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Hieronymus Bosch (pronuncia olandese [ɦijeːˈɾoːnimʏs bɔs]), nome d'arte di Jeroen
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Anthoniszoon van Aken[1] (pronuncia [jəˈrun ɑnˈtoːnɪsoːn vɑn ˈaːkəⁿ]) ('s-
Comunità Hertogenbosch, 2 ottobre 1453 – 's-Hertogenbosch, 9 agosto 1516) è stato un pittore
Portale Comunità olandese.
Bar Fu noto come El Bosco in lingua spagnola, Gerolamo Bosco, o Bosco di Bolduc, o
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ancora Ieronimo Bos[2] in quella italiana (da Bosch e Bois le Duc, traduzione francese
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di 's-Hertogenbosch = Bosco Ducale, città natale di Bosch); in alcuni suoi dipinti si
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firmò con il solo cognome, Bosch (Boss nella pronuncia olandese).
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La ricchezza di inventiva nelle sue opere, vere e proprie visioni, ha chiamato in causa
Puntano qui dottrine diverse, tra esse la psicoanalisi, ciascuna delle quali dette una propria lettura,
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talvolta anche non compatibile storicamente. Sicuramente la sua opera andò di pari
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passo con le dottrine religiose e intellettuali dell'Europa centro-settentrionale che, al
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Hieronymus Bosch
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contrario dell'Umanesimo italiano, negavano la supremazia dell'intelletto, ponendo
Informazioni pagina piuttosto l'accento sugli aspetti trascendenti e arazionali: ne sono esempio le prime
Elemento Wikidata elaborazioni di Martin Lutero e le opere di Sebastian Brandt ed Erasmo da Rotterdam[3].
Cita questa voce
Con grande ironia, Bosch mise in scena i conflitti dell'uomo rispetto alle regole imposte
In altri progetti dalla morale religiosa, quindi la caduta nel vizio e il destino infernale per redimersi dal quale appare il riferimento alle vite
Wikimedia Commons dei santi, attraverso l'imitazione della loro vita dedita alla meditazione anche se circondati dal male, sia nelle tavole con la
Wikiquote Passione di Cristo, attraverso la meditazione sulle pene sofferte dal Cristo, per riscattare dal peccato universale il genere
umano, che porta all'immedesimazione stessa del riguardante e alla salvezza[3].
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Bosch non datò mai i suoi dipinti e ne firmò solo alcuni. Il re Filippo II di Spagna fu un appassionato collezionista dei suoi
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lavori, da qualche decennio dopo la morte del pittore; come risultato la Spagna è oggi il paese che in assoluto possiede il
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Versione stampabile maggior numero di opere del pittore, soprattutto al Museo del Prado e al Monastero dell'Escorial a Madrid.

In altre lingue Indice [nascondi]

Català 1 Biografia
Deutsch 1.1 Origini e ascesa sociale
Ελληνικά 1.2 Vita di confratello
Emiliàn e rumagnòl 1.3 Formazione e sviluppo artistico
English 1.3.1 Il problema della cronologia
Français
1.3.1.1 La commessa di Filippo il Bello
Hrvatski
1.4 Anni iniziali
Piemontèis
Slovenščina
1.5 Anni centrali

Altre 66
1.6 Ultimi anni

Modifica 2 Citazioni su Bosch


collegamenti 3 Opere
3.1 Dipinti
3.2 Disegni
4 Film e documentari
5 Note
6 Bibliografia
7 Voci correlate
8 Altri progetti
9 Collegamenti esterni

Biografia [ modifica | modifica wikitesto ]

Origini e ascesa sociale [ modifica | modifica wikitesto ]


