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interventi

IL DISCORSO SONORO
L’ascolto e lo sguardo del musicoterapeuta
nel’ambito dell’educazione musicale scolastica

Maria Julia Grossi, musicoterapeuta

Ci sono dei dettagli particolari sui quali il musicoterapeuta indirizza il suo sguardo ed il
suo ascolto. Questi dettagli possono dire tante cose sui bambini con i quali lavoriamo a
scuola, ad esempio, se l’età evolutiva è parallela all’età vera e propria. Come età evolutiva
intendiamo un bambino che si esprime, relaziona e ha le stesse abilità dei suoi coetanei.
Tante volte, davanti ad un’attività musicale troviamo che qualche bambino non raggiunge
gli obiettivi che gli altri bambini raggiungono con nessuna oppure poca difficoltà.

Per dare un esempio concreto, descriverò un’attività musicale con bambini di seconda
elementare:

1. Consegna: Suonare sul metallofono e cantare contemporaneamente il pezzo “sopra


SOL, sotto MI, tutti SU, tutti GIU” appartenente al canto “Canta e gioca con Sol Mi” del
libro “Il Castello incantato” di Suvini Zerboni.
I risultati sono i seguenti:
• La maggior parte dei bambini realizza la consegna senza difficoltà.
• Alcuni bambini non esternano il canto mentre suonano e la riproduzione è
difettosa.
• Un bambino non riesce ad organizzare i vari passi della consegna
contemporaneamente.

Se analizziamo le difficoltà separatamente, vedremo che c’è da risolvere:


• il ritmo (titti ta, titti ta, titti ta, titti ta);
• lo spazio (la distanza di terza minore, lo spostamento del battente a destra e
sinista e viceversa ripetute volte);
• il cantare insieme al suonare. (L’individuazione delle note viene semplificata dalle
placche colorate, perciò non viene considerata come difficoltà).

Da tutto questo si deduce che per i bambini di seconda elementare, l’attività è adeguata
perché è corrispondente con la loro età evolutiva. I bambini che non hanno risolto le
difficoltà la prima volta lo faranno nelle opportunità successive dato che hanno un
tempo di maturazione più lento. Invece il bambino che non raggiunge il minimo degli
obiettivi dimostra non avere a disposizione delle abilità che hanno i suoi compagni.
E’ un bambino ipercinetico, che fa difficoltà ad eseguire quasi tutte le consegne, ad
aspettare i turni e ad ascoltare.
Questo bambino ha delle difficoltà nella comunicazione tra i vari centri del cervello e la
sintesi di essi.

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Cantabile.it - Anno II, numero 7, MARZO 2010. Direttore responsabile Dino Aloi. Registrazione n. 37 del 19 giugno 2009 presso il tribunale di Torino
L’ascolto del musicoterapeuta sarà aperto verso la percezione di tracce sonore,
comportamentali, motorie che parlino dell’individuo valutato. Non tutto il materiale
sonoro che produce l’individuo diversamente abile è significativo, perciò viene chiamato
PRODUZIONE SONORA. Invece quello che è di utilità al musicoterapeuta sono le tracce
sonore che per qualche motivo sono legate alla interpretazione, e per questo hanno
significato. Queste tracce cariche di significato vengono chiamate DISCORSO SONORO
perché intendono la comunicazione tra chi produce suoni e chi li ascolta.

Un esempio molto chiaro sulla differenziazione tra quello che è discorso sonoro e quello
che è solo produzione sonora, è la stereotipia che fa il bambino autistico, una serie di
movimenti e suoni ripetuti in identica modalità. Questa caratteristica dell’autismo si
chiude nella non comunicazione ed è un materiale utile soltanto a livello di diagnosi.

Approfondendo il concetto di DISCORSO SONORO, si può dire che:


• Esiste un correlato tra struttura psichica e il modo di strutturare la produzione
sonora.
• L’improvvisazione sonora è di grande utilità per il Musicoterapeuta;
l’improvvisazione sonora è invenzione di forme.
• La musica è considerata come linguaggio perciò l’interesse è rivolto al simbolo.
• La funzione d’ascolto del Musicoterapeuta è giustificata dalla presupposizione
che l’individuo ha qualcosa da dire, da comunicare; nello stesso modo che si
rivolge una madre verso il neonato (transfert).

* I concetti di Produzione sonora e Discorso sonoro appartengono all’articolo “El discurso sonoro,
introduccion por Patricia Pellizzari”. La Dott.ssa Polizzari è Psicologa, Musicoterapeuta e insegnante
universitaria di Musicoterapia. Svolge l’attività di ricerca insieme alla sua equip ICMUS e ha pubblicato vari
libri tra cui “ Proyecto Musica y Psiquismo, lo psicosonoro” (2006).

* Maria Julia Grossi (Insegnante di Musica - Conservatorio di Buenos Aires, Argentina).


Musicoterapeuta (Universidad di Buenos Aires, Argentina).

Cantabile.it - Anno II, numero 7, MARZO 2010. Direttore responsabile Dino Aloi. Registrazione n. 37 del 19 giugno 2009 presso il tribunale di Torino

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