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SPESE MILITARI 2019

Quanti euro gravano mediamente sulle tasche di ognuno di noi per alimentare il macchinario

repressivo militare?

PIU’ DI 950 EURO ALL’ANNO!

Questo è il prelievo forzoso che subiamo in un regime democratico per garantire ad esso stesso
la propria sopravvivenza, soldi che vanno ad aumentare i budget delle forze di polizia per
garantire una repressione sempre più efficace sul suolo che loro definiscono nazione, e che
alimentano il macchinario militare sparso sul pianeta a difesa di interessi economici ed autoritari.

I budget previsti per quest’anno saranno di 29,5 miliardi di euro di cui:

Per la polizia, dal ministero dell’interno sono stanziati più di 8 miliardi, al secondo posto delle voci

di bilancio dopo il dipartimento per gli affari interni e molto prima come gravità di costo rispetto a

vigili del fuoco, soccorso pubblico e difesa civile che sono a 2,3 mld (quasi 4 volte!) (*1)

Mentre dal ministero della difesa sono stati stanziati (*2):

Carabinieri 6,4 miliardi

Aeronautica quasi 3 miliardi

Marina oltre 2 miliardi

Esercito 5,3 miliardi

A Modena è presente l’accademia che formerà i futuri ufficiali dell’esercito, le spese sostenute nel

2017 sono state di oltre 200 mila euro, quelle principali sono state quelle per le pulizie! Oltre 100

mila euro! (*3,4,5,6).

Ex forestali che ora sono sotto ai carabinieri quasi 500 milioni.

Inoltre circa 15 milioni tra stipendi e pensioni dei 200 cappellani militari.

Tra le voci di questi bilanci c’è quella riguardante le missioni all’estero.

Ora soffermiamoci un attimo per vedere dove è presente l’esercito italiano (*7)

Afghanistan: dal 2001, è la missione più costosa effettuata dall’esercito italiano,

oggi circa 900 unità sono presenti per controllo del territorio, supporto ed addestramento truppe

afghane.

Come vediamo ci è costato quasi 8 miliardi supportare le truppe statunitensi nelle operazioni di

democratizzazione dell’Afghanistan. Dopo 18 anni di missione si era parlato di un ritiro completo

delle forze armate italiane, ma ciò non succederà. È previsto sì un ridimensionamento di circa

500 unità dai territori afghani, ma solo per essere dislocate in Niger, dove nel 2018 è iniziata una

nuova missione che vedremo più avanti. (*8)

Kosovo: da Giugno 1999 il contingente italiano è impiegato per ristabilire “l’ordine e la pace”
nell’area, in che modo? Tramite un continuo contatto con la popolazione, le istituzioni, i partiti, e i
rappresentanti delle varie etnie presenti sul territorio. Un altro obiettivo della missione è quello di
avere i circa 500 militari sempre a disposizione della Nato nelle proprie basi, quindi
militarizzazione del territorio anche dove un esercito non esiste, difatti solo l’anno scorso il
parlamento kosovaro ha votato per la creazione di un proprio esercito nazionale che conterà circa

5000 effettivi addestrati in questi anni di missione Nato.

Turchia: dal 1° gennaio 2018 la Nato ha accolto la richiesta della Turchia di incrementare il
dispositivo di difesa aerea per difendere la popolazione dalla minaccia di eventuali lanci di missili

dalla Siria. L’Italia ha dispiegato un contingente di 130 militari e una postazione antimissile. Militari

che supportano l’autoritario e criminale Erdogan, che ha bombardato e continua a minacciare la

regione autonoma del Rojava, dove compagne e compagni sono caduti per difendere
l’autodeterminazione e l’autogestione di un intero popolo. Tra questi il compagno Lorenzo Orsetti,
il cui corpo è rientrato da poco e a cui, sempre grazie alle nostre forze dell’ordine, è stato vietato il

saluto delle compagne e compagni che lo attendevano all’aeroporto.

