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La via della gratuità

Raffaele Di Muro

Introduzione
Gesù raccomanda ai discepoli gratuità e disinteresse nella loro opera di evangelizzazione.
Si tratta di una indicazione preziosa e valida anche per chi annuncia e testimonia il vangelo oggi.
Il Vangelo ci illumina all ' inizio di questo contributo

Strada facendo , predicate che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i
morti, sanate i lebbrosi, cacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente
date. Non procuratevi oro, né argento, né moneta di rame nelle vostre cinture, né bisaccia
da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché l'operaio ha diritto .al suo
nutrimento. In qualunque città o villaggio entriate, fatevi indicare se vi sia qualche persona
degna, e lì rimanete fino alla vostra paiienza. Entrando nella casa, rivolgetele il saluto. Se
quella casa ne sarà degna, la vostra pace scenda sopra di essa; ma se non ne sarà degna, la
vostra pace ritorni a voi. (Mt 10,7-13).

Papa Francesco commenta questo brano del vangelo nel modo seguente:

La vita cristiana è per servire. Ed è molto triste vedere «cristiani che all ' inizio della loro
conversione o della loro consapevolezza di essere cristiani, servono, sono ape1ii per servire,
servono il popolo di Dio», e poi, invece, «finiscono per servirsi del popolo di Dio. Questo fa
tanto male, tanto male al popolo di Dio». La vocazione del cristiano quindi è «servire» e mai
«servirsi di». [ ... ] La vita cristiana è una vita di gratuità». Dalla raccomandazione di Gesù
agli apostoli inviati si comprende chiai·amente che «la salvezza non si compra; la salvezza ci
è data gratuitamente. Dio ci ha salvato, ci salva gratis. Non ci fa pagare». Si tratta di un
principio «che Dio ha usato con noi» e che noi dobbiamo usare «con gli altri». Ed è «una
delle cose più belle» sapere «che il Signore è pieno di doni da darci» e che all ' uomo è
chiesta solo una cosa: «che il nostro cuore si apra». Come nella preghiera del Padre nostro,
dove «preghiamo, apriamo il cuore, perché questa gratuità venga. Non c'è rapporto con Dio
fuori dalla gratuità 1•

Molto prezioso è anche il brano che segue:

Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà quando rientra dal
campo: Vieni subito e mettiti a tavola? Non gli dirà piuttosto: Preparami da mangiare,
rimboccati la veste e servimi, finché io abbia mangiato e bevuto, e dopo mangerai e beITai
anche tu? Si riteITà obbligato verso il suo servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti? Così
anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: Siamo servi inutili.
Abbiamo fatto quanto dovevamo fare ». (Le 17,7-10).

FRANCESCO, Meditazione mattutina nella cappella Domus Sanctae lvlartae del!' 11 giugno 2019. Gratuità e
servizio, ht t p ://w2.vati ca n.va / content/fra ncesco/it/ cotid ie/2019 / d ocu ments/pa pa-francesco
coti die 20190 611 se rvizioegratuita.htm l
1
Chi evangelizza è chiamato a nutrire la massima disponibilità per la realizzazione di una
missione che abbia uno stile gratuito e disinteressato. Si tratta di donarsi generosamente per
l'annuncio e la testimonianza del messaggio evangelico, di essere liberi, senza alcun interesse, di
donarsi con la massima generosità ed oblatività. Papa Francesco invita ogni evangelizzatore ad
assumere questo tipo di atteggiamento, che valorizza e convalida enormemente la portata di quanto
si afferma. La gratuità è la forza del vangelo. Ad essa va aggiunta la pove1ià, cioè il distacco da
ogni genere di tornaconto economico personale : la povertà è garanzia di gratuità. Anche la lode a
Dio favorisce un modo di agire totalmente gratuito perché permette a chi annuncia di rendere solo al
Signore la gratitudine per quanto si fa, rinw1ciando ad ogni mira personale 2 .

La gratuità di Gesù

Non è facile definire Gesù, non soltanto nella sua divinità, ma anche nella sua fisionomia
umana. Non è un uomo comune e non esistono schemi atti a definirlo. Gesù insegna con autorità ed
il suo insegnamento è nuovo, è una novità di stile, di proposta, di qualità e non cronologica. In che
cosa allora consiste questa sua originalità? E donde deriva?