Nacque tra il 1450 e il 1455, forse il 2 ottobre 1453[4], a 's-Hertogenbosch, una città nel
sud degli odierni Paesi Bassi, vicino a Tilburg e allora possedimento dei duchi di
Borgogna. La sua famiglia, probabilmente era tedesca originaria di Aquisgrana (come
farebbe pensare il cognome "van Aken"), si era trasferita nei Paesi Bassi inizialmente a
Nimega e abitava a 's-Hertogenbosch dal 1426[5]. Il nonno Jan e quattro[6] dei suoi
cinque figli, fra cui il padre dell'artista, Anton van Aken, erano pittori, così come lo
erano i suoi due fratelli Goossen e Jan. Nel febbraio del 1462 il padre acquista la casa
sul versante orientale della Piazza del Mercato detta "In Sint Thoenis" (oggi al civico
Markt 29) dove in seguito all'incendio dell'anno seguente che distrusse in città circa
4.000 abitazioni[7], verrà fissata la bottega di famiglia. A quest'epoca pare che Anton
van Aken fosse il pittore di maggior prestigio in città e quindi il capo dell'impresa
familiare che lavora per il patriziato locale e per la chiesa di San Giovanni (Sint Jan)
che diverrà cattedrale nel 1559. Nella bottega di famiglia si praticava oltre alla pittura,
Ritratto di Hieronymus Bosch,
compresa l'applicazione della policromia sulle sculture lignee, anche la doratura e la
(1550 circa)
produzione di arredi sacri[8]. Le fonti d'archivio sono piuttosto scarse sulla biografia
dell'artista e sulla sua famiglia, ma si sa che nel 1454 Jan, il nonno, morì e che nel
1474 il nome di "Jeronimus, detto Joen" è menzionato con quello di altri familiari in due
atti notarili, datati rispettivamente 5 aprile e 26 luglio, relativi a questioni finanziarie, tra
cui un prestito di 25 fiorini[9]. Ancora nel 1480-1481 il nome di "Jeroen" è nominato per
la prima volta come libero maestro in un documento sull'acquisto alla confraternita di
Nostra Signora, di due scomparti di un trittico dipinto in origine dal padre nel 1463 e
che in seguito alla distruzione della pala centrale non avevano più trovato collocazione
liturgica e potevano pertanto essere riusati[10]. Il 15 giugno 1481 è menzionato come
ammogliato, con Aleid van de Meervenne, nata intorno al 1447 da Postuluna van Arkel
Sette peccati capitali, Museo
e Goyaert van der Meervenne, di estrazione borghese relativamente agiata. Con il
del Prado, Madrid
matrimonio Hieronymus eleva il proprio rango sociale e se l'unione rimarrà senza
progenitura, la moglie portò in dote alcuni terreni a Oirschot, non lontano da 's-
Hertogenbosch e consentí alla coppia di trasferirsi nella casa di lei "In den Salvatoer"
anch'essa sulla Piazza del Mercato ma sul versante nord di fronte al municipio (oggi al
civico Markt 61). Mentre il fratello maggiore Goessen dirige l'impresa familiare "In Sint
Thoenis", Hieronymus poteva disporre di un proprio studio privato in casa, essendo
peraltro liberato da preoccupazioni finanziarie immediate. Infatti, pur non appartenendo
alla ristretta cerchia dei notabili, beneficiava ormai della prosperità dei maggiorenti[11].
Nel 1497, Hieronymus subentra al fratello scomparso alla guida dell'impresa familiare.
Fino al 1500 sembra che la clientela del pittore rimanga essenzialmente locale, ma
progressivamente si allarga grazie alle conoscenze altolocate che può sviluppare in
virtù del suo nuovo rango e della sua appartenenza alla confraternita di Nostra Signora
diffusa anche negli ambienti cosmopoliti di Bruxelles a contatto con la gerarchia
amministrativa degli Asburgo[12].

Estrazione della pietra della


Vita di confratello [ modifica | modifica wikitesto ]
follia, Museo del Prado, Madrid
Dal 1486-1487 il nome di Hieronymus è tra i confratelli di Nostra Diletta Signora (Lieve-
Vrouwe Broederschap)[13]. L'associazione, maschile e femminile, per laici ed
ecclesiastici, aveva come simbolo un giglio tra le spine (sicut lilium inter spinas) e si dedicava al culto della Vergine,
partecipando alla processione annuale e all'abbellimento della cappella del duomo riservata alla confraternita, alle
onoranze funebri dei suoi membri, nonché ad opere di carità, contribuendo al ciclo annuale di banchetti festivi tra i quali
spiccavano quelli durante i quali veniva servita carne di cigno[14].

Dal 1488, grazie alla nuova posizione sociale ed economica, è registrato tra i "notabili" della confraternita, un gruppo
selezionato di circa cento persone per lo più legate all'alta borghesia cittadina, e in tale rango continuò ad essere registrato
fino alla morte nel 1516[15]. Nello stesso anno presiedette l'annuale banchetto della Confraternita. Tra il 1488 e il 1489,
sappiamo dai documenti che dipinse le ante di un polittico scolpito per questa stessa confraternita, non si sa però a quale
tavola oggi conosciuta corrisponda.

Oltre alle opere di carità e alle pratiche devozionali legate all'immagine mariana della Zoete Lieve Vrouw nella principale
chiesa cittadina, la confraternita si ispirava alla devotio moderna dei Fratelli e Sorelle della Vita Comune[15]. In campo
intellettuale la confraternita pubblicava libri, anche umanistici, e apriva case d'insegnamento della Scuola Latina: due ne
erano state aperte a 's-Hertogenbosch, una nel 1424 e una nel 1480, che tra il 1485 e il 1487 era stata frequentata
dall'allora diciassettenne Erasmo da Rotterdam. Sebbene non esistano collegamenti diretti tra Erasmo e Bosch, evidenti
connessioni indirette sono ravvisabili tra i dipinti dell'artista e La nave dei folli di Sebastian Brant, che fece da principale
fonte di ispirazione per l'Elogio della follia[15].

