Tanto tempo fa, nella giungla regnava un re chiamato Bhasuraka. Era un re dal portamento elegante e fiero ma non fu mai gentile o saggio. Gli unici suoi passatempi erano la caccia e il cibo. Cacciava e mangiava tutto il giorno una quantità impressionante di animali di ogni genere: coccodrilli, elefanti, buoi, lepri, scimmie, volatili, talvolta perfino insetti. Questa situazione preoccupò non poco gli altri animali della foresta. Avevano paura che in non molto tempo nessuno di loro sarebbe riuscito a rimanere in vita. Discussero di questo problema fra di loro e arrivarono alla conclusione che alla riunione dovesse prendere parte anche il leone stesso. Volevano arrivare a una soluzione pacifica e utile per tutti anche se questa sapevano sarebbe stata la parte più difficile e spaventosa. Una notte, come stabilito, tutti gli animali della foresta presero appuntamento sotto un grande albero, invitando anche il re Bhasuraka. All’incontro, l’ambasciatore degli animali, un vecchio corvo che se ne stava appollaiato su un ramo, iniziò” Vostra Maestà, è un onore avere voi come sovrano. Ed è un’immensa gioia avervi qui fra noi”. Il re abbasso elegantemente il capo ai suoi sudditi “Qual è il problema? Perché ci siamo riuniti qui?” Tutti gli animali si guardarono l’un l’altro. Stavano cercando il coraggio per iniziare la discussione senza che la situazione prendesse già da subito una brutta piega. Alla fine uno dei presenti prese forza e disse,” Signore, è naturale che voi abbiate fame e ci uccidiate per sfamarvi. Ma uccidere più del dovuto non rientra nei patti. Se uccidete gli animali senza alcun motivo, molto presto verrà un giorno in cui non ci sarà più alcun animale con cui possiate nutrirvi nell’intera foresta.” Il Leone ruggì, “E quindi? Cosa vorreste fare?” Uno degli animali proseguì, “Maestà, abbiamo già discusso del problema fra di noi e siamo arrivati a una conclusione: ogni giorno, un animale entrerà direttamente nella vostra grotta. Potete ucciderlo e sfamarvene senza il bisogno di cacciare.” Il leone ci pensò per poi annuire “Bene. Accetto la proposta, ma fate in modo che l’animale in questione arrivi alla mia grotta in orario. In caso contrario, ucciderò tutti gli animali della giungla." Gli animali accettarono e la riunione si sciolse nel più solenne silenzio. Per i giorni successivi, ogni mattina un animale andava nella grotta del leone che gradiva ogni giorno di più il riuscire a nutrirsi senza i dolori e la fatica della caccia. Ogni giorno un animale superava la foresta e ogni giorno nella foresta c’era un animale in meno. Il primo giorno fu il turno di una vecchio bue con una gamba malconcia, che si avvicinava zoppicando alla tana del leone. Il secondo giorno si fece avanti a passi svelto una povera scimmia dal pelo giallo, un pasto più piccolo di quello del giorno prima ma comunque sostanzioso. Il tempo passava e il re era ogni giorno più sazio e più felice, finché così che arrivò il turno di una vecchia lepre molto saggia e molto scaltra. Era riluttante nell’andare, ma fu costretto in ogni caso a malincuore dagli altri animali. Mentre proseguiva a passo lento la strada per arrivare alla grotta, si trovò a passare davanti a una pozza d’acqua per rinfrescarsi. Era così impaurita, che a guardare il suo riflesso si spaventò e cadde all’indietro impaurita. Fu così che gli venne alla mente un’idea, ed escogitò un modo per far sì che la vita di ogni altro animale venisse risparmiata. La lepre prese il suo tempo per arrivare alla grotta del leone, presentandosi con un’ora di ritardo. Il leone cominciò a diventare sempre più impaziente nel non vedere ancora nessun animale nei dintorni. Continuava a guardarsi in giro furibondo finché non si alzò e cominciò a girare in tondo davanti all’entrata della caverna. Per il leone il tempo sembrava interminabile e quando finalmente vide arrivare la piccola lepre da dietro un cespuglio, Bhasuraka perse completamente il controllo. I suoi ruggiti erano così forti che chiunque sarebbe stato in gradi di sentirli da ogni parte della foresta. La povera lepre, rimasta lì impietrita di fronte al garnde leone, diventato ancora più imponente per via del poco movimento delle ultime settimane, parlò timidamente «Mio signore, mi dispiace che qui sono arrivato tutto solo ma non posso farci niente. Eravamo sei conigli, tutti della stessa cucciolata ed io sono il più piccolo fra di loro. Stavamo per venire qui quando un altro leone, ci ha attaccati. Essendo il più gracile e veloce sono riuscito a scappare ma per i miei fratelli non c’è stato scampo.» Il re rimase immobile mentre un ghigno d’ira iniziava a comparire sul suo muso. « Un altro leone?! Impossibile! Non può esserci nessun altro re della foresta a eccezione di me. Dimmi, chi è costui? Portami nel luogo dove l’hai visto e ci penserò io a ucciderlo.» La lepre non esitò: abbassò il capo e iniziò a saltare in direzione opposta alla grotta attraversando la foresta fino a che non arrivarono a una profonda pozza d’acqua. I due si avvicinarono e la lepre indicando la pozza e disse tutta tremante «Qui, è qui che si nasconde. L’ho visto con i mei stessi occhi” Il leone si sporse sul bordo del laghetto e guardò il suo riflesso nella pozza. Ora era certo che la lepre avesse ragione: c’era davvero un leone nella pozza. Sorpreso e indignato iniziò a battere una zampa sull’acqua credendo vi fosse davvero un leone nascosto. Cercò di afferrare il suo riflesso, ma quando si arrese, più adirato che mai, si tuffò ferocemente nell’acqua. La lepre si avvicinò incredula: con gli occhi sbarrati osservava il leone che spariva e ricompariva da sotto l’acqua. Tornava su per riprendere fiato e ogni volta che guardava in basso vedeva il suo acerrimo nemico. La lotta continuò per un bel po’ finché il leone, esausto, non tentò un ultimo sforzo: stavolta tornò a riva e saltò con tutte le sue forze nella parte più vicina agli scogli dove credeva che il malcapitato impostore si sarebbe davvero fatto male. Il piano non funzionò e il leone, tuffandosi, finì per sbattere la testa contro uno scoglio del fondale, perdendo i sensi e morendo annegato nel piccolo stagno. Con il cuore leggero dell’aria, la saggia lepre corse dagli altri animali a raccontare l’accaduto. Fu così che si celebrò la vittoria della vecchia lepre che, con la sua furbizia, salvò tutti gli animali della foresta da un leone che pensava solo con i suoi muscoli.