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METODO COMPARATIVO-RICOSTRUTTIVO
Il metodo si è dimostrato fruttuoso per l’Indoeuropeo e le lingue Semitiche, lasciando le restanti relazioni
genetiche trovate, in realtà relazioni tipologiche.
I raggruppamenti eseguiti con metodologie dubbie (Ex. Greenberg), o gruppi più coerenti, ma insicuri come
la famiglia Uralo-Altaica (abbandonata tempo fa), non sono considerate veramente valide. Di conseguenza
ci sono problemi con Giapponese e Coreano, di solito collegati alla famiglia Altaica, ma che si continua a
considerare isolate.
Infatti il giapponese ha avuto un sacco di altre ipotesi che Kamei riassume in:
1- Giapponese + gruppi e lingue del Nord-Asia (1- Uralo-Altaica o Altaica – 2- Connesso col
Coreano, entrambe collegate all’Altaico);
2- Giapponese + gruppi e lingue del Sud-Asia (1- Austroneasiane o Malayo-Polineasiane – 2-
Tibeto-Birmane – 3- Dravidiche);
Per il Coreano ci sono ipotesi simili anche se probabilmente è più facile del Giapponese da collegare alle
Altaiche… tutte le ipotesi fatte, mai veramente dimostrabili con sicurezza, fanno pensare che entrambe
siano lingue Isolate.
→ La comparabilità basata su reliable sound laws non implica nessuna formal identity o somiglianza. Il
metodo comparativo ha dimostrato che parole formally molto diverse possono essere etimologicamente
legate. Punto sbagliato da molti linguisti che cercano parentele delle lingue isolate.
Molte somiglianze avvengono solo per caso, per i limiti del sistema fonologico umano, e possono essere
anche tante, anche fra più lingue sparse nel mondo.
EDAL → il più recente lavoro tecnico che supporta l’ipotesi Altaica (+ cor e giap), ma dalle 2800 etimologie
altaiche fornite, Dybo e Starostin ammettono che solo 300 o 400 sono affidabili… le somiglianze potrebbero
derivare da prestiti successivi e iterazioni dialettali secondarie [manchu-tunguso… pag. 12].
TIPOLOGIA LESSICALE
La ricostruzione riguardo IE e lingue Semitiche è stata fruttuosa perché hanno SEGNI LINGUISTICI del tipo
chiamato SEGNO INTERNAMENTE ARTICOLATO, ovvero in ogni lessema i confini fra le componenti
strutturali sono ben distinti. In più sia nelle radici che nei morfemi grammaticali la struttura consonantica ha
funzioni semantiche, mentre le vocali hanno significato morfologico (che vuol dire anche la presenza di
flessione interna e derivazione). Questa tipologia lessicale tende a ostacolare i SANDHI e a prevenire Cambi
Fonologici Condizionati, elemento chiave nel successo della ricostruzione del PIE.
Tutto questo opposto al SEGNO FISSO, presente in giap e cor, ma anche nelle lingue romanze e l’inglese
moderno, con dei lessemi senza la trasparenza interna del passato con flessioni e derivazioni, saldate nei
composti, che portano a mutamenti condizionati, rendendo quasi impossibile trovare corrispondenze
fonologiche.
Ex. It. SCIAME, dal latino EXᾹMEN (entrambi lessemi fissi). Dal proto latino *EKSAGSMEN, lessema
internamente articolato divisibile in EKS- (lontano da), ᾰĝ- (tirare), -s- (risultato di un’azione), -men (suffisso
per nomi astratti). Poi cambiata in latino per la regola <<V short + /gs/ > V long + zero>>.
L’apparente regolarità delle corrispondenze del gruppo altaico (molto somiglianti a prima vista fra loro
rispetto a quelle del PIE) potrebbero essere tali perché ottenute confrontando termini per la loro
somiglianza fonetica e non per etimologie certe come è stato per il PIE… nonostante questo DYBO e
STAROSTIN hanno proposto che il passaggio dal PROTO-ALTAICO alle lingue figlie è stato meno distruttivo
dal punto di vista fonologico e le forme si sono più o meno preservate → la tesi è poco convincente anche
perché non mostrando tracce di segno internamente articolato ci si aspetterebbe che lo sviluppo fonologico
sia stato molto distruttivo, se non dal punto di vista dell’inventario paradigmatico, almeno in quello di
distribuzione, sandhi, cambi condizionati, perdite e fusione di fonemi e così via.
Chiaramente, rispetto ai tizi seri, i comparatisti a lungo raggio sono costretti a dare una minore importanza
all’aspetto morfologico e guardare più quello fonologico e l’intuizione, ma non essendo scientifico come
metodo che te lo dico affà.
DIFFERENTI IPOTESI SULLA FORMAZIONE DEL GIAPPONESE E LA SUA RELAZIONE COL COREANO
Il contatto linguistico non è una spiegazione alternativa a quello genetico (eccetto lingue Pidgin e Creole).
