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le 7 Porte

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Gli artisti piemontesi
alla XIV Biennale dei Giovani Artisti
dell’Europa e del Mediterraneo

Skopje, 3 – 12 settembre 2009


Le politiche a favore della creatività giovanile costituiscono da anni
un asse importante del nostro territorio e si sviluppano con le numerose
mostre collettive (In Sede, Nuovi Arrivi e Proposte, per citarne alcune)
e con attività finalizzate al sostegno della giovane arte. Molto spesso,
i giovani che hanno avuto la possibilità di far vedere i loro lavori in queste
esposizioni li ritroviamo anni dopo in importanti manifestazioni
non soltanto nazionali o protagonisti di personali curate
da qualche critico di chiara fama.
In occasione della XIV Biennale dei Giovani Artisti dell’Europa
e del Mediterraneo che si tiene a Skopje dal 3 al 12 settembre, è stato
selezionato un gruppo di artisti piemontesi e questa pubblicazione
ne racconta le produzioni. Un’ occasione importante per gli artisti
e uno stimolo in più per noi a proseguire nel sostegno della giovane arte.

FIORENZO ALFIERI, Assessore alla Cultura della Città di Torino

Città di Torino
Vice Direzione Generale Gabinetto del Sindaco e Servizi Culturali
Settore Arti Visive - Ufficio Creatività e Innovazione
Via San Francesco da Paola 3 - 10123 Torino
Tel. +39.011.443.00.10 -- Fax +39.011.443.00.21
gioart@comune.torino.it

Arci Torino
Via Cernaia 14 - 10122 Torino
Tel. +39.011.561.31.13 -- Fax +39.011.561.30.98
info@arcitorino.it
www.arcitorino.it

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La Benniale 2009, con i suoi 900 artisti provenienti dad 48 paesi, continua
il suo percorso di grande evento internazionale, spazio di confronto e ricerca
sugli orizzonti creativi contemporanei. L’Arci, come soggetto di promozione
sociale e interculturale ne è attento sostenitore affinché queste iniziative
siano considerate parte integrale di un nuovo modo di intendere il welfare.
Questo ruolo “sociale” della cultura ha bisogno di essere promosso,
rafforzato e sostenuto perché svolge quitidianamente una funzione
importantissima nella diffusione e nella circuitazione di artisti emergenti,
nella creazione di incubatori culturali associativi, nella sollecitazione
di azioni che sostengano l’inclusione dei nuovi cittadini, nella promozione
di strumenti di conoscenza e di condivisione.
Questo prossimo appuntamento sarà un altro importante passo
per valorizzare e condividere queste nuove stratagie.

GIAN GIACOMO PARGINI, Presidente Arci Torino

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La Biennale dei Giovani Artisti dell’Europa e del Mediterraneo è
sicuramente una delle vetrine di maggior spicco della creatività europea.
In seguito alla consueta pubblicazione del bando, le selezioni si son chiuse
l’11 febbraio, prorogate eccezionalmente di una settimana rispetto alla data
inizialmente prevista. Nell’area piemontese la biennale ha coinvolto quattro
settori: quello musicale, quello letterario, le arti visive e la gastronomia.
La partecipazione alla Biennale di quest’anno vede il Piemonte promotore
di un’innovazione e di una sfida di grande respiro e rilievo: la creazione
di un’ “opera unica” in grado di coinvolgere e far interagire la totalità delle
discipline interessate: un’opera musicale originale, appositamente composta
per l’evento (che quest’anno avrà luogo a Skopije, Macedonia)
che nascerà dall’interazione attiva con i supporti letterari e la sinergia con
il settore arti visive. A tal proposito la partecipazione al bando per il settore
musicale è stata variata. Gli artisti non si presentavano più come promotori
di un progetto personale ed autoreferenziale ma in qualità di strumentisti
candidati alla formazione dell’organico cameristico per cui sarà composta
l’opera originale. I selezionati del settore musicale son stati:
Fation Hoxholli (violino), Miriam Maltagliati (viola), Luca Magariello
(violoncello), Ferrianto Demichelis (pianoforte), Francesco Morando
(clarinetto), Fabrizio Gnan (percussioni).
Suddetto organico avrà occasione di crescere e compattarsi durante il lavoro
che sarà distribuito, tra studio, prove e sperimentazione, nell’arco di mesi
che, da febbraio-marzo, conducono ai primi di settembre, momento culmine
dell’attività programmata nei Balcani e della presentazione, in prima
italiana, dell’opera nel prestigioso cartellone di Settembre Musica.
L’impasto sonoro definito dalla scelta della compagine strumentale è stato
funzionale a coniugare, per quanto possibile ed il più possibile, le sonorità
della contemporaneità “colta” ed “istituzionalizzata” e quelle ammiccanti
alla contemporaneità “popolare”.
Archi, fiati, percussioni e tastiera si troveranno a dialogare all’interno di
una “suite” suggestionata dalla tematica delle “sette porte”, sette capitoli
di un’opera pensata e strutturata per l’occasione, sette movimenti in cui
l’interazione stilistica si troverà in serrato dialogo con se stessa.
La creazione di un’opera unica ha un sapore di retaggio romantico.
Un tentativo utopico che trova le sue radici in Berger ed in Skryabin e nella
loro fertile quanto lungimirante visione aggregativa di suono, parola ed
immagine.

