Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Quindi, la difesa legittima, per la sua operatività come scriminante, richiede che
vi sia l’attualità del pericolo. E così lo stato di necessità: art.54 c.p.:
Non è punibile chi ha commesso il fatto per esservi stato costretto dalla necessità di
salvare sé od altri dal pericolo attuale di un danno grave alla persona, …
Quindi, sia la legittima difesa che lo stato di necessità richiedono l’attualità del
pericolo. Mantovani ed altri dicono: il procedimento analogico non è interdetto
rispetto a norme penali di favore come questa che prevede una scriminante.
Quindi, gli artt.52 e 54 c.p. si possono estendere analogicamente, visto che c’è
l’eadem ratio anche allo stato di necessità anticipato e alla legittima difesa
anticipata: prima che il pericolo diventi attuale.
Peraltro il professore dice sempre, rispetto agli esempi che fa Mantovani, che,
in realtà, in questi due casi, l'attualità del pericolo c'è. Non si deve fare ricorso
al procedimento analogico in bonam partem per dire che, in questi casi, c'è la
scriminante della legittima difesa e dello stato di necessità, perché il pericolo è
un pericolo attuale sia nel primo, sia nel secondo esempio.
N.B.: anche questa parte di dottrina maggioritaria, tra cui Mantovani, ritiene,
tuttavia, che non si possa fare ricorso al procedimento analogico in bonam
partem, rispetto a quelle norme penali di favore che prevedono cause di non
punibilità in senso stretto, oppure cause di estinzione del reato o della pena,
perché le norme penali di favore che prevedono cause di non punibilità in senso
stretto, o cause di estinzione del reato o della pena, sarebbero norme di
carattere eccezionale, cioè che fanno eccezione ai principi generali, e quindi
rientrerebbero nel divieto di analogia dell'art. 14 disp. prel., in quanto leggi
eccezionali. Riprendiamo l'art. 14 disp. prel.:
Le leggi penali e quelle che fanno eccezione a regole generali o ad altre leggi non
si applicano oltre i casi e i tempi in esse considerati.
Quindi, non si potrebbe ricorrere al procedimento analogico in bonam partem
per le norme penali di favore che prevedono cause di non punibilità, o cause di
estinzione del reato o della pena, in quanto norme eccezionali, che quindi
rientrerebbero nel divieto dell'art. 14 disp. prel., come norme che fanno
eccezione a regole e principi generali.
Non punibilità e querela della persona offesa, per fatti commessi a danno di
congiunti
Non è punibile chi ha commesso alcuno dei fatti preveduti da questo titolo in
danno:
1) del coniuge non legalmente separato;
2) di un ascendente o discendente o di un affine in linea retta, ovvero
dell'adottante o dell'adottato;
3) di un fratello o di una sorella che con lui convivano.
Allora, si dice N.B.: le cause di non punibilità in senso stretto, come l'art. 649
c.p., nell'ambito dei delitti contro il patrimonio, e le norme penali di favore che
prevedono cause di estinzione del reato o della pena, non sono estensibili
analogicamente. Rispetto a queste norme penali di favore, non è consentito il
ricorso al procedimento analogico in bonam partem, perché sono norme
eccezionali, che fanno eccezione a principi generali, quindi rientrano nel divieto
di analogia di cui all'art.14 disp. prel., non in quanto leggi penali, ma in quanto
leggi eccezionali.
Quindi: per la dottrina maggioritaria: divieto di analogia relativo, solo in malam
partem per le norme penali incriminatrici o di sfavore. È consentito, invece,
perché la ratio del principio di legalità (?) è una ratio di garanzia della libertà
personale. Quindi, il termine “leggi penali” di cui all’art.14 disp. prel. va inteso
come leggi penali in senso stretto (incriminatrice di sfavore). Quindi, divieto di
analogia per le leggi penali incriminatrici o di sfavore. Sarebbe possibile,
invece, per la dottrina minoritaria il ricorso al procedimento analogico in bonam
partem, per cui le norme penali di favore prevedono scriminanti, cause di
giustificazione, cioè quelle situazioni in presenza delle quali un fatto che
normalmente costituisce reato non costituisce più reato, perché c’è una norma
che lo consente o un fatto che lo impone, ove, certo, la scriminante non sia già
stata preveduta dal legislatore nella sua massima portata logica, come
l’esercizio di un diritto o l’adempimento di un dovere. Quindi, la possibilità di
estendere analogicamente gli artt.52 e 54 c.p.: difesa legittima e stato di
necessità. Per la dottrina dominante, che segue questa tesi, tuttavia, non è
possibile l’analogia in bonam partem, il ricorso al procedimento analogico per
quelle norme penali di favore che prevedono cause di non punibilità in senso
stretto, cause di estinzione del reato, cause di estinzione della pena, in quanto
norme eccezionali.
