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di Sandro De Palma
Immortale senza “Gloria”
Nel maggio 1880 Richard Wagner, a Napoli da qualche settimana, visita il
Conservatorio di San Pietro a Majella: il misterioso e temutissimo compositore
vestito in abiti di foggia quasi rinascimentale assiste all’esecuzione del Miserere del
compositore napoletano Leonardo Leo cantato dagli allievi del Conservatorio e ne
rimane molto colpito.
Tra gli allievi del coro c’è un giovane timido e impacciato: Francesco Cilea. Con lui
Umberto Giordano, Ruggero Leoncavallo, Franco Alfano.
Molti anni dopo in un’intervista così Cilea ricorderà l’episodio:
“Giordano alto alto, io piccolo piccolo; quando arrivò Wagner vicino a noi ci
sudavano le mani, non sapevamo più cosa rispondere a questo signore che ci
diceva, guardandoci: ‘Tutti compositori’ ?”
Eppure il critico Pierre Lalo (figlio del compositore Edouard) si sarebbe così
espresso a proposito dei compositori che cantarono alla presenza di Wagner:
“Nella collezione completa delle loro opere non c’è nulla, nemmeno l’apparenza,
l’ombra di un’idea... niente, niente e niente: ecco il totale delle idee melodiche della
giovane Italia”
Ma chi erano i giovani allievi che nella testa di Wagner facevano parte di un
Conservatorio, di una Città, di una Nazione dove tutti scrivevano musica? E chi era
Francesco Cilea, al quale sarebbero state dedicate strade e piazze in molte città
italiane e addirittura un treno, il rapido “Cilea” che unisce Reggio Calabria con
Milano e che arriva sempre in ritardo, quasi a dimostrare che conveniunt rebus
nomina saepe suis ? E come collocare il compositore che pure annovera tra gli
estimatori Arturo Toscanini, Carlos Kleiber e Jules Massenet e la cui fama è legata
a due sole opere L’Arlesiana - da tempo non più rappresentata - e Adriana
Lecouvreur predilette entrambe dai più illustri tenori1 e soprani2 ?
1 Enrico Caruso debuttò con L’Arlesiana. Altri famosi tenori interpreti dell’opera furono:Tito Schipa,
Beniamino Gigli, Mario Del Monaco, Franco Corelli, Placido Domingo, Luciano Pavarotti.
2 Al ruolo della protagonista sono legate indissolubilmente la voce e la fama di Magda Olivero, che Cilea
considerava l'interprete ideale di Adriana.Altre grandi interpreti storiche sono state Giuseppina Cobelli,
Mafalda Favero, Renata Tebaldi e più di recente Leyla Gencer, Montserrat Caballé, Joan Sutherland, Raina
Kabaivanska, Renata Scotto, Daniela Dessì, Mirella Freni e Angela Gheorghiu.
Con titolo italiano, ma dall’editore Izzo di Napoli erano stati pubblicati i Tre piccoli
pezzi (Melodia6 - Serenata - Danza) mentre i Trois petits morceaux op. 28 (Loin
dans la mer - Feuille d’album - Pensée espagnole) sono editi dall’editore Bote &
Bock di Berlino con titolo francese.
Tuttavia la cifra stilistica di tutte le composizioni di questi anni è inequivocabilmente
italiana con un naturale abbandonarsi al canto, al punto che esse appaiono come
una sorta di ideale preparazione all’Adriana Lecouvreur.
La Berceuse op.20 è un piccolo gioiello di oreficeria musicale per sonorità e
raffinatezze timbriche, laddove la Chanson de rouet riprende il genere della
romanza senza parole e la Invocazione, rielaborazione della Melodia per pianoforte
e violino, è una composizione dal gusto arcaicizzante.
Proprio questi pezzi per pianoforte, pubblicati da vari editori danno a Cilea una
certa notorietà e gli consentono i primi guadagni che il Maestro integra con lezioni
private la domenica, l’insegnamento di Armonia e Pianoforte complementare al
Conservatorio e passeggiate pomeridiane in Via Caracciolo.