~ Gesù uomo lucido: una cosa balza subito all'occhio leggendo i numerosi dibattiti in cui Gesù fu
coinvolto: egli va sempre al fondo del problema. Di fronte ad ogni questione Gesù cerca di condtme
gli intenoganti a una visione nuova del problema. Questa lucidità di Gesù, che fa scorgere il fondo
vero delle cose, è già un motivo che lo rende diverso, non catalogabile. La folla se ne accorge, ne
.rimane anunirata e " nessuno più ardiva interrogarlo.. .e lo si ascoltava volentieri..." (Mc 12,34-3 7).

~ Gesù uomo religioso: ma da dove deriva la sua originalità? I suoi discorsi hanno un luogo
comune: Dio il Padre. Sta qui la radice della sua originalità: Gesù parla di Dio e soltanto di Dio.
Dalla comunione con il Padre egli trae i criteri della propria azione e i giudizi per le proprie
valutazioni; valuta le cose a partire da Dio. Evidenziamone gli aspetti dell'esperienza religiosa
dell ' uomo Gesù:

1) in tutto ciò che fa Gesù intende unicamente rivelare il volto del Padre, il suo
atteggiamento verso l 'uomo e il suo amore. La prassi di Gesù è una costante ricerca degli oppressi,

2
Cf. FRANCESCO, Meditazione mattutina nella cappella Domus Sanctae Martae del! ' I I giugno 20 I 3. I segni della
grat uil à,http ://w2. vati ca n. va/ co ntent/fra ncesco/it/ cotid ie/2013/ docu me nts/pa pa-fra ncesco-cotid ie 20130611 da re-
gratu itamente.html
2
dei peccatori, degli emarginati di ogni genere. Gesù non ricava i criteri del proprio atteggiamento,
da un 'analisi della società o dell 'uomo, ma li ricava da un 'analisi del comportamento di Dio. Il suo
procedimento è religioso;

2) Gesù è un uomo di profonda preghiera, i momenti cruciali della sua vita sono
commentati da una preghiera solitaria e personale. La preghiera di Gesù esprime la sua
consapevolezza di essere unito al Padre. Ma è anche vero che la preghiera di Gesù esprime un
atteggiamento di abbandono .filiale ponendo la sua attenzione al piano di Dio e alla Parola. La
preghiera di Gesù esprime, infine, la sua solitudine e la sua nostalgia, il suo stato d 'animo
assomiglia a quello dell 'esule, del pellegrino.

3) la pro.fònda religiosità di Gesù si esprime nella sua incondizionata obbedienza al volere


del Padre: un 'obbedienza talmente radicale che possiamo chiamarla "trasparenza ". In tutto ciò
che egli fa e dice, è attento a co11formarsi al Padre, così da esserne l 'immagine pe1fetta. Non è
venuto a dire parole proprie, originali, tali da mettere in mostra se stesso; è venuto a dire
unicamente le parole del Padre.

~ Gesù uomo per gli altri: Gesù è uomo proteso al dono di sé, cioè progetta l' esistenza in termini
di donazione, non di possesso. Consapevole di essere Messia e Figlio di Dio, egli non si pone al di
fuori della storia degli uomini, ma solidarizza con essa e la assume.

~ La via della croce: è a questo punto che si inserisce e prende senso la via della croce. Gesù
previde la sua passione e morte non semplicemente come lo sbocco logico, inevitabile e prevedibile
di ciò che diceva e faceva, ma come una volontà di Dio: è mmio come ha vissuto . In tal modo la
croce diventa la rivelazione ultima dell'originalità di Gesù (e del volto del Padre che egli intende
svelare) e, per ciò stesso, la rivelazione della struttura base di ogni spiritualità cristiana: apertura al
Padre (obbedienza e trasparenza) e apertura ai fratelli (dono e solidarietà). Inoltre c'è da
aggiungere che l'esperienza della croce di Gesù ha due volti: l'oscurità e la serenità.

L'esperienza dei discepoli al seguito di Gesù:

Anche il rappo1io dei discepoli con Gesù ha la sua originalità. La chiamata di Gesù esige
prontezza di decisione, distacco e condivisione (Mc 1,16-20). Normalmente è il discepolo che va in
cerca del rabbì; nel Vangelo, invece, è Gesù che chiama. Normalmente il discepolo cerca la dottrina
del rabbì non la persona; nel Vangelo è invece in primo piano la persona di Gesù, non la dottrina.
Normalmente la condizione del discepolo è transitoria: il discepolo frequenta un maestro per
3
diventare a sua volta, maestro;· nulla di ciò nel Vangelo: l'essere discepolo è una condizione
permanente.
Molto significativo è il brano che segue:
Passando lungo il mare della Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre
gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: «Seguitemi, vi farò
diventare pescatori di uomini». E subito, lasciate le reti, lo seguirono. Andando un poco
oltre, vide sulla barca anche Giacomo di Zebedèo e Giovanni suo fratello mentre
riassettavano le reti. Li chiamò. Ed essi, lasciato il loro padre Zebedèo sulla barca con i
garzoni, lo seguirono. (Mt 1,16-20)

