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LEZIONE 12 COMMERCIALE 28-04-2016

La scorsa lezione avevamo parlato delle società in accomandita semplice,soffermandoci sulle regole
generali che connotano queste società in punto alla presenza di due categorie di soci, del divieto di
immistione,del trasferimento della quota dell’accomandante,della ragione sociale(tipica sia della società in
nome collettivo che in accomandita semplice) e delle ulteriori cause di scioglimento delle società in nome
collettivo e in accomandita semplice di cui all’art. 2723 c..c.

Adesso cominciamo a parlare sulle soffermandoci soprattutto sulle società per azioni: le società di capitali
sono l’altra grande categoria delle società lucrative che si distinguono dalle società di persone,perché le
società di persone non dotate di capacità giuridica ma sono solo dei soggetti di diritto e sono
contraddistinte dalla responsabilità illimitata di regola dei soci per le obbligazioni sociali. Le società di
capitali invece,sono delle persone giuridiche e hanno responsabilità limitata,di norma,per le obbligazioni
sociali; un’altra importante differenza sta nella fonte del rapporto societario:mentre per le società di
persone,la società ha sempre origine da un contratto,per le società non è così o meglio,non è più così:lo era
negli anni Quaranta o fino agli anni Quaranta probabilmente,poi la situazione è cambiata perché si sono
diffuse delle ipotesi in cui la fonte del rapporto non è contrattuale:pensiamo ai casi di trasformazione di
enti pubblici in società per azioni (quindi la società di capitali nasce direttamente dalla legge) oppure le
ipotesi di provvedimenti tra autorità amministrativa che fanno sorgere delle società di capitali oppure
ancora pensiamo alle società uni personali,cioè dalle società costituite da un unico soggetto  è il caso di
società a responsabilità limitata e società per azioni uni personali: le prime ammissibili dal 1993,le seconde
dalla riforma del 2003.
Vediamo adesso quali sono le caratteristiche delle società per azioni,che storicamente si definisce modello
base delle società per capitali:nelle società per azioni succede che il capitale sociale che è assolutamente
obbligatorio(come in tutte le società di capitali) perché cosa succede? Se la responsabilità dei soci per le
obbligazioni sociali è limitata,il limite della società sta nel conferimento,quindi conferimento
necessariamente deve essere imputabile al capitale perché lo dobbiamo individuare con esattezza. Di
conseguenza,le società di capitali obbligatoriamente devono costituire il capitale nominale che per altro
non può essere inferiore a certe somme che espressamente prevede il legislatore,quindi ecco che il capitale
assolve appieno le sue funzioni che sono quella di ricchezza della società e quella di garanzia generica nei
confronti del ceto creditorio. Nelle società per azioni,poi,in particolare,il capitale è rappresentato da azioni.
Ora,quando parliamo di azioni di società che cosa intendiamo? Le azioni sono la frazione minima,indivisibile
e uguale di capitale sociale nelle società per azioni e nelle società in accomandita per azioni,quindi solo
queste società possono emettere azioni,non di certo quelle a responsabilità limitata e nemmeno le società
di persone,semmai potranno emetterle le cooperative quando il loro capitale è caratterizzato da azioni.