Lettonia: dal 2017 ci sono a rotazione 160 militari italiani che, in collaborazione con altri militari di

paesi dell’alleanza atlantica, hanno l’obiettivo di dimostrare la capacità e la determinazione della


Nato nel rispondere solidalmente alle minacce esterne lungo il confine orientale dell’Alleanza. In
sostanza esercitazioni non-stop della Nato in chiave anti russa, giochi di potere che bruciano
denaro pubblico, devastano territori e puntano sempre più ad una militarizzazione totale, fare
guerra anche quando non c’è pur di alimentare il militarismo e il giro di denaro che c’è dietro
l’industria bellica.

Mare Mediterraneo: da giugno 2015 sono nate le missioni Sea Guardian, nella zona di Cipro con
circa 300 militari, e la missione Sophia che ne conta circa 500. Il mandato principale è quello di
adottare misure per individuare, fermare e mettere fuori uso le imbarcazioni usate dai trafficanti di
esseri umani nel Mediterraneo. Il 20 giugno del 2016 la Commissione Europea ha aggiunto
l'addestramento della Guardia Costiera e della Marina libica. Il 25 luglio 2017 il Consiglio Europeo
ha aggiunto al suo mandato nuovi compiti integrativi: svolgere attività di sorveglianza e
raccogliere informazioni sul traffico illecito delle esportazioni di petrolio dalla Libia, e migliorare le
possibilità per lo scambio di informazioni sulla tratta di esseri umani con le agenzie di polizia degli
Stati membri, FRONTEX ed EUROPOL. Il 29 marzo 2019 il Consiglio ha esteso il mandato fino al
30 settembre 2019. Contestualmente il Comitato Politico di Sicurezza dell’Unione Europea ha
richiesto la sospensione temporanea degli impieghi degli assetti navali lasciando quindi gli spazi
di eventuali salvataggi, mentre restano tutti gli altri aspetti che riguardano gli interessi finanziari e
politici.

Libano: dal 2006 1100 militari per il controllo del ritiro delle truppe israeliane dal Libano, devono
monitorare la cessazione delle ostilità, assistere le forze armate libanesi e monitorare il non
sconfinamento delle truppe israeliane.

Palestina: dal 1° gennaio 2018 ci sono ben 16 militari italiani con 4 auto, che non hanno compiti di
polizia ma, cit. sito Difesa devono “fornire attraverso la loro presenza un senso di sicurezza ai
palestinesi di Hebron, aiutare a promuovere la stabilità ed un idoneo ambiente che possano
portare ad un accrescimento dello stato del benessere dei palestinesi, osservare l’accrescimento
della pace e della prosperità tra i palestinesi, assistere nell’incoraggiare lo sviluppo economico.”

Iraq: dal 2003 ci sono circa 1500 militari in supporto alla coalizione guidata dagli statunitensi, per
assistenza aerea e addestramento forze irachene. Anche qui come in Afghanistan vediamo come
per anni si prolunghino missioni a difesa di interessi privati e nazionali. Nonostante sia stato
ampiamente dimostrato che gli Stati Uniti hanno invaso immotivatamente l’Iraq, noi continuiamo a
spendere soldi nel mantenimento di forze armate colluse ai loro interessi e per cui il supporto ai
cittadini locali è solo quello di formare forze armate e di polizia, come ovviamente deve essere la
base di un buon regime democratico. Una volta abbattuto Saddam e preso possesso del paese,
l’obiettivo delle truppe è ora quello di contrastare Daesh, trovando così un continuo nemico
garantendo la presenza militare ancora più a lungo.

Somalia: dal 2010 sono presenti circa 400 militari tra cui i marò Girone e Latorre, in missione di
scorta antipirateria per convogli navali privati, quindi a difesa di capitalisti assicurando il loro
tornaconto personale anche con le armi pagate però da cittadini comuni. In più una cinquantina di
militari sono sempre in Somalia e 90 in Gibuti per addestrare la polizia locale. Sempre in Gibuti nel
2013 fu inaugurata la prima base militare italiana all’estero dopo la seconda guerra mondiale,
intitolata ad Amedeo Guillet, noto anche come comandante diavolo, un “eroe” di guerra fascista.
Combattè nella guerra civile spagnola a fianco dei franchisti e nella campagna d’africa italiana; un
“eroe” che per sfuggire alle ricerche inglesi, si travestì da arabo per fuggire e rientrare in Italia.
Questa base ci costa circa 43 milioni all’anno.

