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GIULIO FERRARIO, INTELLETTUALE MILANESE ED EDITORE DELLA SOCIETÀ TIPOGRAFICA DE'

CLASSICI ITALIANI
Author(s): Sara Faraoni
Source: Aevum, Anno 77, Fasc. 3 (Settembre-Dicembre 2003), pp. 683-691
Published by: Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore
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Accessed: 25-01-2016 07:45 UTC

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Sara Faraoni

GIULIO FERRARIO, INTELLETTUALE MILANESE ED EDITORE


DELLA SOCIETA TIPOGRAFICA DE' CLASSICI ITALIANI

Fautore dell'impresa milanese della Societa Tipografica de' Classici Italiani, Giulio Ferrario fu anche
autore ed editore: dai torchi della sua tipografia uscirono, oltre ad alcune sue opere, anche la prima
edizione del Conte di Carmagnola di Alessandro Manzoni e Le famiglie celebri di Pompeo Litta.
Dal 1838 al 1843 ricopri la carica di prefettodellT.R. Biblioteca di Brera.

Proporre un ritratto di Giulio Ferrario significa mettere in luce la figura di un


intellettuale dinamico e versatile che, con l'ideazione della Societa Tipografica
de' Classici Italiani (1802-1814) e la realizzazione di opere di pregio, diede un
contributo rilevante alia fioritura editoriale di Milano. Figlio di Giovanni e della
nobile Antonia Lanzavecchia, Giulio Ferrario1, nato a Milano nel 1767, venne
tenuto a battesimo dal marchese Giulio Pompeo Litta Visconti, il cui appoggio
? e quello della famiglia Litta ? fu decisivo per la sua formazione e la sua
camera. All'eta di nove anni Ferrario venne avviato agli studi presso il seminario
arcivescovile di Arona, per passare poi aMonza e aMilano, dove compi il tirocinio
in filosofia; nel 1786 entro nel Seminario generale di Pavia e completo il suo
ciclo di studi laureandosi all'Universita in utroque lure. Rientrato a Milano, venne
ordinato sacerdote ed inizio ad approfondire lo studio dei classici e delle belle
arti; contemporaneamente, l'amore per i libri lo porto ad affinare le sue competenze
in ambito bibliografico e catalografico, tanto che tra il 1796 e il 1797 si dedico
alia stesura di un catalogo ragionato della biblioteca di casa Litta, secondo il
sistema classiflcatorio di Bacone e D'Alembert2. Durante i tredici mesi dell'oc
cupazione austro-russa (1799-1800), Ferrario lavoro al riordinamento dei fondi
manoscritti e librari dei monasteri soppressi della Lombardia austriaca; questa
esperienza gli consenti di dare alle stampe il Progetto per un catalogo biblio
grafico secondo il sistema della cognizioni umane di Bacone e D'Alembert

1
Le notizie biografiche su Giulio Ferrario sono tratte da: Manoscritti conservati presso l'Archivio
di Stato di Milano: Autografi, P. M., cartella 67, fasc. dal 1819; Manoscritti di Giulio Ferrario
conservati presso la Biblioteca Nazionale Braidense di Milano: Autografi delle note al Paradiso di
Dante, degli studj per la compilazione del prospetto di una Collezione di Classici Italiani e carte
e Annotazioni e alle poesie
relative, cartella AG.XIII.4; Autografi delle Prefazioni al Decameron
drammatiche, e rusticali, cartella AG.XIII.5; S. Nutini, Ferrario, Giulio, in DBI, XLVI,
pastorali
Roma 1996, 699-701; G. Labus, Giulio Ferrario, ?Giornale dellT.R. Istituto lombardo?, 1 (1847),
291-94; G. Baretta, Tra ifondi della Biblioteca Braidense, Milano 1993, 53-55.
2
Questo catalogo, di cui restano tre volumi manoscritti, si trova nella Biblioteca Nazionale
Braidense, collocazione AE.XV.1-3. Secondo il sistema classiflcatorio di Bacone e D'Alembert, tutto
lo scibile si divide in tre classi capitali, corrispondenti alle tre principali facolta delPuomo: Memoria,
Ragione, Immaginazione, sottoponendo a ciascuna di esse le scienze che ne derivano.

