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LA SONNAMBULA

I
EDIZIONE CRITICA DELLE OPERE DI

VINCENZO BELLINI

Comitato Direttivo
Fabrizio Della Seta – Alessandro Roccatagliati – Luca Zoppelli

Managing Editor
Marco Uvietta

Comitato Consultivo
Lorenzo Bianconi
Francesco Degrada †
Renato Di Benedetto
Gabriele Dotto
Paolo Fabbri
Philip Gossett
Friedrich Lippmann
Roger Parker
Pierluigi Petrobelli
Piero Rattalino
John Rosselli †
Claudio Toscani

con la collaborazione e il contributo del

CATANIA

II
VINCENZO B ELLINI

La sonnambula

a cura di
Alessandro Roccatagliati e Luca Zoppelli

VOLUME VII

RICORDI

III
Il lavoro a quattro mani che qui si presenta è stato realizzato, in ogni sua fase, nella più completa condivisione di impostazioni, contenuti e scelte. Una
necessaria suddivisione dei compiti ha tuttavia voluto che Alessandro Roccatagliati attendesse alla stesura dell’Introduzione, all’edizione del libretto e
a quella del primo atto della partitura (con relativo Commento critico); Luca Zoppelli alla descrizione delle Fonti e all’edizione del secondo atto (e
Commento critico).

Nei fogli di risguardo:


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Luogo, ecc...............................

Grafica musicale: Bruno Rossi - brrossi@fastwebnet.it


Impaginazione dei testi: Paolo Mellini e Claudio Meroni - www.k361.com

CASA RICORDI Editore


© 2008 by UNIVERSAL MUSIC PUBLISHING RICORDI srl
All rights reserved
Printed in Italy 2008

138618

ISMN 979-0-041-00000-0
ISBN 978-88-0000-000-0

Produzione, distribuzione e vendita:


UNIVERSAL MUSIC MGB PUBLICATIONS S.r.l. - via Liguria 4 - Fraz. Sesto Ulteriano - 20098 San Giuliano Milanese - MILANO

IV
Indice generale

Prefazione 00
Tavola delle fonti utilizzate 00
Introduzione
La storia 00
Le fonti 00
Problemi redazionali ed esecutivi 00
Ringraziamenti 00
Facsimili 00
Libretto 00
Personaggi 00
Organico 00
Indice dei pezzi 00

La sonnambula
Atto Primo 1

V
VI
Prefazione

L’Edizione critica delle opere di Vincenzo Bellini è iniziativa di Casa nota del Commento critico.
Ricordi con la collaborazione e il contributo del Teatro Massimo Le varianti al testo introdotte da Bellini in epoca successiva al
Vincenzo Bellini di Catania; essa renderà disponibile l’intera produ- compimento della partitura autografa sono presentate in modi diversi:
zione del compositore in versioni filologicamente accertate secondo – Le sezioni eliminate o ripristinate possono essere pubblicate
il seguente piano editoriale: nel testo principale e individuate coi segni «[VI– DE]», in un’ap-
pendice o nel volume degli Apparati.
I Adelson e Salvini – Le sezioni delle quali esiste una versione autografa in tonalità
a. Prima versione diversa da quella originaria sono pubblicate in appendice. I passi
b. Seconda versione per i quali si può documentare che Bellini operò o autorizzò
II Bianca e Gernando una trasposizione possono essere pubblicati nella tonalità pre-
a. Prima versione sente nella fonte principale segnalando in una nota la possibili-
b. Seconda versione (Bianca e Fernando) tà della trasposizione, oppure nella tonalità presente in una fonte
III Il pirata secondaria; in questo caso la versione della fonte principale è
IV La straniera riprodotta per intero in appendice.
V Zaira – Le varianti melodiche sono pubblicate, a seconda della loro
VI I Capuleti e i Montecchi estensione e importanza, in pentagrammi supplementari aggiunti
VII La sonnambula alla versione principale, in note a piè del testo musicale, in ap-
VIII Norma pendice, nel volume degli Apparati.
IX Beatrice di Tenda – Le modifiche della strumentazione attribuibili a Bellini sono
X I puritani (compresa la versione c.d. «di Napoli») pubblicate in appendice o negli Apparati. Solo nel caso in cui
XI Ernani (frammento) queste varianti rappresentino il tentativo di migliorare evidenti
XII Musica sacra (2 tomi) manchevolezze della versione originale, esse sono accolte nel
XIII Musica vocale con orchestra testo sostituendole alla versione della fonte principale, che vie-
XIV Musica vocale da camera ne riprodotta nel Commento critico.
XV Composizioni strumentali L’aspetto della partitura è modernizzato in diversi modi:
XVI Schizzi vari – I nomi e l’ordine in partitura degli strumenti sono modificati
secondo la pratica moderna. La situazione della fonte principa-
I criteri dell’Edizione mirano ad ottenere il massimo di accuratezza e le viene descritta nel Commento critico. Tuttavia le parti vocali
completezza, così da consentire la pubblicazione di testi che rispon- sono stampate nell’ordine stabilito da Bellini, anche se diverso
dano alle esigenze degli interpreti come a quelle dei musicologi: da quello usuale e anche se cambia da un numero all’altro della
partiture rigorosamente fedeli alle fonti, criticamente scrutinate, e stessa opera.
pur eseguibili secondo la prassi attuale; apparati che motivino tutte – Le parti vocali usano le chiavi di violino, di violino tenorizzata
le decisioni editoriali e che documentino la genesi e la vita storica e di basso. Le chiavi originali sono riportate nell’elenco dei
delle composizioni. Sono disponibili anche le riduzioni per canto e personaggi che precede la partitura, con l’estensione di ciascu-
pianoforte e le parti orchestrali e corali. na parte.
Il testo musicale è basato su una fonte principale, quasi sempre la – Le abbreviazioni e i segni di ripetizione di Bellini, così come i
partitura manoscritta autografa, costantemente confrontata con altre segni di derivazione di una parte strumentale da un’altra sono
fonti manoscritte e a stampa. Le aggiunte e modifiche apportate dal realizzati tacitamente secondo le convenzioni moderne. Solo
curatore sono differenziate nei seguenti modi: quando la ripetizione riguarda intere sezioni (per es. «dall’A al
parentesi ad angolo per lezioni desunte da una stesura auto-
B»), la situazione della fonte viene descritta nel Commento cri-
grafa di Bellini in una fonte diversa da quella principale;
tico. La prescrizione «col Basso» relativa alle Viole è sempre
parentesi quadre [ ] per indicazioni dinamiche ( f, p), segni di
segnalata in una nota.
articolazione (punti di staccato, accenti), indicazioni agogiche
– Gli strumenti traspositori seguono la notazione della fonte prin-
(Allegro, rallentando), indicazioni espressive (dolce, con
cipale. Tuttavia i Clarinetti in Si b e il Corno Inglese saranno
anima), abbellimenti, indicazioni relative al numero degli stru-
notati secondo l’uso moderno (in Fa per il Corno Inglese), an-
menti («Solo», «a 2»), indicazioni esecutive («pizz.», «arco»);
tratteggiato: legature di valore e di espressione, forcelle di cre- che se la fonte principale usa una notazione diversa (per esem-
scendo e diminuendo; pio in chiave di tenore o di basso).
corpo tipografico minore: note aggiunte, perché mancanti nella – Bellini scrive a volte la parte dell’Ottavino sotto quella del Flau-
fonte principale o modificate; to, a volte sopra; nell’Edizione critica la parte dell’Ottavino è
corsivo: parti del testo verbale (testo poetico e didascalie) ag- stampata sempre sopra. Generalmente Bellini intende che la
giunte o modificate. parte dell’Ottavino sia affidata al Flauto II, ma vi sono dei casi
Non sono differenziate le estensioni ovvie di segni dinamici e di arti- in cui chiede esplicitamente che sia suonata dal Flauto I. Per
colazione tra parti simili all’interno della stessa famiglia strumentale evitare equivoci, in questi casi la parte del Flauto reca sempre
o alla ripetizione di passi simili, né quelle di alterazioni mancanti in l’indicazione «Flauto I» o «Flauto II» sia nella prima pagina di
una parte ma che compaiono in una parte diversa. Le correzioni di un numero sia, abbreviata, nelle successive.
errori che ammettono un’unica soluzione e l’uniformazione di di- – Gli strumenti a percussione a suono indeterminato sono stam-
screpanze tra figurazioni analoghe, sia simultanee che successive, pati su rigo unico.
non sono differenziate tipograficamente ma sono segnalate in una – Bellini scrive «Solo» per indicare che un passo deve essere suo-

VII
nato dalla prima parte di una coppia di strumenti; a volte la (Eventuali problemi particolari riguardanti i Timpani vengono
stessa indicazione può significare che la parte ha un rilievo discussi nell’Introduzione.)
melodico particolare. In assenza di tale indicazione, laddove – Disposizione dei gambi delle parti di percussioni a suono inde-
sia evidente che Bellini intendesse «Solo», l’Edizione la ag- terminato, indicanti l’alternarsi di diversi strumenti.
giunge tra parentesi quadre. L’indicazione presente nella fonte – Notazione della Banda sul palco. Quando esistono realizzazio-
principale viene conservata, ma nelle accollature successive alla ni coeve, esse sono pubblicate in appendice. Una strumentazione
prima la parte è contrassegnata con «I», oppure «[I]» nel caso della Banda utilizzabile nei moderni allestimenti viene in ogni
si tratti di un suggerimento del curatore. Per indicare che una caso fornita con i materiali d’esecuzione.
parte deve essere eseguita da due strumenti uguali all’unisono – Denominazione di strumenti insoliti o desueti, tranne nei casi
Bellini usa gambi doppi (o una nota doppia quando si tratta di in cui denominazioni o grafie differenti sono usate in diverse
semibrevi). L’Edizione critica sostituisce la grafia originale con sezioni della partitura per indicare lo stesso strumento.
l’indicazione «a 2», che viene ripetuta ad ogni nuova accollatura, L’edizione in partitura del testo verbale segue di norma la fonte mu-
fino a che non intervenga un’indicazione diversa. Il doppio sicale principale, comprese le descrizioni e le didascalie sceniche,
gambo è conservato per un unisono isolato tra due bicordi o quando presenti, le particolarità linguistiche, purché storicamente
alla fine di una frase. accertate, e i segni d’interpunzione che abbiano un chiaro valore
– Nei casi in cui il musicista scrisse il trio di Tromboni su un solo espressivo. Nel caso di palesi errori o dimenticanze viene adottata la
pentagramma ed usò doppi gambi, l’indicazione è in genere lezione della fonte letteraria (di solito il libretto stampato per la pri-
interpretata come «a 3». Le eccezioni sono opportunamente dif- ma rappresentazione); quest’ultima è considerata però fonte princi-
ferenziate e motivate in una nota del Commento critico. pale per il completamento delle descrizioni e didascalie sceniche e
– I segni di terzine, sestine e altri gruppi irregolari sono aggiunti della punteggiatura. Le parti di didascalia integrate sono stampate in
senza differenziazione dove manchino, e sono sempre stampati corsivo, ad eccezione delle indicazioni di cambio di scena, per defi-
in forma normalizzata. Vengono però conservate le legature che, nizione ricavate dal libretto, che sono in MAIUSCOLETTO non corsivo.
oltre a delimitare un gruppo irregolare, possono avere un signi- L’Edizione critica delle opere di Bellini pubblica anche, facen-
ficato per il fraseggio. dolo precedere alla partitura, il testo completo del libretto, conside-
– Due parti scritte su un unico pentagramma che procedono randolo indispensabile supporto alla comprensione dello spettacolo
omoritmicamente hanno una sola serie di gambi, di legature e e veicolo per prescrizioni dirette di messinscena. A tal fine adotta
di segni di articolazione, anche se Bellini ne scrive due. I doppi come fonte principale, se esistente, l’edizione del libretto stampata
gambi e gli altri segni sono conservati quando le parti procedo- in occasione del primo allestimento dell’opera, ovvero altre fonti
no con ritmi differenti. librettistiche manoscritte o a stampa.
– Le abbreviazioni delle indicazioni di tempo, dinamiche ed L’edizione del libretto rispetta la veste linguistica della fonte ori-
espressive sono sciolte senza differenziazione («All.°» = «Al- ginale, apportandovi solo le modernizzazioni grafiche consuete nel-
legro»; «p.mo» = «pp», ecc.). Sono però conservate o norma- l’edizione di testi letterari («i» per «j», «hanno» per «ànno», ecc.).
lizzate le abbreviazioni di uso corrente («cresc.»). Viene inoltre modernizzato l’uso degli accenti e delle maiuscole e
– Sono aggiunte senza differenziazione le pause d’intero per le minuscole a inizio di verso nei nomi comuni. Sono sciolte le abbre-
battute vuote. viazioni relative a indicazioni di scene, nomi dei personaggi nelle
I seguenti aspetti della scrittura di Bellini sono invece conservati nel- didascalie e didascalie sceniche. Le forme metriche sono evidenziate
la loro forma originale: secondo gli usi attestati nei libretti a stampa ottocenteschi nelle fonti
– Disposizione delle corone su note e pause singole o multiple. di destinazione teatrale. Il primo verso di una strofa, di solito spor-
– Tratti di unione tra le note di valore inferiore alla semiminima. gente, viene stampato con rientro.
– Legature e segni di articolazione delle parti vocali, anche quando Gli Apparati, anche se stampati in volume separato, sono parte
si presentano in forma diversa per passi simili. Le eccezioni integrante dell’Edizione e sono resi disponibili insieme ad essa. Ol-
sono sempre adeguatamente differenziate e motivate. tre a fornire una descrizione dettagliata delle fonti utilizzate per l’Edi-
– Note ornamentali senza legatura. Solo in caso di discrepanza zione, il volume degli Apparati offre, per ciascun pezzo, una detta-
tra parti simili le figure sono uniformate secondo il modello gliata discussione dei principali problemi relativi alla storia
prevalente o più convincente. compositiva del pezzo quale risulta dalla fonte principale. Le note
– Notazione abbreviata per le note ripetute, quando non rechino critiche sono suddivise in sezioni tematiche, che offrono al lettore la
segni di articolazione. possibilità di cogliere a colpo d’occhio tutte le annotazioni riguar-
– Notazioni peculiari di Bellini, nelle quali un segno di articola- danti un medesimo aspetto del testo. Nelle composizioni vocali, le
zione assume anche valore dinamico. In particolare è conser- sezioni sono normalmente le seguenti:
vata la successione > p, da intendersi equivalente al più comu- 1. Testo verbale
ne sfp. L’Edizione critica la rende come segue: 2. Testo musicale
2.1 Problemi generali
2.2 Problemi specifici delle parti vocali
2.3 Problemi specifici delle parti strumentali
L’intero complesso dei criteri editoriali dell’Edizione critica delle
– Notazione dei Timpani, anche quando sono scritti come stru- opere di Vincenzo Bellini è stato pubblicato in Vincenzo Bellini. Ver-
menti traspositori o fanno uso di note estranee all’armonia. so l’edizione critica, Atti del Convegno Internazionale (Siena 1-3
giugno 2000), a cura di Fabrizio Della Seta e Simonetta Ricciardi,
Firenze, Olshki, 2003 («Chigiana», n.s. 24), pp. 381-414.

Fabrizio Della Seta Alessandro Roccatagliati Luca Zoppelli

VIII
Tavola delle fonti utilizzate

I. Sinfonia in Re maggiore

A Partitura autografa, Napoli, Biblioteca del Conservatorio di Musica «S. Pietro a


Majella»
pNc Parte autografa di Vni I, Napoli, Biblioteca del Conservatorio di Musica «S. Pietro
a Majella»

II. Capriccio ossia Sinfonia per studio in Do minore

A Partitura autografa, Catania, Museo Civico Belliniano


pNc Parti parzialmente autografe, Napoli, Biblioteca del Conservatorio di Musica
«S. Pietro a Majella» (Fl II, Ob I-II, Cl I-II, Cor «uniti», Trb, Vni I-II, Vle, Vc, Cb)
pTrt Parte autografa di Fl I, Torino, Archivio Musicale dell’Orchestra Sinfonica Nazionale
della Rai
pFOc Parte autografa di Trbn III, Forlì, Biblioteca comunale «Aurelio Saffi», Raccolte
Piancastelli
I-CATm Partitura, copia, Catania, Museo Civico Belliniano
RI Partitura a stampa, revisione di Maffeo Zanon, Ricordi, n.l. 124908, 1941

III. Sinfonia in Si b maggiore

A Partitura autografa, Catania, Museo Civico Belliniano


pNc Parte di Vc, Napoli, Biblioteca del Conservatorio di Musica «S. Pietro a Majella»

IV. Sinfonia in Re minore

A Partitura autografa, Catania, Museo Civico Belliniano


pNc Parte parzialmente autografa di Cor II, Napoli, Biblioteca del Conservatorio di
Musica «S. Pietro a Majella»

V. Sinfonia in Mi b maggiore

A Partitura autografa, Catania, Museo Civico Belliniano


pBsb Parte autografa di Cb, Berlino, Staatsbibliothek
pNc Parti di Vni I-II, Napoli, Biblioteca del Conservatorio di Musica «S. Pietro a Majella»

VI. Sinfonia in Mi b maggiore

A Frammento di partitura autografa, Catania, Museo Civico Belliniano


pNc Parti perlopiù non autografe, Napoli, Biblioteca del Conservatorio di Musica
«S. Pietro a Majella» (Fl I-II, Ob I-II, Cl I-II, Fg I-II, Cor «uniti», Trb, Vni I-II, Vle,
Vc/Cb)
I-Nc Partitura, copia, Napoli, Biblioteca del Conservatorio di Musica «S. Pietro a Majella»
RI Partitura a stampa, revisione di Maffeo Zanon, Ricordi, n.l. 124906, 1941

VII. Sinfonia in Re

A Partitura autografa, Napoli, Biblioteca del Conservatorio di Musica «S. Pietro a


Majella»
pNc Parti con correzioni autografe, Biblioteca del Conservatorio di Musica «S. Pietro a
Majella» (Fl I-II, Ob I-II, Cl I-II, Fg I-II, Cor «uniti», Trbn III, Vni I-II, Vc, Cb)
RI Partitura a stampa, revisione di Maffeo Zanon, Ricordi, n.l. 124904, 1941

IX
VIII. Sinfonia in Re maggiore

I-Nfp Partitura, copia, Napoli, Biblioteca musicale della Fondazione Pagliara, Università
«Suor Orsola Benincasa»
pTfanan Parte autografa di Trbn, Fratta Polesine (Rovigo), collezione privata di Giorgio
Fanan

IX. Concerto per oboe e orchestra in Mi b maggiore

I-Nc Partitura, copia, Napoli, Biblioteca del Conservatorio di Musica «S. Pietro a Majella»
I-NcXX Partitura, copia, secolo XX, Napoli, Biblioteca del Conservatorio di Musica
«S. Pietro a Majella»

X. Sonata per pianoforte a quattro mani in Fa maggiore

A Partitura autografa, Napoli, Biblioteca del Conservatorio di Musica «S. Pietro a Majella»

XI. Sonata per organo in Sol maggiore

A Spartito autografo, New York, Pierpont Morgan Library


I-Nc Spartito, copia, Napoli, Biblioteca del Conservatorio di Musica «S. Pietro a Majella»

XII. Allegretto per pianoforte in Sol minore

A Spartito autografo, Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale

XIII. Largo per pianoforte in Fa minore

A Spartito autografo, Parigi, Bibliothèque Nationale

Appendice 1

a: Concerto per fagotto e orchestra in Sol maggiore


A Frammento di partitura autografa, Catania, Museo Civico Belliniano

b: Concerto per flauto e orchestra in La maggiore


A Frammento di partitura autografa, Catania, Museo Civico Belliniano

c: Coda per pianoforte in Sol minore


A Spartito autografo, Parigi, Bibliothèque Nationale

d: Sinfonia in Mi b maggiore
A Frammento di partitura autografa, Catania, Museo Civico Belliniano

Appendice 2: Pensiero Musicale per pianoforte

Edizione a stampa, Genesio Venturini (Firenze-Roma), 1901. Rielaborazione di


Francesco Paolo Frontini

Le note musicali sono citate secondo il seguente sistema:

si-1; do1 si1 ; do 2 si 2 ; do 3 si 3 ; do 4 si 4 ; do 5

Per gli strumenti traspositori i suoni citati sono quelli reali, salvo diversa indicazione.
L’ottavino e il contrabbasso sono citati secondo le note scritte.

X
INTRODUZIONE

La storia
Il periodo in cui Vincenzo Bellini compose La sonnambula, andata Tutto fa pensare che Bellini chiudesse questa trattativa, così nar-
in scena il 6 marzo 1831 al Teatro Carcano di Milano, è fra i meno rata allo zio catanese Vincenzo Ferlito in data imprecisata,2 quando
documentati della sua biografia. Creazione e allestimento dell’ope- ancora non era stato colto della grave affezione gastrointestinale che
ra, peraltro, avvennero in circostanze piuttosto particolari: a corona- lo prostrò durissimamente a partire dal 21 maggio 1830. La specifica
mento d’una stagione di Carnevale che da un palcoscenico seconda- situazione di incertezza circa la sede della futura produzione risaliva
rio della capitale lombarda, caso più unico che raro, si pose in aperta infatti alla prima metà del mese, a quanto dicono le carte governative
concorrenza con quella concomitante dell’«Imperial Regio» Teatro che concernono l’aggiudicazione dell’appalto del Teatro alla Scala:
alla Scala. Torna perciò utile una ricostruzione fortemente è dopo una sollecitazione degli stessi Marietti e Soresi («attesoché
contestualizzata di presupposti, lavorazione e prime fortune di un avevano sospeso di entrare in trattativa coi Signori Presidenti della
melodramma subito entrato e sempre rimasto nel novero dei capola- Nobile Società della Fenice in Venezia qui recatisi espressamente
vori riconosciuti. Una ricostruzione per la quale giova fare interagire, per tale oggetto») che la commissione incaricata li riceve il 17 mag-
oltre ad indizi epistolari e memorialistici più volte vagliati, fonti do- gio per discutere la loro offerta d’impresa; mentre all’indomani ha
cumentarie superstiti (in particolare negli archivi milanesi di Stato, luogo un analogo incontro con l’impresario Crivelli cui appena dopo
Storico Civico, Litta e Ricordi), articoli della pubblicistica del perio- verrà assegnata (proposta del 21, deliberazione vicereale del 24 mag-
do, studi storici di taglio politico-economico ed elementi ricavabili gio) la gestione degli «Imperial Regi Teatri» Scala e Canobbiana per
dai manoscritti autografi di musicista e poeta su cui questa Edizione cinque stagioni a venire.3
si è potuta basare. L’ambizioso tentativo che quei tre maggiorenti s’erano «posto in
testa» coincideva con una fase in cui le autorità pubbliche ebbero
forti difficoltà a trovare chi volesse assumersi – terminando col Car-
La stagione 1830-31 al Teatro Carcano: premesse e artefici
nevale 1830 il precedente appalto Barbaja – la gestione della massi-
Reduce dalle fatiche veneziane della svelta e pur fortunatissima ma scena cittadina. Due pubbliche gare furono bandite e andarono
creazione di I Capuleti e i Montecchi, il 13 aprile del 1830 Bellini deserte a partire da fine luglio 1829, a causa di un capitolato che
rientra a Milano. Ha in tasca, già dall’estate precedente, un altro con- richiedeva agli appaltatori un impegno per sei anni consecutivi e che
tratto con l’appaltatore della Fenice Giuseppe Crivelli.1 Vi si preve- tentava, in un primo momento, di abbassare la sovvenzione governa-
de che egli ritorni sulle stesse scene nel Carnevale seguente per scri- tiva rispetto al pregresso. Ma anche quando questa venne riportata
vere quella che diverrebbe, diversamente da quanto previsto in origi- alle 240.000 lire italiane usuali, per riuscire ad assegnare La Scala si
ne, una sua seconda, consecutiva “opera nuova” su piazza. Soprav- dovette accondiscendere a trattative private ove giocoforza bisognò
viene però un evento ben particolare, in perfetta assonanza con le derogare in più punti dall’insieme di obblighi stabilito, a partire dalla
ambizioni e le attitudini d’un musicista che ama amministrare la sua durata dell’impresa. E non a caso Crivelli s’aggiudicò l’appalto so-
incontenibile ascesa su tempi lunghi, con partiture centellinate e ven- prattutto perché i due anni scarsi di gestione da lui prospettati assicu-
dute a prezzi sempre maggiori: ravano comunque una stabilità d’offerta teatrale più continuativa ri-
spetto alla particolarissima proposta avanzata dai tre organizzatori
Il Duca Litta e i due negozianti Marietti e Soresi avendosi posto in testa non professionisti: quella di farsi carico di un’unica, seppur eccezio-
di prender il teatro della Scala, ed avendo perciò scritturato la Pasta, nale, stagione di Carnevale 1830-31.4
Rubini ed altri celebri attori, hanno fatto il possibile di comprare da
Crivelli il mio contratto che finalmente hanno avuto con regalare al det-
to 1500 fr[anchi] poi essendosi da me portati, mi hanno detto, che eglino
avevano comprato la mia scrittura soltanto per sciogliermi da Crivelli, e
non per comprar me ed i miei talenti, e quindi era loro intenzione di
stracciare tale contratto, che mi assegnava per l’opera che dovea scrive- 2. Cfr. CAMBI, p. 251 sg.; NERI, p. 169 sg. (ove si riporta una data d’arrivo della
lettera: «15.7.1830 – giovedì»).
re pel teatro di Venezia settemila fr[anchi] mettendo in mio arbitrio di
3. I documenti relativi sono conservati presso l’Archivio Storico Civico di Mila-
fare altra domanda, e che l’opera io fossi in obbligo di scriverla o per no (istituzione unita alla Biblioteca Trivulziana; d’ora innanzi I-Mt), Spettacoli pub-
Venezia o per Milano, perché ora è in dubbio se questa società abbia il blici, cartella 56. Riassunse sommariamente la vicenda REMO GIAZOTTO, Le carte
teatro di Milano o di Venezia, aggiungendo che nel carnevale non potes- della Scala. Storie di impresari e appaltatori teatrali (1778-1860), Pisa, Akademos,
si scrivere altro che quest’opera sola; dunque essendo tale la mia inten- 1990, p. 94.
zione, intenzione che io avea a loro esternato prima che mi comprassero 4. Dettagliata documentazione in merito soprattutto in I-Mt, Spettacoli pubblici,
da Crivelli: ho domandato la paga di 12000 svanziche pari a ducati cart. 71 e 56. Fra le carte di quest’ultima, la relazione conclusiva della commissione,
duemila e quattrocento, e la mettà della proprietà dello spartito, che in- datata 21 maggio 1830, specificava tra l’altro che «il progetto dei signori Duca Litta,
Giu[sepp]e Marietti e Soresi offre la prospettiva per la prossima ventura stagione di
contrando l’opera mi frutterà tre mila ducati in tutto: essi tutto mi hanno
Carnevale d’uno spettacolo fra i più brillanti per la qualità non meno che pel numero
accordato; in questo fatto sono stato fortunatissimo, perché quasi vengo degli artisti in quei giorni ne’ quali agiranno la Pasta e Rubini. Ma s’incontra l’osta-
a guadagnare il doppio, di come l’avessi scritto per Crivelli. colo della somma di sussidio erariale da essi pretesa in £ 100.000 austriache pari a £
87.000 italiane, la quale sarebbe già superiore a quella che in ragion di un terzo
potrebbe ritenersi applicabile sulla dote annua di £ 240.000 italiane a ciascuna delle
1. Cfr. lettera ad Alessandro Lamperi del 14 aprile 1830, in LUISA CAMBI, Vincen- tre stagioni teatrali, quando invece è ritenuto dalla pubblica opinione che la Stagione
zo Bellini. Epistolario, Milano, Mondadori, 1943 (prima esaustiva edizione delle di Carnevale possa meno d’ogni altra abbisognare di vistoso sussidio»; non senza
lettere belliniane controllata sugli autografi; d’ora in avanti CAMBI), p. 250 sg.; ma sottolineare, tuttavia, che nel «bilanciare gli opposti vantaggi e svantaggi dell’una e
anche, da ultimo, in CARMELO NERI, Vincenzo Bellini. Nuovo epistolario (1819-1835), dell’altra offerta la Commissione rimase alquanto sospesa prima di emettere un pare-
Catania, Agorà, 2005 (d’ora in avanti NERI), p. 167 sg. re sulla preferenza che fosse a darsi».

XI
La straordinarietà d’un simile atteggiamento impresariale, oltre a Ein Triumvirat hiesiger reicher Particuliers hatte, als Barbaja’s Im-
trasparire dalle largheggianti condizioni d’ingaggio di Bellini da lui presa zu Ende ging, darauf speculirt, die Scala für künftigen Karneval
stesso testimoniate, segnava un po’ tutte le mosse compiute in quello zu erhalten und engagirte daher vorläufig für starke Summen Rubini,
scorcio di 1830 dal duca Pompeo Litta Visconti Arese e dai «nego- Galli, die Pasta, die Roser (eine Wienerin mit einer herrlichen Stimme,
die sich in Mailand seit langer Zeit im Gesange perfectionirt), Bellini,
zianti di seta e banca» Pietro Soresi e Giuseppe Marietti (con que-
nebst vorzüglichen Subjecten für’s Ballet. Da es ihnen aber mit der Sca-
st’ultimo nel ruolo palese di capofila). I giornali, milanesi e non, rife- la fehlschlug (sie ist bereits auf fünf Stagioni an einen Andern verpachtet),
rivano puntuali e incuriositi le notizie relative alla campagna di re- so bleibt ihnen jetzt bloss das viel kleinere Theater Carcano übrig, wo
clutamento per la notevole stagione che, quale ne fosse stata la sede, also künftigen Karneval eine seltene Vereinigung dreyer jetzt lebenden
s’andava preparando: accadde, ad esempio, quando vennero siglate grössten Sänger zu hören sein wird, wo aber der starke Verlust, sey es
le scritture del tenore Rubini rilevato da Barbaja («È certo che due auch zum Erdrücken voll, schon zum Voraus berechnet ist, für die
nostri rispettabili negozianti hanno stipulato un contratto col tenore Unternhemer jedoch nicht sehr empfindlich seyn dürfte (einer von ihnen
Rubini per un intiero anno, dal 20 marzo in avanti; l’emolumento si hat über 100,000 Gulden järliche Einkünfte).7
dice rispettabile, ma certo è ancora che rispettabilissimo è il perso-
naggio scritturato») o del primo violino direttore Petrini Zamboni, Un notevole e dispendioso spiegamento di forza economico-impren-
indotto a lasciare il suo consolidato impiego fiorentino («Il signor ditoriale, insomma, teso a costruire un evento tanto eclatante quanto
Zamboni primo violino e direttore d’orchestra del teatro alla Pergola destinato, per volontà dichiarata, a restare senza seguito, unico, iso-
in Firenze lascerà quella Capitale, e si porterà con contratto a Milano lato. E perciò memorabile, vien fatto di pensare.
pel servizio di quei teatri che saranno di pertinenza di una Casa Ban- Le logiche che guidarono una tale avventura paiono farsi un po’
caria di quella città»).5 L’azione del terzetto risultava di non facile meno enigmatiche quando ci si pone il problema di chi fossero e
lettura anche nell’ambiente più strettamente professionale, a giudi- cosa rappresentassero, nella Milano dell’epoca, questi tre uomini. Il
care da quanto scriveva a Carlo Severini, suo socio nella gestione del duca Pompeo Litta, dal palazzo avito ancor oggi esistente in corso
Théâtre Italien di Parigi, il titolare d’impresa Édouard Robert (a lun- Magenta, sede d’un salotto ben attivo, regge il blasone d’una schiatta
go in Italia fra 1829 e 1830 per reclutare i cast delle loro due prime tra le più illustri e antiche del patriziato locale. Solo nella generazio-
stagioni, Rossini interessato dioscuro): ne appena precedente, due suoi zii sono stati dignitari di grado
elevatissimo l’uno sotto gli Asburgo e poi Bonaparte imperatore (il
Barbaja quitte la Scala en mars p[roch]ain il y perd beaucoup d’argent; primo duca Antonio), l’altro da Cavaliere di Malta e poi al servizio
il est question d’une Societé de capitalistes dont est Marietti p[ou]r dei sovrani russi (Giulio Renato). Lui stesso, Pompeo, è stato ufficia-
prendre ce théâtre. Ce serait Crivelli impresario de Venise qui dirigerait. le con Napoleone durante la campagna di Spagna nel 1805, e poi
Si ce plan réussit la Pasta sera regnante comme elle l’était à Carcano (30 ciambellano del Regno Italico. I suoi possedimenti in beni mobili e
settembre 1829). immobili, tra i quali i laghi di Varese e dintorni, ma anche più di
centoventi tenute fra Lombardia e Piemonte, assommano un valore
Quant à Rubini Rossini et moi partagéons tout à fait votre avis a son che s’aggira sui trentacinque milioni di lire milanesi.8 Tanto lignag-
égard. Nous allons lui écrire à Vienne. C’étais déjà notre intention. Il
gio e tante risorse, col ritorno del governo asburgico, non risparmia-
s’est conduit comme un goujat avec Rossini en lui cachant, malgré toutes
rono tuttavia a membri della famiglia Litta una bruciante esclusione
les promesses, son nouvel engagement avec Marietti de que je saurai, à
Milan, pour combien de tems et à quelles conditions il est engagé avec dal novero dell’aristocrazia accreditata presso la corte vicereale, causa
eux. Il parait qu’ils ne l’on pris que pour un an pour l’avoir l’hiver mancata «limpidezza di sangue» nella discendenza.9
prochain à la Scala avec la Pasta. Mais avant de s’en charger pour trois Quanto a posizionamento economico-sociale e reciproche frequen-
années entières, il faut être sur de pouvoir le céder à Laporte. (24 aprile tazioni, d’altronde, a Milano risultavano ormai molto assottigliate
1830). barriere e differenze tra un tale patriziato e la fascia più alta e facoltosa
della borghesia locale, cui appartenevano a tutto titolo i negozianti-
Cher Severini, je réponds à votre bonne nouvelle de Lablache et banchieri Marietti e Soresi.10 Ambedue amministratori delegati di ditte
Santini par une bonne nouvelle sur Rubini. Marietti nous le cède pour di famiglia fondate nella generazione precedente, spesso alleati o
notre 2e Saison 1831-32. Demain il me remet une lettre obligatoire à ce
sujet pour la montrer à mon associé à Paris ... Il a ici une Delle Lina Roser
jeune et jolie allemande que j’ai entendue qui a une voix magnifique une
excellente méthode et très bonne actrice elle est engagée come 1a donna 7. Cfr. Mailand, in «Allgemeine musikalische Zeitung», XXXII, n. 33, 18 ago-
par Marietti et nous sommes convenus que si elle reponds aux grandes sto 1830, col. 534 sg. La corrispondenza, uscita anonima come d’uso per la testata,
espérances qu’elle donne il me la menagera pour après la fin de son va attribuita a Peter Lichtenthal, referente della rivista lipisiense da Milano e per
l’Italia fra il 1812 e il 1847: cfr. MARIANGELA DONÀ, Peter Lichtenthal musicista e
entreprise qui finit positivement avec le Carneval prochain (11 maggio
musicologo, in Ars iocundissima. Festschrift für Kurt Dorfmüller zum 60. Geburtstag,
1830).6 a cura di Horst Leuchtmann e Robert Münster, Tutzing, Schneider, 1984, pp. 49-63:
53 sg.
E anticipazioni succose, con distaccata sintesi e analogo sconcerto, 8. Valutazione e quantificazione delle proprietà si desumono dall’«atto di
le andava fornendo al pubblico germanico e internazionale lo stesso suggellamento» del patrimonio di Pompeo Litta che fu redatto, dopo la sua morte
avvenuta l’8 dicembre 1835 a Vienna, nella residenza milanese il 30 dicembre se-
corrispondente milanese della «Allgemeine musikalische Zeitung»: guente e che si conserva nell’Archivio Litta oggi presso l’Ospedale Maggiore di Mi-
lano (d’ora in avanti I-Mlitta), sezione I, cartella 51. Questo ricco fondo documenta-
rio permette ovviamente di illuminare le biografie del personaggio, dei suoi famigliari
e dei suoi avi, che invece si lasciano ricostruire solo a fatica nella scarsa bibliografia
esistente (utili in particolare immagini e schede dedicate alla collezione dei ritratti di
famiglia, in Ospedale Maggiore/ Ca’ Granda. Collezioni diverse, a cura di M. T.
5. Le due citazioni provengono nell’ordine da «Corriere delle Dame», XXVII, Florio, Milano, Electa, 1988, pp. 150-157 e 165-181). Non stupisce perciò di trovare
13, 15 marzo 1830, p. 98 e «Teatri, arti e letteratura», VIII, 322, 27 maggio 1830, p. talvolta confusa la figura del duca Pompeo con quella del quasi omonimo e coetaneo
116. Il contratto con Donizetti per l’opera che sarebbe poi stata Anna Bolena fu conte Pompeo Litta Biumi, autore della nota e monumentale serie Famiglie celebri
invece messo a punto nel luglio e stipulato il 1° agosto (cfr. le sue lettere 20 luglio e italiane (1819 sgg).
7 agosto 1830 in GUIDO ZAVADINI, Donizetti: vita, musiche, epistolario, Bergamo. 9. Toccata anche alle famiglie Confalonieri, Porro, Beccaria, Castiglioni ed al-
Istituto Italiano d’Arti Grafiche, 1948, pp. 277-279). tre, quella emarginazione è stata letta da MARCO MERIGGI – Il Regno Lombardo-
6. Conservate presso F-Po, L.A.S Th. It., pièces 2 e 25, la prima e la terza lettera Veneto, Torino, UTET, 1987 (“Storia degli stati italiani dal Medioevo all’Unità”,
si leggono anche in Gioacchino Rossini. Lettere e documenti, III (17 ottobre 1826 - 18.2), pp. 129, 136 e 140 – come manifestazione d’un ruolo quasi «eversore» del-
31 dicembre 1830), a cura di Bruno Cagli e Sergio Ragni, Pesaro, Fondazione Rossini, l’Austria rispetto alla nobiltà locale, tale da incentivare un’«opposizione neo-aristo-
2000, pp. 570 e 667 (ricontrollate sugli autografi). Sul ruolo di Rossini nel Théâtre cratica» non immune sì da nostalgie bonapartiste, ma poggiata in particolare su quel
Italien di quegli anni, si vedano JANET JOHNSON, Rossini in Bologna and Paris during «secco distacco tra aristocrazia cittadina lombardo-veneta e sovrano viennese» che
the Early 1830s: new letters, «Revue de Musicologie», LXXIX, 1993, pp. 63-81 e caratterizzò il periodo.
EAD. Rossini, Artistic Director of the Théâtre Italien, 1830-36, in Gioachino Rossini 10. Cfr. ivi, pp. 145-147. Ma già anche il classico KENT ROBERTS GREENFIELD,
1792-1992. Il testo e la scena, a cura di Paolo Fabbri, Pesaro, Fondazione Rossini, Economics and Liberalism in the Risorgiment. A Study of Nationalism in Lombardy
1994, pp. 599-622. (1934), trad. it. Economia e liberalismo nel Risorgimento. Il movimento nazionale

XII
consoci in svariate intraprese, avevano nel commercio internaziona- È certo che Bellini avesse fatto conoscenza con almeno due di
le della seta – in particolare verso i mercati di Londra e Lione – il questi altolocati signori già a pochi mesi dal suo arrivo a Milano,
core business d’una rete di attività imprenditoriali nondimeno assai all’indomani del successo inebriante del Pirata. Una sua lettera a
diramate. Si impegnavano anzitutto in quelle di natura proto-banca- Giovan Battista Rubini del 4 gennaio 1828 si chiude con un disinvol-
ria (mutui ipotecari, prestiti, lettere cambiarie, speculazioni su titoli to «Branca, Soresi, Corbetta, Ricordi tutti gli amici vi abbracciano»,
di stato, polizze assicurative, ecc.), per procacciarsi le leve finanzia- mentre battibeccando con Florimo nel luglio seguente, sull’aiuto che
rie indispensabili al ramo d’azienda primario. Ma non mancavano le da Milano poteva dare o meno alla carriera del comune compagno
attività nel settore degli appalti pubblici11 o in quello degli opifici (i Luigi Ricci, prorompeva in un «io come posso impegnare i miei ami-
Marietti possedettero a lungo una vetreria in Murano). Autentico pro- ci per procurargli una scrittura? Forse Pollini, Litta, Belgiojoso e
tagonista della vita economica milanese dell’epoca fu in particolare tanti e tanti altri signori sono impresarii, o parenti, o amici di que-
Giuseppe Marietti. Nel 1825 era stato uno dei nove azionisti-fondatori sti?». Testimoniano la sua assiduità con palazzo Litta, peraltro, vari
e il primo presidente della compagnia antesignana dell’odierna Mi- accenni anteriori alle signore di famiglia e la precoce dedica della
lano Assicurazioni, prima società assicurativa in assoluto fondata sul riduzione canto e piano del Pirata alla vedova del primo duca Anto-
territorio lombardo, se non “italiano” in generale. Nel 1826 aveva nio, Barbara Barbiano «dei principi Belgiojoso d’Este» (che ancora
fatto scalpore una sua circolare a stampa sul commercio della seta e viveva presso il nipote e che non tardò a mostrarsi riconoscente ver-
la necessità di calmierare i prezzi italiani a fronte della concorrenza so il musicista).13
indiana sul mercato londinese. Lo stesso anno acquistò dall’illustre Decisamente più in ombra, invece, il fatto che quei tre uomini –
famiglia Bigli, per poi rivenderlo alla contessa Giulia Samojlov nel sebbene in misure e momenti diversi – fossero stati o fossero sotto
1832, un lussuoso palazzo nell’odierna via Borgonuovo. Restano l’occhio vigile della polizia austriaca, causa possibili connivenze coi
produzioni figurative di pregio che ce ne riportano il sembiante, a “federati” pro-piemontesi nel 1820-21 o con ambienti non lontani
partire dal ritratto in gran formato di lui e famiglia dipinto nel 1833 dalla carboneria. Sospetto vago, e gestito dalle autorità con estrema
dal pittore russo Karl Pavlovic‡ Brjullov. E profonde furono le riper- circospezione, quello che aveva riguardato il duca Litta: nel 1822 «il
cussioni del suo fallimento nel 1837, causa la crisi profonda del mer- detenuto Manfredini» aveva dichiarato d’averlo sentito annoverare
cato internazionale della seta (cui nemmeno la ditta Soresi soprav- da uno degli ormai «fuggiaschi» esuli, il conte mantovano Giuseppe
visse, mentre lui, Marietti, morì l’anno medesimo): non solo il bel Arrivabene, fra quelle «principali famiglie di Milano» disposte a «con-
mondo milanese fu assai coinvolto nella sottoscrizione di prestito correre con tutti i loro mezzi per ottenere una politica innovazione
per tre milioni e mezzo di lire austriache che egli, sull’orlo del tracol- senza peraltro volersi compromettere con legami di segrete società»;
lo, lanciò pubblicamente nell’aprile 1834 (Giulia Samoylov, duca ma nella primavera-estate dell’anno dopo non s’erano avuti riscontri
Pompeo Litta e Arciduca Viceré in persona i primi tre sovventori per d’indagine, sebbene il primo magistrato inquirente Salvotti si caute-
imponenza di somma), ma le onde telluriche del crac si risentirono in lasse riferendo confidenzialmente di non potere «con bastante tran-
città e fuori fin oltre metà secolo.12 quillità dichiarare che lo [il duca] si dovesse riguardare come affatto
scevro da ogni ragionevole dubbio». Marietti fu invece interrogato
l’anno seguente la “prima” della Sonnambula circa gli stretti rappor-
in Lombardia dal 1814 al 1848 (1940), Bari, Laterza, 1985, pp. 64-78, per la messa
a fuoco dei tratti che accomunavano quei due ceti apicali della società lombarda in
ti finanziari intrattenuti con un emigrato che pare devolvesse molte
molti rappresentanti eminenti (basta evocare i nomi celebri dei conti Federico delle sue sostanze alla causa delle società segrete: il musicista di no-
Confalonieri o Luigi Porro Lambertenghi): l’interesse per l’innovazione tecnico-scien- bili origini Marco Aurelio Marliani, che risiedeva ormai stabilmente
tifica come leva del progresso economico; la propensione ad acquisizioni conosciti- a Parigi, che nel 1828 o 1829 aveva venduto alla ditta Marietti tutti i
ve e sperimentazioni emulative che guardavano ad Inghilterra, Francia e loro capita-
li; l’imprenditorialità basata sulla trasformazione e la commercializzazione delle pro-
suoi beni e che aveva nominato Giuseppe suo «procuratore genera-
duzioni agricole delle piane prealpine (col ciclo gelso-baco-bozzolo-filatura seta-sua le». Il quale lo fece passare per uno spendaccione accanito: dichiarò
esportazione di gran lunga primeggiante); la solida garanzia delle ricchezze e delle infatti che Marliani, «conoscendo la sua facilità di dissipare», aveva
attività finanziarie assicurata, nondimeno, dall’abbondante proprietà terriera di cam- investito parte dei suoi capitali in effetti pubblici francesi intestando-
pagne governate risiedendo in città.
11. Così erano iniziate sotto Napoleone le fortune dei Soresi: cfr. STEFANO LEVA-
li «a nome proprio e di quello di Giovanni Berchet» perché questi lo
TI, La nobiltà del lavoro. Negozianti e banchieri a Milano fra Ancien Régime e frenasse; e che «la precauzione però fu inutile, e non produsse altro,
Restaurazione, Milano, Angeli, 1997, p. 125. che un disgustoso carteggio fra esso, il Berchet, me e la Casa [banca-
12. Oltre agli elementi di quadro forniti dai citati GREENFIELD e LEVATI, un’inda- ria] di Parigi che li aveva in mano».14 Quanto a Pietro Soresi, l’atten-
gine storico-economica complessiva sul tipo di professione esercitata da Marietti e
Soresi viene condotta da STEFANO ANGELI, Proprietari, commercianti e filandieri a
zione su di lui, pur senza esiti, si concentrò più e più volte. Nel 1815
Milano nel primo Ottocento. Il mercato delle sete, Milano, Angeli, 1982. Sulle atti- era stato fondatore e principale animatore del Casino della Concor-
vità di Marietti, cfr. [OTTO CIMA] Nel centenario della Compagnia di Assicurazione dia, l’associazione cittadina più esplicitamente nostalgica del regime
di Milano (1825-1925), Milano, [Pirri e Pizio, 1925] (alle pp. 11-15 la riproduzione appena tramontato. Una cronaca celebre della fuga da Milano verso
dell’atto fondativo); GREENFIELD, op. cit., p. 58 sg.; materiali vari di proprietà del
discendente Antonio Marietti (messi da lui a disposizione con somma gentilezza);
la Svizzera di Luigi Porro Lambertenghi, avvenuta nell’aprile 1821,
ANTONIO ALLIEVI, La crisi del commercio serico e la cassa interinale di sovvenzione riferisce di un ruolo molto attivo del «signor Soresi di Lainate» (la
in Milano, Milano, Valentini e c., 1858, p. 45 ssg.; ANGELI, op. cit., pp. 148-152; I- famiglia lì in effetti possedeva casa), pronto ad aiutarlo nell’espatrio
Mas, Notai, notaio Caimi, cart. 49; IMPERIAL REGIO TRIBUNALE CIVILE DI PRIMA ISTAN-
ZA, Classificazione generale dei creditori nel concorso apertosi con Decreto 24
gennaio 1838 n. 1796 ... sulla sostanza dell’oberata ditta Pietro e fratelli Marietti e
Motivi della Classificazione generale dei creditori nel concorso Marietti, Milano,
Tipografia della Biblioteca Italiana, 1853. 13. Per le due lettere citate cfr. NERI, pp. 34 sg. e 93 sg. e (solo la seconda) CAMBI,
Circa le relazioni interne a quel milieu, non è insignificante la ricorrente presen- pp. 136-140. Ma si leggano ivi anche le lettere 20 e 25 febbraio 1828, 8 e 19 marzo,
za di Giulia Samojlov. Gli stabili acquisiti dalla ditta Marietti nel 1826 furono quelli 10 aprile 1828 concernenti la dedica del Pirata, il regalo conseguente, la conoscenza
situati agli odierni n. 18 e 20; e mentre al primo civico fu posta da subito e rimase per a Genova della sorella – coniugata Doria – della «duchessina» Camilla Lomellini
due decenni la sede della Compagnia di assicurazione, la cessione del secondo diede Litta, colei che il duca Pompeo aveva sposato in seconde nozze. In un’altra dell’11
luogo ad ampie ristrutturazioni testimoniate in un articolo dedicato alla gran festa di giugno 1828, in aggiunta, il cenno alla «cavatina» che Bellini aveva depositato nell’
inaugurazione della nuova residenza della contessa. Va sottolineato però soprattutto «Album Litta» e che «in niente piacque» al suo vecchio maestro Zingarelli (su forma-
che la Samojlov era nipote acquisita del conte Giulio Renato Litta ammiraglio degli zar zione e funzioni degli album di omaggi musicali nei salotti milanesi, vedi ora CARLIDA
(nata Pahlen, sua nonna materna, una Skavronskij, lo aveva sposato in seconde nozze), STEFFAN, Cantar per salotti. La musica vocale italiana da camera (1800-1850): te-
che da quella schiatta russa le derivavano le abbondanti ricchezze e che con tutta pro- sti, contesti e consumo, Pisa-Roma, Istituti Editoriali e Poligrafici Internazionali
babilità aveva risieduto per qualche tempo a palazzo Litta, dopo il suo arrivo a Milano [“Musicalia. Annuario internazionale di studi musicologici”, II], 2007, pp. 95-112).
nel 1827. Si vedano le note biografiche dei tre personaggi in Portraits russes des XVIIIe 14. Gli incartamenti si conservano in I-Mas, Restaurazione, Processi politici:
et XIXe siècles, Saint Petersburg, Manufacture des papiers de l’Etat, 1905 e – al netto cart. 52, pezzo 2181 per la richiesta «riservata» di informazioni su Litta e relativa
delle molte induzioni non dimostrabili – CARMELO NERI, Bellini morì di veleno? I dia- risposta; cart. 127 pezzo 178 e – copia identica – cart. 114 pezzo 1116 per l’interro-
bolici intrighi del Pacini e della contessa Samoyloff, Catania, Prova d’Autore, 2000, gatorio di Marietti (inserito fra gli atti riferiti a «Inquisizione per appartenenza alla
in particolare pp. 18-24 (per origine e parentela) e 33-39 (per l’articolo apparso sulla Carboneria scopertasi nel 1830 in Genova e cospirazione contro i legittimi Governi
«Gazzetta privilegiata di Milano», 137, 16 maggio 1832, pp. 547-549). d’Italia – Estratti riferibili al profugo Marcaurelio Marliani»).

