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Ogni giorno chi si occupa di Neurologia ha a che fare con una malattia che colpisce

moltissime persone ogni anno: l’ictus cerebrale.

Questa malattia è causata dal mancato arrivo di sangue in una zona del cervello, molto
simile a quello che succede al cuore durante l’infarto del miocardio.

Caratteristicamente le persone colpite da ictus possono avere:

· una debolezza improvvisa ad una parte del corpo, spesso ad una metà del corpo

· insensibilità o formicolii ad una parte del corpo

· perdita improvvisa della vista

· difficoltà a parlare

· vertigini con difficoltà a rimanere in piedi

· violenta cefalea insolita (chi soffre abitualmente di mal di testa non deve
preoccuparsi eccessivamente)

Tipicamente i sintomi dell’ictus sono improvvisi e da qui il nome ictus (lampo).

Nei Paesi industrializzati, fra cui l’Italia, l’ictus è la terza causa di morte dopo le
malattie cardiache e i tumori, essendo responsabile del 10-12% di tutti i decessi per
anno (circa 400.000 morti per i Paesi della CEE). Inoltre l’ictus rappresenta la
principale causa di invalidità nelle Comunità occidentali, infatti dopo un ictus il 15% dei
pazienti rimangono gravemente invalidi mentre il 40% rimane solo lievemente
menomato dalla malattia.

Questo comporta un grave problema non solo per gli sfortunati colpiti dalla malattia,
ma anche per i familiari e per la società che spende ingenti risorse economiche.

Fig. 1
Fig. 3
Fig.2
Studi recenti sugli Ictus e sulla mortalità per cause cardiocircolatorie hanno
dimostrato una riduzione drastica dell’incidenza nei maggiori Paesi industrializzati
durante questo secolo.

L’individuazione dei principali fattori di rischio ha contribuito ad abbattere di circa il


30% l’incidenza di queste malattie.

Ma quali sono i fattori di rischio per l’aterosclerosi e quindi per l’ictus?

Per alcuni di essi non possiamo fare nulla e questi sono:

· l’invecchiamento, particolarmente importante per le donne dopo la menopausa;

· il sesso, da giovani l’ictus colpisce più gli uomini delle donne (circa il 19% in più),
probabilmente gli estrogeni proteggono la donna;

· l’eredità, se i tuoi familiari più stretti hanno avuto dei problemi alle arterie,
facilmente li avrai anche tu; le persone di razza nera che vivono nell’occidente si
ammalano più facilmente dei bianchi;

Quali sono i fattori di rischio che possiamo modificare o curare? Attenzione ai


seguenti punti:

· la pressione del sangue troppo alta, la minima non deve superare i 90 mmHg e la
massima i 140 mmHg; le donne incinta, quelle che prendono la pillola
anticoncezionale e le donne con diversi chili di troppo e le “meno giovani” devono
stare particolarmente attente;

· il fumo di sigaretta attivo e passivo aumenta di circa il doppio il rischio di avere


un ictus ed è particolarmente pericoloso se unito alla pillola anticoncezionale;
· il colesterolo nel sangue deve essere controllato e le donne oltre i 55 anni
devono stare particolarmente attente;
· il diabete (troppo zucchero nel sangue) deve essere sotto stretto controllo;
· il ritmo del cuore, bisogna controllare che il cuore batta ritmicamente perché la
fibrillazione atriale è molto rischiosa per il cervello e il 15% delle persone
anziane soffrono di questa malattia.
· l’inattività fisica fa male al corpo ed allo spirito;

La cosa peggiore è senz’altro avere più di un fattore di rischio.

L’ipertensione arteriosa, è apparsa essere il principale nemico sia negli uomini che
nelle donne. Negli ultimi decenni, grazie a campagne di corretta informazione, è stato
possibile sensibilizzare molta parte della popolazione.

