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Arnold - Antimodernismo e magistero romano 345

CLAUS ARNOLD
ANTIMODERNISMO E MAGISTERO ROMANO:
LA REDAZIONE DELLA PASCENDI

«Verba enim veritatis habes, atque hodiernis temporibus fidem nostram


authentico infallibilis Magisterii tui iudicio rursus confirmasti»1.
L’arcivescovo Thomas Duhamel e gli Oblati di Ottawa erano certi dell’im-
portanza dell’enciclica Pascendi di Pio X. La lettera citata e tanti altri mes-
saggi di congratulazioni riempiono interi fascicoli dell’Archivio Segreto
Vaticano. Alludendo a Gv 6,68 (Pietro: «Tu, Signore, possiedi parole di vita
eterna»), non solo accosta il successore di Pietro a Cristo, ma riconosce che
la condanna del modernismo possiede il carattere di una dichiarazione dot-
trinale irreformabile. Se una tale opinione può essere presa oggi almeno cum
grano salis, lo si deve anche alla relativizzazione storica dell’antimoderni-
smo romano condotta dalla ricerca storico-teologica a partire dagli anni
Sessanta2. La considerazione storica a distanza del processo ecclesiale com-
porta certamente una relativizzazione, ma può pure dar luogo a rinnovamen-
to e riforma.
Non esistono soluzioni semplici per i problemi connessi allo storicismo
e ciò non può trattenere gli specialisti della Storia della Chiesa dallo stori-
cizzare il discorso teologico. Una simile conseguente storicizzazione è stata
resa possibile, nel caso del Magistero romano, dall’attuale pontefice, che nel
1997 ha ordinato l’apertura dell’archivio della Congregazione per la dottrina
della fede. Risulta così in molti casi possibile seguire la preparazione inter-
na che condusse all’autorevole decisione del Magistero romano. È quanto ho
provato a fare negli ultimi anni relativamente al caso Loisy3, al decreto
Lamentabili sane exitu4 e all’enciclica Pascendi5, e qui mi propongo di pre-
sentare una sintesi dei miei risultati, prima di passare a una ricostruzione del-
l’origine dell’enciclica dell’8 settembre 1907, che per qualche verso precisa
le conoscenze finora acquisite.

1. Il decreto del Sant’Uffizio Lamentabili sane exitu (1907)

Il decreto Lamentabili deriva direttamente dalla messa all’Indice, nel


1903, dei più importanti scritti di Alfred Loisy; questi servirono ai cardinali
inquisitori per realizzare il compito loro affidato di stabilire una lista dei
principali errori in essi contenuti. Si individuò insomma una minaccia per la
fede e si scelse il metodo tradizionale della definizione d’eresia. Nel nostro
caso, si sollevarono molte discussioni teologiche. Dapprima i consultori Pie
de Langogne OFMcap e Domenico Palmieri SJ elaborarono separatamente

RSCr 5(2/2008)
346 Pascendi. Cent’anni dopo

delle raccolte di errori con i corrispondenti riferimenti ai testi di Loisy, poi


riuniti con l’aiuto di un terzo consultore – Willem van Rossum CSSR – in un
unico registro, l’«Elenchus unicus», che fu oggetto di intensi dibattiti in
occasione della plenaria dei consultori. La relazione a stampa della discus-
sione dei consultori fu infine trasmessa ai cardinali della Congegazione, che
per mesi discussero le proposizioni una ad una durante le loro riunioni setti-
manali, le cambiarono o le soppressero, garantendosi ogni volta la ratifica
pontificia. I consultori ebbero poi ancora una volta la possibilità d’iscrivere
i propri desiderata di correzione, che furono una volta di più discussi uno ad
uno dai cardinali; il cardinale Andreas Steinhuber, anziano gesuita, si incari-
cò della redazione finale, che fu nuovamente approvata dai cardinali e dal
papa.
Benché Lamentabili sottometta l’esegesi e la storia dei dogmi al con-
trollo del Magistero, il documento porta i tratti di un compromesso e di una
moderazione sino ad allora sconosciuti. Vi era una forte minoranza, tra i con-
sultori dell’Inquisizione che era critica rispetto al progetto e voleva evitare
una precipitosa definizione dottrinale. Erano capeggiati dal teologo della
corte pontificia, il Magister Sacrii Palatii Alberto Lepidi OP, nominato da
Leone XIII e che, a differenza del suo avversario, Pie de Langogne, non gode-
va della speciale prossimità del papa. Lepidi riuscì pure a paralizzare prov-
visoriamente il progetto. Più tardi lui e i suoi compagni di lotta poterono
volutamente ottenere delle omissioni nella formulazione delle proposizioni
sul lavoro dello storico. La redazione finale di Steinhuber smussò alcune
punte del documento preparatorio. Tra l’altro cancellò un passaggio circa la
lunga oscillazione della teologia trinitaria fra modalismo e subordinazioni-
smo (proposizione 65), come in uno sulla cristologia, la difficoltà a trovare
un compromesso tra nestorianesimo e monofisismo (prop. 66).
Relativamente alla storia della Chiesa antica, forse a motivo delle sue cono-
scenze storiche, Steinhuber omise la condanna dello sviluppo dogmatico,
benché l’introduzione del decreto, la quale era stata formulatocontempora-
neamente, avesse radicalmente rifiutato proprio questa teoria.
Il termine «modernismo», del resto, è assolutamente estraneo a
Lamentabili; titoli come «Errores Modernistarum» citati p.e. nel Denzinger
sono di carattere avventizio. La genesi del decreto mostra chiaramente che
ad esso si mise mano per proteggere la chiesa cattolica dalla presunta minac-
cia globale del razionalismo, come la definì Louis Billot, nel suo voto per
l’Indice su L’Evangile et l’église. In fin dei conti l’interesse risultò curiosa-
mente limitato alla Francia: furono presi di mira Loisy e la sua presunta
«scuola» esegetica; l’ermeneutica dei dogmi di Le Roy ha diritto a una sola
proposizione e il nome dell’altro modernista, George Tyrrell, non appare mai
in tutta la procedura. Loisy è il solo mediatore dei pensieri modernisti che
appaiono in Lamentabili. Lo scopo del decreto era soprattutto quello di bloc-
care Loisy e mettere fine alle discussioni in Francia. Al Sant’Uffizio vi era
pure incertezza sugli strumenti teologici da utilizzare. Lo mostrano la rinun-
cia a qualificare le proposizioni, l’opposizione di Lepidi ed altri, come pure
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la lungaggine del procedimento. Il modo con cui fu smussato il documento


lascia pensare che ci si sia potuti intendere su una conseguente soluzione del
problema del rapporto fra il dogma e la storia (cosa che, stando ai fatti, non
meraviglia).
Naturalmente Lamentabili rimase comunque un documento illiberale,
ma la cui genesi porta in qualche modo con sé la possibilità di un futuro
superamento della repressione dottrinaria. Lamentabili si rivela essere
comunque, dopo le discussioni interne, una «misura d’urgenza» che non sarà
in seguito considerata in tutti i suoi aspetti come parola definitiva del
Magistero. Gli antimodernisti che circondavano Pio X e, in questo caso
soprattutto Merry del Val e Vives y Tuto (e con lui Pie de Langogne) dovet-
tero riconoscere, dopo l’esperienza del Lamentabili, che l’ordine delle pro-
cedure dell’Indice e dell’Inquisizione e la memoria teologica di lunga dura-
ta di tali istituzioni nell’insieme intralciavano la condanna della nuova eresia
globale, del modernismo. Non si trova così alcuna traccia della preparazione
della Pascendi al Sant’Uffizio.

2. L’enciclica di Pio X Pascendi dominici gregis (1907)

L’enciclica Pascendi6 rappresentò un nuovo fatto storico-teologico nella


misura in cui il Magistero stesso esponeva una nuova eresia globale (una
meta-eresia), il modernismo, di cui aveva fatto la «scoperta»7. Nella sua
sezione maggiore, quella dottrinale, l’enciclica descrive il modernismo come
la sintesi di tutte le eresie e il modernista nei suoi sette ruoli: quale filosofo
che pensa solo secondo il sistema dell’immanenza (dunque entro i limiti di
un mondo chiuso in sé); come credente, che si fonda soltanto sull’esperien-
za religiosa soggettiva; come teologo, che comprende il dogma solo in
maniera simbolica, come storico e critico della Bibbia che nell’applicare il
metodo storico-critico risolve la revelazione in un processo evolutivo imma-
nente; quale apologista, che giustifica la verità solo dal punto di vista del-
l’immanenza e infine come riformatore, che vuole trasformare la Chiesa a
partire dalle sue fondamenta. Agnosticismo, immanentismo, evoluzionismo
e riformismo sono le parole chiave che caratterizzano il sistema teologico-
filosofico del Modernismo. Il modernista avrebbe fatto resistenza alla teolo-
gia scolastica tradizionale e al Magistero; le sue caratteristiche morali sareb-
bero consistite in una fallace curiosità intellettuale, nell’orgoglio, nell’igno-
ranza e nella volontà d’ingannare. La prova sarebbe stata soprattutto nel fatto
che nessun modernista difendeva apertamente l’insieme del sistema moder-
nista, ma si rivestiva solo di qualcuno dei ruoli citati. In una conclusione
disciplinare, l’enciclica prende le misure pratiche, raccomandando esplicita-
mente la filosofia e la teologia scolastiche (per richiamare all’ordine i docen-
ti e i seminaristi sospetti), la censura dei libri e la creazione dei comitati di
vigilanza nelle varie diocesi.
348 Pascendi. Cent’anni dopo

2.1. Gli atti ed il segretario: Vincenzo Sardi

Ogni interpretazione della Pascendi ha risentito del fatto che gli atti pre-
paratori non erano stati reperiti e c’erano soltanto speculazioni (alcune fon-
date) circa gli autori dell’Enciclica. Di fatto gli atti si trovano in luogo „nor-
male” per le Encicliche: presso le “Epistulae ad principes”8. Questo
Segretariato papale servì non solo alla preparazione delle lettere solenni ai
principi e alle dignità ecclesiastiche, ma pure di Encicliche, Costituzioni e
lettere motu proprio9. Il suo capo era un latinista capace, Mons. Vincenzo
Sardi. Sardi aveva già servito sotto Leone XIII comme segretario privato e il
1 Agosto 1903 tenne L’Oratio de eligendo pontifice. Pio X lo fece segretario
delle lettere ai principi il giorno della sua elezione10. Come scrittore Sardi ha
prodotto pubblicazioni agiografiche et biografiche11. In particolare nel
1904/05 ha pubblicato gli atti preparatori della Definizione dell’Immacolata
Concezione del 185412. I processi decisionali magisteriali non gli erano
estranei, e Sardi, stando agli atti, va considerato il redattore finale della
Pascendi13.