GIORGIO MIRTO, Autore de Le 7 Porte


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LE SETTE PORTE
Giorgio Mirto

(per trio d’archi, clarinetto, pianoforte e percussioni)

I Andante. Allegro
II Largo. Allegro
III Presto
IV Moderato
V Presto. Marcia
VI Molto allegro
VII Adagio. Allegro
Giorgio Mirto - (compositore)
Terminati i suoi studi presso il Conservatorio L. Campiani di Mantova svolge
Brano commissionato per la XIV Edizione della Biennale
un’intensa attività concertistica in Italia, Russia, Siberia, Bosnia, Giappone, Cina,
dei giovani artisti dell’Europa e del Mediterraneo Germania, Francia, Portogallo, Argentina, Romania, Rep. Moldova. Ha svariate
realizzazioni discografiche alle spalle per le etichette Gendai Guitar (Tokyo),
Feryanto Demichelis, pianoforte Moisycos Ed. Musicali (Tokyo), Ed. Sinfonica e Brilliant Records come solista o
Fation Hoxholli, violino in duo con i chitarristi Ermanno Bottiglieri e Victor Villadangos. La sua musica è
Miriam Maltagliati, viola regolarmente eseguita in prestigiose sale in Italia, Russia, Argentina e Stati Uniti
ed ha ottenuto consensi ed apprezzamenti di artisti e musicologi di tutto il mondo
Luca Magariello, violoncello
quali Maximo Diego Pujol, Victor Villadangos, Eric Franceries, Viktor Kozlov, Ganesh
Francesco Morando, clarinetto Del Vescovo, Trio Altenberg, Faure Strings Trio, Trio degli Urali, Massimo Delle
Fabrizio Gnan, percussioni Cese, Attilio Piovano, Giulio Tampalini solo per citarne alcuni. E’ direttore artistico
della rassegna internazionale “Six Ways” di Torino.
Libretto e narrazione di Sparajurij
Feryanto Demichelis - (pianoforte)
Installazioni e video di Yael Plat
Inizia lo studio del pianoforte a tre anni con Maria Rezzo e a sei anni vince il suo
primo concorso a Stresa, come primo assoluto della sua categoria. Negli anni
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seguenti partecipa a molti concorsi italiani e internazionali e vince 50 primi premi intensa attività come solista ed in formazioni cameristiche collaborando con
assoluti come solista e in duo pianistico con Elisabetta Pitotto. Nel 2007 registra, Maxance Larrieux, Franco Maggio Ormezowsky, Claudy Arimany, Michele Marasco,
come pianista solista, parte della colonna sonora del film “Il dolce e l’amaro” di Joseph F.Palau, Darko Brlek, Glauco Bertagnin, Stefano Zanchetta. Attualmente
Andrea Porporati prodotto da Francesco Tornatore, composta da Ezio Bosso. Alla collabora stabilmente con l’Orchestra del Teatro Regio di Torino.
fine del 2008 registra e produce il nuovo disco “Velo di Maya” per pianoforte,
batteria e violoncello. Luca Magariello - (violoncello)
Inizia lo studio del violoncello all’età di quattro anni presso la Scuola Suzuki di
Fabrizio Gnan - (percussioni) Torino, sotto la guida del Maestro Antonio Mosca, con il quale si diplomerà a soli
Batterista e percussionista, svolge attività concertistica in Italia, Francia, 16 anni con il massimo dei voti e la lode. Dall’età di sei anni partecipa a numerose
Svizzera, Germania e Polonia con numerose formazioni di musica leggera, jazz e tournèes in Italia e all’estero con l’Orchestra Suzuki, esibendosi per importanti enti
contemporanea. Ha partecipato a prestigiosi festival e stagioni concertistiche. Per il quali Onu e Unicef a Bangkok, Ginevra e Berna. Dal 2008 è sostenuto dalla borsa
cinema ha registrato le colonne sonore di numerosi cortometraggi e lungometraggi di studio De Sono.
ed in teatro ha lavorato in qualità di percussionista collaborando con varie figure di
spicco ed in produzioni di prestigio.
E’ vicepresidente dell’Istituto Musicale Città di Rivoli.