Quindi le azioni,rappresentano tutte la medesima aliquota di capitale sociale, la medesima percentuale di
capitale sociale e attribuiscono uguali diritti; sono la frazione minima(quindi di base) e indivisibile di
capitale sociale perché le azioni non possono essere divise tra due o più soggetti a meno che non ci sia una
modifica dell’atto costitutivo che divida tutte le azioni in circolazione: quindi,l’idea di azioni quand’è che
nasce nel sistema? Le odierne società di capitali che noi conosciamo( s.p.a. ed s.r.l.) sono eredi di una figura
ormai storica: la vecchia società anonima,esistente fino al ’42 (in altri ordinamenti,come Francia e Belgio
esistono ancora queste società perché lì è ancora vigente il Codice Napoleonico che prevedeva questi tipi di
società e sul quale è stato modellato il Codice di Commercio del 1882 che prevedeva anch’esso le società
anonime); anonime che si distinguevano poi in:anonime per azioni e anonime per quote le anonime per
azioni furono sostituite dalle s.p.a. e le anonime per quote della s.r.l. ; sostituzione che avvenne nel ’42 con
l’unificazione sotto uno stesso codice del codice civile e di commercio. L’idea che sta alla base delle società
anonime e quindi per azioni,è un’idea ben chiara:nasce cioè per valorizzare certe iniziative che richiedono
grossi capitali e che sono difficili da trovare in mano ad una persona e dedica dei capitali solo a quelle
iniziative che sono tenuti distinti rispetto ai patrimoni personali dei soggetti che scommettono su questa
iniziativa ossia sui soci. Ora,per rendere più facilmente agevolabile la raccolta dei capitali(per poter portare
avanti questa iniziativa) si è creata la figura dell’AZIONE DI SOCIETA’,cioè questa frazione uguale,
standard(anche perché le azioni sono standardizzate e spersonalizzate) che viene collocata sul mercato e
che chiunque può andare ovviamente ad acquistare per partecipare al registro di impresa,cioè per
partecipare all’investimento nella società per azioni: quindi l’azione rappresenta la base di tutta la struttura
delle società per azioni. Le società diverse da quelle azionarie(cioè che non hanno il capitale rappresentato
per azioni come le s.r.l. o come le società di persone), non hanno le azioni ma hanno le quote,quindi le
partecipazioni dei soci si chiamano ‘quote’ ma ogni socio ha una sola quota, quota che corrisponde alla
percentuale di capitale sociale che questi possiede ; le quote sono di diverso ammontare perché ognuno
dipende dalla percentuale di capitale che ogni socio ha,mentre le azioni sono tutte uguali. Le quote non
sono standardizzate e spersonalizzate,le azioni sì perché le quote variano il loro ammontare a seconda di
quella che è la partecipazione del socio che le ha,per le azioni no,le azioni prescindono dalla persona di
colui il quale le possiede quindi hanno delle caratteristiche loro proprie che si fanno apprezzare come bene
autonomo all’interno del mercato. Per quanto riguarda le azioni,abbiamo detto che sono la frazione
minima,indivisibile e uguale di capitale sociale:l’uguaglianza consiste non soltanto nell’uguaglianza a livello
di percentuale di capitale sociale rappresentata da ogni singola azione ma anche a livello di uguaglianza di
diritti attribuiti da ogni azione. Tuttavia,questo principio di uguaglianza che riguarda le azioni,cioè sotto
l’aspetto dei diritti,non è un principio assoluto perché può essere derogato:mentre sono inderogabili le
caratteristiche delle azioni come frazione minima,indivisibile o uguale (cioè come percentuale di capitale
sociale che tutte le azioni rappresentano) :mentre tutte le azioni sono standardizzate e
spersonalizzate,l’uguaglianza sul piano dei diritti è un principio che ammette delle deroghe perché
possiamo avere accanto alle azioni,diciamo di base, quelle che all’estero si chiamano ‘azioni comuni’ e che
noi in Italia chiamiamo ‘azioni ordinarie’,possiamo avere azioni che attribuiscono diritti diversi rispetto a
quelle ordinarie,quindi in deroga al principio di uguaglianza sul piano dei diritti e si chiamano “azioni
speciali”. Le azioni speciali possono essere tipiche o atipiche (a seconda delle circostanze che siano
disciplinate o meno espressamente dalla legge o siano state create dall’autonomia statutaria. Un altro
principio ancora che riguarda le azioni è quello di inscindibilità: inscindibilità vuol dire che le azioni
attribuiscono una pluralità di diritti ai soci ma questi diritti sono inscindibili nel senso che non è possibile
che da queste azioni un diritto spetti a un soggetto e un altro diritto spetti ad un altro soggetto  questo
non è possibile; si ammette la comunione di azioni ossia abbiamo più soggetti contitolari in comunione pro
indiviso di un’azione o più verosimilmente di un pacchetto azionario,di un gruppo di azioni, questo sì,può
accadere: allora in questo caso nominiamo un rappresentante comune che terrà i rapporti con la società
ma non è possibile scindere i diritti delle azioni perché è sempre una comunione pro indiviso,una
comunione su quote ideali. Altro principio ancora è l’indivisibilità che può essere derogato solo attraverso
una modifica dell’atto costitutivo che divida appunto le azioni in frazioni più piccole di capitale sociale.