2.2. Il contributo di Pio X

Il fascicolo per Pascendi all’Archivio Segreto Vaticano comprende circa


300 fogli, non tutto il materiale preparatorio, ma la parte che Vincenzo Sardi
ha ritenuto opportuno conservare14. Diversamente dalle Encicliche e lettere
motu proprio tradotte da Sardi negli anni 1905-1906, il fascicolo della
Pascendi contiene non solo il manoscritto e le bozze della traduzione latina
del documento15, ma anche altri documenti del processo di preparazione.
Il primo documento del fascicolo è un autografo del Papa di una pagina
e mezza, che evoca una situazione drammatica:
«L’implacabile nemico del genere umano non dorme mai; secondo le vicende dei
tempi, ed il prodursi degli avvenimenti cambia tatticamente linguaggio, ma sempre
pronto alla lotta, anzi quanto più l’errore inseguito dalla verità è condannato a
nascondersi e tanto più è da temersi per le pericolose imboscate dietro le quali non
tarderà molto a ristabilire le sue batterie sempre micidiali. – Perciò non potremo mai
abbandonarci ad una falsa sicurezza senza incorrere in quegli anatemi lanciati con-
tro i falsi profeti che annunciavano la pace dove la pace non era, e cantavano la vit-
toria quando tutto ci chiamava al combattimento. – E per questo è necessario in tutti
i tempi, ed è specialmente in questo, in cui la grande cospirazione ordita direttamente
contro nostro Signor GCristo, contro la sua religione soprannaturale e rivelata, con-
tro la sua Chiesa e il suo sacerdozio, è arrivata al punto che quasi suscitava nello spi-
rito dei popoli i falsi maestri che dicono bene al male e male al bene, vocantes tene-
bras lucem et lucem tenebras, seducendo molte intelligenze che si piegano ad ogni
vento di dottrina [sic]. – Per questo crediamo sia venuto il tempus loquendi»16.

2.3. L’ispiratore della Pascendi: P. Albert Maria Weiß OP (tramite Giuseppe


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Toniolo)

Benchè Vincenzo Sardi abbia potuto utilizzare alcuni elementi di questo


concitato testo papale per l’introduzione della Pascendi, è chiaro che Pio X
ebbe bisogno di aiuto intelletuale per formulare la solenne condanna del
modernismo. Nel foglio autografo del Papa si trova una piccola lettera del 29
Gennaio 1907, indirizzata a un professore anonimo e sottoscritta dal dome-
nicano Albert Maria Weiß, docente di apologetica nell’università di Friburgo
in Svizzera – un noto antimodernista17. La lettera cominicia a dare risposta a
una domanda dell’anonimo professore, ma continua in latino «per ragioni di
clarità e fermezza»: «In primo luogo, l’eresia che oggi minaccia di domina-
re gli spiriti non è un’eresia come quelle del passato, un insieme di alcune
proposizioni, ma essa è un compendio, o meglio l’estratto e lo spirito di tutte
le eresie, quasi l’ultima parola di tutto quanto le varie eresie hanno sinora
aspirato a realizzare con i loro errori»18. Ecco perchè non bastava più fissa-
re qualche eresia, ma bisognava designare lo spirito e l’attitudine da cui tutto
ciò derivava, cosa che risultava molto difficile, perchè le idee moderne erano
involute in se stesse e i loro rappresentanti le nascondevano volontariamen-
te, e anche più astutamente dei giansenisti. La nuova eresia, il
«Modernismo», investe i fondamenti della fede e della teologia e perfino i
protestanti e i loro adepti all’interno (!) e all’esterno della Chiesa non sareb-
bero andati così lontano. Weiß abbozzò così in quattordici altri punti una
visione d’insieme del «modernista» e definì il suo positivismo e relativismo
storici in esegesi e in patristica – che avrebbero annientato la rivelazione
sovrannaturale –, il suo minimalismo dogmatico, la sua ostilità nei confron-
ti della filosofia scolastica, la sua influenza dissolutrice dell’ascesi nei semi-
nari e nei monasteri. Weiß espose infine una difesa teorico-pratica in cui si
riconosce agevolmente il nucleo dell’enciclica Pascendi, che apparve sette
mesi più tardi.
La grande rilevanza del contributo di Weiß può essere direttamente pro-
vata col discorso che Pio X tenne il 17 aprile 1907 al Concistoro «contro il
neo-riformismo religioso», che Lorenzo Bedeschi, decano delle ricerche sul
modernismo in Italia (recentemente scomparso) definì «un primo abbozzo
teorico dell’antimodernismo»19. In occasione di tale discorso ai cardinali,
Pio X riprese direttamente le formule del testo di Weiß, fra cui: gli «eretici
moderni» che non avrebbero solo diffuso un’eresia ma «la sintesi e il veleno
di tutte le eresie precedenti»20. Essi avrebbero limitato l’ispirazione delle
Sante Scritture ad alcuni oggetti dogmatici e tale ispirazione non si sarebbe
differenziata dall’ispirazione poetica «di un Eschilo o di un Omero»21. Essi
avrebbero relativizzato la tradizione e minato alle fondamenta l’autorità
della Chiesa22. L’enciclica Pascendi costituì dunque l’elaborazione di questo
abbozzo originario; fu resa pubblica nel settembre del 1907 e superò volon-
tariamente il decreto Lamentabili, come dichiarato dalle note ufficiose degli
«Acta Sanctae Sedis»23. Non si trattò più del vecchio procedimento scolasti-
co di estrazione di alcune proposizioni condannabili, ma di smascherare una
350 Pascendi. Cent’anni dopo

deleteria ideologia moderna.


Il memorandum di Albert Maria Weiß fu comunicato al papa dall’eco-
nomista torinese Giuseppe Toniolo24. L’identità dell’anonimo professore
risulta chiarita grazie al nuovo eccellente inventario della «segretariola» di
Pio X25. La corrispondenza fra Toniolo e il papa riempie alcuni fascicoli e
riguarda sovente, oltre le questioni socio-politiche, più precisamente il tema
del controllo interno della chiesa italiana. Toniolo aveva incontrato Weiß nel
corso degli anni Novanta dell’Ottocento, quando lo ebbe come collega a
Friburgo ed imparò ad apprezzarlo. I due furono legati da un orientamento
politico social-conservatore, oltre che dalla paura nei confronti di una demo-
crazia cristiana indipendente e laica. Weiß condivideva i sentimenti di
Toniolo, aveva partecipato alla fondazione del movimento cristiano-sociale
in Austria, ma aveva già, sotto Leone XIII, combattuto invano (come consi-
gliere del cardinal Gruscha a Vienna) il partito cristiano-sociale di Karl
Lueger, per cui aveva dovuto lasciare l’Austria. Nel 1905 il Toniolo avevo
trasmesso un primo Memoriale del Weiß al Papa. Pio X rispose che aveva
direttamente parlato con il padre e che intendeva ovviare ai pericoli da lui
descritti26. Come ora sappiamo, il Weiß scrisse di nuovo al Toniolo nel 1907,
e Toniolo presentò la lettera al Papa27. Per qualche tempo Pio X aveva pen-
sato a una condanna delle pericolose novità in ambito esegetico e filosofico,
e sulla pericolosa “novità“ era già venuta la lagnanza dell’episcopato italia-
no nel 190628. La faticosa preparazione del decreto Lamentabili, durava nel
gennaio del 1907 già da tre anni. Come sapeva bene il papa, che nel 1906
aveva successivamente confermato ogni singola proposizione del progettato
decreto29, questo non trattava del modernismo come eresia globale. Il nuovo
sillabo apparve nel giugno 1907, ma sembra che già prima il Padre Weiß
avesse aperto gli occhi del pontefice sulla necessità di una definizione sinte-
tica del sistema modernistico e di efficaci misure di controllo30.
L’aiuto del prof. Dieguez dell’Archivio Segreto Vaticano mi ha consen-
tito di appurare che senza dubbio c’è la mano di Toniolo in un altro testo del
fascicolo Pascendi all’ASV. Vi viene affermato che le idee scientifico-reli-
giose “attuali” e gli errori insieme intellettuali e sociali del XIX secolo, come
l’evoluzionismo, il kantismo, l’hegelismo, il liberalismo e il soggettivismo,
sono approdati all’interno della Chiesa e, se lasciati a loro stessi, avrebbero
condotto a una religione senza dogmi e a una società senza Dio.
Considerando le tendenze emancipatrici dei laici cattolici, ossia della chiesa
in ascolto della chiesa docente, Toniolo stigmatizzò i pericoli costituiti dal-
l’individualizzazione della religione e dalla neutralità religiosa dello Stato,
insomma da un laicismo universale31.