Francesco Morando - (clarinetto)


Diplomato in Clarinetto presso il Conservatorio “G. Verdi” di Torino nella classe del
M° Sergio Barbero, svolge attività concertistica con svariate formazioni orchestrali
e cameristiche. Ha collaborato come clarinettista e sassofonista con l’Orchestra
Sinfonica di Torino. 1° Classificato nella sezione fiati di Torino con Diploma d’Onore
del TIM (Torneo Internazionale di Musica) nella XIII edizione 2007-2008.

Fation Hoxholli - (violino)


E’ nato a Elbasan in Albania nel 1980, dove ha iniziato gli studi all’età di 7 anni
con il M° A. Cani. A 18 anni, diplomandosi con il massimo dei voti, vince la
Borsa di Studio per frequentare l’Accademia d’Arte di Tirana, che concluderà nel
2003 con la massima votazione, sotto la guida di Roland Xhoxhi, attualmente il
più stimato maestro del suo paese. Collabora con l’Orchestra del Teatro Regio
di Torino, Orchestra “Filarmonica ‘900” del Teatro Regio di Torino ed è membro
stabile dell’Orchestra “I Solisti di Pavia”. Vincitore nel 2007, in duo con il pianista
Francesco Villa, della Borsa di Studio “Master dei Talenti Musicali” assegnatagli
dalla Fondazione CRT.

Miriam Maltagliati - (viola)


Ha iniziato lo studio del violino sotto la guida del padre diplomandosi
successivamente in violino e viola con il massimo dei voti presso il Conservatorio
Statale di Musica “G.F. Ghedini” di Cuneo, sotto la guida del Maestro Bruno
Pignata. Ha collaborato con l’Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI, con l’
Accademia di Santa Cecilia a Roma, con l’Orchestra Filarmonica di Torino. Svolge
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Ferite in fieri
sparajurij sparajurij
< pron. sparaiuri, dall’omonimo pezzo punk-rock dei CCCP > nasce alla fine del
sparajurij’ statement secolo scorso per produrre “scrittura totale” e per lavorare su più fronti. Dai corridoi
dell’Università di Torino, alle vie delle città, l’approccio del laboratorio è sempre stato
all’insegna delle situazioni itineranti in tutti gli angoli metropolitani d’Italia e d’Europa,
sparajurij produce “scrittura totale” e lavora su più fronti. L’ap- con o senza alterazioni musicali. L’attività di sparajurij ha così trovato spazio nei luoghi
proccio del laboratorio è sempre stato all’insegna delle situazioni più sacri quali la Fiera del Libro di Torino a partire dal 2000 e fino ad oggi,
itineranti in tutti gli angoli metropolitani d’Italia e d’Europa, con o al Salon du Livre di Parigi nel 2002, alle edizioni 2002 di BIG Torino e di Ricercare a
senza alterazioni musicali. Il lavoro di sparajurij, frutto di un’espe- Reggio Emilia, e alle rassegne Romapoesia, Parole Migranti di Bolzano e Settimana
Letteraria di Torino dal 2002 ad oggi; ma anche nei circuiti più underground, nei locali
rienza d´integrazione e non disintegrazione di elementi diversi, trova
dove alla poesia e al video si dà corpo e voce in tutt’Italia, Europa, Mondo...
spazio nei luoghi più sacri ma anche nei circuiti più underground, Il lavoro di sparajurij è stato premiato in molti Poetry Slam come in quello di Parma,
nei locali dove alla poesia e al video si dà corpo e voce. in quello Internazionale di Bolzano, o come nel primo Poetry Slam a squadre organizzato
durante Romapoesia 2003. Inoltre al video Un appunto importante è stato assegnato il
primo premio al primo Festival italiano di videoclip di poesia nato a Roma nel 2005
e nel giugno del 2007 sparajurij è stato invitato a rappresentare l’Italia alla World Cup of
Slam di Parigi. Responsabile del progetto .noibimbiatomici edito nel 2001 presso Celid
con l’introduzione di Aldo Nove e di numerose altre buone azioni, tra cui
il Comitato organizzatore di T!lt - Festival Internazionale delle nuove letterature di Torino
e quello del festival Torinopoesia, sparajurij ha anche cellule performattive a Berlino
e a Parigi, e cura per l’editore NoReply la collana di testi poetico-performativi che ha
nome Maledizioni. Pur collaborando con frequenza a volumi antologici e sulle pagine
di quotidiani e periodici sparajurij non ci tiene a pubblicare ma non priva nessuno della
sua presenza lo stesso.