Abbiamo detto che di norma le azioni attribuiscono uguali diritti e si parla di azioni ordinarie ma vi sono
anche di azioni speciali che attribuiscono diritti diversi; ora,le azioni speciali tipiche si studiano e sono
previste dalla legge nel codice civile (azioni di godimento, azioni riscattabili,azioni dei prestatori di lavoro)
oppure al di fuori del codice,nel Testo Unico della Finanza (nelle azioni di risparmio); accanto a quelle
tipiche,possiamo avere anche azioni atipiche,cioè il legislatore concede all’autonomia statutaria la
possibilità di configurare in maniera diversa i diritti attribuiti dalle azioni,configurate in maniera diversa
rispetto al modello base: e come? E soprattutto,con quali limiti? Le azioni,per loro regola,attribuiscono
diritti di norma,sia sul piano amministrativo,sia sul piano patrimoniale (diritto agli utili,diritto alla quota di
liquidazione sul piano patrimoniale,al diritto di voto,il diritto di opzione sul piano amministrativo,in quanto
ineriscono la gestione della società,i diritti patrimoniali sono quelli che ineriscono lo sfruttamento
patrimoniale della società,quindi l’aspetto economico dell’investimento che fanno i soci). Ecco che quindi,le
azioni speciali possono essere diverse e sul piano dei diritti amministrativi e/o sul piano dei diritti
patrimoniali,non importa: il limite che oggi esiste è uno solo alla creazione di azioni speciali: è quello che le
azioni speciali non possono superare il 50% del capitale sociale,cioè ALMENO la metà deve essere
rappresentata per capitale da azioni ordinarie, al MASSIMO la metà può essere rappresentata da azioni
speciali; quindi,le azioni che attribuiscono azioni diverse da quelle ordinarie non possono superare il 50%
del capitale sociale non vi è nessun altro divieto adesso ma fino ad un anno fa era presente un altro è
divieto invalicabile che era quello di voto plurimo,cioè ogni azione aveva un voto o meglio,al massimo
un’azione poteva avere un voto,al minimo zero: adesso anche questo principio è caduto, è stato abolito nel
2014,potendosi emettere azioni con voto plurimo o addirittura con voto maggiorato. Quali possono essere
azioni speciali atipiche?Pensiamo alle azioni privilegiate: cosa sono? Le azioni nelle associazioni di diritti
seguono un criterio di proporzionalità,ossia: se un’azione rappresenta l’1% del capitale sociale,all’azionista
che ne è il titolare,spetterà l’1% degli utili e sarà gravato dall’1% delle perdite come spetterà un peso in
merito alle assemblee pari all’1%; quando invece si hanno azioni privilegiate,questo principio viene
derogato,ossia l’azionista privilegiato ha solitamente sul piano patrimoniale ( e in particolar modo del
diritto agli utili) una percentuale privilegiata dell’ utile( la sua partecipazione rappresenta l’1% del capitale
ma gli spettano utili per 1.5 -2%,in misura più che proporzionale rispetto al capitale che esso
possiede);pensiamo ad esempio ad azioni prioritarie,azioni che possono soddisfarsi a livello di utili,a livello
di attivo di liquidazione,in misura prioritaria rispetto alle altre azioni e quindi anche qui sono azioni speciali
atipiche,che possono essere configurate così dall’autonomia statutaria. Detto ciò,importante è sottolineare
in questa panoramica che noi facciamo sulle azioni,qual è il regime di circolazione delle azioni e se vi sono
dei limiti alla circolazione delle azioni(carattere molto particolare che contraddistingue le società per azioni
e le società di capitali rispetto alle società di persone):parlando di società di persone si è detto che i
trasferimenti di quote di partecipazioni sociali non sono possibili così liberamente ma ci vuole il consenso
di tutti i soci perché costituiscono una modifica del contratto di società,sono una sorta di cessione del
contratto e quindi si applicano le regole di carattere generale;studiando diritto privato ,si è studiata la
cessione del contratto che può essere possibile per i contratti ad esecuzione continuata;in base alle regole
sulla cessione del contratto ci vuole il consenso di tutti gli interessati(del cedente,del cessionario e del
ceduto) per poter cedere il contratto: es. mettiamo che ci sia un contratto di fornitura:perché venga ceduta
la fornitura ad un terzo, io sono il somministrato,per poter cedere la mia posizione contrattuale ad un
terzo, ci vuole il consenso mio,il consenso del terzo che acquista ma deve essere d’accordo anche il
cedente; ora,nelle società,dove la fonte è contrattuale,come nelle società di persone,il principio è sempre
lo stesso: quindi,trasferire le proprie quote significa cedere la propria posizione contrattuale e quindi ci
vuole il consenso di tutti i soci e del terzo che subentra questo perché le società di persone non sono
persone giuridiche ma sono dei contratti da cui nascono soggetti di diritto e sono fortemente legate alla
loro fonte contrattuale. Per questa ragione,salvo che l’atto costitutivo preveda diversamente,ci vuole la
regola della ‘unanimità dei consensi’; per le azioni,il discorso non vale perché queste sono