Ex. la cosiddetta “TEORIA MERIDIONALE“ si basa su un certo numero di lessico di origine Austronesiana
entrato nel giapponese…. Però quel che conta per trovare parentele sono i tratti strutturali e se si afferma
che il giapponese ha una morfologia Altaica, allora è una lingua Altaica qualsiasi sia il materiale lessicale
preso altrove.
Un’altra formulazione della stessa teoria è quella del substrato austronesiano e il sostrato altaico
(Murayama e Shibatani) → vaghezza derivata dall’uso non tecnico dei termini obsoleti SUBSTRATUM
(originariamente: una lingua che è stata sostituita da un’altra, ma che mostra influenze in elementi del
vocabolario e qualche aspetto fonologico. La moderna INTERFERENZA) e SUPERSTRATUM (prestiti lessicali
presi da un’altra lingua parlata da una popolazione dominante)… i due termini NON indicano cambi
nell’identità genetica… quindi tutta la teoria è inutile.
Ci sono cmq ipotesi del contatto tra il giap e il cor che sembrano alternativi a quello genetico,
Thomason e Kaufman → le tre conseguenze principali al contatto linguistico:
1- PRESTITO: quando una lingua cambia incorporando caratteristiche straniere, ma si mantiene.
Generalmente, a seconda della durata, le prime a entrare sono le parole… eventualmente poi
caratteristiche strutturali (Ex. fonologia, sintassi), più raramente quelle morfologiche;
2- SUBSTRATUM INTERFERENCE: risulta da un apprendimento imperfetto durante un LANGUAGE
SHIFT. comincia col prendere in prestito tratti fonologici e sintattici e può includere quelli
morfologici, al massimo poche le parole;
3- LINGUE ARTIFICIALI (pidgin, creole…).
I primi due non cambiano le parentele (anche se il secondo può cambiare molto la tipologia originale della
lingua), il terzo è un processo di normale trasmissione, non di trasmissione genetica.
Ex. la teoria di POLIVANOV sembra collegata col terzo → il giapponese secondo lui è un ibrido
Austronesiano-Altaico o un mixed language.
E’ stato molto dibattuto se sia possibile in una situazione di contatto linguistico il prestito morfologico e
recentemente Thomason e Kaufman sottolineano che sono le ragioni sociali, e non quelle linguistiche, che
decidono il risultato di un contatto linguistico… il prestito morfologico in trasmissioni genetiche normali non
è molto comune e capita solo in particolari condizioni socio-culturali e sottomesso a molte costrizioni.
Quindi ci si chiede se ci sia qualcosa di più sotto i termini obsoleti di Murayama che pare dare una reale
alternativa a quella genetica: Ex. desinenze flesse altaiche più radici verbali sia altaiche che astronesiane.
Quindi nella maggioranza dei contatti non si intacca l’identità genetica delle lingue coinvolte e non risulta in
una trasmissione non-genetica o language shift. Solo nei casi di trasmissione non-genetica possiamo
parlare di ipotesi alternative a quelle genetiche.
CIANCAGLINI: cmq giap e cor e alcune delle cosiddette lingue altaiche hanno caratteristiche in comune e
può essere utile provare a dare una spiegazione in termini di AREA LINGUISTICA (SPRACHBUND): lingue in
contatto per secoli hanno sviluppato un numero di caratteristiche morfosillabiche condivise (ma non
fonologiche), qualsiasi sia l’appartenenza genetica. Questo può essere supportato dalla RICOSTRUZIONE
INTERNA recuperando la cronologia (quanto meno relativa) dei cambi strutturali che hanno portato alle
caratteristiche condivise → cronologia relativa tra due tipi di isoglosse principali → unitary (isoglosse con
quelle caratteristiche presenti in tutte le lingue comparate), differetial (due o più, ma non tutti), ma non
monoglottic (non si può provare che non sono innovazioni individuali).
L’ipotesi sarebbe rinforzata solo se le differential fossero provate essere più vecchie delle unitary → se
diacronicamente le lingue sono diventate più simili di come erano in previsione.
CONCLUSIONI
Insomma, nessuna prova scientifica nelle teorie proposte… la conclusione che il giap e il cor sono lingue
isolate dal punto di vista genetico e che ogni tentativo di dimostrare un collegamento genetico tra quelle
due lingue e il gruppo Altaico sia stata un insuccesso, non dipende (solo) dall’incapacità di applicare
correttamente il metodo comparativo. Infatti, il fallimento dipende da molte ragioni storiche e strutturali:
- Giap e cor sono attestate troppo tardi e in un sistema scritto logografico;
- La presunta data dello split dal Proto-Altaico è troppo vecchia per essere ricostruita;
- L’impossibilità di provare la parentela nelle liste dei lessemi comparati pone dubbio su qualsiasi
corrispondenza fonologica dedotta da loro; questa impossibilità può essere dovuta, almeno in
parte, alla tipologia lessicale del giap e del cor;
- L’impossibilità di trovare corrispondenze paradigmatiche in liste chiuse di morfemi grammaticali
pone dubbio su qualsiasi ipotesi genetica riguardante giap e cor.
In queste condizioni il metodo non può essere applicato e dal punto di vista genetico giap e cor non
possono che essere considerate LINGUE ISOLATE.