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(Milano, Societa Tipografica de' Classici Italiani, 1802), che gli valse come
eccellente titolo per entrare, in qualita di addetto alia compilazione del catalogo
per materie, nellT.R. Biblioteca di Brera. In realta, in un primo momento, il suo
ingresso nell'istituzione braidense venne osteggiato da Luigi Bossi, nominato da
Napoleone prefettodelle biblioteche e degli archivi, che, piu che diffidaredel
valore intellettuale di Ferrario, sopportava malvolentieri chiunque avesse a vario
titolo collaborato con gli invasori della Cisalpina3. Superata Postilita del Bossi
ed entrato a pieno titolo nella Biblioteca Braidense, a partire daH'aprile del 1802
Ferrario si dedico all'ambizioso progetto della Societa Tipografica de' Classici
Italiani, un'impresa che per gli ideali e le aspirazioni che la animarono, puo essere
definita culturale e politica al tempo stesso. In dodici anni, infatti, questa inizia
tiva realizzo l'obiettivo della pubblicazione di 250 volumi di classici italiani, tutti
in 8? e stampati su carta cilindrata. E chiaro che fin dall'inizio apparve come
un'impresa impegnativa anche da un punto di vista economico. Per questo motivo,
nel 1802 un Prospetto delVedizione dei classici* venne inviato al Ministro
dellTnterno, Luigi Villa, e al vicepresidente della Repubblica Italiana Francesco
Melzi d'Eril, il quale, accettando la dedica della collezione, permise all'impresa
di ricevere la protezione e i finanziamenti del governo.
II 1? Luglio 1802 entro in circolazione l'opuscolo programmatico di 13 pagine
a stampa, firmato da ?Giusti5, Ferrario e c.?, ma senz'altro compilato dal solo
Ferrario, e intitolato Edizione delle opere classiche italiane dedicata al cittadino
Melzi d'Eril vice-presidente della Repubblica Italiana6, contenente il Prospetto
delVedizione1 con la presentazione al Colto pubblico d Italia19 che costituiva, tra
l'altro, anche un invito ad aderire a questa associazione, come si legge a p. 7:

ITALIANI: se vi sta a cuore la gloria della comune patria vostra, assecondate, collo
ascrivervi a questa edizione, un'impresa, che forse col tempo dimostrera alia letteraria

repubblica, che non sono in noi estinte quelle faville, che spinsero gia la Nazione nostra
al di sopra d'ogni piu colto Popolo dell'Universo. Rammentatevi, che una bella raccolta
di libri tuttiClassici, ed originali suol formare il piu pregevole omamento di un ricco
gabinetto, o di una privata biblioteca. Rammentatevi ancora, che, giusta l'insegnamento
di Platone, nulla piu infiamma agli studj, ed all'emulazione, quanto l'avere continuamente
sott'occhio le opere di que' Genj fortunati, ed immortali, che hanno co' loro sudori, e
cogli scritti loro aggiunto alia Patria nuovi allori, e nuovo splendore.

3
A. Asor Rosa, Bossi, Luigi, in Letteratura Italiana. Gli autori. Dizionario bio-bibliografico
e indici, I, Torino 1990, 345; L. Sebastiani, Bossi, Luigi, in DBI, XIII, Roma 1971, 322-27.
4II Prospetto dell 'edizione dei classici e conservato presso la Biblioteca Nazionale Braidense,
cartella manoscritti AG.XIII.4, Manoscritti di Giulio Ferrario: Autografi delle note al Paradiso di
Dante, degli studj per la compilazione del prospetto di una Collezione di Classici Italiani e carte
relative.
5
Innocenzo Domenico Giusti fu uno dei soci fondatori della Societa Tipografica de' Classici
Italiani; di professione ingegnere, dopo essersi dato all'esercizio privato della professione, fece piu
tardi camera come pubblico fimzionario. Nel 1816 fece intestare a suo figlio Emilio Paolo una patente
tipografica e libraria, di cui si servi come procuratore per dare vita ad una fervida attivita: M.
Berengo, Intellettuali e librai nella Milano della Restaurazione, Torino 1980, 10.
6
Milano, Societa Tipografica de' Classici Italiani, 1802, 13 pp., conservato nella Biblioteca
Nazionale Braidense, cartella manoscritti AGXIII.5: Manoscritti di Giulio Ferrario: Autografi delle
e Annotazioni al Decameron e alle Poesie drammatiche, pastorali e rusticali.
Prefazioni
1
Edizione delle opere classiche, 8-12.
8
Edizione delle opere classiche, 3-7.