2.4. Joseph Lemius, principale redattore della Pascendi

I due progetti di Weiß e di Toniolo apportarono le idee di base all’enci-


clica e il nome della nuova eresia universale; essi non erano però adeguata-
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mente manipolabili per poter essere direttamente rifusi in un documento dot-


trinale. Il cardinale segretario di stato, Merry del Val, per ordine del papa,
cercò uno scrivano che fungesse al caso. Merry, probabilmente grazie alla
mediazione di mons. Sante Tampieri (uno dei sottoposti della Congregazione
degli affari ecclesiastici straordinari), scelse padre Joseph Lemius OMI (1860-
1923), il procuratore romano dei Oblati di S. Maria Immacolata. Oltre al
ruolo di stimolo di Weiß e Toniolo, sinora ignorato, la ricerca aveva da tempo
supposto che la parte dottrinale della Pascendi provenisse da Joseph
Lemius32. Questi, sin dal 1903, si occupò degli scritti del compatriota Alfred
Loisy, provando a rintracciarvi un sistema eretico. Il fatto era noto all’am-
biente ecclesiastico romano, tanto che Lemius fu invitato a tenere discorsi su
tale argomento all’Accademia di S. Tommaso. Gabriel Daly scoprì alla fine
degli anni Settanta un dattiloscritto in italiano di sessantadue pagine nel
fondo Lemius, molto simile alla parte dottrinale della Pascendi33. Tra gli atti
relativi all’enciclica depositati all’ASV si trova però solo un piano dettaglia-
to in cinque parti, redatto in italiano, dalla mano di Lemius, intitolato dallo
stesso: «Sunto del sistema de’ modernisti, specie del Loisy»34.
In seguito a un nuovo esame degli Archivi degli Oblati a Roma posso
affermare che certamente Lemius fu il principale artefice della Pascendi.
Non redasse, infatti, solo il progetto della parte dottrinale35, ma (è questa la
sorpresa principale) rielaborò le due parti rispettivamente definite morale e
disciplinare36; un abbozzo di quest’ultima era infatti già stato presentato da
Vives y Tuto. In effetti, oltre al dattiloscritto già scoperto da Daly, nel Fondo
Lemius si trova un altro dattiloscritto di 20 pagine, composto dalla stessa
macchina, e con un’annotazione di mano di Lemius37. Il segretario delle
«Epistulae ad Principes», mons. Vincenzo Sardi si incaricò quindi soltanto
della redazione finale – formulando un’initium sulla base di un breve schiz-
zo di Pio X e una breve perorazione – e, infine, della traduzione in latino. Gli
atti sono assai eloquenti e le dichiarazioni giurate sull’origine papale della
Pascendi « proprio pugno », in occasione del processo di canonizzazione di
Pio X, vanno piuttosto messe in conto a un naturale deficit mnemonico del-
l’interessato di turno o all’influenza di dicerie e a formalismi.
La mentalità teologica di Joseph Lemius è assai interessante. L’autore
principale della Pascendi aveva appreso la scolastica all’interno del proprio
ordine, era membro dell’Accademia S. Tommaso di Roma e dal 1894 con-
sultore della Congregazione degli Studi38. Ebbe la tempra del tipico neo-sco-
lastico. Lo studioso irlandese del modernismo, Gabriel Daly, che ha per
primo utilizzato il fondo Lemius all’archivio degli Oblati gli ha pure attri-
buito una franca indignazione antimodernista modulata da espressioni relati-
vamente moderate39. L’aiuto offerto da Lemius al futuro cardinale Désiré
Mercier dell’Università di Lovanio in occasione delle sue difficoltà colla
Congregazione per gli studi (problema dell’insegnamento della filosofia
tomistica in lingua francese, e indistintamente per seminaristi e laici) è stato
messo in conto a un carattere «liberale» del personaggio40. Poco «liberale»
fu invece il sostegno di Lemius per il teologo ultra-conservatore Joseph
352 Pascendi. Cent’anni dopo

Lahitton (vicino all’Action française) nel 1912. In questo caso, Pio X decise
di saltare il regolare procedimento della Congregazione dell’Indice e d’isti-
tuire una commissione speciale per l’esame della teoria sulla vocazione pre-
sbiteriale (piuttosto autoritaria), presentata dal Lahitton41.
Gli atti del segretario privato di Pio X trasmettono un accento diverso,
più duro di quello del principale redattore della Pascendi. In qualità di con-
sultore dell’Indice, quest’ultimo si schierò tra il 1913-14 tra i principali
difensori dell’Action française di Charles Maurras, la cui messa all’indice
non fu pubblicata da Pio X, tra l’altro per la pressione di Lemius, che inter-
venne allora presso il papa con uno scritto a favore di Maurras42. Come nel
caso Lahitton, si trattò di una cooperazione di tutto il gruppo romano degli
integralisti francesi: Joseph Lemius, Pie de Langogne OFMCap, alias Pierre
Armand Sabadel, Louis Billot S.J. Nella sua lettera al Papa, Lemius diffe-
renziò gli aspetti «sostanziali» da quelli «secondari» dell’Action Française,
annoverando fra i primi la politica antirivoluzionaria, che avrebbe difeso l’u-
nità, la continuità, l’ordine, l’autorità e la famiglia. Anche il carattere antili-
berale, antimodernista e antisillonista dell’AF sarebbe stato, in ambito teolo-
gico, sostanziale, perchè per loro ragione l’AF avrebbe difeso l’indipendenza
e la superiorità della Chiesa contro lo Stato e per questo la si sarebbe dovu-
ta considerare «autenticamente cattolica». L’atteggiamento di Lemius nei
confronti del positivismo di Maurras è significativo; esso viene da lui anno-
verato tra gli aspetti secondari. Il consultore che nella Pascendi aveva porta-
to allo scoperto, senza pietà, l’immanentismo dei modernisti, si mostrò inve-
ce in tale circostanza molto comprensivo, rilevando nel periodico «L’Action
française» soprattutto un «ottimo» positivismo storico e sociale «positivismo
di buonissima lega, e che ha condotto appunto il Maurras, alle sue conclu-
sioni a favore della Chiesa». Secondo Langogne, Maurras avrebbe personal-
mente sentito il proprio positivismo filosofico come un problema e sarebbe
quindi pure stato «immune peraltro dell’agnosticismo modernista, anzi con-
trario a questo». Contrariamente ai modernisti, Maurras non avrebbe cerca-
to d’introdurre il positivismo in teologia, un errore contro cui si era pronun-
ciata la Pascendi (a cui Lemius fece esplicita allusione). Una censura
dell’Action française avrebbe secondo lui in sostanza significato il «trionfo
dei liberali, dei modernisti e dei sillonisti», di cui si sarebbe potuto intende-
re il peàna vittorioso e che, in Francia, nell’imminenza di nuove elezioni
politiche43, avrebbe scoraggiato non pochi cattolici. Nel 1914 Lemius pro-
pose così al papa di seguire la prassi adottata due anni prima per il caso del
teologo ultraconservatore Joseph Lahitton: non seguire la procedura regola-
re dell’Indice, ma creare una commissione straordinaria (segretario della
commissione speciale allora costituita dal papa era significativamente Pierre-
Armand Sabadel, cioè fr. Pie de Langogne ofmcap.) Questa volta Pio X non
evitò la Congregazione, ma decise di sospendere la pubblicazione della
messa all’Indice, che rimase senza effetto (fino alla pubblicazione nel
1926)44.
Nel 1913, come ha mostrato François Trémolières, Lemius fu poi pure
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corresponsabile della messa all’Indice della S.te Chantal di Brémond, da lui


considerata opera tipicamente modernista. Nel suo voto il Lemius vi faceva
la scoperta di un naturalismo tipicamente modernista e dell’immanenza vita-
le condannata dalla Pascendi45. La corrispondenza privata di Lemius che si
trova nell’archivio romano degli Oblati consente d’attribuire un ulteriore
interessante tratto a questa figura di una «destra» parzialmente integralista,
permettendo pure di precisare la notazione dell’antimodernismo teologico di
Lemius nel senso di un generale integralismo. Infatti, nell’aprile del 1921,
Lemius scrisse a riguardo del confratello Léopold Trabaud (1878-1937), che
provava a formulare una nuova teologia del giudaismo, per rimproverargli il
fatto che, contrariamente a S. Tommaso d’Aquino, questi non aveva presen-
tato gli Ebrei come semplici testimoni dell’Antico Testamento.
«En conclusion [scrisse], la thèse ne me paraît pas juste. Et en tout cas, elle est très
inopportune à cette heure, où se produit, s’accentue le mouvement sioniste. Ce qu’il
faut entretenir aujourd’hui dans l’âme des fidèles, c’est la détestation des Juïfs; qui
sont l’âme de toute persécution contre l’Eglise. Dans le travail du cher Père on sent
au contraire un courant de sympathie très vive. Il ne parait pas bon que cette sympa-
thie soit partagée. Sauf meilleur avis et avec le regret de ne pouvoir donner ma mode-
ste approbation au travail d’un ami très cher – Joseph Lemius»46.