XIII
verso il Piemonte e abile nello sviare il commissario della polizia di questa, dopo un siffatto prologo, venisse seguito con spasmodica
austriaca che ne era in caccia. Nel novembre 1822 gli inquirenti chie- attenzione e con molte manifestazioni di coinvolgimento della socie-
sero alla polizia di indagare su «Soresi banchiere» perché un testi- tà milanese.19 Fittissimo fu tra l’altro il battage di articoli giornalisti-
mone l’aveva indicato «fra i Federati da Giuseppe Pecchio». E quan- ci, che si spesero a iosa nel magnificare doti e prestazioni dell’inter-
do nel gennaio seguente fu arrestato il massone Alexandre Andryane, prete (non senza passarne al microscopio i pochi limiti) mentre rima-
venuto nel dicembre 1822 da Ginevra su mandato di Buonarroti per neva decisamente in secondo piano, e segnata da opere non riuscite,
fare proselitismo anche rivoluzionario, nelle sue carte si trovò espli- la concomitante stagione della Scala. A coronamento del tutto, im-
citamente menzionato il «negoziante Pietro Soresi» tra i nove nomi presario e prima cantante organizzarono infine una trasferta a Como
di «persone di buon cuore alle quali avrebbe potuto aprirsi con liber- dell’intera troupe del Carcano – «cento venti circa» artisti – per un’uni-
tà ed anche aggregarle alla setta Adelfia».15 ca rappresentazione di Tancredi, data a titolo di beneficenza il 2 agosto
D’altro canto, i tre non erano affatto dei neofiti, quanto ad espe- 1829 e pur essa copiosamente testimoniata dalla stampa milanese. Che
rienze di gestione e organizzazione di stagioni d’opera. Il duca Pom- non mancò di sottolineare la longanimità dell’«impresaro del Carcano,
peo Litta ricopriva infatti la carica di direttore del Teatro di Varese, sig. Marietti, il quale non permettendo che nulla si deducesse dall’in-
la città nei cui dintorni trascorreva le proprie villeggiature di estate- troito, nemmeno per le spese indispensabili del trasporto della sua
autunno, quantomeno dal 1829; e la mantenne fino a quando le sue compagnia cantante e delle scene e degli attrezzi a Como e per quelle
condizioni di salute, nel 1835 della sua scomparsa, glielo permisero. dell’esecuzione, supplì tutto del proprio».20
Veniva organizzata colà annualmente una stagione fra ottobre e no- Appaiono chiare le analogie di clima tra un tal clamore anche
vembre, il cui appalto, a partire dallo stesso 1829, fu affidato conti- promozionale dell’anno precedente e l’attesa che si veniva creando
nuativamente all’agente teatrale Bartolomeo Merelli. Ed era stato nel corso del 1830 verso il futuro Carnevale promosso dal trio a gui-
Pietro Soresi in persona, che scriveva a Litta a nome e per conto da Marietti, colui che con la Pasta pareva avere un rapporto privile-
della «Delegazione del Teatro» varesino, a proporre al duca direttore giato.21 Già pochissimi giorni dopo l’assegnazione dei teatri imperia-
che l’appaltatore milanese subentrasse all’inaffidabile impresario li a Crivelli è chiaro che si avrà confronto tra due stagioni concorren-
precedente.16 Iniziativa di tutt’altro calibro, però, fu quella messa in ti. Il 3 giugno il bolognese «Teatri, arti e letteratura» dà la notizia
cantiere e realizzata da Giuseppe Marietti, sempre in quel medesimo dell’appalto assegnato e dà per «quasi certo che il Teatro Carcano di
1829: il ritorno in pompa magna di Giuditta Pasta, onusta dei trionfi Milano verrà aperto nel venturo carnevale e che vi canteranno la Pasta
parigini, londinesi e viennesi degli anni precedenti, sulle scene della e Rubini»; il 10 il «Corriere delle Dame» è già in grado di fornire con
capitale patria.17 tono benevolente – si rammenterà che l’anno prima il giornale aveva
L’evento, una stagione di primavera-estate che tenne le scene del tenuto le parti della Società del Giardino – dettagli molto precisi so-
Teatro Carcano dal 21 aprile fino a fine luglio, con cinquanta rappre- prattutto sulla stagione alternativa a quella del massimo teatro:
sentazioni dei maggiori cavalli di battaglia della cantante, fu prepa-
rato in grande stile sin dall’inverno precedente. Il 7 dicembre 1828 la
Pasta aveva dato un’accademia alla Società del Giardino, ambiente
altolocato donde provennero subito dopo, a suo pro o in suo nome,
azioni di forzatura sull’impresa della Scala – dirigeva Barbaja, con voce, che la ornatissima Società del Giardino volendo ordinare nel magnifico suo
Balochino delegato – tali da provocare tensioni pubblicamente di- locale una grande accademia di musica, ricercato aveva per eseguirla dall’appalto
battute in città e sino a Londra (luogo d’abituale frequentazione per i della Scala i primarj fra i suoi cantanti, e che questi le furono ricusati. Finché una tal
nostri negozianti di sete). Ad esse venne collegata l’iniziativa della diceria si contentava di correre di bocca in bocca, era inutile l’aggravarsi d’un’in-
venzione priva affatto di sussistenza; occorre però di smentirla dopo che avvalorata
stagione di lancio della Pasta a Milano;18 e non stupisce che il corso essa fu colla stampa, per quanto anche insignificante esser possa il giornale, che si
diede l’officiosa premura di pubblicarla. Questo spiritoso giornale è il Corriere delle
Dame, che nel suo n. 15, della data 11 corrente aprile, avverte il suo Pubblico, come
una distinta società di questa capitale non ha potuto dare la consueta accademia,
15. Cfr. nell’ordine: MARCO MERIGGI, Milano borghese. Circoli ed élites nel- perché alcuni dei più applauditi cantanti, che pure vi si sarebbero volentieri presta-
l’Ottocento, Venezia, Marsilio, 1992, pp. 58-60 (dalla polizia, il circolo di Soresi era ti, ricusati le furono da chi non serve il ripetere» (I, 30, 15 aprile 1829, p. 119).
detto anche «degli indipendentisti» o «di S. Elena»); ATTO VANNUCCI, I martiri della Peraltro, già dal 21 gennaio precedente la neonata «Minerva Ticinese» diretta a Pavia
libertà italiana: dal 1799 al 1848 (1849), 7° ed., I, Milano, Tipografia Bortolotti, da Francesco Regli testimoniava che «Nella prossima primavera [la Pasta] canterà, a
1889, p. 407 sg (a p. 402 Vannucci precisò: «Molte delle notizie sulle vicende della quanto dicesi, nell’armonioso Teatro Carcano di Milano. Condurrà l’impresa un ne-
sua [di Porro] vita avventurosa e nobilmente operosa, vengono da documenti, da goziante di quella Capitale a varj altri associato, divisando egli d’aggiungere ottimi
lettere ed altri ricordi conservati religiosamente dalla famiglia, le quali io ebbi dalla cantanti all’egregia Milanese» (I, 2, p. 33). Per inciso, anche Regli era in odore di
gentilezza del conte Giulio suo figlio»); I-Mas, Restaurazione, Processi politici, cart. carboneria: si vedano un suo interrogatorio del 15 dicembre 1832 e i documenti ad
36, pezzo 524; ivi, Autografi, cart. 146, fasc. 12 (per la citazione da un documento esso collegati in I-Mas, Restaurazione, Processi politici, cart. 189, fascicolo 136).
posteriore, del 1826; per il più completo rapporto sull’arresto, documento 12 marzo 19. Basti menzionare tra di esse la precoce commissione d’un busto della Pasta
1823, a firma De Menghin, ivi, Presidenza di Governo, cart. 51). Sorvegliato specia- allo scultore Pompeo Marchesi; l’album d’opere grafiche a lei consacrate, di mano di
le della polizia politica, da quando lo aveva incarcerato nel 1821-23, era del resto Sala Hayez Fumagalli Longhi e Migliara, promosso e lanciato enfaticamente dal pit-
anche Pietro Ponzani, buon amico di Bellini fin dal 1828: i suoi interrogatori prima tore Giuseppe Molteni (a firma del quale si veda la lettera dedicatoria e illustrativa in
e dopo l’arresto, a seguito dei moti costituzionali piemontesi del 1821 (lo si sospettò «L’Eco», II, 49, 24 aprile 1829, p. 196); il ritratto in gran formato ove ancora questi
di avere avuto «a sua disposizione un fondo d’un mezzo millione datogli da alcuni la immortalò nei panni della paisielliana Nina (cfr. il recente volumetto VALENTINA
milanesi, da distribuirsi a quelli che avrebbero contribuito a quel cambiamento poli- MADERNA - JENNIFER MUNDY, Una virtuosa del bel canto ritratta da Giuseppe Molteni:
tico»), si leggono in I-Mas, Restaurazione, Processi politici, cart. 47. Giuditta Pasta in “Nina o sia la pazza per amore”, Milano, Electa (“Brera mai
16. Le carte relative al Teatro di Varese sono conservate in I-Mlitta, sezione XI, vista”, 9), 2004); oppure ancora, per dire di un esito ben più grossolano, il «poema
cart. 410/32. Tra la varia corrispondenza indirizzata al duca, vi si ritrovano – oltre a eroi-comico» pubblicato da un oscuro poetastro (CELSO ALBERTI, Giuditta Pasta al
quella di Soresi del 4 agosto 1829 – più missive di Merelli complete dei cartelloni Carcano, Milano, Pirotta, 1829), cui tuttavia toccò addirittura l’ “onore” d’una tar-
stagionali proposti, e una di Carlo Evasio Soliva. dissima traduzione in vernacolo friulano: ZUAN SPONGHIE, Giudite Paste al Carcano,
17. Marietti era peraltro a contatto col mondo delle imprese teatrali milanesi da Udin, Stamparie Vendram, 1846 .
vari anni, se non altro nel ruolo di fideiussore finanziario. In difficoltà a farsi pagare 20. Da «L’Eco», II, 93, 5 agosto 1829, p. 368 e «I Teatri», III, agosto 1829, p.
dall’impresario Glossop, il poeta Romani lo menzionava esplicitamente come suo 235. Del resto, in quelle settimane, almeno due lussuose stampe celebrative, ove la
garante (e conoscente) in una lettera al capo della polizia del 27 novembre 1824 (cfr. Pasta venne effigiata rispettivamente nei panni di Medea e di Desdemona, recarono
ALESSANDRO ROCCATAGLIATI, Felice Romani librettista, Lucca, LIM, 1996, p. 326 sg.). impressa una dedica piuttosto eloquente: «Al signor Giuseppe Marietti che procurò a
Una protratta vertenza tra le autorità governative e il commerciante-banchiere, a pro- Milano il diletto di ammirarne tutte le doti sublimi M[ichele] Bisi offerisce» (le si
posito d’una cauzione rilasciata allo stesso Glossop e, fallito questi, trasferita a fatica conserva tra l’altro nella collezione privata di Antonio Marietti, che le ha gentilmente
all’impresa Barbaja, ha lasciato ampie tracce – periodo marzo 1826/marzo 1828 – concesse in visione).
in I-Mt, Spettacoli Pubblici, cart. 62. 21. Una traccia della loro buona conoscenza non solo professionale la si ricava
18. Lo fecero sia «The Harmonicon» da un punto di vista vicino ai fan della da una lettera della cantante a sua madre, datata Vienna 9 marzo 1829 (cioè fra primo
Pasta (VII, 4, aprile 1829, p. 94), sia il «Censore Universale dei Teatri» di Luigi concerto milanese e stagione di lancio al Carcano): «Salutami affettuosamente tutti i
Prividali, che la settimana antecedente l’inizio della stagione al Carcano riferiva di nostri amici e particolarmente la Monti, la Cantù la Torina, Vassalinschi, Marietti,
maldicenze verso l’impresa della Scala che lui stesso era «certissimo» di poter smen- Marchesi, Pagani Bianco ecc.». Cfr. GIORGIO APPOLONIA, Giuditta Pasta gloria del
tire: «Qualche ozioso si avvisò, non ha guari, di spargere senza verun fondamento la bel canto, Torino, EDA, 2000, p. 325 sg.

XIV
L’appalto del’I.R. Teatro la Scala è stato definitivamente accordato autorizzati.
al sig. Crivelli ... Egli si propone, a quanto dicesi, di fare apparire su Intendendo le Parti che di tale loro convenzione ne risulti uno scrit-
quelle scene le due sorelle Grisi, i tenori Mari e Bonfigli, ed i bassi to, sono devenuti di pieno accordo alla presente, con cui resta tra di loro
Maggiorotti e Bondini; né più di così noi sappiamo. promesso e convenuto quanto segue
Vi è Società fra i suddetti ... per la suddetta Impresa Teatrale, e per
Al teatro Carcano poi avremo un complesso di cantanti difficile a l’oggetto e tempo sopraindicati, e non altrimenti, né oltre di così.
potersi il meglio combinare. – La signora Pasta, l’Orlandi e la Rozer, Hanno parte eguale nella Società, e diritti uguali ciascuno dei Socj,
Rubini il tenore Galli Filippo e Mariani. – Pel ballo compositore Henry, i quali saranno tenuti ciascuno per la propria terza parte a fornire i capi-
colla coppia mimica Molinari e la Bencini. – Direttore d’orchestra per tali occorrenti all’Impresa come a sostenerne i pesi, e perdite o vicever-
l’opera il sig. Zamboni di Firenze.22 sa a dividerne i vantaggi.
La Società avrà il suo termine col finire dell’Impresa sopra stabilita
E durante i mesi della canicola estiva la gara delle anticipazioni sui né occorrerà per tale cessazione della Società alcuna reciproca
giornali cittadini prosegue, con gli imprenditori del Carcano che per diffidazione o denuncia del socio agli altri socj.
La Società è fatta limitatamente tra le persone sottoscritte, senzacché
primi, il 17 luglio, fanno trapelare dettagli piuttosto ghiotti (visto
si possa aumentare altro numero di socj, e non sarà duratura che fra di
quanto propongono): loro, in modo che essa cesserà a riguardo degli eredi o successori di quel
socio, che venisse a mancare, e dal giorno della di lui mancanza non sarà
Teatro Carcano – Siamo invitati a pubblicare che colla sera del 26 più continuativa, che tra i socj superstiti, tanto per gli utili, che per i
del prossimo dicembre la stagione del Carnevale sarà aperta in questo danni verificatisi da tal giorno in avanti.
teatro con spettacoli d’opere e balli. Vi concorreranno come principali Quantunque ciascun socio abbia e conservi il pieno diritto di cono-
cantanti la Pasta, la Roser, la Martinet, e la Orlandi; Rubini, Galli, scere, invigilare e provvedere al migliore andamento dell’Impresa, e sua
Barrhoilet, Mariani e Frezzolini, con 48 coristi. I coniugi Molinari, la amministrazione, tuttavia assumendosi questa principalmente dalli Sigri
Pezzoli e Trigambi sono i principali artisti per la mimica. – Henry è il Marietti e Soresi, resta anche espressamente convenuto, che gli stessi
compositore dei balli grandi, come dei secondi balli. – Per le opere se ne Sigri Soresi e Marietti abbiano e debbano prestare la loro opera persona-
daranno a vicenda di serie, semiserie e buffe, fra le quali due almeno le per tale utile, e regolare andamento, e che data ad essi tanto unitamente
nuove e scritte espressamente dai maestri Bellini e Donizzetti. Sarà di- che separatamente ed in solido la detta Amministr. e rappresentanza del-
rettore d’orchestra il Zamboni che gode di ben meritata fama. Il corso la Società, abbiano a fare tutti gli incombenti ad essa relativi, e quindi a
delle rappresentazioni sarà continuato in tutti i giorni della settimana, fare gli accordi, e convenzioni, che occorreranno sia per il personale che
compreso il venerdì.23 per ogni altro oggetto relativo all’Impresa suddetta e sua esecuzione.
Per qualsiasi atto o contratto però, l’entità del quale ecceda la som-
Per contro solo il 14 agosto il portavoce privilegiato dei teatri gover- ma di £ 2000 dovranno preventivamente riferire e comunicare al Sigr
nativi, il «Censore Universale dei Teatri» del navigato letterato- Duca Litta, né il contratto proposto avrà luogo e potrà sortir effetto ri-
teatrante Luigi Prividali, può pubblicare un’analoga primizia sul cast guardo alla Società se non sarà stato fatto di consenso di tutti e tre i Socj,
degli artisti scaligeri (ma non indica i compositori), corredandola di e dai medesimi sottoscritto.
abbondanti incensamenti verso Crivelli.24 Gli stessi Sigri Soresi e Marietti, sempre solidalmente come sopra
rappresenteranno la detta Impresa come sopra nanti le Autorità Civili,
Sono gli stessi giorni in cui i tre maggiorenti, al riparo da quei
Militari Politiche o giudiziarie per tutti quegli atti o concerti che possa-
riflettori già tanto accesi, stipulano fra loro il dettagliato contratto no occorrere relativamente agli oggetti della Società.
che li impegna solidalmente: Resta assegnato ai medesmi Sigri Marietti e Soresi nel modo come
sopra di tenere e far tenere da persone esperte i registri della Società
L’Ill.mo Duca Pompeo Litta, il Sigr Pietro Soresi, ed il Sigr Giuseppe tanto per le spese che per gli incassi, e per ogni altra partita relativa alla
Marietti, indipendentemente da una qualunque vista di speculazione, medesima.
hanno tra loro convenuto una società per la attivazione di un’impresa La Cassa di Contanti sarà presso la Ditta Fratelli Marietti e tutti gli
teatrale duratura dal giorno d’oggi fino a tutto il giorno 20 po vo Marzo introiti saranno versati alla stessa contro quella retribuzione alla sudd.a
onde far produrre e rappresentare in questo Teatro Carcano diverse ope- Ditta, o suo cassiere, che sarà convenuta.
re di Canto, e diversi Balli, così e come potranno essere superiormente I pagamenti dovranno farsi dal Cassiere della Società soltanto con-
tro ordine firmato dai Socj. Trattandosi di pagamenti che non eccedano
la somma di £ 1000 questi ordini potranno essere firmati da due soli
22. Cfr. nell’ordine «Teatri, arti e letteratura», VIII, 323, 3 giugno 1830, p. 124 e socj. Al di là della suddetta somma, gli ordini di pagamento dovranno
«Corriere delle dame», XXVII, 32, 10 giugno 1830, p. 249. essere sottoscritti da tutti e tre i socj per essere accettati ed eseguiti dal
23. «Gazzetta privilegiata di Milano», 198, 17 luglio 1830, p. 781. Le ultime
Cassiere.
parole dell’annuncio avevano anch’esse un chiaro sapore di sfida concorrenziale:
nell’appalto dei teatri imperiali era previsto un riposo settimanale, ed anzi era ormai Il Sigr Duca Litta avrà in qualunque tempo il diritto di conoscere ed
oggetto d’aperta discussione la possibilità di concederne un secondo (cfr. proposte e esaminare lo stato ed andamento della Società, e tutti i libri e registri di
pareri della primavera 1831 sulle riforme da apportare al capitolato standard in I-Mt, essa.
Spettacoli pubblici, cart. 74). A sollievo dei Sigri Soresi e Marietti per l’opera personale che hanno
24. «Al pericoloso cimento [assumere l’impresa nda] renitenti e con gran ragio- assunto di prestare come sopra, il Sigr Duca Litta si riserva di assistere
ne mostravansi gli obblatori, soprattutto per un corso di molte stagioni consecutive. per quanto gli sarà possibile alle prove degli spettacoli che dovranno
Quanto però trattenere poteva qualunque altro intraprendente, non trattenne l’esper- darsi, ed operare per il pieno buon ordine del palco scenico, tanto in
tissimo ed esercitatissimo in affari simili, sig. Giuseppe Crivelli, e quando per ogni
occasione di dette prove che degli spettacoli serali.
altro la formazione d’uno solamente discreto complesso di virtuosi sarebbe stato
ritenuto quasi per impossibile, risucì questo valentissimo appaltatore nelle sue ben Finita la Società ed Impresa come sopra, saranno nel più breve ter-
combinate disposizioni a realizzare una creazione, che deve assolutamente sorpren- mine ristretti i conti della Società, e compilato il relativo bilancio sarà
dere nel vedersene presentato il gran quadro» («Censore Universale dei Teatri», II, fatto il riparto per terzo degli utili, o delle perdite, che saranno risultate;
65, 14 agosto 1830, p. 257). Va tenuto conto dei probabili legami d’interesse che sul quale ultimo caso ciascun socio dovrà entro giorni dieci decorribili
esistevano fra Prividali e Crivelli. Tre settimane prima, dopo che il primo aveva dal comunicato bilancio versare la propria quota a pareggio della perdi-
volgarmente stroncato Filippo Galli – già ripresentatosi in Milano alla Società del ta medesima.
Giardino e già scritturato da Marietti e soci – il giornale di Francesco Regli lo aveva Quantunque per la piena deferenza ed armonia con cui si è combina-
infatti attaccato con durezza: «Che il signor Luigi Prividali proprietario ed estensore
ta la suddetta società e che sussiste vicendevolmente fra i SSri Socj non
del Censore universale dei Teatri sia un venale venditore di lodi e censure, e che di
lui si prevalgano meschini artisti per denigrare i luminari che ad essi sovrastarono possa supporsi avvenibile il caso di qualsiasi disparere e controversia
sulle scene, ella è cosa talmente notoria che ormai sono vitupero gli encomi del cen- fra i socj medesimi negli oggetti della sovraindicata impresa; tuttavia, e
sore, ed è invilimento l’essere registrati fra gli associati di quell’impudentissimo per qualunque contingibile caso che queste avvenissero, saranno sem-
libello ... va lingua bugiarda, e senza sale, ritorna a Trieste a fare l’Impresario, e pre ed inappellabilmente e senza alcuna formalità di giudizio né
giacché le tue contumelie mossero a spregio e diserzione i tuoi associati, procurati prefinizione di tempo decise ed arbitrate dal Sigr Gaspare Porta che vie-
una sussistenza fra i sensali teatrali, e colà nell’organizzazione delle compagnie ve- ne eletto dalle Parti in loro arbitro, arbitratore, ed amichevole composi-
dremo il tuo criterio [nota: Egli ha già fatto il primo passo anche in questa professio- tore.
ne, dappoiché la Compagnia, che agirà nel prossimo Carnovale alla Fenice di Vene-
Essendosi poi anche prima di questa scrittura, ed in relazione alle
zia, è da esso composta.]» (articolo a firma T. B., «Minerva Ticinese», II, 30, 28
luglio 1830, pp. 548-552). precorse intelligenze sociali, fatte dalli Sigri Soresi e Marietti diverse

XV
scritture coi personali cantanti, compositori, virtuosi ed altri in servizio Crivelli riuscì a fare altrettanto, arrancando da più punti di vista (due
dell’Impresa; e questi fatti con piena scienza ed accordo rispettivo dei ad esempio i titoli nuovi), solo una quindicina di giorni dopo. Ma la
Socj quelli si approvano e si riconoscono per tutti gli effetti di ragione. sfida delle anticipazioni venne tenuta calda dai suoi temibili concor-
Fatto, e stipulato a Milano li 7 Agosto 1830 renti con una potenza di fuoco che pareva poggiare sulle abbondanti
Duca Litta
risorse finanziarie (il medesimo prospetto di fine settembre verrà ri-
Pietro Soresi
Giuseppe Marietti25 stampato tal quale sulla «Gazzetta», a mo’ di réclame, ancora il 12 e
il 27 di ottobre) e che assunse persino accenti maramaldi quando già
In città si leva anche qualche voce giornalistica che tenta di man- il 26 novembre si fece trapelare un vero e proprio calendario con
tenere l’equilibrio, rispetto al confronto campale già in corso fra l’uno titoli:
e l’altro schieramento. «L’Eco» a inizio settembre, preso atto delle
informazioni uscite sin lì, parla di «nobile e splendida gara che va ad Nella prima settimana vi saranno tre Opere: una scritta espressa-
mente per la nota Compagnia ...; le altre due, nuove per Milano. La
aprirsi», precisando però al contempo:
prima ha il titolo di Anna Bolena, ed è quella espressamente scritta ... La
seconda ha il titolo di Malek Adel ..., in parte riformata per renderla più
Diranno molti, e fra questi molti fors’anche dei nostri lettori, ecco convenevole agli artisti che vi debbono operare; la terza ha il titolo Gianni
aperto l’arringo alla zuffa dei partiti, e alle polemiche dei giornali. Stia di Calais...
pure aperto e spalancato il campo, che noi certo non v’entreremo. Si Per adempire con maggior ordine il difficile assunto di mettere in
battano pure a loro grand’agio i partiti e si scarmiglino i giornalisti se lor scena tre Opere nella prima settimana fu stimato sano consiglio il dare
ne vien talento, che già noi abbiamo divisato e teniamo fermo di non due recite di seguito, di ciascuna delle tre prime Opere. Nella seconda
voler guaj di sorta, e di tenerci perciò lontani da qualunque odioso con- settimana andrà in iscena la Gazza ladra ... Ogni settimana si rappresen-
fronto che potesse parer mosso da spirito di parzialità, o da amor di terà un’opera differente, e fra le prime vi sarà il Don Giovanni di Mozart
parte... ... Vi sarà nella prima rappresentazione un nuovo Ballo grande compo-
Vediamo dunque da una parte il nostro grande e magnifico teatro sto espressamente dal sig. Henry. Ha per titolo La vedova il giorno delle
della Scala tutto rinnovato, tutto brillante, riccamente dotato dalla Mu- nozze ... Pochi giorni dopo andrà in iscena altro nuovo Ballo del signor
nificenza Sovrana, e dall’altro lato abbiamo un teatro che se per la più Henry in quattro atti. Il suo titolo è il Chao-Kang. Le scene saranno
circoscritta sua ampiezza è alquanto meno atto a spettacoli di grande dipinte dal più celebre pennello.
apparato, ha perciò appunto il prezioso compenso d’essere più favore-
vole alle voci de cantanti, e di rendere più evidente la mobilità dei tratti
del volto, e per conseguenza il giuoco degli affetti, e gode inoltre il Da Ernani a Sonnambula: una svolta a stagione in corso
vantaggio di essere fralle mani di opulenti ed animosi intraprenditori,
che avendo oramai rinunziato a qualunque idea di guadagno, profondo- Per Bellini invece, convalescente com’era, l’estate 1830 si svolse
no nelle spese e tendono a meritare un’onorevole menzione nei fasti soprattutto all’insegna della tranquillità, pregiudicata in parte da al-
teatrali milanesi. cuni obblighi di lavoro. Ancora debilitato, almeno dagli ultimi giorni
Noi dunque ci atterremo a dare esatto e coscienzioso conto degli di giugno s’era trasferito a Moltrasio, sul lago di Como, nella villa
spettacoli, notando in essi ciò che ne parrà doversi notare, sempre nel Passalacqua che era residenza di villeggiatura delle famiglie Cantù e
solo interesse della verità. Non faremo apoteosi perché non siamo idola- Turina. Vi rimase quasi tutto luglio prima di spostarsi a Milano (ove
tri e perché abbiamo l’esempio di qualche nostro collega, che dopo aver firmò un contratto per il Carnevale 1831-32) e poi dal 2 agosto a
dato del divino a taluno, non ha poi più saputo come andare innanzi
Bergamo, dove veniva allestita un’importante ripresa di Straniera la
colle lodi, né come trovare varietà di frasi panegiriche; non decideremo
in cattedra, perché non abbiamo cattedra, perché diffidiamo assai dei cui andata in scena si protrarrà fino al 17, con grande scorno del
nostri giudizj, perché abbiamo veduto e vediamo, che basta spesso la musicista che anelava a tornare al più piacevole e salubre soggiorno
sentenza d’un giornale per dar credito al parere contrario, e perché è lacustre (infatti già il 22 era là di nuovo). Determinazioni sull’opera
proprio tempo che i giornalisti (e qui parliamo per tutti senza eccezione) da creare per il Carnevale venturo erano però state prese durante la
smettano, per dirlo alla toscana, il farnetico di dirigere e regolare l’opi- prima parte delle vacanze, sulla base di una consultazione a più per-
nione pubblica.26 sone. Il musicista ne riferiva così il 15 luglio, in una lettera da «Como»
all’editore napoletano Cottrau:
Il che tuttavia contava assai poco rispetto ad una competizione che
venne a spostarsi sul piano della pubblicità diffusa, tramite l’affissio- L’Hernani mi piace assai, e piace parimenti alla Pasta ed a Romani,
ne dei cartelloni propriamente detti. Primi di nuovo i signori del ed a quanti l’hanno letto: nei primi di settembre mi metto al lavoro.28
Carcano, che il 20 di settembre stamparono un avviso quasi tracotan-
te per contenuti e toni, diffuso il giorno successivo: Del poeta si sa che Mercadante contava di incontrarlo presso Bellini
– pure Romani era buon conoscente dei Cantù – il 25 luglio e può
Teatro Carcano – Carnevale 1830-31. Col giorno 26 del prossimo ben darsi che fosse stato anch’egli in zona già nella prima quindicina
venturo dicembre si aprirà il suddetto Teatro con un corso di rappresen- del mese (anche se la frase del musicista non obbliga a pensare che la
tazioni di Opere serie, semiserie e buffe, con Ballo, che termineranno loro lettura del testo avvenisse congiuntamente). Chi invece risiede-
col 20 marzo 1831. Nel corso della stagione si daranno non meno di va d’abitudine sul lago quando gli impegni di lavoro glielo consenti-
Dieci opere, tre delle quali scritte espressamente, e le altre in parte nuo-
vano era Giuditta Pasta, che amava tenere società nell’ampia e lus-
ve per Milano, ed in parte delle più applaudite, onde formare il così
detto Repertorio. Le Opere nuove verranno scritte dai signori Maestri suosa villa La Roda acquistata due anni prima a Blevio (località
Bellini, Donizetti e Luigi Majocchi. La poesia di queste sarà del Signor rivierasca dirimpetto a Moltrasio) e alla quale il musicista dovette
Romani. rendere visita non di rado durante quelle settimane (lo fece di certo la
Si daranno altresì Quattro Balli, due grandi e due di mezzo-caratte- Turina).
re, composti e diretti dal Sig. Luigi Henry.
Le recite saranno in numero non minore di settantasei.27

comici) – ossia dunque omologo al manifesto in affissione anche negli aspetti grafici
(compariva in calce pure la data di emissione) – il testo fu così stampato sull’ultima
25. I-Mlitta, serie XI, cart. 410/31 («Carte relative all’impresa Teatro Carcano»). pagina della «Gazzetta privilegiata di Milano», 265, 22 settembre 1830, p. 1050,
26. Da Teatri del Carnevale 1831 – Articolo preliminare, in «L’Eco», III, 105, 1 nello spazio degli annunci di servizio e commerciali. Riportarono l’avviso, ma in
settembre 1830, p. 420. Terminato il Carnevale 1829-30, ultima stagione dell’appal- forma riassunta entro articoli, anche il «Censore Universale dei Teatri», II, 77, 25
to Barbaja, il Teatro alla Scala era chiuso per ampi lavori di restauro e avrebbe ap- settembre 1830, p. 305 sg. (non senza tendenziosi commenti) e «L’Eco», III, 118, 1
punto riaperto sotto la nuova impresa. ottobre 1830, p. 472.
27. Completato di seguito coll’ennesimo richiamo all’imponente coro di «N. 31 28. Cfr. CAMBI, p. 255-257 e NERI, p. 173 sg. Da varie lettere dell’epistolario
Coristi e N. 17 Coriste» e col prospetto a più colonne delle compagnie di canto e di belliniano si ricavano anche, ove non altrimenti specificato, gli indizi di dettaglio
ballo eccezionalmente ampie (7 donne, 4 tenori, 6 bassi; 12 primi ballerini, fra seri e che consentono la presente ricostruzione cronologica.

XVI
Viene piuttosto da chiedersi chi fossero, oltre ai tre artisti diretti appena: vedete mi tocca scrivere anche quest’opera in breve spazio di
interessati, i «quanti» altri che avevano letto e apprezzato quel testo tempo, dovendo andare in iscena al più tardi il 20 Febbraio.
ardito e nuovissimo venuto di Francia, citato da Bellini ancora col
titolo originario e nella cui presentazione editoriale stava scritto L’incombenza che aveva sin lì tenuto impegnato il musicista risulta
«jeunes gens, ayons courage ... que le liberalisme en littérature ne chiara dall’antecedente corpo della lettera: a proposito dei Capuleti
sara pas moins populaire que le libéralisme politique».29 Anche per- e Montecchi, seguiti di persona e con qualche patema alla Scala, egli
ché certo non va escluso che nella cerchia dei committenti, date le si dilunga su cattivo esito iniziale (migliorato via via con le recite),
loro frequentazioni, si vedesse di buon occhio la scelta. Di fatto però, effetti della revisione, efficacia delle interpreti e critiche giornalisti-
fra il soggiorno sul lago durato parrebbe fino a metà settembre e che.33 Quanto a Romani, non gli doveva certo avere fatto piacere
un’altra appendice di villeggiatura spesa quasi di certo a Casalbuttano, quel cambiamento di soggetto effettuato in pieno dicembre. Non solo
Bellini rientrò definitivamente a Milano solo l’8 novembre successi- si era già piuttosto avviati, lui e Bellini, nel lavoro concreto su Ernani,
vo senza avere messo mano alla nuova opera, visto che nove giorni ma il poeta aveva in agenda anche molti altri impegni, fra verseggiature
dopo Romani non gli aveva ancora fornito di che lavorare (provo- e direzioni di scena (di prassi suo compito, se in zona). Anna Bolena
candogli notevole nervosismo): anzitutto, da provare in vista dell’esordio di Santo Stefano al Carcano.
Ma poi – a voler tralasciare l’Annibale in Torino pure al debutto la
La campagna ed il poeta mi hanno tenuto fuori di me: la campagna sera stessa nella capitale sabauda (per il quale doveva avere già lavo-
perché bisognava mandare a Milano espressamente per ciò che si volea, rato per tempo) – un nuovo libretto per Generali, Il romito di Proven-
ed il poeta perché pensando al piano del soggetto ancora non ha potuto za, destinato ad andare in scena alla Scala il 15 gennaio seguente. E
incominciare il libro e siamo, come vedi, ai 17 di novembre e io non ho ancora, come da contratti già firmati, due altri libretti da fornire a
ancora scritto una nota.30 Pugni e Luigi Ricci per la stagione di primavera veniente. Eppure, il
cambio di soggetto si fece.
Di quell’estate, certo, le fonti orali indirette – ché tali vanno con- Sulle cause pratiche, il momento preciso e le motivazioni esteti-
siderati i ricordi del poeta Romani per come li riportò la vedova Emilia che di questo radicale mutamento di piani è stato scritto molto. In
Branca, a quarant’anni dal loro matrimonio (1842) e più di quindici particolare, la critica più autorevole si dovette impegnare per tempo
dalla morte di lui – riportano immagini del musicista dedito a idillici a confutare sui piani logico e cronologico la ricostruzione che per un
vagabondaggi lacustri che sarebbero stati prodighi di suggestioni po’ aveva fatto testo nelle biografie del musicista, e cioè il quadretto
melodiche lombardo-popolaresche forse davvero confluite di lì a poco tramandato da Emilia Branca nel suo volume sul marito (con tanto di
nell’ideazione di brani operistici (chissà se effettivamente per il tra- sceneggiatura in pittoresco discorso diretto): quello d’un Bellini che
mite di qualcuno dei suoi taccuini di abbozzi-promemoria).31 Un fat- all’indomani d’inizio stagione, intimorito dal successo dell’Anna
to è tuttavia assodato: nelle settimane fra novembre e dicembre che Bolena, chiede e ottiene che Romani gli cambi «il soggetto in uno
in Milano e fuori registravano tante attese per il confronto teatrale campestre ... così non nascerebbero odiosi confronti», reperendolo
imminente, Bellini, al lavoro su alcune scene di Ernani e anche sui infine con immediata ricerca collettiva nello studio del poeta (insie-
robusti adattamenti necessari a I Capuleti e i Montecchi (con cui La me al segretario di questi e al padre della Branca).34 Dimostratisi
Scala avrebbe riaperto),32 di Sonnambula non aveva ancora idea. inconsistenti il nesso e la successione causali fra esordio donizettiano
Non molti giorni dopo però – su entrambi i palcoscenici cittadini e scelta per Sonnambula,35 sul piano dei motivi concreti si inclina
si era già dato fuoco alle polveri – il compositore racconta al cono- ormai a prendere per buono l’accenno alla polizia di Bellini medesi-
scente veneziano Giambattista Perucchini il suo disagio circa i tempi mo (che di nuovo tre anni dopo in una lettera a Ricordi ricordò l’epi-
di produzione cui di nuovo sarà costretto: sodio di censura in maniera ancor più casuale e icastica, ossia verosi-
mile36). Quanto alla cronologia, risulta tuttora impossibile andare ol-
Sapete che non scrivo più l’Ernani poiché il soggetto doveva soffri-
tre le deduzioni logiche, peraltro collimanti nel fare risalire il mo-
re qualche modificazione per via della polizia, e quindi Romani per non
mento della decisione alla decade antecedente il Natale 1830.37 Non-
compromettersi l’ha abbandonato, ed ora scrive La Sonnambula os-
sia I due fidanzati svizzeri, ed io ne ho principiata l’introduzione ieri dimeno, considerati taluni dati, qualche ulteriore riflessione si impo-
ne.
Già il 19 dicembre 1830 l’impresa del Carcano diede alle stampe
un nuovo manifesto destinato alle affissioni, ultimo atto della campa-
gna pubblicitaria diretta di cui s’è detto. I relativi contenuti vennero
29. Hernani era andato in scena alla Comédie Française il 23 febbraio e lo si era
rappresentato fino al 22 giugno. La celebre frase proviene dalla Préface, datata 9
riportati dai giornali nei giorni successivi: il 23 dicembre sulla «Gaz-
marzo 1830, e si legge in VICTOR HUGO, Théâtre complet, a cura di J.-J. Thierry e J. zetta», il 24 sull’«Eco». In forma più canonica e dettagliata, con l’ag-
Mélèze, I, Paris, Gallimard, 1963 (“Bibliothèque de la Pleïade”, 165), p. 1147. giunta d’ogni ragguaglio utile riguardo a modalità d’accesso agli spet-
30. Lettera ad Alessandro Lamperi del 17 novembre 1830, in PASTURA, p. 255 e
NERI, p. 178.
31. Il passo narrativo, ripreso innumerevoli volte nella pubblicistica belliniana,
fu steso da EMILIA BRANCA, Felice Romani e i più riputati maestri di musica del suo
tempo, Torino, Loescher, 1882, p. 161 sg. La più lucida riflessione su queste possibili
ispirazioni venute da fanciulle e paesaggi lariani risulta tuttora quella svolta – pronubi 33. Inviata da Milano il 3 gennaio 1831, la lettera si legge in CAMBI, pp. 264-266
anche pensieri di Gianandrea Gavazzeni e Giulio Confalonieri – da FRANCESCO DE- e NERI, p. 180 sg.
GRADA, Prolegomeni a una lettura della “Sonnambula”, in Il melodramma italiano 34. La descrizione della scena si legge in EMILIA BRANCA, Felice Romani e i più
dell’Ottocento: studi e ricerche per Massimo Mila, Torino, Einaudi, 1977, pp. 319- riputati cit. p. 156 sg. Tra i più importanti studi che hanno discusso il punto, si
350: 335-340 (ripubblicato nel suo Il palazzo incantato. Studi sulla tradizione del vedano PASTURA, pp. 253-267; MARIA ROSARIA ADAMO, Vincenzo Bellini. Biografia,
melodramma dal Barocco al Romanticismo, II, Fiesole, Discanto, 1979). in EAD. - FRIEDRICH LIPPMANN, Vincenzo Bellini, Torino, ERI, 1981, pp. 7-311: 149
32. Dalla Spagna, così s’esprimeva Saverio Mercadante il 30 novembre 1830 sg.; QUIRINO PRINCIPE, “La sonnambula” di Vincenzo Bellini, Milano, Mursia, 1991,
scrivendo a Florimo: «Pagherei per essere spettatore alla gara teatrale, che vi dev’es- pp. 23-28; JOHN ROSSELLI, Bellini, Milano, Ricordi, 1995, pp. 107-109.
sere questo prossimo Carnovale a Milano, fra i Maestri Bellini, Pacini e Donizetti, e 35. Già CAMBI (p. 265 sg.) documentò come Anna Bolena avesse avuto scarso
Rubini, la Pasta, la Pisaroni e cet., però ho incaricato un amico d’informarmi minu- successo immediato e sottolineò che sarebbe stato impossibile per Romani stendere
tamente di tutto, poiché tali notizie mi divertono» (in SANTO PALERMO, Saverio “ossatura” e primi versi fra il 27-28 dicembre e 2 gennaio. Altri (tra i primi PASTURA,
Mercadante. Biografia. Epistolario, Fasano di Puglia, Schena, 1985, p. 96 sg.; a p. p. 261) sottolinearono l’assenza di Bellini dal Carcano la sera del Santo Stefano,
87 sg. l’altra sua lettera del 24 luglio precedente, da Milano, alla quale s’accennava visto che era alla Scala per sorvegliare l’andamento di I Capuleti e i Montecchi
più sopra). Sulle modifiche cui furono sottoposti nell’occasione I Capuleti e i 36. «Non ho io scritto la Sonnambula dall’11 Gennaio al 6 Marzo? Ma fu un
Montecchi, cfr. la citata edizione a cura di C. TOSCANI: Introduzione, p. XX sg; Com- caso, e poi avevo alcune idee del mio Ernani che era stato proibito»: lettera del 14
mento critico, pp. 103-113. Su Ernani, ancora di riferimento il capitolo XII, Il proi- giugno 1834 in CAMBI, pp. 407-409 e NERI, pp. 298-300.
bito “Ernani”, di PASTURA (pp. 245-276), utilmente integrabile con i ritrovamenti di 37. Che poi, nel mutamento, poeta e musicista cogliessero al balzo le cause di
cui dà conto MARCO MAUCERI, Inediti di Felice Romani. La carriera del librettista forza maggiore per elaborare un soggetto di genere e stile ben differenziati sia rispet-
attraverso nuovi documenti dagli archivi milanesi, «Nuova Rivista musicale italia- to ad Anna Bolena alle precedenti opere belliniane è supposizione logica ormai lar-
na», XXVI, 1992, pp. 391-342: 406-414. gamente condivisa.

XVII
tacoli, cast, numero titoli, numero recite e repertorio. L’avviso ri- la giovanile vicenda carbonara nella Napoli del 1820-21 (in quel
prendeva tutte le abbondanti notizie già fornite nei mesi precedenti, Collegio S. Sebastiano ove Piero Maroncelli asseriva essere stato
comprese le ultime del 26 novembre su quali sarebbero stati gli spet- usuale per gli allievi più grandi come lui, nel periodo 1810-13, veni-
tacoli delle prime due settimane. Dal fatto che in esso non venisse re ricevuti «nella Società Massonica, con intelligenza de’ Superiori
citato alcun titolo per l’opera ventura di Bellini Pastura volle dedurre del Collegio ... ad oggetto di formare la musica che poteva occorrere
che a quella data si fosse ormai abbandonato Ernani ma non si fosse nelle feste massoniche»).40 E se la stessa cronaca della Branca risultò
ancora optato per La sonnambula.38 L’ipotesi che non vi fosse esatta così poiché in tal modo gliela aveva narrata il marito – giacché s’è
coincidenza tra la rinuncia all’uno e la scelta dell’altro soggetto me- compreso sempre meglio che la vedova Romani talvolta colorì, ma
rita ogni considerazione, ma la presunta prova cronologica risulta di solito non inventò di sana pianta – potrebbe anche sorgere il dub-
piuttosto precaria: al di là del fatto che nel manifesto non si menzio- bio che la caricaturale scenetta venisse così tramandata a velare qual-
nava nemmeno l’altra opera nuova della stagione (Rosamonda di cosa di più problematico a narrarsi.41
Maiocchi, certo meno rilevante ma comunque allestita prima), rien- In ogni caso quei giorni in cui cominciò a fervere davvero l’ela-
trava comunque negli usi più consueti, quale che fosse la situazione borazione dei brani di Sonnambula, più o meno corrispondenti alle
in cui si trovavano Bellini e Romani quel 19 dicembre, non bruciare due settimane d’esordio tanto sbandierate da Marietti e soci, al
tutte le carte promozionali in un sol colpo (difatti anche vari altri Carcano non s’era affatto avuto quel clamoroso exploit di successi e
titoli poi inscenati non venivano annunciati). Tenuto conto dell’in- stima cui si era palesemente mirato. Per giudizio unanime, fu a luci
treccio degli impegni di ciascuno, sono piuttosto gli atti creativi di ed ombre l’esito dell’Anna Bolena (con commenti limitativi soprat-
poeta e musicista e i loro plausibili tempi che inducono a collocare le tutto per Donizetti e il basso Galli), cattivo quello del ballo di Henry;
decisioni di cambiamento attorno a metà dicembre. Infatti, se di Ernani e l’«istupore» fu «universale» quando il teatro restò chiuso già la
Bellini non aveva avuto alcun materiale poetico ancora il 17 novem- terza e quarta sera della stagione causa, si scrisse, un malanno di
bre, poi però fece in tempo a comporre un duetto-terzetto probabil- Rubini. Simili circostanze si lasciano cogliere bene attraverso i nu-
mente completo (su versi che Romani aveva messo a punto a tre- merosi di articoli che di lì in poi, e costantemente per l’intero corso
quattro riprese) e i primi due tempi cantabili di un altro duetto (per il delle due stagioni parallele, seguirono il tanto atteso confronto. Ma
quale il poeta aveva già preparato anche un’antecedente “scena a dalla cronaca minuta di quei due mesi e mezzo di spettacoli vanno
due” in versi lirici). D’altro canto, guardando a ritroso, al più tardi il piuttosto desunti elementi più generali che segnarono il contesto in
2 gennaio – ma poteva benissimo essergli giunta prima – il musicista cui Bellini e Romani si trovarono ad operare.
ebbe per le mani la stesura d’una Introduzione della Sonnambula che La disposizione in campo degli organi di stampa milanesi con le
comunque dovette derivare da riflessioni e accordi sulla distribuzio- relative partigianerie si era già delineata, come visto, a margine degli
ne in “pezzi chiusi” della materia drammatica originaria. eventi preparatori. Il loro approccio ai fatti teatrali si differenziava
Quanto alle cause concrete dell’abbandono del lavoro fatto su inoltre a seconda dalla natura pubblicistica e dalla periodicità d’usci-
Ernani, verosimilmente cogenti vista la fretta che comunque già c’era, ta. Solo il «Censore Universale dei Teatri», compilato integralmente
va detto che vari indizi convergono nell’accreditare la motivazione dal già librettista rossiniano Luigi Prividali, era organo a vocazione
pacificamente richiamata da Bellini nelle sue corrispondenze. Intan- specifica e professionale, con articoli dunque ampi e dettagliati. Lo
to, tra l’inizio estate in cui s’era scelto come soggetto Hernani e quei si pubblicava due volte la settimana, mentre tre volte appariva «L’Eco»
giorni di dicembre, c’erano state le tre giornate rivoluzionarie parigi- dell’editore giornalistico Francesco Lampato, che aveva sì
ne di fine luglio, la detronizzazione armata del Carlo X e le sugge- impostazione generalista, ma che contemplava come rubrica presso-
stioni liberali e “non interventiste” della nuova monarchia costitu- ché fissa una «Gazzetta Teatrale» di consistente ampiezza e
zionale francese, che favoriranno le rivoluzioni del febbraio-marzo paragonabile impatto. Di tutto rilievo erano poi ovviamente le ap-
1831 in area padana (Modena, Parma e Bologna in specie), ma che pendici culturali stampate non su ogni numero dal quotidiano gover-
già nei mesi antecedenti avevano tenuto in preallarme le autorità au- nativo ufficiale, quella «Gazzetta privilegiata di Milano» che giusto
striache di stanza a Milano.39 I tre promotori della stagione poi, così a fine gennaio vide morire il suo direttore Francesco Pezzi, subito
propensi alla visibilità e ai gesti autopromozionali in palese sfida coi rimpiazzato dal figlio Gian Giacomo. Uscite meno serrate avevano
teatri governativi, erano comunque coscienti che anche per altri mo- invece altre due riviste: il già longevo «Corriere delle Dame», che
tivi le loro mosse non passavano inosservate alle autorità, e un po’ di dal 1804 proponeva al pubblico anzitutto femminile (sei volte al mese
cautela poté forse risultare consigliabile. Viene da chiedersi anche se all’epoca qui rilevante) un ventaglio di notizie e informazioni poco
l’insistita reticenza di Francesco Florimo circa un cambio di sogget- impegnate per contenuti e toni; e la rinnovata, non più “ticinese”
to di cui dovette conoscere le vere motivazioni – rifletté su ciò Pastu- «Minerva» di Francesco Regli, settimanale che ambiva ad altra leva-
ra – non avesse proprio nulla a che fare con aspetti delicati per la tura e ampiezza d’orizzonti culturali e che proprio con l’inizio di
biografia di un musicista che con lui, bene o male, aveva conosciuto quel 1831 s’era trasferito di sede editoriale da Pavia a Milano col
programma – chissà se casuale, visto che giusto a fine stagione la

38. Cfr. PASTURA, p. 260 sg. La falsa notizia, non di rado assunta negli studi 40. Vedi PASTURA, pp. 256-260 («Florimo dà delle notizie alquanto vaghe come
specifici, secondo la quale il 23 dicembre i giornali milanesi avrebbero annunciato se trattasse un episodio che sarebbe stato meglio ignorare»: 256) così come Il primo
anche il titolo di Sonnambula deriva probabilmente – questo almeno fanno presume- costituto di Maroncelli, appendice VII di ALESSANDRO LUZIO, Il processo Pellico-
re le fonti – da un’impropria contaminazione tra frasi effettivamente desunte dalla Maroncelli secondo gli atti officiali segreti, Milano, Cogliati, 1903, pp. 353-385:
stampa e frasi inventate che fu operata sotto forma di citazione unica dal primo 355 sg.. Nel suo giuramento massonico presso il conservatorio, probabilmente del
memorialista del Teatro Carcano: cfr. BENIAMINO GUTIERREZ, Il teatro Carcano, 1803- 1813, Maroncelli aveva avuto con sé «sette miei compagni...: Megale, Ciccimarra,
1914: glorie artistiche e patriottiche, decadenza e resurrezione, Milano, Sonzogno, Padula, Trimarchi, Manfroge, Orlandini, De Lorenzi» (p. 356). Durante quel primo
1916 (ristampa anastatica: Bologna, Forni, 1984), p. 70. interrogatorio, datato 7 ottobre 1820, il musicista carbonaro dichiarò anche che dal-
39. Su quei mesi, cfr. l’ampio panorama tracciato in CESARE SPELLANZON, Storia l’agosto dell’anno prima fino al marzo 1820 aveva lavorato assiduamente come col-
del Risorgimento e dell’Unità d’Italia, II, Milano, Rizzoli, 1934, ai capitoli IV e V, laboratore di redazione presso Giovanni Ricordi (oltre che presso l’editore Bettoni:
pp. 323-434. Anche quando la si rievocò giornalisticamente dieci mesi dopo nella p. 358 sg.). Sulle entrature massoniche utili all’approdo di Bellini presso il S.
Parigi di Luigi Filippo – e dunque per sentito dire, rispecchiante quasi di certo orgo- Sebastiano nel 1819, vedi ora ANDREA CHEGAI, Introduzione in VINCENZO BELLINI,
glio e propagandismo nazionale, ma forse anche qualche testimonianza diretta – l’af- Composizioni strumentali, volume XV di questa Edizione (Milano, Casa Ricordi,
fermazione di Bellini venne confermata, con particolari inediti: «À Milan ... deux 2008), p. XI.
livrets étaient offerts a ce maître, Ernani et La Sonnambula. L’entrepreneur, le 41. Chiamato in causa da Francesco Regli come testimone – insieme per via,
compositeur et les acteurs préféraient le premier de ces drames; le governement risulta incontrassero uno sconosciuto dal fare misterioso di spia – anche Romani
autrichien les invita d’une manière aussi positive que pressante à se décider en faveur venne brevemente interrogato dalla polizia il 18 dicembre 1832, tre giorni dopo l’amico
du second» (dalla recensione alla “prima” parigina dell’opera, nell’appendice del giornalista sospettato di simpatie carbonare: cfr. I-Mas, Restaurazione, Processi poli-
«Journal des débats», 28 ottobre 1831, p. 2). tici, cart. 189, fasc. 137.