Si ricordi sempre, però, l’obbiezione del professore (e non solo la sua) rispetto
la legittima difesa anticipata e lo stato di necessità anticipato: manca la lacuna
legislativa, e alla analogia si ricorre quando esistono lacune legislative, e si dà
a un caso non previsto dalla legge la disciplina prevista per un caso simile, che
abbia la medesima eadem ratio (analogia legis) oppure si ricava la relativa
disciplina facendo riferimento ai principi generali dell'ordinamento giuridico
(analogia juris), ma mancano.
N.B.: nel diritto penale l'interpretazione estensiva è ammissibile. Non è
consentita, di sicuro, l’analogia in malam partem. Come distinguere, quindi,
l'analogia in malam partem dalla interpretazione estensiva? Non è sempre
facile. Infatti, il professore (e non solo lui) dice che in diritto penale dovrebbe
essere vietata anche l'interpretazione estensiva, ma non è vietata.
In teoria è molto facile distinguere le due ipotesi, perché nel caso di una
interpretazione estensiva noi stiamo sempre nell'ambito di una norma: diamo
alle parole della legge il significato più ampio rispetto a quello che è il
significato apparente, restando nell'ambito della norma. Nel caso di
procedimento analogico, siamo al di fuori della norma, perché ad un fatto non
previsto dalla legge si dà la disciplina prevista per un caso simile o la disciplina
che si applicherebbe stando ai principi generali dell'ordinamento. Sono, quindi,
due situazioni completamente diverse: l’analogia in malam partem è vietata,
l’interpretazione estensiva è consentita. Però, non sempre è facile distinguere
interpretazione estensiva da analogia. Quindi, il professore dice: siccome il
diritto penale ha a che fare con la libertà personale, dovrebbe essere vietata,
ma non è vietata, in diritto penale, anche l’interpretazione estensiva. Con
questo abbiamo chiuso anche l'aspetto della tassatività-determinatezza: due
aspetti dello stesso principio.
Abbiamo detto che l'art. 25 comma 2 Cost. non dice nulla relativamente
all'eventuale retroattività di norme penali di favore. Stabilisce solo il principio
di irretroattività della legge penale incriminatrice o di sfavore. Quindi, si
ritiene, anche guardando quelli che sono i lavori preparatori, che il costituente
lasci libero il legislatore ordinario di stabilire l'eventuale retroattività o
irretroattività della legge penale di favore.
1
Articolo 7 – Nulla poena sine legge.
1. Nessuno può essere condannato per una azione o una omissione che, al momento in cui è stata commessa, non
costituiva reato secondo il diritto interno o internazionale. Parimenti, non può essere inflitta una pena più grave di
quella applicabile al momento in cui il reato è stato commesso.
2. Il presente articolo non ostacolerà il giudizio e la condanna di una persona colpevole di una azione o di una
omissione che, al momento in cui è stata commessa, era un crimine secondo i principi generale di diritto riconosciuti
dalle nazioni civili.
2
Articolo 15
1. Nessuno può essere condannato per azioni od omissioni che, al momento in cui venivano commesse, non
costituivano reato secondo il diritto interno o il diritto internazionale. Così pure, non può essere inflitta una pena
superiore a quella applicabile al momento in cui il reato sia stato commesso. Se, posteriormente alla commissione
del reato, la legge prevede l'applicazione di una pena più lieve, il colpevole deve beneficiarne.
2. Nulla, nel presente articolo, preclude il deferimento a giudizio e la condanna di qualsiasi individuo per atti od
omissioni che, al momento in cui furono commessi, costituivano reati secondo i principi generali del diritto
riconosciuti dalla comunità delle nazioni.
quanto si può considerare un crimine secondo i principi generali di diritto
riconosciuti dalle nazioni civili.
Come fa, però, il giudice a stabilire quale è la legge più favorevole al reo? Perché
il codice ci dice che, in caso di successioni di leggi modificative, si applica la
legge più favorevole al reo. Il giudice non può guardare a quella legge che in
astratto è più favorevole al reo, ma deve vedere quale delle due leggi in
concreto è più favorevole al reo, deve individuare quale delle due leggi in
concreto, determina effetti più favorevoli o meno sfavorevoli per il reo. Quindi,
è un giudizio che va fatto in concreto e non in astratto.
Si pensi alla nuova legge che prevede lo stesso fatto come reato, ma lo disciplina
come contravvenzione non più come delitto. In astratto, dovremmo dire che la
nuova legge, quella successiva, è più favorevole al reo. Però, invece, in concreto
potrebbe non essere così. Si pensi a quel fatto che, nel momento in cui è stato
commesso, costituiva delitto, ma delitto punibile solo a titolo di dolo. Interviene
una nuova legge che quel fatto lo prevede come contravvenzione.
Quindi, per questa ragione, proprio perché sono leggi che restano in vigore per
un periodo di tempo circoscritto, il legislatore fissa la regola generalissima del
tempus regit actum: si applica sempre e soltanto la legge in vigore nel tempo del
commesso reato, quindi non c’è possibilità di retroattività di leggi penali
successive più favorevoli di depenalizzazione o che prevedano una pena
inferiore rispetto a quel fatto.