Gesù invita di discepoli a seguirlo in cammino di continua donazione, all'insegna della


gratuità e del disinteresse. Essi, seguendo il loro Maestro, imparano a seminare il bene senza
pretendere nulla, donandosi generosamente, talvolta anche con qualche incertezza, in un percorso
di kenosi. Lasciano lavoro, famiglie e quanto hanno di più caro per dedicarsi generosamente alla
sequela.
Ecco un altro brano significativo:
Poi Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo; e per via
intenogava i suoi .discepoli dicendo: «Chi dice la gente che io sia?». Ed essi gli risposero:
«Giovaimi il Battista, altri poi Elia e altri uno dei profeti». Ma egli replicò: «E voi chi dite
che io sia?». Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo». E impose loro severamente di non
parlare di lui a nessuno. E cominciò a insegnar loro che il Figlio dell'uomo doveva molto
soffrire, ed essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, poi venire
ucciso e, dopo tre giorni, risuscitare. Gesù faceva questo discorso ape1iamente. Allora
Pietro lo prese in dispaiie, e si mise a rimproverarlo. Ma egli, voltatosi, guardando i
discepoli, rimproverò Pietro e gli disse: «Lungi da me, satana! Perché tu non pensi secondo
Dio, ma secondo gli uomini» (Mt 8,27.35)

Il discepolo di Gesù, chiamato a vivere un'esperienza originale di discepolato, è invitato a


percorrere lo stesso itinerario del maestro, cioè la via della croce. Per questo gli è richiesta una
profonda e radicale conversione (Mc 8,27-35), al discepolo è richiesto il rinnegamento di se stesso,
capovolgendo l'immagine di Messia che si era costruito e conve1iendo radicalmente le speranze che
ha coltivato. E' una conversione che va alla radice, per questo può dirsi "teologica". Tanto più che il
discepolo deve anche applicare a se stesso la via della croce: la sua via è come quella del maestro;
in concreto il discepolo deve, a sua volta, progettare l' esistenza in te1mini di donazione: Dchi crede
di salvare l 'esistenza la perde, chi la dona la ritrovaD (Mc 8,35). Inoltre - è sta qui tutta l'essenza
della spiritualità cristiana - è evidente un fo1ie attaccamento del discepolo verso la Persona di Gesù:
un attaccamento personale più profondo del progetto che si era costruito.

4
Concretamente le linee di formazione che Gesù indica, sono le seguenti :

• Portare il discepolo a vivere un amore al Padre gratuito, cioè vissuto con tutto il cuore,
con tutta! 'anima e con tutta la niente;
• Ugualmente un amore al prossimo "simile al primo ";
• Inoltre condurlo ad un amore interiore e radicale, talmente maturo, da essere capace,
sul! 'esempio del Padre, di perdono, di misericordia, non solo verso il prossùno, ma
anche verso lo stesso nemico.

Impo1iante è la seguente pericope;

Quando il Figlio dell ' uomo velTà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sùl trono
della sua gloria. E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli
altri, come il pastore separa le pecore dai capri, e polTà le pecore alla sua destra e i capri alla
sinistra. Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio,
ricevete in eredità Ìl regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. Perché io ho
avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero
e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete
venuti a trovarmi . Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto
affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando ti
abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? E quando ti
abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitaiii? Rispondendo, il re dirà loro:
In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più
piccoli, l' avete fatto a me. (Mt 25 , 31-40).

Chi sono i piccoli? Sono gli indifesi, coloro che non possono difendersi e non possono
,donare qualcosa in cambio del bene che viene fatto loro . Il servizio gratuito che il discepolo offre è
foriero di vita eterna, porta al raggiungimento del Regno.