XVIII
testata finì per chiudere i battenti – di dare molto più ampio spazio tanti compiuti da Marietti e soci andavano facendo una gran diffe-
agli argomenti teatrali.42 renza, anche perché le scene del teatro massimo avevano visto un
Ora, scorrendo l’insieme delle recensioni teatrali di quell’inver- inatteso tracollo vocale del contralto Pisaroni e una sostanziale eclis-
no si coglie con chiarezza che gli interessi delle due diverse imprese si di Giuditta Grisi da parte di Amalia Schütz, che a sua volta tuttavia
ebbero influenza su un certo numero di penne, che il trio a guida poco oltre metà gennaio si ammalò senza più riprendersi.
Marietti fece in ciò la parte del leone, ma anche che spazi di giudizio Pasta e Rubini, ovviamente, svettavano. Per il soprano fu, di nuo-
libero e indipendente vennero comunque preservati. Eloquente il caso vo, una sequenza di successi ininterrotta, che faceva ancora più sen-
dell’«Eco», che diede agli spettacoli del Carcano una copertura gior- sazione allorché venivano riprese opere di sua predilezione più o
nalistica quasi sistematicamente doppia: con gli articoli del critico meno recente – il caso rispettivamente di Malek-Adel di Nicolini o di
principale, impegnatosi come s’è visto all’autonomia di giudizio e Giulietta e Romeo di Zingarelli – alle quali, eccettuata la sua presta-
mantenutosi tale; ma anche con una serie di «articoli comunicati» da zione personale, non venivano risparmiate critiche anche severe.
un tal “S.” quasi sempre assai ben disposti verso l’impresa, per come Rubini aveva invece avuto un malanno piuttosto prolungato, a causa
esaltarono gli aspetti positivi e attenuarono quelli problematici. Una del quale da metà gennaio a inizi febbraio occorse fare di necessità
benevolenza che poté essere frutto di prossimità elettive con la cer- virtù; ma ogni volta che calcò il palcoscenico, prima e dopo, le rea-
chia dei finanziatori del Carcano, se si considera che la testata era zioni furono sempre entusiastiche, fino all’iperbole.45 Piuttosto, mentre
parte della scuderia editoriale Lampato – cinque periodici, all’epoca l’imponente compagine corale andava esaudendo tutte le aspettative,
– nella quale collaboravano tanto Giandomenico Romagnosi quanto era il resto della compagnia maschile a mostrare carenze forse inatte-
Carlo Cattaneo e che in città veniva considerata la più liberale e in- se. Per il «primo basso assoluto» Filippo Galli le critiche più impar-
ternazionalmente aperta.43 Un’analoga simpatia marcata per quanto ziali furono quasi sempre improntate ai toni dell’omaggio a una grande
veniva presentato da Marietti e soci palesavano poi quasi sempre – gloria avviata però al declino, tanto per l’esordio nella Bolena quan-
non vennero taciuti solo i fiaschi palesi, come quello del ballo Tutto to per le prestazioni nei suoi cavalli di battaglia Gazza ladra e
al contrario di Henry – il «Corriere delle Dame» e la «Minerva», Semiramide; critiche non lievi toccarono agli altri bassi Frezzolini
inclini in particolare a magnificare di volta in volta le gesta dei vari (buffo cui fu consigliato d’attenersi al declamato farsesco senza troppo
cantanti (prime fra tutte le star canore Pasta, Rubini e Galli), dei co- spingersi al canto spiegato) e Baroilhet (troppo tenoreggiante e dalla
reografi, di Felice Romani o della stessa impresa. Un certo sforzo di discutibile dizione); impresentabili risultarono i due tenori sostituti
equidistanza, pur nell’ovvia vicinanza “istituzionale” ai teatri gover- Cervati e Valencia; e unico a fare davvero buona figura, in pratica, fu
nativi, non mancò di mostrare per parte sua la «Gazzetta di Milano». il poco più che esordiente Luciano Mariani.46 Note uniformemente
Quanto al «Censore», la sua esplicita partigianeria in favore di Cri- più liete, invece, si andavano registrando sul versante femminile del
velli e della Scala assunse le forme più evidenti: sui tanti spettacoli cast, fatto soprattutto di quasi debuttanti: consensi variamente accen-
del Carcano, fatta eccezione per un articolo uscito dopo la prima tuati riscossero la Roser (Malek Adel), la Orlandi (Gianni di Calais),
settimana ove abbondavano i giudizi limitatitivi su autori interpreti la Martinet (La gazza ladra) e in particolare Elisa Taccani (distintasi
teatro allestimenti e impresa,44 non stampò più alcuna cronaca sino nella parte eponima di Matilde di Shabran).47 Con gli elogi che fini-
alla fine della stagione. rono per giungere allo zenit allorché per Semiramide venne assunta
Comunque, al di là delle cautele da prendersi circa i resoconti oltre il previsto e in corso di stagione un’altra virtuosa di grido: Fanny
giornalistici, fra alti e bassi che non mancarono su ambedue i palco- Eckerlin, fatta venire da Venezia, «altro ottimo acquisto fatto adesso
scenici, l’andamento del confronto teatrale milanese da Santo Stefa- da questa instancabile impresa».48
no e fine febbraio si veniva a profilare ben chiaramente, sulla base Lo sforzo o sfoggio di risorse profuse dai tre impresari-magnati
anzitutto delle prestazioni dei cantanti. Certo, qualche peso l’aveva restava comunque motivo ricorrente nei commenti sulla stagione del
pure la riuscita o meno delle novità assolute o locali, in specie Carcano, vuoi posto in buona luce come nella circostanza appena
melodrammatiche; e se alla Scala si stavano salvando solamente I richiamata, vuoi rigirato in negativo da parte degli avversari dichia-
Capuleti e i Montecchi ed un ballo di Horschelt (mentre Generali e
da ultimo Pacini non piacquero affatto), al Carcano, mentre Sonnam-
bula veniva scritta, l’Anna Bolena si affermava sempre più e meglio 45. «Se, parlando del canto della Pasta si può affermare essere il canto che si
– anche grazie ai cambiamenti operati in partitura da Donizetti, che sente nell’anima, parlando di quello di Rubini si può aggiungere che s’insinua e
risulta venissero eseguiti a partire dal 4 febbraio – e ben salutati ri- serpeggia per tutte le fibre. Un gentil labbro ebbe a dire che udendolo e chiudendo gli
occhi, quando canta Rubini par di trovarsi nel Paradiso di Maometto, librati in aria
sultarono anche Gianni di Parigi, il ballo Chao Kang, Semiramide e come le vaporose Urri che mollemente volteggiano intorno»: articolo su una recita
a conti fatti la stessa Rosamunda del debuttante Maiocchi. Soprattut- d’inizio gennaio d’Anna Bolena, «Gazzetta privilegiata di Milano», 9, 9 gennaio
to però, di serata in serata, gli eccezionali sforzi di reclutamento can- 1831, p. 34. O ancora, sulle recite dopo il rientro: «Intanto è ricomparso quell’astro sì
vagheggiato, il celebre Rubini, che superata non lieve malattia, si mostrò di bel nuo-
vo nell’Anna Bolena di Donizetti, resa ora più commendevole per giudiziose am-
mende, ed aggiunte. ... Nel duetto da esso eseguito e dalla Pasta, e solo in questa
occasione introdotto, quali onori, quai palme non ha saputo egli cogliere?» («La
42. Significativo che delle tre pagine e mezzo del Manifesto d’associazione in Minerva», III, 7, 12 febbraio 1831, p. 119).
cui s’annunciavano trasferimento e innovazioni per l’anno a venire – «Minerva 46. Da interprete di secondo rango, gli toccarono notazioni perlopiù fugaci come
Ticinese», II, 51, 22 dicembre 1830, pp. 898-902 – due intere fossero occupate dalle ad esempio «Mariani, il basso di così bella e piena voce, ottenne plausi, ed il tenore
«povere ma forse non inutili idee» di Regli «riguardo i Teatri»; vi si enunciava fra Cervati non parve gran cosa» (Malek Adel: «Corriere delle dame», XXVIII, 1, 5 gen-
l’altro la vocazione a contrastare quanto avvenuto «in questi ultimi tempi quando naio 1831, p. 2) o «n’[ebbe] lode oltre ai principali attori anche il basso Mariani»
s’offese un cavalier Rossini, quando si tentò di tarpar le ali al vigoroso eccellente (Matilde di Shabran: «Corriere delle dame», XXVIII, 7, 5 febbraio 1831, p. 50). Su
ingegno di Vincenzo Bellini, quando si pretese insulso e debole un Filippo Galli». (p. Frezzolini, cfr. il giornalistico battibecco fra recensore e cantante medesimo in due
900 sg.). L’ultimo numero della rivista uscì il 26 marzo 1831. successivi articoli sull’«Eco», IV, 15 e 16, 4 e 7 febbraio 1831, pp. 59 e 64; su Baroilhet,
Sui periodici milanesi del periodo risulta tuttora fondamentale il capitolo I gior- ancora il primo di questi due articoli e «Gazzetta privilegiata di Milano», 9, 9 genna-
nali di MARINO BERENGO, Intellettuali e librai nella Milano della Restaurazione, io 1831, p. 33.
Torino, Einaudi, 1990, pp. 203-256, che in più punti dà notizie utili sulle testate 47. «La giovanetta ed avvenente Taccani, che in sulle prime diffidando di sé non
citate. spiegava tutti quei pregi che pur l’adornano, ebbe in sorte un incoraggiamento sì
43. Sugli intenti politico-culturali dell’impresa Lampato si sofferma in partico- favorevole dal Pubblico, che nell’atto secondo [di Matilde di Shabran] poté mostrar-
lare ALESSANDRO GALANTE GARRONE, I giornali della Restaurazione, in ID. - FRANCO sene pienamente degna, e la sua intuonata e chiara voce, non vantando gran forza, ha
DELLA PERUTA, La stampa italiana del Risorgimento, Bari, Laterza, 1979 (“Storia saputo tanto agile prestarsi al variato canto ed a lodevole metodo attenersi, che gli
della stampa italiana”, a cura di Valerio Castronovo e Nicola Tranfaglia, II), pp. 136- applausi d’incoraggianti divennero ben dovuti e meritati» («Corriere delle dame»,
139, mentre è BERENGO a sottolineare come la sede dell’«Eco» s’avviasse a divenire XXVIII, 7, 5 febbraio 1831, p. 50); «Madamigella Taccani che vediamo per la prima
«uno dei più forti centri di richiamo della Milano degli anni ‘30», in specie perché vi volta è stata applaudita. Ella è giovane, e giovanissima è la sua bella figura, e lo è
si davano «a leggere gratis agli associati» riviste non solo italiane ma anche, e in gran anche la sua voce. Ella ha una gentile e facile maniera di canto, che acquistando
numero, francesi, tedesche e inglesi (cfr. op. cit., p. 231). forza ed accento può farle correre una brillante carriera» («L’Eco», IV, 14, 2 febbraio
44. Cfr. Teatro Carcano – Spettacoli della prima settimana del Carnovale, «Il 1831, p. 56).
Censore universale dei teatri», III, 2, 5 gennaio 1831. 48. «La Minerva», III, 5, 29 gennaio 1831, p. 87.

XIX
rati.49 Di fatto, sul piano dei provvedimenti più pratici e concreti, A quel punto esordire attorno alla fine del carnevale, più o meno
pare ci volesse del bello e del buono per mantenere al livello deside- verso il 20 febbraio preventivato in origine, si rivelava impossibile.
rato la sfida di pubblico fra la più piccola e decentrata sala del teatro A ventotto giorni da quella che fu poi l’effettiva data della “prima”,
di Porta Romana e quella Scala scintillante dei nuovi restauri (ove vi con brani del primo atto ancora da rifinire, data per assodata qualche
fu anche modo di dare, per il compleanno dell’Imperatore e per la seduta di prova d’insieme all’immediata vigilia dell’esordio, si com-
presenza della regina moglie dell’erede al trono, due gran serate di prende bene che la composizione dell’atto secondo dovette avvenire
gala il 12 e 14 febbraio). Occorse affrontare un serio problema di in gran furia, probabilmente in tre settimane scarse. Non stupisce
trasporti, ad esempio, e lo si risolse con una certa attenzione all’im- quindi che Bellini stipulasse il contratto con Ricordi e i navigati ne-
magine: gozianti consoci – diversamente da quanto previsto nel biglietto cita-
to, che evidenziava del resto qualche discussione sulle clausole –
Anche l’aprimento del Teatro Carcano fu per noi in quest’anno una solo una dozzina di giorni dopo:
vera festa. L’Impresa all’oggetto di risparmiare l’incomodo di una via
lunga e disagevole istituì tre Omnibus per trasferire gli spettatori al tea- Milano lì 19 febbrajo 1831
tro. Queste tre immani carrozze, bastevolmente comode, illuminate in- Colla presente benché privata scrittura da valere in ogni miglior modo
ternamente ed esternamente da fanali, percorsero le interne strade della come se fosse redatta da pubblico Notaro, la Società Impresaria del Te-
città, salutate dal popolare tripudio: il grave loro incesso nelle nostre atro Carcano composta da S.E. il Sr Duca Pompeo Litta, Sig.r Giuseppe
splendide corsie frammisto al celere strepitare degli eleganti cocchi pro- Marietti e Sr Pietro Soresi, e per occasione della presente anche il Sr
duceva un bizzarro trambusto di andate e venute che s’aveva alcun po’ Maestro Vincenzo Bellini, da una parte, e dall’altra il Sig.r Giovanni
della briosa gioja carnevalesca. La magnifica via di Porta Romana offri- Ricordi sono devenuti al seguente contratto.
va uno spettacolo d’andirivieni che in certo qual modo rassomigliava 1.mo La sud.a Società Impresaria composta dai sunnominati, ed il Sr
per la sua notturna festività al tramestio tutto nautico del canal grande di Maestro Vincenzo Bellini in quanto lo concesse, fanno ampia ed assolu-
Venezia allorquando è solcato dalla gondole illuminate che recano il ta vendita al Sr Gio. Ricordi dello spartito nuovo, intitolato La Sonnam-
popolo più brioso del mondo a’ teatri.50 bula posto in musica dal sud. Sr Bellini per commissione della rid.a So-
cietà Impresaria, e da mettersi in scena sul Teatro Carcano nella corrente
Ciononostante a metà gennaio una testata amica invocava «una bella stagione di Carnevale, trasfondendo in esso Sr Ricordi, che acquista nei
musica in cui possano gareggiare la Pasta, Rubini, e gli altri valenti modi come sotto, ogni più esteso diritto di proprietà non tanto per la
personaggi, onde superare l’avversità della stagione e la difficoltà di successiva vendita a nolo dello spartito di d.a opera, quanto per le ridu-
lontananza dal centro della capitale».51 La stessa sequenza crepitante zioni sia per cembalo e canto, che per cembalo solo e strumenti diversi,
di titoli in successione appariva dunque concepita proprio per man- non che per cosiddetti arrangemens; per cui né alcuno dei Signori com-
ponenti la citata Società Impresaria, né il Sr M.ro Bellini potranno accor-
tenere desti attenzione e conseguente richiamo del pubblico; col pa-
dare a nessun editore di musica tanto straniero che nazionale la facoltà
radosso, peraltro, che Marietti e soci videro più volte commentate le di stampare tutti od alcuno dei pezzi dell’opera suddetta in qualunque
indubbie qualità musicali e scenografiche degli allestimenti con fra- siasi modo o forma.
si, certo da loro poco gradite, del genere «non è men vero che una 2.do Il Sr Ricordi poi per corrispettivo di questa cessione si obbliga di
gran parte dei soggetti, e di spesa poteva risparmiarsi senza pregiudi- pagare la somma di Milanesi Lire quattromila cinquecento trentuno, dico
zio dello spettacolo, e con profitto dell’impresa».52 Di fatto, quanto a £ 4531, corrispondente ad aus.e £ 4000 nel seguente modo: un quarto di
necessità finanziarie, l’impresa del Carcano si andava in ogni caso dette Milanesi quattromilacinquecentotrentuna, cioè Mil.i £ 1132.15. il
rivelando un pozzo dal fondo assai profondo, la cui progressiva di- giorno dopo che la sud.a opera sarà andata in scena, un quarto un mese
scesa da parte del duca Litta si può seguire, per il terzo di deficit che dopo il d.o pagamento, un quarto un mese dopo il secondo pagamento, e
finalmente l’ultimo quarto un mese dopo il terzo pagamento.
gli competeva, nella serie di versamenti progressivi effettuati sino
3.zo Oltre questa somma e qual altro corrispettivo della vendita sud-
all’ammontare di ottantamila lire austriache.53 detta, il Sr. Ricordi si obbliga di dividere il prodotto d’ogni vendita a
Musicista e poeta, nel frattempo, faticavano. Con sforzi che si nolo ch’egli sarà per fare del rid.o spartito, in tre parti eguali delle quali
andavano prolungando parecchio in particolare sul primo atto. È in- una riterrà per sé medesimo, un’altra la corrisponderà alla sud.a Società
fatti già il 7 febbraio quando Bellini scrive a Ricordi: Impresaria, e l’altra finalmente la pagherà al Sr M.ro Vincenzo Bellini.
Dal prodotto però della vendita a nolo dello spartito succennato nella
A norma del vostro foglio ho consegnato a vostro fratello il primo presente scrittura, il Sr Ricordi, prima di passare alla divisione in tre
atto mancante di due cavatine ed un duetto: frattanto fra una mezz’ora o parti, preleverà le proprie spese sia per copie dello spartito, che per la
un’ora passerò dal v[ost]ro negozio, ove vi prego di farmi trovare il cavata e copia delle parti Cantanti e d’Orchestra, le quali spese si fissa-
contratto disteso in carta bollata: di già sapete i patti in generale; ma no fin d’ora per ogni copia dello spartito in Milanesi Lire novanta, e per
dovete unire quello, che non si può ad alcuno vendere lo spartito, senza le parti Cantanti e d’Orchestra in ragione di Milanesi soldi dieci al fo-
l’approvazione delle tre parti, cioè Voi, Soresi ed io.54 glio, non che le spese della necessaria corrispondenza.
4.to Il Sr Ricordi si obbliga di non passare ad alcuna vendita a nolo di
d.o spartito senza averne ottenuto prima l’approvazione del Sr Pietro
Soresi, e M.ro Vincenzo Bellini; ben inteso però che se alcuno di questi
49. «Analogo al loro merito, e più ancora al decoro degli splendidi intraprenden-
ti esser deve anche il loro corredo, ed ecco il teatro Carcano sollevato a quell’apice di
due Signori dovrà assentarsi da Milano debba delegare in sua vece altra
grandiosità, ove mai per lo innanzi pervenne, ed ove non sarà più forse mai per persona per questo oggetto, onde non porre ritardo od incaglio a quella
giungere in avvenire. Messo frattanto in azione tutto questo ammasso di materiali, ne vendita o nolo di d.o spartito, che potesse vantaggiosamente presentarsi.
risultò un effetto contrario a quello, che si riteneva infallibile ... Nella stessa prima 5.to Lo spartito resterà in deposito unicamente presso il proprietario
settimana ... il concorso anziché crescere andò invece sempre scemando: laddove Sig.r Gio. Ricordi, e quelle proposizioni sì di vendita che di nolo del
con un’opera di sufficiente [I Capuleti e i Montecchi] e con un ballo di nessun incon- med.o che potrebbero esser fatte ad alcuno dei Signori componenti la
tro affollata vedevasi continuamente La Scala»: così Prividali sul «Censore», nell’ar- citata Società Impresaria ed al Sr M.ro Bellini, saranno dai medesimi
ticolo citato a nota 44.
passate al proprietario Sr Ricordi, ond’essere poscia esaminate e discus-
50. Da «La Minerva, III, 1, 1° gennaio 1831, p. 15. A controcanto, ancora dal
medesimo articolo di Prividali: «Guadagnando in una delle passate sere, tutto solo e
se d’accordo come all’Art. 4.to.
lento, il non breve cammino che doveva condurmi a questo teatro, l’oscurità della 6.o Nel tempo delle rappresentazioni di d.o spartito al Teatro Carcano
r
notte, il silenzio delle men frequentate contrade, raramente interrotto da qualche il S Ricordi è autorizzato a portare ogni sera al suo domicilio tanto lo
cocchio diretto verso Porta Romana, col togliermi ogni distrazione mi richiamarono spartito quanto i libri d’orchestra di d.a opera, e di disporre come meglio
al pensiero...». crederà per la custodia del med.o anche mandando per questo oggetto
51. «Corriere delle dame», XXVIII, 3, 15 gennaio 1831, p. 18. una persona di sua confidenza, persuaso che in questo la Società
52. Da Carnevale del 1831, in «L’Eco», IV, 23, 23 febbraio 1831, p. 91 (articolo Impresaria graziosamente si presterà a somministrargli quei mezzi che
di bilancio provvisorio sulle stagioni contrapposte, a quaresima già iniziata).
possono concorrere a questo intento.
53. In I-Mlitta, serie XI, cart. 410/31 si trovano le ricevute d’incasso presso i
Marietti, rilasciate al contabile del duca, rispettivamente alle date del 22 luglio (lire
7.o La Società Impresaria dipenderà dal solo Sr Ricordi per tutto
5000), 26 luglio (2000) e 6 dicembre 1830 (5000), 7 gennaio (12000), 20 gennaio quello che sia in rapporto alla copisteria riguardo a questo spartito, di-
(12000), 14 febbraio (6000), 20 marzo (25000) e 9 aprile 1831 (13000). chiarando con questo Articolo estranea al presente contratto la spesa
54. Cfr. PASTURA, p. 280 e NERI, p. 182. della cavatura delle parti di Canto e libri d’orchestra, e di tutto ciò che

XX
sarà necessario per la messa in scena di quest’opera, e di questa spesa I problemi, piuttosto, stavano nella tonalità d’insieme del sogget-
essa Società Impresaria si fa debitrice al Sr Ricordi in quella somma che to. Esso aveva infatti caratteri inequivocabili da commedia rustica,
verrà separatamente convenuta fra essa ed il Sr Ricordi. inclinava in più punti al borghesemente grassoccio e non lesinava
Fatta in triplo originale da ritrarsene uno da ciascuna delle tre Parti certo le strizzate d’occhio allo smaliziato pubblico parigino. Il «riche
Contraenti.
fermier» Edmond, ad esempio, freme impaziente prima di firmare il
Sott. Vincenzo Bellini
“ Pietro Soresi contratto nuziale (I, 2); dopo, rimasto solo con Thérèse, le dona l’anel-
“ Gio. Ricordi55 lo e i fiori ma chiede anche insistentemente un bacio (che lei civettuola
prima rifiuta, poi dà al «bouquet ... [que] cache dans son sein» e da
Le poche carte non strettamente operative oggi conservate altro non ultimo «finit par accorder»: I, 3); dopo una serata di balli vorrebbe
dicono, di quella genesi. Ma dagli scrittoi di Romani e Bellini, in anticipare la prima notte seguendo la fanciulla che rientra in casa, ma
quelle settimane ingombri di manoscritti di lavoro (gli stessi in parte mamma Michaud veglia, «les sépare et force Edmond à rentrer chez
ancor oggi a nostra disposizione), si può ricavare qualche consape- lui, en lui disant: “Non pas aujourd’hui, mais demain...”» (I, 6). Du-
volezza in più. rante la scena finale poi, quando tutto si è risolto e si festeggiano le
nozze mettendosi a tavola, l’oggetto protagonista del convivio, di
cui tutti prendono un brandello ricordo, è una giarrettiera, che un
La genesi: indizi dai testi «petit garçon ... a enlevée à la mariée [qui], honteuse, baisse les yeux»
Nel menzionare la prima volta ciò cui si sta lavorando, il 3 gennaio (III, 9). Quanto alla figura del nouveau seigneur, Scribe aveva con-
1831 Bellini attesta implicitamente che s’erano già fatte scelte di cepito e tratteggiato un autentico bellimbusto. Incline alla
cambiamento sensibili rispetto a La Somnambule ou l’Arrivée d’un «familiarité», «jeune colonel des Mosquetaires», Saint-Raimbert nota
nouveau seigneur, il ballet-pantomime di Eugène Scribe scelto come subito le «jolies femmes» (I, 5) e appena può «se mêle à la danse et
soggetto sostituto non molti giorni prima. Visto infatti che lo spetta- aux groupes de jeunes filles» (I, 6). Quando poi Gertrude, nella ca-
colo, andato in scena all’Opéra di Parigi il 19 settembre 1827 con mera della propria locanda “aux Nœuds galans”, spedisce via la ser-
musiche di Louis-Joseph-Ferdinand Hérold e coreografie di Jean- va troppo compiacente «en la prenant par les bras» perché «c’est elle
Pierre Aumer, era ambientato «en Provence, dans l’isle de la qui se chargera de servir ce monsieur», lui è colpito «du changement
Camargue, auprès d’Arles»,56 Romani che sta rivestendo Pasta e Ru- qu’il remarque dans les manières de madame Gertrude», «en profite
bini dei panni di «due fidanzati svizzeri» ha già evidentemente riget- pour lui faire sa déclaration», «la retient»; e poi ancora, colta la finta
tato e superato il tipo di rusticità solare e meridiana che caratterizza- ritrosia dell’ostessa, «court de nouveau après elle, veut la retenir par
va la sua fonte. La quale era canovaccio dai vari pregi, in vista della son schal, ... se met à ses génoux» (II, 2). Di statura morale, d’altron-
lavorazione rapida resasi necessaria, ma certo non risultava in sé ac- de, Saint-Rambert pare non abbondare. Si vince dall’approfittare di
concia all’opera d’indole elevata che ci si attendeva Bellini produ- Thérèse – lei «est couverte d’un simple vêtement blanc; ses bras e
cesse a misura delle attitudini del cast e delle aspettative del pubbli- ses pieds sont nus» – sì per la sua innocenza, ma anche perché è stato
co. «“si bien accueilli par ces bons villageois”» e dunque, da nuovo si-
Era usuale, si sa, derivare dall’amplissimo repertorio dei teatri gnore, ha l’eleganza di chiedersi «“c’est ainsi que je signalerais mon
parigini il modello drammatico su cui assemblare un libretto, ma arrivée?”» (II, 3). Allorché poi Edmond, ripudiata ingiustamente
invero piuttosto raro scegliere direttamente un cosiddetto “argomen- l’amata, gli presenta Gertrude come sposa sostituta nonché «“la plus
to di ballo”: in pratica, una sintetica sceneggiatura in prosa ove veni- sage, la plus vertueuse du village”», il prode colonnello «cache avec
vano descritte passo passo e nei particolari le azioni della vicenda peine la gaité que lui inspire ce nouveau choix»; ma si lascia presto
coreografata, salvo assegnare qua è là battute ai personaggi – in di- tacitare da Gertrude – che prima affetta «les yeux baissés», poi «met
scorso indiretto in Italia, perlopiù diretto oltralpe – che allo spettato- vivement le doigt sur sa bouche» chiedendo complicità – formulan-
re-lettore delucidavano efficacemente gli eventi drammatici rappre- do un degno pensiero: «“Au fait ... ce n’est pas à moi à la trahir ... Les
sentati con muti gesti in palcoscenico. Al frettoloso poeta veniva buona maris sont-ils étonnans!”» (III, 6).57
in quella occasione la sequenza già teatralmente ordinata e conden- Dato per buono che l’abbandono del drame di Hugo coincidesse
sata che l’argomento di Scribe offriva, a differenza di quanto poteva con la scelta di proporre un soggetto dai tratti di genere originali
capitare scegliendo un dramma vero e proprio, che di solito andava (vuoi nel contesto di stagione, vuoi rispetto ai tre successi maggiori
sintetizzato radicalmente, selezionato e ristrutturato nelle situazioni, su cui Bellini s’era fin lì costruito la fama), postisi però d’altro canto
ricalibrato infine globalmente in forme e sequenze “musicabili”. Una al lavoro su un modello di tale tenore, tutto fa pensare che il primis-
messa a punto di quest’ultimo tipo restava ovviamente necessaria simo obiettivo degli artefici fosse quello di trovare il giusto registro
anche per il libretto della Sonnambula, ma con difficoltà ridotte al stilistico ad un più elevato livello. Naturale, nel nobilitare vicenda e
minimo soprattutto perché nelle venti scene su tre atti scritte da Scribe, figure rustiche, che si incrociasse la robusta tradizione letteraria del
al di là d’un paio di personaggi secondari diversi e dei nomi da cam- genere mediano della pastorale; ma per attuarne una rivisitazione
biare (Edmond e Thérèse i promessi sposi, Monsieur de Saint-Rambert modernizzante in sintonia con le consuetudini teatrali d’epoca vi fu
il signore, Madame Gertrude l’ostessa, Mère Michaud la madre), il probabilmente bisogno di dare fondo alla solida esperienza profes-
plot già si dipanava in una sequenza buona a divenire melodramma sionale di Romani. Il cui talento, di solito riconosciuto sul piano del-
all’italiana, articolata com’era in frangenti teatrali pensati via via per la qualità del verseggiare, risiedeva invece almeno altrettanto nel-
solisti, “a due”, gruppi di primi personaggi o espressioni di massa, e l’abile sincretismo con il quale sapeva considerare insieme e risolve-
già dotati di colpi di scena rodati. re al meglio, nei propri testi di poesia teatrale musicabile, i moltepli-
ci condizionamenti insiti nelle circostanze di creazione date: caratte-
ristiche e preferenze dei cantanti, articolazione delle compagnie, even-
tuali desiderata di compositori o committenze, regole strutturali e
procedure di lavorazione standard, autocensura a prevenire la censu-
55. Il documento è attualmente conservato presso I-Mr in una copia di diversi ra, suggestioni di successi operistici passati (da riprendere nell’inno-
anni posteriore, ma autenticata da un notaio: «Questa copia da mano altrui trascritta
da me collazionata concorda ed è perfettamente conforme al documento che in forma
vazione), urgenze (che spingessero al prestito o autoimprestito), vo-
di originale mi fu presentato dall’ Illus.o Sig. Cav.e Tito di Gio. Ricordi. ... 10 agosto ghe culturali originate da novità letterarie o artistiche, e simili.
1874 Sott.o Giovanni Bertolé fu Gaspare Notaio».
56. Si cita il testo di Scribe, qui e di seguito sempre, sulla base di La Somnambule
ou l’Arrivée d’un nouveau seigneur, ballet-pantomime en trois actes, par MM. ***
et Aumer ..., Paris, Barba, 1827 (sul verso del frontespizio, p. [II], la didascalia gene-
rale «La scène se passe en...»). Ne hanno approntato buone traduzioni italiane Olimpio
Cescatti (La sonnambula, programma di sala, Milano, Edizioni del Teatro alla Scala, 57. Cfr. La Somnambule cit. rispettivamente, nell’ordine delle citazioni, a pp.
1986, pp. 107-113) e Quirino Principe (nel suo “La sonnambula”, cit., pp. 50-64). [II], 4, 8, 24, 5 sg., 7, 10 sg., 11 sg. e 18 sg.

XXI
Ora, l’ambientazione mutata pare testimoniare che all’altezza degli In ogni caso, al di là delle tonalità generali, il processo di
ultimi giorni del 1830 un tale processo di sintesi, tutto appunto mira- innalzamento stilistico allo stadio dell’orditura si concretizzò anche
to all’elevazione stilistica, fosse già stato attuato almeno fino al li- in scelte puntuali ben più consistenti, che si colgono al semplice raf-
vello utile alla redazione del canovaccio di base del libretto: la co- fronto fra la fonte e il melodramma infine steso e rappresentato, in
siddetta “orditura”, cioè quel particolare abbozzo sintetico che fissa- particolare là dove bisognò fornire di che comporre i brani di mag-
va e organizzava abbastanza in dettaglio carattere e azioni dei perso- gior intensità e articolazione melodica (cioè, in termini librettistici,
naggi entro una scaletta di situazioni atte ad essere poi verseggiate individuare punti scenici ove lasciare soffermare i personaggi singoli
sotto forma di altrettanti numeri musicali. È infatti del tutto plausibi- o collettivi su sentimenti e immagini). Spesso, infatti, Romani si for-
le che la ridislocazione svizzera della vicenda costituisse decisione giò spunti e materia utili alla verseggiatura con invenzioni narrative
presa insieme a varie altre, entro una costellazione di scelte determi- originali rispetto alla fonte. Anche a voler trascurare l’evidenziazione
nate da vari fattori convergenti di tipo sia pratico che estetico. della gioia personale di Amina per il matrimonio imminente alla sua
Fra questi, le esigenze e le predilezioni della primadonna Giuditta uscita sulla scena (nulla di simile nel ballo, ma l’ “aria di sortita”
Pasta – colei su cui era stata costruita e s’imperniava la stagione, la della primadonna era luogo d’obbligo), l’elenco è eloquente. In Scribe,
prima interlocutrice al tempo della scelta di Ernani – certo dovettero nessuna visita da parte del giovane possidente terriero alla tomba
venire fra le prime. Un riflesso della logica plausibilmente seguita lo della madre benedicente, che nulla ha dunque a che fare con l’anello
fornì retrospettivamente lo stesso Bellini quando, al lavoro sui Puri- per l’attuale fidanzata (motivi sui quali invece Romani previde scena
tani tre anni dopo, palesò, di nuovo con probante noncuranza, come recitativa e cantabile di presentazione per Rubini, nella sua cavatina).
la vicenda musicale di Amina avesse per lui molto a che fare con un Nessun «luogo ameno» da ravvisare per colui che giunge inatteso,
celebre antecedente, dalla Pasta frequentatissimo (pure nella stagio- prestante militare senza quarti nobiliari e signore nouveau, non di
ne 1829 al Carcano, come s’è accennato): ritorno quindi alle lande «di [sua] prima gioventù» (aria di sortita
con coro di Rodolfo basso cantante). Nessuna particolare gelosia
Ti giuro che se il libretto non sarà capace di profonde sensazioni, è
preventiva verso l’amata da parte del promesso sposo (solo qualche
pieno però d’effetti teatrali pel colorito, e posso dire essere il fondo del
genere come la Sonnambula o la Nina di Paisiello, aggiunto a del milita-
precauzione quando Saint-Rambert le ronza attorno danzando), che
re robusto ed a qualche cosa di severo Puritano.58 invece andrà scolpita per bene allorché si decida di costruirvi sopra
un brano capitale quale l’unico autentico – come da autografo di
Ancor più che allo stato di alterazione di coscienza che in talune Romani – «duetto fra la Pasta e Rubini». Nessuno spunto infine, nel-
scene chiave accomunava la nuova eroina Elvira alle due antesignane le pur molte scene destinate all’insieme del corpo di ballo, cui Ro-
(situazioni clou, peraltro, per la grande attrice Pasta), si è portati a mani potesse ispirarsi per servire al meglio l’altro gran punto di forza
credere che il musicista correlasse quel «colorito» dal «fondo» tanto del Carcano in quella stagione: anche per i due ampi cori «A fosco
peculiare quanto a «genere» ai tratti fortemente patetici che caratte- cielo, a notte bruna» (La sonnambula, I, 6) e «Qui la selva è più fitta
rizzavano insieme le tre figure di giovani pure, innocenti e virtuose ed ombrosa» (II, 1) la credulità paesana nel fantasma e la bonomia
colpite così duramente negli affetti alla vigilia delle nozze con l’amato. dei popolani in spedizione al castello furono farina del sacco del
Ma al tempo stesso la messa a fuoco di questo motivo drammatico- poeta.
caratteriale nel personaggio della protagonista, anche sulla scorta del Che queste decisioni poetiche d’ordine strutturale promettessero
modello paisielliano, fu probabilmente uno dei primi obiettivi che si di investire tutti i piani della composizione librettistica è abbastanza
impose Romani sul finire del 1830, alle prese con quella Thérèse di intuitivo. Quanto a innalzamento dei livelli di stile, un giovane che
Scribe che sbaciucchiava in scena e si faceva togliere indumenti inti- impalma la sua promessa in nome di padre e madre estinti, un maturo
mi, e che certo aveva poco a che fare con la celebrata interprete di aristocratico che torna rimembrante ai luoghi natii, un’evocazione di
tanti tragici personaggi. Con la purezza ingiustamente angariata di spettri dal colorito poetico berchettiano, una coppia che sublima la
fanciulle orfane il poeta aveva del resto una consolidata frequen- gelosia in forza di idilliche dichiarazioni amorose – tutti naturalmen-
tazione, assiduo conoscitore ed adattore di mélodrames francesi qual te usando l’aulico e antirealistico linguaggio da personaggi “seri” –
era. Il corto circuito onomastico che si venne a creare fra il nuovo erano rispetto al modello francese qualcosa di avvertibilmente più
libretto e una sua creazione del 1824 – Amina ovvero L’innocenza elevato e adatto alle scene italiane dell’epoca. Nella medesima dire-
perseguitata, tratto dalla pièce di Victor Ducange Thérèse, ou zione d’altronde, sempre all’epoca dei presumibili accordi d’orditura
l’Orpheline de Génève di tre anni prima – dovette dunque essere fra poeta e musicista, era stata compiuta un’ulteriore scelta che più di
tutt’altro che casuale, visto che le due figure originarie videro mutare ogni altra prendeva le distanze dall’originale e prometteva di avere
il loro nome in uno italiano di nuovo identico, e invero assai partico- forte impatto: quella per cui Rodolfo si sarebbe rivelato essere padre
lare (mentre “Teresa” rimase buono, nel libretto più tardo, per la di Amina, in un duetto previsto nel second’atto appena dopo la scena
mamma mugnaia). L’evocazione ambientale della città di Rousseau, madre in cui la fanciulla si vedeva strappare l’anello da Elvino. Già
d’altro canto, entrava pur essa in relazione circolare con quegli stessi nel 1882 Emilia Branca aveva reso nota la preesistenza di questo
motivi della purezza e della virtù, in un contesto di riferimenti topici motivo drammatico, eliminato poi nel corso della composizione. Nella
di voga corrente all’epoca.59 Né si può escludere che Romani, atten- sua biografia del marito citò passi da un testo poetico autografo che
tissimo lettore dei Promessi sposi 1827 (pur stroncandoli), avesse ella aveva per le mani, che è stato recuperato agli studi da qualche
voluto evocare la memoria di quei patemi da altro matrimonio insi- anno60 e che soprattutto risulta assai significativo per i toni, i conte-
diato alle pendici dell’immaginario altro versante degli sfondi di Son- nuti, l’articolazione formale e la stessa sua stesura redazionalmente
nambula (anche sull’onda del gran successo del romanzo presso il avanzata:
pubblico milanese).

58. Lettera a Florimo del 4 ottobre 1834, in CAMBI, pp. 440-445 e NERI, p. 323-
325 (che legge «in fondo»).
59. Li ha indagati EMANUELE SENICI, ‘At the foot of the Alps’: the landscape of
“La sonnambula”, nel suo Landscape and Gender in Italian Opera. The Alpine
Virgin from Bellini to Puccini, Cambridge, Cambridge University Press, 2005, pp.
21-92, ipotizzando che la ridislocazione operata da Romani risultasse nobilitante
anche proprio perché paesaggisticamente alpina. Anni dopo tra l’altro – Bellini è
ormai scomparso da tempo – Romani evocherà, scrivendo di Sonnambula, i grandi
modelli della tradizione pastorale: Teocrito, il Tasso dell’Aminta e soprattutto gli 60. La stesura poetica autografa del duetto rigettato si conserva presso I-Mas,
idilli di Gessner, che tale tradizione aveva trapiantato, qualche decennio prima, nel- Autografi Galletti, Romani, cart. 121; dopo il ritrovamento negli anni 1989-90, fu
l’ambito del nuovo immaginario dell’Elvezia alpina (i passi si leggono in DEGRADA, riprodotta fotograficamente in ALESSANDRO ROCCATAGLIATI, Felice Romani librettista,
Prolegomeni cit., p. 341). Facile supporre che i medesimi modelli l’avessero orienta- Lucca, LIM, 1996, p. 436 sg. e trascritta una prima volta in MAUCERI, art. cit., pp.
to, nell’inverno 1830, nella riformulazione del plot desunto da Scribe. 426-429.

XXII
Amina, Teresa, e Cori Da tre lustri io chiedo invano
Scena ... Alla terra e al cielo un padre.
Sola io sono, e ai gridi miei
Non risponde umano cor.
Am. Deh! seguitelo, amici... Rod. Ah! dal padre udita or sei Ah! dal cielo udita sei
Tu pur, madre, lo segui. Ti fia reso il genitor. Ah! ti è reso il genitor.
Ter. Ed al villaggio Ei bandito dai parenti
Tornar meco non vuoi? Più non vide il ciel natio.
Am. Qui presso è il loco Ma pur tu
Ove la madre del crudel riposa, Eri tu ne’ [ne’] suoi tormenti
A quell’ombra amorosa Eri sola
Io porgerò preghiera onde mi plachi La sua speme il suo desio.
Il cor del figlio, e l’anel suo mi renda... Stanco alfin da tanta guerra
Raggiungerotti... Ei ritorna alla sua terra
Teresa Oh! almen ella t’intenda... (parte coi Cori) Ei t’abbraccia e in te la madre
Di abbracciar gli sembra ancor...
Am. Ciel! saresti?...
Scena Rod. Ah! figlia!...
Amina, indi Rodolfo Am. Ah! padre!...
E fia vero?...
a2 Oh! gioja! Oh! amor!
Am. No; con tal macchia in fronte
Non tornerò al villaggio. Io vo celarmi a2
Ad ogni sguardo, io vo morir deserta
In qualche antro romito ove non giunga Insieme a questa carta isolata, altre ventuno omologhe conserva-
Del sole istesso un raggio. te all’Accademia Chigiana di Siena, quasi tutte autografe (cfr. APPA-
Lassa!... Chi viene?... (Vede Rodolfo e si prostra a lui
RATI. FONTI), consentono da un lato di penetrare nella successiva fase
piangendo) Ah! mio Signor!...
Rodolfo (rivolgendosi) Coraggio. di produzione materiale dell’opera, dall’altro di impostare letture
Tutto mi è noto: io vengo incrociate – tra stesure poetiche dei brani pianificati e autografo
In tua difesa io stesso. musicale belliniano, senza tralasciare abbozzi di quest’ultimo,
Am. Ah! forse indarno didascalie fissate nelle due distinte fonti e libretto a stampa della
Ah! indarno... Elvino “prima” – grazie alle quali momenti e particolari della lavorazione
Ragione Elvin non ode. Io l’ho perduto, stessa si lasciano meglio individuare, anche sul piano cronologico.
E perduto per sempre. Ciò grazie a stratificazioni notazionali che attestano nitidamente dif-
Rod. E ridonarlo ferenti stadi creativi: certo evidenti nei fogli musicali redatti da Bel-
A te vogl’io... dove io nol possa, io pure
lini, a fronte di cancellature operate o fogli scartati ad uno stadio più
Innocente cagion de’ mali tuoi
Io t’offro in me, se vuoi, o meno precoce dell’invenzione (anche un copista di casa Ricordi,
Un sostegno migliore. Giovanni Grolli, mise peraltro mano all’autografo); ma palesi pure
Amina Ah! non mi resta nelle carte verseggiate da Romani, dato che esse raccolgono insieme
Che codesti troncar giorni infelici... abbozzi disordinati ed embrionali, stesure già strutturate ma con va-
Mi lasciate morir.... rianti, stesure rifinite al meglio dal solo poeta, altre infine ove inter-
Rod. Folle! che dici! venne il musicista stesso. Allo stesso tempo, va considerato che quanto
Alle sventure avvezza nei manoscritti appare oggi disposto nella dovuta successione dram-
Giammai non fosti se avvilir cotanto matica – vale per le sezioni musicali ordinate in partitura autografa
Ti può la prima.
come per le carte librettistiche nella loro tardiva numerazione
Am. Sventurata io fui
Fin dalla cuna... gli occhi al pianto apersi sequenziale – in tale successione non fu affatto prodotto, come
Pria che alla luce, e governar mia vita attestano soprattutto i fogli sia musicali che poetici contenenti taluni
Gli astri nemici e rei recitativi, ma anche altre tracce presenti nei manoscritti relativi alle
Che mi rapir la madre... sezioni principali dei “numeri”.
Rod. Orfana sei!! Un primo dato è che con tutta probabilità, quando Bellini il 3
gennaio 1831 scrisse a Perucchini di avere «principiata l’introduzio-
Parla, dimmi... è spento anch’esso ne» dal nuovo libretto «ieri appena», il pezzo cui stava lavorando era
Colla madre il genitore? assai differente da quello oggi conosciuto. Se infatti si collaziona la
Am. Non chiedete al core oppresso
partitura autografa completa con alcuni abbozzi scartati del Museo
Lunga istoria di dolore.
Rod. Segui, segui: ah! tu non sai Belliniano di Catania risulta chiaro che in un primo momento si era
Quanto in me destando vai pensato ad una sequenza semplice (tutt’altro che inusuale nel reper-
Quali pene a ognun segrete torio semiserio): veniva previsto un solo coro introduttivo, il futuro
Che obliate ancor non ho. «In Elvezia non v’ha rosa» (il cui primo embrionale spunto sta, noto-
Am. Ah! Signor, poiché il volete riamente, fra le carte musicali di Ernani), preceduto da un breve in-
Piangerò, ma parlerò. tervento con cui un comprimario (sarà Alessio) chiamava a raccolta i
Nella fresca età ridente compaesani per intonare insieme il canto di festeggiamento nuziale.
Che inesperto e giovin core Inizialmente non contemplati, dunque, erano tanto il cantabile quan-
Troppo incauto e troppo ardente
to, parrebbe, la stessa presenza attiva di Lisa. Né fu di immediata
Si abbandona al primo amore.
La mia madre sciagurata ideazione, sul piano degli effetti sonori e spaziali, l’impiego della
Fu sedotta... e abbandonata. banda nel gioco di risposte innestato con gli strumenti d’orchestra: il
E morì qual fior reciso materiale musicale su cui infine lo si strutturò era stato destinato, in
Di vergogna e di dolor. un precoce foglio di partitura scheletro, a un’alternanza di violini
Rod. (Ah! l’età... la voce... il viso...) primi e clarinetti, sulla quale appunto interveniva da un certo mo-
Né conosci il seduttor? mento in poi il capo coro (tenore, di registro). D’altra parte è solo in
Am. Chiude un sasso il triste arcano un diverso, successivo abbozzo che appare concepito, insieme alla
È sepolto colla madre. guida-banda, anche un altro elemento caratteristico dell’inizio del-

XXIII
l’opera: l’episodio con gli evviva corali da fuori scena. E forse non a spola fra il tavolo di Romani e quello di Bellini, con quest’ultimo che
caso sia l’una che l’altro furono sottoposti ad alcuni ripensamenti plausibilmente chiedeva migliorie e correzioni. Infatti il testo poeti-
prima che si giungesse a calibrare le rispettive caratteristiche e pro- co sul quale il compositore abbozzò il concertato, nella pagina musi-
porzioni nella configurazione definitiva (cfr. Commento critico: n. 1, cale rigettata descritta appena sopra, era già quello che fu poi il defi-
Schizzi e abbozzi). nitivo («D’un pensiero, d’un accento»), mentre nei due manoscritti
Fu poi Bellini stesso ad affermare, già lo si è visto, che il 7 feb- librettistici, seriori, tale versione ultima non compare affatto. In que-
braio aveva sostanzialmente compiuto il più corposo atto primo, tan- sti, piuttosto, si può notare che Romani aveva inizialmente stilato per
to da potere trasmettere a Ricordi quanto gli era stato richiesto (le il medesimo momento drammatico un ben diverso tipo di brano d’in-
parti già sistemate a puntino, plausibilmente). Sebbene infatti tre pezzi sieme a più voci, molto più interattivo per come prevedeva anch’es-
di rilievo gli restassero ancora sul tavolo («ho consegnato a vostro so – al pari delle sezioni seguenti – un consistente scambio di battute
fratello il primo atto mancante di due cavatine ed un duetto»), in pari fra singoli personaggi (e in quanto tale, si direbbe, molto meno
data dava l’atto per fatto anche scrivendo all’amico torinese Lamperi, rielaborato rispetto al parapiglia generale prefigurato dallo stesso
mentre ancora non aveva ricevuto alcun verso relativo al resto del- Scribe; si veda il testo in Commento critico: N. 7, p. XXX). Allo
l’opera: stesso tempo, prima di mettere le mani al pezzo concertato vero e
proprio (lavoro di cui non ci resta traccia), Romani si applicò a
Io ho finito il primo atto e forse domani l’altro incomincio il 2° se il riaggiustare strofe e versi per il tempo di mezzo e la stretta – gli
poeta mi darà parole.61 assaggi di rielaborazione nel foglio col testo del coro, la correzione
definitiva nell’altro foglio, innestata sulla versione antecedente – salvo
Impossibile ricostruire con certezza quale fosse l’effettiva sequenza lasciare per il distico conclusivo dell’atto quattro diverse alternative
di lavorazione ai brani nelle cinque settimane di gennaio-febbraio a Bellini. Il quale, compiuta la scelta, la ribadì al poeta trascrivendo
che separano le tre testimonianze dirette del musicista. Varie tracce, sul foglio di sua mano i versi stessi.
tuttavia, fanno sospettare che dal lavoro sull’Introduzione appena Una lavorazione analoga, mirata da un lato alla riuscita formale
descritto Bellini passasse direttamente all’elaborazione del Finale migliore, condotta dall’altro con almeno un minimo di respiro, fu
centrale. dedicata ad un terzo rilevante brano dell’atto primo: quello consa-
La più consistente di esse sta di nuovo in un foglio musicale eli- crato all’uscita in scena del tenore Rubini. Che tuttavia, per essere
minato. Si tratta d’una carta62 sulla quale in partitura scheletro Belli- pezzo di sortita da protagonista maschile (gli autori lo pensarono tale
ni aveva portato a termine il coro iniziale «Viva Amina» in una ver- ad ogni effetto, battezzandolo nei rispettivi manoscritti «Cavatina
sione più estesa, e che, una volta accorciato quello, gli restò sul tavo- Elvino»), si configurò infine come creazione affatto particolare a
lo. Ritrovatasela per le mani compilata solo per poche battute e su partire dalla forma-base della Scena ed aria: a un certo punto Amina
una sola facciata, negli spazi restanti il compositore abbozzò le linee (in «Cara/o dal dì che uniti») viene insolitamente a replicare “a due”
musicali principali sia dell’ingresso di Elvino dopo i cori (scena XI), con l’amato la melodia del cantabile intonato da questi a solo poco
sia, girato il foglio, dell’intero concertato quale lo conosciamo ora prima (il cosiddetto adagio cantabile); e appena dopo ha lei un moti-
(ma un mezzo tono sopra). Non si può escludere, va da sé, che il vo tutto proprio («Ah! Vorrei trovar parole») in funzione di trasci-
foglio di messa a punto dell’Introduzione venisse riutilizzato non nante “lancio” della cabaletta («Tutto ah! tutto in questo istante»)
subito appresso bensì qualche tempo dopo, ad altri pezzi già compo- con la quale Elvino chiude il suo pezzo da protagonista, come di
sti. Circostanze supplementari convergenti sono però attestate dalle regola.64 Questa peculiare articolazione, dicono i documenti, maturò
carte librettistiche di Siena. Intanto, per come la poté vedere Roma- in più fasi e dopo vari ripensamenti. Si è certi, intanto, che in un
ni, quella della fanciulla dormiente nel luogo sbagliato, ritrovata con primo momento Romani pensò ad un brano dall’andamento molto
sorpresa, destata, ripudiata e infine disperata era situazione chiave più consuetudinario: il foglio libISac 41-42, che egli riempì di ini-
che per fasi e dinamiche interne appariva già nel testo originario di ziali schizzi poetici relativi ai versi successivi al primo cantabile di
Scribe – a differenza di altri frangenti – del tutto idonea ad essere Elvino, attesta che non aveva affatto immaginato l’ “a due” in settenari
rielaborata secondo le forme canoniche (nel caso, “concertato di stu- subito seguente e che anzi era il tenore, come di prammatica, ad at-
pore” e susseguenti sezioni terminali). Se a ciò si aggiunge che era taccare una cabaletta là dove subentrava il nuovo metro ottonario
piuttosto usuale affrontare tra i primi il brano più complesso dell’in- (con una quartina di cui infine non restò traccia). Doveva poi essere
tera opera,63 non stupisce che nei due fogli di confezione poetica ancora di questa idea quando trasmise al musicista, stendendola sen-
delle scene decima e undicesima del primo atto due tracce onomastiche za esitazioni in bella copia (nella doppia carta ora libISac 9-11: vedi,
mostrino anch’esse che si era agli inizi della lavorazione all’opera. per ambedue, Facsimili tavv. X e Y), solo una prima parte del “nume-
Unico fra tutti, infatti, il foglio contenente i due brani concertati in- ro”, da «Perdona o mia diletta» a «Sì mio, mio tutto egli è» (ultimo
tercalati dal tempo di mezzo riporta un generico «Madre», in riferi- verso d’un dialoghetto con Amina che avrebbe potuto costituire il
mento a colei che in seguito si chiamerà Teresa. In quello ove venne più usuale dei tempi di mezzo); la sezione, completa del primo
stilato l’avvio del coro che entra di soppiatto, d’altro canto, il perso- cantabile, era tuttavia tanto sostanziosa che Bellini si pose a musicarla
naggio del paesano comprimario, il futuro Alessio, è designato al- in sé e per sé: lo palesa una carta d’abbozzi musicali oggi alla Pierpont
trettanto isolatamente come tal «Le Roux», quando invece per quasi Morgan Library di New York (cfr. Commento critico. Genesi).65 Che
tutta la composizione dell’atto primo – a partire appunto dagli stessi in effetti il poeta avesse soprasseduto a concludere la versificazione
altri passi del finale centrale – sia il poeta che il musicista fecero ad del “numero” – vuoi per far procedere la catena operativa vuoi forse,
esso riferimento sotto l’anonima sigla di «N. N.» (che compare già cosa ancor più significativa, in attesa di consultarsi con Bellini – è
nella stessa pagina del concertato, scritta dunque in seconda battuta attestato non solo dalla indicazione di rimando «(Segue la Cabaletta)»
rispetto all’altra).
Le stesse due carte mostrano che in quelle settimane fu possibile
e usuale mettere a punto le pagine librettistiche facendo fare loro la

64. Tale significativa compresenza della voce del soprano fece sì, tra l’altro, che
le riduzioni per canto e pianoforte, a partire dalla primissima prodotta da Ricordi
(omologa alle coeve parigine e londinesi dei concessionari Launer e Boosey), deno-
minassero il pezzo “scena/recitativo e duetto” (cfr. Apparati. Fonti). Comprensibile
61. Lettera del 7 febbraio 1831 ad Alessandro Lamperi, in CAMBI, p. 267 e NERI, di conseguenza che assai spesso i commentatori abbiano parlato del brano definen-
p. 181. dolo «primo duetto» dell’opera (cfr. ad esempio, di recente, PRINCIPE, “La sonnambu-
62. I-CATm, MM-7/164-7, carta 2/1 la” cit., pp. 86 e 97).
63. Cfr. J OHN B LACK, The Italian romantic libretto. A study of Salvadore 65. Esaminò e commentò per primo la carta d’abbozzi, insieme ad altre due
Cammarano, Edinburgh, Edinburgh University Press, 1984, p. 179; ROCCATAGLIATI, omologhe nella medesima raccolta (vedi oltre), FRIEDRICH LIPPMANN, Belliniana, in Il
Felice Romani cit., p. 220-222. melodramma italiano dell’Ottocento cit., pp. 281-317: 299-303.