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GIULIO FERRARIO, INTELLETTUALE MILANESE 685

I proventi degli Associati, e giusto sottolinearlo, furono importanti quanto le


sovvenzioni governative per portare Popera a compimento9.
Per quanto riguarda i quattro soci fondatori delPimpresa, e da notare che solo
Giulio Ferrario era un uomo di cultura, unico ?socio delegato per gli oggetti
letterari?, mentre gli altri tre provenivano da settori differenti. Si tratta di Giuseppe
Merli, di professione ragioniere, che abbandono quasi subito Pimpresa; Giovanni
Angelo Borsa, banchiere, che rimase anch'egli per un breve periodo e aderi alPini
ziativa fin da subito con molte cautele; e il gia citato ingegnere Innocenzo
Domenico Giusti. Quest'ultimo si ritiro nel 1804 e la sua quota venne rilevata da
Francesco Fusi, tipografo e libraio, il quale assunse la rappresentanza sociale della
Societa a partire dal 1807. Fu comunque Ferrario a gestire la Societa sotto tutti
gli aspetti, compreso quello di trovare validi collaborator! che potessero farsi
carico del lavoro editoriale; Ferrario ne diede notizia nel corso di una lettera a
Francesco Melzi d'Eril, lettera senza data, ma collocabile intorno al 1806:

Permettete pero che la Societa vi faccia presente che la Collezione e portata omai
fino al 66. volume, merce lo zelo, la sollecitudine e Pinteresse con cui prestarono la loro
opera vari e conspicui letteratidella Citta nostra. Fra questi si distinsero specialmente il
Professore F. Soave colle bellissime sue note al Canzoniere di Petrarca [1805, 2 vol.],
PAbate Amoretti Bibliotecario dell'Ambrosiana che arricchi di memorie storiche critiche
il Trattato della Pittura di Leonardo da Vinci [1804], il Professore e Bibliotecario Morali
coll'esatta correzione alPAlamanni e Rucellai [1804], Robustiano Gironi Bibliotecario in
Brera, a cui deve la Societa oltre molte ed erudite prefazioni ed una assidua diligenza
nella correzione, le eleganti note istoriche critiche alia Gerusalemme del Tasso [1804], il
Professore e direttore della Biblioteca Nazionale Lamberti che sta illustrando con somma
erudizione le opere dell'Ariosto [1812-1814, 5 vol.], il Professore di belle lettere inBrera
Abate Portirelli colle nuove e belle annotazioni alia Divina Commedia di Dante [1804
1805, 3 vol.] non senza il parere dell'esimio poeta Monti, PAvvocato Reina coll'esatta
correzione delle opere di GB. Gelli, il Canonico Carpani Bibliotecario Nazionale colle
erudite storiche note alle opere di Benvenuto Cellini [1806-1811, 3 vol.], Abamonti, Richi,
il segretario Bernardoni, e Nardini membro del Magistrato di Revisione che si sono
continuamente prestati per Pesatta correzione delle opere di Villani [1803, 8 vol.], Varchi
[1803-1804, 9 vol.], Guicciardini [1803, 10 vol.], Castiglione [1803, 2 vol.] eMacchiavelli
[1804-1805, 10 vol.].
Fra il numero di queste dotte persone io non avrei giammai Pardire di poire ilmio
nome per le note dei varj colle quali ho tentato d'illustrare le opere del Boccaccio [1803,
4 vol.] e di tutti iNovellini [1804, 2 vol.] dalPorigine della nostra lingua fino al principio
del secolo passato ne per quelle con cui ho procurato d'illustrare lemigliori Poesie Pastorali
e Rusticali [1808] de' primi tre secoli. Io mi credo nondimeno in diritto di farvi presente
che nella direzione letteraria di questa tipografia ho sempre cercato d'appoggiarmi alia
dottrina d'erudite conosciute persone al solo fine di non demeritare P approvazione di chi
con tanta bonta si e degnato di proteggere questa impresa10.