Queste parole di Lemius appaiono molto vicine a quelle della presa di


posizione interna di Merry del Val, formulate nel 1928, in occasione del pro-
cesso del Sant’Offizio contro gli «Amici d’Israele»47.
Esiste però anche una certa componente tragica nei casi che toccarono a
P. Lemius dopo la pubblicazione della Pascendi, in cui aveva rifuso i suoi
voluminosi lavori preliminari sugli errori moderni di Loisy e dei suoi con-
géneri. Nel novembre del 1907, due mesi appena dopo la pubblicazione del-
l’enciclica, il cardinal Rampolla, in qualità di presidente dell’Accademia
pontificia chiese a Lemius di pronunciare due discorsi sulla Pascendi. Questi
confidò il suo imbarazzo al fratello Jean-Baptiste Lemius (1851-1938)348,
anch’egli oblato, relativo al fatto di poter essere facilmente individuato come
estensore dell’enciclica. Chiese allora consiglio per iscritto direttamente a
Merry del Val e Pio X, attraverso il suo segretario di Stato, richiese la revoca
immediata dall’incarico per conservare l’anonimia dell’autore della
Pascendi, tanto più che i modernisti gli davano già la caccia49. Lemius fu
così costretto al silenzio e alla sospensione del proprio lavoro teologico.
D’altro canto, proprio suo fratello Jean Baptiste, docente allo Scolasticato di
Autun e futuro Superiore della Communità degli Oblati a Montmartre,
festeggiò il trionfo di Lemius con un catechismo sulla Pascendi, in cui for-
mulò la dottrina antimodernista sotto forma di domande e risposte, che fu
pubblicato in francese50, inglese51, italiano52, spagnolo53, olandese54, tede-
sco55. Joseph confidò così al fratello il contenuto di una discussione avuta col
segretario privato del papa, Giovanni Bressan: «Bressan m’a dit: “Moi, je ne
comprenais pas grand-chose à l’Encyclique. J’ouvre le Catéchisme. Crac!
Tout est clair! Entre nous cela”»56. Pio X offrì settemila copie del catechismo
354 Pascendi. Cent’anni dopo

ai vescovi italiani, venticinque a testa. L’edizione era corredata da una pre-


messa di Merry del Val (in nome del Papa)57. Lo stesso segretario di stato
impedì pure attraverso Joseph Lemius altri supplementi previsti da Jean-
Baptiste: le introduzioni di Vives y Tuto e del vescovo di Verdun. Le edizio-
ni del catechismo assunsero quasi il valore di un documento pontificio e non
subirono più cambiamenti (Merry ha proibito anche la pubblicazione di un
catechismo su Lamentabili et sul motu proprio Praestantia scripturae, che il
solerte Jean-Baptiste – forse ispirato da Lahitton – volle lanciare a ruota)58.
Jean-Baptiste Lemius aveva già dato alle stampe sotto Leone XIII simili
pubblicazioni divulgative di testi ufficiali del magistero: un catechismo sulla
Humanum genus59 (contro la massoneria – tema tipicamente ultramontano)
e sulla Rerum novarum60. Il giovane Joseph Lemius aveva già dovuto fare
pubblicità per il primo catechismo nel 1885 presso Leone XIII personalmen-
te61. Nel caso della Pascendi, Joseph Lemius non solo fu bloccato nelle sue
velleità teologiche, ma la gloria del suo lavoro fu pure raccolta dal fratello,
per il quale dovette rendere servizi di mediazione a Roma e che ancora oggi
risulta erroneamente individuato nel Denzinger come autore della Pascendi.
Joseph Lemius dovette sempre abbozzare un sorriso sforzato parlando del-
l’enciclica dell’8 settembre 190762. Une certa ricompensa l’ottenne con l’in-
flusso esercitato su Merry del Val63 e Pio X, come dimostrato nei casi di
Lahitton e Maurras.

2.5. Lemius e la parte dottrinale della Pascendi

Il contributo decisivo del progetto di Lemius relativo alla parte dottrina-


le della Pascendi è già stato individuato nella struttura sviluppata in italiano
contenuta nel fascicolo Pascendi all’ASV: l’essenziale per Lemius consisteva
nello smascherare il sistema teologico-filosofico nascosto dietro l’esegesi di
Loisy64. L’impressione è confermata dalla lettura del materiale depositato
all’archivio degli Oblati a Roma (14 Buste). Accanto al suo dattiloscritto
relativo alla parte dottrinale, si trovano i manoscritti dei suoi discorsi roma-
ni e il materiale preparatorio del suo gran libro sui « novatori » che non potè
mai vedere la luce. In effetti, originariamente Lemius mostrò i propri favori
per tale terminologia tradizionale per indicare gli eretici: i «novatori».
Adottò «modernismo» e «modernisti» solo nel comporre l’enciclica. I docu-
menti mostrano pure contro chi fosse originariamente rivolta la Pascendi.
Nel maggio del 1907 Lemius parlò all’Accademia di San Tommaso a Roma
su «Le basi filosofiche del sistema Loisiano». A suo parere una guerra teo-
logica era in corso nella Chiesa: i peggiori errori erano entrati sotto il manto
della critica biblica del caposcuola Loisy che avrebbe costituito un vero e
proprio movimento filosofico moderno all’interno della Chiesa, allo scopo di
battere in breccia la vecchia metafisica d’Aristotele e di Tommaso e la vec-
chia dogmatica con l’agnosticismo, l’immanentismo, lo psicologismo e il
simbolismo65. L’idea base della parte dottrinale dell’enciclica era stata così
Arnold - Antimodernismo e magistero romano 355

formulata. (Una interpretazione già proposta, del resto, par Domenico


Palmieri nel contesto di Lamentabili, ma non elaborato nel Sillabo: Loisy
finisce il lavoro distruttivo di Kant66).
Nel dattiloscritto della Pascendi, elaborato in quattro giorni durante l’e-
state 1907, Lemius annotò a mano le posizioni prese di mira. Sono annota-
zioni che rivelano gli obiettivi realmente attaccati dalla Pascendi; natural-
mente, si trattò in primo luogo di Loisy, soprattutto in quanto autore di
Autour d’un petit livre, ma anche de L’Évangile et l’église e delle Études
évangéliques. Il nome di Loisy, non quello di George Tyrrell risulta annota-
to quando si tratta di esperienza religiosa personale. L’ «immanenza vitale»
rigettata, viene ricollegata agli Essais de philosophie religieuse di Lucien
Laberthonnière, all’Indice dal 190667. In un passaggio, l’astuto storico dei
dogmi Battifol viene preso direttamente di mira; un ruolo viene svolto anche
dal gruppo di giovani preti italiani che si rivolse 1907 in forma epistolare
anonima al papa (A Pio X, quello che vogliamo)68 confermando così l’im-
pressione del “complotto modernista” nel giovane clero. Un esemplare della
lettera aperta (con riferimenti a Blondel e Laberthonnière) si trova pure negli
atti relativi a Pascendi all’ASV. Altrimenti, Lemius si riferisce soprattutto al
solito malvagio, Kant, ma pure, ad autori più recenti, come al sociologo
Herbert Spencer69 e alla sua interpretazione evoluzionista della religione, al
fenomenologo della religione William James70. Non si può affatto dire che
tutto il pesaggio riformatore religioso faccia capolino nella parte dottrinale
dell’enciclica. Altre posizioni, attestate in Germania o Inghilterra, riecheg-
giano solo in via subordinata attraverso il contributo d’Albert Maria Weiß e
ancora, bisogna ammettere, Lemius non si fece direttamente influenzare dal
suo modello. Dunque, nessun documento dottrinale si occupa esplicitamen-
te di Tyrrell o di von Hügel; nonostante il fatto che Pascendi reclami per sé
un significato più generale di Lamentabili, la materia prima dell’enciclica è
assai limitata (contro George Tyrrell p.e. furono piuttosto utilizzati strumen-
ti disciplinari, coordinati da Merry del Val, specialista curiale per gli affari
inglesi)71.
Le prime quattro pagine del dattiloscritto dottrinale di Lemius presenta-
vano una introduzione completa per l’Enciclica, integrata in gran parte nella
versione definitiva. È interessante notare come questa prima introduzione di
Lemius presentasse riferimenti meno pessimisti di quelli contenuti nella
redazione definitiva, sottolineando in primo luogo il gran numero di bravi
preti e fedeli cattolici, per denunciare solo successivamente il pericolo
modernista72. Pascendi inizia quindi con toni più negativi di quelli espressi
nel progetto di Lemius; Vincenzo Sardi si ispirò al breve schizzo del papa,
sopracitato, che prendeva di mira il carattere demoniaco del modernismo.