Papa Francesco ci ricorda che

Tutta la vita di Gesù, il suo modo di trattai·e i poveri, i suoi gesti, la sua coerenza, la sua
generosità quotidiana e semplice, e infine la sua dedizione totale, tutto è prezioso e parla alla
nostra vita personale. Ogni volta che si torna a scoprirlo, ci si convince che proprio questo è
ciò di cui gli altri haimo bisogno, anche se non lo riconoscano: «Colui che, senza conoscerlo,
voi adorate, io ve lo annuncio» (At 17,23). A volte perdiamo l' entusiasmo per la missione
dimenticando che il Vangelo risponde alle necessità più profonde delle persone, perché tutti
siamo stati creati per quello che il Vangelo ci propone : l'amicizia con Gesù e l'amore
fraterno. [ . ..] L ' entusiasmo nell ' evai1gelizzazione si fonda su questa convinzione. Abbiamo
a disposizione un tesoro di vita e di amore che non può ingaimare, il messaggio che non può
manipolare né illudere. È tma risposta che scende nel più profondo dell ' essere umano e che
può sostenerlo ed elevarlo. È la verità che non passa di moda perché è in grado di penetrare

5
là dove nient'altro può arrivare. La nostra tristezza infinita si cura soltanto con un infinito
amore 3 .

Il Papa evidenzia che servizio e memoria sono strettamente collegati:

Due principi per voi sacerdoti, consacrati e consacrate: tutti i giorni rim1ovate il sentimento
che tutto è gratis, il sentimento di gratuità della elezione di ognuno di voi - nessuno di noi la
merita - e chiedete la grazia di non perdere la memoria, di non sentirsi più imp01iante. E'
molto triste quando si vede un sacerdote o un consacrato, una consacrata, che a casa sua
parlava in dialetto, o parlava un' altra lingua, una di queste nobili lingue antiche che hanno i
popoli - quante ne ha l' Ecuador! - ed è molto triste quando si dimenticano della lingua, è
molto triste quando non la vogliono parlare. Questo significa che si sono dimenticati del
posto da dove sono stati tratti. Non dimenticate questo. Chiedete la grazia della memoria. E
questi sono i due principi che volevo sottolineare. E questi due principi, se li vivete - ma
tutti i giorni, è un lavoro di tutti i giorni, tutte le sere ricordare quei due principi e chiedere la
grazia - questi due principi, se li vivete, vi daram10, nella vita, vi faranno vivere con due
atteggiamenti. Primo, il servizio. Dio mi ha scelto, mi ha tratto, perché? Per servire. E il
servizio che è peculiare a me. Non che: "ho il mio tempo'', "ho le mie cose", "ho questo ... ",
"no, ormai chiudo il negozio'', "sì, dovrei andare a benedire le case ma ... sono stanco .. .
oggi c' è una bella telenovela alla televisione, e allora ... " - per le suore! -. Dunque: servizio,
servire, servire. E non fare altre cose, e servire quando siamo stanchi e servire quando la
gente ci dà fastidio. [ ... ] Servizio. Mescolalo con la gratuità, e allora ... ciò che dice Gesù:
"Quello che hai ricevuto gratis, dallo gratis". Per favore, per favore! Non commerciate la
grazia! Per favore, la nostra pastorale sia gratuita. Ed è così brutto quando uno perde questo
senso di gratuità e diventa... Sì, fa cose buone, però ha perso questo. E il secondo, il
secondo atteggiamento che si vede in un consacrato, una consacrata, un sacerdote che vive
questa gratuità e questa memoria - questi due principi che ho detto all ' inizio, gratuità e
memoria, è la gioia, l'allegria. E' un regalo di Gesù, questo, ed è un regalo che Lui dà se
glielo chiediamo, e se non ci dimentichiamo di queste due colonne della nostra vita
sacerdotale o religiosa, che sono appunto il senso di gratuità, rinnovato tutti i giorni, e il non
perdere la memoria del posto da cui siamo stati tratti 4 .

La memoria ci permette di ricordare chi siamo e da dove proveniamo perché il nostro profilo
sia sempre più caratterizzato da un servizio gratuito, alla luce della nostra presa di coscienza di
quanto la provvidenza divina ci ha donato e ci dona continuamente. Chi ricorda è grato, è colui che
nutre sentimenti di gratitudine non ha esitazioni nel donarsi generosamente, all ' insegna dell 'amore
disinteressato.
Il ministero di papa Francesco si concentra moltissimo sul tema della gratuità, al punto che
si registra una pubblicazione su tutte i suoi interventi su questa imp01iante tematica nel solo primo