XXIV
apposta in coda al citato dialoghetto, ma anche dal fatto che il mate- paradosso del ripiego sulla vera “ragazza facile”, il di lei smaschera-
riale poetico poi fatto seguire – nella facciata seguente della doppia mento – nel momento stesso in cui si elevava in massimo grado la
carta, con pennino diverso, fra varie correzioni sue e di Bellini – non statura morale del personaggio. Di conseguenza, la taratura dell’at-
inizia in effetti con il testo per una cabaletta, ma prosegue in settenari teggiamento di Rodolfo verso il bel sesso diede molto filo da torcere
caratterizzati dalla rima tronca identica rispetto ai versi precedenti, e a Romani, lungo tutto il corso della stesura del libretto, tanto prima
utili all’“a due” in origine appunto non concepito (mentre il cambio quanto dopo la decisione di rimuovere la novità drammatica dell’agni-
metrico avverrà dopo, su «Ah! vorrei trovar parole» di Amina). De- zione di paternità. E che al momento di comporre l’aria di sortita del
cisa questa innovazione capitale – chissà se per iniziativa, o con qual conte fosse fuor di dubbio che egli si sarebbe palesato come genitore
peso, d’uno o d’entrambi gli artefici – e stesi una prima volta i versi lo mostrano bene due carte del manoscritto librettistico senese, che
di lì al termine del “numero”, un lavoro accanito, attuato plausibil- riportano altrettante successive versioni: la prima su un testo decisa-
mente gomito a gomito, si concentrò invece sui versi per la vera e mente seduttivo nei confronti di Amina (e insieme aperto al ricordo
propria cabaletta di Elvino: gli ottonari di Amina si presentano infatti del passato), la seconda invece nettamente ingentilita, dove il richia-
intatti, mentre attorno a quelli del tenore si continuò a ricercare – mo ad una particolare amata degli anni addietro assai rassomigliante
ferma restando una struttura bistrofica a rime abbx cddx, con tronca alla giovane testé incontrata – la madre segreta, dunque – si faceva
in “èr” – quella giusta miscela fra rime in “ante” (bastante, istante, del tutto esplicito (cfr. Commento critico). Dal canto suo Bellini, in
sembiante), in “iso” (sorriso, viso) e in “ita” (scolpita, rapita) che quella fase, assunse con convinzione questa seconda stesura più se-
aveva impegnato Romani fin dagli abbozzi di libISac 41-42. Quan- gnata dalla situazione infine rimossa: rimandò proprio quel foglio al
do poi si giunse ad un risultato che Bellini ritenne convincente, ossia poeta senza nulla obiettare circa le ultime innovazioni, e in partitura
alla versione poetica restituita da suoi due interventi autografi66 si- autografa scrisse esattamente quei versi.
tuati in margine sinistro a metà della facciata libISac 11 («Tutto ah Il fatto poi che il musicista aggiungesse di suo pugno al foglio
tutto in quest’istante / Parla a me del foco ond’ardi / Io lo leggo nei stesso una didascalia frutto di suggestioni timbriche generate com-
tuoi sguardi / Nel tuo vezzo lusinghier || L’alma mia nel tuo sembian- ponendo – scrisse «Si fan sentire il chiamo del gregge», quasi di cer-
te / Vede appien la tua scolpita / A lei vola è in lei rapita / Di dolcezza to dopo avere pensato ai corni per l’apertura del dialogo tra Rodolfo
e di piacer»), egli fu pronto a metterla in musica, visto che così la si e i creduli paesani – rende piuttosto probabile che il coro «A fosco
ritrova in partitura autografa. Procedette diversamente, invece, ri- cielo» venisse concepito a ruota della sortita del basso. Anche qui
guardo ai primi due settenari dell’antecedente “a due”: l’autografo tuttavia, al pari che negli altri brani, la prima stesura poetica non
musicale mostra che in prima stesura di partitura scheletro impiegò dovette andare a genio al musicista, e forse proprio per ragioni di
quanto Romani gli aveva fornito («Dal dì che i nostri cori / Avvicina- struttura musicale. Uno dei fogli senesi, infatti, riporta una sua ver-
va un Dio») ma poi, non ritrovandosi soddisfatto causa la melodia sione iniziale che si distingue nettamente dalla definitiva perché vi si
che aveva deciso di riprendere (dall’accento tonico in prima sede, su prevedeva, al di là della lezione diversa dei doppi quinari destinati al
nota di lunga durata), li cancellò e sostituì, tanto in partitura quanto coro, una ben più attiva presenza del personaggio del conte: nell’idea
sulla pagina librettistica manoscritta, con «Caro/Cara dal dì che uni- di Romani, grazie a una serie di settenari, egli avrebbe dovuto inter-
va / I nostri cori un Dio». Nell’uno e nell’altro caso, tuttavia, a Ro- venire significativamente fra le due strofe (lo stacco metrico l’avreb-
mani le soluzioni non dovettero andare molto a genio, visto che nel be comportato). Bellini invece dovette chiedergli di semplificare il
libretto stampato per le rappresentazioni volle mettere altro. Per l’ini- tutto, riducendo insieme il ruolo del solista; questo, almeno, quanto
zio della quartina dell’ “a due”, ristette sulla sua versione, certo mi- si deduce dal fatto che i susseguenti schizzi poetici per la versione
gliore sul piano dello stile poetico e della plausibilità di senso. Pari- definitiva si concentrarono solo su soluzioni metriche in quinari dop-
menti, in fine prima quartina di cabaletta, dovette chiedersi cosa si- pi.
gnificasse quel «vezzo lusinghier», o cosa mai si potesse «legg[ere]» A dispetto dunque dei tempi di lavoro assai ristretti, in quel peri-
in un «vezzo».67 Così, nell’edizione, finì per recuperare l’immagine odo che andò dal 2 gennaio al 7 febbraio 1831 non furono lesinati gli
dei sorrisi che aveva circolato in abbozzi, e chiuse la quartina stessa sforzi in messe a punto accurate dei brani (e incrociate fra le due
sul verso – non presente nel manoscritto libISac 9-11 – «Nel tuo riso diverse scrivanie). Non stupisce perciò che in quella data assai tarda
lusinghier». Bellini avesse ancora qualcosa da perfezionare e non trasmettesse al
Questioni d’altro ordine furono invece affrontate quando si trattò suo editore il primo atto del tutto completo. Circostanza questa che
di predisporre, sul piano poetico, l’entrata in scena del personaggio merita d’essere valutata, in un contesto tanto scarso di dati di fatto
di Rodolfo e il suo brano solistico di prammatica. L’invenzione affidabili, quando si tenti una lettura più ravvicinata del processo
nobilitante di palesare in lui, nel prosieguo, il padre di Amina fron- creativo dell’opera. D’obbligo infatti chiedersi, a proposito delle «due
teggiava e risolveva una problematica, ma ne apriva un’altra. Per cavatine ed un duetto» che ancora non erano andati in consegna, qua-
l’economia della vicenda era infatti necessario conservare nel perso- li fossero tali brani e quale ne fosse il grado di elaborazione.
naggio che era stato Saint-Rambert anche tratti inequivocabili da Su quest’ultimo aspetto, sia la lettera a Lamperi del giorno stesso
dongiovanni: da lì veniva lo spunto per la gelosia di Elvino, sulla («ho finito il primo atto») sia il buon senso inducono a pensare che
rivalità nata da un equivoco motivato e plausibile riposava la forza Bellini li avesse sì affrontati per ultimi, ma che li stesse proprio solo
motrice dell’intero plot. Andavano dunque mantenute le pruriginose mettendo a punto: tre “numeri” così rilevanti, fossero stati ancora
situazioni correlate al fraintendimento erotico – il nuovo arrivato acerbi, avrebbero minato una tabella di marcia piena di cose da fare
subito pronto a corteggiare, la scena scabrosa in camera da letto, il – intero secondo atto, prove di camera, di palcoscenico ecc. ecc. –
nel corto mese che venne di lì all’esordio del 6 marzo. Aiuta invece
ad ipotizzare quali essi fossero un altro importante autografo musi-
cale a suo tempo scartato, pur esso conservato alla Pierpont Morgan
66. Questi interventi – ma non il distico di cui si parla appena sotto, forse non Library di New York (cfr. Facsimili tav. Z). Si tratta di una singola
per caso – diedero il destro ad Emilia Branca di inserire anche la sua mano nel carta che il compositore aveva impiegato, unita com’era in carta dop-
groviglio delle autografie sulla pagina, con due notazioni gemelle d’agiografico par- pia a un’antecedente che una volta cancellato quanto bastò poté re-
tito preso: «versi copiati da Bellini».
67. Non improbabile che Bellini optasse per la parola in virtù della sua vocale stare in A, per tracciarvi in partitura scheletro una prima e diversa
tonica «e», più propizia d’una eventuale «i» di «sorriso/riso», vien da pensare, all’in- versione dell’assolo di Lisa nell’Introduzione («Tutto è gioja, tutto è
tonazione dei due vocalizzi in registro acuto proprio lì previsti nella melodia per festa»). Dopo averla separata e messa da parte, plausibilmente al
Rubini. Che il cantante potesse trovare ingrato quel suono vocalico per fioriture in momento di stilare il nuovo cantabile di Lisa, Bellini la riprese in
situazioni canore limite pare accreditarlo anche un’analoga rettifica verbale attuata
da Bellini rispetto al libretto: là dove, al culmine della prima arcata melodica del mano e vi schizzò sopra – in forme essenziali ma comunque poco
concertato nel Finale centrale, sostituì nella parte del tenore le parole «Ah tel dica discoste dalle definitive – sul recto il recitativo, il cantabile e la
s’io t’amai» con « Ah tel mostri se t’amai » (cfr. Commento critico: n. 7, testo verba- cabaletta della «Cavatina Amina» secondo “numero” dell’opera, sul
le, battute 269-271).

XXV
verso la melodia dell’unico duetto vero e proprio del primo atto, il materiali riferibili ai diversi atti (solo dodici delle quarantadue fac-
N. 6 «Son geloso del zefiro errante». Se si considera anche – e tutto ciate attengono al secondo, e vi sono doppie copie), sono però i dati
nel contesto di quell’unica carta – che l’andamento di «Sovra il sen qualitativi a fare la differenza, a confronto con le complete e rifinite
la man mi posa» costituisce una rielaborazione della prima versione verseggiature per il primo: il fatto che manchi ogni traccia di poesia
abbandonata del cantabile di Lisa, che da questa stessa partitura sche- per certi “numeri” (vale per l’ottavo e il decimo); o che solo metà
letro Bellini deriva anche un motivo d’accompagnamento per l’ada- delle carte siano di mano del poeta (di copista le restanti); e soprat-
gio «Come per me sereno» e che pure la melodia infine impiegata per tutto che queste stesse siano pressoché sempre allo stadio di primi
il duetto appare qui su un unico rigo e in chiave di soprano, tre dedu- abbozzi. Fa eccezione, unica, la doppia carta del duetto Amina-
zioni appaiono legittime: che il musicista stesse qui considerando Rodolfo infine rigettato, di medesima origine pur se conservata al-
vari spunti (v’è anche una quarta melodia regolare) per arrivare a trove,71 ma giuntaci in stesura autografa ordinata e ripulita (seppur
stendere la «cavatina» della protagonista; che la ricerca venisse buo- formalmente incompleta). Cosa che peraltro viene a costituire una
na di lì a poco anche per il celebre duetto; che il duetto stesso – sorta di conferma, se si sospinge la deduzione nella direzione più
ragionando e contrario – non fosse ancora concepito nello stesso logica. Ossia che a rimanere sul tavolo del poeta fossero solo le carte
momento in cui nemmeno la cavatina Amina lo era. Dunque, i NN. 2 preliminari, o quelle appunto “di scarto”, perché nel vortice di lavo-
e 6 dell’opera furono ideati in fasi ravvicinate; e il fatto che si trattas- ro di quelle ultime settimane forse non vi fu più tempo per l’andiri-
se, nelle designazioni date dagli autori, di «Cavatina» e del solo «Duet- vieni di messe a punto che lui e Bellini s’erano potuti ancora permet-
to» nell’atto primo rende probabile che Bellini si riferisse proprio a tere nei giorni avanti; o perché, comunque fossero andate le cose tra
questi due brani, fra i tre menzionati nel suo biglietto a Ricordi del 7 loro due, non si ebbe modo di ricopiare un’altra volta ancora i testi
febbraio.68 librettistici meglio messi a punto – come quelli del primo atto, rima-
Quanto al terzo pezzo all’epoca in rifinitura, se si considerano stici dunque giacché antigrafi della bella copia ultima – prima di inol-
insieme i contenuti appena descritti del foglio di scarto, la probabile trare il tutto in tipografia.
sincronia fra sua messa da parte e composizione del definitivo “solo” In quel torno di giorni verso metà febbraio (tutti gli indizi testuali
di Lisa e il fatto che quest’ultimo brano per diverso tempo non fosse reperibili collimano) fu poi presa anche la forte decisione di mutare
stato contemplato come parte dell’Introduzione, non appare troppo definitivamente natura al personaggio di Rodolfo, rinunciando alla
ardita l’ipotesi che proprio ad esso, appunto un’altra “cavatina”, il sua genitorialità e al relativo duetto. Circa le ragioni e la paternità
compositore alludesse. Alcuni dati di fatto, tra l’altro, potrebbero la- della soppressione, a partire dalla Branca si tramanda che fosse so-
sciarsi leggere come indizi convergenti. Proprio in quei giorni la gio- prattutto Bellini a trovare troppo delicata la situazione di “incesto
vane soprano Taccani, futura Lisa, si stava distinguendo come la più appena evitato” che si sarebbe venuta a creare nella prima scena di
apprezzata fra le seconde donne della compagnia (nella Matilde di sonnambulismo. Il motivo appare tanto plausibile che lo si potrebbe
Shabran, dal 30 gennaio). Certo, già era stato deciso che un assolo confutare solo reperendo prove incontrovertibili d’un diverso anda-
organico le sarebbe toccato (a differenza che nelle prime fasi mento della vicenda, mentre il fatto che non sia mai emerso neppure
d’approntamento dell’Introduzione69); vero però che le pagine auto- un abbozzo compositivo su quel duetto rafforza la versione consoli-
grafe di «Tutto è gioia, tutto è festa» appaiono non solo lavorate e data. Di più, in effetti, anche taluni passi di quel testo in buona copia
ritoccate in più punti, ma anche infine deliberatamente espanse, gra- presentato da Romani al musicista si sospingevano davvero al limite,
zie alla loro integrale replica a couplet di maggiore, quasi cabalettistico o lo travalicavano, nell’evocare l’una dopo l’altra insostenibili e pru-
risalto.70 Da sottolineare anche che nelle battute dialogiche immedia- riginose contraddizioni morali: appena prima di rivelarsi padre,
tamente successive al brano Bellini denominò senza esitazioni Rodolfo giungeva quasi a proporsi come possibile sposo («Io t’offro
«Alessio» il comprimario basso: una scelta maturata, lo si diceva, in me, se vuoi, / Un sostegno migliore»), lui che aveva pur sempre
dopo che il personaggio era restato anonimo via via che si stilavano «sedotta e abbandonata» una madre che, anche ad agnizione avvenu-
vari altri brani dell’atto. E dopo tutto la stessa disposizione della ta, non si peritava di tirare di nuovo in ballo con nostalgia
carte nell’autografo musicale risulta compatibile col fatto che Bellini subliminalmente scandalosa («Ei t’abbraccia e in te la madre / Di
potesse tardare ancora qualche giorno a trasmettere le sei facciate abbracciar gli sembra ancor»). Al di là degli aspetti tematico-
della «cavatina» di Lisa a Ricordi. Nondimeno, va riconosciuto che contenutistici, non vanno tuttavia trascurate o eluse le implicazioni
la ricostruzione cronologica rimane ipotetica. strutturali e pragmatiche di quella scelta tardiva. Veniva così infatti a
Allorché i due autori si misero all’opera sull’atto secondo, la saltare un intero duetto, l’unico nel secondo atto e il solo appannaggio
fornitura di versi e la relativa lavorazione – a partire dall’assai tardo del basso principale. In questo modo il ruolo sostenuto dal basso
8 febbraio – subirono probabilmente un deciso mutamento di passo e Mariani si dimensionava ancor meglio a misura del suo rango in com-
di metodo operativo. Lo fanno fortemente sospettare, anche metten- pagnia, un gradino più sotto – lo si è scorto bene in tutti gli annunci
do in conto possibili casualità di tradizione, talune caratteristiche pubblici – rispetto a quello dei due cantanti principali. Non va di-
macroscopiche del manoscritto librettistico senese. Detto che menticato che quando si era tracciata l’ossatura originale, con un’ul-
quantitativamente vi si constata un’accentuata sproporzione fra i teriore scena “a due” insieme alla mattatrice Pasta, la parte di Rodolfo
era certamente calibrata per un autentico “primo basso”. Tale ruolo,
in compagnia, era assegnato al prestigioso Filippo Galli, che però,
s’è visto, non brillò granché nelle prime settimane della stagione. È
68. Per quanto concerne il duetto, v’è poi un ulteriore doppio indizio ad attestare dunque possibile che al momento di stendere il “piano” comprensivo
che potesse essere stato brano allora in via di perfezionamento. Nel suo passo termi- di paternità e duetto si fosse appunto pensato a Galli come naturale
nale (da battuta 91 in poi, circa il passo da «Mio caro/a addio»), l’autografo musicale destinatario del ruolo, specializzato com’era in siffatte parti di nobi-
reca infatti i segni inequivoci d’una sostituzione di carte intervenuta ad orchestrazione
già effettuata, mentre fra i manoscritti senesi ve n’è uno che riporta per quelle stesse le in età, per poi in seguito affidarsi al più fresco interprete minore.72
sezioni un «Cambiamento ossia / Fine del duetto», con la lezione definitiva dei versi
e tre didascalie confluite – con leggere modifiche – nella stesura musicale ultima di
Bellini.
69. Anche quando fu deciso di inserire banda e brano corale con gli evviva per
Amina (cfr. sopra), il compositore pensò comunque, in prima istanza, di dare ai versi 71. Oltre a risultare che materiali dell’archivio Romani vennero posti sul merca-
fornitigli da Romani per Lisa la forma di brevi interventi intercalati sul tessuto corale to da discendenti Branca lungo i primi decenni del secolo scorso, è sufficiente ram-
stesso (cfr. Commento critico, es. mus. 2). Situazione che palesa come quasi di certo mentare che la vedova Emilia commentò contestualmente nel suo libro tanto passi
non si concepisse ancora di assegnare al personaggio un cantabile organico (visto poetici ora nel manoscritto di Siena quanto il duetto ora a Milano.
che di lì a poco avrebbe dovuto reimpiegare i medesimi versi). 72. Non va neppura trascurata l’ipotesi che fosse invece Giuditta Pasta, con la
70. Circa i consistenti ripensamenti belliniani, relativi sia all’inserimento tardo sua grande influenza, a volere lasciar cadere per qualche ragione – morale, di ecces-
in autografo della pagina con episodio diversivo dei cori e segno di ripetizione inte- sivo carico vocale, di lignaggio in compagnia, ecc. – l’imbarazzante duetto. Ad ogni
grale, sia ad una differente struttura della melodia principale (visibile in un abbozzo modo, la “prima” si avvicinava e Bellini non sarà stato scontento di ritrovarsi un
catanese scartato), si veda il Commento critico. Genesi. “numero” in meno, e di gran delicatezza drammatica, da porre in musica.

XXVI
Il dato cronologico risulta invece più leggibile visto che, rimossa datasi sino ad oggi).
la situazione, bisognò rimodulare la peculiare elevatezza di profilo Malgrado la ripulitura, qualche incongruenza non piccola rima-
data sin lì al personaggio di Rodolfo con una serie di aggiustamenti se. Ad esempio, rimossa nel libretto pubblicato e assente in partitura
testuali a ritroso, su più passaggi scenici e verbali del primo atto già una didascalia che all’inizio della cabaletta della Sortita di Rodolfo
confluiti nella partitura consegnata all’editore. Ritocchi che furono vedeva Rodolfo avvicinare Amina «prendendola per mano» (e in
dunque operati all’ultimo e in maniera sommaria, con varie conse- un’altra redazione «prendendola per mano come intenerito»), nel-
guenze. Romani in particolare, rispetto a quanto aveva fornito a Bel- l’opera è da sempre rimasto nel recitativo del duetto Elvino-Amina il
lini nelle verseggiature manoscritte, si prese la briga di ripulire ogni richiamo esplicito ad un gesto “sconveniente” («T’infingi invano / Ei
traccia dell’equivoca paternità (con convergente recupero di pose ti stringea la mano») di sicuro spesso attuato nella scena precedente
donnaiole) allorché diede al testo forma pubblica di libretto a stam- dagli allestitori-registi, ma che Romani e Bellini a scanso d’equivoci
pa. In esso, così, si trova neutralizzata in dongiovannesco plurale avevano abolito. Vi sono peraltro più ragioni di credere che interve-
(«Quai richiami ai pensier miei / Adorabili beltà. / Eran desse qual tu nisse in quella fase anche un altro cambiamento ben consistente, il
sei / Sul mattino dell’età») quella lezione al singolare della cabaletta più corposo di tutti, che in quanto tale tuttavia non lasciò tracce in
nella Sortita di Rodolfo che era stata ben esplicita nel richiamo alla partitura giacché Bellini lo musicò di sua mano per intero. Esiste
precisa figura della madre («Qual richiami ai pensier miei / Adorabi- infatti nel manoscritto librettistico senese un’altra versione, incom-
le beltà… / Era dessa qual tu sei / Sul mattino dell’età») e che il pleta, del dialogo in recitativo fra Lisa e Rodolfo che apre la scena di
compositore aveva intonato pari pari in partitura autografa, ove è fine atto primo nella camera d’osteria (cfr. Commento critico). Essa
rimasta da sempre tale e quale.73 Che non accadesse altrettanto per fu trasmessa a Bellini nella stessa carta che conteneva anche i versi
un passaggio collocato proprio nel frangente più scabroso della pri- del recitativo precedente «Son geloso del zefiro errante», di certo in
ma scena di sonnambulismo lo si dovette poi al fatto che il copista di un momento non lontano da quando il musicista aveva potuto metter-
Ricordi Giovanni Grolli, incaricato di mettere ordine in partitura au- si all’opera sul duetto stesso.75 Per contenuto e toni, questa prima
tografa (plausibilmente a ridosso della “prima”),74 corresse di sua stesura differiva sensibilmente dalla nota versione ultima, divenuta
mano il dettato belliniano secondo la versione librettistica finita a spesso oggetto d’attenzione della critica causa i suoi accentuati tratti
stampa: sostituì i due endecasillabi originari «La forosetta ell’è che da pochade (e di cui non sopravvive l’autografo poetico). Il perso-
al mio pensiero / Sì leggiadre richiama e amate forme» con il distico naggio Rodolfo vi assumeva infatti espressioni, atteggiamenti e un
settenario-endacasillabo «Quest’è la villanella / Che dianzi agli oc- registro di stile ancora del tutto consoni alla nobiltà del suo rango e
chi miei parve sì bella», e riaggiustò su misura lo stesso profilo mu- della prevista paternità. Basti a mostrare la distanza un raffronto sul-
sicale del segmento di recitativo (zeppa testuale inautentica traman- l’unico passo tematicamente parallelo:

VERSIONE SOSTITUITA LA SONNAMBULA, I, 8


... ...
Rod. (senza vederla) Di Colei non so scordarmi Rod. Davver, non mi dispiace
Lisa (Parla di me.) D’essermi qui fermato: il luogo è ameno
Rod. Presenti L’aria eccellente, gli uomini cortesi,
Ho le care sembianze, e il mio pensiero Amabili le donne oltre ogni cosa.
In lor si pasce, e nel mio cor trasfonde Quella giovine sposa
Soavi sensi da gran tempo ignoti. È assai leggiadra .... E quella cara ostessa?.
Lisa (Ei m’ama, sì) È un po’ ritrosa, ma mi piace anch’essa.
Rod. Ti scuoti Eccola: avanti, avanti,
O mia virtude: dall’aver ceduto Mia bella albergatrice.
Turbata fu questa mia vita assai. Lisa Ad informarmi
Lisa Appressiamo. (Lisa lascia il suo fazzoletto da collo sul soffà) Veniva io stessa se l’appartamento
[didascalia di mano di VB] Va a genio al signor Conte.
Rod (si volge) Tu qui… Lisa… Che fai? Rod Al signor Conte!
Lisa E fia pur ver, Signore, (Diamin! son conosciuto!)
Ciò che un vecchio narrò? Tutto il villaggio Lisa Perdonate,
Aduna a farvi omaggio Ma il Sindaco lo accerta, e a farvi festa
Come a nostro Padrone a voi dovuto. Tutto il villaggio aduna.
Rod. (Che risponder non so?... Son conosciuto.) ...
...

73. Del tutto analoga la situazione creatasi su due particolari del recitativo avan-
ti il duetto «Son geloso del zefiro errante». Tanto nel manoscritto librettistico quanto
in partitura autografa si ritrovano per un verso Amina che descrive un Rodolfo anco-
ra nobile e confuso padre («...commosso / in lasciarmi ei sembrò...»), là dove nel
libretto a stampa Romani glielo farà ritrarre più da galante ammiratore («...cortese, /
grazioso ei parlò...»); per l’altro, un’irrazionale gelosia “cosmica” di Elvino, logica-
mente legata alle immagini poetiche impiegate nel cantabile («Di che? Di tutto!»),
quando invece il poeta, nell’edizione, finì per fargliela più prosaicamente riferire a
persone («Di chi? Di tutti!»).
74. La mano del copista è rintracciabile in più punti dell’autografo musicale:
stilò lui molte delle intitolazioni dei numeri, sue varie inserzioni tarde del nome di
Alessio fra i righi, e soprattutto venne stesa per intero da lui la carta 68, tratta si 75. In apertura del diverso foglio che conteneva i versi lirici per il duetto, un
direbbe da un antigrafo belliniano (peraltro mai rintracciato), che su recto e verso Romani trafelato scriveva difatti al musicista «Non ho tempo a copiare il recitativo
contiene il recitativo che conclude la scena I, 6. perché vado a pranzo».

XXVII
Toni simili, è chiaro, mai avrebbero potuto convenire al perso- momento asimmetriche le seconde semifrasi rispetto alla altre del
naggio nel suo originario profilo paterno. Mutandone la natura, dive- periodo (cfr. Facsimili tav. ?) Rimediò all’errore ricavandosi in scar-
niva possibile recuperare certi tratti dongiovanneschi del bellimbusto so spazio nuove battute, ma ancora non aveva trovato la soluzione
di Scribe. E parrebbe quasi che Romani, nel farlo probabilmente di definitiva per la conclusione della melodia, così che quando la mise
fretta, giungesse ad eccedere. Col risultato di generare, proprio con a fuoco dovette ricorreggere ancora un volta il già fatto. Né di nuovo
quei nuovi versi, una parte cospicua di quella disorganicità stilistica si sentì di scartare i fogli quando anche in fase di strumentazione,
che gli fu a ragione imputata in passato.76 sempre in quei medesimi punti, stentò a precisare formule e armonie
Anche le carte musicali di mano di Bellini, in vari loro particolari d’accompagnamento. Se a ciò si aggiunge poi che sulla carta conclu-
testuali, testimoniano bene quanto lui pure si dovesse ritrovare alle siva del quartetto appare inopinatamente, insieme a quella del com-
strette in quelle settimane di lavoro al secondo atto. I relativi fogli positore che orchestra, la mano di un copista che stila le linee vocali
raccolti in partitura autografa mostrano una presenza sempre mag- (dimenticando per parte sua un’importante nota in levare di Elvino
giore di cancellature, rifacimenti e messe a punto operati direttamen- che collega quasi come un tutt’uno gli ultimi due numeri dell’opera),
te in pagina via via che i cinque “numeri” si succedono nel loro ordi- sorge legittimo un sospetto: che quelle carte dell’undicesimo “nume-
ne drammatico (che in questo caso dunque sembra proprio essere ro” Bellini le portasse con sé un po’abborracciate e tutte da rifinire
stato quello di effettiva composizione). Non che il compositore ac- per metterle su vocalmente in prova, e che in diretta o giù di lì finisse
cantonasse del tutto il suo metodo di lavoro abituale, per iniziali ab- di sistemarle (per i particolari, cfr. Commento critico).
bozzi sintetici poi sviluppati: una carta già nella collezione Toscanini Fu probabilmente dovuto ad un tal clima di lavorazione anche il
di New York attesta che per il coro d’Introduzione dell’atto Bellini fatto che in un paio di passi di questo secondo atto si registrarono le
stentò, buttandone giù le idee principali, ad individuare prima la to- divergenze più consistenti fra versi effettivamente messi in musica e
nalità e poi, per la seconda sezione, sia l’andamento metrico che quello versi che Romani volle stampare (ad attestare una volta di più l’inter-
melodico.77 E ancora per l’impegnativa grand’aria seguente di Elvino, ruzione dell’andirivieni di messe a punto poetiche coordinate). Diffi-
ove pure è già imponente in partitura la messe di ritocchi e perfezio- cile leggere se non come un sintomo di fretta la scelta di Bellini di
namenti rimasti visibili, si conservano a Catania pure alcuni fogli di replicare pari pari nel cantabile dell’aria di Lisa la sola medesima
scarto che recano prime stesure in partitura scheletro sia della frase quartina di quinari doppi, tramite segno di ritornello integrale, giac-
«Pasci il guardo» (in metro di 2/4), sia della scena chiave dell’anello ché è altamente improbabile che Romani non gli avesse sottoposto
tolto (inizialmente meno espansa e messa in valore), sia della melo- insieme – era struttura standardizzata – anche la seconda quartina
dia della cabaletta (sottoposta in certi particolari ad altalenanti logicamente complementare (vv. 524-527: «Deh! tutti, tutti, in sì bel
ripensamenti).78 Che poi non si conoscano carte simili relative ai “nu- giorno / Vi raccogliete a me d’intorno: / Con voi divisa – vorrebbe
meri” seguenti potrebbe essere mera fatalità di tradizione. Ma è un Lisa / La sua suprema felicità») omessa in partitura ma da sempre
fatto che con l’aria di Lisa prendono ad affollarsi sulle pagine di leggibile nel libretto. Appare invece scelta tarda ma d’ordine emi-
partitura vuoi correzioni sostanziali vuoi trascuratezze compilative nentemente drammatico, e che pure non fu ripresa nel libretto nem-
presenti ben più di rado nelle precedenti sezioni. meno per quanto possibile, la ragguardevole inversione-interpolazione
Nel pezzo, di struttura assai semplice, Bellini lavorò tuttavia ab- di versi-battute che Bellini attuò in partitura là dove diede forma al
bastanza per calibrare la melodia del cantabile all’attacco (in origine diverbio intensissimo tra Amina ed Elvino nell’aria di questi. La for-
assai meno brillante, senza le ottave ascendenti di inizio semifrasi: ma poetica assai canonica data dal poeta ai versi 465-476 (da «Tutto
altro omaggio alla Taccani?) e la sua parallela anticipazione al flauto è sciolto! Oh dì funesto!» a «Colpa alcuna in me non è»), quella cioè
(scorciata da otto a quattro battute). Degno di nota è però soprattutto di due quartine per il tenore protagonista seguite ciascuna da un distico
che lasciasse traccia di questo travaglio sotto forma di numerose per Amina complementare per rima (a mo’ di tanti e tanti “pertichini”),
raschiature e cancellature. In un passo che d’altronde gli restò mala- fu messa decisamente a soqquadro dal compositore, che la risolse
mente rifinito anche in fase di orchestrazione, giacché, dopo avere con tutt’altro impeto di ideazione drammatico-musicale. Anticipò
oscillato fra “pizzicato” e “arco” ai bassi, omise di chiarirne il detta- infatti invece che posporre i due interventi di Amina, così che poté
to oggettivamente ambiguo (forse perché in contemporanea impe- dislocare il primo, di commento da lungi dell’aspetto di Elvino, sul-
gnato a rifare, di nuovo in tutta evidenza, le figure d’accompagna- l’anticipazione strumentale del cantabile tenorile (come a condivi-
mento ai violini primi e secondi). La più complessa articolazione del derne struggentemente l’attitudine sentimentale), e il secondo, espanso
«Recitativo e Quartetto» seguente non poté poi che acuire il fenome- tramite parole interpolate di sua invenzione, a fare da infuocata sce-
no, che investì in pieno lo stesso nucleo portante del “numero”. In- nata di lancio verso l’invettiva che gli stava sortendo di penna per
fatti, proprio quando in partitura scheletro si trattò di ripresentare «Pasci il guardo». Col risultato evidente di determinare una ben più
trasposto nelle altre parti il tema portante del pezzo concertato, dopo intensa interazione tra i due protagonisti sin dalla sezione d’apertura
l’esposizione di Elvino, Bellini lo riprese tre volte con una deforma- del brano, in linea con l’analoga lavorazione che era stata dedicata
zione metrico-musicale rilevante, tanto da far risultare in un primo all’aria di Elvino dell’atto primo.79

76. La presente ricostruzione, se forse motiva le leggerezze di tono della scena


(com’è noto ancor più accentuate nell’immediato suo prosieguo), non va a contrad-
dire ma piuttosto corrobora le importanti osservazioni avanzate anni addietro – invero
senza clemenza per il poeta in angustie – da Francesco Degrada: «Il problema che si 79. Il robusto scostamento testuale e drammatico descritto si correla peraltro a
presentò a Romani e che egli riuscì solo in parte a risolvere ... era quello di mediare una gran quantità di più minute o minime invenzioni belliniane della medesima na-
due tradizioni teatrali e letterarie ... Volle o forse meglio, fu costretto a trasporre il tura, concretizzatesi in interpolazioni o modificazioni di parole, frasi o didascalie
gioco brillante e disincantato del balletto e i piccanti accenti di costume ... in struttu- presenti in partitura quasi esclusivamente – difficile credere sia casuale – là dove in
re letterarie (linguistiche, formali) renitenti per caratteristiche e tradizioni radicate frangenti chiave Amina ed Elvino intrecciano le loro più accese emozioni. È il caso
ad accogliere la sia pur minima carica realistica; donde l’evidente impaccio di forza- ad esempio di alcune didascalie che egli inserì o aggiustò di sua iniziativa nel recitativo
re gli strumenti a disposizione ... giocandoli su più piani del moule di un’opera iniziale e nella sezione ultima del duetto del prim’atto. Oppure quello, nel Finale
semiseria (di andamento comico, rettoricamente parlando, ma di tono assai sostenu- centrale, di frammenti di verso rigirati a misura di un effetto preciso (battute 251-
to). ... Questa pluralità di riferimenti a tradizioni diverse e non omogenee comporta 252 sgg.) o delle molte prescrizioni di recitazione accuratamente soppesate, fra cui
non solo un senso di scarsa fusione stilistica, ma mette in forse, di fatto, la coerenza tre che Bellini volle aggiungere di suo in corrispondenza del colpo di scena chiave
del piano drammatico» (DEGRADA, Prolegomeni cit., p. 325 sg.). (battute 218-221). Momento, quello, in cui tra l’altro il compositore prese a far into-
77. Né mancano, nel brano d’inizio atto, le tracce di ripensamenti strutturali nare ad Elvino l’irosa interiezione «Va’», volta ad Amina, che lì veniva anticipata
avvenuti anche in fase di vera e propria composizione: una carta musicale già par- rispetto all’unico punto in cui l’aveva prevista Romani, ma che poi divenne una sorta
zialmente orchestrata e poi tralasciata – ora nelle collezioni catanesi – mostra che a di marchio ricorrente interpolato a più riprese, e con teatralissima precisione, sia
un certo stadio si era previsto un breve passo declamato dal coro sul testo di un nello stesso Finale primo, sia nell’aria d’Elvino dell’atto secondo. (Per un quadro
immaginario dialogo fra gli stessi popolani e il Conte (cfr. Commento critico). completo di questi interventi particolari cfr. Commento critico. Testo verbale, soprat-
78. Cfr. I-CATm, MM-7/164-7, carte 3-4, 33-36 e 41-44. tutto ai NN. 6, 7 e 9.)

XXVIII
È poi cosa da sempre tramandata che per la gran scena ed aria di prattutto con quello di correlare ritmicamente la seconda semifrase,
Amina a conclusione dell’opera Bellini si riducesse a voler fare rifi- funzionalmente diversa e già nella parte in Do maggiore, con quella
niture la sera stessa della “prima”, anche se al relativo racconto, l’en- di cinque battute avanti, ossia la struggente cadenza ultima in La
nesimo della vedova Romani, si è guardato spesso con quel tanto di minore nella fase di transizione alla relativa:83
sufficienza che merita l’aneddotica romanzata. Ci fosse davvero o
meno quel litigio su un ennesimo diverso testo per la cabaletta – col
compositore fibrillante a pretenderlo dal poeta furibondo e la Pasta a Prima versione
123
fare da paciere80 – , sono tuttavia dati oggettivi, attestati dalle condi-
zioni della partitura autografa, che il “numero” costò a Bellini una
minuziosa lavorazione, che questa avvenne senza più potersi ormai pas sa sti al par, al par d’a mor
132
molto permettere di scartare o rifare carte e che la gran furia di com-
pilazione lasciò detriti sotto forma di sostanziose imperfezioni.
Fra le manchevolezze, non fu certo cosa da poco che la partitura il pian to mio re car
venisse confezionata in modo tale da non lasciare ancor oggi distin-
guere, da un certo punto in poi, quale sorte canora e scenica debba Versione definitiva
toccare a Lisa. Non la si previde infatti nella distribuzione generale 123
delle parti ad inizio pezzo, ma soprattutto, dopo averla fatta associa-
re all’ansia generale per la sorte di Amina nella sezione iniziale, non
pas sa sti al par, d’a mo re
le vennero più assegnati esplicitamente né alcun pentagramma né 132
alcuna nota. Cosicché la scelta di farla partecipare o meno, con le
coriste, alle manifestazioni di giubilo per il matrimonio fra la rivale
il pian to, il pian to mio re car
ed Elvino – cosa che probabilmente Bellini dava per scontata, senza
però che vi sia modo d’esserne certi – andrà coscientemente assunta
come tale dagli interpreti di domani. D’altra parte, anche solo per 127

rimediare a sciatterie redazionali rimaste, si dovette di nuovo fare


affidamento sull’aiuto dei copisti, con un’altra persona che interven- gior no, che un gior no sol du rò
ne in aggiunta e in anticipo rispetto al solito Grolli, visto che que-
st’ultimo si trovò costretto a correggere alcuni abbagli consistenti
presi dal collega circa l’attribuzione delle parti strumentali.81 Inter-
venti che però anche lui dovette compiere trafelato, almeno a giudi- D’altro canto, un simile lavoro sui particolari proseguì anche a
care dal fatto che là dove ancora una volta aggiustò il testo intonato partitura già orchestrata, e di nuovo con effetti drammatico-musicali
secondo libretto a stampa produsse un piccolo ma avvertibile pro- mirati, se si pensa che all’ultimo Bellini volle dilatare da tre a quattro
blema d’incoerenza nella linea melodica originaria.82 battute il passaggio «Quanto infelice io [sono / felice ei] sia» (batt.
L’elemento più significativo di quelle ultime pagine è tuttavia il 61-64; fra quadre le sillabe i cui valori furono raddoppiati), o che
numero di correzioni minute operate da Bellini nel recitativo obbli- un’analoga espansione di gesto melodico la operò nel punto di «te-
gato e nel cantabile «Ah! non credea mirarti», previe raschiature e nero pegno, né te per-[dei]», ove dapprima mancava l’importante «o
cancellature riguardanti soprattutto la parte vocale di Amina. Spro- fior» del libretto (batt. 98-99, in origine una sola).84
porzionato com’è, quantitativamente, rispetto ad ogni altra zona del- Il travaglio di lavorazione che toccò alla cabaletta «Ah non giun-
la partitura, esso pare proprio testimoniare che il perfezionamento di ge uman pensiero» fu invece di altro tipo, ossia dovette riguardare la
quanto tracciato in partitura scheletro dovette avvenire nel vivo delle struttura complessiva del brano. In partitura autografa lo stato d’una
prove, chissà se con il contributo della stessa interprete, ma sicura- correzione ai corni attesta infatti che Bellini compì un atto radicale in
mente grazie a un pensiero compositivo che andava crescendo su se una fase avanzatissima dei lavori: sostituì una precedente versione
stesso. Nel mettere a fuoco l’attacco delle primissima frase di Amina, già orchestrata del pezzo con le carte che contenevano la stesura ul-
ad esempio, visto che in un primo tempo il suo acme melodico era tima; e senza avere più nemmeno il tempo di rifinire il ritornello
previsto sull’«Oh!» iniziale anziché su «sola». Oppure nel congegna- strumentale iniziale, che schizzò melodicamente su una carta a sé,
re quegli effetti di “sonora rimembranza” tanto rilevanti per l’effica- strumentata poi dal copista Grolli e a sua volta interpolata nel mano-
cia drammatica del dolente girovagare sonnambulo: l’idea di richia- scritto. Ora, a prima vista non è facile conciliare questo dato di fatto
mare alla lettera il motivo al flauto caratteristico di «Ah! vorrei tro- con altri elementi oggettivi ricavabili dal manoscritto librettistico
var parole», per dire, maturò solo in un secondo momento. O ancora, senese, che furono senz’altro alle base delle colorite narrazioni di
nel volere cesellare una finissima “varietà nella omogeneità” tra cel- Emilia Branca (insieme ai ricordi del marito). Fu infatti ella stessa a
lule della celeberrima fra le «melodie lunghe, lunghe, lunghe», quan- riempire con la trascrizione di sei diverse versioni delle due quartine
do modificò le note culmine di due ben distinti incisi melodici, ini- per la cabaletta un foglio di riciclo ove Romani ne aveva tracciato
zialmente pensate ritmicamente identiche (due semiminime: nelle
seconde metà delle battute 123, «[-sas-ti_al par,_al] par d’a [-mor]»,
e 132, «[il pian-to] mio re [-car]»), così da farne nel primo caso un’uni- 83. Degno di nota che questa particolare correzione belliniana si sposi alla perfe-
ca minima, nel secondo quattro crome ribattute. Con qualche effetto zione con la logica della costruzione compositiva di «Ah! non credea mirarti» quale
su natura e intonazione delle relative parole (divenute «[-sas-ti_al la ricostruì mirabilmente, per deduzione da analisi, CARL DAHLHAUS nel suo Die Musik
des 19. Jahrhunderts, Wiesbaden, Akademische Verlagsgesellschaft Athenaion, 1980
par d’a-] mo [-re]»; «[il pian-to,_il] pian-to mio re-[car]»), ma so- (“Neues Handbuch der Musikwissenschaft”, 6), pp. 96-98; trad. it. La musica del-
l’Ottocento, Firenze, La Nuova Italia, 1990, pp. 126-129). L’ormai proverbiale defi-
nizione del carattere distintivo di Bellini melodista fu data da Giuseppe Verdi in una
sua lettera a Camille Beillague del 2 maggio 1898 (in I copialettere di Giuseppe
80. La versione originaria dell’episodio, riportato e commentato da innumerevo- Verdi, a cura di Alessandro Luzio e Gaetano Cesari, Milano, Stucchi e Ceretti, 1913
li biografi o esegeti dell’opera, si legge in BRANCA, Felice Romani e i più riputati [ristampe anastatiche Bologna, Forni, 1968 e 1979], p. 416). Sul tema, cfr. anche
maestri cit., p. 163. FRIEDRICH LIPPMANN, Verdi und die “melodia lunga lunga lunga”, in «Studi verdiani»,
81. Questa distribuzione degli strumenti non autografa e tardiva fu peraltro stesa 17, 2003, pp. 11-69.
in pagina, ad inizio recitativo ultimo, su un margine sinistro che Bellini non aveva 84. Né s’interruppe in quest’ultimo frangente ad alto voltaggio drammatico l’in-
lasciato dell’usuale ampiezza utile a contenerla. La qual cosa rafforza l’ipotesi che tegrazione meticolosa di prescrizioni di scena, direttamente in partitura, rispetto a
egli potesse pensare a Quartetto e “numero” ultimo – rimediò fra l’altro lui stesso, ciò che aveva previsto il poeta (almeno per quanto volle stampare): farina del sacco
proprio qui, alla citata dimenticanza del levare di collegamento sulla sillaba «Si- di Bellini furono didascalie importanti come «Elvino le si avvicina» (battuta 152),
[gnor]» – come una sequenza unitaria. «Rodolfo fa avvicinare Teresa ad Amina» (159-160), «con gran passione incalzante»
82. Cfr. Commento critico. Testo verbale, batt. 92-93. (177) e «con pianto di contento» (181-182).

XXIX
invece solo abbozzi molto meno organici; e le ricopiò da altra carta, Comprensibile quindi che di lì all’ultima serata della stagione (24
con tutta evidenza, visto che suggellò il foglio testimoniando: «Ve ne marzo) la stampa locale tornasse a parlare più volte della novità del
sono tanti altri! Bellini che aveva preparato la musica era incontenta- giorno, illustrando da varie angolature i fattori del suo successo.
bile. Povero Romani!». C’è peraltro un elemento, nel foglio senese, Il tema più ghiotto era quello della conferma o meno circa il valo-
che parrebbe avvalorare tale affermazione riguardante la musica già re dell’ancor giovane compositore che aveva messo a soqquadro il
pronta. Come è stato notato, la particolare melodia pensata da Belli- panorama post-rossiniano proprio a partire dalla stessa Milano, quattro
ni per la cabaletta necessita di versi ottonari che abbiano tutti una e poi due anni prima. Non mancavano infatti in città i detrattori. Ve
sinalefe a metà verso scioglibile in una sorta di “dialefe melodica”, ne erano di più lunga data e di stampo tradizionalista, forse nostalgi-
così da dar spazio alle cinque note che, sei volte su otto, rivestono il ci dei fasti rossiniani, di certo mobilitatisi all’epoca del successo
secondo emistichio “quinario”.85 Appare allora degno di nota che le dell’innovativa Straniera con anonime accuse di plagio.88 Ma ve ne
versioni in doppie quartine integre ricopiate da Branca abbiano in erano anche di più recenti e d’indole tutta opposta, come ad esempio
pratica tutte questa caratteristica, e che invece nei versi embrionali il Peter Lichtenthal che giusto a partire dall’ascolto di I Capuleti e i
sullo stesso foglio – antecedenti – Romani non badasse granché allo Montecchi alla Scala ad inizio stagione, andava assumendo sulla
specifico aspetto. Se poi si torna alla partitura, si può constatare che «Allgemeine musikalische Zeitung» i toni del sostenitore tradito.
due lasciti d’una stesura musicale primissima della cabaletta, cancel- Deluso, cioè, proprio dal fatto che il musicista pareva andasse ab-
lati già in partitura scheletro, riportano l’uno l’iniziale ritornello stru- bandonando le più «tedesche» fogge musicali date al Pirata e in spe-
mentale dato ai clarinetti (anziché ai definitivi flauti e oboi) ma con il cie alla Straniera in favore d’un ritorno alle forme canoniche e alle
tema principale già sostanzialmente stabilito, l’altro una diversa con- melodie accattivanti di più stretto conio nazionale.89 Par proprio di
clusione vocale del brano su un testo verbale che però è già quello dovere leggere in questo preciso contesto, ad esempio, il pezzo steso
definitivo (nonché presente in tre delle versioni copiate dalla vedo- con tutta probabilità da Francesco Regli:
va). Considerato tutto ciò, viene da chiedersi se quella cabaletta che
infine venne sostituita di sana pianta, in partitura, non fosse stata Abbiamo veduto questo valentissimo giovane trionfare nel Pirata,
molto simile alla definitiva (sebbene, risulta, di tre battute più breve) nella Straniera, e cingersi a Venezia d’invidiabile alloro nei Capuleti e i
e però apparisse ormai, semplicemente, troppo pasticciata: per la scelta Montecchi, ma nella Sonnambula noi lo vedemmo dominare sull’animo
timbrica diversa sui legni iniziali, la prolungata correzione ai corni, de’ suoi spettatori in modo da non potersi descrivere. Quest’Opera dà
una solenne mentita a coloro, che francamente predicavano non essere
le cadenze vocali finali rifatte più estese e anche, poni caso, causa
più il Bellini capace d’avanzare di un passo: egli ha loro provato quanto
tentativi su tentativi di cambiare i versi sotto un dettato musicale «pre- sia arduo il pronunciare giudizii sull’avvenire d’un giovane d’ingegno.
parato». Bisogna dunque dare molto credito in più all’aneddoto sui La Sonnambula lo dimostra vie più espertissimo conoscitore del-
bisticci Bellini-Romani dell’ultimo momento, a proposito del rutilante l’arte propria. Vestendo di musicali note questo nuovo libretto del rino-
brano destinato a immortalare la Pasta in fine d’opera? Probabilmen- mato Romani, che se non è sempre scritto con bei versi e con lingua
te non si avranno mai certezze su cosa accadde davvero tra il 4 e 5 affatto pura, tuttavolta riluce di non ordinarie bellezze, seppe il Bellini
marzo, quando il Carcano rimase chiuso per le prove ultime d’insie- creare immagini or delicate ed or forti, servire agli orecchi ed al cuore,
me, e la “prima” dell’indomani. La maratona creativa, però, era al servire alla verità e sorprendere, e così donare all’italica scena un altro
traguardo. E la prova del palcoscenico imminente. spartito commendevolissimo per tante ragioni. Si dirà forse ch’egli pre-
dilige un poco troppo il cantante, e che talvolta lo favorisce di soverchio,
trascurando l’orchestra: ma se non si grida la croce a un gran maestro
Debutto in scena e bilanci d’impresa autore di opere moltissime, perché spesso si compiace del contrario
[Rossini probabilmente, nda], ben può aversi per iscusato un giovane
Bellini sembra quasi schermirsi e trattenere la gioia, quando dà in che adesso cominciò, se in qualche parte ci lascia di che desiderare.
breve all’amico Lamperi «la felice nuova dell’esito strepitoso che ha Acclamatissima fu dunque la Sonnambula del Bellini, che chiama al
avuto la mia opera iersera al Carcano», rendendone merito in parti- teatro Carcano (e in Omnibus e a piedi) il più scelto numeroso concorso,
colare ai «due angioli [Rubini e Pasta] che hanno entusiasmato quasi onore che non può mai mancare a chi batte la propria carriera con un
alla follia l’intiero pubblico».86 A giudicare dalle immediate e con- corredo di non vane ma reali qualità. (MIN12)
cordi reazioni dei giornalisti milanesi, non esagerava:

All’uscir dal teatro ... siamo ancora storditi dalla piena degli applau-
si, dalle grida, dai rumori, dalle acclamazioni. ... Vi sono pochi esempi
d’un applauso simile. Il maestro e i cantanti furono chiamati non sappia-
mo bene se dodici, quindici o venti volte sulla scena. (ECO7)

Gran parte dei cantanti dei giorni nostri riescono vegliando ad


adormentare chi li ascolta; qui invece la cosa è al contrario, i cantanti 1831, III, nn. 10-12, pp. 182-184, 198-200 e 215 sg.; «Il Censore universale dei
dormono, ed il pubblico è desto, destissimo, attento ed entusiasmato. teatri» (CUT) il 26 marzo 1831, III, 25, pp. 98-100; «Allgemeine musikalische Zeitung»
Questa musica ... ha il pregio ... incontrastabile di piacere estremamen- (AMZ), XXXIII, 20, 18 maggio 1831, coll. 323-325; e infine (meno certa la testimo-
te. ... Tutto insomma destò fanatismo. (GDM8) nianza diretta) su «Harmonicon» (HAR) del maggio 1831, XIX, 5, p. 110. Alcuni di
questi scritti sono noti e sono stati sovente ripresi negli studi su Bellini, a partire
dalle loro trascrizioni date la prima volta in testi di riferimento: in CAMBI, pp. 268-
A chi non fu testimonio di veduta parrà cosa stranissima, o almeno 272 i tre dall’«Eco»; in PASTURA, pp. 281-283 i due dalla «Gazzetta privilegiata di
esagerata, quanto veniamo noi ora qui ad asserire, che cioè la Sonnam- Milano». Si riportano perciò qui passi più ampi soprattutto da quelli meno esplorati.
bula ... fu la scorsa domenica esposta sulle scene del Carcano con evvi- 88. Le discussioni su Bellini di due anni avanti si possono ricostruire dalla serie
va non mai più udite, con applausi non mai più praticati. (MIN12) 87 delle recensioni all’esordio della Straniera, pubblicate in CAMBI (pp. 188-209) e PA-
STURA (pp. 160-162), sunteggiate in MARIA ROSARIA ADAMO, Vincenzo Bellini. Bio-
grafia cit., pp. 97-102; dai due pamphlet anonimi Alcune osservazioni critiche in-
torno alla musica dell’opera La Straniera del sig. maestro Vincenzo Bellini e Alcu-
85. Cfr. SENICI, Landscape and Gender cit., p. 71 sg., che si vale dell’osservazio- ne aggiunte alle osservazioni critiche intorno alla musica dell’opera La Straniera
ne ad altri fini. del sig. maestro Vincenzo Bellini, ambedue Milano, Pirola, 1830; ma anche dal trat-
86. Lettera del 7 marzo 1831 da Milano, ad Alessandro Lamperi, in CAMBI, p. teggio tempestivo fattone da GIUSEPPE ROVANI, Vincenzo Bellini, fra gli altri nel suo
268 e NERI, p. 183. Storia delle lettere e delle arti in Italia giuste le reciproche loro rispondenze ordina-
87. Reazioni pubblicistiche frutto di diretta presenza alle rappresentazioni del te nelle vite e nei ritratti degli uomini illustri dal secolo XIII fino ai giorni nostri,
Carcano furono almeno gli articoli apparsi su – li si sigla per rinviare ad essi con Milano, Sanvito, 1853, pp. 189-204: 195-201 (che trascriveva anche l’originario
comodità di qui innanzi – «L’Eco» il 7 (ECO7), 9 (ECO9) e 11 (ECO11) marzo 1831, [GIACOMO BARBÒ], Cenni illustrativi alla nuova opera La straniera, Milano, Bian-
IV, nn. 28-30, pp. 112, 116 e 120; «Gazzetta privilegiata di Milano» l’8 (GDM8) e 15 chi, 1829).
(GDM15) marzo 1831, nn. 67 e 74, pp. 265 sg. e 293 sg. «Corriere delle dame» il 10 89. Cfr. TOSCANI, Introduzione cit., p. XXI e WERNER FRIEDRICH KÜMMEL, Vincen-
(CDD10), 20 (CDD20) e 25 (CDD25) marzo 1831, XXVIII, nn. 14, 16 e 17, pp. 105- zo Bellini nello specchio dell’«Allgemeine musikalische Zeitung» 1827-1846, in
108, 121 sg. e 130; «La Minerva» il 12 (MIN12), 19 (MIN19) e 26 (MIN26) marzo «Nuova rivista musicale italiana», VII, 2, 1973, pp. 185-205: 190-195.