Egitto: qui andiamo indietro, dal 1982 ci sono 75 militari per monitorare il trattato di pace tra

Egitto ed Israele.

Libia: gennaio 2018, 400 militari, 130 mezzi terrestri, navali ed aerei. Obiettivi missione:
tecnicamente fornire assistenza e supporto sanitario, garantendo anche la possibilità di trasferire
in Italia i pazienti che dovessero richiedere cure altamente specialistiche, ma l’obiettivo principale
è quello di formare ed addestrare le forze di sicurezza libiche per le attività di controllo e contrasto
dell’immigrazione illegale, ma soprattutto per il controllo dei traffici illegali di petrolio, difendendo
gli interessi dell’Eni che è sul territorio libico dal 1959 e di cui detiene il monopolio di gas e
petrolio. Inoltre, per incentivare lo sviluppo di capacity building della Libia; vediamo ancora una
volta come capitalismo e militarismo siano legati a doppio filo alimentandosi l’un l’altro in una
spirale tossica.

Niger: da settembre 2018 circa 500 militari dislocati dall’Afghanistan, 130 mezzi terrestri e 2 aerei.

Per controllo del territorio e flussi migratori e per lo sviluppo delle forze armate nigerine tra cui

l’aereonautica. Come mai proprio il Niger? Il contingente italiano sarà complementare alle forze
francesi già presenti per difendere i propri interessi, soprattutto le miniere di uranio vitali per il
fabbisogno energetico francese che per l’80% è soddisfatto da centrali nucleari. L’esportazione
dell’uranio dal Niger è il 70% sul totale delle esportazioni ma incide soltanto per il 5% sul Pil

nazionale. Uno sfruttamento senza scrupoli che dura da 40 anni e a cui capitalisti e capi di stato
non hanno intenzione di rinunciare.

Italia: operazione strade sicure, dal 4 agosto 2008 oltre 7000 militari sono a disposizione dei

prefetti per vigilanza a siti sensibili e pattugliamento congiunto alle forze dell’ordine. Un ulteriore

giro di vite sulla repressione locale, forze armate su un territorio non in guerra se non col popolo

stesso, con l’obiettivo di normalizzare e glorificare una presenza militare costante nelle vite di tutte

e tutti.

BASI ED INSTALLAZIONI AMERICANE IN ITALIA

Queste erano solo le spese riguardanti l’esercito italiano, a cui vanno aggiunti circa 200 milioni

all’anno come contributi ai bilanci della Nato. Inoltre il paese in cui viviamo ha un “ospite” molto

ingombrante: l’esercito degli stati uniti d’America.

La presenza americana è asfissiante, da


nord a sud ci sono 12mila soldati e oltre
100 postazioni

militari tra cui:

52 tra basi o comandi, 11 depositi di armi


e munizioni, anche nucleari un centro
ricerche e sviluppo dei sottomarini a
Livorno, 5 poligoni di tiro, come ad
esempio in Sardegna dove all'incirca 100
chilometri di costa e 7.200 ettari di terreno
sono espropriati a persone e alla natura e
da decenni vengono utilizzate per
esercitazioni aeree ed aeronavali da parte
di americani e Nato. Nel 2014
l’aeronautica tedesca provocò un incendio
dopo un’esercitazione aerea, ne seguì una
mobilitazione popolare e da qui nacque A
FORAS, un’assemblea che riunisce
organizzazioni, comitati e persone che si
battono contro l'occupazione militare della
Sardegna, per la chiusura definitiva delle
basi militari e della fabbrica di bombe
italiana e per le bonifiche e la restituzione
delle terre alle comunità.