2.6. Il cardinale Vives y Tuto, Lemius e la parte morale disciplinare della


Pascendi
356 Pascendi. Cent’anni dopo

Da tempo, dietro la parte pratica dell’enciclica – che esigeva l’instaura-


zione di un sistema di rigida sorveglianza –, si è sospettato ci fosse il cadi-
nale di curia cappuccino, il catalano José Calasanz Vives y Tuto73. Il religio-
so aveva dovuto soffrire molte espulsioni, per finire dall’America Latina alla
Francia ed era quindi segnato in senso antiliberale. La sua ascesa curiale ini-
ziò sotto Leone XIII, quando fece campagna contro la validità delle consa-
crazioni anglicane e terminò sotto Pio X, che lo stimò più d’ogni altro cardi-
nale. È interessante notare che nel circolo antimodernista Vives y Tuto fu in
relazione con Giuseppe Toniolo e Albert Maria Weiß dall’inizio dell’estate
del 190774 (per la traduzione in italiano di un libro del Weiß).
Il modello della seconda parte dell’enciclica, scritto in italiano nello spa-
zio di trentacinque pagine viene in effetti dalla mano del cardinale cappuc-
cino ed era chiaramente progettato come la seconda parte di un documento
già strutturato75. La sua opera presenta da un lato misure disciplinari con-
crete contro il «modernismo», dall’altro elenca una serie di misure papali, in
qualche modo a prova della tradizionalità dell’azione antimodernista. Vives
rimontò perciò fino all’epoca della fine della Controriforma e più precisa-
mente fino alle misure pro-scolastiche di Sisto V che videro la luce con la
bolla Triumphantis del 1588. L’accento di Vives cade tuttavia sui papi intran-
sigenti del XIX secolo, su Gregorio XVI e Pio IX, provando soprattutto a inter-
pretare il pontificato di Leone XIII esclusivamente in chiave antiliberale. La
ricerca storico-religiosa ha da qualche tempo notato che Pio X tornò al pro-
gramma teologico-politico-ecclesiale di Pio IX76. Vives y Tuto presentò tale
cambiamento come una continuità, accentuando con parzialità le misure pro-
scolastiche e antiriformiste e sfumando sull’atteggiamento favorevole di
Leone XIII nei confronti delle scienze, pure di quelle storiche. Anche se il flo-
rilegio di richiami non è stato interamente adottato nell’enciclica, il testo
definitivo ne riprende l’affermazione circa l’esistenza di una continuità dot-
trinale fra l’antiliberalismo del XIX secolo e l’antimodernismo del XX.
Risulta ora dalle carte Lemius nell’archivio degli Oblati il fatto fino a
questo momento inedito che Lemius redasse pure la parte disciplinare della
Pascendi, prima della redazione finale di Sardi. In tale lavoro, relativamente
alle misure disciplinari, Lemius si rifece testualmente a Vives. Il suo tocco
d’originalità consistè invece soprattutto nel fatto di aver costruito, partire
dalle allusioni fatte da Vives, la parte centrale dell’enciclica sulle origini
morali e intellettuali del modernismo e sulle modalità di procedere dei
modernisti. Lemius fece una scelta nel florilegio di dichiarazioni dottrinali
redatto da Vives. Vincenzo Sardi dovette soltanto aggiungere una pia con-
clusione di mezza pagina77.
Riassumiamo quindi in breve la genesi della Pascendi: la relazione di
Albert Maria Weiß innescò il progetto e fornì l’idea; si aggiunsero gli elabo-
rati di Toniolo e Vives y Tuto. Joseph Lemius, che redasse la parte dottrina-
le dell’enciclica ricevette il materiale già predisposto, rielaborò la parte
disciplinare di Vives e ne creò anche la parte centrale (morale). Il segretario
dei brevi ai principi, Vincenzo Sardi, formulò la prima parte dell’introduzio-
Arnold - Antimodernismo e magistero romano 357

ne e la conclusione. Sardi lavorò pure sul piano stilistico al testo italiano di


Lemius e lo tradusse in latino. Merry del Val apportò qualche sobria corre-
zione e organizzò una propaganda perfetta78.

3. Conclusione

L’atteggiamento del Magistero romano nei confronti dell’antimoderni-


smo si rivela complesso: mentre il decreto Lamentabili, data la sua storia
redazionale (come pure il giuramento antimodernista, data la storia interna
della sua interpretazione) risulta essere un compromesso istituzionalmente
regolamentato e di portata teologica limitata, i padri dell’enciclica Pascendi
si dimostrano rappresentanti di un integralismo che va ben al di là degli inte-
ressi teologici e che implicava una concezione sociale di carattere fonda-
mentalmente antimoderno e antidemocratico, autoritario. L’enciclica
Pascendi è progetto personale di Pio X, che riprese allo scopo le formule con-
servatrici di alcuni intellettuali ecclesiastici che videro forse più chiaramen-
te di lui lo scopo a cui mirava il papa. Albert Maria Weiß e Joseph Lemius
erano solo i protagonisti di un gruppo transnazionale più ampio che provò
sul piano teologico un’istintintiva sottile ostilità per lo storicismo, l’antropo-
centrismo e l’ecumenismo. È un gruppo che diresse con l’aiuto delle autori-
tà ecclesiali la svolta che in qualche modo anticipò nel cattolicesimo la rivo-
luzione antistorica del protestantesimo degli anni Venti.
Le discussioni sul caso Loisy, su Lamentabili, sulla genesi del giura-
mento antimodernista, sul dibattito relativo ai sindacati e al caso Maurras
provano da un lato che la curia romana non fu in nessun caso un blocco
monolitico antimodernista, dall’altro offrono lo spettacolo di una vasta
gamma di posizioni teologiche e politico-ecclesiali. L’antimodernismo dei
primi iniziatori radicali fu smussato poco dopo Pio X. Tuttavia il clima spiri-
tuale nella Chiesa fu nel complesso a lungo chiaramente segnato. Benedetto
XV si sottrasse all’integralismo, ma confermò l’antimodernismo teologico.
Merry del Val sorvegliò l’eredità teologica di Pio X in qualità di cardinale
segretario del Sant’Uffizio dal 1914, alla morte, nel 1930. Sotto di lui, il
Sant’Uffizio assurse al rango di centro curiale della repressione antimoder-
nista. Il collaboratore di Merry del Val, Nicola Canali (morto nel 1961), che
nel 1941 Pio XII trasferì a un posto di influenza politica ridotta, quello di car-
dinal penitenziario maggiore, fu infine il motore del processo di canonizza-
zione di Pio X e Merry del Val79.

ABSTRACT

After the opening of new “Fondi” in the Archivio segreto Vaticano and
the Archivio della Congregazione per la dottrina delle Fede it has become
possible to reconstruct more or less fully the making of the two principal
antimodernist documents of the Roman Magisterium: the decree Lamentabili
358 Pascendi. Cent’anni dopo

sane exitu and the encyclical Pascendi. The long and difficult process of draf-
ting and discussing the propositions of Lamentabili reveals divergent opi-
nions about Loisy and the entire modernist problem within the Holy Office.
Thus, Lamentabili bears traces of attenuation and compromise, Pascendi, on
the other hand, was clearly inspired by leading antimodernists like Albert
Maria Weiss OP or the Cardinal Vives y Tuto OFMCap, and drafted mainly by
Joseph Lemius OMI, whose strictly antimodernist theological orientation and
integralist mentality is explored on the basis of his personal papers and let-
ters to his brother Jean-Baptiste Lemius OMI.

Dopo l’apertura dei nuovi fondi dell’Archivio segreto Vaticano e


dell’Archivio della Congregazione per la dottrina delle Fede, è diventato
possibile ricostruire più o meno compiutamente il processo redazionale dei
due principali documenti antimodernisti del magistero romano: il decreto
Lamentabili sane exitu e l’enciclica Pascendi. Il lungo e difficile percorso di
elaborazione e discussione delle proposizioni del Lamentabili rivela diver-
genti opinioni riguardo a Loisy e all’intero problema modernista all’interno
del Sant’Uffizio. Così, Lamentabili porta tracce di attenuazione e compro-
messo; la Pascendi, d’altro canto, fu chiaramente ispirata da prominenti
figure dell’antimodernismo come Albert Maria Weiss OP o il Cardinale Vives
y Tuto OFMCap, e principalmente elaborata da Joseph Lemius OMI, il cui
orientamento teologico strettamente antimodernista e la mentalità integrista
sono esplorate sulla base delle sue carte personali e delle lettere al fratello
Jean-Baptiste Lemius OMI.