spersonalizzate:le società di capitali ovviamente,non si fondano sull’intuitus personae come nelle società di
persone ma si incentrano sui capitali investiti e i soci di norma sono dei finanziatori e si consente quindi la
libera circolazione delle azioni,quindi il principio è l’inverso da quello delle società di persone perché lì la
circolazione non è libera ma è soggetta al consenso di tutti i soci,qui, in particolare nelle società per azioni
la circolazione è libera e per poter cedere le azioni basta il consenso dell’attuale azionista e di quello che le
va ad acquistare; quindi non ci sono limiti,di regola,alla circolazione delle azioni,tuttavia in alcuni la legge
prevede dei limiti alla circolazione delle azioni; poi,l’autonomia negoziale(la volontà dei privati) può
apporre in via statutaria dei limiti alla circolazione delle azioni,vediamo come:all’interno delle
azioni,abbiamo delle figure particolari,cioè le azioni con prestazioni accessorie(azioni che obbligano
l’azionista non soltanto ad eseguire il conferimento ma in più lo obbliga ad una prestazione
accessoria(d’opera o di servizi) che non si imputa a capitali. L’operazione d’opera o di servizi per sua natura
è infungibile: se io commissiono un quadro al pittore Ghersi per forza lui lo deve eseguire,non lo può
eseguire un altro , se il quadro anziché eseguirlo Ghersi lo eseguissi io,non verrebbe alla stessa
maniera,sarebbe da buttare,questo perché la prestazione d’opera è infungibile per sua natura,non può
essere sostituita; quindi capite bene che se le azioni sono con prestazioni accessorie,per cui l’azionista non
solo deve effettuare il conferimento ma deve eseguire una prestazione d’opera,non possono essere
liberamente trasferibili perché che sicurezza c’è che l’acquirente di queste azioni con prestazioni accessorie
possa garantire la realizzazione del quadro come Ghersi? Nessuna;il denaro chiunque lo può mettere,il
denaro è fungibile,l’opera no; quindi le azioni con prestazioni accessorie non possono liberamente
trasferibili ma si possono trasferire con consenso degli amministratori perché questi possono e devono
verificare se l’eventuale acquirente di queste partecipazioni è in grado di eseguire una prestazione d’opera
che per l’interesse sociale sia equipollente rispetto a quella dell’alienante e in questo caso concederanno il
loro consenso,in caso contrario no; oppure,un’altra ipotesi di limite legale alla circolazione delle azioni si ha
quando le azioni sono liberate,si dice,mediante ‘conferimenti in natura’: es. a fronte di un pacchetto
azionario,si effettua un conferimento immobiliareio conferisco un immobile,questo terreno,non
conferisco denaro e mi viene dato un pacchetto azionario in una società:ovviamente,il conferimento in
natura richiede una stima(cioè dobbiamo dare un valore a questo conferimento e imputarlo al capitale)ma
ammettiamo che questo conferimento sia stato sovrastimato, valeva 100 ed è stato stimato 500: quindi io
con un terreno di 100 ho avuto azioni per 500 in ipotesi di questo tipo potrebbe aprirsi un procedimento
di revisione di questa stima quando il valore stimato è superiore o si prospetta superiore rispetto a quello
reale in misura che superi almeno 1/8 dovrà essere nominato un nuovo esperto (sempre nominato dal
presidente del tribunale) che effettui una revisione della stima e ci dica quanto valga realmente: se la
differenza è inferiore ad 1/8 si passa sopra,se è superiore,l’assegnazione di azioni verrà ridotta rispetto a
quello che è il valore del conferimento. In tutto questo frangente in cui si svolge il procedimento di
revisione della stima,le azioni emesse a fronte del conferimento in natura,non sono trasferibili perché si
tratta di azioni che ipoteticamente potrebbero essere in tutto o in parte annullate qualora il valore del
conferimento in natura si rivelasse più basso di 1/8 rispetto al valore imputato al capitale; ma a parte
queste eccezioni,che si giustificano per le ragioni che abbiamo visto,le azioni sono liberamente trasferibili
anche se l’autonomia privata può apporre dei limiti alla libera circolazione delle azioni ma non è che
l’autonomia privata può apporre dei limiti all’infinito: i limiti alla circolazione delle azioni possono essere un
ventaglio di ipotesi,da quella più drastica “le azioni non si possono trasferire” a meccanismi che comunque
circoscrivono,subordinano la circolazione delle azioni a determinati strumenti nelle società per azioni,ad
esempio,si può pattuire l’intrasferibilità assoluta delle azioni per un periodo massimo di 5 anni da quando
la società si costituisce se la clausola esiste fin dall’inizio o da quando è apposta se è inserita in un secondo
momento.  PRIMO DATO. Poi, a parte queste ipotesi,le clausole che possono andare a limitare la libera
circolazione delle azioni sono le più variegate anche se quelle che a noi maggiormente interessano perché
le più diffuse sono tre:
- la clausola di prelazione;
- la clausola di gradimento;
-la clausola di tetto massimo.