XXX
La sensazione netta è comunque che si fosse subito creato in cit- Rubini ci ha inebbriati di nuovo incanto colla magica sua voce, ed
tà, e stesse in quei primi giorni montando, un consenso di pubblico ogni plauso del Pubblico è generosamente ricambiato da lui con altret-
tale da spazzare via ogni argomento di chi volesse trovare qualcosa tante bellezze e meraviglie. La Pasta qual Semiramide inarrivata, qual
da ridire. La si ricava dai commenti più superficiali o corrivi, proprio portentoso Tancredi, qual Nina assai pregevole, avea un solo posto nella
sua corona di lauro che il pastorale e sentimentale affetto della Sonnam-
per questo più sintomatici:
bula ha ora compiutamente occupato e con vero suo trionfo. – E Belli-
ni?... e Bellini de’ suoi miseri detrattori e degli invidiosi può ben dire col
Vorremmo pur dire qualche cosa che non fosse lode, per dar al no- fier Soldano:
stro sbozzo una tinta di chiaroscuro tanto necessaria in questo genere di
narrative; ma confessiamo di non sentirci inclinati a tradire la verità per
Non cedo io no; fia con memoria eterna
dar diletto a quei pochi fra i nostri leggitori, che amano la critica anche
De le mie offese eterno anco il mio sdegno.
fuor di ragione. (GDM8)
Risorgerò nemico ognor più crudo
Cenere anco sepolto e spirto ignudo.91
Abbiamo anche sentito dire che questa musica più si sentirà, e sem-
pre anderà piacendo di più. Il tempo è galantuomo. Certo è che vi sono
E i Capuleti ed il Pirata e la Straniera e la Sonnambula stessa di nuovo
in questo spartito delle cose assai belle, e che faranno sempre un grande
stile adorna, daran vita mai sempre al nome di Bellini. – Chi non apprez-
effetto. (ECO9)
za quanta difficoltà fosse a superarsi nel tratteggiare gli affetti pastorali
in uno stile elevato, finora ch’io mi sappia non per anco tentato da altri;
Tra queste «cose», talune pagine chiave si erano imposte d’acchito chi non vede com’egli magistralmente sappia in piena luce far risplen-
all’attenzione comune («Due duetti, l’aria di Rubini, l’ultima della dere i pregi de’ suoi cantanti, evitandone tutti i loro naturali scogli; e chi
Pasta, i pezzi concertati ... quei cori continuati» [GDM8]), ma il novero non sa valutare che Bellini non ha ricopiato altri, né sé medesimo nella
dei pezzi di successo si andava ampliando a mano a mano che si Sonnambula; chi non riflette con quanta verità egli esprime il verso e la
tornava a sentire l’opera, come testimoniò anche promozionalmente parola; chi non applaude all’armonia de’ cori; chi non pensa al dilicato e
l’articolo più puntuale nel passarla in rassegna brano per brano (ECO11, gustoso accompagnamento istromentale; chi non s’incanta a quella sem-
terzo ad uscire, cosa eccezionale, sulla testata amica). Del resto, sul plicità di note ch’erano pur volute dalla poesia, cacciando in bando pos-
clima di quei giorni al Carcano pure un professionista come Michail sibilmente quelle eterne cabalette che ci hanno ormai cabalati abba-
stanza, non può, né dee parlare ragionevolmente mai più di musica... –
Glinka si espresse a chiare lettere (al netto di qualche manierismo
Vorrò dire io forse con questo che in tutto sia preziosa la Sonnambu-
memorialistico): la?... no certamente; vi hanno le sue pecche, v’è qualche inutile ripeti-
zione, vi manca talora un po’, direbbe l’Ariosto, di quel foco febeo, che
L’opera impressionò enormemente. Nelle poche rappresentazioni date senza consumarsi ognora avvampa, 92 ma l’insieme è pure il bello insie-
prima della chiusura dei teatri, Pasta e Rubini cantarono con l’entusia- me, e Bellini
smo più palese, a sostegno del loro prediletto maestro; nel second’atto
piangevano loro stessi, i cantanti, e si trascinavano dietro il pubblico, Tanto una chiara fama l’avvalora
così che nelle gaie giornate di carnevale si spargevano lacrime di conti- Che amar si fa dagli inimici ancora.93
nuo, nei palchi come in platea. E pur io, abbracciato a Steric‡ nel palco
(CDD10)
dell’ambasciatore, versavo lacrime di estasi ed emozione.90
In commenti più inclini alla cronaca spicciola si sprecavano, va
Sul piano del giudizio di valore, tuttavia, pare che il segno domi-
da sé, i toni entusiastici verso le gesta dei cantanti, ad assecondare e
nante lo imprimesse il frivolo «Corriere delle dame» con un corposo
insieme rinfocolare l’opinione comune degli appassionati lettori. Su
articolo, apparso già il 10 marzo, che nei giorni seguenti tutta la coorte
Rubini, si rincorsero frasi come «ha cantato come un angelo» (ECO7),
dei commentatori riecheggiò o chiosò in qualche aspetto, anche per
«canta al solito, vale a dire eseguisce perfettamente tutto quello che
lo spessore critico decisamente sopra la media mostrato dall’anoni-
gli viene in capo di fare» (ECO9) o anche «ha fatto di noi quel che ha
mo estensore:
voluto; è il vero non plus ultra della scena musicale (MIN12)». E
altrettanto per la Pasta: «ha disseccate le fonti degli elogi anche ai
Romani ha trattato questo melodramma con tutta quella grazia e quel
sapore che il Tasso trattò l’Aminta, ed il Guarini il suo Pastor fido; Bel- più schivi» (GDM8), «ci ha empiuto di meraviglia, e se essa, dopo di
lini, posto nel difficile e inusato arringo di vestire con musiche note una avere cotanto trionfato sopra di noi, giunge ancora a rapirci in estasi
scena pastorale in cui però tutta l’elevatezza del sentire e le più sublimi soave, bisogna ben dire che abbia cantato bene» (MIN12), «le cose
passioni investono e sublimano i suoi personaggi, dovette attenersi ad belle di cui ha saputo ornarla [l’aria conclusiva] valgono a dimostra-
uno stile tutt’affatto lontano da quello che nelle eroiche rappresentazio- re fin dove può giungere l’arte del canto» (ECO11); senza peraltro
ni o nelle tragiche o nelle comiche o nelle semiserie vuol essere impie- dimenticare l’attrice, che tra le altre cose «divertì moltissimo colla
gato... Questa era l’alta meta a conseguirsi... Ed egli vi riescì sì bene che sua controscena» mentre Mariani «cantava la sua aria di sortita»
il soave ed esprimente stile de’ suoi più lodati pezzi e dei cori in genera-
(ECO11). Anche di quest’ultimo, come della interprete di Lisa, furo-
le, potrebbe valutarsi qual prezioso anello riposto in fra la Nina di
no poi tessute le lodi, seppur nella dovuta, subordinata proporzione:
Paesiello e la Camilla di Paer... e in gran parte questo suo componimen-
to offre la prisca semplicità adorna ed abbellita dalle moderne grazie. «la Taccani e Mariani aggiunti ai principali protagonisti di questo
Due cori nel primo atto, la scena di Rubini, quel dolcissimo duetto che trionfo, lo rendettero ancor più completo» (GDM8); «bene la giovane
segue colla Pasta, l’altro che segue ancora fra questa e il basso Mariani, Taccani, bene i bassi, e assai bene Mariani nel duetto con Madama
una parte del primo finale, un’aria dello stesso Rubini nell’atto secondo Pasta, ma perdoneranno se non ci stendiamo di più sul merito loro»
e l’altra in fine delle spettacolo eseguita dalla Pasta non trovano chi (ECO9). E sempre espliciti furono gli apprezzamenti per le qualità
possa contrastarvi originalità, melodia, condotta e pienezza di effetto. esecutive del coro, che andavano insieme al consenso immediata-
Anche la cavatina della Taccani è scritta assai bene e con molto garbo mente riscosso dai pezzi loro destinati («Bravi i Cori, e ve n’è uno di
eseguita, non così l’aria che ha nell’atto secondo; la cavatina ancora di
questi cori che ci è sembrato assai bello. Fra le immense e innumere-
Mariani non è senza pregio, ed è pure graziosa e bella l’aria della Pasta
voli chiamate, sono stati compresi anche i cori», ECO9).
nel primo atto, ma questi tutti cedono in confronto agli accennati pezzi
che eccitarono nel pubblico non dirò se entusiasmo od orgasmo di ap- Poi, certo, vi fu anche qualche spazio per il vezzo da gazzettieri –
plaudire, di vedere e rivedere il Maestro, la Pasta e Rubini le sei o sette s’è visto accennarvi poco sopra – di andare a trovare peli nell’uovo,
volte dopo ciascun atto nella prima sera ed altrettante nella seconda rap- a secondare chiacchiericci da foyer. Tocchi avvertibili di chiaroscuro
presentazione.

91. TORQUATO TASSO, La Gerusalemme liberata, IX, 99.


90. Si traduce il passo da MICHAIL IVANOVIC‡ GLINKA, Memoirs, Norman, University 92. LUDOVICO ARIOSTO, Orlando furioso, XLII, 54.
of Oklahoma Press, 1963, p. 61. Nella pagina che dedica ai ricordi di quel suo primo 93. Appena adattato, il distico proviene da ERASMO DA VALVASONE, La caccia
inverno milanese, Glinka mostra di avere seguito l’intera stagione del Carcano, men- (1591), canto III, 73, che l’erudito recensore lesse plausibilmente nell’edizione Mila-
tre per la Scala si limita a menzionare il nome di Giuditta Grisi. no, Società Tipografica dei Classici Italiani, 1808 (p. 115).

XXXI
ebbero ad esempio taluni giudizi sul lavoro di Romani, con formule rale-patetica; il genere differisce troppo, e il rimproverare a Bellini di
come quella letta in MIN12 o osservazioni su pretese inverosimiglianze non avere con grave stile e con pomposa veste ornata la Sonnambula,
(ECO9). Una frecciata andò allo stesso Sanquirico, pur fra gli omaggi sarebbe come censurare il Tasso per non avere adoperati gli stessi modi
ch’erano per lui di regola: a proposito del fondale della scena nel- e frasi e gli stessi concetti della Gerusalemme nella sua Aminta; e sono
pur dessi due capi d’opera, e se l’una è la regina delle Epopee italiane,
l’osteria si osservò, con una certa oggettività, che essa «parve da
l’altra è un vero giojello, per cui a ragione è detto «Questi son gli occhi
prima poco adattata a cagione di que’ quadri che la costituiscono una della lingua nostra». Ognuno certamente, nominando il Tasso, lo dirà
galleria di antico castello, anzicché una camera d’alloggio di povero l’autore del Goffredo; e in una galleria porrà a destra l’Alfieri ed a sini-
villaggio» (GDM8). Si volle anche discettare di «qualche riminiscenza» stra Goldoni; ma pel titolo solo che l’Epopea e la tragedia sovrastanno
da «canti nazionali» (GDM15), così come si fece sapere alla Pasta in grado di composizione alla favola boschereccia ed alla commedia. –
«francamente», per quanto poco cavallerescamente, che «la sua figu- Ancora non finiscono qui le accuse, e vuolsi che la Sonnambula non
ra è ormai troppo formata per il personaggio che ella rappresenta» potrà eseguirsi se non dai sommi pei quali fu scritta... È fallo, ed è fallo
(ECO9). Né mancò un’osservazione non del tutto peregrina circa il già provato; dicevasi altrettanto della Straniera, e la Straniera piacque
duetto fra la Pasta e Rubini: dove «canto più bello e più bello accor- ogni dove fu rappresentata... che se pur fosse, io ne indurrei per lo con-
trario un elogio al maestro. – Sembra concesso che la Pasta e Rubini
do non s’intese mai», e pure le «difficoltà d’eseguirlo» erano «tali e
com’aquile volino sovr’ogni artista vivente, ed è stretto dovere di uno
tante che, a parere di molti intelligenti, nessuno, tranne questi due scrittore il valersi di tutti i numeri che gli esecutori affidatigli ponno
artisti, potrà assumerne l’esecuzione» (ECO11). prestargli; or dunque se Bellini ha tutti impiegati i sovrani mezzi della
Si trattava comunque di blandi caveat, rispetto all’impetuoso vento Pasta e di Rubini, e questi mezzi sono pure inarrivabili, certo sì che
di consenso che tirava. Naturale perciò che Ricordi si affrettasse a nessuno può ragionevolmente riprodursi colla Sonnambula a disputare
rendere noto di «essere egli l’unico proprietario della musica della la palma o d eguagliarli nella giostra. E ciò ritorna a merito del maestro,
Sonnambula, e che a lui solo deve rivolgersi chi ne volesse» (Eco9). ed a somma gloria de’ sommi cantanti, ai quali sicuramente non giunge
Altrettanto significativo che lo stampatore Fontana dovesse provve- mai gradito all’orecchio che l’opere da essi eseguite sortano lo stesso
dere, nelle settimane seguenti, a un seconda tiratura del libretto. Pure, effetto con altri esecutori; e Marchesi udiva con troppo piacere che la
Ginevra ovunque riprodotta lasciava desiderare quel suo primo
per quanto isolati, giudizi dissenzienti allignavano in città, e tra que-
Ariodante, e Crescentini quel suo Curiazio, e così tanti altri di quell’alta
sti doveva farsi sentire – stando almeno alle argomentazioni di chi vi sfera... Ma non più di sì inutili discorsi... io vo gridando pace, pace,95 ed
ribatteva – l’opinione anche comparativa che Lichtenthal espresse in santa pace ammiro ed applaudo alle musiche note del sempre festeg-
qualche settimana più tardi nel pezzo di bilancio sulla stagione del giato Bellini, ed alla sovrana esecuzione della Pasta e di Rubini. (CDD20)
Carcano:
L’appello pacificatorio, però, non attecchiva. È sensazione preci-
Donizzetti’s Anna Bolena, von der bereits im vorigen Berichte vom sa che in città persistesse comunque una corrente di forze avverse a
Hörensagen Auskunft gegeben wurde, gewann dergestalt, dass sie Bellini. La quale poté certo avere a che fare con fattori di concorren-
einstimmig als die schönste aller in dieser Stagione in beyden Theatern za come quelli contingenti fra le due imprese o quelli più durevoli –
gegebenen Opern betrachtet. ... Bekanntlich gehörte Donizzetti zur
se n’è scritto spesso a proposito di Pacini – tra musicisti. Ma che
heutigen grosse Dita, und noch im ersten Acte der Anna Bolena sagt er
sich von ihr nicht ganz los: aber im zweyten Acte stehet er selbständig forse derivava anche da una distanza tra diverse cerchie di persone, e
da, und zeigt sich als einen würdigen Schüler Mayr’s. .. Am 6ten dieses più specificamente tra quella delle frequentazioni belliniane (com-
ging endlich die längst erwartete neue Oper la Sonnambula von Hrn. presi i magnati finanziatori della stagione) e gli ambienti più stretta-
Bellini in die Scene, und wurde noch mehrmalen bis zum 24sten, als am mente legati alla cultura germanica, o all’amministrazione austriaca.
Schlusse der Stagione, stets mit rauschendem Beyfalle gegeben. ... Die È come se ci fosse un inutile sovrappiù di acidità, ad esempio, nel
Musik dieser Oper hat, ausser einem unbedeutenden Trillerduett zwischen pubblico funzionario musicofilo Lichtenthal che dinanzi a una platea
der Pasta und Rubini, weder was Neues noch was Ausgezeichnetes internazionale di lingua tedesca sciorina – appena di seguito il giudi-
aufzuweisen, und befriedigte Viele sehr wenig oder gar nicht. Soll Bel- zio artistico visto sopra – un gretto calcolo nelle tasche del musici-
lini wirklich, wie es scheint, schon nach seiner Straniera fertig geworden
sta:
seyn? (AMZ)
Er hat aber einen grossen Anhang hier, und vierdient sehr viel Geld.
Suona infatti come una risposta complessiva sia a un simile parere
Diese Oper, die ihm ungefähr einen Monat Zeit gekostet, brachte ihm
sia alle punture di spillo dei gazzettieri più corrivi il secondo pezzo schon bis jetzt 4000 Gulden von der Impresa, 2000 Zwanziger für die
pubblicato sulle simpatizzanti pagine del «Corriere delle dame» dal Hälfte des Verkaufspreises der Partitur, also bereits netto 1000 sage
medesimo acuto articolista: tausend Ducaten, 80 Gulden und 20 Kreuzer, und so oft die Partitur an
andere Imprese verkauft wird, bezieht er immer einen Theil des
Ritornando ancora sul campo la Sonnambula, ci gode l’animo del Verkaufspreises. Rossini hat selbst in den letzten Zeiten nicht einmal die
non avere errato nel giudicarla una composizione di molto merito, di cui Hälfte so viel als Bellini für eine Oper bezogen. Und Weigl, hat er für
fanno incontrastabile prova l’affluenza che non fu mai tale per altre ope- seine herrliche Idylle, die Schweizerfamilie, auch 1000 Ducaten
re in quest’anno, e gli applausi che ponno dirsi interminabili ai principa- bekommen? Was sind aber auch 1000 Sonnambule gegen eine
li pezzi e dopo ciascun atto alla Pasta ed a Rubini insiememente. – Colo- Schweizerfamilie? (AMZ)
ro che pur volendo cianciare d’ogni umana cosa tenterebbero diminuire
la fama di Bellini, la quale a loro dispetto crescit eundo, instituiscono, A battere con insistenza un simile tasto relativo all’opulenza – seppur
come a processo fiscale, un paragone in fra la Sonnambula, l’Anna Bolena della stagione, non del musicista – ci si mise del resto anche Prividali
e la Straniera; di quell’Anna Bolena che in principio di stagione ben quando, con astio malcelato verso l’impresa concorrente del sodale
pochi avea accontentati, e di quella Straniera cui ne avevano alcuni da
Crivelli, si degnò di riprendere la parola a proposito delle opere del
prima fatto ogni strazio, e che soltanto la costante buona riuscita di ogni
riproduzione, fa sì, direbbe il Ferrarese, ch’essi Carcano, in sede di bilancio parallelo delle due stagioni appena ter-
minate: 96
Non han poter d’una risposta sola;
Trema il cor dentro e treman fuor le labbia,
Non può la lingua disnodar parola, 95. FRANCESCO PETRARCA, Canzoniere, 128 (“Canzone all’Italia”).
La bocca amara par che tosco v’abbia94 96. Esplicito l’attacco dell’articolo: «Nei due nostri teatri d’opera colla sera del
21 terminarono le rappresentazioni del maggiore, del minore con quella del 24 cor-
Ma è fallo ed è fallo imperdonabile l’instituire paragoni di merito e rente marzo. Di quanto fu in essi dal 26 dicembre fino a questi ultimi indicati giorni
di elevatezza nello stile fra un’azione eroico-tragica ed una scena pasto- prodotto, venne già reso minuto ed esatto conto pubblicamente di mano in mano che
gli spettacoli si andavano succedendo: che se io ho preferito di farmi diligente
espositore delle cose accadute alla Scala, e per se stesso e per me con esuberanza si è
compiaciuto di supplire l’Eco sopra quelle del Carcano, duplice facendosi ed anche
94. ARIOSTO, Orlando furioso, XLII, 41 triplice relatore d’ogni singola varietà presentata su quelle scene» (CUT).

XXXII
Più apertamente ancora consacrate alla plausibile vaghezza di diver- scurabile, la somma di duecentoquarantamila lire italiane che il go-
tire e di divertirsi furono le dispendiosissime operazioni di questo nelle verno aveva infine rimesso a disposizione per l’intero appalto annuo
sue dimensioni minore teatro. Dieci spettacoli d’opera con tre composti dei due Imperial Regi Teatri, dopo che le velleità sparagnine
espressamente, ed eseguiti da trenta cantanti circa: quattro spettacoli di dell’arciduca in persona erano naufragate. Eloquenti sulla grandeur
ballo elaborati da un coreografo di alto grido, e sostenuti da quaranta e
che aveva imperato sono d’altronde molte altre cifre di questo bilan-
più fra mimi e danzatori: moltiplicità infinita di scenarj dipinti dal primo
pittore dell’età nostra, infinita non meno quella de’ vestimenti per gusto cio, mentre sarebbe possibile, ma certo sviante, riflettere utilmente
e per ricchezza mirabili. Come mai si avrebbe potuto risolversi a riunire su talune dimensioni o disomogeneità delle sue voci. Tra queste tut-
in sì angusto spazio tanta copia e profusione di teatrali apparizioni, se tavia ne va sottolineata almeno una (doppia, d’uscita ed entrata): la
calcolar si avesse voluto l’enormità della spesa colla possibilità degli somma sostanziosa, già per dire maggiore del compenso stagionale
introiti? Laonde quand’anche la passata stagione mostrata si fosse, ciò d’un Mariani, dispensata all’editore dell’«Eco» Lampato, che poi ri-
che non fu, severissima, chi avrebbe potuto dispensarsi di accorrere al sulta la rifondesse quasi per intero. I contorni precisi della transazio-
Carcano, chi lasciarsi sgomentare dalla lunghezza del cammino, se la ne certo sfuggono. Ma l’esistenza d’un rapporto anche economico
curiosità dei dilettanti era dalla frequentissima successione delle novità tra l’impresa Marietti-Soresi-Litta e lo stampatore che più aveva dato
stimolata ad ogni momento, se queste novità offerte per lo più venivano
copertura alla stagione – e allo stesso tempo il più organico alla bor-
da virtuosi di molto credito? Quei molti medesimi che un eguale non ne
possedevano, erano anch’essi un accrescimento di stimolo, perché alcu- ghesia cittadina di stampo liberale – appare piuttosto sintomatica.
ni ignoti a noi, alcuni affatto a tutto il mondo musicale. Ma se tutti questi Il riverbero di notorietà e lustro sui promotori dato da quegli spet-
rapidi cangiamenti, tutta questa gran quantità di artisti solleticavano le tacoli restò peraltro vivo a lungo, in Milano. Verso fine anno furono
brame dei concorrenti, per l’amor proprio di tutti quegli artisti non era- loro dedicati, di nuovo come in gara con quanto accadeva di prassi
no egualmente solleticanti. Per presentarli tutti nel loro migliore aspetto per la Scala, ben due delle tipiche pubblicazioni regalo pre-natalizie,
non bastava né una sì breve stagione né un teatro solo: accadde quindi effimere ma di gran smercio. Entrambi gli almanacchi, l’uno più
ciò, che doveva accadere, la pubblica attenzione si arrestò sulle più spe- modesto uscito dall’editore Truffi, l’altro più pretenzioso fatto stam-
rimentate riputazioni, e sopra alcuni pochi fra i molti offerti spettacoli. pare da Canadelli, si spesero ulteriormente nel tessere le lodi del
... Ma la composizione più d’ogni altra desiderata era quella nuova
memorabile corso d’opere, dei suoi interpreti e della novità di Belli-
di Bellini, intitolata la Sonnambula, e questo desiderio fu appagato sol-
tanto nella sera del 6 marzo. Vi cantarono e molto bene la Pasta e Rubi- ni che l’aveva coronato. E se il primo volumetto risultò ordinario
ni, degli altri nulla vi è da discorrere, e questi due vi cantarono molto. Il anche per la qualità critica dei suoi contenuti, dall’altro si trae l’im-
suo esito misurato dagli applausi fu tale, che nessun’opera n’ebbe at- pressione che agisse ancora potente, riconvertita ora a futura memo-
tualmente un eguale; qualunque anche esser possa l’intrinseco suo valo- ria, la spinta a promuovere non solo i fasti degli artisti, ma almeno
re, si può guarentire senza tema di errare, che un eguale non ne avrà altrettanto quelli dei tre doviziosi, munifici e un po’ eterodossi espo-
nemmeno essa medesima in altra occasione. Tutto l’entusiasmo, che coprì nenti del gotha cittadino:
di acclamazioni la Sonnambula, non soffrì verun dispiacere di risentire
dopo di essa l’Anna Bolena, la quale fu anzi alla sua nuova apparizione PREFAZIONE. Tra i fasti più luminosi di che possano gloriarsi i teatri
salutata di applausi maggiori dei consueti. italiani, e di cui la fama ci abbia recata reminiscenza, pochi o niun d’essi
... Sorprende veramente il ricordare tutta questa serie di spettacoli, potrà vantare un complesso di avventurose circostanze, ammirabili per
ch’ebbero il loro principio di creazione in dicembre, e che fedelmente e qualunque aspetto le riguardi, quanto quello di cui prendiamo a scrivere
francamente eseguiti vennero fino al 23 marzo, e non è quasi concepibile gli eventi. Noi non abbiamo ricordanza di niun teatro, dove si adunasse-
come un sì ardito progetto abbia potuto in questo breve intervallo essere ro tanti primarj artisti di sì alto grido e di sì divulgata riputazione, quan-
condotto al suo pieno effetto: la perseveranza, l’attività ed il denaro pos- to quelli che illustrarono le scene di questo nostro teatro Carcano, mercé
sono talvolta ciò che non sembra possibile, e questa ne fu una prova le cure splendidissime di una impresa, che niun’increscevole sollecitu-
solenne. (CUT) dine, niun ponderoso dispendio risparmiando, immaginò e seppe far rap-
presentare tanti e sì svariati spettacoli, che difficilmente potrannosi ve-
È palese che i calibrati giri di frase e la stessa elencazione dei dispen- dere con pari avventura, e con egual magnificenza rinnovellati.
diosi punti di forza della stagione mirano a un doppio obiettivo: per .... ecco ciò che le cure liberalissime di codesta onorevole impresa
un verso a giustificare l’esito più scarso degli spettacoli scaligeri (come seppero con nuovo divisamento, con solerte perseveranza e senza alcu-
fa d’altronde l’intera parte dell’articolo loro dedicata), per l’altro al na mira di profitto, assemblare su queste scene al più raro ed al più
ridimensionamento sistematico dell’accaduto nel teatro di Porta Ro- nobile ricreamento di una cittadinanza, i cui migliori non furon tardi a
mana. Il trattamento riservato a Bellini e alla sua opera è poi oltre- saper grado alle sue prestantissime premure.
Né a ciò si rattennero le sue provide cure, perciocché essa profuse
modo sbrigativo e sminuente, nonché completato dall’infida evoca-
indagini e sempre novelli sforzi per aggiugnere la perfezione, dal primo
zione di un paragone a perdere con Anna Bolena. Tanto fiele insom- cominciare agli ultimi periodi della stagione, facendo inchiesta e pro-
ma viene stillato in queste righe che il mezzo riconoscimento a denti cacciando sempre nuovi e più validi soggetti, onde supplire ai deboli,
stretti su cui si chiude il pezzo, unito alle varie positività di cui per sul merito dei quali una infedele riputazione l’aveva ingannata.
decenza non s’è potuto tacere, appare un’ulteriore attestazione, per ....
quanto alla rovescia, che l’impresa Marietti-Litta-Soresi ottenne in- LA SONNAMBULA ... Difficile intrapresa riesce a noi il discorrere di
fine davvero il desiderato gran successo d’immagine presso l’opi- questo dramma, dopo che tante cose, e tutte di lode, furono di esso pub-
nione pubblica cittadina. Costato caro assai, peraltro, come mostra il blicate sui giornali, e parlate ne’ crocchi e nelle società. E noi pure vo-
bilancio complessivo della stagione (cfr. pagina seguente)97 lendo essere seguaci dell’affluenza comune, e del giusto vero, non
dovressimo che replicar laudi sopra di uno spettacolo, che nascea sotto
Le duecentoquarantamila lire austriache che i tre infine sborsaro-
il plettro della musa di ROMANI, vestiasi di melodie sulla lira di BELLINI,
no di tasca propria, per fare quadrare il bilancio, non erano certo ed era modulato dalle labbra soavissime di una PASTA e di un RUBINI. Ma
poca cosa. Rappresentavano infatti quasi la metà del budget com- posciaché niuna cosa sazia e riesce fastidiosa, come il tanto iterare di
plessivo e oltrepassavano nettamente, particolare simbolico non tra- encomj, così restando noi paghi del dire, che questo ne ottenne in sì
larga dismisura, che la memoria non sa richiamarci un altro simile spet-
tacolo, il quale al solo suo primo apparire, venisse in tant’auge di elogio
97. Insieme a vari altri parziali, il documento di rendiconto complessivo – costi- elevato, noi non faremo, che rammemorare ed esporre coll’esito
tuito da più pagine in grande formato, contenente anche molte altre voci d’uscita partitamente ottenuto da ciascuno, i diversi pezzi che meritatamente fu-
(allestimenti, orchestra, spese serali, ecc.) e firmato dal ragioniere Crippa della ditta rono plauditi, e che in effetto furono i più distinti per novità di pensiero,
Marietti – si conserva in I-Mlitta, serie XI, cart. 410/31. Nei compensi, l’evidente e per eccellenza di esecuzione.98
differenza tipologica tra cifre tonde (come quelle ad esempio pagate a Bellini o alla
Taccani) e cifre con decimali dipese dal fatto che quest’ultime riguardarono 98. Da Teatro Carcano. Almanacco per l’Anno Bisestile 1832, Milano, Canadelli
remunerazioni concordate e pagate in franchi o lire italiane, il cui concambio venne (tipografia Omobono Marini), [1831], pp. 1-5, 97 sg. L’altro volumetto pubblicato –
a quanto pare fissato a 1 per 1,1494 lire austriache (non distante dalla quotazione 64 pagine rispetto alle 128 del primo – fu Teatro Carcano. Carnevale 1830-31. Al-
ufficiale di 1,148: cfr. UGO TUCCI, Le monete del Regno Lombardo-Veneto dal 1815 manacco per l’anno bisestile 1832, Milano, Truffi, 1831. Su questi tipi di pubbli-
al 1866, «Archivio economico dell’unificazione italiana», serie I, II, 1, 1956, pp. 1- cazione e sulla fortuna successiva dell’editore specializzato Canadelli, cfr. BERENGO,
39: 5). Intellettuali e librai cit., pp. 179-192.

XXXIII
Impresa del Teatro Carcano nel Carnevale 1830-1831
Conto di Cassa al 7 luglio 1831

Riscossioni Pagamenti

Versate da S.E. il Sr Duca Pompeo Litta Visconti Arese Compagnia di canto = Bellini – Maestro £ 12.000,00
per far fronte alle spese £ 80.000,00 Pasta Giuditta = 1a Donna 45.977,01
Idem dal Sr Giuseppe Marietti per come sopra 80.000,00 Rubini = Tenore 40.229,88
Idem dal Sr Pietro Soresi per come sopra 80.000,00 Roser Lina = 1a Donna 11.089,68
Fitti di palchi a stagione 88.850,37 Mariani = Basso 5.747,12
Fitti di palchi serali In Teatro al Camerino £ 1.500,40 Frezzolini = Basso comico 6.896,52
Al caffé de’ Virtuosi
Al Caffé Albanelli
9.024,20
3.106,02
} 13.630,62 Baroilhet = Basso
Orlandi = 1a Donna
2.873,56
8.324,39
Abbonamenti 34.356,00 Ramella Gaetana = 2da Donna 344,83
Biglietti serali di platea e palchi 81.062,00 Galli = 1° Basso 20.689,65
Sedie chiuse a stagione £ 1.160,00 Laroche = Contralto 2.400,00
Serali 3.072,44 Hilaret = 2da Donna 1.000,00
4.732,44 Granatelli = Maestro de’ Cori 1.809,39
Introiti di V fila 16.465,35 Piombanti = 2a Donna 1.320,00
Idem degli Omnibus 1.107,00 Martinet = 1ma Donna 5.747,12
Prodotti diversi e Vendita di vestiario 11.655,35 Musatti = 2da Tenore 1.724,14
Vendita di libri d’opera e programmi ,00 470,75 Zambaiti = Idem 862,06
Vendita di spartiti ,00 2.000,00 Lodetti = 2do Basso 919,54
14.126,10 Valencia = Tenore 5.747,12
Rimborsi di spese e anticipazioni Schoberlekner = Basso 5.747,12
Da Coristi cessati 92,00 Schira = Maestro al cembalo 706,20
Figuranti come sopra 99,31 Taccani = 1ma Donna 1.200,00
Orchestra a stagione 59,57 Ferretti = 2da Donna 517,25
Spese diverse 37,50 Donizzetti = Maestro 4.306,98
Ramella Gaetana 503,73 Lega = 2da Donna 720,00
Anticip.e a Viglezzi di Sartoria 529,65 Hazon = Idem 900,00
1321,76 Ferri = Idem 250,00
Rimborso della sovvenzione fatta al Sr Lampato 5925,00 Ekerlin = Contralto 2.780,64
Utili di Cassa per agio sulle valute a tutto il 7 luglio 1831 3307,47 Coristi 6.908,00
Coriste 3.468,00
Somma portata avanti £ 504.884,11 Somma portata avanti / Somma retrosta £ 203.206,20
...... ...... [p. 2]
Majocchi = Maestro 662,04
Crippa Antonio = 2do Tenore 500,00
Biondi Lorenzo = 2do Basso 1.034,48
Salvioni Carlo = Maestro dei Cori 459,76
Cervati Paolo = 2do Tenore 1.379,31
£ 207.241,79
Compagnia di Ballo Pezzoli = 1ma Ballerina £ 4.597,68
Henry = Compositore 14.799,30
Mattis = 1° Ballerino 6.896,55
Hainsenhut = 1a Ballerina 4.597,68
Trigambi = Ballerina per le parti 1.379,30
Molinari coniugi = idem 9.770,11
Sofra = Ballerino 2.068,96
Angiolini = Ispettore 551,71
Statista 317,73
Ballerini 13.770,27
Ballerine 11.225,23
Figuranti Uomini 2.249,67
Idem Donne 1.959,67
========
74.383,86 74.383,86

Crivelli Cessionario d’artisti 2.873,56


......... ...........
Sanquirico Pittore = Scene 12.093,78
......... ..........
Lampato sovvenzione 6.000,00
....... ..........
Romani poeta pei Libretti 2.298,84
Abbonamenti pagati dall’Impresa per terzi 2.120,00
Spese per gli Omnibus 2.339,36
=========
£ 503.986,43
Si aggiunge a pareggio la rimanenza di cassa 897,68
————— —————
£ 504.884,11 £ 504.884,11
=========

XXXIV
Seguiva per più pagine, prodiga di superlativi assoluti, la rassegna sì In primo piano, tra i vari temi, il viaggio dell’editore nelle due metro-
pomposamente annunciata al minuto pubblico meneghino. Ma in quel poli straniere, che si era prolungato per circa quattro mesi e che fu
tardo autunno 1831, mentre si attendeva ormai la nuova opera di legato all’assoluta particolarità dell’iniziale carriera dell’opera: gra-
Bellini col tanto sospirato approdo di Giuditta Pasta alla Scala,99 La zie anche alla celebrità internazionale degli interpreti originari, le
sonnambula e gli artefici del suo successo si erano già aperti oriz- prime e uniche due riprese della Sonnambula nel 1831 vennero pro-
zonti più ampi. mosse e realizzate non in Italia ma nei teatri d’opera italiana delle
capitali inglese e francese, ricavandone a tambur battente introiti molto
alti.101
Promozione, circolazione e politiche editoriali:
Nelle settimane seguenti il gran successo del Carcano si era pe-
un’opera per il repertorio
raltro fatta subito scottante anche l’altra questione che per Ricordi
Alcune vicende che riguardarono l’opera nei suoi primissimi mesi di stava divenendo cruccio quotidiano e che, di lì in poi, lo fu anche per
vita si trovò a sunteggiarle retrospettivamente quattr’anni dopo Gio- Bellini: la quasi impossibile protezione della proprietà delle musiche
vanni Ricordi, impegnato in una scabra discussione con Bellini sui di maggior successo rispetto a stampatori, copisti e contraffattori pi-
proventi della loro comproprietà: rati, attivissimi ovunque in cerca d’un lucro parassitario consentito
da leggi disomogenee fra stati e non al passo con quanto di nuovo si
Prima però di scendere alle vive obbiezioni da voi opposte con tanta stava sperimentando nell’economia della produzione operistica. Che
alacrità al mio conto sulla Sonnambula, permettetemi che vi chiegga se, un limitato numero di titoli, rossiniani ma non solo, venisse ormai
mentre il cuore ve le dettava, non vi fu mai dentro di voi una voce che vi gradito dal pubblico anche se riproposto stagione dopo stagione – in
ricordasse quale forte somma io pagai per quello spartito? Che vi faces-
specie dai cantanti di maggior spicco (Giuditta Pasta come s’è visto
se presente che per poterlo collocare a Parigi ed a Londra mi fu forza di
comprar anche con grande dispendio l’Anna Bolena (fonte per me di
per prima, coi suoi prediletti Medea, Otello, Tancredi e Semiramide)
tanti dispiaceri) sì che dovetti darne una precipitosa commissione a Cerri, – apriva la via allo sfruttamento mercantile prolungato della loro
perché si affrettasse all’acquisto e subito me la spedisse, altrimenti avrei eventuale e non a caso insidiatissima proprietà: tramite lo smercio
comprato indarno per quelle due città la Sonnambula, e quindi alla so- delle riduzioni a stampa d’organico vario, ma anche, si volle credere,
cietà non ne sarebbe venuto il vantaggio di quel nolo e più ancora del col nolo delle partiture per gli allestimenti. I clamori che avevano
nome che lo spartito si acquistava, nome che veniva a riflettere un’utili- salutato gli esordi di Sonnambula, le qualità riconfermate del giova-
tà susseguente alla società stessa? Queste voci avrebbero rattemperato il ne compositore catanese, la partitura su misura di due divi canori
calore e l’impeto delle vostre obbiezioni. ovunque osannati e lo stesso innovativo contratto di cessione fatto-
Venendo ora alle specialità medesime, circa alla Cavatina dei Capuleti
ne, con interesse economico condiviso al moltiplicarsi degli
mi costò l’affrancatura alla nostra posta fr. 20, con questa affrancatura
essa passò le nostre frontiere, e giunse nel Bureau di posta a Londra,
allestimenti autorizzati (chissà se su impulso degli esperti uomini di
donde per ritirarla si ebbero a pagare altri fr. 30. ... [Intorno] alla mia commercio coinvolti), furono plausibilmente gli elementi che diede-
dimora a Londra e a Parigi, se aveste ben osservato il conto, avreste ro dapprincipio buone speranze a Ricordi di poterne cavare, sia sul
veduto che non esposi che il tempo consacrato all’utile della Società, versante stampa che su quello noleggi, un affare durevole. Nella cui
perché quello che impiegai nei miei interessi di editore, un mese per promozione e protezione poteva tra l’altro contare d’avere un alleato
città (mi sarebbero bastate due settimane), non lo conteggiai. Quand’io saldo e attento in Bellini stesso, per ragioni non solo artistiche ma
esternai in Milano la mia intenzione di recarmi colà che avrei fatto così anche pecuniarie.
valere assai più la nostra Società, né voi né gli altri soci pensaste a di- Così attraverso il segretario delegato Cerri, che in quei mesi a
sapprovarmi, anzi lodaste il pensiero, ed è per questo che l’impresa del
Milano gestì l’azienda per conto suo, coinvolse praticamente subito
Carcano, consocia in questo spartito, non mi fece alcuna obbiezione su
questa partita. Da voi poi non me lo sarei aspettato giammai, da voi che
il musicista, anche sul piano delle amicizie personali, quando da
sapete per pratica quanto si possa attendere da uno spartito non custodi- Napoli il rappresentante Fabbricatore diede l’allarme su una primis-
to, e certo se ogni sera non avessi fatto quella sentinella di portare e sima falla apertasi sul fronte delle riduzioni per canto e pianoforte
riportare dal teatro lo spartito, non so se avreste potuto percepire quello (per contratto, si ricorderà, d’interesse esclusivo dell’editore): pezzi
che ve ne venne dopo ad onta della vera fiducia nel Rubbi, a cui non dell’opera erano stati messi su piazza da Girard proprio mentre dai
male s’assesta il nome come ad ogni altro copista di mestiere, quando torchi Ricordi stavano uscendo quelli di proprietà legale. Sono noti
non hanno addosso una attiva ed incessante vigilanza. Marietti mi vide sia la perizia di Bellini su quella prima impressione napoletana di
in quella mia improba fatica e dovette certamente lodare la mia «Son geloso del zefiro errante», sia l’avviso per i giornali con cui si
pazienza.100
vollero ribadire una prima volta i diritti di sfruttamento acquisiti.102

99. Del tutto probabile che la sua scrittura per il Carnevale scaligero 1831-32 –
lo avrebbe aperto nei panni di Norma – maturasse proprio in coda e forse come esito meraviglia vedervi ritornare su l’istesse pretese, che veramente, mio caro amico non
delle prestazioni del Carcano. Dando notizia d’un suo ultimo concerto, ne fecero sono da presentarsi da un editore ad un compositore, perché chi vi pregò di portarvi
infatti parola i giornali: «Pasta, before quitting Milan, sang in a concert at the Scala; a Londra? Chi di restarci? E credete che senza la v[ost]ra presenza lo spartito avesse
from which it is presumed she is engaged for that theatre next season» («The pericolato? No: e ve lo dimostri che mai Laporte pensò a farne far copia, e che mai il
Harmonicon», IX, 7, luglio 1831, p. 181). povero Rubbi pensò a rubarlo, e vedete che né l’Anna né la Sonnambula né la Norma
100. La lettera a Vincenzo Bellini, datata 16 luglio 1835, si legge in NERI, Caro sono state copiate».
Bellini cit., pp. 111-115. Con essa, Ricordi ribatteva a quella che il musicista gli 101. Lo si deduce dal documento contabile oggetto della disputa di cui sopra.
aveva inviato il 3 giugno precedente da Parigi (in NERI, pp. 414-416), nella quale si Inviato dall’editore al compositore come allegato d’una lettera del 18 dicembre 1833
leggono passi ulteriormente illuminanti: «Dunque entrano altri 800 franchi nel conto (anch’essa in NERI, Caro Bellini cit., p. 33), intestato Conto sociale delle spese e del
della Società-partizione Sonnambula, del quale conto ora vado a parlarvi, solamente ricavato per lo Spart.o La Sonnambula e rimasto sinora inedito, esso si conserva in
di quello che a me riguarda, e nella più schietta maniera, come vi risposi una sera nel I-CATm e consente di precisare non solo la durata del viaggio di Ricordi (restò tre
teatro della Scala sù l’istesso proposito. ... Ho innanzi agli occhi il v[ost]ro conto- mesi e mezzo a Londra e quindici giorni a Parigi, rientrando a Milano – lo si sa da
Sociale che l’anno passato mi inviaste, e vado a farvi le mie osservazioni e vi dirò la altra fonte cit. alla seguente nota 117 – il 2 settembre 1831) ma anche che quei primi
mia opinione su tante cose ... = 18 Luglio 1831: Spese in Londra, per ritirare la due noleggi dell’opera fruttarono cifre di gran lunga più alte di quelle di cui ci si
Cavatina dei Capuleti per Rubini che si era inviata per inserirsi nella Sonnambula, dovette accontentare, in calando, nelle cessioni successive: cfr. la citazione dal docu-
f[ranc]s 30: e perché? non comprendo questa spesa! per inviarla a Londra per la posta mento a p. XLI.
si sono spesi 20: f[ranc]s ciò lo comprendo; ma non comprendo il ritirarla! 2do: paga- 102. La lettera di Bellini a Ricordi del 21 giugno 1831 («Il duetto ... non conser-
te al Sig[no]r Rolandi a Londra per traduzione e inserzione nella gazzetta f[ranc]s 25: va di mio se non che qualche parte del canto ... l’accompagnamento non ha neppure
e che ha da fare la gazzetta con la società? 3º: Vostra dimora a Londra ed a Parigi!! e l’idea di ciò che sta nel suo spartito: credo quindi che esso sia stato così composto su
da chi voi riceveste la preghiera di restarci? Voi direte: il tempo per fare il contratto; le particelle cantanti che qualche uno vi avrà rubato mentre si facevano le prove, e
e chi vi pregò di andare a Londra ed a Parigi? Voi andaste pei vostri affari d’edizione che Girard ha fatto istrumentare da altra mano per prevenirvi nello smercio») e il
e non certamente pel nolo dello spartito, ed io mille volte avrei rinunciato a qualun- testo a sua firma di pari data, indirizzato a Fabbricatore in Napoli, si leggono in NERI,
que vendita, se dovea corrispondere le spese a persona per guardare (!) lo spartito: di p. 185 sg. (la lettera anche in CAMBI, p. 273 sg.). I documenti che si pubblicano di
già ne parlammo insieme, vi dissi soddisfarmi, nel teatro della Scala, e mi sembrò seguito chiariscono anche una piccola questione di duplicità di fonti che Neri tratta-
che mi accordaste ragione; perciò quando ricevei il v[ostr]o conto mi fece doppia va ivi in nota.

XXXV
Da un copialettere di casa Ricordi emergono ora tuttavia anche altri attestano che nel puntare innanzitutto alle due prestigiose produzioni
elementi utili, in coda a quella specifica vicenda. Così Cerri scriveva d’oltralpe vi fu un preciso intento promozionale (per «[il] nome che
al compositore in vacanza a Casalbuttano, il 12 e 13 luglio 1831 lo spartito si acquistava»), connesso alle scritture di Pasta e Rubini
(lettere compiegate): già acquisite o in predicato. Primo approdo in ordine di tempo fu la
stagione al King’s Theatre di Londra dove, sotto la direzione del mal
Mi duole di trovarmi nella necessità di doverla disturbare; ma le tollerato francese Pierre-Françoise Laporte, il corso di opere italiane
notizie ricevute da Napoli sono di tal natura che mi faranno perdonare la aveva potuto valersi delle prestazioni di Rubini già a partire dal 26
mia importunità. Veggo da queste che ad onta dell’amicizia che ’l Sig.r aprile (esordì su piazza col Pirata, malauguratamente insieme alla
Florimo ha per lei questi s’interessa assai per Girard. Difatti appena moglie, stroncata dalla stampa) e di quelle della Pasta, attesissima
ebb’egli ricevuta la di lei lettera, nella quale si lagnava delle storpiature
per il suo rientro sulle scene cittadine dopo tre anni, dal 12 mag-
de’ suoi pezzi fatta da Girard e lo avvertiva dell’avviso che aveva man-
dato da inserirsi in quel giornale, andò subito a prevenire Girard, e poi gio.105 Queste date acquistano significato se messe in rapporto a quella
andò da Fabbricatore per impedire che eseguisse l’inserzione sud.a; ma che, di nuovo, appare una campagna pubblicitaria mirata, volta a so-
trovatolo fermo nel voler eseguire gli ordini avuti, andò con Girard dal stenere l’opera di Bellini e, più in generale, a preparare lo sbarco dei
Direttore del Giornale per impedire talcosa, portando seco due pezzi di migliori frutti dello sforzo produttivo attuato al Carcano l’inverno
ediz.e Girard per far vedere che erano uguali, per cui Fabbricatore ha precedente. Già agli inizi di maggio infatti, con Giovanni Ricordi
dovuto aver ricorso al Ministro di Polizia, da cui ottenne a stento di far testé arrivato a Londra, apparve sull’«Harmonicon» un resoconto
porre l’avviso nel modo che vedrà nell’unita copia del pezzo di Giornale dell’esordio milanese di Sonnambula trasmesso alla testata da un
mandatomi. Da tutto questo Ella può vedere quanto sia l’interesse del certo signor «P. R.» insediato in loco, che diceva di averlo tratto e
Sig.r Florimo e preferenza per Girard che per tutt’altri. Eppure mi par-
tradotto da una lettera giuntagli dall’Italia. Tanto era smaccatamente
rebbe ch’Egli dovesse aver maggiori riguardi per lei e molto minori per
un editore che senza alcuna verecondia e per vie torte ed indegne va incensatorio che il compilatore del mensile, pur pubblicandolo, ne
derubando qua e là la proprietà altrui, facendosene profitto senza la spe- prese esplicitamente le distanze con un trafiletto di premessa ove
sa d’un soldo. auspicava che il pezzo non «bias the opinion of the public, who will,
... Ora è necessario che io faccia porre quel di lei avviso in tutti i doubtless, trace in it either the zeal of a decided partizan, or motives
nostri giornali, parlo dell’avviso relativo all’Edizione della Sonnambu- of more interested nature». E pensava male a ragione, se il signor P.
la, tanto che giungendone alcuno in Napoli possa conoscersi l’intrigo. R., come appare del tutto probabile, era quello stesso Rolandi che
Che poi Girard scanna i pezzi e poi li venda a minor prezzo, chi si diletta l’editore aveva remunerato «a Londra per traduzione ed inserzione
di tal musica, se li prenda. nella gazzetta».106 C’era di mezzo, non va dimenticato, anche la
commercializzazione delle riduzioni a stampa, che andava promossa
L’inclusa era già sigillata, quando mi occorsero due cose per [cui?]
mi è necessario aggiungerle la presente. La prima si è che il libro di in sé – lo stampatore musicale legato a Ricordi, Boosey, annunciò la
Parigi è a Como e spero di averlo dimani, almeno ho scritto subito oggi messa in vendita della prima serie autorizzata dei pezzi di Sonnam-
perché sia consegnato a chi porterà la lettera. L’altra cosa si è che il bula il 20 giugno107 – e che diveniva a sua volta veicolo di ulteriore
Censore non vuol lasciar stampare quel suo avvisetto, se Ella non scrive attenzione sugli spettacoli a venire. Un effetto cui agli inizi di luglio
due righe colle quali mostri che quello è il suo desiderio. Io spero che la dovette pure mirare, ancora dalle pagine dell’«Harmonicon», un arti-
sua bontà non mi negherà questo favore, avendo l’originale del mio in colo che con robusto ritardo commentava gli andamenti della doppia
Napoli, dove ho incontrate tante difficoltà. Più presto mi spedirà questa stagione milanese del carnevale precedente, che lodava moltissimo
sua letterina di assenso e tanto maggiore sarà la gratitudine del [in bian- gli esiti di Anna Bolena e di Sonnambula al Carcano e che annovera-
co le formule di saluto di rito nda]103
va tra i mattatori canori di quei due allestimenti – stranamente ma
forse poi non tanto, se si pensa che a giorni avrebbe esordito al King’s
Di lì a qualche settimana quella prima scorreria napoletana si rivelò
nelle relative parti – anche il basso Luigi Lablache.108
di proporzioni ancora limitate. Ma anche il testo con cui da Milano si
In quella prima fase di ricercata affermazione sulle due piazze
chiuse la vicenda rimproverando il mandatario napoletano testimo-
europee le nuove partiture di Donizetti e Bellini vennero presentate
nia bene – oltre al ruolo di Bellini nel processo editoriale – con quan-
sempre accoppiate, a poche settimane l’una dell’altra. C’è qualche
ta tensione casa Ricordi fosse mobilitata nella specifica battaglia
motivo di credere che in ciò influissero, al di là del loro assortimento
commerciale:
stilistico nell’alto valore comune, fattori artistici ed altri concreta-
Ho veduto in che modo fu stampato l’avviso del Sig. M° Bellini e
mente economici; e nella protezione di questi ultimi si manifestò di
me ne spiace. Devo però farvi rilevare che ad onta delle vantate nuovo una certa complicità tra Giuditta Pasta e il capofila dei magnati
facilitazioni del Sig. Girard i miei pezzi non mutilati, ma interi costano del Carcano. Infatti, il contratto per l’autunno seguente che la can-
meno dei suoi, come vidi dal confronto di quelli che mi spediste, oltre al tante stipulò ai primi di giugno con Robert, direttore del parigino
pregio della riduzione eseguita dallo stesso M°, e di una edizione assai Théâtre Italien, fu congegnato in maniera ben particolare, ossia in
più elegante e bella. Di tali cose non mancate di far avvertiti i vostri modo da costringere l’impresa ad acquisire i diritti di rappresentare
avventori. Riguardo alle contraffazioni dei pezzi della Sonnambula ese- la partitura di Anna Bolena per potersi valere delle sue prestazioni e
guite da Girard voi avete fatto male a scriverne colla prima lettera che della stessa primizia di Sonnambula:
Girard aveva stampato tutti i pezzi, mentre al 7 Giugno non aveva stam-
pato che il Duetto “Son gelose [sic]” e la Cavat.a “Vi ravvisa etc”. Per-
Art. 1.er Me Pasta s’engage à se rendre à Paris pour chanter sur le
ché non dirmi ciò esattamente, invece di ingrandire la cosa? Allora si
Théâtre Italien ... en qualité de Prima Donna assoluta et de primo musico
sarebbe fatto un avviso più conforme alla verità contro il quale non avreb-
bero potuto muovere alcuna eccezione.104

Il fronte decisivo per le sorti future dell’opera, da presidiare al


meglio in quegli stessi mesi, era però quello del suo lancio fuori Mi- 105. Cfr. rispettivamente le recensioni del Pirata in «The Times», 27 aprile 1831,
lano attraverso primi riallestimenti. I citati documenti ricordiani n. 14524, p. 3, col A e della réntrée del soprano, nella Medea di Mayr, in «The
Morning Chronicle», 13 maggio 1831, n. 19253. La Pasta era peraltro già a Londra
da inizio maggio («The Morning Chronicle», 5 maggio 1831, n. 19246).
106. Testuale la relativa voce in Conto sociale cit., p. 1, puntualmente ripresa
103. I-Mr, Copia Lettere 1831, sub datam, pp. 409 sg. e 418. Nell’archivio si nel cenno posteriore di Bellini (cfr. nota 100). I due concomitanti scritti si leggono in
conserva anche una Rubrica del Copia Lettere 1831 riguardante l’anno intero e ordi- «The Harmonicon», IX, 5, maggio 1831, p. 110.
nata per destinatari, mentre il copialettere copre solo il periodo luglio-dicembre (con 107. L’inserzione pubblicitaria relativa a dieci pezzi, corredata dalla doppia di-
paginazione continua 390-719). Da altre missive ivi trascritte si comprende che il chiarazione che si era «purchased the Copyright of the ... Opera, which is preparing
«libro di Parigi» citato, per il cui reperimento Ricordi s’era attivato anche col suo to representations at the King’s Theatre» e che «The Piano-forte Arrangements, under
corrispondente Launer, era «la pièce Norma, ou l’Enfanticide». the directions of the Author, will be ready in few days», apparve sull’edizione di quel
104. Lettera a Gennaro Fabbricatore del 30 luglio 1831, in I-Mr, Copia Lettere giorno del «Morning Chronicle» (n. 19285).
1831, p. 448 sg. 108. Cfr. «The Harmonicon», IX, 7, luglio 1831, p. 180.