1 «Tu, infatti, hai parole vere e ai nostri giorni hai nuovamente confermato la nostra fede
con l’autentico giudizio del tuo infallibile magistero»; ASV 82 1908 fasc. 7 fol. 61: Arcivescovo
Thomas Duhamel da Ottawa e gli OMI dell’Università di Ottawa a Pio X, 7 marzo 1908. – La
ricerca presente si svolge nell’ambito del progetto «Antimodernismus und römisches
Lehramt» della Deutsche Forschungsgemeinschaft (DFG).
2 Per la vasta bibliografia cfr. A. Botti-R. Cerrato (eds.), Il Modernismo tra Cristianità e
Secolarizzazione. Atti del Convegno Internazionale di Urbino 1-4 ottobre 1997, Quattro Venti,
Urbino 2000; D. Jodock (eds.), Catholicism contending with modernity. Roman Catholic
modernism and anti-modernism in historical context, CUP, Cambridge 2000; Otto Weiß,
Modernismus in Deutschland. Eine Bestandsaufnahme, in «Laurentianum» XLVI, 1-3(2005),
pp. 27-65.
3 C. Arnold, Der Beginn des Falles Turmel vor der Indexkongregation (1900/01). Mit
Seitenblicken auf Alfred Loisy und einem Gutachten von Laurentius Janssens, in: P. Walter-H.J.
Reudenbach (eds.), Bücherzensur – Kurie – Katholizismus und Moderne. FS Herman H.
Schwedt, Peter Lang, Frankfurt am Main 2000, pp. 83-104; Id., Die Römische Indexkon-
gregation und Alfred Loisy am Anfang der Modernismuskrise (1893-1903) Mit besonderer
Berücksichtigung von P. Thomas Esser O.P. und einem Gutachten von P. Louis Billot S.J., in
«Römische Quartalschrift» XCVI, 3-4(2001), pp. 290-332.
4 C. Arnold, Lamentabili sane exitu (1907). Das Römische Lehramt und die Exegese
Alfred Loisys, in «Zeitschrift für Neuere Theologiegeschichte» XI, 1(2004), pp. 24-51.
5 Cfr. C. Arnold, Absage an die Moderne? Papst Pius X. und die Entstehung der Enzyklika
Pascendi (1907), in «Theologie und Philosophie» LXXX, 2(2005), pp. 201-224.
Arnold - Antimodernismo e magistero romano 359
6 Cf. H.H. Schwedt, Art. Pascendi dominici gregis, in «Lexikon für Theologie und
Kirche»3,7(1998), pp. 1406.
7 «Acta Sanctae Sedis» XL (1907), pp. 593-650
8 A tale scoperta sono stato guidato da F. Beretta, De l’inerrance absolue à la vérité sal-
vifique de l’Ecriture. Providentissimus entre Vatican I et Vatican II, in «Freiburger Zeitschrift
für Philosophie und Theologie» 46(1999), pp. 461-501, ibi p. 485.
9 F.R. Blouin (ed.), Vatican Archives. An Inventory and Guide to Historical Documents of
the Holy See, OU, New York-Oxford 1998, pp. 175-177.
10 Vincenzo Sardi di Rivisondoli (1855-1920): Protonotario apostolico nel 1903, nel 1908
arcivescovo titolare di Cesarea in Palestina, nel 1909-14 Delegato apostolico a Costantinopoli,
1916 Consultore di Propaganda Fide, nel 1917 Assessore della Concistoriale e segretario del
Collegio cardinalizio (v. Annuarii Pontificii 1903-1921).
11 Cfr. V. Sardi, Vita del B. Gaspare del Bufalo, canonico della Basilica marciana, fon-
datore della Congregazione dei missionari del Preziosissimo Sangue di N.S.G.C., descritta
secondo i processi, Tip. Pallotta, Roma 1904.
12 V. Sardi, La solenne definizione del dogma dell’Immacolato concepimento di Maria
Santissima. Atti e documenti pubblicati nel cinquantesimo anniversario della stessa definizio-
ne, 2 vol., Tipografia Vaticana, Roma 1904-05.
13 «La Croix» del 14 novembre 1907 aveva fatto il Sardi il solo autore della Pascendi; cfr.
P. Sabatier, Les Modernistes. Notes d’histoire religieuse contemporaine, Librairie Fischbacher,
Paris 1909, p. 66, n. 4. A smentita v. Corrispondenza Romana Nr. 168 (18 Novembre 1907):
Sardi fu soltanto traduttore.
14 ASV, Epistulae ad principes. Positiones et minutae 157(1907/08), fascicolo 35ª (senza
impaginazione). Il Sardi stesso ha segnato e firmato il primo foglio del fascicolo. –
Straordinaria la numerazione: «35ª» (inserzione tardiva nella serie?).
15 ASV, Epistulae ad principes. Positiones et minutae 156; p.e. l’enciclica «Acerbo nimis»
del 1905: ibi, Nr. 17.
16 ASV, Epistulae ad principes. Positiones et minutae 157 (1907/08), fasc. 35ª.
17 Su di lui O. Weiß, Modernismus und Antimodernismus im Dominikanerorden. Zugleich
ein Beitrag zum «Sodalitium Pianum», Pustet, Regensburg 1998, pp. 133-203 e passim.
18 Testo originale latino in C. Arnold, Absage, cit.
19 L. Bedeschi, L’Antimodernismo in Italia. Accusatori, polemisti, fanatici, Edizioni San
Paolo, Milano 2000, p. 36. Cfr. G. Daly, Transcendence and Immanence. A Study in Catholic
Modernism and Integralism, Clarendon Press, Oxford 1980, p. 191 (discorso concistoriale una
«declaration of war»).
20 ASS ZL (1907), pp. 266-269; p. 268. Cfr. Lettera Weiß I (Testo in C. Arnold, Absage,
cit.).
21 Ibidem. Cfr. Lettera Weiß II.
22 Ibidem. Cfr. Lettera Weiß III.
23 ASS XL (1907), p. 593: «Decretum S. Officii diei 3. Iulii 1907, quo damnati sunt prae-
cipui modernistarum errores, mirifice illustratur ac perficitur [!] per hodiernum providentissi-
mum ac momentosum Summi Pontificis documentum. Modo namque Pius PP. X vi supremi
officii divinitus sibi collati, universum modernismi systema, quod omnium haeresum collec-
tionem merito definit, uno sub adspectu dilucide exponit in iis quae ad philosophiam, fidem,
theologiam, historiam, criticam, apologeticam et reformationem pertinent; dein errorum
nexum causasque intimius scrutatur et indicat, atque demum remedia praescribit ad tam perni-
ciosum malum avertendum apta. Faxit Deus ut iuvenes praesertim ecclesiastici, qui e peregri-
nis modernistarum doctrinis incaute decepti sunt, tandem aliquando vocem Christi Vicarii cla-
mantem audiant, et erroneas abiicientes doctrinas ad bonam frugem revertantur! Interea
omnium nostrum erit debitas gratias reddere Deo qui talem ac tantum nobis dedit Pontificem,
qui fidelem populum ac clerum de errore inter omnes perniciossimo summa vigilantia ac for-
titudine admonuit ab eoque liberavit (N.R.)».
24 Su di lui cfr. J. Madey in «Biographisch-Bibliographisches Kirchenlexikon» 12(1997),
p. 327 s. e P. Pecorari, Toniolo. Un economista per la democrazia, Studium, Roma 1991.
360 Pascendi. Cent’anni dopo
25 A.M. Dieguez, L’Archivio particolare di Pio X. Cenni storici e inventario, ASV, Città del
Vaticano 2003; A.M. Dieguez-S. Pagano (ed.), «Le carte del Sacro Tavolo». Aspetti del ponti-
ficato di Pio X dai documenti del suo archivio privato, 2 vol., ASV, Città del Vaticano 2006.
26 ASV, Archivio particolare Pio X, b. 15 (Corrispondenza: Settembre 1905), fol. 797-799
(Non è allegato il memoriale del Weiß).
27 L’intenzione del Weiß di influenzare Pio X tramite Toniolo risulta chiara dalle sue let-
tere al professore torinese: cfr. Biblioteca Apostolica Vaticana, Carteggio Toniolo, lettera nr.
4533: Weiß a Toniolo, 22 sett.1905: «Wer das Ohr des Papstes hat und diese Freiheit nicht
benutzt, der ladet eine Verantwortung vor Gott auf sich». Ibi, lettera nr. 4600: Weiß a Toniolo,
13 nov. 1905: «Es muß auf katholischer Seite durch die Kirche selber ein entschiedener Schritt
zur Reform des Lebens und des theologischen Studiums geschehen [...] Es ist ganz wie zu den
Zeiten Luthers. Läßt man alles gewähren oder will man gar nichts von ‚”Reformen” hören, so
kommt beides auf dasselbe hinaus: die Gefahr wird immer größer». «Es genügt nicht, bloß [...]
zu verurtheilen. Es muß auch etwas, und zwar etwas Ernstliches geschehen, damit die alten
Wahrheiten in neuer Form und mit neuen Mitteln gelehrt und verteidigt werden». «Lieber
verehrter Herr Professor [...] Stellen Sie das dem Papst mündlich vor. Schriftlich macht es nicht
genug Eindruck, wenn er überhaupt Zeit findet es zu lesen».
28 Cfr. L. Bedeschi, L’Antimodernismo, cit., pp. 29-32.
29 Archivio della Congregazione per la dottrina della fede S.O. St. St. S 5-p. fol. 187-248.
30 Un altro Memoriale importante, con una sintesi del «riformismo» religioso, è stato pre-
sentato al Papa, quasi contemporaneamente, dal Gesuita Alfonso Maria Casoli (ringrazio cor-
dialmente il Prof. Giovanni Vian, di Venezia, per questa informazione). Tale sintesi era meno
teologica e più concentrata sulla situazione italiana, ma pure rinvia anche alla traduzione ita-
liana del libro Die religiöse Gefahr di Weiß (Albert Maria Weiß, Riforme della religione e reli-
gioni riformiste dell’epoca contemporanea. Traduzione di Gino Tamburini, con prefazione e
appendice del Can. Giovanni Rampa, Libr. Edit. Fiorentina, Firenze 1905). Su di Casoli cfr.
Giovanni Sale, «La Civiltà Cattolica» nella crisi modernista (1900-1907), Jaca Book, Milano
2001, 243-246.
31 Tendenze del pensiero scientifico odierno in materia religiosa; ASV Epistulae ad prin-
cipes. Positiones et minutae 157(1907/08), fasc. 35A.
32 Cfr. la lettera di P.A. Perbal OMI (1884-1971) in «Bulletin de littérature ecclésiastique»
XLVII (1946), p. 242 s., (commento di) J. Rivière, Qui rédigea l’encyclique «Pascendi», ibi, pp.
143-161. Identico testo in A. Perbal, Le Père Joseph Lemius et l’encyclique «Pascendi», in
«Études Oblates» VI (1947), p. 147 s. Su Perbal cfr. E. Lapointe (ed.), Correspondance entre
François Laydevant et Albert Perbal, 1927-1952. Dialogue du Missionnaire et du Missiologue,
Brill Academic Publishers, Leiden 1994.
33 G. Daly, op. cit., pp. 232-234.
34 «Sunto del sistema de’ modernisti, specie del Loisy»; ASV Epistulae ad principes.
Positiones et minutae 157 (1907/08), fasc. 35A.
35 Archivio Generale OMI (AGO), Fondo Lemius, Joseph, PF XIX/1 (Pascendi).
36 Ibidem.
37 Ibidem.
38 Su di lui cfr. H.H. Schwedt-T. Lagatz in H. Wolf (ed.), Prosopographie von Römischer
Inquisition und Indexkongregation 1814-1917, vol. 2: L-Z, Schöningh, Paderborn 2005, p. 858
s., cfr. anche H.E. Winter, Joseph Lemius O.M.I. Liberal or Conservative? in «Vie/Oblate Life»
LII, 2(1993), pp. 70-76 (Lit.) (http://www.omiworld.org/vie.asp?L=1). Id., Searching for the
Lemius Family in «Vie/Oblate Life» LVII, 3(1998), pp. 501-519; ibi, p. 501: «La famille des
Lemius a influencé notre Congrégation plus que n’importe quelle autre famille, sauf celle de
notre Fondateur. Plusieurs Oblats sont émerveillés devant les grandes choses accomplies par
les trois Oblats: Jean-Baptiste, le prédicateur, Joseph, le théologien et François, le saint».
39 G. Daly, op. cit., pp. 179-187.
40 R. Boudens, Le Saint-Siège et la crise de l’Institut Supérieur de Philosophie à Louvain
(1895-1900), in «Vie/Oblate Life» XL (1981), pp. 129-154.
41 R. Boudens, Le P. Joseph Lemius O.M.I. et «L’Affaire Lahitton» (1909-1912), in
Arnold - Antimodernismo e magistero romano 361