3
EG 265 .
4
FRANCESCO, In contro con il clero, i religiosi, le religiose e i seminaristi. Discorso del Santo Padre. Santuario mariano
" El quinche" (Ecuador), mercoledì 8 luglio 2015
http ://w2. vati ca n.va/ co nte nt/fra ncesco/it/speeches/2015/ju ly/ d ocu ments/pa pa -fra ncesco 20150708 ecu ad or-
re ligios i.htm I
6
aimo di pontificato 5 . Queste pagine raccontano di un Santo Padre preoccupato nell'infondere ai
proprio sacerdoti e agli operatori pastorali il desiderio di donarsi generosamente senza calcoli o
mire personali. Il gregge ha bisogno di un servizio disinteressato. Egli sostiene che conta prima di
tutto il cuore e il desiderio di oblatività e poi la buona e necessaria organizzazione. La vita spirituale
è tutto: essa conduce il pastore ad una crescente libe1ià interiore, che nasce dal continuo affidarsi al
Signore e dal cercare in Lui le motivazioni del proprio cammino. In un certo senso, bisogna
imparare ad essere martiri della quotidianità, a donarsi progressivamente ed inesorabilmente. In
questo contesto la vi1iù della vigilanza si rivela davvero molto preziosa. Bergoglio chiede ai pastori
la capacità di accogliere, cioè un atteggiamento attraverso il quale nessuno si senta escluso dalla
comunione con Dio ed i fratelli Si tratta dello spirito di servizio che pone presbiteri e vescovi a
camminare con il gregge sostenendolo in tutte le sue necessità e con tutte le proprie forze 6 .
Il maiiirio del quotidiano è l'espressione e la conseguenza di un cammino vissuto nell ' amore
verso Cristo nella sua presenza eucaristica, e verso l'Immacolata, alla quale consacra tutta la sua
vita. Nel suo ultimo lavoro, presentato ai presbiteri di tutto il mondo, il Cardinale Hummes pone in
evidenza la c01messione Eucarestia-aspostolato-maiiirio presentandola come assai significativa
nella vita dei sacerdoti oggi 7. Egli così si esprime: «Dare la vita in questo modo è sempre un atto
eucaristico e redentivo ( ... ). Così Dio ci ha amato e ci ama. Così il sacerdote deve amare ogni
essere umano» 8 .
Il momento liturgico si rivela paiiicolarmente importante per San Massimiliano: è il suo
nutrimento, il suo incontro con la presenza divina, è una fonte impo1iante della sua spiritualità. E'
da quel contesto che attinge le categorie di offerta e conformazione alle quali egli cerca di dare vita
attraverso la sua testimonianza di vita evangelica e missionaria9 .
Un altro brano ci può aiutare:

Un giorno Pietro e Giovaimi salivano al tempio per la preghiera verso le tre del
pomeriggio. Qui di solito veniva p01iato un uomo, storpio fin dalla nascita e lo ponevano
ogni giorno presso la po1ia del tempio detta «Bella» a chiedere l' elemosina a coloro che
entravano nel tempio. Questi, vedendo Pietro e Giovarmi che stavano per entrai·e nel
tempio, domandò loro l'elemosina. Allora Pietro fissò lo sguardo su di lui insieme a
Giovarmi e disse: «Guarda verso di noi». Ed egli si volse verso di loro, aspettandosi di

5
Cf. FRANCESCO, La gioia di servire. Sacerdozio e vita consacrata (a cura di Giuliano Vigini), Cinisello Balsamo
2014)
6
Cf. lvi, 34-35 , 39-41 , 44-45.
7
Cf. C. HUMMES, San Massimiliano Kolbe "segno" p er la Chiesa e i sacerdoti, Centro Internazionale " Milizia
dell ' Immacolata" Roma 2009
8
lvi, 1I.
9
Cf. J. CASTELLANO CERVERA, L 'itinerario spirituale di San /\t/assimiliano Kolbe, in AA. Vv. , Massimiliano /vi. Kolbe
nel suo tempo e oggi. Approccio interdisciplinare alla personalità e agli scritti, Centro Internazionale "Milizia
dell ' Immacolata", Roma 2003 , 406-409.
7
ricevere qualche cosa. Ma .Pietro gli disse: «Non possiedo né argento né oro, ma quello che
ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, cm1m1ina! ». E, presolo per la mano
destra, lo sollevò. Di colpo i suoi piedi e le caviglie si rinvigorirono e balzato in piedi
camminava; ed entrò con loro nel tempio canm1inando, saltando e lodando Dio. Tutto il
popolo lo vide camminm·e e lodare Dio e riconoscevano che era quello che sedeva a
chiedere l' elemosina alla porta Bella del tempio ed erano meravigliati e stupiti per quello
che gli era accaduto (At 3,1-10).