Alcuni studiosi, nel tentativo di spiegare i soggetti della poetica di Bosch, hanno ipotizzato la sua relazione con altre sette,
come quella degli Homines intelligentiae (Franger, 1947), ispirata a un'eresia clandestina che prevedeva il nudismo e il
libero amore come tramite per giungere a una rinascita dell'"innocenza paradisiaca" prima del peccato originale, oppure
quella di una cellula superstite dell'eresia catara (Linda Harris, 1995). Si tratta di ipotesi declinate o prese molto
scetticamente dalla critica successiva, prive di riscontri documentali. Altri tentativi hanno coinvolto la teoria degli umori
(Larsen, 1998), l'alchimia (Combe, 1946, e Van Lannep, 1966), la farmaceutica (Dixon, 1984), le perversioni erotiche e
l'omosessualità (Gibson, 1983)[16].

Formazione e sviluppo artistico [ modifica | modifica wikitesto ]


Non sappiamo nulla della prima formazione di Hieronymus, ma possiamo supporre che apprese i rudimenti dell'arte in
famiglia, cominciando l'apprendistato a bottega a partire dai suoi tredici anni[17]. A parte le connessioni con la bottega
familiare si ignora per quali vie si sviluppò l'arte di Bosch e non si hanno notizie di eventuali viaggi, ma si può supporre che
intorno al 1476[18] egli abbia potuto compiere un viaggio di compagnonaggio[19] nel Nord attraversando città come Utrecht,
sede episcopale ed importante centro di miniatura[20], Haarlem, dove operava Geertgen tot Sint Jans, e soprattutto Delft,
dove era attivo il Maestro della Virgo inter Virgines. Inoltre in quell'epoca circolavano xilografie e miniature, spesso legate al
gusto gotico internazionale, verso le quali dovette essere indirizzato dai familiari, come dimostrerebbero alcune delle poche
opere attribuibili alla bottega dei van Aken, come la Crocifissione del 1444, o altre produzioni locali come gli affreschi tre-
quattrocenteschi nel duomo cittadino, con l'Albero di Jesse[21].

Sicuramente l'artista sviluppò un proprio stile diverso da quello allora maggiormente in voga, basato sulla finezza dei
dettagli e la resa dei volumi plastici, optando per «un'esecuzione piatta, a due dimensioni, grafica anziché pittorica: erede,
sotto questo aspetto, dell'arte dell'illustrazione miniata»[22]. Circa la tecnica pittorica è opportuno citare l'osservazione del
primo storico dell'arte olandese che fornisce questa descrizione:

(FR) (IT)

«Comme nombre d'anciens peintres, il avait coutume de «Come molti pittori antichi, [Bosch] aveva l'abitudine di
tracer complètement ses compositions sur le blanc du tracciare l'intera composizione direttamente sul sostrato
tableau et de revenir ensuite par une teinte légère et bianco e di ritoccare in seguito il disegno con tratti leggeri
transparente pour ses carnations, attribuant, pour l'effet, e trasparenti di colore per gl'incarnati, ottenendo così un
une part considérable au dessous» effetto che deve molto al sostrato[23][24]»

(Le livre des peintres de Carel van Mander : vie des peintres
flamands, hollandais et allemands (1604), pag. 169 )

Bosch attinge da moltissime fonti (testi alchemici e astrologici, libri dei sogni) e la sua arte ha radici iconografiche
medievali, domina la strutturazione spaziale mettendo a fuoco tutti i particolari di un universo sconvolto e ricomposto in una
dimensione onirica, utilizzando una trama ritmica di gesti, azioni, rapporti cromatici e proporzionali.[25] Le sue opere, anche
di contenuto satirico, vanno dal sogno alla follia. La sua opera subì l'influsso della "devotio moderna" e del mistico Jan van
Ruusbroec.