Si è visto che le patologie dovute all’arteriosclerosi colpiscono maggiormente gli


uomini. Le donne durante l’età fertile sembrano essere protette, ma con il
sopraggiungere della menopausa, tale vantaggio si affievolisce col tempo, fino a
scomparire nella tarda età.

Da circa un decennio, l’uso di terapie con estrogeni sostitutivi nelle donne in


menopausa ha assicurato un prolungamento della protezione vascolare.

Sono stati eseguiti degli studi preliminari che hanno dimostrato una regressione delle
lesioni sulle pareti vascolari, dopo l’assunzione di terapia con estrogeni.

Questi risultati sono stati raggiunti grazie all’uso di strumenti sempre più sofisticati.

Sono necessari ulteriori studi su larga scala per confermare questa importante
scoperta e per progredire nelle conoscenze scientifiche, in questo campo della
medicina che tanto può migliorare la durata e la qualità di vita.

Le donne che possono maggiormente trarre beneficio da queste ricerche sono quelle
comprese tra i 40 e 60 anni di età.
Che fare se una piccola arteria si rompe, provocando una emorragia, o se viene
a mancare il sangue ad una parte del cervello?

E’ molto importante capire subito i segni di questa malattia subdola. Infatti le persone
si preoccupano subito se hanno un infarto cardiaco, perché avvertono un forte dolore
al petto e questo è un campanello d’allarme riconosciuto da tutti.

L’ictus è molto più subdolo, spesso non si sente nessun dolore, se un braccio o una
gamba formicola o non si muove bene, siamo portati a sottovalutare il problema.

Il risultato è deleterio. Siamo riusciti a prendere in tempo molte persone con l’infarto
miocardico, perché si sono precipitati in Ospedale, mentre la maggior parte dei
pazienti con ictus arrivano nei Pronto Soccorsi con imperdonabili ritardi.

In realtà la ricerca non è riuscita, per ora, a trovare un singolo farmaco per
aumentare la sopravvivenza dei pazienti.

Quei farmaci come la Streptochinasi o l’Urochinasi, che funzionano abbastanza bene


nell’infarto cardiaco, “sciogliendo” i trombi nelle arterie che ostacolano il passaggio
del sangue, non possono essere utilizzati negli ictus, perché il tessuto e le arterie
cerebrali sono molto più delicate ed il rischio di emorragie è molto, troppo elevato.

Andare velocemente in Pronto Soccorso, in un Ospedale con una TAC è molto


importante:

· per capire subito se il problema neurologico è dovuto ad una emorragia o ad


una arteria che non porta più il sangue. E’ importante per iniziare subito la terapia
adeguata;
· identificare la causa della malattia, in alcuni casi curabile;
· tenere il paziente sotto controllo medico perché subito dopo un ictus le
persone sono molto fragili e scompensi metabolici (zuccheri e sali nel sangue)
possono aggravare grandemente la situazione ed compromettere un buon recupero
del cervello rimasto solo in parte colpito dall’ictus;
· quando anche in Italia ci saranno le “stroke unit”, reparti come le unità
coronariche per la cura degli ictus acuti, potremo curare un po’ meglio i pazienti.
L’esperienza di altri Paesi della Comunità europea ci ha insegnato che possiamo
salvare almeno un paziente in più ogni 10 rispetto alle cure in un reparto di Medicina
Generale.
Molta strada deve essere ancora fatta per sconfiggere le malattie cerebrovascolari e
questa strada è costruita ogni giorno dai Medici che curano al meglio i pazienti con i
pochi strumenti messi a loro disposizione.

Le risorse economiche per la lotta contro il Cancro o contro l’AIDS sono molto più
sostanziose di quelle destinate alla ricerca contro le malattie vascolari.

Per ridare speranza alle migliaia di persone che si ammalano ogni giorno c’è bisogno di
un grande impegno sociale e raccogliere finanziamenti da destinare alla ricerca e alla
prevenzione.

Ogni famiglia dovrebbe pensare ad investire nella Salute delle presenti e future
generazioni.

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