XXXVI
pendant le mois d’Octobre 1831. ... Si Monsieur Robert peut obtenir de Fu forse dunque sintomatica della blanda attenzione suscitata
Mr Marietti la cession de Mr Rubini ainsi que l’usage de la partition l’oscillazione consistente tra taluni dei giudizi espressi. Ad esempio
d’Anna Bolena, pour un pris raisonable, l’engagement de Me Pasta si posero agli antipodi due brevi scritti – l’uno elogiativo, l’altro di
commencerait alors le premier Septembre et terminerait le 31 Octobre aspra critica – pubblicati su «The World of Fashion and Continental
1831 ...
Feuilletons» e «The Athenaeum», fogli certo ben differenti tra loro
Art. 3 Me Pasta aura droit à une representation a son bénefice assurée
à la somme de quinze mille francs ... Si l’engagement est de deux [mois] per autorevolezza e destinatari (l’uno rotocalco mensile di moda, l’al-
(voir l’Art. premier) il sera donné à l’occasion de ce bénefice la prémière tro serio settimanale culturale).112 Decisamente più articolato e istrut-
representation de la Sonnambula de Bellini, et s’il n’était que d’un mois tivo sull’accaduto fu invece il settimanale «The Examiner» (che re-
la composition du spectacle serait faite d’un commun accord entre les censì lo spettacolo in due fascicoli successivi):
parties, parmi les pièces du Repertoire. ...
Art. 10 Le choix du spectacle à donner pour chaque representation The genius of BELLINI is much better suited to melo-drama than
appartiendra exclusivement au Directeur et Me Pasta sera tenue de jouer tragedy; and accordingly, La Somnambula ... is a more agreeable
les opéras de son anciens repertoire de Paris une fois qu’elle aura choisi composition than Il Pirata. The music is, for the most part, a light and
entre Romeo, Tancredi, Semiramide, Desdemona, Nina &tc. pleasant series of lively melodies. There are some touches of the pathetic,
Me Pasta se reserve le droit de debuter par le role d’Anna Bolena de but not many, nor deep: the most striking is RUBINI’S
Bellini Donizetti, sous l’expresse condition que Me Pasta pourra regarder
le present engagement comme nul et non avenu si Mr Robert ne pouvait “Il più tristo de’ mortali
pas remplir cette clause; pour laquelle il se reserve le droit de faire “Sono, o cruda, e il son per te.”
connaitre à Me Pasta dans le courant de Juillet prochain s’il lui sera But the predominant character of the music is a graceful playfulness.
possible de l’executer.109 BELLINI’S is a dancing spirit: we think this would be abundantly manifest,
if this music were taken as the accompaniments of the ballet of La
Viene da pensare che anche Ricordi avesse dovuto sottostare a qual- Somnambule.
cosa d’analogo nelle settimane precedenti, per come rammentava a Madame PASTA is heard to much advantage in this opera; RUBINI to
Bellini (si torni alla sua lettera d’inizio paragrafo) d’essere stato co- more. Almost all the weight of the performance rests upon them: SANTINI
stretto a farsi proprietario delle musiche donizettiane per valorizzare does well; but he has little to do. The other characters are very ill-
supported, to the loss of some pretty music, and of some dramatic effect.
La sonnambula, con un acquisto compiuto all’ultimo, dalla capitale
We cannot say, that Madame PASTA is seen to much advantage in this
inglese e dei cui esiti commerciali ebbe a lagnarsi coi signori del opera. The only somnambulism for her is that of Lady Macbeth. The
Carcano già subito dopo gli allestimenti d’oltralpe.110 “lovely, loving, and beloved” sleep-walking villageoise, is too much
Fatto sta che a luglio tutto fu pronto, a Londra, perché Laporte identified in our minds with Pauline and Brocard [cfr. nota 113 nda], to
potesse presentare le due novità in quello che era l’ultimo scorcio del please us in the very different and less appropriate semblance of the
suo appalto quadriennale. Anna Bolena fu messa in scena il giorno 8, lyrical SIDDONS.
per il beneficio della Pasta, e riscosse un ottimo successo, tanto che
fu poi rappresentata più volte fino ad essere scelta per la serata di There are two very beautiful airs in the second act of La Sonnambu-
chiusura della stagione (6 agosto). La sonnambula, dopo essere stata la: RUBINI’S “Ah! Perché non posso odiarti?” and Madame PASTA’S “Ah!
non giunge uman pensiero”. The first of these is, perhaps, both in
posposta d’una settimana,111 esordì invece all’ultimo nella serata a
composition and execution, the finest thing in the opera: but our principal
pro’ di Rubini del 28 luglio, se ne diedero due sole altre rappresen- purpose, in adverting to them at present, is to notice the peculiar classical
tazioni (il 30 e il 2 agosto) ed ebbe un esito complessivo piuttosto beauty of the latter. The music is adapted, with singular purity and
interlocutorio, ottenendo dai giornali anche molta meno attenzione precision, to the Ionic à minori metre. This metre, we must observe,
degli spettacoli precedenti (quale che fosse l’ulteriore daffare datosi with all deference to Dr. BURNEY’S antispastic theory, is the true Dionysic
da Ricordi e dall’habitué londinese Marietti). Al di là della stagione metre: the predominant metre of Greek theatrical music. All the choruses
avanzatissima, è del tutto probabile che anche altri fattori di distra- of the Bacchae of Euripides, for instance, are resolvable into it. The
zione influissero sul jet set cittadino frequentatore abituale del King’s measure of the air in question is discriminated into Ionic mono-meters,
e sui cronisti specializzati. Da un lato infatti pagine e pagine di stam- with an accuracy unusual in modern musical composition, in which
everything like poetical metre is general frittered away. The air is sung
pa furono dedicate in quei giorni ai sontuosi festeggiamenti che le
by Madame PASTA, with a correctness of taste, and a natural grace of
autorità dispensarono alla popolazione londinese, presente il sovra- action, strictly accordant with its delightful simplicity. It came upon us
no, per l’inaugurazione del nuovo London Bridge avvenuta il primo as a shadow of the Athenian stage.
d’agosto. D’altro canto, per gli appassionati, doveva ormai apparire
più importante dell’allestimento di giornata la questione del futuro
generale delle rappresentazioni d’opera italiana, almeno a giudicare
dal fatto che i bilanci sulle gestioni passate di Laporte – quasi tutti
spietati – e i benevoli auspici verso il subentrante appaltatore Monck
presero spazio ben maggiore, talvolta anche nel medesimo pezzo,
che non i commenti sull’opera di Bellini. 112. «THE OPERA – The season having closed on the 6th ult. and M. LAPORTE’S
management concluded, very little in the way of criticism will be expected from us,
upon this establishment; we cannot, however, omit to mention the success of the new
109. Il documento, sottoscritto dalla cantante e dal marito Giuseppe, «Fait double opera of La Somnambula, by BELLINI, which, although produced at so late a period of
à Londres ce six Juin 1831», si conserva in F-Pn, Musée-Bibliothèque de l’Opéra, the season, was supported with all the talent of the establishment. The music of this
fondo “Archives. Théâtres. Paris. Théâtre Italien”, n. 8. new opera is very delightful, and cannot fail to become popular. PASTA and RUBINI
110. In I-Mr, Copia Lettere 1831 p. 602 sg., si legge una lettera di Ricordi a supported the principal characters with all that force and power for which they are so
Marietti e Soresi del 7 novembre 1831 nella quale l’editore chiedeva un ribasso di eminently celebrated»: in «The World of Fashion and Continental Feuilletons», 1°
prezzo sull’acquisto di Anna Bolena giacché quando aveva autorizzato «il ns segret.o settembre 1831, n. 89, p. 200. «Of this opera we can say, as we said of ‘Anna Bolena’,
a far acquisto di qto spartito» aveva «creduto di comperare una proprietà che fosse that it owes its success, in this country, solely to the talents of Pasta and Rubini. With
stata rispettata», tra l’altro senza «altra vista di profitto che quello che si sarebbe the exception of one or two pretty motivi, so exquisitely given by these gifted artistes,
ricavato dai noli e vendite del med.o, giacché per quanto riguardava la proprietà as to elicit a unanimous call for repetition – of which compliment, soit dit en passant,
delle riduzioni essa era quasi illusoria, essendo essa già stampata dal Lucca» (cosa Signor Bellini must not arrogate to himself any share – the music of ‘La Sonnambu-
per la quale disperava di «ottenere qualche compenso da lui per mezzo de’ Tribunali la’ is sometimes scarcely upon a level with that of ‘Il Pirato’, and often sinks much
per ciò che ha stampato senza legittima autorizzazione», causa poi appunto perduta: below it. There is a general thinness and want of effect in the instrumentation, not
cfr. I-Mlitta, serie XI, cart. 410/31). Anche la stessa partitura, rubata, veniva però calculated to make us overlook the other defects of this composition, which, in our
ormai commercializzata nei teatri da Lucca, a prezzi di dumping. L’acquisto delle humble judgement, are compensated by no redeeming beauties. Bellini has soared
musiche donizettiane («con contratto 14 maggio 1831 dal Sig. Pietro Soresi») fu too high. There is nothing of grandeur, no touch of true pathos in the common-place
ufficializzato dall’editore, sulla «Gazzetta privilegiata di Milano», il 30 maggio 1831 workings of his mind; he cannot reach the opera semi-seria; he should confine his
(150, p. 592). powers to the lowest walk of musical drama, the one-act opera buffa»: in «The
111. Diede notizia dello spostamento il «Sunday Times», 24 luglio 1831, n. 457, Athenaeum and Weekly Review of English and Foreign Literature», 6 agosto 1831,
p. 3, col D. n. 197, p. 508.

XXXVII
We say this, without altering the opinon we expressed last week of La Sonnambula is only a translation and adaptation to the lyric stage
Madame PASTA’S sleep-walking scenes. We desire no other proof that a of Scribe’s Somnambule, so often performed at this theatre in the shape
part does not suit her, than the absence of that minute propriety which of a ballet, and also well known from Miss Kelly’s excellent acting in it,
characterises her best performances. She makes her appearance in the when produced some years ago at the English Opera House. It was
chamber scene, with her hair full-dressed; not, as Mademoiselle BROCARD performed twice, then suddenly withdrawn; and having been out of town
does, in a cap. A cap would not become her. True. And for that very when it was represented, we never an the opportunity of hearing it.
reason she should not enact La Sonnambula. 113 Those on whose judgements we place reliance tell us, that this opera
is feeble, that it could not have sustained another representation in
Si coglie bene da questi commenti che l’intensa fortuna locale del London. We are surprised at such an opinion, considering what trash has
balletto originario di Scribe e i confronti con un repertorio teatrale to a certain extent succeeded here, and having expected something
plurigenere proposto nelle molte sale della città determinavano tut- respectable from the composer of Il Pirata, a work to which so much
unjustice was done at the King’s Theatre in the season 1830. A critic,
t’altra precezione dell’opera belliniana, tanto apprezzata in Milano
with whom we generally agree, says «In the present enfeebled state of
per originalità di soggetto. Se si pensa poi che Giuditta Pasta aveva Italian dramatic music, BELLINI’s opera La Sonnambula stands out as
ricevuto tre settimane prima plausi generali nell’Anna Bolena pro- something worthy of notice. It is not great – it is not original; but it is not
prio perché, «with her usual excellence», le era risucito di «uniting, dull ... It is not abundant in melody, but some of the concerted pieces,
in the same part, the prominent beauties of every character in which particularly the finale to the first act, are well written» («Spectator»). On
she had previuosly distinguished herself, displaying by turns, the most the other hand, a writer in a Sunday paper states, that «The music is, for
elevated dignity, the tenderest melancholy, and the sweetest pathos»,114 the most part, a light and pleasant series of lively melodies» («Examiner»).
è immaginabile quanto potessero toccarla le riserve espresse sulla Such are the discrepancies in criticism!115
sua adeguatezza, fisica e non solo, al ruolo. Nessunissima nube inve-
ce su Rubini, né in discussione che fosse tenorile il pezzo forte del- Per quel gruppo di vessillifieri internazionali dell’opera italiana
l’opera, mentre più di un’ombra veniva a protendersi sul composito- il fronte delle operazioni artistiche e commerciali si era però intanto
re. E tuttavia il commentatore che di lì a un mese tirò le somme sul spostato su Parigi, in preparazione della stagione al Thêâtre Italien
mensile specializzato più accreditato palesava una volta di più, già che il primo settembre iniziò proprio – i congegni del contratto tra
col fatto di scrivere l’articolo per sentito dire (con tanto d’errore sul Robert e la primadonna si erano evidentemente innescati – con la
numero delle rappresentazioni), che quella novità belliniana non aveva Pasta e Rubini ad inscenare Anna Bolena (e con Bellini in Milano a
lasciato gran segno nella memoria del pubblico londinese: sperare invano che avrebbero eseguito in coppia anche Il pirata, a
differenza di Londra116). Lo stesso Ricordi era stato nei paraggi, du-
rante agosto, impegnato su Sonnambula sì «per il contratto» di ces-
sione a nolo della partitura, ma anche per sventare una concorrenza
sleale “all’italiana” sul pur meglio tutelato mercato locale delle edi-
113. Cfr. «The Examiner», 31 luglio 1831, n. 1226, p. 484 e 7 agosto 1831, n.
1227, p. 501. Di analogo tenore il commento del quotidiano «The Morning Chronicle», zioni a stampa. A fine mese, infatti, così scriveva Cerri a Marietti
1° agosto 1831, n. 19321, p. 4, col. C: «It is remarkable, that within the last few (dando particolari utili per la stessa biografia belliniana):
weeks a greater number of novelties has been brought forward than throughout as
many previous months, and that all these novelties – La Prova d’un Opera Seria, Il Sig.r Ricordi con sua Lett.a 17 Cadte data da Parigi mi scrive che
Anna Bolena, L’Ultimo Giorno di Pompei, and La Sonnambula – have been brought
Pacini Editore di Musica di quella città vuole ristampare la Sonnambu-
out for the purpose of enhancing the attractions of entertainments for the benefit of
individual artists, and from which the subscribers are excluded. The last of these, La la, la proprietà delle cui riduzioni fu dal Sr Ricordi ceduta a Launer altro
Sonnambula, was produced on Thursday ... and again represented on Saturday night. editore, adducendo che non è vero che il Sr Mro Bellini e l’Impresa del
The fable has the great disadvantage of being familiar to the town, through the frequent Teatro Carcano gli abbiano venduto una tal proprietà ed il diritto di ven-
performance of the ballet of the same name; and the opera will certainly never attain derla all’estero, e che il contratto 19 Febb.o e la successiva lettera del Mo
an equal popularity. The music is by BELLINI, the quality of whose compositions is Bellini con cui si spiega la facoltà di poterla vendere a Londra e a Parigi
sufficiently known. The prevailing characterstic of La Sonnambula is monotony. It non sono esatti, né fatti da loro, perché non legalizzati. Ad impedire
has rather a smaller proportion of melody than Il Pirata, & does not go off, for that però questa contraffazione e la lite che ne verrebbe di conseguenza si
among other reasons, by any means so well. Amina’s Cavatina di Sortita and Elvino’s
fissò che il Sr Ricordi avrebbe inviato a Parigi un attestato legalizzato
Aria, in the 4th scene of the 2nd Act, are the best morceaux in the piece, & have been
both encored, but the latter with a far more general consent than the former. There is firmato dall’Impresa e dal Mo Bellini, in cui sarebbe espressa la facoltà
also a good chorus in the first act. As respects the artists, we cannot congratulate accordata al Ricordi di cedere a Londra ed a Parigi la proprietà delle
Madame PASTA either on her capacity to give effect to the music, or to confer interest riduzioni; ed intanto diede la parola d’onore che non si sarebbe passato
upon the personation. Her port, carriage, gesticulation and appaerance, so far from ad alcuna ristampa. Il Sr Ricordi mi scrive dunque di pregare tanto lei,
aiding the illusion of the scene, present the strongest possible contrast to the character, quanto il Mo Bellini di volergli rilasciare questo certificato col quale
which is that of a young village maiden; and she utterly fails in the mimetic part, verrà a schivare il danno d’una ristampa e le spese d’una lite. Trovando-
when the aspect of a person walking in sleep is to be exhibited. She has none of the si il Sr Bellini in campagna e sentendo che il Sr Soresi è assente non
gracieuse, subdued manner of PAULINE LEROUX, who formerly enacted here the heroine
venni a disturbarla prima per qto oggetto. Ora che il Mo Bellini è a Mila-
of the piece, in so charming a manner. The music, though written expressly for her,
appears too high for Madame PASTA’S voice; which may be possibly be owing to the no ed è dispostissimo a far questo, vengo a pregarla di qto favore, e se
Corista of this country being considerably higher that that of Italy. The success of the volesse indicarmi in qual’ora potrei venire col Mo Bellini e col Notaro
opera is altogether Rubini’s, whose extraordinary faculties of passionate expression per autenticare le loro firme, che pel resto ci penserò io. La carta sarebbe
have seldom been more happily exerted. His reproaches of his supposed unfaithful eguale a quella già spedita, come dalla modula che le unisco. Persuaso
mistress, uttered in the air before referred to, ‘Ah perché non posso odiarti’, breathed che la di lei gentilezza e bontà le faranno sopportare con pazienza que-
a strain of the most delicious and touching melody. Santini’s part is one of small
importance. The opera has none of the minor advantages of new scenery or dresses».
I paragoni con altre interpreti teatrali erano indirizzati rispettivamente alla gran-
dissima attrice Sarah Kemble, in arte Mrs. Siddons (che era morta ai primi del giu-
gno precedente e alla cui statura interpretativa si era accostata più volte quella della
Pasta, e alle danzatrici Pauline Leroux e Laure Brocard, parigine d’orgine (la secon-
da aveva fatto parte del cast della “prima” del balletto di Hérold), attive nei teatri 115. Il pezzo, che prosegue molto più ampio con critiche alle trascorse vicende
londinesi di quegli anni ed entrambe considerate in LÉONARD DE GÉRÉON, La rampe et impresariali del King’s, apparve in «The Harmonicon», IX, 9, settembre 1831, p. 228
les coulisses. Esquisses biographiques des directeurs, acteurs et actrices de tous les sg. Mentre il secondo passo fatto proprio dall’articolista s’è letto poco sopra, il pri-
théâtres, Paris, «chez tous les Marchands de nouveautés» - Imprimérie Herhan, 1832, mo, più succoso e sovente citato nella letteratura belliniana, è però irrintracciabile
pp. 10 e 29. nelle pagine dell’annata 1831 dello «Spectator» – ove pure apparvero vari articoli a
114. Da «The Athenaeum», 16 luglio 1831, n. 194, p. 459. L’ampiezza delle proposito del teatro di Laporte – così come in ogni altra testata consultata. Può darsi
reazioni positive all’opera “inglese” di Donizetti si lascerebbe ricostruire tramite gli dunque che il «says» vada inteso testualmente, quale riferimento ad un colloquio,
articoli apparsi inoltre in «The Morning Herald», 9 luglio 1831, n. 15876, p. 3, col. non ad uno scritto.
C; «The Times», 9 luglio 1831, n. 14586, p. 3, col. B; «The Standard», 9 luglio 116. Cfr. in CAMBI, p. 278 sg. e NERI, p. 190 sg. la nota lettera alla Pasta del 1°
1831, n. 1296, p. 1, col. 4; «The Examiner», 10 e 17 luglio 1831, nn. 1223-1224, pp. settembre 1831 in cui il compositore, appunto sollevato dall’aver «saputo da Marietti
436 e 452 ; «The Observer», 11 luglio 1831, n. 784, p. 2, col. D; «The Morning che la Comelli [moglie di Rubini nda] non deve cantare in cotesto teatro», la ringra-
Chronicle», 11 luglio 1831, n. 19303, p. 3, col A; «The Harmonicon», IX, 8 agosto ziava anche «per quell’impegno che avete preso nel far bene concertare la mia Son-
1831, p. 206. nambula in Londra».

XXXVIII
sto nuovo incomodo, starò attendendo l’ora che sarà per stabilire onde Ceci [la scena della cavatina Amina nda] se passe devant Lisa
prendere le opportune misure.117 l’aubergiste (mademoiselle Amigo), jalouse d’Amina, et qui bonde son
amant, le paysan Alessio, dans un redoublement de mauvaise humeur
Le relative nubi si dispersero già a partire dai primissimi giorni di qui lui donne le spectacle de la joie de sa rivale. Le récitatif de cette
settembre, quando Ricordi, tornato finalmente in sede, poté spedire a bouderie, contre la coutume des opéras italiens, est ici plein de sens et
Launer l’atto sottoscritto e legalizzato nel frattempo. Così, anche nella d’esprit. Il en est de même du récitatif d’Alvino, qui raconte qu’il a été
attardé par la prière qu’il a faite au tombeau de sa mère. Ce ne sont pas
capitale francese si venivano a dare le migliori condizioni per l’alle-
des notes lancées au hasard ou des phrases de convention. Le chant est
stimento dell’opera. large, solennel, empreint d’un sentiment grave et touchant. Le duo qui
Quella Sonnambula presentata il 24 ottobre dalla Pasta, di nuovo suit, où Amina reçoit l’anneau de son fiancé, est coupé en deux parties
nell’ultimo tratto della sua stagione e in serata-beneficio, era anche d’un rhythme d’abord lent, puis rapide, et exprime merveilleusement
in assoluto il primo titolo di Bellini che il pubblico parigino aveva cette volupté du cœur, ce mol abandon, ces élans de joie et de douces
modo di conoscere direttamente. Non abbondanti, le recite non furo- caresses de deux amants pour qui rien n’est obstacle, et qui voient
no però solo due in tutto come s’è spesso scritto: i giornali cittadini doucement, sans qu’aucun nuage se lève à l’horizon, approcher le jour
annunciarono la messinscena dell’opera anche nelle serate del 25, 27 de leus union.
e 29, prima che «le départ de madame Pasta» ne venisse a «interrompre ... Le comte a fui. La somnambule s’est éveillée aux cris de la foule:
surprise, troublée, ne comprenant ni son désordre, ni le lieu où elle se
les représentations».118 E tanto bastò perché i recensori parigini po-
trouve, ni les reproches dont elle est accablée, elle ne peut que supplier,
tessero esprimersi su quella novità con ampiezza di vedute e ragio- jurer son innocence, implorer la pitié. C’est une idée belle et neuve que
namenti ben maggiore di quella dei colleghi milanesi o londinesi. La d’avoir jeté toute la dureté, la colère, la violence dans le chœur, et de
peculiarità dello stile compositivo di Bellini rispetto ai modelli n’avoir mis dans la bouche d’Elvino qu’un cri de douleur déchirant, de
rossiniani fu subito colta e tematizzata ad esempio da François-Joseph désespoir, où l’amour parle encore à travers le mépris et l’indignation.
Fétis.119 Si ragionò poi sulla notorietà della vicenda drammatica, con C’est le même sentiment qui a dicté le beau duo du second acte. Cette
qualche riflesso sia della sua assidua e versatile presenza nei teatri partie du finale, habilement encadrée dand une rentrée de tutti, est assez
parigini, sia di francesissime, ma piuttosto imbastardite, questioni di vive, brulant et pénètre l’âme.
verosimiglianza;120 e sulle colonne del sansimoniano «Globe» si les- ... La facture de M. Bellini est simple, sincère, conscienscieuse ; son
instrumentation est pure et peu développée. On voit qu’il s’étudie à
se anche un’interpretazione politicamente tendenziosa dello stile di
reproduire fidélement le sens et le sentiment des paroles qu’il anime de
Bellini, peraltro in coda a considerazioni dettagliate e raffinate sui sa musique ; mais cette prétention à peindre les émotions du cœur avec
vari pregi e difetti dell’opera, brano per brano: une sévérité presque puritaine donne à tous les morceaux qui ne sont pas
chargés de broderies un caractère de monotonie ed de langueur. On
conçoit ce qui doit toucher les Italiens dans cette musique pure, modeste
117. Lettera del 30 agosto 1831, in I-Mr, Copia Lettere 1831, p. 481; ivi, pp. 482 et toute expressive. L’Italie, trompée dans ses tentatives d’affran-
e 488 sg., due altre missive a Launer in Parigi relative alla questione, datate 31 ago- chissement, refoulée en elle-même, sérieus, affligée, se lasse enfin de
sto e – la conclusiva, cui s’accenna oltre – 3 settembre 1831. Da I-CATm, Conto l’amusante et étourdissante musique de Rossini. Cette débauche
sociale cit. deriva invece l’inciso virgolettato poco sopra.
perpetuélle d’esprit et d’imagination lui pèse. Les éclats de gaieté
118. Da «Le Globe», VII, 1° novembre 1831, n. 305, p. 1220, col. C.
119. «Rossini ... se servit [des moyens] qu’il avait trouvés, jusqu’à ce qu’il crût remuante, jetés a tout propos, semblent une insulte à sa tristesse : le
les avoir usés, et alors il les abandonna pour changer de manière dans l’opéra français, grand fracas n’est plus que grimaces, et tout ce luxe n’est que clinquant.
ainsi que nous le lui avons vu faire dans Guillaume Tell; mais ses imitateurs n’avaient L’âme umiliée, sombre, défiante, se plaît à des chants simples qui peignent
pas comme lui les moyens de se transformer tout à coup en des hommes nouveaux, et dans leur vérité, les élans intimes et étouffés. Beaucoup d’Italiens
ils continuèrent par habitude d’user de moyens qui avaient perdu le charme de la assistaient aux dernières representations de la Sonnambula, et paraissaient
nouveauté, et dont l’usage excessif qu’on en avait fait avait amené la fatigue et la profondément émus.121
satiété du public. Ce fut dans ces circonstances que Bellini entra dans la carrière. Il
comprit qu’il n’y avait plus de succès à espérer dans une manière de faire dont le
monde entier était saturé depuis plus de quinze ans; et il chercha la nouvelle route Quanto agli esiti concreti delle rappresentazioni, i resoconti una-
dans laquelle il devait s’engager pour satisfaire son ambition d’artiste. La naturalisation nimi attestarono che fu di nuovo soprattutto Rubini a scatenare gli
de certaines qualités de la musique allemande et de la française dans l’opéra italien entusiasmi del pubblico.122 Riguardo alla Pasta invece, in mezzo alle
avait réussi à Rossini; Bellini chercha ce qu’il pouvait encore leur emprunter, et son
choix se fixa sur les formes dramatiques de l’école française. Rossini avait développé
dans un système très large l’étendue de ses morceaux; la plupart de ses airs et de ses
duos avaient été conçus et écrits à trois mouvemens; de là la longueur excessive de métiers que l’on peut exercer sur la scène; elle a dansé, parlé, maintenant elle chante.
quelques-uns de ses opéras; Bellini, au contraire, jeta dans ses ouvrages une multitude Beaucoup d’opéras ont été convertis en ballets, c’est la prémière fois que nous voyons
de petits morceaux, de romances, de rondeaux, de scènes mélodramatiques coupées un ballet se changer en opéra, la métamorphose n’est pas heureuse, les longues scènes
d’une manière irrégulière et d’une marche rapide. Rossini avait mutiplié les morceaux de somnambulisme du drame de M. Scribe conviennent bien mieux à la pantomime
d’ensemble dans ses ouvrages; à l’imitation des musiciens français, Bellini les rendit qu’à l’Opéra. Cette somnambule ne devrait pas chanter pendant son sommeil comme
beaucoup plus rares dans les siens. La phrase de Rossini est en génèral longue et elle chante quand elle est éveillée. On se souvient que Mme Perrin parlait d’une manière
périodique; Bellini n’avait pas le génie qui fait trouver des choses neuves de si longue mystérieuse dans les scènes de sommeil d’une autre somnambule; mais ces
haleine, mais plein d’intelligence et de tact, il comprit qu’une phrase courte et modifications de la voix parlant ne peuvent pas être employées et pratiquées dans le
symétrique est saisie avec plus de rapidité par le public, et cette théorie convenant à chant. Mme Pasta prend l’attitude et la démarche d’une dormeuse, son œil est fixe,
la nature de ses idées, il s’attacha à en tirer tous les avantages dont elle est susceptible. mais sa voix est aussi éveillée que celle du pinçon ou de la linotte qui voltigent dans
D’ailleurs, homme de goût et d’esprit, il sut éviter l’uniformité des moyens qu’il les bosquets au lever du soleil. Les Italiens ont horreur du silence, le charme de la
avait adoptés, et en cela il fut encore redevable de ses idées à la musique française, voix de leurs virtuoses justifie cette aversion, ils veulent qu’une prima donna chante,
dont les formes sont, comme on sait, moins symétriques et plus généralment adaptées et chante beaucoup quelle que soit sa position dramatique»: questo l’incipit della
aux exigences de la scène que celles de la musique italienne. ... La mélodie de Bellini Chronique musicale apparsa in appendice del «Journal des débats», 28 ottobre 1831,
est gracieuse, souvent expressive, mais, comme je viens de le dire, sa phrase est p. 2, col. C. Analizza l’originario balletto di Scribe, il suo contesto di nascita e pièces
courte, symétrique, et, dans les situations qui exigent de mouvement, elle manque de francesi di medesima tematica SARAH HIBBERD, ‘Dormez donc, mes chers amours’:
force. Je citerai, par exemple, la scène où la somnambule est trouvée endormie par Hérold’s “La Somnambule” (1827) and dream phenomena on the Parisian lyric
son fiancé dans la chambre du jeune seigneur. Cette scène est le motif du finale du stage, in «Cambridge Opera Journal», XVI, 2, 2004, pp. 107-132.
premier acte. Il y a là une situation dramatique que Rossini aurait rendue avec beaucoup 121. «Le Globe», art. cit.
d’énergie; mais Bellini s’est laissé dominer par elle et ne l’a plus vaincue. La musique 122. «Il est impossible d’imaginer rien de ... plus gracieux et de plus touchant
qu’il y a placée n’a point de ces grands élans qui seuls peuvent remuer l’ame d’un que les deux cavatines chantées par Rubini avec un goût et une passion dont Nourrit
auditoire, et malgré les talens admirables que Rubini et Mme Pasta y ont déployé, seul possède ici le secret. Haitzinger nous avait fait entrevoir dans Fidelio cette
l’effet est resté froid et faible»: così la recensione apparsa sulla «Revue musicale», perfection que Rubini réalise; ma quelle immense supériorité dans ce dernier! La
tome XI, V, n. 38 del 29 ottobre 1831, p. 306 sg. Sui raffronti tra i due musicisti voix âpre et fortement accentuée du chanteur allemande se prétait avec bonheur à
pubblicati negli anni seguenti in Italia, qua e là riecheggianti Fétis, cfr. PAOLO FABBRI, l’expression des situations énergiques, sans avoir assez de souplesse pour accuser
Rossini e Bellini a paragone, in Musica Franca. Essays in Honor of Frank A. toutes les nuances de la passion. Chez Rubini, au contraire, à côté d’une vigueur
D’Accone, a cura di Irene Alm, Alyson McLamore e Colleen Reardon, Stuyvesant, incroyable, vous rencontrez un fini délicieux, une douceur exquise: sa voix tonne ou
NY, Pendragon Press, 1996, pp. 283-295. pleure, cette voix si vibrante, qu’elle irait, je crois, remuer la fibre musicale au fond
120. «Avant de se présenter au Thèâtre-Italien, la somnambule du ballet de M. des âmes les plus insensibles»: da «La France nouvelle. Nouveau journal de Paris et
Scribe a passé par les Variétès, où de nouveaux auteurs lui ont donné la parole. Cette des départements», 1° novembre 1831. Nello stesso articolo, di seguito, la notizia
autre muette de l’Opéra, muette dont le silence est très dramatique, a fait tous les della presenza in teatro di Maria Malibran cui si fa cenno poco oltre.

XXXIX
molte usuali lodi per le doti dell’attrice, si lessero non pochi accenni Mi è noto che un corrispondente teatrale ha fatto istrumentare da
critici, perlopiù obliqui ma talvolta dettagliati, su prestazioni vocali alcuni sedicenti maestri la mia opera La Sonnambula, spacciandola sic-
non monde da difetti: come copia di quella che io composi pel Teatro Carcano in Milano nello
scorso Carnevale. Questa falsificazione non può essere stata eseguita
che sulla riduzione di detta mia opera stampata per Piano Forte solo dal
Mme Pasta chante avec un art infini, une expression ravissante; l’effet
Ricordi editore di Musica in Milano, giacché il medesimo si astenne
qu’elle produit est une merveille; il faut posséder toutes les ressources
finora dal pubblicare le riduzioni per canto delle Introduzioni, del Fina-
de l’art pour maîtriser à ce point le public avec une voix parfois rétive,
le 1°, del Quartetto dell’atto 2°, e dei Cori, dal che si può arguire qual
d’un timbre souvent peu agréable, qui tend sans cesse à baisser, et qui
sorta di lavoro dev’essere questo.
descend en effet plus d’une fois, et se maintient au dessous du ton malgré
Siccome tali indegne contraffazioni recano un grave pregiudizio al
les réclamations de l’orchestre. Dans le duo du premier acte les
mio onore ... prego la S.V. a non voler far acquisto di tali spartiti falsifi-
instruments ont abandonné la cantatrice à ses inspirations, rien ne la
cati, ed a respingerne anzi l’offerta con quel disprezzo che si meritano
gênait; elle a profité de la licence, et sa voix a baissé insensiblement.
quelli che fanno un così vile mestiero. ... Le vere copie conformi al mio
Rubini a réuni ses accens à ceux de la virtuose, dont il a pris le ton en
originale, posseduto dal detto Editore Ricordi, verranno segnate o dalla
chevalier galant. Mme Pasta a baissé encore un peu, et Rubini de céder au
mia firma o da quella del Ricordi stesso.125
soprano qui le gouvernait. Ce petit accident n’a pas été nuisible au succès
de ce duo, ce n’est qu’à la fin que l’oreille des spectateurs a été légérement
offensée par un ensemble discordant. La serie dei pezzi per canto e pianoforte che risultava da quelle quat-
tro corpose omissioni era infatti ovviamente la stessa a disposizione
Così come, sul piano della sua adeguatezza fisognomica al ruolo, vi fin dal giugno sul mercato inglese (cfr. nota 107). Ricordi li produsse
furono difese che per il loro taglio non dovettero granché lusingarla a Milano: in formato “in piedi”, su ogni prima pagina inserì le inte-
(tenuto anche conto che la ben più giovane diva Maria Malibran, sua stazioni strettamente editoriali in inglese sotto frontespizi eleganti in
sostituta di lì a a pochi giorni in compagnia, fece parlare di sé la italiano perfetto, riferiti ai soli Pasta e Rubini; e diede loro una nu-
stampa già con la sola venuta in teatro a conoscere l’opera): merazione di lastra inserita nella serie delle sue ma con lacune, in
previsione d’un completamento che a quanto risulta non avvenne mai.
Beaucoup de personnes trouvaient que Mme Pasta n’avait pas le A Parigi invece Launer aveva stampato la stessa serie dotandola di
physique de son rôle; elles s’imaginent sans doute que les bergères à numeri-lastra in continuazione, che infatti risultano distanti da quelli
taille de guêpe, à la jambe fine et déliée, aux petits pieds, que Boucher et più tardivi toccati ai brani integrati in seguito a farne uno spartito
ses émules ont représentées sur tous le dessus de porte du faubourg Saint intero.126
Germain, sont les modèles sur lesquels il faut se régler, et qu’une actrice Un altro focolaio di diffusione spuria si accese poi di lì a poche
ne saurait paraître en jeune paysanne sur la scène, si elle ne réunit ces
settimane nel Regno di Napoli, e di nuovo fu Bellini a battere in
qualités essentielles. C’est surtout aux champs que l’on rencontre de
jeunes filles robustes et bien plantées, des viragos habiles à porter le sac
breccia il tentato nocumento all’interesse suo e dei consoci. Venuto a
de blé comme à détacher un vigoreux coup de poing. Voyez ce portraits conoscenza che un tal Andreace, impresario catanese, «con i pezzi
exposés au dernier Salon, ces images fidèles des villageoises d’Italie; per pianoforte e canto e quei per piano forte solo ha fatto comporre e
passez devant le magasin de tableaux de Giroux et vous verrez que rien strumentare lo spartito da un certo m.o Siri napoletano», si attivò con
n’est plus vrai, plus exact que Mme Pasta, en paysanne italienne.123 vigore presso le autorità per bloccare l’operazione; e altrettanto gli
toccò fare verso un amministratore teatrale di Palermo incline ad
Non sarà dunque troppo azzardato supporre che la cantante potesse acquistare il ben meno costoso «spartito impasticciato». Benché egli
decidere proprio allora, tirando le somme dopo il doppio lancio in- ritenesse d’essere riuscito ad arginare la cosa in loco, gli rimaneva
ternazionale della Sonnambula e del toccante personaggio di Amina, però il timore «che questo Andreace o il m[aestro] Siri abbia venduto
di non interpretarlo mai più di lì a fine carriera. qualche copia di detto spartito a Lucca o ad Artaria, perché così cotesti
Nel frattempo, con la partitura oltralpe e scortata a vista, in patria forse lo smaltirebbero, se non in Italia, almeno in Spagna, in Russia
si adottava ogni precauzione possibile per impedire la pirateria sui ed altri teatri lontani».127 Fatto sta che l’insieme di questi sforzi sortì
materiali musicali utili ad allestire Sonnambula nei teatri, con stra- un certo effetto. C’è infatti una corrispondenza abbastanza precisa
scichi anche sulla diffusione a stampa dell’opera. Quantomai esplici- tra gli allestimenti di Sonnambula effettuati in Italia fino a fine 1833
te le istruzioni commerciali che da casa Ricordi venivano inviate, nel e l’elenco dei noli o delle vendite avvenuti sotto il diretto e docu-
luglio, alla propria filiale fiorentina: mentato controllo Ricordi:

Riguardo alla Sonnambula pertanto, parlo dell’Opera completa, essa


non verrà ultimata così presto né prima che si sia venduto un numero
sufficiente di copie dello spartito, giacché vedete bene, pubblicando la
riduzione completa, verrebbe tosto istrumentata e o bene o male la si
darebbe ai teatri, ed io resterei collo spartito originale senza frutto. Vi ho
richiamato alla memoria questo, onde possiate regolarvi con chi ve ne fa
la dimanda, per dirgli qualche pretesto che copra la vera cagione del
ritardo.124

Ciononostante, l’opera degli speculatori di frodo si manteneva inten-


sa. Lo testimonia bene, fornendo anche utili tracce di storia
bibliografica di Sonnambula, una circolare datata 6 dicembre 1831 e
firmata da Bellini che in forma sintetica fu dapprima pubblicata sui 125. Il testo completo d’una di queste copie di circolare e quello della versione
giornali, ma che tirata a stampa integrale, in «copie 100» di «carta diramata a stampa con data 1° dicembre si leggono in CAMBI, pp. 287-90 e NERI, p.
198 sg. In I-Mr, Copia Lettere 1831, p. 658 sg., la lista parziale dei destinatari.
sopraffina», fu inviata ad un indirizzario quasi altrettanto ampio di 126. Sui dettagli, cfr. Apparati. Fonti. Per quanto invece concerne le primissime
addetti ai lavori in giro per l’Italia e l’Europa (impresari, stampatori edizioni dei pezzi per canto e pianoforte di Ricordi stesso, quanto appena detto
e istituzioni teatrali): evidenzia che non si ebbe corrispondenza precisa tra numeri di lastra, date di “depo-
sito censura” e date effettive della pubblicazione dei brani (gli uni progressivi, le
seconde comprese tra maggio e agosto 1831, le ultime protratte sino all’agosto 1832:
cfr. ivi i dati desunti dai cosiddetti “libroni”). Cosa del resto confermata dal fatto che
i numeri di lastra dell’edizione per pianoforte solo, già appunto sul mercato in forma
integrale a dicembre 1831, erano d’una serie più alta di quella dei brani solo più tardi
confluiti nella prima riduzione completa posta in vendita (forse nel corso del 1833,
123. Entrambe le citazioni percedenti provengono dall’articolo citato del «Journal alla luce di quanto si vedrà oltre).
des débats». 127. Cfr. lettera a Giovanni Ricordi del 18 febbraio 1832, in CAMBI, p. 302 sg. e
124. I-Mr, Copia Lettere 1831, p. 438, alla data del 23 luglio. NERI, p. 210 sg.

XL
Introiti

1831 Luglio Scosso pel Nolo dello Spartito dato a Londra Ste 50 Fr. 1250,00
Simile simile a Parigi 1500,00
1832 Aprile 4 Ricavo della copia dello spartito venduto a Palermo 800,00
Nolo dello spartito dato a Lanari a Firenze 600,00
Maggio 29 Ricavo della copia dello spartito venduto a Barbaja in Napoli £a 500 441,60
Giugno 12 Ricavo della Cavatina venduta a Firenze Luigi 3 69,00
7bre 18 Nolo dello spartito dato a Severini a Parigi 400,00
10bre 5 Ricavo della Cavatina in partitura con tutte le parti venduta al Conte Tasca 40,00
1833 Agosto 16 Ricavo della copia dello spartito venduto a Morlacchi a Dresda 500,00
Nolo dello spartito dato a Severini a Parigi
9bre 9 Nolo dello spartito dato al M.o Persiani pel Teatro Carcano £a 220 191,40
======= =======
Totale degli Introiti Fr. 5792,00
Si dibattono le spese come contro 1730,67
========
Residua il ricavo netto Fr 4061,33
========
Quota spettante a cadaun socio Fr 1353,77

Solo quattro in tutto in più due anni, però, le cessioni sul mercato Tenda). Ben comprensibili perciò la trepidazione e poi la contentez-
interno.128 Il che aveva sì i suoi vantaggi per i proprietari, ma induce za con cui, giunto nella capitale londinese al più tardi il 27 aprile,
pure a pensare che quel tipo di sfruttamento economico, forse troppo andò e tornò più volte a misurare di persona l’effetto che apportava
avveniristico per gli usi medi dei teatri, avesse finito per frenare la all’opera Maria Malibran, al suo esordio nei panni di Amina sul pal-
diffusione dell’opera.129 coscenico di lingua inglese del Drury Lane (a partire dal 1° maggio)
Le sue prime riprese italiane, tra l’altro, avevano avuto esiti in- e conosciuta da lui nell’occasione.
certi. Se Bellini rimase molto insoddisfatto dell’esecuzione vista a Perché per la prima volta dopo Milano, in effetti, l’opera fece
Firenze nel maggio 1832, recensendo l’allestimento stesso Luigi «fanatismo e lo seguita sempre più».131 Al di là delle numerose recen-
Prividali fu addirittura feroce: «La Sonnambula poverissima era pre- sioni uscite – tutte concordi nel salutare con favore o entusiasmo
ceduta dalla ricchissima Anna Bolena ... [e] dava al delizioso cantare l’interpretazione della cantante, positive sullo spettacolo nel suo in-
della Carradori poca e fredda materia di canto». Né aveva dato gran sieme ma solo in pochi casi benevole verso le musiche – la grande
soddisfazioni, a quanto ne disse l’attenta «Allgemeine musikalische attenzione che si determinò in quelle settimane sulla Sonnambula-
Zeitung», la messinscena un po’ di second’ordine nella patria Paler- Malibran veniva attestata dal numero delle rappresentazioni. Che al
mo.130 Quella toccata fino allora alla Sonnambula non doveva in- Drury Lane furono non meno di dodici lungo tutto maggio (con la
somma apparire una marcia trionfale, agli occhi del musicista che regina in teatro il 23), che l’impresario Bunn fece proseguire in giu-
nella primavera del 1833 si spostava a Parigi e Londra (passate sotto gno-luglio spostando lo spettacolo al Covent Garden (previa proroga
i ponti anche le contrastate vicende iniziali di Norma e Beatrice di del contratto alla primadonna, accontentatasi per l’occasione d’una
paga ridotta della metà) e che infine ebbero una coda anche sul terzo
palcoscenico, quello del King’s Theatre gestito da Laporte, con un’ul-
128. La sezione riportata da I-CATm, Conto sociale cit. dà conto degli allestimenti tima recita dell’opera a di lei beneficio la sera del 5 agosto.132 Tenuto
di Firenze, La Pergola, primavera 1832; Palermo, Teatro Carolino, 15 novembre 1832;
Napoli, Fondo, primavera 1833; Milano, Carcano, autunno 1833. Quanto alle due
altre produzioni avvenute in Italia nel periodo, nulla è dato sapere dei materiali usati 131. Cfr. lettera a Lamperi del 16 maggio 1833, in cui il musicista dava conto
per Roma, Valle, autunno 1833, mentre per la ripresa fiorentina della medesima sta- succintamente di quelle serate, in CAMBI, pp. 367-370 e NERI, pp. 260-262. Il noto
gione può essere che Lanari, divenuto consocio di Bellini nella proprietà e nello racconto a forti tinte della prima serata di Bellini a teatro, culminante nell’incontro
sfruttamento della partitura di Norma, avesse trovato qualche aggiustamento coi pro- con l’interprete, è stato riletto e chiosato infinite volte. Fu tramandato da Florimo,
prietari di Sonnambula. che quasi cauteloso lo classificò come «aneddoto» tratto da una lettera di Bellini, e lo
129. Agli inizi del resto, col doppio intento di ottimizzare i guadagni e di proteg- si legge ovviamente negli epistolari: ivi, (rispettivamente pp. 363-366 e 256-259
gere la partitura, i proprietari consoci avevano volutamente attuato una sorta di “blocco (insieme a un secondo omologo testo di apprezzamenti sulla Malibran). Ma la sua
programmato” dei noleggi. Così infatti Ricordi, di ritorno dall’estero, si rivolgeva il affidabilità, sui fatti e per toni, è stata messa radicalmente in discussione da ROSSELLI,
10 settembre 1831 al conte Mazzucchelli direttore degli spettacoli a Graz: «[Le scri- Bellini cit., p. 19. Sull’assiduità del compositore al Drury Lane, cfr. la lettera della
vo] intorno alle due belle opere Anna Bolena del Mro Donizetti e Sonnambula del Mo Malibran all’impresario Bunn datata 14 maggio 1833: «First of all, be so good as to
Bellini, le quali ottennero anche a Londra dove andai io stesso a porle in scena, ed give de Bériot’s name at the door, and Bellini’s, so that when they do me the honour
ultimamente anche a Parigi un successo veramente d’entusiasmo. Sollecitato da va- (I mean Bellini) to come and witness my seventh appearance in the same opera of his
rie parti dalla dimanda di questi 2 spartiti, per facilitare sempre più il modo di soddi- composition, him and t’other should not pay at the door, as they both have done last
sfarvi, e nello stesso tempo per assicurarmi il rimborso del capitale che mi costa la time» (ALFRED BUNN, The Stage, I, London, Bentley, 1840, p. 245, ripreso da HOWARD
compera della proprietà ..., d’accordo co’ miei socj in dta proprietà, ho stabilito di BUSHNELL, Maria Malibran. A Biography of the Singer, University Park - London,
fissarne un prezzo uniforme, onde raccogliere un numero sufficiente di dimande a The Pennsylvania University Press, 1979, p. 155).
prezzo convenuto, trovato il qual numero verranno subito rimessi i di spartiti a chi 132. La rappresentazione fu data «(by permission of A. Bunn Esq., and by
avrà acceduto con letta alle seguenti condizni ... Il prezzo dell’Anna Bolena di Donizetti particular desire for this night only)» – così l’annuncio pubblicitario apparso su
e della Sonnambula di Bellini è fissato a fr. 1000 cadauna, pei quali io farò tratta dal «Times» del 2 e «Morning Chronicle» del 3 agosto – «as performed at the Theatre
gno della spedizne a un mese data, libero all’acquirente di prendere o l’uno o l’altro se Royal Drury Lane with unbounded applause» a partire dal resto del cast, e quindi
tutti e due non gli convenissero. Non sarò però obbligato a dare al pr[ezz]o suddto o plausibilmente sempre in lingua inglese sebbene il «Freeman’s Journal and Daily
l’uno o l’altro degli spartiti ... qualora il numero dei sottoscrittori non fosse giunto a Commercial Advertiser» di Dublino, annunciando l’accordo Malibran-Laporte il 10
quello già prestabilito d’accordo coi socj». Cfr. I-Mr, Copia Lettere 1831, p. 497; luglio 1833, avesse dato per assodato che «the subscribers to the Opera will thus
subito seguente, il sunto d’una lettera con identica comunicazione inviata a Morlacchi, have an opportunity of hearing the “Sonnambula” in Italian». Dalla serie degli an-
per i teatri di Dresda. nunci pubblicitari apparsi sui giornali londinesi derivano le notizie e i dati sulle
130. L’articolo sulla rappresentazione unica data nel capoluogo siciliano «als am rappresentazioni della Sonnambula del maggio-luglio 1833, al pari di quelli riguar-
Namentage S. K. H. des Prinzen Statthalters von Sizilien» – che finì per essere «ohne danti il trasferimento dell’allestimento dell’opera – completo della «heavy scenery
eigentliche Aufnahmen gegeben» a causa del consueto divieto d’applauso in presen- and machinery connected» («The Times» del 13 giugno 1833, n. 15190, p. 3, col B)
za di reali in sala, sebbene «die Fink in der Titel-Rolle nebst dem Tenoristen Piero – al Covent Garden. Sul prolungamento del contratto tra Bunn e la Malibran «to
Gentili und dem bereits erwähnten Bassisten Joseph Schober besonders ausgezeichnet» perform at either the Theatre Royal Drury Lane, or Theatre Royal Covent Garden», si
– apparve in «Allgemeine musikalische Zeitung», XXXV, 8, 20 febbraio 1833, col. veda la lettera della cantante in data 24 maggio 1833, in BUNN, cit., II, p. 116 sg. (e
130 sg. BUSHNELL, Maria Malibran cit., p. 160).

XLI
conto poi che lì al teatro italiano erano state presentate in precedenza Carnevale 1836, ultimo da lei vissuto, ripropose la sua Sonnambula
anche Norma (20 giugno) e I Capuleti e i Montecchi (20 luglio), con a Bologna, Senigallia, Lucca, Milano, ancora Napoli, Venezia – nel-
la Pasta protagonista ma con esiti decisamente peggiori, Bellini do- l’eccezionale serata dell’8 aprile 1835, con stratosferico incasso e
vette ripartire per Parigi con almeno qualche conforto circa i destini immediata intitolazione a suo nome del beneficato teatro136 – e infine
della Sonnambula. Questo sebbene avesse trovato «straziata, dilaniata di nuovo, dopo e prima di ulteriori trionfi londinesi nel ruolo, alla
... scorticata la [sua] povera musica» nella versione del Drury Lane, Scala di Milano. In questo frattempo, rispetto alle due del 1832 e alle
sebbene essa fosse stata «adapted to the English stage by Mr. Bishop, quattro del 1833, furono non meno di diciassette le piazze italiane
very efficiently, considering that the instrumentation has been arranged diverse che videro allestita l’opera nel 1834, almeno venti quelle
from a pianoforte copy» e sebbene ciò non permettesse «to form a toccate nel 1835 e ventiquattro quelle del 1836. Nelle città maggiori
conclusive opinion of the merit of the original[,] ... fact ... to bear in capitò di poter assistere alla Sonnambula su differenti teatri per più
mind, in justice to the author, who has been not consulted in this stagioni l’una di fila all’altra, come a Milano tra il Carcano (autunno
speculation upon the productiveness of his work». Molto più rilevan- 1833, primavera 1834) e La Scala (autunno 1834), o a Napoli duran-
te, a conti fatti, che Maria Malibran fosse stata consacrata in quella te il 1834 (S. Carlo in primavera, Teatro Nuovo in giugno, ancora al
parte coi toni più convinti S. Carlo in novembre). La produssero nel triennio molti dei teatri
delle città medio-grandi,137 e in alcune di esse la si rivide anche due
We can very unhesitatingly say that we never saw a crowded house volte a distanza di pochi mesi (come a Ferrara e Livorno nel 1836),
held with a mere potent spell in rivetted and breathless attention by the mentre non mancarono puntate di compagnie minori verso centri come
power of any performer upon any stage. Whether in her appeals to her Intra, Ceneda, Bassano, Imola, Sarzana o Gubbio. Significativo poi
enraged lover, or in the alternate grief and joy of the Somnambula, her che se ne facesse l’opera d’apertura di teatri appena edificati, come a
power was alike supreme over the feelings of her audience, and equally
Codogno nel novembre 1835 o a Borgo S. Sepolcro nel settembre
abounded with the intensest pathos and a grace of intellect which is
indescribable. 1836. E altrettanto sintomatico su un diverso piano – quello del-
l’”effetto Pasta-Malibran”, ossia del considerarla opera poggiata sulla
quando non addirittura accesi primadonna – che quasi tutti i resoconti di rappresentazioni minori o

She is perfection! Perfection – not taking the effort as presenting an


extraordinary combination of various powers, some good and some better,
in one individual, but perfection, as exhibiting a perfect union of in Sonnambula nel marzo 1833: cfr. ad esempio REMO GIAZOTTO, Maria Malibran
qualifications, each and every of which, taken in itself, is perfect in itself. (1808-1836). Una vita nei nomi di Rossini e Bellini, Torino, ERI, 1986, p. 201; e
Her acting is a stuy for professors of the art – her singing a study not però anche HANS JOACHIM WEBER, voce Malibran Maria, in Musik in Geschichte und
only for singers, but for musicians generally – her walking attitudes are Gegenwart: Personenteil, 11, Kassel-Stuttgart, Bärenreiter-Metzler, 2004, col. 911-
studies for the painter – her sleeping ones models for the sculptor, and 13 (che non cita in bibliografia il volume di Bushnell). Questa supposta trasferta ad
yet over all is the mantle of nature so gently and so gracefully spread, as hoc si sarebbe collocata tra il parto che la cantante ebbe a Parigi il 12 febbraio 1833
e una lettera da lei scritta da Bruxelles il 1° aprile (Bushnell afferma tra l’altro, senza
to conceal the appearance of art.133
citare le sue fonti, che prima di partire dal continente per Londra «Maria had been ill
since her son’s birth»). Ed è presenza che è stata ultimamente esclusa anche – il
Il che la spinse a fare di Sonnambula un suo prediletto cavallo di saggio sfrutta ampie ricerche sulla stampa locale – da ALFREDO TARALLO, Il culto di
battaglia, e con ciò a rendere tipicamente “da primadonna” – data la Bellini a Napoli dagli esordi al successo parigino, in Vincenzo Bellini et la France.
Histoire, création et réception de l’œuvre. Actes du Colloque international/Vincen-
sua fama – un titolo che era come rimasto orfano della sua protagoni-
zo Bellini e la Francia. Storia, creazione e ricezione dell’opera. Atti del Convegno
sta canora d’origine e d’elezione. internazionale (Paris, Sorbonne, 5-7 novembre 2001), a cura di Maria Rosa De Luca,
Infatti, anche se l’opera ebbe da sé franco successo quando fu Salvatore Enrico Failla e Giuseppe Montemagno, Lucca, LIM, 2007, pp. 553-593:
presentata a Napoli nella stessa primavera-estate del 1833,134 è diffi- 565 sg. e nota 26. Per quanto ricostruibile, la notizia sembra derivare dai ricordi di
FRANCESCO FLORIMO sulla Malibran: «Essa può dirsi di aver fatto della protagonista
cile credere non vi fosse alcuna relazione – Bellini ormai fisso a Pa-
una seconda creazione, e ricordo bene che quando la rappresentò in Napoli, nella
rigi, Rubini più impegnato all’estero che in patria – tra l’esplosione primavera del 1833, al Teatro del Fondo, fu tale e tanta l’impressione...» (nei suoi
di allestimenti sulle scene italiane avvenuta nelle tre-quattro annate Bellini. Memorie e lettere, Firenze, Barbera, 1882, p. 136 e La scuola musicale di
seguenti e il fatto che la Malibran percorresse in lungo e in largo la Napoli e i suoi conservatorii, con uno sguardo sulla storia della musica italiana, III,
Napoli, Morano, 1880-82 [ristampa anastatica Bologna, Forni, 1969], p. 256). È un
penisola proponendosi costantemente, con gran successi e clamori,
fatto però che il primo libretto dell’opera stampato a Napoli e oggi conservato nelle
anche come Amina. Fatta propria la parte in italiano, si direbbe, con biblioteche d’Italia (banca dati SBN) risale sì alla primavera-estate del 1833 e recita
l’allestimento ancora napoletano dell’inverno 1833-34,135 da lì al in frontespizio «LA SONNAMBULA / melodramma/ rappresentato per la prima vol-
ta/ in Napoli /nel /Real teatro del Fondo/ nella primavera del 1833», ma nel cast
presenta gli stessi interpreti cui si riferiva la recensione dell’«Allgemeine musikalische
Zeitung» citata alla nota precedente (ove del resto si parla del caldo canicolare del
133. I quattro passi precedenti provengono, nell’ordine, dalle recensioni allo giugno-luglio in cui si diedero gli spettacoli e non si fa menzione di precedenti napo-
spettacolo del Drury Lane pubblicate su «The Sunday Times», 5 maggio 1833, n. letani con la Malibran). In mancanza di ulteriori prove, viene da pensare a un lapsus
550, p. 3, col. D; «The Morning Herald», 2 maggio 1833, n. 15828, p. 3, col. C; «The di Florimo perpetuatosi in letteratura: si sarà confuso di data, rispetto agli spettacoli
Standard», 2 maggio 1833, n. 1863, p. 3, col. E; «The Athenaeum», 4 maggio 1833, dell’inverno successivo quando la Malibran fu effettivamente Amina, al San Carlo e
n. 288, p. 284. Ne apparvero almeno altre quattro: «The Morning Chronicle», 2 mag- forse anche al Fondo (su allestimenti stagionali inscenati in ambedue i teatri, ma
gio 1833, n. 19869, p. 3, col. C; «The Examiner», 12 maggio 1833, n. 1319, p. 294 anche su recite del 1833 con la parte d’Elvino sostenuta en travesti da Giuseppina
sg.; «The Spectator», 11 maggio 1833, n. 254, p. 426; «The Harmonicon», XI, 6, Ronzi De Begnis e Adelaide Toldi, cfr. TARALLO, ivi, p. 567 sg.).
giugno 1833, p. 139 sg. L’orchestrazione effettuata da Bishop è testimoniata da un 136. Ampie cronache, d’impatto promozionale ulteriore, su come la cantante
manoscritto inglese redatto in modo singolare – è quasi del tutto privo delle parti di volle soccorrere le sorti dell’impresario Gallo e del suo Teatro Emeronitio con due
canto – oggi conservato in I CATm: cfr. Apparati p. XXX. recite uniche al termine della sua stagione alla Fenice – rappresentando in “prima”
134. Cfr. «Allgemeine musikalische Zeitung», XXXV, 45, 6 novembre 1833, locale l’opera belliniana, già significativamente appaiata, come di sicuro richiamo,
col. 753: «hat Bellini’s Sonnambula und in ihr die Toldi d’Anvers und Hr. Ivanoff, al Barbiere di Siviglia – si lessero in «Teatri Arti e Letteratura», 16 aprile 1835, p. 56
nach dem italienischen Ausdrucke, Fanatismo gemacht; vorunter volles Theater und e «Allgemeine musikalische Zeitung», XXXVII, 50, 16 dicembre 1835, col. 829 sg.
geräuschvoller Beyfall – applauso calorosissimo – zu verstehen ist». Nell’articolo, 137. Allestimenti documentati – al di là di quelli altrimenti accennati in testo –
tra l’altro, una notiziola di prassi interpretativa: «Dieser Ivanoff ... war gerade in vi furono almeno a Bergamo (Carnevale-Quaresima [C, Q] 1834), Bologna (Prima-
Mailand, als die Sonnambula zum ersten Male daselbt auf dem Theater Carcano vera [P] 1834 e 1836), Torino (P 1834, Estate-Autunno [E-A] 1836), Senigallia (Fie-
gegeben wurde. In jener Hauptstadt lernte er auch den Gesang bey einem reichen ra [F] 1834), Cremona (F 1834), Lucca (E-A 1834), Modena (A 1834, E 1836),
daselbst sich aufhaltenden Klavierspieler und Componisten, Namens Glinka, dem Padova (A 1834), Verona (A 1834), Ascoli (A 1834), Palermo (A 1834), Trieste (A
Vernehmen nach ebenfalls einem Russen. Beyde besuchten fleissig die Vorstellungen 1834, C 1835), Cagliari (C 1835), Vicenza (C 1835), Ravenna (C 1835), Perugia (C
der Sonnambula auf besagtem Theater, merkten sie genau, wie Rubini seine Rolle 1835), Brescia (C 1835), Genova (C 1835, P 1836), Asti (P 1835), Piacenza (P 1835),
gab und sang. Zu Hause wurde Alles fleissig einstudirt und notirt; hierdurch wurde Mantova (P 1835), Rovigo (P o F 1835), Fermo (F-E 1835), Siena (E 1835), Udine (F
also Hr. Ivanoff in der Sonnambula eine echte Copie Rubini’s und als solche auf 1835), Alessandria (A 1835), Viterbo (A 1835), Terni (C 1836), Urbino (C 1836)
unserm Theater reichlich applaudirt». Cuneo (C 1836), Catania (E 1836), Cesena (E 1836). I dati su cui si basa il paragrafo
135. Così indica BUSHNELL, Maria Malibran cit., p. 166. Nelle biografie della sono desunti soprattutto, oltre che dai libretti superstiti, dalle cronache assai capillari
cantante è spessissimo accreditato, ma mai documentato, un suo debutto napoletano e puntuali della «Allgemeine musikalische Zeitung».