Un altro movimento antimilitarista che si


batte per lo sviluppo dei territori e contro il
loro svilimento è il movimento NO MUOS. Il
Muos è uno dei 30 sistemi di
telecomunicazioni dell’esercito americano
che ci sono in Italia, questo nella fattispecie
è della marina ed è composto da cinque
satelliti geostazionari e quattro stazioni di
terra: due sono negli Stati Uniti, una in
Australia e una a Niscemi in Sicilia.
Prevedono l’installazione di 3 parabole del
diametro di 20 metri e di 2 antenne alte
150. Sarà utilizzato per il coordinamento di
tutti i sistemi militari statunitensi dislocati
nel globo, in particolare i droni, che
saranno allocati anche a Sigonella. Noi
contribuiamo solo in parte alle spese di
sussistenza per questi luoghi e personale,
si stima circa 500 milioni all’anno ma il dato
è coperto da segreto militare. Lo scorso
marzo il presidente Trump ha proposto che i paesi ospitanti paghino per intero le spese
dell’esercito americano sui propri territori, più una tassa del 50 per cento per il privilegio di
ospitarli. L’Italia dovrebbe quindi pagare non solo gli stipendi di circa 12.000 militari Usa qui di
stanza, ma anche i costi di gestione dei caccia F-16 e degli altri aerei schierati dagli Usa ad
Aviano e Sigonella e i costi della Sesta Flotta basata a Gaeta. Secondo lo stesso criterio
dovremmo pagare anche la gestione di Camp Darby, il più grande arsenale Usa fuori dalla
madrepatria, e la manutenzione delle bombe nucleari Usa dislocate ad Aviano e Ghedi. È
possibile però che il magnanimo Trump possa farci pagare meno, il piano prevede infatti uno
«sconto per buon comportamento» a favore degli «alleati che si allineano strettamente con gli
Stati Uniti, facendo ciò che essi chiedono».

PROGRAMMI FUTURI PER LA DIFESA

Queste erano le spese riguardanti i progetti attuali, ora diamo uno sguardo in avanti, perché lo
scorso giugno il ministero dello sviluppo economico ha sbloccato 7,2 miliardi a favore dei
programmi d’investimento della Difesa fino al 2033. (*9) Verranno acquistati o aggiornati i classici
macchinari da guerra come blindati, elicotteri, missili ed aerei come l’F35, dove 14 unità sono già
state comprate e 8 sono diventate operative alla fine dell’anno scorso. Inoltre sistemi di
osservazione e telecomunicazione satellitare, sistemi su cui si punterà sempre di più, vedendo
anche la copertura per il progetto Sicote in dotazione all’arma dei carabinieri.

Questo software, che è già alla quarta generazione, ha la funzione di controllare il territorio
analizzando e valutando ogni tipo di dato ricevuto. In sostanza cercando di prevedere un crimine
prima ancora che avvenga. Già 10 anni fa durante un’intervista il colonnello Galli, allora capo
ufficio informatico dell’arma, disse che stavano lavorando alla realizzazione di un motore
semantico, ovvero una sorta di google che fornisca dati sempre più accurati e precisi, che
estrapoli, senza “rumore”, informazioni da tutti i sistemi disponibili e dalle “fonti aperte”.

MINI NAJA

L’esercito e le forze armate sono sempre più coinvolti nelle cyberguerre, difatti l’intenzione di

sviluppare il militarismo anche in questo senso si è manifestata lo scorso marzo, quando la

camera ha dato votazione favorevole al progetto della mini-naja. È un progetto sperimentale, su