Il problema della cronologia [ modifica | modifica wikitesto ]

La ricostruzione del catalogo dell'artista è un'operazione estremamente problematica e controversa, data la generale
scarsità di notizie. Nessuna opera è infatti datata e pochissimi sono i collegamenti certi tra opere e commissioni
documentate[16]. A ciò vanno aggiunti anche i dubbi sull'autografia, anche delle opere firmate o di parti di esse, la presenza
di più versioni della stessa opera (con la difficoltà di risalire al prototipo), nonché gli effetti del successo della sua arte: i suoi
lavori erano spesso copiati o imitati, anche da artisti di alta capacità, e nei secoli restauri impropri e ridipinture di parti
lacunose hanno alterato la superficie pittorica delle sue tavole[16]. Tuttora per sormontare queste difficoltà ed evitare
ricostruzioni puramente congetturali, gli studiosi si affidano alle tecniche di diagnostica artistica. Poiché la produzione
pittorica è interamente composta di tavole su legno di quercia la dendrocronologia consente di determinare una datazione
"alta" delle opere, che ha il merito di isolare dalla produzione autografa le copie tarde perché realizzate su legno abbattuto
dopo la morte dell'artista. L'analisi del disegno preparatorio consentita dalla riflettografia e dalla radiografia permette invece
di discernere la tecnica dell'artista relativamente alla preparazione del sostrato pittorico ed all'applicazione dei colori, e di
identificarne alcuni schemi di base suscettibili, nella migliore delle ipotesi, di essere ricondotti a fasi distinte del suo sviluppo
stilistico. Tra i contributi più moderni alla definizione di periodi stilistici nella produzione dell'artista, oltre ai classici studi di
Justi (1889), Dollmayr (1898), Max Friedländer (1927), Charles de Tolnay (1937), Baldass (1943), Combe (1946), spiccano
per l'appunto quelli legati ai restauri[26] e alle indagini tecnico-scientifiche[27]. In maniera schematica si sogliono distinguere
tre periodi della produzione artistica del Bosch[28]: il periodo iniziale (o giovanile) fino al 1490 con i primordi risalenti si
suppone al 1470 e il 1475[29]; il periodo mediano (o maturo) fino al 1505; ed il periodo tardo fino alla morte avvenuta ai
primi del mese di agosto del 1516[30].

Questa tripartizione abbastanza tradizionale può essere complicata in una sequenza pentapartita la cui scansione distingue
il periodo della prima giovinezza (1475-80); quello della seconda giovinezza (1480-85), la fase della prima maturità (1485-
1500), quella della seconda maturità (1500-10) per terminare con il periodo tardo (1510-1516)[31].

La commessa di Filippo il Bello [ modifica | modifica wikitesto ]

Tra gli scarsi documenti che riferiscono della committenza del Bosch spicca quella di Filippo il Bello, che nel settembre del
1504, passa commessa per un grande quadro sul Giudizio universale:

(FR) (IT)

«Septembre l'an XVc quatre.A Jeronimus Van aeken dit «Settembre 1504. A Hieronimus Van Aaken detto Bosch
bosch paintre dem[eurant] au boisleduc La somme de pittore dimorante in Bois-le-Duc si versa la somma di 36
trente six livres dud[ict] pris En prest et paiement a bon lire a titolo di arra [acconto] su ciò che sarà dovuto per un
compte Sur ce quil povoit et pourroit estre deu sur vng grande quadro di nove piedi di altezza e undici piedi di
grant tableau de paincture de neuf pietz de hault et vnze lunghezza[32] che dovrà raffigurare il Giudizio di Dio vale a
pietz de long Ou doit estre le Jugement de dieu assvoir dire l'Inferno e il Paradiso secondo quanto ordinatogli dal
paradis et Infer que icellui S[eigneu]r lui avoit ordonné faire nostro Signore per il suo nobilissimo piacere con la
po[ur] son tres noble plaisir Pour ce icy par sa presente si rende quietanza della detta somma»
quictan[ce]ncy Rend[ue]n lad[icte] somme de XXXVI
L[ivres]»

(Lille, Archives départementales du Nord, B.2185, f°230 v°


pubblicato in facsimile in : Marijnissen e.a., cit., pagg. 19-20)

Se si potesse ancorare l'analisi cronologica ad una data precisa come quella della commessa di Filippo il Bello, si godrebbe
di un punto di riferimento certo. Purtroppo il Giudizio universale di Filippo il Bello non è noto con certezza. Cionondimeno il
dibattito verte sull'ipotesi che la tavola dell'Accademia di Vienna, malgrado le dimensioni più ridotte e l'assenza di emblemi
araldici, possa identificarsi con "il grande quadro" voluto dal governatore delle Fiandre. È così che la data del 1505 è
assunta da alcuni studiosi, tra cui l'Elsig, quale asse portante dell'analisi stilistica e da discrimine cronologico. Tale assunto
conduce all'attribuzione al periodo 1505-1510 di un gruppo ben definito di opere cardini: il trittico del Giudizio di Vienna, il
trittico del Giardino delle delizie; la Salita al Calvario di Gand e l'Incoronazione di spine di Londra. Tutte queste opere
sarebbero accomunate da una maniera più plastica nella resa delle figure e nell'applicazione dei colori per zone omogenee
contrastate. Il prototipo di tale indirizzo stilistico sarebbe il trittico di Vienna che farebbe da tramite tra la maniera di quello di
Lisbona (Tentazioni di sant'Antonio) e quello di Madrid (Giardino delle delizie).

