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Quando Tonino disse meglio le donne che i gay

di Gabriele Villa sabato 06 novembre 2010

Oggi definisce "battuta da bettola" la frase di Berlusconi, ma due anni fa diceva le stesse cose da
vero macho mediterraneo: "Sono tombeur de femmes, non d’hommes". Una normale
rivendicazione, nessuno lo accusò di discriminare gli omosessuali
«Meglio tombeur de femmes che tombeur d’hommes». Siamo tranquilli. Antonio Di Pietro,
paladino dell’Italia dei Valori, ha il suo, personalissimo, valore aggiunto: gli piacciono le donne.
E per esternare la sua vocazione eterosessuale se la cava con quella battuta che riportiamo tra
virgolette nel nostro incipit. Lo dice, anzi lo ha detto un po’ di tempo fa, rispondendo ad una serie di
domande rivoltegli da Klaus Davi, in una puntata di KlausCondicio - il canale internettiano
inventato dal pubblicitario-scrittore su Youtube. L’illuminante video è naturalmente ancora
visibilissimo ondine (http://www.youtube.com/watch?v=Jj-yGyRjpTY) e quindi può essere
apprezzato in tutte le sue sfumature, risatine del leader dell’Idv comprese, quando, per esempio,
Davi gli fa notare che pur essendo lui un macho, è stato votato ed è apprezzato anche dagli
omosessuali.
Ma il punto non è questo. Il punto è che l’onorevole Di Pietro la pensa esattamente come Silvio
Berlusconi, uomo con cui non ha, propriamente, un’identità di vedute e a cui non risparmia attacchi
quotidiani, ma che, dopo questa sua sorprendente rivelazione, diventa uomo proprio come lui è
uomo e macho. Quindi: con le sue stesse identiche e tanto deprecate debolezze in fatto di gusti
sessuali. Di Pietro e Berlusconi uniti, almeno, dalla passione per le donne è già una notizia, ma un
Di Pietro che, nell’armadio delle sue dichiarazioni, nascondeva anche una battuta simil-
berlusconiana è una notizia che fa ancora più notizia.
Già, perché ancora l’altro giorno, dopo le vane detonazioni, innescate dall’opposizione sul caso
Ruby, quando gli ortodossi lessicali d’ogni dove si scagliavano contro il premier per la sua uscita
goliardica fatta all’inaugurazione del Salone del ciclo e motociclo («Meglio guardare le belle donne
che essere gay») Di Pietro è stato subito fra i primi a sgomitare per dire la sua. Fra i primi a criticare
severamente il presidente del Consiglio per quelle sue parole ironiche sui gay. Di Pietro ancora una
volta nei panni del Grande Moralizzatore che arrivava prontamente a bacchettare il Cavaliere. A
gridare allo scandalo. Ricordate? Suvvia, impossibile non ricordare. Le parole di Antonio Di Pietro,
pronunciate con quel tono grave che la circostanza richiedeva, rimbombano ancora nelle orecchie di
molti: «Il posto ideale per Berlusconi non è certo Palazzo Chigi ma una bettola di periferia. Oggi,
infatti, abbiamo avuto l’ennesima prova dell’inadeguatezza del signor Silvio Berlusconi a ricoprire
il ruolo di presidente del Consiglio. Berlusconi vive ancora nell’età della pietra, anzi, è peggio: vive
nell’era delle discriminazioni razziali, sessuali, etniche e religiose», tuonava il leader di Italia dei
valori. Che per l’occasione regalava al premier anche una lezioncina politica: «Bisognerebbe
ricordargli che, nel frattempo, il nostro Paese ha ratificato il trattato di Lisbona che ha riconosciuto
il diritto alla non discriminazione basata anche sull’orientamento sessuale. Essere gay è solo un
diverso modo dell’essere e non una condizione di cui vergognarsi».
