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7 Dicembre 2019

Ricordiamo Serafino Cavazza a 30 Anni dalla Scomparsa

Testo presentazione Pietro Rescia

TRASFERIMENTO TECNOLOGICO DELLA SETA BIANCA DI NOVI IN BENGALA

Prologo

Buongiorno,

saluto tutti i partecipanti, la famiglia Cavazza, i relatori e gli amici organizzatori che ringrazio
per avermi invitato.

Sono lieto e onorato.

Mi siamo Pietro Rescia, sono un appassionato di storia novese che vive a Londra.

Vivere a Londra permette di potere accedere con comodità alla British Library dove ho trovato
manoscritti settecenteschi riguardanti il trasferimento delle tecnologie di produzione della seta
di Novi nel Bengala che ho studiato e di cui vi parlerò oggi.

La prospettiva in questi documenti è quella degli Inglesi e molto riguarda il Bengala, ma


attraverso l’intreccio si intravede scorrere sullo sfondo la Novi del Settecento, familiare, quella
imparata dai libri Serafino Gavazza, che oggi commemoro insieme a voi, riconoscente.

Ho esplorato una storia edificante e grandiosa. Novi produsse la seta migliore quando tutto il
mondo cercava di produrre la seta migliore, e esportò in quasi tutto il mondo il modo in cui
farlo, imprimendo la più profonda impronta che Novi abbia lasciato fino ad oggi.

Fu un elemento saliente della prima fase della rivoluzione industriale. Come la seta di Novi
arrivò in Bengala qui a Londra ancora lo si studia, è tutt’altro che inedito, anzi alcune
pubblicazioni sono piuttosto recenti.

La London School of Economics ha un dipartimento di storia applicata alla scienza economica


interessata a capire i fattori di produzione in Bengala che permisero il successo o
determinarono rallentamenti.

Sotto questa angolatura, Novi, le ragioni per cui la seta di Novi fosse la migliore, sono
secondarie, non per me.

Il mio intervento ha una durata approssimativa di 10, concedetemi 15 minuti. Sarò lieto di
rispondere alle vostre domande.

Potete sentirmi tutti chiaramente? Posso proseguire?


Ibridazione

Siamo nel 1751. La Repubblica di Genova, ha cacciato gli austriaci 5 anni prima, è moderna e
mercantile, e decide di rilanciarsi istituendo un porto franco.

I nuovi arrivati possono dotarsi di un deposito in zona franca e stabilirsi in città.

Molti ebrei e ugonotti, malvoluti o perseguitati altrove, si trasferirono.

Gli ugonotti portarono con loro un sistema bancario, che a Genova fu ben accolto, e
conoscenze avanzate: sapevano fabbricare gli orologi.

Arrivarono a Novi, impararono l’arte di filare la seta, e la industrializzarono, forti del supporto
delle loro banche e delle eccellenze già esistenti in città. Si stabilirono a Novi a lungo. Questa
ibridazione portò beneficio a tutte le fasce sociali novesi, i proventi dei bozzoli raddoppiavano
quello dei campi.

Uno tra i primi vagiti della rivoluzione industriale italiana.

Bengala

Molti ugonotti avevano trovato un buon rifugio anche in l’Inghilterra. Alla fine del seicento si
erano ammassati sulle banchine del Tamigi, in fuga da tremende persecuzioni. Vennero accolti
e pur tra difficoltà, si integrarono.

Gli ugonotti producevano seta e commerciavano tessuti al mercato di Spitalfields, a est di


Londra, dove si vendeva anche la seta bianca di Novi, la più cara, l’unica adatta a produrre il
marabout, il tessuto più prezioso.

Il clima in Inghilterra è perfetto per far ammuffire i bozzoli, posso testimoniarlo di persona, e
non è ideale per i gelsi. Le sete inglesi erano quindi di bassa qualità. Ciò che giungeva da
colonie e protettorati non era migliore.

Nel 1757 gli Inglesi sconfiggono i francesi a Plassey, a nord di Calcutta, e conquistano il
controllo commerciale del Bengala. Una distesa immensa ottima per produrre seta. Già si
produceva, ma poca e scadente.

La East India Company, definisce un piano di sviluppo con l’obiettivo esplicito di produrre in
Bengala la seta che sapevano essere la migliore: la seta bianca di Novi.

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Lo faranno in due tornate, nel 1769 e nel 1778.