XLII
maggiori, lunghi o brevi che fossero, iniziassero menzionando anzi- mercio, sussidiando anche le sue ragioni colla sentenza della lite da me
tutto il nome della cantante protagonista.138 perduta per l’Anna Bolena, quantunque in realtà questa non decida del
Il controllo sul possesso-noleggio delle musiche e una tale con- merito. È vero che io penso di mandare un ricorso a Vienna, ma voi
quista d’ogni dove – in corso anche con Norma – erano però, va da vedete che intanto la massima della proprietà per gli spartiti ad uso tea-
trale è stata decisa in senso a noi contrario, e che questa massima vigerà
sé, incompatibili. Tutto lascia oensare, anzi, che a farle da propellente
fino a che non venga un provvedimento da Vienna, se pure ne verrà
fosse proprio il tracollo del troppo ardito progetto capitalistico “eu- alcuno.
ropeo” di Ricordi, Bellini e soci. Lungo gli stessi anni, al riguardo, la
crescente frustrazione dell’editore si può seguire nelle varie lettere Il precedente ebbe ripercussioni nel settembre successivo, come l’edi-
che egli inviò al compositore ormai stanziato nella capitale francese. tore spiegò rispondendo per le rime a una letteraccia di Bellini che lo
Costantemente all’erta sul doppio fronte delle stampe e delle copie aveva sospettato di scorrettezze su Norma:
manoscritte, si ridusse infatti via via a cedere le armi sul secondo di
essi. Lo vediamo ancora pugnace a inizio dicembre 1833, mentre Vi citai per esempio la Sonnambula, che ad onta di tutti i miei sforzi,
stava preparando il Conto sociale delle prime annate: si rappresentò al Carcano data dal Lucca. Si trattava ora di dare la Nor-
ma colla Malibran. L’impresa [della Scala nda], resa ardita dall’esem-
Mi duole però che [non] troverete i risultati de’ prodotti della Son- pio della Sonnambula, mi disse di limitarmi nella dimanda, altrimenti
nambula quali forse ve li figurerete, giacché questo Spartito o diramato avrebbero preso lo spartito dagli altri, che glielo offrivano a vilissimo
dà luoghi dove si diede, od istrumentato sulle riduzioni, trovasi ora prezzo.
dapertutto, né alcuno più si rivolge alla vera fonte per paura di dimande
troppo sostenute. Né puossi neppure trovar sostegno nello Stato per Dunque, destino parallelo con le musiche della sorella di stampo
impedirne il commercio o l’esecuzione, perché ora sì la Polizia che la tragico. Così che senz’altro potevano intendersi valide anche per
Censura non si vogliono incaricare di difendere la proprietà di spartiti Sonnambula le descrizioni ormai rassegnate dello stato dell’arte
riguardo all’esecuzione ne’ teatri, diffidando le parti a rivolgersi ai tri-
(«Tutta Italia, tutta Germania, tutta Europa è inondata di Norme ...
bunali, per cui bisognerebbe avere in piedi cento liti, sul cui esito non si
può più contare dopo che ebbi a perdere la causa contro Lucca per l’An- Roma, Lucca, Firenze, Livorno, Ancona, né mi chiesero, né ebbero
na Bolena. Difatti ora si fa dapertutto e l’Anna Bolena, e la Chiara di da me lo spartito») consegnate ad altro scritto di lì a un mese e mez-
Rosemberg, e la Norma e tante altre opere di mia e di altrui proprietà zo.139 Di riflesso, anche le aspettative specifiche di Bellini conobbe-
senza poter porre impedimento legale agli usurpatori. ... Non paghi i ro una simile parabola. Nelle sue lettere infatti lo si ritrova inzialmente
ladri di vedersi tranquilli in questa parte di furti hanno pensato anche di contento e fiducioso per i guadagni fatti e attesi dai noli di Sonnam-
deludere la proprietà della stampa, e difatti Lucca in società con Artaria bula, poi più guardingo a fronte dai tentativi pirati sventati durante il
e Bertazzi posero una stamperia a Chiasso in Svizzera sotto il titolo di suo viaggio tra Napoli e Sicilia, indi incline a tornare al vecchio tipo
Euterpe Ticinese per ristamparvi tutte le proprietà e di là non solo con- di cessione totale all’impresa o a tentare con l’editore contromisure
trabbandarle in Milano ma diramarle dapertutto, e sono già innanzi nelle
protettive, e infine furiosissimo con gli impresari italiani conniventi
loro edizioni, cosicché ad una ad una mi veggo ristamparmi sotto gli
occhi opere che mi costano tanto, e le veggo prostituite a prezzi vilissimi, coi pirati e prodighi solo verso i cantanti.140 Ma nel 1835, col dilaga-
onde abbattere le mie edizioni. Ciò nullaostante nella sola speranza in re ormai ingovernabile di rappresentazioni e partiture, sia lui che l’edi-
cui vivo ancora di poter in qualche modo far cessare questo turpe com- tore si erano ormai fatta una ragione dell’esaurirsi del loro tentativo;
mercio, mi farò ancora il coraggio d’arrischiare delle nuove speculazio- del resto, quel gran successo ubiquo dell’opera propiziava altri tipi
ni. di guadagno, per l’uno (vendite riduzioni) e per l’altro (scritture per
nuove opere o riallestimenti). Così, quando nell’estate si tirarono le
E continuava probabilmente a coltivare qualche speranza, o magari ulteriori somme dei noleggi della Sonnambula riusciti negli ultimi
da bravo imprenditore guardava al futuro, quando acquisì il loro ter- due anni e ci si ritrovò nella rete, a fronte delle decine d’allestimenti,
zo di proprietà dai signori del Carcano intorno agli inizi d’aprile 1834 solo 1300 franchi in tutto provenienti dall’estero (due allestimenti
(non a caso data d’inizio del crac dei due commercianti-banchieri, a parigini e uno londinese),141 la delusione quasi non richiese commen-
caccia ovunque di quattrini: cfr. p. XIII). Tuttavia l’impianto com- ti ulteriori. E in soprappiù stava per giungere quella ancora più co-
merciale stava crollando, a partire dal teatro degli esordi (con Barbaja, cente del furto-smercio della partitura dei Puritani sulla rotta Parigi-
legittimo suo acquirente l’anno prima, forse protagonista attivo nel Italia, scoperto qualche settimana prima che Bellini lasciasse il mon-
traffico della partitura): do dei vivi. Con Ricordi ci avevano, modernamente, provato. Ma
divenire coimprenditori di un’opera capace di fissarsi in repertorio, a
Sappiate che qui al Carcano si è aperto il teatro da un tal Maggioni, mo’ del Verdi che verrà, si era rivelata idea illusoria e troppo precoce.
che dopo essere stato da me e d’aver concluso per la somministrazione
degli spartiti, mi mancò di parola, si volse al Lucca e concluse con esso.
Avendo fatto fiasco la moglie di Maggioni, prima donna, presero la
Taccani che pose per patto di scrittura di debuttare colla Sonnambula.
Intesi dunque che il Lucca la somministrava, e subito corsi alla direzio-
ne di Polizia, perché fosse impedito al Maggioni di dar quest’opera se 139. Le quattro citazioni ricordiane provengono dalle sue lettere del 3 dicembre
non la prendeva da me. Fui chiamato due volte, e poco fa ebbi il dolore 1833 e dell’11 aprile, 14 settembre, 28 ottobre 1834; le si veda in NERI, Caro Bellini
di veder rigettata la mia istanza, non essendosi dalla Polizia giudicata cit., pp. 30 sg., 41 sg., 57-60 e 63-65.
del caso di dare alcun provvedimento, perché il Lucca asserì d’aver avu- 140. Attestazioni dei rispettivi atteggiamenti si ritrovano in quanto egli scrisse a
to la copia di Napoli da Barbaja, e quindi essere questo spartito in com- Florimo il 19 settembre 1831 e a Perucchini il 28 gennaio 1832, nella già citata
lettera a Ricordi del 18 febbraio 1832, nel tipo di contratto ventilato su Napoli nel
febbraio 1834 o nella proposta d’una loro proprietà esclusiva per l’Italia sulle sue
future opere 1835-38 fatta a Ricordi il 14 giugno 1834 (che questi rifiutò non volen-
do «far contratti lunghi» stanti le più volte esplicate insidie del mercato) e, infine,
nello sfogo confidenziale con Florimo del 4 agosto 1834 («Se questa volta non fisse-
138. Un esempio nitido al riguardo – e insieme eloquente, seppur singolo episo- ranno temo che non scriverò più né a Napoli né nell’Italia, e scrivendo pei teatri
dio, sulla fortuna dell’opera anche rispetto ad altri titoli – lo fornisce una cronaca francesi sceglierò dei soggetti, e scriverò musiche d’un genere contrario ai cantanti
napoletana che trasse il bilancio dell’intera stagione di estate-autunno 1834 sui teatri italiani, così cotesti imbecilli che danno dei tesori ai cantanti, non avranno il piacere
cittadini: «Auf dem Teatro Nuovo: von Donizetti Furioso (elfmal), otto mesi in due di riprodurre le opere che altri teatri hanno il coraggio di ricompensare; poiché senza
ore (dreimal); von Bellini Sonnambula (26mal); von Ricci Scaramuccia (zweimal) ... la Sonnambula, i Capuletti e la Norma avrebbero scritturato la Malibran con tanto
Die obenerwähnte häufig wiederholung der Sonnambula auf dem Teatro Nuovo beweis denaro? Tali opere le scrissi per altri teatri ed essi l’hanno acquistati a meno di cento
abermals, dass die Prima Donna Tavola vom Mailänder Conservatorium sich immer ducati l’una, ebbene in appresso non l’avranno più, e che si divertano per ora coi
mehr die Gunst des hiesigen Publikums erwirbt». Né al San Carlo né al Fondo – che maestri che esistono»). Cfr. CAMBI, pp. 282-284 e 299 sg., 302 sg., 407-409, 420-425
certo avevano inscenato ciascuno un numero maggiore di titoli (8 e 6 rispettivamen- e NERI, pp. 192 sg. e 207 sg., 210 sg., 279 e 298-300, 307-309; ma anche, per la
te) e delle cui recite l’articolo dà conto in maniera simile («Allgemeine musikalische risposta di Ricordi del 31 luglio 1834, NERI, Caro Bellini cit., p. 53 sg.
Zeitung», XXXVII, 3, 21 gennaio 1835, col. 49 sg.) – nessuna altra opera aveva 141. Cfr. lettera di Ricordi a Bellini del 16 luglio 1835, in Neri, Caro Bellini cit.,
superato nella stagione le sette serate. pp. 111-115.

XLIII
Ad accompagnare l’invasiva diffusione dell’opera furono poi non italiani; e se appare significativo che Sonnambula entrasse nei ri-
solo le copiature più o meno spurie delle partiture, ma anche gli adat- stretti bauli di compagnie d’opera partite per dare spettacoli a Corfù
tamenti di esse alle esigenze dei vari cantanti o allestimenti. Al di là (già nel dicembre 1834), in Messico e a L’Avana (due diverse nel
dei trasporti al grave cui obbligava l’originaria tessitura cucita su gennaio 1836), certo i passi decisivi verso una duratura notorietà
Rubini e che vennero pressoché sempre praticati (cfr. Problemi globale furono quelli compiuti in Francia, in area germanica e in In-
redazionali ed esecutivi), sono i libretti di quegli anni a riflettere al- ghilterra. A Parigi il salto di qualità avvenne sotto gli occhi di Bellini,
cune delle varianti più cospicue, che talvolta quasi si consolidarono con le rappresentazioni di fine ottobre 1834. Ai sette cieli per il suc-
a mo’ di tradizioni. Sulla più robusta di queste, già dal 1831 erano cesso ma sempre grato e deferente verso la sua prima Amina, egli
stati in effetti lungimiranti alcuni «intelligenti» milanesi (cfr. p. preferì imputare diplomaticamente alla stanchezza quei cedimenti
XXXII): il celebrato duetto della scena sesta del prim’atto, «Son ge- della Pasta – se n’è vista la cronaca – che tre anni prima avevano
loso del zefiro errante», lo si sentì davvero di rado. Di sicuro, non a gravato sul debutto dell’opera agli Italiens, consegnandola al mo-
Bologna nella primavera 1834 né a Lucca nell’estate successiva, mentaneo oblio. È un fatto però che, confermati Rubini e Santini,
quando evidentemente Maria Malibran non volle o non poté condi- molta differenza la fece la prestazione della giovane mattatrice Giulia
viderne le glorie col tenore che le avevano affiancato (ambedue le Grisi.144 Abbastanza sorprendente, nondimeno, come avesse preso
volte il pur valente Lorenzo Bonfigli). Fosse lei o meno a fare scuola piede nei pochi anni trascorsi tutt’altro atteggiamento verso la musi-
– ma alla Scala di Milano l’autunno seguente risulta lo eseguisse – è ca belliniana, rispecchiato ad esempio in una recensione molto
un fatto che più dei due terzi dei libretti superstiti degli anni 1834-38 elogiativa che uscì sul «Journal des débats». Unite alle lodi per la
presentano i versi del cantabile tagliati (ad esempio Verona e Mode- coppia protagonista (lei che aveva «excité constamment, par son jeu
na autunno 1834, come Cagliari, Piacenza e Cesena nelle stagioni et par son chant, l’interêt le plus vif», lui capace di trascinare «deux
1835) o qualche volta rimpiazzati (a Padova autunno 1834 e Firenze ou trois fois l’auditoire jusqu’aux larmes») e per «la délicatesse et la
carnevale 1836, da un’aria spuria per Amina, duettino in origine142). vérité des pensées et des sentimens exprimés dans le libretto» di
È poi probabile che in qualche occasione Eugenia Tadolini e il teno- Romani, vi si leggono infatti espressioni di schietta ammirazione per
re del caso intonassero sì i versi originari, ma nella versione musicale la «cohérence du style» della composizione musicale, tale da «faire
del di lei maestro nonché primo marito Giovanni, che l’edizione Ri- produire à la musique ce que l’on appelle un effet dramatique». Col-
cordi sottolineava pomposamente essere stata eseguita «nella Son- pisce in particolare che il cronista sottolineasse più e più volte che in
nambula dalla Sig.a Tadolini e dal Sig.e Rubini» (ma è problematico sala era corsa autentica «émotion» e che s’erano visti, in specie per la
immaginarsi dove e quando). Da tutto ciò appare chiaro che il brano Grisi, «les spectateurs immobiles, le cou tendu en avant, pressés les
belliniano pur tanto lodato non risultò decisivo nel consolidare le uns contre les autres, et buvant avec l’oreille».145 Non stupisce per-
fortune dell’opera. Valse la stessa cosa, e a maggior ragione visto che tanto che di lì a non molto il fiorente mercato teatrale parigino
il pezzo era stato considerato debole fin da subito, per l’aria di Lisa sfornasse anche la versione francese di Sonnambula in forma di opéra
nell’atto secondo: anch’essa fu tagliata nella stragrande maggioran- comique, con dialoghi parlati, cambio di nome della coppia princi-
za dei casi, o qualche sporadica volta – come a Modena autunno pale e, quasi fosse ormai prassi, la sostituzione del duetto del prim’atto
1834 o a Cesena – rimpiazzata con qualche brano di baule. Natural- e l’omissione dell’aria atto secondo di Lisa (cfr. Apparati. Fonti). Né
mente, rientrava nelle potestà di un primo interprete operare anche che tre anni dopo, quando sulle stesse scene si presentò a fianco di
innesti. Si è visto Rubini richiedere l’aria dai Capuleti per cantarla Rubini la Tacchinardi-Persiani (Amina già acclamata ma nuova per
nella Sonnambula alla “prima” londinese, Bellini imperturbato di- Parigi), la critica si soffermasse quasi esclusivamente sui particolari
nanzi all’autoimprestito; ed è probabile che non ci si scuotesse granché della sua interpretazione, dando per scontata la statura di un’opera
di più quando nell’importante allestimento scaligero dell’autunno ormai acquisita al favore generale.146
1834 la Malibran Amina e la Ruiz-Garcia Lisa misero insieme un Anche nelle due capitali germaniche maggiori la Sonnambula
duetto sulle musiche di chissà chi per cantarlo come inizio dell’atto divenne presto una presenza costante. D’anno in anno (regolari le
secondo.143 notizie di rappresentazioni berlinesi dal 1836 in poi) o addirittura
Un’analoga adattabilità, di regola all’epoca, favorì plausibilmen- quadrimestre dopo quadrimestre (come allo Josephstädter di Vienna
te anche la contemporanea, vasta affermazione presso i pubblici non nel 1835-36), Die Nachtwandlerin veniva ripresentata come compo-
nente fissa del repertorio dei teatri maggiori, coi recensori cui basta-
va ormai accennare al titolo, prima di dare conto della prestazione
142. In ambedue i casi la protagonista femminile fu Eugenia Tadolini, che con le degli interpreti (o spesso della sola protagonista). L’avvento di Merelli
sue rappresentazioni viennesi del 1835-36 aveva preso ad interpretare un brano –
forse opera di Luigi Ricci – in cui il soprano preponderava su un tenore ridotto a e Balochino al Kärntnertörtheater dall’aprile 1836, alla testa di sta-
poco più che un pertichino (ne recano testimonianza due partiture allora in uso nella gioni e compagnie d’opera italiana, rinforzò poi ulteriormente l’of-
capitale imperiale: A-Wn KT.421 e [in essa l’accenno a Ricci] OA.1257) e che fu ferta viennese, visto che la Tadolini (1836, 1838) e la Tacchinardi
anche pubblicato nel 1836 come solistica «CAVATINE ... gesungen von Mad. Tadolini. (1837) tenevano il titolo tra i sommi di propria elezione; e senza
/ in der Oper: LA SONNAMBULA, von V. BELLINI / Wien, bei A. DIABELLI UND
COMP.GRABEN N° 1133». Questi i versi su cui la si intonava, tratti da LA SONNAM- segni di cedimento d’interesse, se all’articolista che dava conto dei
BULA melodramma in due atti da rappresentarsi nell’I. e R. Teatro in via della nove diversi allestimenti della stagione primaverile 1838 venne spon-
Pergola il Carnevale 1836, Firenze, Fabbrini, 1836, p. 15 (dove la loro attribuzione taneo, arrivato alla Sonnambula, appellarla incidentalmente come «das
ad Amina è meno inequivoca che nel libretto padovano, ma è da esso suffragata): Favorit-Gericht».147 Qualche segno di insofferenza in più affiorava
«Senti tu siccome io sento / Che siam noi felici appieno! / Senti tu di seno in seno /
Giubbilando il cor passar? / Ah! per me sì bel momento / È allegria non mai sentita, invece a Berlino. Quando l’opera vi esordì nell’estate 1836, protago-
/ È delizia, è più che vita, / È del ciel partecipar». A Madrid, d’altra parte, il duetto del
prim’atto fu talvolta eseguito in una diversa versione del testo originario composta
da Ramón Carnicer, il cui manoscritto, si conserva in E-Mm Mus. 744-27 (cfr. anche 144. Si veda la lettera di Bellini a Florimo del 24 ottobre 1834 (in CAMBI, pp.
Cátalogo de obras de Ramón Carnicer, a cura di Victor Pagáb e Alfonso de Vicente, 461-464 e NERI, p. 339 sg.) dove, rievocati per sentito dire gli eventi del 1831, detta-
Madrid, Fundación Caja de Madrid – Editorial Al puerto, 1997, p. 386 sg.). gliò uno per uno gli aspetti propizi al fortunato allestimento di giornata (comprese le
143. Cfr. LA SONNAMBULA, melodramma di Felice Romani da rappresentarsi limature di tessitura fatte alla parte di Rubini).
nell’Imp. Regio Teatro alla Scala l’autunno 1834, Milano, Pirola [1834], p. 23 sg.: 145. Dal feuilleton nel «Journal des débats» del 25 ottobre 1834.
«LISA Son tarde le tue lagrime / Deh cangia omai consiglio / All’amor tuo deh, credi- 146. Cfr. ad esempio gli articoli apparsi sul «Journal des débats» del 9 novembre
lo! / Elvin non tornerà. / AMINA Non io potrò resistere / Al crudo mio periglio; / E al 1837 e sulla «Revue de Paris», n.s., XLVII, 1837, p. 135 sg. In quest’ultimo scritto,
suo dolore quest’anima / Resister non potrà. / LISA Oh vanne alfin. AMINA Ma, senti- firmato F. Bonnaire, un’utile attestazione precoce: «Presque toutes les cantatrices
mi: / Se v’è giustizia in Cielo... / LISA La tua virtù conoscere (con ironia) / Ogni bel affectionent le rôle d’Amina; on sait quels étonnans effets de passion, de coquetterie
cor dovrà. / AMINA Rea tu mi credi... io gelo... / Lisa! tu pure?... LISA Oh va. / AMINA et de finesse, la Malibran trouvait dans ce caractère; l’an passé, la Taccani l’avait
Ma verrà, verrà il momento / Di rimorso e di spavento: / L’innocenza di quest’alma / choisi pour ses débuts, et aujourd’hui la Persiani a fait le même. C’est qu’il y a dans
Dalla tomba parlerà: / E dolente della sorte / Che mi trasse a cruda morte / Il tributo ce rôle deux parties bien distinctes, l’une élevée et dramatique, l’autre agile, variée,
Elvino un giorno / Del suo pianto a me darà. / LISA Ah! secondi il Ciel clemente brillante, la partie de l’âme et celle de la voix, ce qu’il faut, enfin, pour donner en un
(come sopra) / Del tuo cor il voto ardente: / Ti protegga e ti difenda / Dall’altrui moment la mesure d’une cantatrice».
malignità». 147. Cfr. «Allgemeine musikalische Zeitung», XL, 33, 15 agosto 1838, col. 541 sg.

XLIV
nisti Sophia Löwe e un tal tenore Mantius, il commentatore non fu Di questa prima epopea britannica della Sonnambula, ma forse
certo generoso con Bellini, la cui opera gli appariva «völlig ähnliche» della stessa sua intera carriera iniziale, resta un’interessante testimo-
a tutte le altre sue e «ungemein langweilig»; e tuttavia dovette am- nianza retrospettiva d’epoca (per certi versi proiettata un po’ anche
mettere a denti stretti che quanto vi si cantava era capace di «die al nostro oggi). Tra il 1847 e il 1852 l’editore Boosey pubblicò una
Dilettanten zum höchsten Entzücken hinreissen» e che la si era data serie di dodici eleganti e curatissime riduzioni per canto e panoforte,
«in 5 Tagen 3mal bei gefülltem Hause». Così, di stagione in stagione sotto il titolo globale di The Standard Lyric Drama: programma-
si continuava ad applaudire Amine uguali e diverse, anche se chi ne ticamente (e con un occhio al mercato), una sorta di precoce monu-
dava conto non si poteva magari trattenere dal descrivere l’ennesima mento al repertorio consolidato. La sonnambula uscì per quarto vo-
prestazione della Löwe come «die ewige Nachtwandlerin» o di salu- lume, nel 1849, dopo che per secondo era uscito Norma; uniche altre
tare l’esordio della signora Schnidt facendo però benevolmente pre- due opere italiane della serie: il recentissimo Ernani e Lucrezia Borgia.
sente che «Bellini’s Nachtwandlerin hätte dies Theater ruhen lassen La curatela era affidata al versatile architetto Jacob Wrey Mould per
sollen, da hierin Dem. Löwe zu beliebt ist».148 Ma gli appassionati gli aspetti letterari e storico-musicali, a William Smith Rockstro, «pupil
d’opera non si facevano evidentemente influenzare più che tanto, se of Dr. Felix Mendelssohn Bartholdy», per quelli strettamente musi-
nel giro di pochi anni si volle vedere l’opera – oltre che a Dresda cali. Il primo approntò una nuova versione inglese del libretto corre-
dove era arrivata, via Morlacchi, già nel 1834-35 – a Mannheim (1837) data di ampie ed inventive didascalie, che fu stampata non solo nel
come a Stoccarda (1838), a Darmstadt (1836-37) come a Lipsia (1838, corpo della partitura – in parallelo al testo italiano, con le nuove
protagonista la Schröder-Devrient), a Kassel come a Strasburgo (nello didascalie integrate – ma anche per intero a conclusione della sezio-
stesso 1837). ne introduttiva. Stilò però anche prefazione editoriale e introduzione
Il tutto non era però paragonabile a quanto accadde a Londra. storico-stilistica, due scritti che nel fare il punto su vicende trascorse
Risulta fosse per prima Giulia Grisi a riproporre l’opera in lingua e motivi dell’edizione (al di là dell’ampia sezione dedicata agli studi
originaria (maggio 1834 al King’s). Ma gli eventi dell’anno prece- scientifici contemporanei sul sonnambulismo) forniscono notizie in-
dente avevano parlato chiaro: purché affidate ad interpreti capaci, teressanti. Ad esempio sulle distorsioni correnti nella prassi esecuti-
quelle musiche funzionavano altrettanto bene o forse addirittura me- va, cui si voleva porre rimedio, riguardanti anzitutto i recitativi:
glio – sulle scene e al botteghino, di teatri ed editori – anche se sotto-
poste a riadattamenti cospicui, trapianto del locale idioma «dei pap- Not long since, we did ourselves the pleasure to move Covent Garden-
pagalli» compreso. Si stupì tuttavia anche Bellini – gongolando – ward, with the intention of hearing Messrs. Sims Reeves and Whitworth,
della sorta di infatuazione epidemica che la città conobbe nel corso in their respective characters of Elvino and Rodolpho. Well knowing the
del 1835. In febbraio riallestirono Sonnambula nella versione Bishop dislike of these gentlemen to spoken dialogue from their long practice in
Italy, we confidently hoped to hear this really charming work produced
al Covent Garden, protagonista una Emma Romer. Il 12 maggio al
in a worthy manner at their instigation; but we were mistaken, it was not
teatro italiano ne fece il suo beneficio la Grisi, mentre la stessa mat- so, – the notoriously bad taste of a notoriously bad management did
tina il «Times» già annunciava che la Malibran, appena giunta da overrule the wishes of these singers, and to our surprise and sorrow, we
Venezia, l’avrebbe ripresa di nuovo al Covent Garden il 18. Serata heard a vocalist of such consequence as Mr. Reeves obliged to descend
nella quale, peraltro, all’English Opera House un altro cast metteva to dialogue in Opera semi-seria! Though a version fitted to the pleasing
in scena The Female Sleep Walker ... a new version of Bellini’s recitative of this Opera was in existence.* [*Nota: ] Did not Miss Kemble
celebrated opera ... La Sonnambula adapted to the English Stage by and Mr. Harrison discard the dialogue in toto?
Mr. W. Hawes, con la stessa Romer Amina ad intonare come rondò
finale «Oh! Each feeling of love is sleeping» anziché il già Riconquistare presenza nella pratica di scena era del resto necessario
smerciatissimo – come pezzo e già forse nella riduzione completa, anche per l’«exquisite duet “Son geloso”», che «owing to the great
sempre da Boosey – «Oh! don’t mingle one human feeling» di exertions called for from the singers in the subsequent final ... is almost
Bishop.149 L’andazzo, a leggere gli annunci sulla stampa, si prolungò always entirely left out», se non quando un’interprete aveva tanta
più o meno intenso fino a metà luglio. Ma è altrettanto notevole che coscienza artistica - ne veniva data lode a Jenny Lind – di sacrificare
un’analoga concorrenza aspra tra diversi palcoscenici e diverse ver- «self to the consideration of a duty towards the author she may be
sioni delle medesime musiche si ripetesse poi quantomeno nella pri- representing»: autore Bellini che evidentemente veniva ormai posto
mavera-estate del 1836 (Malibran-Grisi) e del 1837 (Wood-Romer), sul piedistallo dei maggiori. Era sì vero che «the extreme popularity
mentre la notizia d’una bimba sonnambula intonatrice di note riusci- of this opera in the United Kingdom has been a most indisputable
va a guadagnarsi mezza colonna del quotidiano più autorevole.150 incitement to its production» nella collana, giacché «it has sold more
Del resto, dovette trattarsi di moda musicale davvero contagiosa, se than any other two Lyric Dramas we can mention»; e che di conse-
nella copia proprietà di «H.M.H. THE PRINCESS VICTORIA» del- guenza, dopo tanti onori ricevuti, ci si sentiva di consegnare «a world
l’edizione Boosey per pianoforte solo tutti i dieci brani recano of caution to forthcoming artists ... to let the “Sonnambula” repose a
diteggiature a matita stese, si direbbe, per mani divenute reali nel little while on the shelf». Ma altrettanto convinto, Wrey Mould, si
giugno 1837.151 mostrava del fatto che quell’opera lasciava «but one impression on
the mind, that of being the most simple, touching, and expressive
offspring of modern musical art».
Rendere onore a ciò fu compito in particolare di Rockstro. Che lo
148. Si vedano i commenti ai tre diversi allestimenti berlinesi in «Allgemeine
musikalische Zeitung», XXXVIII, 27 , 6 luglio 1836, col. 444; XL, 38, 19 settembre fece in maniera molto vicina a nuove sensibilità musicologiche, lui
1838, col. 624; XLI, 4, 23 gennaio 1839, col. 70. poi redattore di voci del Grove’s Dictionary, e cioè operando con
149. Le copie dei due libretti in inglese conservate presso GB-Lbl, stampate dal «the valuable assistance of poor Bellini’s original MS». Per due aspetti
medesimo editore Miller, sono esplicite nel menzionare accanto ai cast l’epoca di in particolare: «The instrumentation of the whole of this opera is taken
rappresentazione. Un accenno giornalistico d’epoca alle tre concomitanti Sonnam-
bule, preso dal «Morning Chronicle», fu pubblicato in «Liverpool Mercury», 22 from the original M. S. in the autograph of Bellini. Many of the
maggio 1835, n. 1255. La lettera nel cui post scriptum Bellini riferiva a Florimo gli movements have been transposed in previous printed editions, but
avvenimenti londinesi è del 25 maggio 1835 e trattava soprattutto del concomitante
successo, colà, dei Puritani (cfr. CAMBI, pp. 556-558 e NERI, p. 411 sg.), mentre la
sua ornitologica definizione della lingua inglese faceva parte del racconto, dubbio,
cit. a nota 131.
150. Cfr. «The Times», 19 agosto 1837, n. 16499, p. 6 col. B.
151. Il volume GB-Lbl segnatura R.M.25.k.3.(2.) rilegava finemente (angoli,
dorso e intestazione in pelle, con scritte dorate) una raccolta di vari fascicoli pianistici to witness the performance of La Sonnambula. To offer any notice of an opera which
d’epoca, dando loro in bella grafia una numerazione progressiva utile all’indice stila- has been so often represented would be unnecessary, except to mention the
tovi a mo’ di frontespizio. La giovane sovrana non tardò peraltro a concedersi uno reappearance of Rubini in the character of Elvino, and to repeat our unqualified
spettacolo dal vivo, tra le varie riprese che continuavano anno dopo anno: «THE QUEEN’S approbation of Madame Persiani’s performance»; cfr. «The Times», lunedì 15 aprile
THEATRE. Her Majesty on Saturday night [13] honoured this theatre with her presence 1839, n. 17016, p. 5, col. D.

XLV
they are here given in the original keys».152 Andava quindi contro, ad oggi); perché credeva giusto riacquisire un passo tradizionalmen-
risoluto, alla pratica scenica e commerciale consolidata: perché pre- te omesso, quello delle trombe sole ad inizio aria d’Elvino nell’atto
cisava numero per numero, passo per passo, quali fossero gli stru- secondo. Pur ben più consapevoli che la vitalità storica del testo del-
menti in partitura (rendendo quindi semplicissima l’eventuale la Sonnambula si è nutrita di necessari compromessi con la prassi
riorchestrazione); perché stampava esclusivamente tessiture che solo teatrale, non si può che guardare con rispetto e simpatia a quel
un Rubini aveva potuto cantare (scelta rimasta isolata da allora fino pionieristico tentativo di recuperare l’integrità del testo belliniano.

152. Le varie citazioni precedenti provengono dalla Editor’s Preface, dal saggio
An account of Bellini’s “La Sonnambula” e dalla pagina iniziale del testo musicale
vero e proprio – rispettivamente alle pp. [V], VI-XIV e 1 – di La Sonnambula (The
Somnambulist). A lyric drama written by Felice Romani and rendered into English
from the Italian by J. Wrey Mould. The music composed and dedicated to the Signor
Francesco Pollini by Vincenzo Bellini; revised from the orchestral score by W.S.
Rockstro pupil of Dr. Felix Mendelssohn Bartholdy, London, T. Boosey & Co, [1849:
9 marzo è datata la prefazione del curatore]. In antefrontespizio vi si leggeva un’elo-
quente dedica: «To the Memory of Maria Malibran de Bériot this volume of the
“Standard Lyric Drama” is inscribed as un humble offering at the shrine of the departed
genius by the Editor».

XLVI
Le fonti
La presente edizione critica de La sonnambula si basa su fonti di spettare la compilazione sommaria di altre), le loro varianti o anno-
diverso tipo (autografe, copie manoscritte, riduzioni a stampa, libret- tazioni d’uso appaiono rilevanti solo per lo studio della tradizione
ti manoscritti e a stampa) che vengono descritte in dettaglio nell’ap- esecutiva.
posita sezione degli Apparati. Fonte principale dell’edizione è la L’autografo presenta un’unica variante di rilievo: include una
partitura autografa (A: in essa, tranne che per alcuni dettagli di doppia versione della stretta del Finale dell’Atto primo, una autogra-
strumentazione, la sola c. 68 è di mano di un copista) che fu redatta fa (in Sol maggiore) ed una, di mano di copista, trasposta in La bemolle
da Bellini nel periodo fine dicembre 1830 - marzo 1831 ed è conser- maggiore. È probabile che quest’ultima già fosse utilizzata in occa-
vata ora nell’archivio di Casa Ricordi a Milano (nel 1934 l’editore la sione delle prime rappresentazioni; ad ogni modo, è adottata in tutte
pubblicò in riproduzione anastatica). Per i motivi esposti sopra (“La le fonti successive, manoscritte o a stampa, a cominciare dalla ridu-
genesi: indizi dai testi”), la sua stesura avvenne in tempi notevol- zione rRI. Contingenti dovettero essere le ragioni che spinsero ad
mente più brevi di quanto Bellini non usasse fare, e all’esame della omettere il passo, di grande importanza musicale e drammaturgica,
partitura è possibile cogliere diverse tracce di questo ritmo di lavoro delle due «trombe a chiave» nella scena introduttiva del n. 9: gli stru-
inconsueto. I numerosi fogli di partitura scheletro allontanati dal cor- menti voluti non erano probabilmente disponibili. Il sottile tratto di
po dell’autografo, nonché certuni altri che vennero scartati e sostitu- penna con cui il passo fu cassato, plausibilmente in fase di prova,
iti dopo che già erano stati orchestrati, testimoniano che spesso al ebbe come conseguenza la sua omissione da tutte le testimonianze
momento di stendere il manoscritto l’idea compositiva non era anco- manoscritte posteriori.
ra matura; per altri brani ove il dettato di A appare più lineare, Bellini A differenza di quanto avvenuto per altri lavori belliniani – e di
aveva d’altronde avuto modo di stendere a parte schizzi e abbozzi quanto era d’uso nella produzione operistica coeva – non sono note
piuttosto articolati. Questi materiali sono ora perlopiù conservati al per Sonnambula ulteriori versioni e varianti preparate o direttamente
Museo Civico Belliniano di Catania (I-CATm), ma anche presso la sovrintese dall’autore. Tuttavia fu subito evidente che il testo
Pierport Morgan Library di New York (US-NYpm) e il collezionista belliniano, nella sua forma originale, sarebbe stato difficilmente ese-
Giorgio Fanan (I-Tfanan ora a Fratta Polesine), mentre di uno di essi, guibile: era stato infatti concepito in funzione di interpreti eccezio-
già nelle collezioni Toscanini, è oggi ignota l’ubicazione (se ne veda nali, in particolare della tessitura estremamente estesa verso l’acuto
la descrizione nei paragrafi del Commento critico dedicati alla gene- del tenore Giovan Battista Rubini, il primo Elvino. La prassi di tra-
si di ciascun numero). Che poi non si conservino simili abbozzi ri- sporre al grave i numeri 3, 6 e 9 (le due arie di Elvino ed il duetto con
guardanti gli ultimi tre numeri dell’opera è probabile conseguenza di Amina) fu dunque immediatamente riconosciuta come necessaria, è
una lavorazione fattasi via via più accelerata. Altrettanto interessante già testimoniata da rRI e venne poi sistematicamente adottata – seppur
notare che alcuni fogli ora a Catania e a New York, dopo essere stati in forme diverse, e con una singola eccezione nel 1849 – nelle fonti a
eliminati dalla partitura scheletro, servirono a Bellini per la stesura stampa successive. Tra queste, la riduzione per canto e pianoforte
di schizzi relativi a numeri successivi dell’opera: un’ulteriore con- finora d’uso corrente fu realizzata nel 1869 e da allora costantemen-
ferma che egli si mise al lavoro su ciascun numero separatamente, a te ristampata, mentre al secondo dopoguerra risale la versione ultima
mano a mano che Romani gli forniva parti del libretto. della partitura e dei materiali orchestrali per il noleggio. Quanto alle
A dispetto di ciò, Bellini produsse un autografo abbastanza detta- copie manoscritte ottocentesche della partitura, in molti casi esse si
gliato e ricco di annotazioni espressive. Si nota tuttavia che tali indi- attengono alla lezione dell’autografo, ma recano numerose indica-
cazioni (specialmente quelle di articolazione) sono spesso imprecise zioni di trasporto apposte in sede esecutiva (anche a strati multipli,
e contraddittorie, che mancano del tutto alcune indicazioni espressi- che testimoniano scelte plurime e divergenti); in altri casi presentano
ve importanti (come le dinamiche d’attacco di alcune cabalette) e versioni già trasposte dei numeri problematici.
che in generale sono abbastanza frequenti gli errori o le dimentican- Per quanto riguarda il testo verbale dell’opera, l’esistenza di un
ze dovuti alla fretta della stesura. Quanto alle copie coeve, solo rara- corposo manoscritto del libretto presso l’Accademia Chigiana di Siena
mente esse si spingono sino ad integrare o dirimere indicazioni (libI-Sac), perlopiù autografo di Romani ma con interventi di Belli-
lacunose o contraddittorie. In certi casi – ma con tutta la cautela ne- ni, permette di ricostruire meglio la genesi di taluni numeri (non li
cessaria stante la tipologia e la funzione differente di simili fonti – si contempla infatti tutti) e di compiere con consapevolezza maggiore
è potuto attingere qualche suggerimento dalla prima riduzione com- determinate scelte d’edizione, anche grazie alla sua natura composita
pleta per canto e pianoforte edita da Ricordi (rRI), di cui molti pezzi (le carte appartengono a differenti stadi di elaborazione: cfr. Appara-
erano già stati commercializzati poco dopo l’andata in scena e la cui ti. Fonti). D’altro canto proprio queste caratteristiche del manoscrit-
realizzazione quasi di certo fu sorvegliata dall’autore in persona (si è to, rendendo riscontrabili varianti e slittamenti tra i differenti assetti
visto come gli editori li definissero, anche da buoni venditori, «ridu- testuali assunti da medesimi passi, confermano e corroborano la scelta
zione eseguita dallo stesso Maestro»). Vari altri spartiti per canto e generale dell’Edizione di adottare come fonti principali del testo in
pianoforte apparsi in seguito, i primi dei quali chiaramente derivati partitura e del libretto come artefatto poetico autonomo rispettiva-
da rRI, non presentano particolari motivi di interesse ai fini della mente A e il volumetto a stampa edito in occasione dell’esordio. Con
fissazione del testo dell’edizione. Altrettanto vale per le copie mano- la particolarità, circa quest’ultimo, che l’editore ne produsse due di-
scritte d’epoca della partitura, conservate in più biblioteche italiane stinte tirature successive: quella canonica a corredo del corso di rap-
ed europee (cfr. Apparati. Fonti): sia che fossero prodotti autorizzati presentazioni e di lì a poche settimane un’altra, destinata al commer-
usciti dalla bottega Ricordi (alcune presentano significativi errori cio minuto, tanto maldestramente ritoccata che il suo impiego come
comuni con A), sia che provenissero dal circuito pirata (come fa so- fonte deve restare limitato.

XLVII
Problemi redazionali ed esecutivi
Visto che dopo la “prima” milanese Bellini non rimise mano a nuovi n) la notazione di Bellini sembra considerare le forcelle d’accen-
allestimenti di Sonnambula né a sue varianti, la fissazione della strut- to (>) e quelle di diminuendo non come due segni di tipo sostanzial-
tura del testo risulta relativamente semplice. L’unico dubbio di rilie- mente diverso, ma come varianti del medesimo segno; spesso, dun-
vo derivante dall’assetto dell’autografo concerne la scelta, a livello que, è difficile capire se si debba traslitterare il segno come un vero e
di testo-base, tra la versione autografa (in Sol maggiore) e quella di proprio accento od una forcella breve. Ad ogni modo, l’Edizione
copista (in La bemolle maggiore) della stretta del n. 7: se da un lato sceglie di rispettare e dunque di non smembrare – come vorrebbe
pare certo che il trasporto sia stata avallato dal compositore, si igno- invece la notazione moderna – il tipico segno belliniano >p.
ra se ciò avvenne per ragioni contingenti di opportunità esecutiva o Per la soluzione di questi ed altri simili problemi ci si è basati
per una precisa scelta estetica. È invece assai probabile che il passo soprattutto sull’esame dell’autografo e sulla ricostruzione delle fasi
per «trombe a chiave» del n. 9 sia stato omesso, al momento delle della sua stesura, onde individuare i modelli preponderanti o defini-
prove, per mancanza degli strumenti necessari, e che Bellini non in- tivi che meglio corrispondessero al modo in cui Bellini concepiva il
tendesse rendere definitivo il taglio. In entrambi i casi, non essendo passo. Le fonti secondarie, opera di copisti normalmente poco pro-
possibile stabilire con certezza chi decise gli interventi, in quale fase pensi ad integrare le indicazioni lacunose o erronee, hanno fornito
e per quali ragioni, l’Edizione ha scelto di attenersi, per quanto ri- alcuni suggerimenti (in particolare per i punti a, c, d), ma la loro
guarda il testo-base, alla versione di mano del compositore. utilità è in genere limitata. L’esame dei fogli rigettati di I-CATm ha
Sulle norme editoriali seguite dai curatori si rimanda ovviamente talvolta concorso a fissare il testo là dove la versione scartata coinci-
alla Prefazione generale (qui a p. VII). Di seguito, si segnalano piut- deva essenzialmente con la definitiva ma risultava più precisa nelle
tosto alcune problematiche ricorrenti che hanno richiesto decisioni indicazioni agogiche.
redazionali di un certo peso; il lettore troverà nelle Note critiche, di
volta in volta, una descrizione dettagliata della situazione delle fonti TRASPORTI
e delle soluzioni adottate: La difficoltà, per gli interpreti del ruolo di Elvino, di eseguire i nu-
a) correzioni e ripensamenti generano talora lezioni chiaramente meri 3, 6 e 9 nelle tessiture richieste dalle tonalità originali ha fatto sì
erronee, per le quali è necessario avanzare – o trovare nelle fonti che, fin dalla prima edizione Ricordi per canto e pianoforte, presso-
secondarie – rettifiche non sempre ovvie (si veda ad esempio il N. ché tutte le fonti a stampa (vi fu un’unica eccezione inglese a metà
11, battute 275-27 Coro); Ottocento) e molte manoscritte presentino questi numeri in versioni
b) dopo una sezione annotata come ripetizione letterale della pre- trasposte al grave. In altre copie dell’epoca le tonalità sono invece
cedente, la risoluzione è talora mancante oppure erronea; quelle originali, ma uno o più strati di annotazioni manoscritte sug-
c) alcune note sono certamente scritte sul rigo sbagliato, senza geriscono di trasporre i pezzi in questione. Naturalmente, se la
tuttavia che si possa decidere con assoluta certezza a quale strumen- trasposizione al grave veniva incontro ai tenori, finiva per creare pro-
to erano in realtà destinate; blemi alle interpreti del ruolo di Amina, che prende parte attiva non
d) non di rado, specialmente in presenza di passi vocali dalla scrit- solo al Duetto «Son geloso del zefiro errante», ma anche a diverse
tura melismatica, le battute della voce risultano ipo- o ipermetriche. sezioni delle due arie di Elvino. Nella descrizione di ciascuna fonte,
Nel caso delle cadenze, l’Edizione rispetta il ritmo libero del dettato così come nella sezione Problemi generali delle Note critiche relati-
belliniano; in un contesto metrico più rigido si rende invece necessa- ve a questi tre numeri, il lettore troverà un elenco dettagliato delle
ria la correzione dei valori ritmici; soluzioni proposte.153 In generale, si può dire che per la Cavatina
e) l’autografo è assai impreciso nel chiarire in che misura Alessio d’Elvino (n. 3) le fonti d’epoca si dividono fra quelle che propongo-
e Lisa debbano prendere parte, rispettivamente, al Finale I e al no il trasporto al grave di una seconda maggiore (da Si bemolle mag-
Finale II, unendosi o meno alle parti del coro; giore a La bemolle maggiore) e quelle che lo preferiscono di terza
f) là dove il rigo dei violoncelli è separato da quello dei minore (a Sol maggiore), con una certa preponderanza di quest’ulti-
contrabbassi ma vuoto (e privo anche di pause), non è sempre facile me. La trasposizione a La bemolle si è poi affermata nella prassi
stabilire se essi debbano tacere o raddoppiare i contrabbassi come di tardo-ottocentesca, ed è quella usata sino ad oggi nelle edizioni cor-
consueto; renti. Si noti che lo stesso Bellini, nell’autunno 1834 a Parigi, avreb-
g) in molti numeri Bellini è incoerente nell’assegnare alla prima be consentito ad abbassare di mezzo tono il n. 3 in funzione proprio
o alla seconda ottava una delle due note dei timpani. Parimenti ambi- di Rubini, «poiché ora la voce di Rubini possiede l’effetto un mezzo
gua è spesso la notazione dei rulli, che di solito, quando si estendono tono più basso della tessitura che sei [recte: tre-quattro] anni sono
per più battute consecutive, Bellini annota con segmenti discontinui richiedeva».154 Per il Duetto fra Amina ed Evino n. 6 le fonti suggeri-
di linea ondulata al di sopra di ogni nota; talvolta le note stesse sono scono unanimemente un trasporto di seconda maggiore al grave, da
collegate con legature di valore. Per evitare fraintendimenti, l’Edi- Sol a Fa maggiore, soluzione rimasta di prassi sino ad oggi. Più deli-
zione connette tra loro le linee ondulate e omette le eventuali legature. cata è invece la questione dell’aria di Elvino del secondo atto, N. 9,
h) in alcuni casi (ad esempio nel corso del Finale I) Bellini reitera concepita da Bellini nella coppia di tonalità Si minore (cantabile
omologhe indicazioni di «pizzicato» o di «arco» senza che fra due «Tutto è sciolto») / Re maggiore (cabaletta «Ah, perché non posso
occorrenze successive sia notato alcun cambiamento di modo d’emis- odiarti»). Qui le fonti divergono ampiamente, proponendo dei tra-
sione. Talora è difficile stabilire se si tratta di una ripetizione precau- sporti che vanno dal semitono (Si bemolle minore / Re bemolle mag-
zionale, o se il compositore ha dimenticato di apporre, nel passo in- giore, autorevolmente suggerito dai primi spartiti sul modello di rRI,
termedio, l’indicazione opposta;
i) mancano spesso indicazioni dinamiche ed agogiche all’inizio
delle sezioni di numero chiuso, in special modo delle cabalette;
l) i segni di articolazione sono apposti con caratteristica dovizia, 153. Sulla questione dei trasporti si vedano anche PHILIP GOSSETT, Trasporre
Bellini, in Vincenzo Bellini. Verso l’edizione critica. Atti del convegno internaziona-
ma in modo spesso contradditorio sia nella distribuzione orizzontale le (Siena, 1-3 giugno 2000), a cura di Fabrizio Della Seta e Simonetta Ricciardi,
delle occorrenze, sia fra strumenti (anche della medesima famiglia) Firenze, Olschki 2004, pp. 163-185: 175-181 (ripreso in ID., Divas and Scholars.
che raddoppiano; Performing Italian Opera, Chicago and London, The University of Chicago Press,
m) fra note contigue di medesima altezza, di destinazione sia vo- 2006, pp. 353-358) e SENICI, Landscape and Gender cit., pp. 80-90 («Amina’s Musi-
cal Biography»).
cale che strumentale, Bellini appone di quando in quando legature 154. Cfr. CAMBI, p. 462 e NERI, p. 339 sg., dalla citata lettera a Francesco Florimo
non di valore ma di portamento, che l’Edizione rispetta. del 24 ottobre 1834, pubblicata in origine da quest’ultimo e della quale si ignora
l’eventuale ubicazione: da prendere, dunque, con una certa prudenza.

XLVIII
ma ripreso nella sola copia manoscritta di GB-Lbl) alla quarta (Fa i relativi “snodi” sono desunti da fonti della prima metà dell’Otto-
diesis minore / La maggiore); la soluzione più spesso proposta è il cento.
trasporto di terza maggiore (Sol minore / Si bemolle maggiore). Il
problema principale è rappresentato dalla partecipazione di Amina TROMBE A CHIAVI
al “numero”: più lo si traspone al grave, più la tessitura diviene sco- La Scena introduttiva al N. 9 prevede, nella versione originaria, un
moda per il soprano. Tuttavia fra le fonti d’epoca anche quelle che lungo assolo per una coppia di «Trombe in Rè con le chiavi», passo
contengono una versione trasposta non fanno alcun tentativo di fron- evidentemente concepito – lo si deduce dalle reminiscenze che pun-
teggiare il problema. Soltanto nella seconda metà dell’Ottocento com- teggiano il successivo recitativo di Amina – come rievocazione dei
pare la soluzione poi destinata a entrare nella prassi moderna, e ancor perduti rapimenti amorosi della coppia dei protagonisti, ora separati
oggi praticata: quella che consiste nell’abbassare «Tutto è sciolto» di dagli eventi. Lo strumento in questione (ted. Klappentrompete; fr.
seconda (a La minore) e «Ah, perché non posso odiarti», invece, di trompette à clefs; ingl. keyed trumpet), perfezionato negli anni 1790
terza maggiore (Si bemolle maggiore). Soluzione forse pratica per le a Vienna da Anton Weidinger (1766–1852), permetteva di eseguire
voci, ma insoddisfacente sul piano musicale, dato che in questo modo l’intera gamma cromatica e conobbe un certo uso – soprattutto in
si perde l’architettura tonale del numero: cantabile e cabaletta, infat- Austria e in Italia, nei “tagli” più consueti di Re e Mi bemolle – a
ti, furono concepiti da Bellini nel rapporto di relativa minore/mag- fianco delle più diffuse trombe dritte; nel giro di pochi anni fu reso
giore, ed è significativo che tutte le fonti dell’epoca, quale che sia obsoleto dall’affermazione di altri strumenti cromatici come la trom-
l’ampiezza del trasporto suggerito, conservino tale rapporto. Solo in ba “a macchina” (pistoni o cilindri) e la cornetta. Il suo timbro, più
età più tarda, affievolitasi la sensibilità per la coerenza tonale dei dolce di quello delle trombe dritte, lo rendeva adatto, fra l’altro, al-
numeri chiusi, poté farsi strada una soluzione che contrasta pesante- l’esecuzione di passaggi dal carattere lirico, ed era talvolta parago-
mente con la concezione di Bellini e dei suoi contemporanei, e che nato a quello dell’oboe; in effetti, nel passo in questione, Bellini in-
per questa ragione va ritenuta assai inappropriata. dicò originariamente che, in mancanza di trombe a chiavi, lo si pote-
La presente edizione accoglie a testo-base, com’è normale, il det- va affidare «ai Flauti ed oboè in ottava». Come spiegato nel Com-
tato dell’autografo belliniano; qualora si disponga di un interprete in mento critico, il passo venne cassato in partitura con un segno di
grado di padroneggiare la tessitura di Rubini (magari nel quadro di penna diagonale che non sembra avere valore definitivo; è dunque
un’esecuzione che rispetti il diapason dell’epoca, più grave dell’odier- probabile che l’omissione, in occasione della prima serie di rappre-
no), è auspicabile che Sonnambula venga cantata così come Bellini sentazioni, si dovesse alla mancanza di strumentisti in grado di pa-
la scrisse. Nella consapevolezza, tuttavia, che ciò non sarà sempre droneggiare la tromba a chiavi.155 Oggi, data la sua importanza musi-
possibile, l’Edizione incoraggia gli interpreti a scegliere trasporti ri- cale e drammaturgica, si consiglia vivamente di eseguirlo, vuoi con
spettosi della sensibilità musicale di Bellini e della sua epoca: in que- gli strumenti abitualmente in uso, vuoi con repliche di trombe a chia-
sto senso, mette a disposizione materiali esecutivi in cui i trasporti e vi del primo Ottocento.