sparajurij continua a essere un laboratorio permanentemente aperto all’interno


dell’Università degli Studi di Torino, dove si riunisce con frequenza settimanale e dove
organizza spesso e volentieri incontri con autori viventi e non. Si segnalano in particolare
i due cicli del progetto di scambi internazionali poetico-performativi denominato
“Poetry in action”, e finanziato dall’Edisu Piemonte, tutt’ora in corso.
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Introduzione

Il nostro corpo ferito


ovvero
Un’auto-biografia poetica profetica

Tra integrazione e disintegrazione la differenza può essere sottile.


Nel contesto socioculturale contemporaneo, in cui flussi di popoli e
comunicazioni circolano a livello globale, l’incontro spesso si traduce
in scontro. Le opportunità di dialogo si trasformano in occasioni di
confitto e vengono erette barriere fisiche e simboliche nel tentativo
di proteggere identità etniche spesso fittizie. Le porte vengono serrate
per timore della contaminazione di un’alterità vista come estranea e
dunque pericolosa. L’Altro è selvaggio e alieno, perché parla una lingua
diversa, racconta storie sconosciute, rappresenta la realtà con colori
differenti. Gli stati nazione si armano così di imperativi, per dimostrare
l’universalità della loro rappresentazione.
In tale contesto quale ruolo può avere l’arte, la creatività? Forse
quello di svelare la natura molteplice delle culture, smantellare canoni
e strutture per mischiare i materiali provenienti da contesti, linguaggi
e territori differenti. E da questa polvere di strutture andate in pezzi
ricreare discorsi multisfaccettati, che, mescolando lingue, forme artisti-
che e media differenti, riescano a trasmettere sensazioni di vicinanza
ed appartenenza a genti provenienti da nazioni distanti. Dall’incontro
di singole esperienze soggettive è così possibile dare vita a storie mul-
ticulturali che, evitando di appiattirsi nell’omogeneizzazione dei lin-
guaggi, si arricchiscano dal dialogo tra le differenze.
A questo scopo Sparajurij propone un’opera letteraria composta
da sette differenti racconti, ognuno dei quali racconta un diverso vizio
capitale (ira, invidia, gola, lussuria, accidia, avarizia, superbia) associato
ad un senso (udito, olfatto, vista, tatto, gusto, morte, visione). Durante
lo sviluppo dell’opera il susseguirsi dei singoli monologhi andranno a
comporre un racconto corale attraverso cui emerge la biografia collet-
tiva del corpo sparajuri. Un corpo composto da frammenti non omo-
genei, provenienti da vissuti e culture diverse, che nell’ossimoro dello
scontro-dialogico è riuscito ad assemblare un’instabile unità.
L’opera è costruita come messa in scena del processo di taglio,
frammentazione delle singole identità individuali, che devono ferirsi
per aprirsi alla comunicazione con le altre identità e dare dunque vita
ad un corpo collettivo. Un processo di cut-up multisfaccettato che si
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nutre non solo dei frammenti testuali di una cultura, ma che si apre
ai cinque sensi fisici e alle percezioni extrasensoriali. Durante l’opera
l’interazione tra i differenti linguaggi rappresenterà il processo di “cu-
citura” dei differenti monologhi e il pubblico potrà assistere all’emer-
gere di un patchwork su cui rimangono evidenti i segni di sutura.
Proprio grazie a tali ferite, il corpo patchwork è predisposto ad aprirsi
per inglobare ulteriori tasselli provenienti dall’incontro con il fermen- Ferite in fieri
to della città di Skopje e dunque arricchire il proprio patrimonio me-
metico.
L’opera dunque vorrebbe essere la rappresentazione di un pro-
cesso di disintegrazione di identità monologiche che si predispongono
ad un’integrazione in un corpo collettivo multisfaccettato e mutante.
Con l’intento di proporre un’alternativa alla costruzione di collettività
monolitiche che si servono del linguaggio per serrare le porte, Spara-
jurij propone di utilizzare i linguaggi per aprire ferite nel corpo della
propria cultura e predisporla così alla contaminazione con l’Altro. Tra
integrazione e disintegrazione la differenza può dunque essere sottile,
e spesso passa per la cruna di un ago. Un ago attraverso cui si tessono
le reti di un’integrazione che rispetta le differenze e di una disintegra-
zione che si predispone al dialogo.