«Vie/Oblate Life» XL (1981), pp. 61-76. Boudens dimostra l’intreccio Lahitton-Lemius-Vives


y Tuto-Merry del Val-Pie de Langogne/Sabadel – Billot, ma nasconde la dimensione antimo-
dernista del conflitto e fa di Lahitton perfino una «vittima» pseudo-modernistica della
Congregazione dell’Indice e del suo«terribile» segretario Thomas Esser OP. Cfr. invece J.
Prévotat, Les Catholiques et l’Action française. Histoire d’une condamnation 1899-1939,
Fayard, Paris 2001, p. 189 s.
42 J. Lemius a Pio X, senza data (gennaio 1914); ASV Archivio Particolare Pio X, b. 116,
fol. 1022r-1023v.
43 Nelle elezioni del 10 maggio 1914 risultò vincente la S.F.I.O. di Jean Jaurès.
44 C. Arnold, Der Antimodernismus unter Pius X. Von Alfred Loisy zu Charles Maurras,
in «Historisches Jahrbuch» CXXV (2005), 153-168. Cfr. J. Prévotat, op. cit.
45 Cfr. il contributo di Trémolières al simposio internazionale di Villa Vigoni (2006);
imminente in H. Wolf-J. Schepers, «In wilder zügelloser Jagd nach Neuem». 100 Jahre
Modernismus und Antimodernismus in der katholischen Kirche, Schöningh, Paderborn 2008.
46 Lemius a Trabaud, 28 apr. 1921, Archivio Generale OMI Rom, PF-XVIII-4, Lettres I.
47 H. Wolf, «Pro perfidis Judaeis». Die Amici Israel und ihr Antrag auf eine Reform der
Karfreitagsfürbitte für die Juden (1928). Oder Bemerkungen zum Thema katholische Kirche
und Antisemitismus, in «Historische Zeitschrift» 279(2004), pp. 611-658.
48 Su di lui H.E. Winter, Lemius Familiy, cit., pp. 505-514.
49 J. Lemius a J.-B. Lemius, 8 nov.1907; Archivio Generale OMI Roma, PF-XVIII-4, Lettres
II.
50 J.B. Lemius, Catechisme sur le modernisme d’après l’Enciclique Pascendi Dominici
gregis de S. S. Pie X, Saint-Remi, Paris 1907.
51 Catechism on Modernism according to the Encyclical Pascendi Dominici Gregis of His
Holiness, Pius X, from the French of Father J.B. Lemius, Oblate of Mary Immaculate, by Father
John Fitzpatrick of the same Congregation. Authorized Translation, R. & T. Washbourne,
London & Glasgow 1908.
52 G.B. Lemius, Catechismo sul modernismo secondo l’enciclica Pascendi dominici gre-
gis di sua santitàa Pio X. Traduzione del francese del p. Giuseppe Ioppolo OMI, Tipografia vati-
cana, Roma 1908. L’edizione fu fatta alle spese del Papa, benchè il traduttore P. Ioppolo avreb-
be preferito una edizione a suo carico; cfr. Joseph Lemius a Jean-Baptiste Lemius, 3 gennaio
1908; AGO, Fondo Lemius, PF-XVIII-4, Lettres II.
53 J.-B. Lemius, Catecismo, sobre el Modernismo segun la encíclica «Pascendi Dominici
Gregis» de S.S. el Papa Pio X. Traducido por un padre de la misma Congregación, Luis Gili,
Barcelona 1908.
54 J.-B. Lemius, Catechismus over het modernisme naar de encyclica «Pascendi Domini
Gregis» van Z.H. Pius X; in het Nederlandsch [naar het Fransch] bewerkt door Jos. Wolters,
Futura, Leiden 1908.
55 J.B. Lemius, Der Modernismus. Katechismus über den Modernismus nach der
Enzyklika Pascendi dominici gregis von P. Pius X. Nach dem Original übertragen von Nic.
Stehle OMI, Manz, Regensburg 1908.
56 J. Lemius a J.B. Lemius, 14. febbraio 1908 (copia con sigla), Archivio Generale OMI
Rom, PF-XVIII-4, Lettres II.
57 Cfr. ASS XLI (1908), p. 209f. – Dattiloscritto della lettera con correzioni manoscritte di
Joseph Lemius in AGO, Fondo Lemius, PF-XVIII-4, Lettres II.
58 J. Lemius a J.-B. Lemius, 18 genn. 1908; AGO, Fondo Lemius, PF-XVIII-4, Lettres II:
«LJC & MI – Très cher, Que tu as été bien inspiré de m’envoyer les ajouts que tu fais à la pre-
mière édition. Le card. Merry del Val ne les approuve pas. D’abord la lettre du Pape doit aller
toute seule, du moins dans cette édition; ni lettre de card. Vivez (tu lui ferais tort à lui-même,
m’a assuré le card.); ni même lettre de l’évêque de Verdun. Quant au catéchisme du Décret et
du Motu proprio, cela gâte le reste. Je me doutais un peu de tout cela. Surtout j’avais quelque
idée que la lettre du Card. Vivez déplairait. Par conséquent, la lettre du Sécretaire d’État, le cat.
de l’Encyclique et rien de plus. Tout au plus le texte du Décret et du Motu proprio: il paraît que
tu avais écrit au card. que tu te bornerais à cela; mais cela même, on le verrait écarter avec plai-
362 Pascendi. Cent’anni dopo