La clausola di prelazione : guardando al diritto privato,bisogna ricordarsi del contratto di prelazione


contratto consensuale ad effetti obbligatori; in questo contratto troviamo due soggetti: il prelazionante e il
prelazionario: il prelazionario ha il diritto di essere preferito ( da qui prelazione,da PREFERRE latino) rispetto
a terzi nella conclusione di un determinato contratto a parità di condizione ed entro un certo termine: es.
io,voglio vendere un terreno e concedo su quel terreno la prelazione ad un Tizio che mi paga un
corrispettivo per avere questa prelazione,quindi entro un certo periodo di tempo o all’infinito,a parità di
offerta e di condizioni con un terzo,io devo preferire nell’alienazione di questo terreno il soggetto
prelazionario che ha il diritto di prelazione entro,ovviamente,un certo periodo di tempo,perché come
funziona questo meccanismo? Se mi arrivano delle offerte per acquistare questo terreno,io devo girarle al
prelazionario,attraverso la cd. DENUNTIATIO, questo ha un termine entro quale dirmi se dirmi se accetta
quelle condizioni e quindi lo compra lui o rinunciare ed io sono libero di vendere a quelle condizioni a chi
voglio. La clausola di prelazione funge alla stessa maniera ed è il caso ovviamente di prelazione propria ma
ha ad oggetto le azioni, in quanto si prevede in questa clausola che uno o più soggetti,magari e tutti gli altri
soci,devono essere preferiti a terzi a parità di condizioni, nella cessione delle azioni  PRELAZIONE
PROPRIA. Quindi,il prezzo non è predeterminato ma è stabilito dal mercato: se pareggiano l’offerta più alta
magari gli altri soci prelazionari hanno diritto ad essere preferiti,se non la pareggiano no. Poi abbiamo
l’altra forma di prelazione che è la PRELAZIONE IMPROPRIA: condizione più restrittiva per il prelazionario
perché non si prevede che il prelazionario abbia il diritto di essere preferito a terzi a parità di
condizioni,qualsiasi siano le condizioni che questi offrano ma si prevede che se il socio prelazionante voglia
cedere le sue azioni deve fare valutare queste azioni ad un valutatore,se il prelazionario decide di accettare
le condizioni indicate dal valutatore,le azioni spetteranno a lui oppure sempre con quelle condizioni il
prelazionante potrà cederle a chi vorrà  non si aspettano le offerte più alte perché le condizioni di
cessione sono quelle previste dal terzo arbitratore.
Poi abbiamo le clausole di gradimento per la cessione delle azioni occorre il gradimento,cioè il benestare
di un soggetto o di uno o più organi sociali(magari dell’organo amministrativo o dell’intera assemblea). La
clausola di gradimento si distingue in: clausola di gradimento e clausola di mero gradimento: sapete qual è
la differenza? Che nella prima ipotesi il diniego di gradimento deve essere motivato ,cioè l’organo che
dovrebbe dare il gradimento ci deve spiegare perché intende negarlo;nella seconda ipotesi(mero
gradimento) il diniego può anche non essere motivato ma il socio che si vede negato il gradimento ha il
diritto di exit:o la società trova a lui in soggetto che è gradito agli organi deputati a fare questo, a cui cedere
le partecipazioni oppure gli concede il recesso: il principio è quello che senza alcun giustificato motivo non
si può negare l’uscita del socio dalla società.