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Ghigantomachia
Ovvero
L’ira del divenire pres[ente/pas]sato

VOCE NARRANTE

Da molto tempo mi sveglio presto la mattina. Alle prime luci dell’alba già
sfoglio le finestre quotidiane di carta e plasma alla ricerca del senso della
vista. Nel panorama la carta è pesta e il plasma scorre in fiumi di inchiostro.
Si vedono sette ferite aperte sul corpo di un gigantesco delitto.
E’ quel che resta di un’antica leggenda in cui un gigante, in un moto d’ira,
si alzò dalla terra e la sommerse, procurandosi sette ferite. Le ferite si fecero
porte, nelle porte entrarono parole, le parole fiumarono racconti.
L’abbaglio dell’oggi ha però gelato i flussi in un eterno presente e sgretolalo
le porte in uno spazio incerto e sanguinante. Per questo vi vorrei raccontare
una storia ambientata all’imbrunire. Quando le ombre proiettate nel presente
lasciano intravedere le forme del passato e sfumano, indefinite, in un futuro
immaginato.
La storia è una sola. Prende forma in racconti incrociati di volti immaginati,
in orchestre di voci figurate, in voci di identità sommesse, emerse a trarre le
fila della propria fine.
Per fili rossi tesseremo le lingue, le vite, le culture, le virtuali amicizie, le
degeneri attrazioni, le rivendicazioni femminili e le proposte d’affari, per
finire con il mio racconto. Il racconto di un gigante d’umanità che ammira il
paesaggio all’imbrunire.

PRIMO MOVIMENTO

Ho preso un ago un lago uno spago.


A lato del lago ho segnato un quadrato.
Ho messo in bocca lo spago e ho infilato l’ago,
la terra sudava gocce di saliva. Dal vivo
della bruma ho scorso la sutura. Poi ho spezzato il
corso
delle ossa col rostro e si è fatto lo iato. La terra
bavosa è richiusa dal legno,
odora di pietra
d’argilla,
cemento.
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Si sveglia il corpo dall’occhio di feltro e vede La storia della donna invidiosa1
carne e peli d’umani incepparsi all’ingresso. ovvero
Apre i passaggi con enormi mani, i ponti scavalcano l’olfatto distratto della nascita passata
fossi melmosi, anche i pesci li fiutano,
e le porte invertono la gravità. Dal corpo
l’odore del corpo trapassa la soglia, si libra VOCE NARRANTE
dal lato pulito e rompe lo stato.
La terra è ormai vinta, dalle lame delle mura, Questa è la storia di una giovane donna nata in un mondo declinato al
dal catrame, le voci. Mentre in superficie maschile che pensa di conquistare un degno rango lavorando d’ingegno.
il sano è la ferita, da cui tutto scorre, lo scarto, In seguito a rocambolesche avventure, tuttavia, la nostra eroina scopre che
le folle, l’invidia gioca brutti scherzi. Cosi acuisce il suo fiuto e scopre finalmente la
il cibo, sua vera vocazione.
il letame.
La porta è quel vuoto dove scorre la voce
senza distinzione. SECONDO MOVIMENTO
è lo scarto di peli senza nome.
È da lì che escono i vagiti. Eccola correre in una landa vicina
Шум живиvi amazzone fiera dall’aria sovrana.
πάρα πολύ men (many) Trotta felice in sella al destriero
шум warum inseguendo caparbia un solo pensiero:
Zaum не zoom deve trovare l’esatta missione
крик не слых a per emanciparsi dal padre padrone.
πάρα πολλές lingue
πόλεμος των πόλεων Eccola piangere tra cespugli di case
Ami amie? in fondo ha capito come stanno le cose.
Шум show sciò, Deve fingersi un prode straniero
Moi non plus per tramutarsi in fiero guerriero:
Vous êtes pour la paix? non c’è più spazio per le treccine
è guerra o mon dieu? in un mondo gestito in stalle e cantine.
война или мир?
дыр бул щыл! Eccola fingere dietro scudi di rame
per fare le veci del proprio reame.
вы со скум! Dichiara guerra al villaggio accanto
cantando vittoria tra orgoglio e vanto:
vuole anche lei una stella sul petto
per poter comprare l’altrui rispetto.

Eccola irrompere tra mille alleati,


nei territori considerati stregati.
1 - I riferimenti alle tre ondate del movimento femminista non sono puramente casuali.

