Sei sulla pagina 1di 17

IV.

3 - LO SPAZIO S
La ricerca di uno spazio con le caratteristiche sopra descritte porta a introdurre lo spazio + (\ N )
delle funzioni a decrescenza rapida, ovvero delle funzioni che decrescono più velocemente
dell’inverso di ogni polinomio:
^ `
+ \ N : u  C f \ N : D , E multi-indici xD D E u ( x)  Lf \ N

D E w 4u
N.B: un esempio di multi-indici è: D (1, 2), E (3,1) : x D u xx 2
1 2
wx13wx2
Osservazioni:
x + (\ N ) è contenuto propriamente in C f (\ N ) (ad esempio: e x  C f , ma e x  + ).
N f N  x2  x2
+ (\ ) contiene propriamente C (\ ) (ad esempio e
0  + , ma e  C0f ).
Si ha quindi che: C0f (\ N )  + (\ N )  C f (\ N ) .
x + (\ N ) è contenuto propriamente in L1 (\ N ) .
Esempio:
u e x 2  + \ . Si noti che tale funzione risolve l’equazione differenziale: u c  xu 0 .
2

Calcoliamo dunque la trasformata di u a partire da tale osservazione, applicando la trasformata di


Fourier ad entrambi i membri dell’equazione:

i[ uˆ ([ )  i[uˆ ([ )]' 0; uˆ c  [ uˆ 0 che è un’equazione uguale a quella di partenza (solo nella varia-
2
bile [ ), e quindi è risolta allo stesso modo da uˆ ([ ) ce[ 2
, che è quindi proprio la trasformata che
si stava cercando, a patto di determinare la costante c.
³ ³
2
c uˆ (0) u ( x)dx e  x 2 dx e tale integrale si calcola con il seguente artificio:
\ \
2S f
³ dx ˜ ³ e ³ ³ ³ ³
 x2 2  y2 2  x2 2  y 2 2 ( x2  y 2 ) 2 2
c 2
e dy e e dxdy e dxdy e U 2 U dT d U
\ \ \u \ \u \ 0 0
2S
³
0
1dT 2S Ÿ c 2S

E quindi in definitiva:  ª e  x 2 º ([ )  + \ .
2 2
2S e [ 2
¬ ¼

Poiché vale che uˆ f


uˆ (0) ³
\
u ( x)dx u 1 , questo esempio mostra che la norma della trasforma-
ta di Fourier come operatore da L1 a Lf sia uguale a 1.
Teorema: la trasformata di Fourier è un operatore da + in + e la formula di inversione vale per
ogni funzione di tale spazio.
Dimostrazione:
Per la prima parte della dimostrazione usiamo le seguenti proprietà: u  + , D multi-indice
D
-  ª¬ DD u º¼ i [ D uˆ
D
- DD u (i )  ª¬ xD u º¼
Bisogna dimostrare che se u  + , allora û  + , e quindi che [ D D E uˆ  Lf , che è sicuramente vero
se [ D D E uˆ è la trasformata di una funzione integrabile.

E
(i )
DE u
E
(i )  ª¬ x E u º¼ ; [ D D E u
E
(i ) [ D  ª¬ x E u º¼
(i )
D
 ¬
ª DD x E u º
¼

A parte un coefficiente moltiplicativo quindi [ D D E u è la trasformata di DD x E u , che essendo u


una funzione di + , è anch’essa una funzione di + , e quindi è in particolare integrabile.
La seconda parte della dimostrazione segue subito. Infatti se u  + , allora si ha anche sicuramente
che u  L1 ˆ Lf ˆ C f e per la prima parte si ha anche che û  + , e sono quindi verificate tutte le i-
potesi per poter utilizzare la formula di inversione.
Proposizione: siano v, u  + , allora valgono le seguenti proprietà:
1. ³
\N
ˆ
uv ³
\N
uvˆ
2. ³
\ N
uv (2S )  N ³ N uv
\
ˆˆ
2 2 2 2
3. ³
\N
u (2S )  N ³
\N
uˆ : identità di Plancherel, scritta anche u L 2 (2S )  N uˆ L2

4.  >u v @ uv
ˆˆ
5.  >uv @ (2S )  N uˆ vˆ
IV.4 - TRASFORMATA DI FOURIER IN L2
Lo spazio + appena definito, sebbene abbia le caratteristiche che si stavano cercando rispetto
all’operazione di trasformazione, richiede alle funzioni che vi appartengono un comportamento
molto restrittivo. Esso viene quindi utilizzato come passaggio intermedio per arrivare a definire la
trasformata di Fourier in uno spazio più ampio, ovvero L2 .
Siano u  L2 (\ N ) e ^un ` Ž + (\ N ) una successione di funzioni che converga a u in L2 (\ N ) . Si
consideri ora la successione delle trasformate di un . Si definisce trasformata di Fourier in L2 (\ N ) :