Papa Benedetto, dal canto suo prende in considerazione l' esempio di Pietro che guarisce lo
storpio alla porta Bella (cf. At 3, 1-1 O). Per il Papa emerito il gesto di Pietro indica in donarsi
generoso e senza limiti, offrendo tutto quello che, vale a dire la forza e l'amore che provengono da
Cristo. L' uomo guarito ha bisogno solo di questo, di cuore che si dona gratuitamente. Questo è lo
stile che il presbitero dovrebbe incarnare con tutto l' entusiasmo del proprio cuore e in spirito di
totale e disinteressato servizio. L' esempio di Pietro va proprio in questa direzione e Joseoh
Ratzinger lo pone come esempio impmiante per i sacerdoti 10 .
...
Come dicevo nell ' incontro precedente:

La nostra mentalità dovrebbe essere sostituita da quella pasquale. Il mistero di Cristo e


quello nostro si devono sempre specchim·e. Accettm·e la dimensione pasquale nella propria
persona, dimensione che non si può eludere, significa accettare la vita di Gesù. Il triduo
santo nella vita del credente può rivelarsi nelle piccole sofferenze quotidiane: egli non è
chiamato a cercare gloria, ma a conformarsi a Gesù nella sua kenosi. É impmiante verificare
la nostra mentalità: la vera vita è il triduo pasquale del Signore. Anche nell ' esistenza del
discepolo ci sono incomprensioni e dolori, ma dietro queste realtà c' è sempre la risunezione.
Se non accetto in me il mistero pasquale non sarò autenticamente cristiano. Accogliere la
logica della Pasqua vuol dire, dunque, imparare ad essere spiritualmente liberi, allontanando
ogni genere di autoaffermazione e di egoismo (ji1autìa) 11 •

Joseph Ratzinger insiste molto su questo aspetto parlando ai sacerdoti e affermando che essi
sono chiamati a restare con Cristo sempre, seguendo la logica del chicco che muore perché vi sia
frutto , la logica della croce (1993 ai candidati al presbiterato, qui a Roma) 12 •

L'esempio di S. Massimiliano Kolbe


Massimiliano, al secolo Raimondo Kolbe, nasce a Zdunska Wola in Polonia il giorno 8
gennaio 1894. La sua famiglia è molto povera e vive di stenti. Il piccolo comprende di essere
chiamato alla vita francescana, dopo aver ascoltato una predicazione di Frm1cesco da pa1ie di un
frate. Entra nel seminario di Leopoli e inizia il noviziato il 4 settembre 191 O, emettendo la

°Cf. J. RATZ INGE R, Insegnare e imparare l 'amore di Dio, Siena 2016, 75-77 .
1

11
Frasi da me pronunciate nel precedente incontro con il clero del settore sud di Roma. Mi sembra utile riprenderle.
12
Cf. J. RATZINGE R, Insegnare e imparare ! 'amore di Dio, 90-9 I.
8
professione semplice l' mmo successivo. Dal 1912 al 1919 vive a Roma nel Collegio dei frati minori
conventuali in S. Teodoro. In questo periodo accadono fatti davvero molto importanti: il 16 ottobre
1917, con altri sei confratelli, fonda la Jvlilizia dell 'Immacolata , è ordinato presbitero il 28 aprile
1918 e il 22 luglio 1919 si laurea dottore in teologia. Fa ritorno in patria e nell ' ottobre dello stesso
anno inizia ad insegnare teologia a Cracovia. La sua salute è malferma ed è costretto ad affrontare
lunghi periodi in sanatorio. Nel 1922 avvia la pubblicazione della rivista mariana Il Cavaliere
del! 'Immacolata, che porta avanti lodevolmente per diversi aimi, attestandosi quale ottimo pioniere
in quel tipo di apostolato. Nel 1927 fonda la prima Città dell 'Immacolata: una cittadella di frati , che
arriva ad essere abitata, prima della seconda guerra mondiale, da oltre settecento religiosi che si
dedicano alla stampa ed alla diffusione del Cavaliere. Dal 1930 al 1936 è missionm·io in Giappone
ed anche lì fonda la Città dell 'Immacolata che redige e diffonde la Milizia e Il Cavaliere. Il suo
agire apostolico è davvero rivoluzionario e riscuote abbondanti frutti. Rientra in Polonia nella prima
Città dell 'Immacolata con la carica di superiore. Le autorità tedesche lo perseguitano per la sua
attività di stampa e per il suo sacerdozio pmiicolarmente zelante. Nella primavera del 1941 è
internato ad Auschwitz e, il successivo 14 agosto, muore maiiire donando la sua vita per un padre di
famiglia condannato a mmie . Il papa Giovmmi Paolo II lo canonizza il 1O ottobre 1982 con il titolo
di martire della carità 13 .
In Massimiliano Kolbe riscontriamo la maturazione nella sofferenza, che raggiunge il punto
elevato in quel di Auschwitz, secondo questa progressione: dolore sociale, dolore fisico, dolore
interiore, martirio.
Il dolore sociale è rappresentato dalla condizione di grande pove1ià che caratterizza la vita
dei Kolbe. Il piccolo Raimondo sperimenta l' indigenza della sua famiglia, nel corso della sua
infanzia, e dei Francescani, nelle cui fila entra nel 1907. Vive la fanciullezza condividendo le
fatiche dei suoi genitori, che fanno ogni sforzo per garantire ai loro piccoli un tenore di vita
accettabile, nonché la pove1ià del convento francescano che, anche se scelta volontariamente, è
molto dura in quegli anni. Si tratta di una prima sofferenza, che fa pmie della sua esperienza
spirituale 14 .
La seconda è costituta dalla sua fragilità fisica, una realtà che lo condiziona molto a lungo
per tutta la sua esistenza. Massimiliano, fin da giovanissimo, si accorge di avere grossi problemi ai
polmoni: questa patologia lo pmia ad abitare in sanatorio a Zakopane in due lunghi periodi: dall ' 11
agosto 1920 al 29 aprile 1921 e dal 18 settembre 1926 al 13 aprile 1927. Si tratta di momenti
durissimi per il santo, il quale affronta situazioni ten-ibili perché, in alcuni frangenti , è sospeso tra la