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Per sconfiggere il nemico maligno La storia dell’adolescente ingorda2
infilzano e sgozzano senza ritegno: ovvero
il duro lavoro verrà ripagato l’incontenibile desiderio di provare (dis)gusto
con una nuova missione e un caldo commiato.

Eccola intingere in una pozza di fango VOCE NARRANTE


quello che resta del suo amato manto.
Ora che è ufficialmente un cavaliere Questa è la storia di un’adolescente di poche speranze, in cerca di un’identità
si ritrova di nuovo a dover fuggire: vagante, che pensa di trovare supporto in gruppi virtuali d’asporto. Tuttavia
chisseneimporta di fare la guerra, scopre che le amicizie in rete sono chiacchiere vaganti e kudos benpensanti,
adesso che è libera vuol diventare modella. senza molti rendiconti. Così l’unica attenzione a cui può fare affidamento è
l’occhio di conforto di una vecchia webcam indiscreta. Incurante della privacy
che le amiche di lungo corso dovrebbero garantire, la webcam diffonde al
mondo le immagine della giovane confidente.
Nella solitudine della contemporaneità interconnessa la ricerca di contatto
dell’adolescente si rivela così piuttosto pericolosa.

TERZO MOVIMENTO

1.0 up load data

zero zero emo globina


è una bambina messa in vetrina
ha la pelle color marzapane
e si trucca con il catrame

toc toc? toc toc? toc toc?


no, nessuno bussa alla USB porta
download, download, download
yes, il mondo gira la testa

resynchata con l’internet time


marmorizzata dall’etnomashup
glocalizzata nel context aware
downgradata dalla NeXt Jobs

blow up, smash in.


hip hop, backslash.
2 - Le storia dell’adolescente è l’ennesimo riflesso del gioco di specchi deformanti tra
autorappresentazioni giovanili e stereotipi di senso comune che si nutrono col panico morale di
produzione massmediale.
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- Where do you go when all is black? tic. tic. tic.
- I think that me is just a C. OK, NettunO ha messo la carta
eh eh, eh eh, eh eh
piccina, ti serve la scorta?
2.0 down gre dita
scarta la carta.
uomini fumo incarta la sporta.
fumi di crono porta la sarta
ganci di rame vestila corta.
fame da cane

rivestiti cretina!
la balena è spiaggiata
la spiaggia è in cancrena
la mora è avvelenata.

copia e pasta!
la speranza è balenata
la carne è bastata.
la mano è tagliata.

il senso della vista


da questo punto
è messo in mostra
con reply o posta.

la vista del senso


da questo pasto
è mesto appunto
con pasta e rasta.

zero zero emo globina


è una poltrona scappata in cucina
ha la testa piena di fame
e si pettina con il fogliame.

temporizzata con il resynch


mashuppata con il reply
awarnessissima del global villaggio
mobbata della next generation.

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La storia dell’adulto nel futuro
ovvero
la lussuria sta nell’atto del tatto

VOCE NARRANTE

Questa è la storia di un giovane che immagina un futuro ricco e potente da


investitore finanziario e azionista di maggioranza nel quale poter acquistare
prodotti e servizi extra lusso di intrattenimento per adulti. Sempre più
costosi, tecnologici e multisensoriali lo lasceranno sempre più insoddisfatto.
Chirurgicamente sostituirà i suoi sensi con una tattilità virtuale che, istante
per istante, sfogherà le sue pulsioni. Infine, null’altro, sprofonderà solo con sé
stesso, sperduto in uno spazio siderale, sinché un cortocircuito terminerà tutto
in loop in tilt.

QUARTO MOVIMENTO

un Ostello chi sa dove


forse
a Seviglia o a
Gierusalemme
è scritto
in codesta vitrea teca
offre
luminescente
i servigi di otto venuste
de l´Andalusia
Manu, Martina e Jorgina tra l´altre
maestrate
paro bertucce
d´anni viginta

l´invito è spalancare
l´occhio, la pupilla, scegliere
l´affilante Sofia ed
esborsare monete in chi sa qual strani conii
neoeuropei

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un Ospitale chi sa dove godesi di simile mummefacente pelle
forse filosofale petra
a Roma o ad de súperna lussuria
Avignone
è scritto per fare codesto sì
in codesta vitrea teca si ha da versare
offre due miliardi in chi sa qual strane conii
luminescente neoeuropei
l´opera di un fedele
d´Ippocràte
che voglia tagliare ipocrita negli occhi
e innestarvi un arnese
per ciò che
s´avrebbero a vidére
la venusta di quattro de Lutezia
che già è là impilata
di sotto
la cute

la mirabilia è prezziata
a quattro milioni in chi sa qual strane conii
neoeuropei

un Naviglio volante chi sa dove


forse
oltre le erculee Colonne od
oltre l´orientale Domina od
oltre il lunare Cielo
è scritto
in codesta vitrea teca
offre
luminescente
un solare interstellare trapasso
per le cerulee solitarie spere
prosecutesi
ad agio ragiora i morti et
per eterna crogiola
in muse succinte ed
eteree
in sarcofago composito
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Il senso della svista
ovvero
l’accidia dell’avventuriero nella post(maturità)