Anni iniziali [ modifica | modifica wikitesto ]


Intorno al 1480 è datata l'Estrazione della pietra della follia ora al Prado. Il tema si rifà al detto popolare che indicava i pazzi
come coloro che hanno un sasso nella testa. In essa, il chirurgo intento all'estrazione indossa un copricapo a forma di
imbuto simbolo di stupidità, qui usato come pesante critica mossa contro chi crede di sapere ma che, alla fine, è più
ignorante di colui che deve curare dalla «follia». L'iscrizione in alto e in basso recita: Meester snijt die keye ras, Myne name
is lubbert das cioè: «Maestro, cava fuori la pietra [della follia]» e «Il mio nome è sempliciotto» (o letteralmente: "bassotto
castrato").

Tra il 1480 e il 1485 esegue L'Epifania, oggi conservata a Filadelfia al Museum of Art, in cui l'andamento lineare, tortuoso e
spezzato della linea e l'incerta applicazione della prospettiva, rivelano un deciso influsso della pittura tardo gotica. Sempre
a quel periodo risale la Crocifissione, oggi a Bruxelles al Musée Royal des Beaux-Arts, di iconografia tradizionale e con
sullo sfondo una città turrita identificabile con il suo paese natale.

Della fine di questi anni è l'Ecce Homo, conservato a Francoforte allo Städelsches Kunstinstitut: su un rialzo il Cristo e
Pilato si fronteggiano stagliandosi contro la parete, l'uno composto e rassegnato l'altro vestito all'orientale mentre ghigna, in
basso la folla, armata di pugnali e alabarde, con volti grotteschi resi con una linea tormentata, mentre sulla sinistra sono in
parte riconoscibili i donatori, la veduta di città sullo sfondo è costruita senza un uso coerente della prospettiva tanto che il
primo piano non si distingue da quello di fondo.

Del 1490 è la Salita al Calvario, ora a Vienna, in cui il Cristo è circondato da una folla bestiale e grottesca, in basso è un
frate che confessa il ladrone prima dell'esecuzione. Sul retro è un bambino su un girello che gioca con una girandola, il
bambino forse allude a Gesù bambino.

Databile intorno al 1490, Il carro di fieno, che ora si trova al Museo del Prado di Madrid, rappresenta la frenesia e la
caoticità della vita guidata dalle passioni e dai vizi. Il fieno, così ambito dai personaggi raffigurati (medici, frati, suore,
mercanti, donne e bambini), rappresenta i beni materiali della terra. In mezzo a scenette di umanità varia, emergono le
figure di uomini-mostri, con il viso dell'animale significante un vizio, che si allontanano dal carro dopo aver
momentaneamente appagato il bisogno. Nell'insieme, è un'opera che anticipa, per certi aspetti (es.lirica paesaggistica) il
Seicento olandese.

Anni centrali [ modifica | modifica wikitesto ]


Tra il 1490 e il 1500 realizza Nave dei folli, conservata al Museo del Louvre, ispirata dal
poema satirico La nave dei folli (Das Narrenschiff), dell'umanista Sebastian Brandt: nel
poema un gruppo di pazzi si imbarca su una nave per Narragonien, la terra promessa
dei matti, prima del naufragio, arrivano a Schlaraffenland, la terra della cuccagna. Nel
dipinto i pazzi sono stipati su una nave, per nocchiere mette un suonatore di
cornamusa e come albero della barca utilizza quello della cuccagna. In quel periodo i
pazzi non venivano esclusi, perché si riteneva che a volte Dio si esprimesse attraverso
di loro, con ciò venivano lasciati liberi di girare per le campagne o caricati sulle
cosiddette Navi azzurre che veleggiavano liberamente. Databile tra il 1490 e il 1500 è
L'Allegoria di Yale, forse coperta per la Nave dei folli.