base volontaria, per la realizzazione di percorsi formativi in ambito militare della durata di sei mesi
per i giovani tra i 18 ed i 22 anni di età. Tra i requisiti richiesti ci sono la cittadinanza italiana,
l'assenza di condanne per delitti non colposi e di procedimenti penali in atto, possesso di diploma
di istruzione secondaria, non essere stati sottoposti a misure di prevenzione e non aver tenuto nei
confronti delle istituzioni politiche dello Stato comportamenti che non diano garanzia di assoluta
fedeltà alla Costituzione e alle esigenze di sicurezza nazionale. Sarà articolato in 3 step: prima
corsi di studio in modalità e-learning, quindi da casa propria, poi ci sarà l’apprendimento pratico
durante la permanenza in strutture. Inoltre saranno previste visite guidate nelle fabbriche di armi
per entrare in contatto con il comparto industriale bellico e viaggi di studio presso varie istituzioni
in Europa durante le esercitazioni di cybersicurezza. Non è previsto nessun compenso per la
partecipazione al corso, ma si riceverà un attestato e ben 12 crediti formativi utilizzabili in ambito
universitario. Un obiettivo quindi più educativo e promozionale che strettamente militare. Il
percorso formativo sarà organizzato dal Centro alti studi per la Difesa e verterà principalmente sul
trasferimento degli “alti valori connessi alla difesa delle istituzioni democratiche del Paese
attraverso lo strumento militare in Italia e all’estero”; la conoscenza “delle principali minacce alla
sicurezza interna ed internazionale” anche attraverso seminari di studio organizzati dai servizi
segreti; lo studio “dell’architettura istituzionale preposta alla protezione cibernetica nazionale” e
l’acquisizione di “conoscenze in tema di cooperazione strutturata permanente nell’ambito della
difesa europea“. La “mini-naja” quindi sfornerà cittadini più consapevoli dei valori patriottici e
delle virtù militari ma non costituirà una base di reclutamento, non sarà una riserva militare né
addestrerà all’uso delle armi o al combattimento. Traducendo dalla neolingua verranno trasferiti ai
giovani partecipanti tutti i concetti base che sostengono la nostra belligeranza permanente: dalla
bontà e necessità dei bombardamenti verso paesi terzi in ambito Nato per esportare e difendere
la democrazia, alla comprensione di quanto sia strategica l’eccellenza della industria bellica
nazionale e quanto sia importante promuoverla sui mercati globali ed europei. Il tutto condito con
una bella strizzata d’occhio: voi, ragazzi e ragazze, potrete far parte di tutto questo o nelle forze
armate o nell’industria di riferimento, a voi la scelta!

Autoritarismo, militarismo e capitalismo sono le fondamenta di ogni forma di governo, se passerà

il voto in senato la mini-naja sarà volontaria, domani chissà; soprattutto in un momento storico in
cui il militarismo è tirato a lucido e reso affascinante nell’immaginario collettivo grazie a spettacoli
e dimostrazioni militari, film e programmi televisivi, visite guidate in caserma per bambini delle
scuole elementari, dandogli in mano scudo e manganello come se fosse un gioco, o come in
Francia in cui stanno trasmettendo un reality show in cui si impersonifica un agente di polizia in
varie situazioni, dagli scontri di piazza a quelli a fuoco. Un processo di distorcimento della realtà

per renderla più giustificabile ed appetibile alle grandi masse.

Come anarchiche ed anarchici ci opporremo sempre a tutto questo.

Citando Pietro Gori:

la pace tra gli oppressi, la guerra agli oppressori!

Libere tutte

Liberi tutti

Viva l’anarchia!

Link:

(*1) http://www.interno.gov.it/sites/default/files/allegati/bilancio_anno_2019.pdf

(*2) http://www.rgs.mef.gov.it/_Documenti/VERSIONE-I/attivita_istituzionali/
formazione_e_gestione_del_bilancio/bilancio_di_previsione/bilancio_finanziario/2019-2021/
allegato-tecnico-per-capitoli/DLB_2019_DLB-04-AT-120-Difesa.pdf

(*3,4,5,6) http://www.esercito.difesa.it/Amministrazione-trasparente/pagamenti-dell-
amministrazione/Documents/2017/III%20Trimestre/ACCADEMIA%20DI%20MODENA.pdf

(*7) http://www.esercito.difesa.it/operazioni/Pagine/default.aspx

(*8) http://www.milex.org/2019/01/31/il-costo-totale-dellimpegno-militare-italiano-in-
afghanistan/

(*9) http://www.milex.org/2019/06/14/difesa-e-mise-sbloccano-72-miliardi-di-euro-per-
progetti-militari/

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