VOCE NARRANTE

Questa è la storia di un avventuriero che, dopo averne viste, fatte e raccontate


di cotte e di crude, decide di darci un taglio. Si autodenuncia3 ammettendo
che tutte le gesta che aveva narrato erano tratte dallo script di un romanzo
antiquato. Per uscire dalle sabbie mobili della sua colpa, decide di investire
il tempo guadagnato per produrre una sceneggiatura originale intitolata: Il
senso della svista. Questa è la storia di un avventuriero che, dopo averne viste, fatte e raccontate
di cotte e di crude, decide di darci un taglio. Si autodenuncia ammettendo che tutte le gesta che aveva
narrato erano tratte dalla script di un romanzo antiquato. Per uscire dalle sabbie mobili della sua
colpa, decide di investire il tempo guadagnato per produrre una sceneggiatura originale intitolata:
Il senso della svista. Questa è la storia di un avventuriero che, dopo averne viste, fatte e raccontate di cotte e di crude, decide di darci
un taglio. Si autodenuncia ammettendo che tutte le gesta che aveva narrato erano tratte dalla script di un romanzo antiquato. Per uscire
dalle sabbie mobili della sua colpa, decide di investire il tempo guadagnato per produrre una sceneggiatura originale intitolata: Il senso
della svista. Questa è la storia di un avventuriero che, dopo averne viste, fatte e raccontate di cotte e di crude, decide di darci un taglio. Si autodenuncia ammettendo che tutte le gesta che aveva narrato erano tratte dalla script di un romanzo antiquato. Per uscire dalle sabbie mobili della sua colpa, decide di investire il tempo

guadagnato per produrre una sceneggiatura originale intitolata: Il senso della svista.

QUINTO MOVIMENTO

Ti guardo.
Ti guardo e mi piaci.
Mi piace accarezzare i tuoi riccioli
ma soprattutto annusare i tuoi redditi.
Mi piace riempirti di baci
ma soprattutto invaderti di bachi.

Da quanto ti ho visto ti desidero:


desidero possedere la tua fresca carne
ma soprattutto impossessarmi della tua fedele carta;
desidero essere avvolto della tua pelle dorata
ma soprattutto accoglierti nella mia base datata.
3 - Quest’autodenuncia vorrebbe essere la rappresentazione del fallimento dell’ideologia
illuminista di progresso che, nonostante si sia rivelata inadeguata ad interpretare (e a guidare) la
contemporaneità, continua ad essere applicata dalle elite politiche e tecnocratiche nella produzione
di servizi, discorsi e agende.
Nell’autodenuncia viene messo a nudo il punto di vista del soggetto (economico-istituzionale)
che, dopo aver tentato di possedere l’oggetto (consumatore-utente-cittadino) per poter esercitare su
di esso il potere (commerciale-ideologico) e trarne guadagno, si arrende all’evidenza che le strategie
di dominazione tradizionali sono fallimentari.
Dopo aver denunciato la fine (della storia, delle grande narrazioni, …), per uscire dallo stato
(stallo) di crisi, è necessario inventarsi un’altra sceneggiatura (ideologia) del (per il) presente.

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Ti garantisco la privacy delle nostra relazione Il sesto senso e l’immenso
con un contratto di recessione. ovvero
La morte dei sensi
Ti assicuro la sincerità del mio sentimento
con un rating in costante aumento.
VOCE NARRANTE
Con te voglio essere trasparente,
per cui impronto il nero sul bianco: Questa è la storia di un nottambulo Amish che crede di essere un medium.
se accetti un rapporto esclusivo Durante la notte infatti sente delle voci che predicono cosa succederà
farò di te un divo. l’indomani. Così il nottambulo dedica la sua vita all’ascolto (notturno) delle
voci e alla diffusione (diurna) delle notizie agli abitanti del villaggio.
Una notte scopre però che la sua radio-sveglia è sintonizzata sulle frequenze
VSVSVSVSVSVSVSVSVSVSVSVSVSVSVSVSVSVSVSV- dell’ANSA. Realizza così che i mass media sono più realistici delle percezioni
SVSVSV extrasensoriali.