Sempre a questo periodo dovrebbe appartenere la tavola, forse di un trittico non


identificato, con la Morte di un avaro, ora alla National Gallery of Art di Washington: la
scena è ambientata in un interno con il letto di morte dell'avaro disposto obliquamente.
Il moribondo, invece di alzare gli occhi verso la luce sprigionata dal Crocifisso posto
davanti ad una finestra in alto che gli viene indicata dall'angelo custode alle sue spalle,
guarda il demonio ed il sacchetto di denari che gli offre da sotto la tenda. A lato c'è la
morte, rappresentata come un scheletro che lo sta per colpire con una freccia mentre
ai piedi del letto un vecchio, forse lo stesso avaro, sta riponendo monete dentro un
forziere pieno di animali mostruosi; per questo soggetto, comunque già presente nei
Sette peccati capitali, può far riferimento l'opuscolo Het sterfboek (il libro della morte),
una traduzione in fiammingo dell'Ars moriendi. Tra il 1500 e il 1504, non si hanno Ascesa all'Empireo, Gallerie
documenti riguardo a Bosch. È probabile che in questi anni l'artista abbia fatto un dell'Accademia, Venezia
viaggio in Italia, fermandosi a Venezia: infatti nella città lagunare sono presenti molte
sue opere in collezioni private sin dai primi decenni del Cinquecento; inoltre a partire da questi anni lo stile di Bosch
cambia, in direzione rinascimentale con figure monumentali inserite in un arioso paesaggio.

Tra il 1500 e il 1504 realizza il Trittico di santa Giuliana, sappiamo di questo che si trovava nel Palazzo Ducale Veneziano
nel 1771, negli sportelli laterali quello si sinistra La città in fiamme, mentre in quello di destra Il porto, nello sportello centrale
il martirio della santa, alla presenza di una folla di personaggi non scalati in profondità, sulla sinistra ai piedi della croce un
uomo svenuto: se si interpreta la scena con martirio di santa Giuliana, dovrebbe trattarsi di Eusebio, mentre se si interpreta
la scena come martirio di santa Liberata, l'uomo svenuto potrebbe essere il re pagano del Portogallo: suo padre, che la
condanna al martirio.

Dello stesso anno sono le quattro tavole, oggi alle Gallerie dell'Accademia con il Paradiso terrestre, l'Ascesa all'Empireo, la
Caduta dei dannati e l'Inferno, costituenti a coppie gli sportelli laterali di un perduto trittico. Nella tavola con l'Ascesa
all'Empireo le anime sostenute dagli angeli sono condotte verso la luce divina attraverso un passaggio cilindrico, oltre il
quale devono proseguire da sole, forse qui l'artista fa riferimento ad una frase dell'Ornamento delle Nozze spirituali di Jan
van Ruysbroeck, in cui si parla dell'irradiazione di Dio come un abisso immenso di luce essenziale.

Tra il 1503 e il 1504 realizza la Salita al Calvario del Musée des Beaux-Arts di Gand. La tavola, gremita di volti grotteschi, è
costruita secondo due diagonali che si incontrano nel volto rassegnato del Cristo: una che dalla croce conduce fino al
cattivo ladrone, l'altra che parte dal volto del buon ladrone, confessato da un frate grottesco e arriva fino al volto della
Veronica. In questa tavola Bosch utilizza il grottesco e la deformazione e non più simboli per introdurre nella scena il male.

Nel 1504, i documenti riportano il pagamento di 36 livres per un Giudizio Universale commissionato da Filippo il Bello di 9
piedi di altezza per 11 di larghezza, forse il trittico ora a Vienna o il Giudizio di Monaco. Nel Trittico del Giudizio sia la tavola
centrale che le due parti laterali sono all'Accademia di Vienna. Delle parti laterali, la sinistra raffigura il Peccato originale e,
sulla faccia esterna, san Giacomo, mentre la destra raffigura l'Inferno e, sulla faccia esterna, san Bavone; nella parte
centrale, in alto, quasi separato dal resto della composizione, il Cristo giudice è appoggiato su un arcobaleno mentre ai lati
su nuvole sono la Vergine e san Giovanni Battista con un esiguo numero di eletti; nel resto della composizione viene
raffigurato il mondo del peccato e le pene assegnate ai peccatori; qui prevalgono i riferimenti alla "cucina" e agli arnesi di
metallo, infatti gli avari sono cucinati sullo spiedo, gli iracondi appesi a ganci da macello e gli iracondi cucinati in padella.

Tra il 1504 e il 1505, realizza sia il San Giovanni Battista in meditazione, ora a Madrid; sia la tavola con il San Giovanni a
Patmos, ora a Berlino, sportello laterale di un perduto trittico, primo dei dipinti cosiddetti meditativi, in cui il santo, immerso
in un paesaggio idilliaco, con toni cristallini che ricordano la pittura giorgionesca, ha la visione di un angelo e della Vergine
nel cielo, in basso a destra un diavolo con occhiali, ali e coda di scorpione, sul retro a grisaglia varie scene della Passione.

Dello stesso periodo è il San Cristoforo di Rotterdam, probabilmente per l'altare della Confraternita di Nostra Signore nella
Cattedrale della sua città natale. Del 1505 circa è la Salita al Calvario ora nel Palazzo Reale di Madrid e il San Girolamo in
preghiera di Gand, dove i frutti in decomposizione intorno alla grotta del santo, alludono alle tentazioni.