sir. Ton catéchisme de l’Encyclique a pris l’importance d’une sorte de document pontifical, il
ne faut y rien ajouter. Du reste, te le dirai-je, le catéchisme du Décret n’en est pas un: il n’é-
claire rien du tout, et ne dépasse pas en importance des manchettes que l’on aurait mises aux
divers articles. Un catéchisme proprement dit devrait essayer de relier et de synthétiser les
diverses propositions. Donne donc bien vite des ordres pour [que] tout cela soit supprimé. Il a
été question entre le card. et moi d’une dépêche à t’envoyer; mais je lui ai fait observer que
certainement tu ne donnerais pas le bon à tirer avant d’avoir reçu mes observations. – Je n’ai
plus qu’un seul exemplaire, et plusieurs amis m’en ont demandé; fais-moi expédier un bon
stock de la nouvelle édition. – J’ai donné hier le bon à tirer de l’édition italienne. Elle se ven-
dra six sous l’exemplaire. – Je crois qu’il est bon de laisser Fitz-Patrick travailler tout seul. Son
travail sera revu par le card. Merry del Val. Celui-ci tient à ce que l’édition anglaise soit très
bien faite. – Il va sans dire que je regrette le travail que tu as fait, ou que tu as fait faire, et qui
va être inutile. Je soupçonne [Joseph] Lahitton. – Adiou [patois gascon], je t’embrasse tendre-
ment, Joseph».
59 J.-B. Lemius, Catéchisme sur la franc-maçonnerie d’après la lettre encyclique
“Humanum genus” de S. S. Léon XIII, Impr. de l’Œuvre de Saint-Paul, Paris 1884.
60 J.-B. Lemius, Catéchisme de la question ouvrière, d’après la lettre encyclique sur la
condition des ouvriers de S.S. Léon XIII, 8, rue François-Ier, Paris 1892.
61 Cfr. le reminiscenze de Jean-Baptiste Lemius al fratello; H.E. Winter, Lemius Liberal?,
cit., p. 72.
62 «Quand on parlait devant lui des modernistes et qu’une dirècte allusion était faite à
l’Encyclique, il esquissait un fin sourire et se taisait»; A. Perbal, op. cit., p. 243.
63 Secondo E. Poulat, Intégrisme et catholicisme intégral. Un résau international anti-
moderniste: «La Sapinière» (1909-1921), Casterman, Paris 1969, p. 390, Lemius fu uno dei
«conseillers préférés» de Merry.
64 Una chiarissima analisi si trova in G. Daly (op. cit., p. 179-189), certo senza conside-
rare la «parte morale» dell’enciclica.
65 AGO, Fondo Lemius, Joseph, PF XIX/1 (Pascendi) G/4: Le basi filosofiche del sistema
Loisiano, 2 maggio 1907, dattiloscritto di 15 pagine: « [p. 2]: Quando il nemico sta vicino, a
lui per fermo tutto deve esser rivolto: tutte le indagini per rintracciarlo, per svelare le sue trame,
scoprire le sue insidie; tutte le energie per apparecchiare e mettere in opera i mezzi più poten-
ti di difesa e di attacco. Direi che non è quasi lecito, in quei momenti di commune angoscia,
di rinchiudersi in sè per godervi, foss’anche i più legittimi, anzi i più nobili diletti umani, quel-
li cioè della mente. Quando fu colpito Archimede, egli era bensì assorto nella soluzione di un
problema di matematica sublime, ma diretto questo, come insegna la storia, alla difesa della
patria. – Stiamo noi, a quest’ora in tempo di guerra? Chi ne può dubitare? Sotto il nome di cri-
tica biblica, vanno serpeggiando ed inoculandosi nelle menti, di coloro anche i quali si debbo-
no pur considerare come i protettori e difensori della fede, i peggiori errori che si possano
immaginare contro la medesima fede. Errori filosofici che, dopo girato a lungo attorno alla
piazza, cercando di scagliarvi, di sopra alle mura, le loro freccie avvelenate, vi sono stati final-
mente introdotti di soppiatto e sotto veste mentitrice, da chi altra incombenza non avea per
contrario, che di respingerli e di farli star lontani. – Tant’è. Quel movimento, così detto, di cri-
tica bibblica, non è in fondo, a guardarlo non alla superficie, ma di dentro e nelle sue intime
radici, che un movimento filosofico: non è cioè che il tentativo di adattare alla fede cattolica,
per formolarne e spiegarne i dommi, i principii della filosofia moderna; che di surrogare a quel-
l’antica filosofia di Aristotele e di S. Tommaso, ormai colpita senza rimedio, dicono, dalla
legge fatale dell’evoluzione, e ridotta ad un ammasso [p. 3] di formole vane, senza senso e
senza vita [...] [p. 4] [...] dove cercai di dimostrare, allegando anche i documenti, come la cri-
tica loisiana altro non è che un rampollo della filosofia moderna. [...] [p. 11] Concludendo, se
vogliamo riassumere in poche parole il sistema di filosofia religiosa del Loisy, diremo così, che
in un primo processo dall’agnosticismo, egli passa all’immanenza sentimentale, e da questa
poi al simbolismo; che, in un secondo processo, dall’agnosticismo, come causa negativa, dal-
l’immanenza sentimentale, come causa positiva, dal simbolismo, come condizione, fa transito
all’evoluzione del domma ».
Arnold - Antimodernismo e magistero romano 363
66 Cfr. C. Arnold, Lamentabili, cit., p. 34 s. – Simili formule («Il veleno kantiano») pres-
so Guido Mattiussi SJ, cfr. G. Daly, op. cit., pp. 166-171.
67 G. Losito, La mise à l’Index de Lucien Laberthonnière en 1906: le choc de l’apologé-
tique et de la modernité, Tesi dott., Univ. Paris IV-Sorbonne, 2001.
68 A Pio X. Quello che vogliamo. Lettera aperta di un gruppo di sacerdoti, Roma 1907.
Cfr. Bedeschi, Interpretazioni e sviluppo del modernismo cattolico, Bompiani, Milano 1975,
pp. 150-170.
69 Sulla viva controversia intorno all’articolo moderato su «Spencer», di Giorgio Bartoli
SJ nella Civiltà Cattolica (1904), cfr. G. Sale, op. cit., pp. 238-254. Lemius nella circostanza
prese le parti degli integralisti più accanati come Guido Mattiussi SJ e Alfonso Maria Casoli SJ,
che si servirono dell’ «L’Unità Cattolica».
70 Un attacco comparabile (e probabilmente noto al Lemius) contro lo psicologismo di
James si trova presso P. Enrico Rosa SJ nella «Civiltà cattolica» del 1907; G. Daly, op. cit., p.
172 s.
71 G. Lease, Merry del Val and Tyrrell. A Modernist Struggle, in «Downside Review» 102
(1984), pp. 133-156; D.G. Schultenover, A View from Rome. On the Eve of the Modernist
Crisis, Fordham University Press, New York 1993, passim.
72 AGO, Fondo Lemius, Joseph, PF XIX/1 (Pascendi), Dattiloscritto dottrinale, p. 1 s.:
«Allorquando alzammo la voce, ne’ primordî del Nostro Pontificato, per proclamare il Nostro
programma, d’instaurare, cioè, omnia in Christo, avevamo il cuore diviso fra sentimenti ben
diversi. Perchè, da una parte, pieno l’animo di santa letizia e di gratitudine verso il Signore,
stavamo considerando quanti strenui cooperatori ci avrebbero coadjuvato nell’ardua opera:
parliamo di voi, VV.FF. il cui zelo per difendere i diritti della Chiesa, promuovere il suo dila-
tarsi fra le nazioni, conservare intemerata la purezza della sua fede; la cui stretta unione con la
S. Sede, comprovata anche di recente con illustri esempî, sono oggetto di universale ammira-
zione. Parliamo del vostro clero che, salvo pochissimi, compatto si stringe attorno a voi, in
piena comunanza con voi di vedute, di sentimenti, di azione. Parliamo degli Istituti religiosi,
quanto mai floridi e fecondi di virtù ed opere. Parliamo anche di tanti laici che, pienamente sot-
tomessi alle autorità legittime, seguendo fedelmente gl’indirizzi da queste tracciati, si dimos-
trano accanto al clero, veri apostoli della fede cattolica. Ma d’altra parte ci si stringeva il cuore
al vedere l’immensa schiera de’ nemici di G.-C. e della sua Chiesa che, uniti e compatti anche
loro, doveano quanto fosse in sè, con ogni arte, con ogni sforzo, intralciare il Nostro disegno,
ostacolare la Nostra azione, rovinare il Nostro operato, anzi argomentarsi, con azione contra-
ria, più viva ed energica, se fosse possibile, di menomare l’influsso salutare della Chiesa e di
distruggere il regno di G.-C. [2] in questa terra».
73 Su di lui K. Hausberger, in Biographisch-bibliographisches Kirchenlexikon XII (1997),
Sp. 1535-1545 (http://www.bautz.de/bbkl/v/vives_y_tuto_j_c.shtml); F. Raurell, L’Antimoder-
nisme i el Cardenal Vives i Tutó, Facultat de Teologia de Catalunya, Barcelona 2000; V. Serra
de Manresa, El capuchino José de Calasanz de Llavaneres, cardenal Vives y Tutó (1845-1913).
Su Actuacíon durante los pontificados de León XIII y Pío X, in «Archivum Historiae Pontificiae»
XLIV (2006), pp. 173-205.
74 Biblioteca Apostolica Vaticana, Carteggio Toniolo, lettera nr. 4871: biglietto di Vives y
Tuto, 6 giugno 1907: «Il Cardinale Vives riverisce l’egregio e carissimo Sigr Prof. Toniolo e
gli dice che per semplice consiglio cercò d’indurre quel buon sacerdote a fare una versione del
libro del P. Weis; ma vista la versione parziale già fatta e la giusta paura dell’editore anche io
credo che non si deve fare. Del resto il P. Weis stesso mi scrive che in vista di ciò la traduzio-
ne sarà impossibile. E così sembra che non deve aver paura l’editore fiorentino».
75 Il manoscritto è stato ordinato dal Vives stesso. La prima frase sulla prima pagina rin-
via a una parte anteriore (Incipit: «Alla gravità dei mali del modernismo o progessismo o rifor-
mismo sopra accennati [...]»).
76 Cfr. R. Aubert, Art. Pius X, in «Lexikon für Theologie und Kirche»3 8(1999), pp. 333-
335.
77 Il dattiloscritto della parte morale e disciplinare porta soltanto una nota manoscritta in
margine di Lemius: a p. 12 a commento del passo: «certi scritti, i cui autori saranno magari
364 Pascendi. Cent’anni dopo

degli ottimi cattolici, di eccellente spirito, di rettissime intenzioni, ma che, sprovvisti di soda e
sana teologia, più o meno imbevuti di filosofia moderna», riporta i nomi di Ferdinand
Brunetière e George Fonsegrive, in AGO, Fondo Lemius, Joseph, PF XIX/1 (Pascendi).
78 Merry del Val a Sardi, 25 agosto 1907; ASV Epistulae ad principes, Positiones et minu-
tae 157(1907/08), fasc. 35ª: «Le mando qui unite le osservazioni promesse. Abbia la bontà di
guardarle e se il S. Padre le approva, di tenere conto. [Cfr. dattiloscritto allegato: «Osservazioni
generali – Osservazioni particolari»; cfr. p.e. ibid.: «Pagina 47: “expetunt ad methodum”, forse
meglio “ad suam methodum” per non condannare ogni metodo moderno. ... Pagina 64: Per non
fare troppo gridare sarebbe forse meglio dire “prudenti severitate” invece di “summa severita-
te”»]. Oltre alle due traduzioni raccomando i due sunti per le agenzie telegrafiche le quali
daranno la prima informazione e quella duratura presso la mano della gente che non legge e
non studia». Merry del Val a Sardi, 5 sett. 1907; ibid.: «Monsignore Veneratissimo – La rin-
grazio di tutto. Non so quando precisamente vuole il S. Padre che esca l’Enciclica. Ora per evi-
tare contratempi e fastidi incalcolabili colla stampa, sarebbe necessario prendere accurata-
mente gli accordi, fissare il momento preciso della consegna del sunto ai giornalisti, l’invio
della traduzione completa per posta prima della pubblicazione a Roma perchè possa uscire
“pari passu” etc etc. È necessaria tutta una manovra abbastanza complicata e lo dico per sua
norma, stando io lontano dal centro, e conviene pensarci. – Mi raccomandi al Signore e per-
doni la fretta con cui scrivo questo biglietto».
79 Cfr. i contributi di J. Ickx, H.H. Schwedt e G. Vian al convegno sul Modernismo di Villa
Vigoni; imminenti in Wolf-Schepers (ed.), op. cit.

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