti imbarcati sulle galee nemiche, il loro ruolo poteva essere
surrogato da una maggior presenza a bordo di tiratori armati di archi-
bugio: infatti, Venezia aveva equipaggi di fanti di marina in numero li-
mitato rispetto a quelli delle galee ponentine, che potevano invece di-
sporre in sufficiente quantità di esperti archibugieri spagnoli.
I documenti a cui abbiamo accennato sopra, sembrerebbero con-
fermare la tesi espressa da Niccolò Capponi nel suo accurato lavoro
sulla battaglia23, dove sostiene che le galee genovesi, ed in genere
quelle delle altre potenze del Mediterraneo occidentale, Spagna, To-
scana e Papato, schieravano a Lepanto una dotazione media basata
solo su tre pezzi principali: il Cannone di corsia e i due Sagri che lo
affiancavano. Quindi tutte queste, ovvero le ponentine, risultavano
meno armate rispetto a quelle veneziane che, come abbiamo appena
visto, le surclassavano anche dal lato dei pezzi leggeri brandeggiabili.
Tuttavia, prendendo in esame altre fonti d’archivio, non sembra che
la situazione fosse esattamente quella. Se osserviamo ad esempio la
ricostruzione dell’armamento della galea Donzella (Fig. 9), che com-
batté nell’ala destra, basata sul suo inventario redatto in occasione
della vendita di dieci galee di Gio. Andrea Doria al re di Spagna24
nel 1582, vi notiamo che, oltre ai tre pezzi canonici e ai due Smerigli,
essa ne porta due in più definiti Pedreros, pesanti ognuno quasi 4 Can-
tara (circa 185 chilogrammi). Essi rappresentano un particolare tipo
di bocca da fuoco che era allora già abbastanza diffuso sui velieri mer-
cantili genovesi; i documenti li definiscono Petrieri e non si devono
confondere con i pezzi brandeggiabili di cui abbiamo detto sopra,
chiamati a Venezia Petriere, correttamente nominati nel citato inven-
tario come Esmeriles. Infatti, poiché in quest’ultimo vengono elencati
anche gli affusti in legno dei Pedreros, ed è chiaro che i medesimi
non erano piazzati su forcelle. Si tratta in questo caso della categoria
23
N. Capponi, Victory of the West, cit., pp. 185-187.
24
Gli inventari vennero redatti in Spagnolo a Genova dal notaio Domenico
Tinello: ASGe, Notai Antichi, f. 3156, 3.I.1582.
156
oltre-lepanto_77-290_28022012_p224_vox-populi_14x21 29/02/2012 11.59 Pagina 157
157
oltre-lepanto_77-290_28022012_p224_vox-populi_14x21 29/02/2012 11.59 Pagina 158
Oltre Lepanto
27
ASGe, Camera di Governo e Finanza, Atti non spediti, f. 457, senza data
(1587).
28
A. Barbero, Lepanto, cit., pp. 432-434.
29
R. Vargas-Hidalgo, Guerra y diplomacia, cit, pp. 732, 740.
158
oltre-lepanto_77-290_28022012_p224_vox-populi_14x21 29/02/2012 11.59 Pagina 159
30
R.G. Ridella, Fonditori italiani di artiglierie, cit.
31
Secondo il documento citato in G. Fenicia, Il Regno di Napoli, cit. p. 136
(Archivo General de Simancas, Estado, leg. 1059/78-80), gli Spagnoli paga-
rono le artiglierie prodotte a Genova per le galee napoletane 12 scudi a Cantaro
genovese (Kg 47,649); un prezzo, equivalente a circa 50 Lire di conto, abba-
stanza vantaggioso rispetto a quello praticato in quegli anni dai fonditori locali
agli armatori marittimi privati, che si aggirava sulle 60 Lire (ASGe, Notai An-
tichi, f. 1873, notaio Pantaleone Lomellino Fazio, 26.VIII.1569).
159
oltre-lepanto_77-290_28022012_p224_vox-populi_14x21 29/02/2012 11.59 Pagina 160
Oltre Lepanto
32
A. Palazzolo, Carlo Aragona e la difesa del Regno di Sicilia nell’età di Fi-
lippo II (1573-1574), in A. G. Marchese (a cura di) Manierismo Siciliano, Atti
del Convegno Giuliana 18-20 ottobre 2004, Palermo, 2010, pp. 255-256, n.
5. L’Autore mi ha informato che queste notizie forniscono solo un piccolo in-
dizio di quanto si verificò globalmente, in quanto i Registri di Tesoreria della
Corte Viceregia di Palermo, che dovevano contenere tutte le relative scritture,
sono andati persi nel bombardamento dell’Archivio di Stato di questa città
durante la Seconda Guerra Mondiale.