Ultimi anni [ modifica | modifica wikitesto ]


Tra il 1506 e il 1508 realizza il Trittico del Giudizio del Groeninge Museum di Bruges, nello sportello destro l'Inferno, dove
vengono utilizzati, come strumenti di tortura, oggetti quotidiani ingigantiti. Sempre dello stesso periodo è il Giudizio
universale dell'Alte Pinakothek di Monaco.

Agli anni 1508-09 veniva fatta risalire l'Incoronazione di spine (Londra, National Gallery), opera invece degli anni ottanta del
Quattrocento, dove maggiore è l'influenza della pittura italiana sia nella resa volumetrica delle figure sia nel tratto non più
ondulato ma angoloso e spezzato; inoltre la composizione è costruita con meno personaggi ritratti a mezzobusto, il Cristo
rassegnato è al centro mentre quattro aguzzini lo circondano, gli aguzzini possono far riferimento ai quattro tipi di carattere:
il flemmatico e malinconico in alto e il sanguigno e collerico in basso. Del 1510 è il Trittico della Passione del Museo de
Bellas Artes a Valencia, il pannello centrale presenta una composizione, con figure disposte asimmetricamente, inserita in
un cerchio. Sempre dello stesso anno è la tavola con Tentazioni di sant'Antonio, ora al Prado, in cui il santo non viene
distolto dalla sua meditazione dai demoni che lo circondano.

Dello stesso anno è il Trittico dell'adorazione dei Magi di Madrid.

Sempre dello stesso anno circa è Il figliol prodigo di Rotterdam. Come scrive Jos Koldeweij: «esso rappresenta l'homo
viator, il viandante, l'uomo sul sentiero della sua vita. Minacciato da pericoli e tentazioni, egli deve continuare il cammino
lungo una via spesso stretta o accidentata e irta di ostacoli», in cui si aprono due strade o quella del peccato, simboleggiata
dal bordello sulla sinistra che ha per insegna un'oca bianca, simbolo di lascivia, oppure quella del ritorno che sembra aver
imboccato in figliol prodigo la cui iconografia deriva dal ventiduesimo Arcano dei Tarocchi: il Matto.

Il 9 agosto 1516 si celebrano in forma solenne le esequie del pittore nella Cappella di Nostra Signora, appartenente alla
Confraternita, nei cui registri è ricordato come: «Hieronymus Aquen, alias Bosh, insignis pictor».

Pieter Bruegel il Vecchio venne influenzato dall'opera di Bosch e produsse diversi dipinti con uno stile simile, ad esempio il
Trionfo della morte del 1562.

Citazioni su Bosch [ modifica | modifica wikitesto ]

«La caratteristica veramente sconcertante della pittura di Bosch è che, nonostante tutta la profusione di realismo, quasi
fin dall'inizio esso si sforza di esprimere l'immateriale.»

(Hieronimus Bosch di A. Linfert (1959))

«Bosch evoca un male immateriale, un principio di ordine spirituale che deforma la materia, un dinamismo che agisce in
senso contrario a quello della natura.»

(Jérome Bosch di L. van de Bossche (1944))

Opere [ modifica | modifica wikitesto ]

Grazie alla radiografia, alla riflettografia e alla dendrologia, si sono raccolti dati che hanno stabilito, ad esempio, che alcuni
supporti erano troppo "giovani" per essere stati dipinti da Bosch, escludendo dal catalogo opere come l'Incoronazione di
spine dell'Escorial, l'Ecce Homo di Filadelfia le Nozze di Cana di Rotterdam e la Natività di Colonia[33].

Oggi la cronologia delle opere si basa sulla datazione dendrocronologica[34] combinata all'analisi stilistica[35].

Dipinti [ modifica | modifica wikitesto ]

Opere reputate autografe f[36] dT(α)[37] dT(ω)[38] dTS[39] dS(α)[40] dS(ω)[41]

Ecce Homo, olio su tavola, 75 × 61 cm,


1480 1485 1470 1485
Francoforte sul Meno, Städelsches Kunstinstitut

Trittico del Giardino delle delizie, olio su tavola,


1503 1504 1458 1505 1510
220 × 195 cm, Madrid, Museo del Prado

Trittico del Giudizio di Vienna, olio su tavola,


163,7 × 127 cm, Vienna, Gemäldegalerie der 1508 1512 1474 1505
Akademie der bildenden Künste

San Girolamo in preghiera, olio su tavola, 77 ×


1505 1474 1504 1505
59 cm, Gand, Museum voor Schone Kunsten

Crocifissione con donatore, olio su tavola, 70,5 ×


59 cm, Bruxelles, Musées Royaux des Beaux- 1480 1485 1477 1510 1516
Arts de Belgique