13
Cf. B ORRIELLO-DI MURO, Breve storia della spiritualità, 448-449.
14
Cf. R. DI MURO, La sofferenza in San Massimiliano Kolbe, Città del Vaticano 2014, 11-12.
9
vita e la morte. Il suo futuro di apostolo straordinario del vangelo e dell'Immacolata passa per la
grande prova, determinata dalla fatica fisica 15 .
Il Nostro affronta anche una profonda sofferenza del cuore, rappresentata
dall ' incomprensione dei propri confratelli. Essi guardano con scetticismo il suo apostolato con l' uso
dei mezzi di comunicazione e ciò comporta, da parte sua, il compiere un canunino missionario non
sempre suppo1iato dai frati nonché dalla Chiesa gerarchica locale. La diffusione del Cavaliere
del! ' Immacolata, la sviluppo della Milizia dell'Immacolata, la nascita e la crescita delle Città
dell ' Immacolata, l' opera missionaria in Giappone avvengono tra tanta diffidenza. L' apostolato di
Massimiliano è pionieristico e per questo non è compreso da chi dovrebbe accompagnarlo nella
dimensione fraterna ed apostolica. Massimiliano dimostra di saper andare avanti superando ogni
tipo di avversità 16 .
Così san Massimiliano scrive ad un confratello il 23 aprile 1931 da Nagasaki:

Le difficoltà qui sono assai numerose, persino da parie dei sacerdoti (come, del resto, è
avvenuto in Polonia). Il vescovo di Tokyo mi ha mosso tali rimproveri a proposito di
Kishi da farmi capire come lì nella capitale vi siano delle prevenzioni nei nostri confronti.
Alle volte si contraddiceva perfino; evidentemente egli presentava delle argomentazioni
mosse da altri. Ma è rimasto disarn1ato di fronte ai casi di conversioni 17 •

La m1ss1one giapponese inizialmente è caratterizzata dall ' incomprensione della Chiesa


locale, che non riesce a comprendere le modalità di un apostolato avveniristico. Tuttavia, il santo
non si dà per vinto e continua ad evangelizzare, consapevole che la prova gli consentirà una
notevole crescita interiore e nell'apostolato.
Si giunge al martirio di Auschwitz, in un tempo in cui il santo sperimenta tutte le ristrettezze
,della guena. Un Kolbe temprato dal dolore, vive nel campo di sterminio, accogliendo ogni so1ia di
umiliazione e abbracciando sorella morte con pace e disponibilità interiori. In questo luogo terribile,
offre la sua vita per favorire un padre di famiglia ed accetta ogni mmiificazione dete1minata dalle
autorità del campo. Si tratta della sofferenza più grande nell ' esperienza del santo, che manifesta una
evidente e costante maturazione nel portare ogni dolore con fiducia e forza 18 •
Significative sono le sue espressioni:

Figli cari, ricordiamoci che l'amore vive, si nutre di sacrifici. Ringraziamo l'Immacolata per
la pace interiore, per le estasi d'amore, tuttavia non dimentichiamo che tutto questo, benché