Altra clausola è quella di tetto massimo si prevede un tetto massimo di azioni che nessun socio può
superare; per esempio si dice che ciascun socio non può avere più di 100 azioni,il che significa che se un
socio raggiunge il tetto massimo e poi lo supera,gli acquisti effettuati oltre il tetto massimo non saranno
riconoscibili da parte della società,cioè non riconoscerà in capo al socio in questione diritti acquisiti al di
sopra del tetto massimo forma di limitazione della libera circolazione ma forme più soft sul rispetto a
quello che è il divieto assoluto di trasferimento delle azioni. Per quanto attiene invece alla circolazione,le
azioni di regola sono rappresentati da titoli di credito,titoli azionari(titoli azionari per eccellenza): le azioni
possono essere nominative o al portatore ma nel 99% dei casi le azioni sono nominative,potendo essere al
portatore soltanto essenzialmente in due casi: nelle azioni di risparmio e nelle azioni della sicap che oltre ad
essere nominative sono anche al portatore mentre tutte le altre sono solo nominative. Le azioni
nominative come si trasferiscono?Secondo le tecniche proprie dei titoli nominativi,cioè col transfert o con
la girata; tuttavia le azioni possono essere anche demateriazziate,anzi in alcuni casi lo sono
obbligatoriamente; dematerializzazione vuol dire che il titolo cartaceo viene meno e allora le azioni
circolano mediante il sistema delle scritturazioni,cioè mediante i meccanismi della Montetitoli; le azioni
possono anche circolare secondo le regole proprie della cessione del contratto. Altro passaggio: le azioni
possono essere ordinarie,speciali tipiche e atipiche,però la cosa fondamentale delle azioni è che sono
spersonalizzate quindi tranne che per le azioni con prestazioni accessorie,per la società è indifferente che
azionista sia Tizio o sia Caio perché egli deve solo limitarsi a fare un conferimento,deve fare un
investimento nel capitale della società,non deve andare oltre; l’azionista delle società per azioni non
esercita in comune l’attività economica o meglio,non lo fa nel senso in cui lo fa il socio nelle società di
persone: per questo motivo e perché manca l’intuitus personae le azioni sono liberamente trasferibili,non
per altro. Un altro dato importante sulle azioni è che a certe condizioni nelle società per azioni si
ammettono operazioni su azioni proprie,cioè il punto è che la società può acquistare o sottoscrivere le
proprie azioni: ammettiamo l’ipotesi che la società acquista le proprie azioni le può acquistare certamente
però bisogna assolvere certe condizioni e quali sono? Intanto le azioni devono essere interamente
liberate,cioè deve essere versato per intero il capitale che esso ha, poi le azioni non devono superare il 20%
del capitale,poi ci vuole una delibera di autorizzazione dell’assemblea e poi vi devono essere utili e riserve
disponibili,risultanti dall’ultimo bilancio approvato,cioè il capitale deve essere in eccesso per poter
acquistare azioni proprie che possono essere acquistate ma non possono essere sottoscritte è vietata la
sottoscrizione perché se una società potesse sottoscrivere le proprie azioni diventerebbe debitrice e
creditrice di se stessa,cioè a fronte della assegnazione di azione deve essere effettuato il conferimento ma
se la società deve effettuare il conferimento verso se stessa,non lo effettuerà mai, tanto è vero che
l’acquisto è possibile perché la società può acquistare azioni proprie interamente liberato perché al terzo
appagato si paga il corrispettivo e allora la creazione fittizia di capitale non si ha ma questo non vale per le
azioni proprie. Non è ammessa neanche per le stesse ragioni la sottoscrizione reciproca di azioni: abbiamo
due società a e b, due società per azioni che contemporaneamente aumentano il loro capitale di 10 mila
euro: A sottoscrive l’aumento di B, B sottoscrive l’aumento di A e praticamente in questo caso i debiti si
compensano perché ha A sottoscritto l’aumento di B e dovrebbe a B 10 mila euro ma allo stesso tempo
anche B che ha sottoscritto l’aumento di A deve 10 mila euro ad A,quindi i debiti si compensano e né A
deve niente a B né B deve niente ad A e il capitale sia di A che di B ci risulta gonfiato di 10 mila euro e si ha
una creazione fittizia di capitale : questi artifizi dovrebbero farsi a danno dei creditori per fregarli e fargli
credere che la società è più solida rispetto a quello che è e per garantire l’effettività del capitale,operazioni
di questo genere sono vietate perché darebbero origine ad una creazione fittizia di capitali che non è
ammessa.

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