E importante sottolineare che la Societa Tipografica de' Classici Italiani si


fece promotrice non solo di un progetto letterario, ma anche politico, poiche,

9
LaSocieta Tipografica de' Classici Italiani riscosse un largo favore tra il pubblico; secondo
quanto riportato da Berengo, Intellettuali e librai, 16, solo a Milano Associati furono 341.
gli
10
Questa lettera e conservata nella Biblioteca Nazionale Braidense, cartella manoscritti
AG.XIII.5.

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attraverso la diffusione del patrimonio storico-letterario, mird a contribuire alia


creazione di una coscienza, e conseguentemente di una nazione, italiana. Dalle
parole dello stesso Ferrario emerge, infatti, un forte sentimento di appartenenza
allTtalia, di attaccamento alle proprie radici culturali:

Gia da gran tempo gli uomini piu insignidellTtalia nostra si van dolendo, che ITtaliana
letteraturaperduto abbia non poco del vero, ed antico suo splendore. Nuove forme del
dire, e straniere sintassi in una lingua, che e la piu dolce, la piu armoniosa, e forse anche
la piu ricca tra le viventi: nuovo gusto, e superficiale di oltremontana erudizione: una
soverchia energia, e quasi gonfiezza ne' sentimenti,che talvolta figli sembrano del delirio,
anzi che di ben regolata, e sublime fantasia; hanno in tal guisa infettata lTtalia tutta,che
ben pochi sono que' nostri scrittori, che salvi, e intatti si sieno dalla comune pestilenza
serbati. [...] Eppure lTtalia fu lamadre, e la nutrice delle scienze, e delle arti liberali, e
la maestra ad un tempo delle nazioni tutte d'oltramonti in ogni genere della piu colta
letteratura:vanto, che le viene pure conceduto dai nostri piu arditi rivali11.

Ferrario,inoltre, chiarisce cosa si intende per Classici, rifacendosi agli


insegnamenti pariniani:

I soli Classiciavran dunque luogo in quest'edizione, e soltanto quegli autori noi


comprendiamo qui sotto il nome di Classici, che, giusta la definizione, cui ne lascid
rimmortale Parini nelle sue lezioni di belle lettere, coll'importanza delle materie e colla
purita della lingua servirono a propagare la cognizione, e l'uso della Toscana favella12.

Propagare la cognizione e l'uso della Toscana favella in modo sistematico


e capillare signified condizionare i ritmi di produzione, che furono frenetici (un
libro ogni 18-19 giorni) e talvolta anche a scapito della qualita, ma permise al
contempo di abbassare i costi dei volumi, accessibili in tal modo ad una larga
fascia di pubblico. D'altro canto, proprio perche l'intento della divulgazione lingui
stica si tramutd anche in una riuscita operazione commerciale, Ferrario e soci
vennero spesso accusati di speculazione: furono soprattutto le pesanti critiche di
Ugo Foscolo e successivamente di Pietro Giordani a far calare il silenzio e, quasi
per una tacita damnatio memoriae, il marchio dell'onta sull'operato della Societa
Tipografica de' Classici Italiani. II Foscolo, infatti, nella lettera a Giovan Paolo
Schultesius del 27 agosto 1812, definisce le edizioni dei classici delle mere
ristampe, dandone il seguente giudizio:

Della ristampa de' testi di lingua non presagird ne bene ne male. Ove si trattidi
accorre, di esaminare, e discernere e di smerciare i libri de' nostri vecchi, bisogna, oltre
la dottrina e l'ingegno, anche la buona fede e la discrezione affmche l'Editore non si
converta inmercante. L'edizione de' Classici arricchi inMilano grimpresarii, e non diede
onore allTtalia; confuse i grandi a' valenti, i valenti a' mediocri, e imediocri agl'inetti
scrittori; strazid la lingua e la ortografia, e depauperd le borse di chi credendosi comperare
cento volumi, s'impegnd, ed ha poi dovuto pagarne quasi trecento; ne l'edizione e per
anco finita. Or siccome anche questa nuova impresa dipende, al mio credere, dal disinte
resse o dall'avidita, e dalla sufficienza letterariadegli editori, cosi lascerd giudici l'evento
ed il tempo.

11
Edizione delle opere classiche, 3-4.
12 .
Edizione delle opere classiche, 5.

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Salvo poi ammettere poco piu sotto:

Intanto io come discepolo de' trecentistie de' quattrocentisti tornerd a comperarli; e


o bene o male stampati,m'insegneranno pure sempremolte utili cose13.