15
Cf. lvi, 15-20.
16
Cf. lvi. 31-35.
17
MASS l~llLIANO K OLBE, Scritti, Roma 1997, n . 336.
18
Cf. DI MURO, La sofferenza in San Massimiliano Kolb e, 37-40.
10
buono e bello, non è affatto l'essenza dell'amore e l'amore, anzi l'amore perfetto, può esistere
anche senza tutto questo. Il ve1iice dell'amore è lo stato nel quale è venuto a trovarsi Gesù
sulla croce quando disse: "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato" [Mt 27, 46; Mc
15, 34]. Senza sacrificio non c'è amore. Il sacrificio dei sensi, soprattutto degli occhi,
paiiicolarmente quando si esce dal convento e si va in mezzo ai secolari, il sacrificio del
gusto, dell'udito e via dicendo 19 .

Il santo fa capire, in una lettera scritta ai frati della Città dell ' Immacolata giapponese il 9
aprile 1933 da Shangai, che l' amore si nutre e cresce con le sofferenze di ogni giorno. Ogni
situazione di croce permette una crescita nel dono di sé. È proprio quello che ha compiuto ad
Auschwitz, spendendosi per quanti erano in maggiore difficoltà.
Solo allenandosi giorno per giorno nella sofferenza, è possibile maturare continuamente e
rendere la propria vita un dono per Dio e per i fratelli . Infatti, «La salute e gli obblighi del proprio
stato non permettono a tutti il rigore della penitenza, ai1che se tutti riconoscono che il percorso della
propria vita è cope1io di piccole croci. L'accettazione di tali croci in spirito di penitenza: ecco un
vasto campo per l'esercizio della penitenza»20 .
Con queste parole Massimiliano fa comprendere che la progress10ne nell ' accogliere il
dolore, dispone alla conformazione a Cristo e a donarsi con la massima generosità, in un cainmino
d' amore sempre più maturo grazie all ' offerta quotidiana delle fatiche e delle prove: è
l'insegnamento di Massimiliano. Egli in se stesso e nei suoi scritti parla di una trasfo1mazione in
Cristo, contrassegnata dalla sofferenza, che scandisce tutto il tempo della sua esistenza.

Conclusione21
Siamo chiamati a fare nostra la logica della kenosi del Signore. È fondamentale superare i
'nostri egoismi, i nostri interessi, i nostri progetti, lanciarsi verso la gratuità. Ciò non vuol dire
ri1megarsi come persone, ma valorizzare le preziosità del proprio cuore. È un canm1ino esodale:
usciamo dall ' Egitto delle nostre chiusure e delle nostre piccole mete, per raggiungere la terra
promessa di un amore gratuito sempre più modellato su quello di Cristo: l' unione sempre più
profonda con lui rappresenta il ve1iice del nostro itinerai·io spirituale. In questo stadio ci
conformiamo a Cristo crocifisso che si dona per l' umanità. Qui si raggiunge la perfezione, si è
sempre più permeati dalla grazia e si riesce a vivere in Gesù e come lui ogni tipo di contrarietà e
sofferenza. La meta è la piena unione e conformazione a lui, tutto il resto tende ad assumere un

19
M ASS IMILI ANO KOL BE, Scritti, n. 503.
20
lvi, n.1303. Si tratta di un inedito del 1940, nel quale iI santo parla della penitenza.
21
Anche il concetto che segue è stato da me espresso nel precedente incontro e mi pare giusto " riprenderlo" in questa
circostanza.
11
valore relativo. La preghiera e la vita di grazia diventano la lieta costante della nostra vita e ciò ha
una benefica ripercussione sul vissuto con i fratelli. Perdere la propria vita può voler dire offrire al
Signore le sofferenze che derivano da un apostolato particolarmente difficile.
Spunti per la riflessione personale

1. Rifletto sull 'esempio di san Massimiliano: egli insegna che è possibile compiere gesti
ero ici nell ' amare, se il nostro quotidiano è fatto di piccoli comportamenti improntati alla
gratuità.

2. Rifletto sulle parole del Papa. che afferma il legame tra memoria e gratuità. Il ricordo
della bontà gratuita di Dio, rende il mio agire pastorale disinteressato?

3_ Rifletto sulle parole del Papa, che n1i invita a cercare for1ne di apostolato in cui ''iene
esaltata la gratuità. È questo il mio atteggiamento?

4. Rifletto sulla mia mentalità e sul mio stile: cerco di custodire la mia bontà e la mia
bellezza interiore. contrastando i morsi della.fìlautia?

5. Rifletto sulla possibilità di compiere qualche gesto significativo nel mio futuro pastorale.

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