Ti scarto.
Ti scarto e mi pento. SESTO MOVIMENTO
Mi pento di aver investito in promesse,
perché non ho ricevuto commesse. Il mio senso che si fa senso da solo
Mi pento del mio doppiogioco,
perché ci ho speculato ben poco. un bolo di voci e sussurri nel buio

Da quando ti sei concesso ti ho svalutato: io volo trapassando le orecchie


per quanto ti abbia posseduto,
alla fine sei rimasto immacolato le maglie vecchie e fitte
per quanto ti abbia elaborato,
alla fine sei rimasto invenduto. delle pupille in calo

La fine del nostro paradiso l’antenna interna tentenna, trema


è dominata da un resoconto distorto.
Il fallimento del mio progresso disarma parole scotenna sillabe, trama
è mimetizzato da un remoto disturbo.
mi metto qui fra i cuscini in ascolto
Con me voglio essere onesto,
per cui mi arresto sull’oro illegale. celando il viso in un pugno divelto
ora accendo la macchia del testo
per fare di me un manifesto. svelto e casto

da un sogno all’altro svolto

34 35
come un piccolo topo nella tana nascosto La storia dell’(ex)superbo
ovvero
sento tende di buio soffriggere intorno Il non senso dell’invisibile
dall’altro lato del loro soffitto scarno

affitto fonemi profetici oscuri VOCE NARRANTE

notiziari in anticipo, strani eventi, crateri Questa è la storia del gigante dell’umanità che, dopo aver dedicato secoli
alla ricerca della verità e del senso ultimo delle cose, decide di trascorrere
retromarce nel bilico più tempo ad ammirare i tramonti o semplicemente sui tram. Scopre così che,
a seconda della posizione da cui si getta lo sguardo, le ombre rappresentano
costruendo mondi sinceri storie differenti. Ciascuna di esse sbandata e inquieta, in attesa di dissolversi
di meraviglia.
al mondo intorno senza ieri rimando

dormiveglia funambolo ai miei fratelli dono


SETTIMO MOVIMENTO
seguendo le onde di un notiziario insano
Anche un gigante che ha la giacca nuova
il mio senso che si fa senso da solo in un tram deserto diventa anonimo
ondeggia metallico coi suoi umori
un tuono di voci a cui nemmeno io ormai ridotti sul lastrico e senza età.
Tutto stretto intorno ai semafori
silenziosamente con le pupille che non respirano
i chiodi scomodi tra le rotaie
credo o i contorni della città.

Sulla destra oltre la destra del sole al congedo


s’addestra una coppia per l’ultima festa
un piede nel mambo un altro nel limbo,
aggrappati alla piastrella aggrappata ai topi.

Ad un gigante che ha la giacca nuova


e biglietti in fondo a ogni nuova tasca
non resta altro che ingoiare le strade
della periferia e la pietà.
Confuso il suo peso al clangore sordo
delle ingiurie galleggiando sui fili
elettrici con la forza di un urlo
sul tram della notte che a strappi và.

36 37
Ancora i suicidi stanno sul lato destro del nostro,
a confondersi con confetti marci e con
angeli e lucertole incastrate ai cantieri
come lo erano ieri e per giorni (inerti e) interi.

Prima del deposito e dell’ultimo chilometro


il gigante compresso nella pancia del tram, attento
a non gualcire la giacca nuova viaggia
in una città sott’acqua accompagnata di notte
dal respiro del motore come il fiato
smisurato di una balena di novantaquattro anni
che si specchia nelle vetrine delle farmacie
e nelle pozzanghere negre.

Un uomo grasso in mano ha una radio nell’altra ha dio


cammina svelto circondato da parole che lo riparano
come il bavero di una giacca nuova rubata a un pianista
di droga in riva a uno spartitraffico da poco anche un po’ turistico.

Alla fermata cinquantuno presso un ponte pallido da generazioni


tormentato come adesso da pioggia che non può essere un episodio
il ponte, nient’altro che un’ombra solida se visto da sotto,
lascia il gigante al suo asfalto ai suoi respiri imperfetti
e fa appena in tempo a voltarsi, come richiamato da una voce
di pipistrello, per assistere al momento di un palloncino giallo,
una piccolissima luna gonfia di fantasmi che s’avventura nel tram
deserto,
facendo sembrare la bestemmia di vivere il sogno di un gatto.

Per poi così crollare addosso al gigante, sorpreso al punto


di non poter offrire alla giacca nuova il riparo
del suo corpo vecchio, oramai attraversato
dal boato cosmico di milioni di tram.

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