33
N. Capponi, Victory of the West, cit., pp. 185-186.
160
oltre-lepanto_77-290_28022012_p224_vox-populi_14x21 29/02/2012 11.59 Pagina 161
34
V. BORGHESI (a cura di), Vita del Principe Giovanni Andrea Doria scritta
da lui medesimo incompleta, Genova, 1997, pp. 153-155.
35
Scipione Cigala non era un semplice marinaio e non si era affatto arreso
senza combattere, anzi aveva ucciso di suo pugno due suoi uomini che si vo-
levano sottrarre allo scontro.
36
A. Palazzolo, Carlo Aragona, cit., p. 255, n. 4. Il dato si riferisce al luglio
1572, ma la data di produzione dei pezzi è senz’altro precedente; il peso uni-
tario dei pezzi corsieri citati si aggira sui 28,5 Cantara di Palermo pari a circa
2250 chilogrammi, vicino a quello del Mezzo Cannone siciliano del 1553 pre-
sentato in figura 13 (Kg 2350).
161
oltre-lepanto_77-290_28022012_p224_vox-populi_14x21 29/02/2012 11.59 Pagina 162
Oltre Lepanto
37
Nel 1535 Luchino II Gioardi, aveva fornito due Sagri da circa 12 cantari,
per la dotazione della nave Santa Maria de bisogno (del Bisssone) del capitano
Pedro Gilet di Maiorca (ASGe, Notai Antichi, f. 1739, Notaio Bernardo Uso-
dimare Granello, 22.V.1535). Suo figlio Dorino nel 1577 fonde un certo nu-
mero di pezzi per il raguseo Nicolò Alegretti, patrono della nave Santa Maria
della Grazia (ASGe, Notai Antichi, f. 3147, notaio Domenico Tinello,
20.VII.1577). Infine nel 1581 Gregorio II Gioardi vende due Petrieri medi e
due Smerigli da piombo per rinforzare la dotazione della nave ragusea Santa
Maria Maddalena [PAD (Povijesni Arhiv u Dubrovniku), Libro delle spese
della nave Santa Maria Maddalena, 1.VII.1581].
162
oltre-lepanto_77-290_28022012_p224_vox-populi_14x21 29/02/2012 11.59 Pagina 163
38
McElvogue, D.M. A description and appraisal of ordnance from three Spa-
nish Armada transports c 1588, in “Journal of the Ordnance Society”, 14,
2002, pp. 31-50; R.G. Ridella, Dorino II Gioardi: A 16th century Genoese
gunfounder, in “Journal of the Ordnance Society”, 16, 2004, pp. 27-41.
39
Si tratta di due Petrieri medi (vedi fig. 11) rinvenuti presso l’isolotto di Gre-
beni (Isola di Lissa) e di un Sagro (vedi fig. 4) e alcuni Petrieri frammentari
recuperati di fronte alla spiaggia di Brsecine, vicino a Dubrovnik: cfr. R.G.
Ridella, Bronze cannons of Genoese manufacture from the Croatian seas.
Identification and dating methods of the pieces of ordnance recovered from
wrecks, in Ars Nautica, Atti del Convegno Dubrovnik 7-9 settembre 2009,
c.d.s.
163
oltre-lepanto_77-290_28022012_p224_vox-populi_14x21 29/02/2012 12.23 Pagina 164
Oltre Lepanto
Passata l’era delle bombarde, con la rivoluzione tecnologica e operativa di fine Quat-
trocento si iniziarono a produrre bocche da fuoco in bronzo, diversificate e specializzate
per i particolari compiti cui dovevano assolvere: dai pezzi pesanti da batteria per aprire
brecce nelle fortificazioni nemiche, scendendo fino a quelli più maneggevoli da utilizzare
nelle battaglie in campo aperto. A Genova e in quasi tutta Italia si adottò la classificazione,
poi pubblicata nel 1540 nel trattato del Biringuccio De la Pirotechnia, secondo la quale il
pezzo immediatamente inferiore portava un proiettile pesante la metà di quello utilizzato
dal maggiore, facendo precedere il nome del pezzo dagli attributi Mezzo, Quarto (es. Can-
none da 60 libbre, Mezzo Cannone da 30, Quarto di Cannone da 15 ecc.). A Venezia si pre-
ferì invece basare il riconoscimento dei pezzi, all’interno delle categorie generali (Cannoni
e Colubrine), sulla semplice definizione delle libbre di palla che essi impiegavano; i pezzi
dalle 12 libbre in giù, utilizzavano in realtà una palla di ferro pesante un terzo in meno di
quanto indicato (misura in neretto tra parentesi), poiché la loro designazione riguardava
il proiettile di piombo, impiegato unicamente durante il loro collaudo.