Piu severo fu Pietro Giordani, che nel 1825 cosi si espresse inmerito all'ope
rato della Societa Tipografica de' Classici Italiani:

Lascio il peccato non tolerabile e non escusabile, che piu o meno svergogna tutta
1'Italia, la scorrezione assai di quelle stampe; tale che di alcuni autori, non per lievi errori,
ma per grosse omissioni di parole e spesso di linee, e quasi completamente disperato il
senso: la quale maledizione conturba specialmente grave il Guicciardihi, gravissima il
Baldinucci. In oltre coloro che non di scegliere, ma di raccogliere avevan proposito, non
s'intende come avendo accolti tantomen che mediocri e piu che inutili, escludessero poi
tanti,o per la materia, o per lo stile, o per Tuna e l'altra condizione pregiati14.

Vi furono comunque anche numerose testimonianze coeve al Ferrario che


dimostrano come fu apprezzato e capito il progetto della Societa Tipografica de'
Classici Italiani. Una, coeva al Ferrario, si trova nel singolare volume di P[ietro]
F[errario]15, Tre giorni di peregrinazione nel Piano d'Erba e net paesi circonvi
cini. Con una succinta descrizione delle migliori stampe e di altri oggetti d'Arte
componenti la Galleria in Castelmarte del Dottore Giulio Ferrario:

Nell'aprire il primo volume del Boccaccio vi trovai il seguente articolo pubblicato


nel foglio del Corriere Milanese, gennaio 1808, dal Bibliotecario Robustiano Gironi16
relativamente alia detta Collezione dei Classici Italiani. ?Non e possibile, egli dice,
nominare 1'abate Ferrario senza rendergli ad un tempo i dovuti elogi. Qualunque lode pero
io possa tessergli sarebbe sospetta, attesa la mia ben nota amicizia verso di lui. Bastera
adunque il dire, che a lui solo si dee l'impresa di una raccolta, che a qualunque altro
avrebbe recato spavento anche il solo immaginarla. II pubblico gli ha fatto applauso, e
1'Italia tuttagli sara sempre debitrice di una delle piu grandi imprese letterarie.L'edizione
dei Rusticali sara un nuovo argomento della veracita delle lodi che io gli tributo?.Cio sia
detto di volo in risposta a que' tali che non contenti di chiamare questa colossale impresa
una materiale negar ne vorrebbero al Ferrario l'esecuzione17.
semplice ristampa, persino

Una testimonianza successiva, che rende merito all'operato della Societa


Tipografica de' Classici Italiani, e quella di Guido Mazzoni:

[...] Nobile e grande impresa fu,dal 1804 al 1814, inMilano, la Collezione di Classici
Italiani, dedicata al Melzi; quasi che lTtalia, risorgente a nazione politica, memore e grata
dello spirito che la letteratura le aveva formato,mantenuto, consacrato, volesse richiamare

13
U. Foscolo, Lettera a Giovan Paolo Schultesius, in Opere, a c. di F. Gavazzeni, II, Milano
Napoli141981, 2061-62.
P. Giordani, D'una scelta diprosatori italiani. Pietro Giordani a Gino
Capponi, ?Antologia?,
17 (1825), XV-XVII.
15
Si pud dedurre che Pietro Ferrario fosse nipote di Giulio da Baretta, Tra ifondi, 53.
16
Su di lui: GG. Fagioli Vercellone, Gironi, Robustiano, in DBI, LVI, Roma 2001, 603-06.
17
Milano, Giuseppe Crespi, 1840, 67, nota 1.

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in onore, e far soci delle speranze e delle glorie nuove, quanti nei secoli trascorsi ne
avevano rafforzato il pensiero, educata e sublimata Parte, celebrato il nome18.

E ingiusto, quindi, parlare di mercificazione della cultura operata da Ferrario


e dai suoi collaboratori a scopo di arricchimento personale. Anzi, e condivisibile
il pensiero di R. Artesi:

e fuggita alia comprensione dei posted la ragione piu profonda e piu vera di una
impresa cosi coraggiosa e vasta che, invece, e interessante riscoprire oggi quale contri
bute di un gruppo di uomini colti e appassionati19.