Mai parole più vere furono pronunciate. Solo che, evidentemente, la memoria ogni tanto fa, come
dire, difetto al Grande Moralizzatore. Che, non da una bettola di periferia, ma dal salotto di casa
sua, conversando con un giornalista e non con il vicino di pianerottolo, se ne era uscito con la
battuta del «tombeur», di cui sopra, in cui esprimeva l’identico concetto espresso dal presidente del
Consiglio, cioè: meglio guardare e frequentare le donne che essere gay. Forse onorevole Di Pietro,
lei è convinto che - solo perché detta in francese - la sua frase abbia tutto un altro allure. Non si
illuda. Tutt’al più possiamo concederle che, anziché da bettola, la sua venga considerata una battuta
da bistrot.
Vittorio Sgarbi difende Berlusconi.
Di più, ne sposa il pensiero. Anzi, non capisce cosa ci sia di scandaloso nella frase: “Meglio essere
appassionati di belle donne che essere gay”. “Il premier, dice il critico d’arte, mi ha chiamato e gli
ho espresso la sua solidarietà. Mi ha detto: ‘E’ quello che ci hanno insegnato i nostri genitori’. Nel
mondo musulmano, ebraico e cristiano l’omosessualità non è una virtù. Dire che è meglio guardare
le belle ragazze che essere gay non è una frase offensiva. I gay direbbero senza problemi: meglio
andare con gli uomini o con le donne”.
Ma è una discriminazione.
“No, è una posizione. Ha fatto bene. Lo condivido in pieno. Una frase provocatoria ma legittima. E’
come dire: preferisco pescare piuttosto che andare a caccia”.
Beh, i gay non sono molto felici.
“Ovviamente Berlusconi ha deciso di perdere l’elettorato omo. Un certo elettorato omo. I gay
spiritosi e intelligenti non smetteranno di votarlo per questa uscita. E comunque sia, inizia la
campagna elettorale contro Vendola. Silvio è sul pezzo”.
Anche lei ha avuto esperienze omo, vero?
“Veramente no. Sono solamente stato con Eva Robins, non è il massimo come esperienza
omosessuale”.
Con le minorenni è mai stato?
“Sì con una, Stefania, di Pescara. Aveva 17 anni ma non era vergine”.
Il Pd dice che Silvio dovrebbe stare in una bettola.
“Anche Caravaggio stava nelle bettole e lì ha dipinto quadri bellissimi”.
I finiani lo definiscono “troppo disinvolto”.
“Questo è vero. Ma ora non è più sposato e può fare quello che vuole. Mi ha sempre invidiato
perché sono libero, ora lo è anche lui. Non siamo più “occupati” dalle donne, ma ‘visitati’. Come
Taormina, come la Grotta Azzurra. Silvio vuole essere la Grotta Azzurra. Vive in un perenne stato
alla ‘Amici Miei’. Ha fatto come Adolfo Celi, medico primario, chiamando in Questura e dicendo di
essere Mubarak. Un pezzo di letteratura purissima che nemmeno Achille Campanile.
Si parla d’abuso d’ufficio, però.
“Macchè, è una burla, potevano anche non filarselo di striscio. Poteva essere un imitatore”.
Il governo rischia?
“Solo se Fini rompe. Ma Gianfranco che può dire? E come Silvio: entrambi sono “inficati”. La
differenza è che il primo è occupato, l’altro è libero. La vita di Fini è condizionata da una donna,
Elisabetta Tulliani, che conosco bene. Almeno Ruby se ne andrà, mentre la Tulliani resta. E resta
pure suo fratello”.
Chi vedrebbe bene come nuova fidanzata del premier?
“Nessuna. Ora che si è liberato dall’influenza negativa di Veronica deve stare solo. Essere visitato
dalle donne. Come la Grotta Azzurra. Comunque gli ho segnalato una ragazza molto bella: Lizandra
Silva, cubana. Meglio di Ruby”.

Alessandra Menzani

02/11/2010

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