In ambito europeo la Spagna, sicuramente per influsso dei suoi vasti domini e interessi
nella penisola, mutuò il sistema italiano, così come l’Inghilterra, mentre la Francia con-
seguì già prima della metà del secolo un suo ordinamento, sicuramente molto razionale,
164
oltre-lepanto_77-290_28022012_p224_vox-populi_14x21 29/02/2012 11.59 Pagina 165
che riduceva il numero dei pezzi principali in organico a soli cinque (Calibres de France).
Questi sistemi durarono con qualche variazione, fino ai primi decenni del Settecento,
quando si ridussero in generale le lunghezze delle bocche da fuoco, abbandonando il ter-
mine di Colubrina, e si definirono i pezzi unicamente con il nome di Cannone seguito dal
numero delle libbre di palla (es. Cannone da 24, Cannone da 12 ecc.).
Le misure dei calibri e delle lunghezze sono state desunte dalla documentazione d’ar-
chivio, dai trattati d’epoca e dalle rilevazioni sui pezzi giunti fino ai nostri tempi; quelle
dei calibri sono arrotondate per eccesso ai 5 o 10 millimetri superiori, quelle delle lun-
ghezze ai 10 centimetri. I dati mancanti sono stati ricavati con calcoli volumetrico/pon-
derali e per interpolazione. L'apparente squilibrio delle portate di palla tra i pezzi italiani
e quelli Spagnoli e Francesi è dovuto al fatto che le libbre sottili di Venezia (g 301,22) e
quelle di Genova (g 317,66) erano composte da 12 once, mentre le spagnole (g 460) e le
francesi (g 489,11) erano invece composte da 16.
Marco Morin – Renato Gianni Ridella
165
oltre-lepanto_77-290_28022012_p224_vox-populi_14x21 29/02/2012 11.59 Pagina 166
Oltre Lepanto
Fig. 1 - Pezzi prodotti da fonditori genovesi per le mura di Palermo nel 1575-’76.
In alto: Sagro fuso da Dorino II Gioardi, ora nel Castillo de la Mota a San
Sebastian in Spagna (Foto: José Manuel Matés Luque).
In basso: Mezza Colubrina extraordinaria, gettata probabilmente da Gregorio
II Gioardi, conservata nel Museo del Ejercito a Madrid (Foto: Museo)
166
oltre-lepanto_77-290_28022012_p224_vox-populi_14x21 29/02/2012 11.59 Pagina 167
Fig. 4 - Sagro navale prodotto dal fonditore genovese Gio. Battista Gandolfo
nell’ultimo ventennio del XVI secolo. È stato recuperato nel Mare Adriatico a
Brsecine presso Dubrovnik (Croazia), l’antica Ragusa di Dalmazia
(Foto: Renata Andjus)
167
oltre-lepanto_77-290_28022012_p224_vox-populi_14x21 29/02/2012 11.59 Pagina 168
Oltre Lepanto
168
oltre-lepanto_77-290_28022012_p224_vox-populi_14x21 29/02/2012 11.59 Pagina 169
169
oltre-lepanto_77-290_28022012_p224_vox-populi_14x21 29/02/2012 11.59 Pagina 170
Oltre Lepanto
170
oltre-lepanto_77-290_28022012_p224_vox-populi_14x21 29/02/2012 11.59 Pagina 171
Fig. 12 - Una delle bombarde in ferro fucinato recuperate dal relitto del veliero
mercantile genovese “Lomellina”, naufragato nel settembre del 1516 nella rada
di Villafranca presso Nizza (da Guérout et al. 1989)
171
oltre-lepanto_77-290_28022012_p224_vox-populi_14x21 29/02/2012 11.59 Pagina 172
Oltre Lepanto
Fig. 14 - Mezzi
Cannoni
genovesi
cinquecenteschi
da galea.
In alto: pezzo
comune gettato
intorno al 1560,
attualmente
esposto
nell’Askeri
Müzesi
a Istanbul
Foto: Kahraman
Sakul).
In basso: pezzo
rinforzato
prodotto da Francesco Sommariva nell’ultimo decennio del XVI secolo,
conservato nel Museo del Ejercito a Madrid (Foto: Museo)
172
oltre-lepanto_77-290_28022012_p224_vox-populi_14x21 29/02/2012 11.59 Pagina 173
173