Ma la Societa Tipografica de' Classici Italiani non costitui Punico impegno


di Giulio Ferrario, per il quale gli impegni editoriali furono affiancati dai doveri
d'ufficio alPinterno dell'LR. Biblioteca di Brera di cui venne nominato ?coaudia
tore ed economo? nel 1813. Nel contempo, Ferrario svolse anche un'attivita
editoriale indipendente: possedeva una tipografia in Contrada del Bocchetto n?
246520, dove stampo parte delle sue opere. E importante sottolineare, inoltre, che
fa Giulio Ferrario a pubblicare per la prima volta // Conte di Carmagnola di
Alessandro Manzoni. L'opera fu stampata nel 1819, ma postdatata 1820; Giulio,
pero, preferi passare Pedizione al fratello Vincenzo per non incorrere nei sospetti
della censura austriaca, ragion per cui vennero distrutti i frontespizi di questa
prima edizione. Si salvarono solo due esemplari, di cui uno posseduto da Marino
Parenti, mentre Paltro era compreso nella biblioteca di famiglia dell'ingegner
Alberto Sciolla21. Un'altra importante pubblicazione della tipografia di Giulio
Ferrario sono le Famiglie celebri d'Italia del conte Pompeo Litta, opera di
erudizione storica ed araldica, pubblicata tra il 1824 e il 1841.
Con il ritorno della dominazione austriaca P impegno e le competenze
dimostrate alPinterno dell'istituzione si tradussero in concreti riconoscimenti
lavorativi: nel 1818 ricevette Pincarico di ?primo custode? e gia nel 1820 divenne
?secondo sottobibliotecario?22. Fu Robustiano Gironi, allora prefetto della
Biblioteca, a redigere la scheda di presentazione di Ferrario per concorrere al
posto di secondo sottobibliotecario, anteponendolo ad altri dieci aspiranti. Questo
il giudizio di Gironi:

Propongo adunque per primo il Sig. Dottore Don Giulio Ferrario, attualmente primo
custode in questa I.R. Biblioteca. I diciotto anni di continuato servigio in questa Biblioteca;
Popera da lui prestata nella grande collezione de' Classici Italiani; le splendide ed erudite
edizioni da lui fattedel Boccaccio, e delle antiche poesie rusticali e drammatiche, e Popera
del Costume antico e moderno su cui sta attualmente pubblicando, e che e dedicata a

18
G Mazzoni, L'Ottocento, I, Milano 1910 (Storia letteraria dTtalia, 9), 103.
19
R. Artesi, L'edizione dei Classici Italiani 1802-1814, ?L'Esopo. Rivista trimestrale di biblio
filia?, 13 (1982), 48.
20
L'indirizzo della tipografia di Ferrario e desunto dal frontespizio di G Ferrario, Storia ed
analisi degli antichi romanzi di cavalleria, I, Milano 1828.
21 e gli esemplari
Le notizie sulle vicende editoriali del Conte di Carmagnola: M. Parenti,
Raritd bibliografiche delVOttocento, I, Firenze 1953 (Contributi alia Biblioteca bibliografica italica,
3) 173-76.
22
Nutini, Ferrario, Giulio, 700.

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GIULIO FERRARIO, INTELLETTUALE MILANESE 689

S.M.LR.A. 2\ sembrano titoli sufficientiperche egli possa avere la preminenza su gli altri
concorrenti24.

