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Superare la realtà
Che cos’è il surreale? Letteralmente è qualcosa di super-reale, cioè è
qualcosa che supera ciò che noi possiamo vedere o vivere quotidianamente
nel cosiddetto reale. Quando alla fine della Prima guerra mondiale nasce il
movimento surrealista – coordinato dal poeta francese André Breton – è
proprio la delusione nei confronti della vita reale che porta alla ricerca di una
super-realtà, una diversa realtà, che si trova ‘oltre’, in altri mondi: il sogno, la
fantasia, il mondo sommerso nella parte più nascosta dell’animo umano
e che i surrealisti vogliono riportare alla luce attraverso l’arte.
Il surrealismo, facendo proprio lo spirito critico e ribelle del DADAISMO
nasce dunque come movimento di protesta nei confronti di una società che si
riteneva ricca di valori spirituali ma che poi era stata capace di produrre
eventi disumani come la Prima guerra mondiale. Fra il 1924 (anno del primo
manifesto del surrealismo) e il 1925 (data della prima mostra dei pittori
surrealisti, alla galleria Pierre di Parigi) questo gruppo di poeti e artisti è
animato da un profondo desiderio di trasformazione e di miglioramento della
condizione umana. A differenza del gruppo dadaista, Breton e i suoi amici
credono nella possibilità di un futuro migliore e mettono la loro arte a
disposizione del cambiamento.
La capacità di sorprendere
I pittori surrealisti sono personalità molto diverse le une dalle altre, pertanto
ciascuno interpreta in modo originale queste idee-base: dagli esseri
mostruosi di Ernst ai mondi extraterrestri di Tanguy, dai disegni volutamente
infantili di Miró alle forme armoniose e sognanti di Delvaux, dalle immagini
magiche di Magritte ai quadri barocchi di Dalí.
Per tutti costoro i riferimenti sono: Duchamp, per le associazioni assurde e
totalmente stravolgenti il pensiero razionale; De Chirico per le atmosfere
metafisiche ed enigmatiche fatte di magia e di sogno; infine Picasso per la
sua strabiliante capacità di rinnovarsi continuamente.
Nel 1931 e nel 1932 esponenti diretti del surrealismo come Salvador Dalí,
André Masson, Man-Ray espongono con De Chirico e Picasso negli Stati
Uniti d’America, esportando oltreoceano questo nuovo stile che influenzerà
moltissimo le successive generazioni di artisti americani.
L’assurdità delle scene surrealiste provoca stupore,
sorprende, lascia senza parole perché distrugge le certezze,
mette in discussione quello a cui siamo abituati; la realtà può
essere così come la vediamo ma anche in un altro modo: è
questa appunto la surrealtà cercata da Breton e dagli altri.
Dopo essersi ripreso dallo shock iniziale, lo spettatore si accorge che quelle
immagini hanno stimolato altri meccanismi della sua mente, che neppure
sapeva di avere, mettendo in moto la sua capacità di immaginare,
risvegliando la fantasia, dando voce ai sogni o agli incubi; tali immagini,
dunque, fanno riflettere sull’eventualità che un mondo diverso
dall’attuale non sia poi così impossibile.
I manifesti
Sin dagli inizi i protagonisti del surrealismo si preoccupano di diffondere le
loro idee, non soltanto elaborando i manifesti – il manifesto delle arti
figurative “Le surréalisme et la peinture” («Il surrealismo e la pittura») è del
1928, mentre al primo Manifesto del 1924 segue un secondo nel 1930 – ma
fondando anche delle riviste.
Nel 1924 vede la luce La révolution surréaliste («La rivoluzione
surrealista») – che nel 1929 cambierà nome in “Le surréalisme au service de
la révolution” («Il surrealismo al servizio della rivoluzione»), sottolineando con
questo titolo l’impegno politico del movimento; nel 1937 è la volta di
“Minotaure”.
Per essere pienamente efficienti organizzano, nel 1925, un «laboratorio
ufficiale di creazione artistica e propaganda estetica e politica» chiamato
“Bureau central de recherches surréalistes” («Ufficio centrale di ricerche
surrealiste»), il cui primo direttore fu Antonin Artaud.
Il cinema surrealista
Anche il cinema sperimenta le grandi potenzialità messe a disposizione dalle
idee surrealiste. Nel 1929 esce il film “Un chien andalou” («Un cane
andaluso») del regista spagnolo Luis Buñuel, con la collaborazione di S. Dali',
caratterizzato da una sequenza di immagini assurde senza ordine logico. Nel
1945 esce, invece, il film “Io ti salverò”(Spellbound) del regista inglese e re
del thriller Alfred Hitchcock, dove si affronta il tema della psicoanalisi: è
entrata di diritto nella storia del cinema la significativa rappresentazione del
sogno.