155. I trombettisti ingaggiati dall’impresa per la stagione si chiamavano Gio-


vanni Siccarz e Giuseppe Viganò. Stando alle informazioni disponibili, il nome del
primo non è mai associato a questo strumento; quanto al secondo (figlio di un altro
noto trombettista, Pietro Viganò), sappiamo che venne ingaggiato due anni dopo
come «prima tromba a chiavi» dall’orchestra della Scala, ma che non si mostrò all’al-
tezza del compito. In una lettera del 23 settembre 1832 alla Direzione, infatti, Ales-
sandro Rolla propose di richiamare il precedente titolare del posto, Giuseppe Araldi,
dato che Viganò «benché dotato di molta abilità, e [...] di molte speranze, non ha
quell’esperienza d’orchestra, e prontezza dell’Araldi». (I-Mt, Spettacoli pubblici, cart.
6.3; si deve la conoscenza del documento alla cortesia di Claudio Bacciagaluppi.
L’Araldi in questione pubblicherà, nel 1835, un Metodo per tromba a chiavi ed a
macchina presso l’editore Lucca). Facile dedurre che nell’inverno 1831 il passo in
questione fosse risultato ineseguibile, e che neppure la ventilata trasposizione per
flauto e oboe in ottava avesse dato i risultati sperati.

XLIX
Ringraziamenti Le due comunità universitarie di cui siamo parte hanno voluto
favorire a più riprese i lavori di ricerca confluiti nell’Edizione,
propiziati da finanziamenti locali e nazionali ma anche, in particola-
Nell’elaborare a quattro mani e per alcuni anni questa Edizione, i re, dalla concessione di periodi di congedo per motivi di studio. Per
due curatori hanno contratto, per lo più insieme ma anche distinta- concretizzare e ottimizzare questi ultimi, tuttavia, sono risultate de-
mente, parecchi debiti di riconoscenza. Il più oneroso da saldare è terminanti singole persone. A tal riguardo, un omaggio di calda gra-
senz’altro quello accumulato col nostro amico condirettore Fabrizio titudine Roccatagliati vuole porgerlo al collega ferrarese Paolo Fab-
Della Seta: il suo infaticabile, preciso, sempre illuminante apporto di bri (generosamente prestatosi come supplente) così come a Stefano
dubbi, osservazioni e consigli, durante le varie fasi di supervisione, Castelvecchi e Christopher Dobson, Director of Music Studies e
ha contribuito moltissimo a migliorare il prodotto che si presenta. Master del St John’s College di Cambridge nonché principali
Pure, esso non sarebbe risultato così senza le cure assidue prestategli propiziatori di un indimenticabile soggiorno di ricerca in terra ingle-
dal redattore scientifico unico Marco Uvietta, che ha prodigato le se. Zoppelli, per parte sua, è grato alla Facoltà di Lettere ed al Rettorato
sue robuste competenze, qui come sempre, con gli esiti più felici. Ha dell’Università di Fribourg per il congedo sabbatico concessogli nel
inoltre giovato al nostro lavoro la fiduciosa e paziente comprensione semestre estivo 2005.
dimostrata, anche nei momenti meno semplici, dall’Editore. Alla bisogna, colleghi musicologi di diverse generazioni ci han-
In imprese di questa mole, si sa, la prolungata frequentazione di no premurosamente soccorso con generosità e scrupolo tali da fare
archivi e biblioteche può essere resa più o meno piacevole e proficua apparire poca cosa un ringraziamento espresso a parole. In ogni caso,
da coloro che operano in quelle strutture; per come ci hanno assisti- ci teniamo molto a fare sapere quanto apprezziamo il contributo of-
to, ringraziamenti sentiti vanno dunque al personale e alla dirigenza fertoci da Graziella Seminara (a Catania, con un’incursione nel Mu-
delle numerose istituzioni pubbliche visitate, a partire da quelle mi- seo Belliniano gestita “a distanza” e con il lavoro nell’omonimo Centro
lanesi (biblioteche del Conservatorio e Braidense; archivi Litta, di di documentazione), Friedrich Lippmann (la cui copia d’un abbozzo
Stato e Storico Civico). Gratitudine particolare va poi a figure di ora disperso è risultata determinante), Carlida Steffan (per la segna-
responsabili che hanno facilitato in modo speciale e in più occasioni lazione di taluni documenti e brani alternativi), Claudio Bacciagaluppi
il nostro operare: Maria Pia Ferraris dell’Archivio Storico Ricordi (per utili notizie archivistiche), Francesco Del Bravo e Claudio
(insieme alla sua assistente Francesca Calciolari); Pierre Vidal del Vellutini (sagaci esploratori di biblioteche germaniche).
Musée-Bibliothèque dell’Opéra di Parigi; Marisa Casati Di Gregorio Sia concesso infine ai curatori un gran piacere: quello di confes-
dell’Istituto Nazionale di Studi Verdiani; Silvano Marino del Museo sare pubblicamente che hanno pensato e vissuto il lavoro a questa
Belliniano di Catania; Franco Casini dell’Istituto per le Lettere, il Edizione come momento e frutto importante della loro amicizia fra-
Teatro e il Melodramma della Fondazione Giorgio Cini di Venezia. terna, ormai quasi ventennale. Ad altri dire se il risultato ottenuto sia
Non meno importanti sono stati gli aiuti che hanno voluto liberal- tanto solido quanto noi sappiamo essere il nostro legame. Ma poiché
mente offrire alcuni privati cittadini, dandoci modo di consultare o esso si strinse e saldò in un momento tanto fertile quanto difficile
riprodurre materiali di loro proprietà. Sulla via di preziose notizie della musicologia italiana, non paia strano o presuntuoso che noi si
inedite ci ha così condotto il signor Antonio Marietti, discendente dedichi la fatica compiuta a due colleghi ed amici della nostra gene-
d’uno degli impresari della stagione 1830-31, mentre Cesare Ferrari razione sodali d’allora – Michele Girardi e Paolo Cecchi – e ad un
Ardicini e i suoi fratelli ci hanno accolto presso il loro archivio fami- maestro (ma all’epoca anche compagno di gite e degustazioni) che
liare toscano con ospitalità squisita, pari del resto a quella che ogni dall’anno scorso, purtroppo, non c’è più: Harry Powers. Per affetto,
volta dispensa l’appassionato e generoso collezionista Giorgio Fanan, certo. Ma anche perché quei ricordi ci ravvivino dentro sempre - ora
o a quella offerta nella sua dimora di Barkway, Hertfordshire, da che siamo un po’ più avanti d’esperienze, di carriere e d’età - i valori
Robert Dimsdale, gentilissimo conoscitore dell’aristocrazia russo- scientifici ed umani cui improntammo dall’inizio il nostro professio-
imperiale. Per tutto ciò, ad essi siamo davvero riconoscenti. nale operare.

Reggio Emilia - Fribourg, 31 agosto 2008


Alessandro Roccatagliati - Luca Zoppelli

L
Facsimili

LI
TAVOLA FASCIMILE

LII
TAVOLA FASCIMILE

LIII
TAVOLA FASCIMILE

LIV
TAVOLA FASCIMILE

LV
TAVOLA FASCIMILE

LVI
TAVOLA FASCIMILE

LVII
LVIII
La sonnambula
Libretto della prima rappresentazione
(Milano, Fontana, 1831 [MI1831])

LIX
p. [1]:
LA / SONNAMBULA / MELODRAMMA / DI / FELICE ROMANI / DA RAPPRESENTARSI /
NEL TEATRO CARCANO / LA QUARESIMA DEL 1831 / MILANO / PER ANTONIO FONTANA
/ M.DCCC.XXXI

p. [2]: vuota

p. [3]:
COMPAGNIA DI CANTO / DONNE / signore / PASTA GIUDITTA, Prima Cantatrice di Camera / di S.
M. I. R. A., ec. / ROSER LINA / EKERLIN FANNY / ORLANDI ELISA / MARTINET EUGENIA-HUMBERTA /
LAROCHE ENRICHETTA / TACCANI ELISA / HAZON MARIANNA / BAILLOU-HILARET FELICITA / FERRETTI AMALIA /
PIOMBANTI FAUSTINA / LEGA GIUSEPPINA

TENORI / signori / R UBINI G IO . B ATTISTA , BASSI / signori / GALLI FILIPPO / FREZZOLINI


Cantante di Camera di S. M. I. R. A. / VALENCIA GIUSEPPE / MARIANI LUCIANO / SCHOBER GIOVANNI
LEANDRO / CERVATI PAOLO / MUSATTI GIOACHIMO / / BAROILHET PAOLO / BIONDI LORENZO / LODETTI
ZAMBAITI ALESSANDRO / CRIPPA ANTONIO FRANCESCO

POETA ADDETTO AL TEATRO / Signor COMINAZZI PIETRO

p. [4]:
COMPAGNIA DI BALLO / Inventore e Compositore de’ Balli / Signor HENRY LUIGI / Primi Ballerini
Serj / Sig. MATTEI – Signora HASENUT – Sig. SOFFRA / Primi Ballerini per le Parti Serie / Signori
MOLINARI NICOLA – TRIGAMBI PIETRO / Signore PEZZOLI FRANCESCA – BENCINI-MOLINARI GIUDITTA /
CASATI CAROLINA – MURATORI GAETANA – TERZANI CATERINA / Signor CASATI TOMASO / Primi Ballerini
per le Parti Comiche / Signori ALLEVA ANTONIO – VIENNA CARLO

Altri Primi Ballerini di mezzo carattere / per le Parti, Passi e Ballabili

Signori / Bondoni Pietro / Baranzoni Giovanni / Signore / Ardemagni Luigia / Bondoni-Schiroli


Brianza Giacomo / Bencini Francesco / Caldi / Braghieri Rosalbina / Braschi Eugenia /
Fedele / Diani Prospero / Fontana Giuseppe / Caccianiga Rachele / Novellau Luigia / Pompei
Franzini Giovanni / Rubini Pietro / Rumolo Maria, e Nipote / Pollastri Enrichetta / Pizzi
Raffaele / Spina Giuseppe / Villa Francesco / Amalia / Romani Giuseppina / Scanagatti
Viganò Edoardo Carolina / Turpini Virginia / Ubicini Carlotta

Ballerini di Concerto / N. 8 Coppie

p. [5]:
Maestro al Cembalo / Sig. SCHIRA GIUSEPPE / Primo Violino, Direttore d’Orchestra / Sig. ZAMBONI
PETRINI NICOLA / Altro primo Violino in sostituzione / Sig. FERRARA BERNARDO / Primo Violino pei
Balli / Sig. MANZONI CAMILLO / Primo Violino de’ Secondi / Sig. GROSSONI LUIGI / Prima Viola / Sig.
LAVELLI ALESSANDRO / Altra Prima Viola in sostituzione / Sig. BUSSOLA GIOVANNI / Primo Violoncello
al Cembalo / Sig. BUSSI TOMMASO / Altro primo Violoncello in sostituzione / Sig. SETTI GIACOMO /
Primo Contrabbasso al Cembalo / Sig. RONCHETTI FABIANO / Altro primo Contrabbasso in sostituzione /
Sig. BIANCHI URBANO / Primo Corno da Caccia [–] Altro primo Corno / Sig. BERGONZI BENEDETTO –
Sig. GELMI CIPRIANO / Primi Clarinetti a perfetta vicenda / Sig. CAVALLINI POMPEO – TAVEGGIA
ALESSANDRO / Primi Flauti a perfetta vicenda / Sig. PIZZI FRANCESCO – PAGANI LUIGI / Primi Oboe a
perfetta vicenda / Sig. DAELLI PAOLO EMILIO – PIGHI CARLO / Primi Fagotti a perfetta vicenda / Sig.
CANTÙ ANTONIO – SPOTTI CESARE / Prime Trombe a perfetta vicenda / Sig. VIGANÒ GIUSEPPE – SICCARZ
GIOVANNI / Primo Trombone [–] Altro primo Trombone / Sig. BERNARDI LUIGI – Sig. GOLDINI GIOVANNI /
Suonatrice d’Arpa / Signora VERGANI TERESA

p. [6]:
Editore e Proprietario della Musica / Signor GIOVANNI RICORDI / Maestro de’ Cori / Signor SALVIONI
CARLO / Direttore dei Cori / Signor GRANATELLI GIULIO CESARE / Macchinista / Signor PAVESI GIUSEPPE /
Attrezzista / Signor FORNARI GIUSEPPE / Direttori del Vestiario / Signor MONDINI GIOVANNI – Signora
CERVI ROSA / Assistente alla Sartoria / Signor VIGLEZZI GIUSEPPE SETTIMO / Capi Sarti da Uomo /
Signori GIACOMO COLOMBO – GIONCADA ANTONIO / Capi Sarti da Donna / Signori FORESTI GIUSEPPE –
VALSECCHI GAETANO / Parrucchiere / Signor BASSANO GRAZIADEI / Capi Illuminatori / Signori BRIANI
DOMENICO – PALEARI GAETANO

LX
p. [7]:
PERSONAGGI / Il CONTE RODOLFO, Signore del Villaggio, / Signor MARIANI LUCIANO / TERESA,
Molinara, / Signora BAILLOU-HILARET FELICITA / AMINA, Orfanella raccolta da Teresa, fidanzata ad /
Signora PASTA GIUDITTA / Prima Cantatrice di Camera di S. M. I. R. A., ec. / ELVINO, ricco possidente
del Villaggio, / Signor RUBINI GIO. BATTISTA / Cantante di Camera di S. M. I. R. A. / LISA, Ostessa
amante di Elvino, / Signora TACCANI ELISA / ALESSIO, Contadino, amante di Lisa, / Signor BIONDI
LORENZO. / Un NOTARO / Signor CRIPPA ANTONIO / CORI e COMPARSE / CONTADINI e CONTADINE / La Scena
è in un villaggio della Svizzera / MUSICA DEL SIG. MAESTRO VINCENZO BELLINI / Le Scene
sono nuove, d’invenzione e d’esecuzione / del sig. ALESSANDRO SANQUIRICO

p. [8]: vuota

pp. 9-37: testo del libretto

p. [38]: vuota

p. [39]:
I FURORI DELL’AMORE / BALLO PANTOMIMICO / DI GENERE ROMANTICO / IN CINQUE
ATTI / D’INVENZIONE E COMPOSIZIONE / DEL SIGNOR / LUIGI HENRY

p. [40]: vuota

p. [41]:
PERSONAGGI / LORD BELTON / Signor Diani Prospero / RICCARDO, Inglese nemico di Belton /
Signor Casati Tomaso / UN INGLESE confidente di Riccardo / Signor Rubini Pietro / LEONZIO,
giovine pittore spagnuolo / Signor Molinari Nicola / PEDRILLO, servo di Leonzio / Signor Trigambi
Pietro / TRE NOBILI Svizzeri / Signori Frassini Gio., Villa Fran., Fontana Gius. / UN SOLITARIO /
Signor Bondoni Pietro / UN CASTELLANO / Signor Vienna Carlo / LADY BELFORD / Signora
Casati Carolina / CLARISSA, figlia di Lady Belford / Signora Bencini-Molinari Giuditta / LARA,
madre di Leonzio / Signora Pezzoli Francesca / ANNA, amica di Clarissa / Signora Muratori
Gaetana / DUE NOBILI Svizzere / Signore Turpini Virginia, Scanagatti Carolina. / La Scena è in
Isvizzera in un Castello appartenente / a lord Belton. / MUSICA PARTE DEL MAESTRO PANIZZA
GIACOMO E PARTE DI ROSSINI E BENEDICT / Le scene sono nuove, d’invenzione e
d’esecuzione / del sig. ALESSANDRO SANQUIRICO

p. [42]:
DANZE / ATTO SECONDO / PASSO A DIECI fra i signori Spina Giuseppe e Rumolo Raffaele, e le
signore Braghieri Rosalbina, Braschi Eugenia, Gazzaniga Rachele, Novellau Luigia, Pompei Maria,
Pizzi Amalia, Romani Giuseppina e Ubicini Carlotta / PASSO A TRE fra il signor Mattis, e le
signore Hasenhut e Pollastri / ATTO QUINTO / BALLABILE SVIZZERO

pp. [43]-47: soggetto del ballo

p. [48]: vuota

LXI
ATTO PRIMO LISA (Ah! per me sì lieti canti
40 destinati un dì credei:
crudo amor, che sian per lei
SCENA PRIMA non ho cor di sopportar.)
ALES. (Lisa mia, sì lieti canti (avvicinandosi a Lisa)
Piazza d’un Villaggio. Da un lato un’osteria, risuonar potran per noi,
dall’altro un mulino, in fondo colline praticabili. 45 se pietosa alfin tu vuoi
All’alzarsi del sipario odonsi da lungi suoni pastorali e voci lontane dare ascolto al mio pregar.)
che gridano: viva Amina. Sono gli abitanti del villaggio che vengono (Ricominciano gli evviva)
a festeggiare gli sponsali di lei.

Esce LISA dall’osteria, indi ALESSIO dai colli. SCENA III

LISA Tutto è gioia, tutto è festa... AMINA, TERESA e detti


Sol per me non v’ha contento:
e per colmo di tormento AMI. Care compagne, e voi
son costretta a simular. teneri amici, che alla gioia mia
5 O beltade a me funesta tanta parte prendete, oh come dolci
che m’involi il mio tesoro, 50 scendon d’Amina al core
mentre io soffro, mentre moro, i canti che v’inspira il vostro amore!
pur ti deggio accarezzar! CORO Vivi felice! è questo
ALES. Lisa! Lisa!... il comun voto, o Amina.
LISA (per partire) Oh! l’importuno! AMI. A te, diletta,
10 ALES. Tu mi fuggi! tenera madre, che a sì lieto giorno
LISA Fuggo ognuno. 55 me orfanella serbasti, a te favelli
ALES. Ah! non sempre, o bricconcella, questo, dal cor più che dal ciglio espresso,
fuggirai da me così. dolce pianto di gioia, e questo amplesso.
Per te pure, o Lisa bella,
giungerà di nozze il dì. Come per me sereno
(durante il colloquio di Lisa e di Alessio i suoni si oggi rinacque il dì!
sono fatti più vicini, e più forti le acclamazioni) 60 Come il terren fiorì
più bello e ameno!
Mai di più lieto aspetto
SCENA II natura non brillò:
amor la colorò
65 del mio diletto.
Scendono dalle colline villani e villanelle, tutti vestiti da festa, con
TUTTI Sempre, o felice Amina,
stromenti villerecci e canestri di fiori – Giungono al piano.
sempre per te così
infiori il Cielo i dì
15 CORO Viva Amina! che ti destina. – (Amina abbraccia Teresa, e,
ALES. Viva! (unendosi al Coro) prendendole una mano, se l’avvicina al core)
LISA (indispettitasi) (Anch’esso!
Oh dispetto!) 70 AMI. Sovra il sen la man mi posa,
Viva! ancora. palpitar, balzar lo senti:
ALES. Qui schieràti... più d’appresso... egli è il cor che i suoi contenti
LISA (Ah! la rabbia mi divora!) non ha forza a sostener.
CORO La canzone preparata TUTTI Di tua sorte avventurosa
20 intuonar di qui si può. 75 teco esulta il cor materno:
LISA (Ogni speme è a me troncata: non potea favor superno
la rivale trionfò.) riserbarlo a ugual piacer.

Canzone. ALES. Io più di tutti, o Amina,


teco mi allegro. Io preparai la festa,
In Elvezia non v’ha rosa 80 io feci le canzoni; io radunai
fresca e cara al par d’Amina: de’ vicini villaggi i suonatori.
25 è una stella mattutina, AMI. E grata a’ tuoi favori,
tutta luce, tutta amor. buon Alessio, son io. Fra poco io spero
Ma pudìca, ma ritrosa, ricambiarteli tutti, allor che sposo
quanto è vaga, quanto è bella: 85 tu di Lisa sarai, se, come è voce,
è innocente tortorella, essa a farti felice ha il cor disposto.
30 è l’emblema del candor. ALES. La senti, o Lisa?
Te felice e avventurato LISA Non sarà sì tosto.
più d’un prence e d’un sovrano, ALES. Sei pur crudele!
bel garzon, che la sua mano TER. E perché mai?
sei pur giunto a meritar! LISA L’ignori?
35 Tal tesoro amor t’ha dato Schiva son io d’amori;
di bellezza e di virtude, 90 mia libertà mi piace.
che quant’oro il mondo chiude, AMI. Ah! tu non sai
che niun re potria comprar. quanta felicità riposta sia
in un tenero amor.
LISA Sovente amore
ha soave principio e fine amaro.
TER. (Vedi l’ipocrisia!)
CORO Viene il Notaro.

LXII
SCENA IV ELV. Tutto, ah! tutto in questo istante
parla a me del foco ond’ardi.
Il NOTARO e detti Io lo leggo ne’ tuoi sguardi,
145 nel tuo riso lusinghier!
95 AMI. Il Notaro? Ed Elvino L’alma mia nel tuo sembiante
non è presente ancor? vede appien la tua scolpita,
NOT. Di pochi passi e a lei vola, è in lei rapita
io lo precedo, o Amina: in capo al bosco di dolcezza e di piacer!
io lo mirai da lungi. 150 TUTTI Ah! così negli occhi vostri
CORO Eccolo. core a core ognor si mostri:
AMI. Caro Elvino! Alfin tu giungi! legga ognor qual legge adesso
l’un nell’altro un sol pensier.
LISA (Il dispetto in sen represso
155 più non valgo a trattener.)
SCENA V
ELV. Domani, appena aggiorni,
ELVINO e detti ci recheremo al tempio, e il nostro imene
sarà compiuto da più santo rito.
100 ELV. Perdona, o mia diletta, “A genïal convito
il breve indugio. In questo dì solenne 160 “tutti quanti io vi attendo e a lieta danza
ad implorar ne andai sui nostri nodi “nel mio vicin podere. (odesi suon di sferza, e
d’un angelo il favor: prostrato al marmo Qual romore! calpestio di cavalli)
dell’estinta mia madre, oh benedici TUTTI (accorrendo) Cavalli!
105 la mia sposa, le dissi! Ella possiede AMI. Un forastiere!
tutte le tue virtuti; ella felice
renda il tuo figlio qual rendesti il padre:
io lo spero, ben mio, m’udì la madre.
SCENA VI
AMI. Oh! fausto augurio!
TUTTI E vano
110 esso non fia. RODOLFO e due postiglioni
ELV. Siate voi tutti, o amici,
al contratto presenti. (il Notaro si dispone a ROD. Come noioso e lungo (da lontano)
stendere il contratto) il cammin mi sembrò! Distanti ancora
NOT. Elvin, che rechi 165 dal castello siam noi? (avanzandosi)
alla tua sposa in dono? LISA Tre miglia: e giunti
ELV. I miei poderi, non vi sarete fuor che a notte oscura,
la mia casa, il mio nome, tanto alpestre è la via. Fino a domani
ogni bene di cui son possessore. qui posar vi consiglio.
115 NOT. E Amina?... ROD. E lo desìo.
AMI. Il cor soltanto. Avvi albergo al villaggio?
ELV. Ah! tutto è il core! LISA Eccovi il mio.
(mentre la madre sottoscrive e con essa i testimoni, Elvino
presenta l’anello ad Amina) 170 ROD. Quello? (esaminando l’osteria)
TUTTI Quello.
Prendi: l’anel ti dono ROD. Ah! lo conosco.
che un dì recava all’ara LISA Voi, signor?
l’alma beata e cara TUTTI (Costui chi fia?)
che arride al nostro amor. ROD. Il mulino!... il fonte... il bosco!...
120 Sacro ti sia tal dono E vicin la fattoria!...
come fu sacro a lei: (Vi ravviso, o luoghi ameni,
sia de’ tuoi voti e miei 175 in cui lieti, in cui sereni
fido custode ognor. sì tranquillo i dì passai
TUTTI Scritti nel ciel già sono della prima gioventù!
125 come nel vostro cor. Cari luoghi, io vi trovai,
ELV. Sposi or noi siamo. ma quei dì non trovo più!)
AMI. Sposi!... 180 TUTTI (Del villaggio è conscio assai:
Oh tenera parola! quando mai – costui vi fu?)
ELV. Cara, nel sen ti posi ROD. Ma fra voi, se non m’inganno,
questa gentil vïola. (le dà un mazzetto) oggi ha luogo alcuna festa.
130 AMI. Puro, innocente fiore! (lo bacia) TUTTI Fauste nozze qui si fanno.
ELV. Ei mi rammenti a te. 185 ROD. E la sposa? è quella? (accennando Lisa)
AMI. Ah! non ne ha d’uopo il core. TUTTI (additando Amina) È questa.
ELV. Sì, mio, mio tutto egli è. ROD. È gentil, leggiadra molto.
Ch’io ti miri – Oh, il vago volto!
A2 Tu non sai con quei begli occhi
come dolce il cor mi tocchi,
Dal dì che i nostri cori 190 quai richiami ai pensier miei
135 avvicinava un Dio, adorabili beltà.
con te rimase il mio, Eran desse, qual tu sei,
il tuo restò con me. sul mattino dell’età.
LISA (Ella sola è vagheggiata!)
AMI. Ah! vorrei trovar parole 195 ELV. (Da quei detti è lusingata!)
a spiegar com’io t’adoro! CORO (Son cortesi, son galanti
140 Ma la voce, o mio tesoro, (gli abitanti – di città.)
non risponde al mio pensier.

LXIII
ELV. Contezza del paese 250 TUTTI Buon riposo, Signor.
avete voi Signor? Testè mostraste CORO Notte felice.
200 di questi luoghi ravvisar l’aspetto. ROD. Addio, gentil fanciulla, (ad Amina)
ROD. Vi fui da giovinetto fino a domani, addio... T’ami il tuo sposo
col Signor del Castello. come amarti io saprei.
TER. Oh! il buon Signore! ELV. (con dispetto) Nessun mi vince
È morto or son quattr’anni! in professarle amore...
ROD. E ne ho dolore! 255 ROD. Felice te se ne possiedi il core!
Egli mi amò qual figlio... (Parte con Lisa; il Coro si disperde)
205 TER. Ed un figlio egli avea; ma dal Castello
sparve il giovane un dì, né più novella
n’ebbe l’afflitto padre.
ROD. A’ suoi congiunti SCENA VII
nuova io ne reco, e certa. Ei vive.
LISA E quando ELVINO e AMINA
alla terra natìa farà ritorno?
210 CORO Ciascun lo brama. AMI. Elvino!... E me tu lasci
ROD. Lo vedrete un giorno. (odesi il suono senza un tenero addio?
delle cornamuse che riducono gli armenti all’ovile) ELV. Dallo straniero
TER. Ma il sol tramonta: è d’uopo ben tenero l’avesti.
prepararsi a partir. AMI. È ver: cortese,
CORO Partir?... grazïoso ei parlò. Da quel sembiante
TER. Sapete 260 ottimo cor traspare...
che l’ora si avvicina in cui si mostra ELV. E cor d’amante.
il tremendo fantasma. AMI. Parli tu il vero, o scherzi?...
CORO È vero, è vero! Qual sorge dubbio in te?
215 ROD. Qual fantasma? ELV. T’infingi invano.
TUTTI È un mistero... Ei ti stringea la mano,
un oggetto d’orror! ei ti facea carezze...
ROD. Follie. AMI. Ebben!...
CORO Che dite? ELV. Discare
Se sapeste, Signor?... 265 non ti eran esse, e ad ogni sua parola
ROD. Narrate. s’incontravano i tuoi negli occhi suoi.
CORO Udite. Gioia ne avevi.
AMI. Ingrato! e dir mel puoi?
A fosco cielo, a notte bruna, Occhi non ho, né core
al fioco1 raggio d’incerta luna, fuor che per te. Non ti giurai mia fede?
220 col cupo suono di tuon lontano 270 Non ho l’anello tuo?
dal colle al piano – un’ombra appar. ELV. Sì.
In bianco avvolta – lenzuol cadente, AMI. Non t’adoro?
col crin disciolto[,]2 con occhio ardente, Il mio ben non sei tu?
qual densa nebbia dal vento mossa, ELV. Sì... ma...
225 avanza, ingrossa – immensa par! AMI. Prosegui...
ROD. Ve la dipinge, ve la figura saresti tu geloso?...
la vostra cieca credulità. ELV. Ah! sì, lo sono...
TUTTI Ah! non è fola, non è paura: AMI. Di chi?
ciascun la vide: è verità. ELV. Di tutti.
230 CORO Dovunque inoltra a passo lento AMI. Ingiusto cor!
silenzio regna che fa spavento; ELV. Perdono! –
non spira fiato, non move stelo;
quasi per gelo – il rio si sta. Son geloso del zefiro errante
I cani stessi accovacciati, 275 che ti scherza col crine, col velo;
235 abbassan gli occhi, non han latrati. fin del sol che ti mira dal cielo,
Sol tratto, tratto, da valle fonda fin del rivo che specchio ti fa.
la Strige immonda – urlando va. AMI. Son, mio bene, del zefiro amante
ROD. S’io qui restassi, o tosto, o tardi, perché ad esso il tuo nome confido;
vorrei vederla, scoprir che fa. 280 amo il sol, perché teco il divido,
240 TUTTI Dal ricercarla il ciel vi guardi! amo il rio, perché l’onda ti dà.
Saria soverchia temerità. ELV. Ah! perdona all’amore il sospetto!
AMI. Ah! per sempre sgombrarlo dèi tu.
ROD. Basta così. Ciascuno ELV. Sì, per sempre.
si attenga al suo parer. Verrà stagione AMI. Il prometti?
che di siffatte larve ELV. Il prometto.
245 fia purgato il villaggio. 285 a2 Mai più dubbi! timori mai più.
TER. Il ciel lo voglia! Ah costante nel tuo, nel mio seno
Questo, o Signore, è universal desìo. sia la fede che amore avvalora!
ROD. Ma del vïaggio mio E sembiante a mattino sereno
riposarmi vorrei, se mel concede per noi sempre la vita sarà.
la mia bella e cortese albergatrice. 290 Addio, car oa
ELV. A me pensa.
AMI. E tu ancora.
a2 Pur nel sonno il mio cor ti vedrà. (partono)
1. MI1831b: «fiocco».
2. Da MI1831b.
3. MI1831 e MI1831a: «amante»; vedi Nota 1.

LXIV
SCENA VIII 330 AMI. Elvino!... Elvino!...
ROD. Dorme.
Stanza nell’osteria. Di fronte una grande finestra. AMI. Non rispondi?
Da un lato porta d’ingresso: dall’altro un gabinetto. ROD. È sonnambula.
Avvi un sofà e un tavolino. AMI. (con sorriso scherzoso) Geloso
saresti ancor dello straniero?... ah parla!...
RODOLFO, indi LISA Sei tu geloso ancor?
ROD. Degg’io destarla?
ROD. Davver, non mi dispiace AMI. Ingrato! a me t’appressa... (con pena)
d’essermi qui fermato: il luogo è ameno, 335 Amo te solo, il sai.
l’aria eccellente, gli uomini cortesi, ROD. Destisi.
295 amabili le donne oltre ogni cosa. AMI. (tenera) Prendi...
Quella giovine sposa la man ti stendo... un bacio imprimi in essa,
è assai leggiadra... e quella cara ostessa? pegno di pace.
È un po’ ritrosa, ma mi piace anch’essa. ROD. Ah! non si desti... Alcuno
Eccola: avanti, avanti, a turbarmi non venga in tal momento. (va a
300 mia bella albergatrice. chiudere la finestra)
LISA Ad informarmi LISA Amina! (affacciandosi dal gabinetto) – O traditrice!
veniva io stessa se l’appartamento (parte non veduta)
va a genio al signor Conte. ROD. Oh ciel!... che tento? (per correre ad Ami.)
ROD. Al signor Conte!
(Diamin! son conosciuto!) (Breve silenzio. Amina sogna il momento della cerimonia)
LISA Perdonate,
ma il Sindaco lo accerta, e a farvi festa 340 AMI. Oh! come lieto è il popolo
305 tutto il villaggio aduna. che al tempio ne fa scorta!
Io ringrazio fortuna ROD. In sogno ancor quell’anima
che a me prima di tutti ha conceduto è nel suo bene assorta.
il favor di offerirvi il mio rispetto. AMI. Ardon le sacre tede.
ROD. Nelle belle mi piace un altro affetto. 345 ROD. Essa all’altar si crede.
310 E tu sei bella, o Lisa, AMI. O madre mia, m’aïta:
bella davvero... non mi sostiene il piè!
LISA Oh! il signor Conte scherza. ROD. No, non sarai tradita,
ROD. No, non ischerzo.3 Questi furbi occhietti, alma gentil, da me. (Amina alza la destra come
questo bocchin ridente, se fosse sull’altare)
quanti cori ha sorpresi e amalïati?4 350 AMI. Cielo, al mio sposo io giuro
315 LISA Non conosco finora innamorati. eterna fede e amore!
ROD. Tu menti, o bricconcella. ROD. Giglio innocente e puro,
Io ne conosco... conserva il tuo candore!
LISA (avvicinandosi) Ed è?... AMI. Elvino!... Alfin sei mio.
ROD. Se quel foss’io, 355 ROD. Fuggasi.
che diresti, o carina?... AMI. Tua son io.
LISA Io... che direi? Abbracciami – Oh! contento
ROD. Sì; che diresti tu? che non si può spiegar!
LISA Nol crederei. ROD. (si ferma; indi risoluto)
320 In me non è beltà degna di tanto... Ah, se più resto, io sento
Un merito ho soltanto: la mia virtù mancar. (va per uscire dalla porta: ode
quello di un cor sincero. romore di gente; parte per la finestra donde è venuta Amina,
ROD. E questo è molto. e la chiude. Ella, sempre dormendo, si corica sul sofà)
Ma qual romore ascolto? (odesi strepito dalla finestra)

LISA (Mal venga all’importuno!)


325 ROD. Donde provien? (si spalanca la finestra) SCENA X
LISA Che non mi vegga alcuno.
(fugge nel gabinetto, e, nella fretta, perde il Contadini d’ambo i sessi, Sindaci, e ALESSIO
fazzoletto; Rodolfo lo raccoglie, e lo getta sul sofà)
CORO (di dentro)
360 Osservate: l’uscio è aperto.
Senza strepito: inoltriamo.
SCENA IX Tutto tace: ei dorme certo.
Lo destiamo, o nol destiamo?
Comparisce AMINA: è coperta di una semplice veste bianca; e si vede Perché no? ci vuol coraggio:
alla finestra l’estremità della scala per cui è salita. Ella dorme: è 365 presentarsi, o uscir di qua.
sonnambula: e s’avanza lentamente in mezzo alla stanza. Dell’ossequio del villaggio
mal contento ei non sarà. (si avvicinano)
ROD. Che veggio? saria questo Avanziam – Ve’, ve’! mirate,
il notturno fantasma! – Ah! non m’inganno... a dormir colà si è messo.
quest’è la villanella 370 Appressiamoci – Ah!... fermate: (si accorgono di
che dianzi agli occhi miei parve sì bella. Amina, e tornano indietro)
non è desso, non è desso.
Al vestito, alla figura,
è una donna... donna, sì.
È bizzarra l’avventura. (reprimendo le risa)
375 Come entrò? che mai fa qui?
4. MI1831a: «...ischerzo,».
5. MI1831a: «ammalïati».

LXV
SCENA XI CORO Il tuo nero tradimento
è palese, è chiaro assai.
TERESA, ELVINO, LISA e detti TER. Deh! l’udite un sol momento:
il rigore eccede omai.
ELV. È menzogna. (da lontano) 400 CORO e In qual cor fidar più mai,
CORO Alcun s’appressa. ALES. se quel cor fu mentitor? (in questo frattempo, Teresa
LISA Mira, e credi agli occhi tuoi. (additando Amina) ha raccolto sul sofà il fazzoletto di Lisa, e lo ha posto al
ELV. 6
Cielo! Amina! collo di Amina)
CORO Amina! dessa! (Amina si sveglia ELV. Non più nozze: al nuovo amante,
AMI. Dove son? chi siete voi? al romore) sconoscente, io t’abbandono.
380 Ah! mio bene! TUTTI Non più nozze.
ELV. Traditrice! AMI. Oh! crudo istante!5
AMI. Io!... 405 Deh!... m’udite... io rea non sono.
ELV. Ti scosta. ELV. Togli a me la tua presenza:
AMI. Oh! me infelice! la tua voce orror mi fa.
Che mai feci? AMI. Nume amico all’innocenza,
ELV. E ancor lo chiedi?... svela tu la verità.
CORO Dove sei tu ben lo vedi. TUTTI
AMI. Qui!... perché?... chi mi v’ha spinta?... 410 AMI. Non è questa, ingrato core,
385 ELV. Il tuo core ingannator. e ELV. non è questa la mercede
AMI. (corre nelle braccia della madre: questa si copre il volto ch’io sperai per tanto amore,
colle mani) che aspettai per tanta fede...
Madre! oh! madre! Ah! m’hai tolta in un momento
CORO Ah sei convinta... 415 ogni speme di contento...
ELV. Va, spergiura!... Ah! penosa rimembranza
AMI. O mio dolor! sol di te mi resterà.
TUTTI LISA Non più nozze, non più imene:
AMI. D’un pensiero, d’un accento ALES. sprezzo, infamia a lei conviene.
rea non son, né il fui giammai. 420 CORO Di noi tutti all’odio eterno,
390 Ah! se fede in me non hai, al rossor la rea vivrà.
mal rispondi a tanto amor. TER. Ah! se alcun non ti sostiene,
ELV. Voglia il ciel che il duol ch’io sento se favor nessun t’ottiene,
tu provar non debba mai! sventurata, il sen materno
Ah! ti dica s’io t’amai 425 chiuso a te non resterà. (tutti escono minacciando
395 questo pianto del mio cor. Amina: ella cade fra le braccia di Teresa)

Cala il sipario

FINE DELL’ATTO PRIMO

ATTO SECONDO A tai detti, a siffatti argomenti...


ei si mostra commosso, convinto:
noi preghiamo, insistiam riverenti...
SCENA PRIMA 445 ei ci affida, ei promette, abbiam vinto...
Consolati al villaggio torniamo:
Ombrosa Valletta fra il Villaggio e il Castello. in due passi, in due salti siam qua.
Alla prova!... Da bravi! partiamo...
Coro di CONTADINI e CONTADINE La meschina protetta sarà. (partono)

TUTTI
Qui la selva è più folta ed ombrosa SCENA II
qui posiamo, vicini al ruscello.
Lunga ancora, scoscesa, sassosa AMINA e TERESA
è la via che conduce al Castello.
430 Sempre tempo per giungere avremo, 450 AMI. Reggimi, o buona madre; a mio sostegno
pria che sorga dal letto il signor. sola rimani tu.
7
Riflettiam. – Quando giunti saremo, TER. Fa core. Il Conte
che direm per toccare il suo cuor? dalle lagrime tue sarà commosso.
Eccellenza!... direm con coraggio... Andiamo.
435 signor Conte... la povera Amina AMI. Ah! no... non posso:
era dianzi l’onor del villaggio, il cor mi manca e il piè. – Vedi? – Siam noi
il desìo d’ogni villa vicina... 455 presso il poder d’Elvino. – Oh! quante volte
In un tratto è trovata dormente sedemmo insiem di questi faggi all’ombra,
nella stanza che voi ricettò... al mormorar del rio! – L’aura che spira
440 Difendetela, s’ella è innocente, de’ giuramenti nostri anco risuona...
aiutatela, s’ella fallò. Gli obliò quel crudele! ei m’abbandona!
460 TER. Esser non puote, il credi,
ch’ei più non t’ami. Afflitto è forse anch’esso,
afflitto al par di te... Miralo: ei viene
6. In MI1831a vv. 378 e 380 erroneamente impaginati, con sporgenza. solitario e pensoso...
7. In MI1831a v. 432 erroneamente impaginato, senza sporgenza. AMI. A lui mi ascondi... rimaner non oso.

LXVI
SCENA III ALES. Deh! Lisa, per pietà... cambia consiglio,
non mi trattar così. Che far d’un uomo
ELVINO, e dette in disparte 505 che ti sposa soltanto per dispetto?
LISA Mi è più caro d’un sciocco, io te l’ho detto.
465 ELV. Tutto è sciolto. Oh dì funesto! ALES. No, non lo sposerai: porrò sossopra
Più per me non v’ha conforto. tutto il villaggio: invocherò del Conte
Il mio cor per sempre è morto l’autorità, pria ch’io sopporti in pace
alla gioia ed all’amor. 510 d’esser da te schernito in questa guisa.
AMI. Vedi, o madre... è afflitto e mesto... Voci di dentro
470 forse, ah! forse ei m’ama ancor. Lisa è la sposa...
(Amina si avvicina. Egli si scuote, la vede, e amaramente A2 Che?...
le dice) VOCI (di dentro) La sposa è Lisa.
ELV. Pasci il guardo, e appaga l’alma
dell’eccesso de’ miei mali:
il più triste de’ mortali SCENA VI
sono, o cruda, e il son per te.
475 AMI. M’odi, Elvino... Elvin ti calma...
colpa alcuna in me non è. CONTADINI, CONTADINE e detti
Voci lontane
Viva il Conte! CORO
ELV. Il Conte! (per uscire)
A rallegrarci con te veniamo,
AMI. e TER. Ah! resta. di tua fortuna ci consoliamo.
ELV. No: si fugga. A te fra poco – d’Amina in loco,
515 la man di sposo Elvin darà.
La bella scelta a tutti è cara;
ciascun ti loda, ti esalta a gara:
SCENA IV a farti festa – ciascun si appresta,
ognun ti prega prosperità.
CORO e detti 520 LISA De’ lieti auguri a voi son grata;
con gioia io veggo che sono amata:
CORO Buone nuove! e la memoria del vostro amore
Dice il Conte ch’ella è onesta, giammai dal core – non mi uscirà.
480 che è innocente; e a noi già move. Deh! tutti, tutti, in sì bel giorno
ELV. Egli! Oh! rabbia. 525 vi raccogliete a me d’intorno:
TUTTI Ah! placa l’ira... con voi divisa – vorrebbe Lisa
ELV. L’ira mia più fren non ha. la sua suprema felicità.
(le toglie l’anello) ALES. (Qual uom da tuono – colpito io sono:
AMI. Il mio anello!... oh! madre!... parole il labbro trovar non sa.)
(si abbandona fra le braccia di Teresa)
TERESA
(ad Elvino) Mira!...
e CORO SCENA VII
A tal colpo morirà. (breve silenzio.
Elvino si appressa ad Amina vivamente commosso)
485 ELV. Ah! perché non posso odiarti, ELVINO e detti
infedel, com’io vorrei!
Ah! del tutto ancor non sei 530 LISA E fia pur vero, Elvino,
cancellata dal mio cor. che alfin dell’amor tuo degna mi trovi?
Possa un altro, ah! possa amarti ELV. Sì, Lisa. Si rinnovi
490 qual t’amò quest’infelice! il bel nodo di pria: l’averlo sciolto
Altro voto, o traditrice, perdona a un cor sedutto
non temer dal mio dolor. 535 da mentita virtù.
TERESA e CORO LISA Perdono tutto.
Ah! crudel, pria di lasciarla, Ora che a me ritorni
vedi il Conte, al Conte parla. più non penso al passato: altro non veggo
495 Ei di rendere è capace che il ridente avvenir che alfin mi aspetta.
A te pace – a lei l’onor. (Elvino parte disperato:
ELV. Vieni: tu, mia diletta,
Teresa tragge seco Amina da un’altra parte)
540 mia compagna sarai. La sacra pompa
già nel tempio si appresta.
Non si ritardi.
TUTTI Andiam.
SCENA V

Villaggio. In fondo al Teatro si scorge il mulino di Teresa: SCENA VIII


un torrente ne fa girare la ruota.
LISA seguitata da ALESSIO RODOLFO e detti

LISA Lasciami: aver compreso ROD. Elvino, arresta.


assai dovresti che mi sei noioso. LISA (Il Conte!)
ALES. Non isperar che sposo ALES. (A tempo giunge.)
500 Elvin ti sia: dell’onestà d’Amina ROD. Ove t’affretti?
sarà convinto in breve, e allora... ELV. Al tempio.
LISA E allora ROD. Odimi prima.
tu mi sarai più rincrescioso ancora. 545 Degna d’amor, di stima
è Amina ancor: io della sua virtute,

LXVII
come de’ pregi suoi, TUTTI (a parte)
mallevador esser ti voglio.
ELV. Voi!!
ELV. Lisa! mendace anch’essa!
Signor Conte, agli occhi miei 600 Rea dell’istesso errore!
550 negar fede non poss’io. Spento è nel mondo amore,
ROD. Ingannato, illuso sei: più fè, più onor non v’ha.
io ne impegno l’onor mio. LISA Cielo! a tal colpo oppressa
ELV. Nella stanza a voi serbata voce non trovo, e tremo.
non la vidi addormentata? 605 Quanto al mio scorno estremo
555 ROD. La vedesti. Amina ell’era... la mia rival godrà.
ma svegliata non vi entrò. TER., ROD. In quella fronte impressa
TUTTI Come dunque? in qual maniera? chiara è la colpa e certa.
ROD. Tutti udite. Soffra: pietà non merta
CORO Udiamo un po’. 610 chi altrui negò pietà.
ROD. V’han certuni che dormendo ALES., CORO E la modestia istessa
560 vanno intorno come desti[,]8 ella sembrò in persona!
favellando, rispondendo, Vedi la bacchettona!
come vengono richiesti. Pianga, che ben le sta.
E chiamati son sonnambuli
dall’andare e dal dormir. 615 ELV. Signor?... che creder deggio?
565 TUTTI E fia vero? – E fia possibile? Anch’ella mi tradì!
ROD. Un par mio non può mentir. ROD. Quel ch’io ne pensi
ELV. No, non fia: di tai pretesti manifestar non vo. Sol ti ripeto,
la cagion appien si vede. sol ti sostengo, che innocente è Amina,
ROD. Sciagurato!9 e tu potresti che la stessa virtute offendi in essa.
570 dubitar della mia fede? 620 ELV. Chi fia che il provi?
ELV. Vieni, Lisa. (senza badare a Rodolfo)
ROD. Chi? – Mira:12 ella stessa.
LISA Andiamo.
CORO Andiamo.
A tai fole non crediamo. SCENA ULTIMA
Un che dorme e che cammina!
No, non è; non si può dar. Vedesi AMINA uscire da una finestra del mulino: ella passeggia,
dormendo, sull’orlo del tetto: sotto di lei la ruota del mulino, che gira
velocemente, minaccia di frangerla se pone il piede in fallo. Tutti si
SCENA IX volgono a lei spaventati. ELVINO è trattenuto da RODOLFO.

TERESA e detti TUTTI Ah! (con un grido)


ROD. Silenzio: un sol passo,
575 TER. Piano, amici: non gridate: un sol grido l’uccide.
dorme alfin la stanca Amina: TER. Oh figlia!
ne ha bisogno, poverina, ELV. Oh Amina!
dopo tanto lagrimar. CORO Scende... Bontà divina,
TUTTI Sì, tacciamo – noi dobbiamo guida l’errante piè. (Amina giunge presso alla ruota,
580 i suoi sonni rispettar. (per uscire) camminando sopra una trave mezzo fracida che piega sotto di lei)
TER. Lisa!... Elvino!... che vegg’io? 625 Trema... vacilla... ahimè!...
10
Dove andate in questa guisa? coraggio... è salva!...
LISA A sposarci. TUTTI È salva!...
TER. Voi! gran Dio! TER. Oh figlia!...
E la sposa... è Lisa?11 ELV. Oh Amina!
ELV. È Lisa. (Amina si avanza in mezzo al Teatro)
585 LISA E lo merto: io non fui colta AMI. Oh! se una volta sola
sola mai, di notte, in volta, rivederlo io potessi, anzi che all’ara
né trovata io fui rinchiusa altra sposa ei guidasse!...
nella stanza di un signor. ROD. (ad Elvino) Odi?...
TER. Menzognera! a questa accusa TER. A te pensa,
590 più non freno il mio furor! 630 parla di te.
Questo vel fu rinvenuto AMI. Vana speranza!... Io sento
nella stanza del signore. suonar la sacra squilla... al tempio ei move...
TUTTI Di chi è mai? chi l’ha perduto? io l’ho perduto... e pur... rea non son io.
TER. Ve lo dica il suo rossore. (accennando Lisa) TUTTI Tenero cor!...
595 TUTTI Lisa! (Elvino lascia la mano di Lisa mortificato) AMI. Gran Dio, (inginocchiandosi)
TER. Lisa. Il signor Conte non mirar il mio pianto: io gliel perdono.
mi smentisca se lo può. 635 Quanto infelice io sono
LISA (Io non oso alzar la fronte!) felice ei sia... Questa d’oppresso core
TUTTI (Che pensar, che dir non so.) è l’ultima preghiera...
TUTTI Oh detti!! oh amore!
AMI. (si guarda la mano come cercando l’anello di Elvino)
L’anello mio... l’anello...
Ei me l’ha tolto... ma non può rapirmi
8. MI1831 e MI1831a: «desti.».
640 l’immagin sua... Sculta ella è qui... nel petto.
9. MI1831a: «Sciagurato,».
10. In MI1831a v. 582 erroneamente impaginato, con sporgenza. Né te, d’eterno affetto (si toglie dal seno i fiori
11. MI1831a: «È Lisa.» ricevuti da Elvino)
12. MI1831a: «mira: ».

LXVIII
tenero pegno, o fior... né te perdei... CORO (ad alta voce) Viva Amina!
13
Ti bacio ancor... ma... inaridito sei. AMI. (svegliandosi) Oh! cielo!
660 Dove son io?... che veggo?... Ah! per pietade,
Ah! non credea mirarti non mi svegliate voi! (si copre gli occhi con le mani)
645 sì presto estinto, o fiore. TER. No: tu non dormi...
Passasti al par d’amore, ELV. Il tuo amante, il tuo sposo è a te vicino.
che un giorno sol durò. (piange sui fiori) (Amina, alla voce di Elvino, si scopre gli occhi, lo
Potria novel vigore guarda, il conosce, indi si getta fra le sue braccia)
il pianto mio donarti... AMI. Oh! gioia! oh! gioia!... Io ti ritrovo, Elvino!
650 Ma ravvivar l’amore
il pianto mio non può. TUTTI Innocente, e a noi più cara,
665 bella più del tuo soffrir.
ELV. Io più non reggo. Vieni al tempio, e a’ piè dell’ara
AMI. E s’egli incominci il tuo gioïr.
a me tornasse!... Oh! torna, Elvin. AMI. Ah! non giunge uman pensiero
ROD. (ad Elvino) Seconda al contento ond’io son piena:
il suo pensier. 670 a’ miei sensi io credo appena;
AMI. A me t’appressi? oh! gioia! tu mi affida, o mio tesor.
655 L’anello mio mi rechi? Ah! mi abbraccia, e sempre insieme,
ROD. A lei lo rendi. sempre uniti in una speme,
ELV. (le rimette l’anello) della terra in cui viviamo
AMI. Ancor son tua: tu mio tuttor... Mi abbraccia, 675 ci formiamo – un ciel d’amor.
tenera madre... io son felice appieno! TUTTI Innocente, e a noi più cara,
ROD. De’ suoi diletti in seno bella più del tuo soffrir.
ella si svegli. (Teresa l’abbraccia. Elvino si prostra Vieni al tempio, e a piè dell’ara
a’ suoi piedi e la sostiene) incominci il tuo gioïr.

FINE

13. In MI1831a ultimo emistichio di v. 659 erroneamente impaginato.

LXIX
LXX
Personaggi

IL CONTE RODOLFO, signore del villaggio

TERESA, molinara

AMINA, orfanella, raccolta da Teresa

ELVINO, ricco possidente del villaggio

LISA, ostessa, amante di Elvino

ALESSIO, contadino, amante di Lisa

Un Notaro

CONTADINI E CONTADINE

Luogo dell’azione un villaggio della Svizzera.


Epoca indefinita.

LXXI
Organico

2 Flauti (II anche Ottavino)


2 Oboi
2 Clarinetti
2 Fagotti

4 Corni
2 Trombe
3 Tromboni

Timpani
Tamburo
Triangolo*
Gran Cassa
Piatti

Arpa

Banda sul palco

Archi

* L’Edizione rende con «Triangolo» ciò che Bellini chiama «Acciarini»

LXXII
Indice dei pezzi

LXXIII
LXXIV
La sonnambula

Melodramma in due atti


di
Felice Romani

Musica di
Vincenzo Bellini

ATTO PRIMO

LXXV

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