Si accenna qui non solo all'impresa della Societa Tipografica de' Classici
Italiani, cara allo stesso Gironi che vi partecipo attivamente, ma anche al Costume
antico e moderno, una monumentale opera in 21 volumi pubblicati dalla tipografia
del Ferrario tra il 1817 e il 1834. II sottotitolo Storia del governo, della milizia,
della religione, delle arti, scienze ed usanze di tutti i popoli antichi e moderni
provata con monumenti delV antichita e rappresentata cogli analoghi disegni fa
capire che si tratta di una sistematizzazione di un insieme vastissimo di conoscenze
con quello spiccato gusto per l'erudizione che fu proprio di Ferrario. Nonostante
fosse intenzionalmente destinata ad una divulgazione 'alta', non certo popolare,
Pautore seppe comunque creare un sapiente connubio tra sapere enciclopedico e
leggerezza dell'intrattenimento, soddisfacendo la curiosita di un pubblico attratto
dall'esotico e dal 'diverso'.
L'opera ebbe un successo straordinario: solo in Italia, ancora vivo Ferrario,
furono realizzate ben sette edizioni. Dedicata alPimperatore Francesco I d'Austria,
fu da questi acquistata in tredici esemplari da destinarsi alle biblioteche pubbliche
dellTmpero, piu due per la sua biblioteca privata. Riscosse addirittura Pammira
zione dello zar Alessandro I, che ricompenso Ferrario non solo pagando il prezzo
effettivo delPopera, ma inviandogli anche un ?ricco anello in brillanti?25. II
successo ottenuto con il Costume antico e moderno rese Pautore particolarmente
popolare, un punto di riferimento per Ventourage culturale e mondano milanese.
Contemporaneamente alia stesura delP opera, Ferrario continuo la sua camera
nell'LR. Biblioteca di Brera: nel 1826 passo da secondo sottobibliotecario a primo
sottobibliotecario, fino a giungere alia direzione dellTstituto nel 1838, incarico
che ricopri fino al 184326.
II Costume antico e moderno, nonostante la mole, non esauri la sua vena
creativa, che anzi parve rafforzarsi e dirigersi verso nuovi obiettivi.
Innanzitutto, collaboro alVEdizione delle opere classiche italiane del secolo
XVIII, 110 volumi stampati tra il 1818 e il 1839 da Francesco Fusi, proseguendo
quindi il lavoro della Societa Tipografica de' Classici Italiani. Le sue competenze
in ambito letterario gli permisero poi di dare alle stampe la Storia ed analisi degli
antichi romanzi di cavalleria (Milano, G. Ferrario, 1828, in 4 vol.)27; qui, Ferrario
non solo si dedico all'analisi dei poemi romanzeschi in Italia, ma ricostrui
Pambiente delle corti, le cerimonie dei cavalieri, i tornei, le giostre senza tralasciare
la descrizione delle armature dei cavalieri. L'opera fu poi impreziosita da piu di
quaranta tavole, realizzate da insigni artisti: tra tutti, si possono ricordare Luigi
Sabatelli, Francesco Hayez e Paolo Landriani.
La collaborazione con Landriani, scenografo attivo al Teatro alia Scala, induce

23
La sigla S.M.LR.A. si pud intendere come Sua Maesta Imperial Regia Austriaca.
24
La scheda di presentazione, datata 13 luglio 1820, e conservata inArchivio di Stato di Milano,
Autografl P.M., cartella 67, fasc. dai 1819.
25
Labus, Giulio Ferrario, 293.
26
Nutini, Ferrario, Giulio, 700.
27
L'autografo dell'opera e conservato presso la Biblioteca Nazionale Braidense, cartella
manoscritti AG.XIII.2, unitamente ad un fascio di carte a penna e a stampa di lettere e note illustra
tive dell'opera suddetta.

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690 S. FARAONI

a fissare lo sguardo su un altro ambito di interesse di Ferrario: il teatro. Gia nel


1812 Ferrario aveva curato Pedizione, per la Societa Tipografica de' Classici
Italiani, del volume X della raccolta Teatro italiano antico {All pp.), in cui sono
contenuti sia otto Drammi Rusticali del XVI secolo, sia un accurato Catalogo
ragionato di commedie rusticali di 27 pagine.
Successivamente, lavoro assiduamente per il Teatro alia Scala, curando la
stampa di vari libretti d'opera, e collaboro con Robustiano Gironi alia realizza
zione di disegni a matita, inchiostro ed acquerello dei Costumi del Teatro alia
Scala di Milano (1820-1824). Fu Ferrario a disegnare il costume di scena per
Otello, protagonista delPomonima opera di Gioacchino Rossini rappresentata alia
Scala nel 182328.
Inoltre fondo e pubblico, con Gaetano Barbieri29 e Giovanni Ricordi30, la
rivista ?I Teatri. Giornale drammatico, musicale e coreografico? (1827-1830) 3I?
dove si dedico alia parte musicale e coreografica, mentre nel 1830 diede alle
stampe la Storia e descrizione dei principali teatri si antichi che moderni (Milano,
G. Ferrario), in cui approfondi maggiormente Paspetto architettonico. L'architettura
e anche argomento dell'ultima fatica di Ferrario, leMemorieper servire alia storia
delVarchitettura milanese articolo apparso nel volume I delle ?Memorie dellT.R.
Istituto lombardo di scienze, lettere ed arti? (Milano, G. Bernardoni, 1843, 495
pp.), istituto al quale Ferrario era affiliato dal 1839.
Letterato, filologo, studioso di arte, di mano felice anche nel disegno: Ferrario
fu dotato di una personality multiforme, di uno spirito teso ad un'attivita intellet
tuale vivace e mai statica. Le sue opere ne sono una prova tangibile.
Lo studio dell'arte produsse cospicui frutti: nel 1824 uscirono iMonumenti
sacri e profani dellTmperiale e Reale basilica di S. Ambrogio inMilano (Milano,
G. Ferrario, 224 pp.)32- L'opera, come era stato per il Costume antico e moderno,
ebbe immediatamente un grandissimo successo, riscuotendo Pammirazione di un
ampio pubblico e soprattutto dell'imperatore Francesco I, che lo retribui
lautamente.
Lo studio dei monumenti lo porto anche alia stesura di Palestina, o storia
del Vangelo illustrata con monumenti (Milano, Societa Tipografica de' Classici