u : lim uˆn in norma L2
n of

dove per la trasformata in L2 abbiamo usato un simbolo diverso da quello della trasformata in L1
perché per ora non è lecito presumere che portino allo stesso risultato.
1. La definizione è ben data:
ƒ Il limite esiste sempre finito. Infatti se un converge in L2 , allora è di Cauchy, e quindi per
l’identità di Plancherel si ha che:
(2S )  N  >un  um @ L2
2 2 2
H ! u n  um L2
(2S )  N uˆn  uˆm L2

e allora anche la successione delle trasformate è di Cauchy e quindi converge in norma L2


poiché L2 è uno spazio di Banach.
ƒ Il limite non dipende dalla successione scelta per approssimare u . Infatti, considerate due
successioni {un },{vn } Ž + che tendono alla stessa funzione, si ha che:
lim >un  vn @ lim un  lim vn u u 0 (in norma L2 )
n of n of n of
L2
Per Plancherel, con lo stesso ragionamento di prima, si vede allora che uˆn  vˆn o 0 :
lim >uˆn  vˆn @ 0 Ÿ lim uˆn lim vˆn (in norma L2 )
n of n of n of

E quindi le due successioni portano alla stessa trasformata.


2. Nel caso in cui u  L1 ˆ L2 allora le due definizioni di trasformata in L1 e L2 portano allo stesso
risultato. È possibile quindi utilizzare un simbolo unico per entrambe e a seconda della funzione
da trasformare si utilizzerà la definizione adatta ad essa. Infatti, si può dimostrare che esiste una
successione in + che tenda ad u sia in norma L1 che L2 :
1 2 uˆ n o ˆ
u in Lf
 p
un L ,L
ou Ÿ  Ÿ ˆ
u u q.o. per le proprietà degli spazi L
uˆn o u in L2
3. In generale, per funzioni u che si sa soltanto appartenere a L2 , può proprio non essere neanche
definito l’integrale che definisce la trasformata di Fourier in L1 .

4. L’identità di Plancherel vale in generale per ogni u  L2 (\ N ) . Infatti, si consideri una succes-
sione di funzioni {un } Ž + che tendono a u in norma L2 :
2 2 2 2
un  + Ÿ u n L2
(2S )  N uˆn L2
; ³
\N
un (2S )  N ³
\N
uˆn e passando al limite:
2 2 2 2 2 2
lim ³
n of \
N
un (2S )  N lim
n of \ ³
N
uˆn ; ³\N
u (2S )  N ³
\N
uˆ ; u L2
(2S )  N uˆ L2

dove si è utilizzato il fatto che un o u in L2 Ÿ un L2


o u L2
5. Se u  L2 (\) , allora un u F (  n ,n )  L1 ˆ L2 e si può quindi dare una formula esplicita per il cal-
colo della trasformata di Fourier in L2 (\) :
n
uˆ ([ ) lim ³
n of  n
u ( x)e i[ x dx
dove ancora una volta il limite è intenso nel senso di L2 .
Teorema: la trasformata di Fourier è un operatore da L2 in L2 e la formula di inversione vale per
ogni funzione di tale spazio.

Dimostrazione:
La prima parte si dimostra immediatamente con l’identità di Plancherel: infatti, se u  L2 , allora
2 2
³N ˆ S ³N
N
u (2 ) u  f e quindi anche û  L2
.
\ \

Per la seconda parte, basta considerare una successione di funzioni {uk } Ž + e quindi:
k : uk ( x) (2S )  N ³ N uˆk ([ )ei[ x d [ e, passando al limite, applicando l’identità di Plancherel due
\

volte: uk o u in L2 Ÿ uˆk o uˆ in L2 Ÿ uˆˆk o uˆˆ in L2 , da cui si ha: u ( x) (2S )  N ³ N uˆ ([ )ei[ x d [ .


\
Esempio:
sin x
u ( x)  L2 (\) \ L1 (\)
x
ix (1[ )
n sin x
ix
n e e
 ix
n e  e  ix (1[ )
uˆ ([ ) lim ³ e dx lim ³
 i[ x
e dx lim ³
 i[ x
dx
n of  n x n of  n 2ix n of  n 2ix
Tale integrale si calcola con i metodi di analisi complessa e si ricava alla fine che uˆ ([ ) SF ( 1,1) ([ ) .
Si noti che tramite l’identità di Plancherel si possono trasformare alcuni integrali in integrali che
possono essere risolti più facilmente. In questo caso ad esempio:
2 2 2 2
sin x § sin x · sin x 1 ª sin x º 1 2
³\ x 2 dx ³\ ¨© x ¸¹ dx x L2 2S

¬ x ¼
» ([ )
L2
2S ³
\
SF ( 1,1) ([ ) d[ S

Potrebbero piacerti anche