Così, dopo una trentina di lavori, nel 1888 Cilea scrive la Sonata per violoncello e
pianoforte in re maggiore che Roman Vlad non esita e a definire “miracolosa”, un
“unicum non solo nel quadro della creatività di Cilea, ma in quello di tutta la vita
musicale del suo tempo. Non soltanto il ventiduenne Cilea vi mette a frutto
magistralmente le più avanzate esperienze europee dell’epoca ma finisce col
preannunciare nell’ultimo movimento il mondo del maturo Ravel, che in quel tempo
era ancora lungi dall’iniziare la sua attività creatrice. Si possono capire le
perplessità di chi stenta a credere che un simile lavoro strumentale da camera sia
potuto sorgere nel 1888 in un’Italia interamente dominata dal melodramma e in cui
alla musica da concerto spettava la parte di Cenerentola. Chi ignorava le precoci
invenzioni del Cilea della Sonata per violoncello doveva forzatamente considerarlo
come un compositore che non aveva potuto sviluppare subito le sue intuizioni
precorritrici. Porre in luce questa realtà è una premessa per cominciare a operare
affinché sia resa giustizia a Francesco Cilea.”
(Cf. Roman Vlad: Ritorno di Cilea)
6 Inclusa nel CD
La suggestione di tre liriche del poeta Felice Soffré, conterraneo e amico di Cilea,
sono fonte di ispirazione per i Tre pezzi op.43: Verrà?- Acque correnti - Valle fiorita.
Nel primo l’impianto tonale ambiguamente indefinito e l’afflusso poetico del testo
impregnano la musica di indugi psicologici anelanti all’arcaico.
La seduzione dell’acqua, tanto cara ai francesi, è protagonista del secondo pezzo.
Qui Cilea evita il modello debussiano impiegando arpeggi nei quali l’armonia si
risolve in pura fonicità di chiara derivazione esatonale.
La sofisticata ambiguità armonica e il gusto per le seconde maggiori danno un tono
rude ma non aggressivo all’ultimo pezzo della raccolta, dove spicca nella parte
centrale una luminosa melodia.
“Su dalle piante sembra che vapori la rosea nube in tutta la vallata” da Acque
correnti di Felice Soffré
Gli ultimi pezzi scritti da Cilea per il pianoforte sono Risonanze nostalgiche e Festa
silana composti nel 1930. In essi l’estensione dell’armonia dissocia il tessuto
sonoro attraverso risoluzioni irregolari, false relazioni, modulazioni continue.
“Nel primo delicati urti dissonanti di none minori e seconde maggiori servono a
dissociare il tessuto sonoro ingenerando un clima di magica sospensione alla
Busoni. Nel secondo brano, invece le dissonanze rassodano la materia armonica
fino a raggiungere effetti di metalliche campane come nelle Nozze di
Strawinsky.” (Cfr. Roman Vlad: Ritorno di Cilea)
Quando scrive questi pezzi, Cilea si era da anni ritirato dall’agone operistico. Dopo i
primi successi nel melodramma “verista”, l’affermazione dell’Arlesiana, il trionfo
dell’Adriana, il contrastato esito dell’opera Gloria
nel 1907, il carattere schivo, garbato e malinconico di Cilea fu schiacciato dalle
accese rivalità delle due scuole, la “moderna” e la “verista” tanto che il musicista si
ritirò dalla composizione per dedicarsi ad una pur nobilissima attività didattica.
Nel 1948, al funerale di Umberto Giordano Cilea, totalmente sordo, resse uno dei
cordoni del carro funebre.
Al passaggio del feretro tutti pensarono:“Tra poco toccherà a lui”.
E così avvenne. Nel dorato esilio della villa di Varazze dove si era ritirato, il
compositore si spense il 20 Novembre 1950; con lui si spegneva anche la grande
luce del melodramma italiano.
Sandro De Palma