28
Baretta, Tra ifondi, 54. ^
29
A proposito di Gaetano Barbieri si legge in G Casati, Dizionario degli scrittori d'Italia.
Dalle originiflno ai viventi, I,Milano, R. Ghirlanda, [1925], 81: ?Un brav'uomo che si compiaceva
di firmarsi I.R. professore emerito di matematica, ma che si compiaceva anche piu delle cose teatrali,
e compilava Raccolte per le scene, o scriveva o raffazzonava sempre commedie e melodrammi?. Tra
l'altro, Gaetano Barbieri si dedico alle traduzioni dei romanzi di Walter Scott, stampati da Vincenzo
Ferrario tra il 1822 e il 1830, come si pud dedurre da CLIO. Catalogo dei libri italiani dell'Ottocento,
VIII, Milano
30 1991, 6604-06.
Giovanni Ricordi (Milano 1785-1853), capostipitedi una famigliadi editorimusicali, presento
nel 1808 la prima pubblicazione musicale italiana incisa su piombo e stampata in calcografia; fu
editore ed amico di G. Rossini, V. Bellini, S. Mercadante, G. Donizetti e G. Verdi. Si veda la voce
Ricordi, in La Piccola Treccani, X, Roma 1996, 202.
31
L'editore della rivista fu, per le annate 1827-1828, Giulio Ferrario; per le annate 1829-1830
fu Gaspare Truffi. Le annate complete sono conservate presso la Biblioteca Nazionale Braidense,
collocazione ZEE.II. 178-181 e, in microfiches, Micro A.153.
32 sono conservati presso
I manoscritti attinenti all'opera la Biblioteca Nazionale Braidense,
cartella AG.XIII.1, unitamente ad un fascicolo autografo intorno all 'Incoronazione dei Re d'Italia
nella detta basilica da Ottone I nel 961 a Sigismondo nel 1452. Questo studio non venne pubbli
cato.

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GIULIO FERRARIO, INTELLETTUALE MILANESE 691

Italiani, 1831, 171 pp.), mentre Pinteresse per Pincisione si tradusse in un'altra
fatica letteraria: Le classiche stampe dal cominciamento della calcografla fino al
presente (Milano, Santo Bravetta, 1835, 401 pp.)33- Nel 1843 passo alia categoria
di socio pensionato dellT.R. Istituto lombardo di scienze e lettere e si ritiro dall'in
carico di prefetto della Braidense ?col guiderdone dell'intero stipendio e della
decorazione della Corona di ferro?34.
II 2 aprile 1847 mori a Milano, lasciando precise disposizioni al suo esecutore
testamentario, Giuseppe Linzaghi, di consegnare alia Biblioteca Braidense tutte
le sue opere a stampa35. Si spegneva cosi un'importantissima figura del mondo
culturale milanese, uno studioso che purtroppo fu presto e ingiustamente dimenti
cato.

33
I manoscritti dell'opera sono conservati nella Biblioteca Nazionale Braidense, cartella
AG.XIII.3.
34
Labus, Giulio Ferrario, 294. L'ordine della Corona di ferro, fondato nel 1805 da Napoleone
e soppresso nel 1814, fu ristabilito nel 1816 dairimperatore Francesco I d'Austria.
35
Baretta, Tra ifondi, 53.

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