Nel 1769 assumono a Novi il soprintendente, i filatori e acquistano telai da copiare in loco,
prodotto della industria meccanica novese, imballati in sette casse.
Per la posizione di soprintendente venne offerta la astronomica di somma di 400 sterline annue
per un minimo di cinque anni. Si candidano tre soprintendenti di filanda, tutti residenti a Novi:
si chiamano Baumgartner, Monteregale, e Wiss. Tra i tre è Giacomo Wiss che viene scelto.

Wiss ingaggia i filatori novesi Ruggiero, Poggio, Della Casa e Bricola per 40 sterline l’anno.

Partono tutti alla volta del Bengala alla fine del 1770, seguiti dalle sette casse, un viaggio di sei
mesi.

Al loro arrivo si costruiscono nuove filande, uguali a quelle novesi, ne verranno costruite a
dozzine.

Dopo due-tre anni dal loro arrivo la qualità e il prezzo della seta prodotta in Bengala sono
raddoppiate.

Un funzionario della East India Company riporta che:

Wiss si è guadagnato ammirazione per essere riuscito a filare una seta accettabile anche dal
bozzolo più ingrato, che il verme più malato, della stagione più sfavorevole, potesse produrre.

Nel 1777 primo rientro: Poggio e Ruggiero a tornano a Novi, Wiss si trasferisce a Londra, è
assunto quale ispettore della seta della East India Company.

Bricola muore poco prima di ripartire, lascia un figlio nato laggiù. Il bambino tornerà a Novi dal
Bengala con Poggio e Ruggiero, avrà avuto 5-6 anni al massimo. Nulla sappiamo della madre.

Della Casa decise di non tornare.

Regolamento

Nonostante il successo, i direttori della East India Company di stanza in Bengala osteggiarono i
metodi introdotti e dopo il ritorno di Wiss a Londra imposero il ritorno a metodi tradizionali
locali, forse considerati più produttivi.

In conseguenza di ciò la qualità della seta crollò e così i dividendi per gli azionisti.

Per porre rimedio la East India Company a Londra, al suo livello più alto, chiese a Wiss di
scrivere un regolamento per imporre nuovamente la seta di Novi in tutto il Bengala.

Il regolamento è un documento di notevole interesse per la storia di Novi.

Molto di quanto scritto nel regolamento è nato nelle campagne e filande novesi.

Molte norme parlano della cura con cui i bozzoli devono essere allevati e la seta filata.

Si forniscono istruzioni su quanto devono essere distanziati i bozzoli sulle mensole, quante
volte girarli – solo quando il sole è sopra l’orizzonte – e di scartare quelli guasti.
Risento i racconti di mia madre. Nella casa di famiglia, negli anni 30, a Pozzolo, si coltivavano i
bachi, mensole ovunque e tutto un aprire e chiudere finestre o persiane per farli crescere alla
giusta temperatura e umidità.

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Ma il regolamento venne ignorato e l’anno dopo la seta che arrivò dal Bengala fu invendibile.

La East India Company si tolse i guanti.

La produzione della seta venne commissariata. Tre nuovi sovrintendenti con ampi poteri furono
nominati, con a capo Baumgartner che aveva vissuto a Novi a lungo, anni.

Una seconda spedizione venne organizzata a partire dal 1778, la seconda.

I filatori novesi sono riconvocati. Ruggiero rinuncia perché malato, andrà solo Poggio.

Bricola è sempre in Bengala, ci rimarrà fino alla morte avvenuta nel 1814.

Poggio e i tre sovrintendenti si imbarcano in flottiglia sulla Mont Stuart alla volta di Fort William.

La Mont Stuart è attaccata dalle flotte spagnole e francesi il 9 agosto 1780. Insieme a lei sono
catturate più di sessanta navi e più di 2,000 prigionieri, pagina nera della marina inglese ed
episodio storico della guerra di indipendenza americana.

I nostri si liberarono e attraverso il Portogallo rientrarono a Londra. Riusciranno a ripartire per le


Indie la stagione successiva.

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Alla fine del 1781 tutti giungeranno in Bengala sani e salvi e finalmente i metodi novesi si
imporranno nuovamente e per lungo tempo in tutto il Bengala.

Finale

Questa è la storia del viaggio della seta bianca di Novi in Bengala raccontata in modo conciso.

Novi deve esserne orgogliosa, ci mostra una Novi florida, cosmopolita e intraprendente.

Merita di essere studiata, divulgata, e celebrata.

Vi ringrazio per l’attenzione.

Rimango sospeso nell’etere in ascolto fino alla fine. Intervengo se richiesto.

Buona giornata a tutti.

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