Incoronazione di spine, olio su tavola, 73,7 ×


1508 1509 1477 1505 1510
58,7 cm, Londra, National Gallery

Trittico dell'Adorazione dei Magi, olio su tavola,


X 1510 1500 1510 1516
138 × 72 cm, Madrid, Museo del Prado

San Giovanni Battista in meditazione, olio su


tavola, 48,5 × 40 cm, Madrid, Museo Lázaro 1504 1505 1472 1504 1505
Galdiano

San Giovanni a Patmos e storie della Passione,


olio su tavola, 63 × 43,3 cm, Berlino, X 1504 1505 1487 1504 1505
Gemäldegalerie

Quattro visioni dell'Aldilà, olio su tavola, 87 ×


1500 1504 1482 1502 1503
40 cm ciascuno, Venezia, Gallerie dell'Accademia

Trittico degli eremiti, olio su tavola, 86,5 × 60 cm,


X 1505 1485 1502 1503
Venezia, Gallerie dell'Accademia

Venditore ambulante, olio su tavola, 71 ×


70,6 cm, Rotterdam, Museum Boijmans Van 1510 1486 1502
Beuningen

Allegoria dei piaceri, olio su tavola, 35,9 ×


1490 1500 n.d. 1502
31,4 cm, New Haven, Yale University Art Gallery

Nave dei folli, olio su tavola, olio su tavola, 57,9 ×


1490 1500 1486 1502
32,6 cm, Parigi, Louvre

Morte di un avaro, olio su tavola, olio su tavola,


92,6 × 30,8 cm, Washington, National Gallery of 1490 1500 1486 1502
Art

San Cristoforo, olio su tavola, 113 × 71,5 cm,


X 1504 1505 1488 1503 1504
Rotterdam, Museum Boijmans Van Beuningen

Trittico della martire crocifissa, olio su tavola, 105


X 1500 1504 1489 1502 1503
× 63 cm, Venezia, Gallerie dell'Accademia

Salita al Calvario, olio su tavola, 150 × 94 cm,


1505 1507 1490 1504 1505
Madrid, Monastero dell'Escorial

Cristo portacroce e Bambino che gioca, olio su


tavola, 57,2 × 32 cm, Vienna, Kunsthistorisches 1490 1500 1500 1490 1495
Museum

Sette peccati capitali, olio su tavola, 120 ×


X 1475 1480 1490 1505 1510
150 cm, Madrid, Museo del Prado

Trittico delle Tentazioni di sant'Antonio, olio su


tavola, 131 ×119 cm, Lisbona, Museu Nacional de X 1505 1506 1493 1503 1504
Arte Antiga

Salita al Calvario , olio su tavola, 76,7 × 83,5 cm,


1515 1516 n.d. 1505 1510
Gand, Museum voor Schone Kunsten

Tavole del Diluvio, olio su tavola, 69,5 × 39 e 69 ×


36 cm, Rotterdam, Museum Boijmans Van 1500 1504 1506 1510 1516
Beuningen

Trittico del Carro di fieno,olio su tavola, 135 ×


X 1500 1502 1508 1501 1502
200 cm, Madrid, Museo del Prado

Opere di discussa attribuzione f[36] dT(α)[37] dT(ω)[38] dTS[39] dS(α)[40] dS(ω)[41]

Estrazione della pietra della follia, olio su tavola,


1475 1480 1486 1516
48 × 35 cm, Madrid, Museo del Prado

Prestigiatore (con bottega), olio su tavola, 53 ×


1475 1480 1494 1510 1515
65 cm, Saint-Germain-en-Laye, Musée Municipal

Giudizio universale, olio su tavola, 60 × 114 cm,


1506 1508 1440 1520 1525
Monaco, Alte Pinakothek

Tentazioni di Sant'Antonio, olio su tavola, 70 ×


1510 1460 1520 1525
51 cm, Madrid, Museo del Prado

Opere di attribuzione respinta f[36] dT(α)[37] dT(ω)[38] dTS[39] dS(α)[40] dS(ω)[41]

Adorazione dei Magi, tempera e olio su tavola,


1474 1466 1475
71,1 × 56,5 cm, New York, Metropolitan Museum

Ecce Homo, olio su tavola, 50 × 52 cm, Filadelfia,


1500 1504 1555 1560 1570
Philadelphia Museum of Art

Nozze di Cana, olio su tavola, 93 × 72 cm,


1475 1480 1553 1555 1560
Rotterdam, Museum Boijmans Van Beuningen

Trittico del Giudizio di Bruges, olio su tavola, 99 ×


X 1505 1510 1478 1505 1510
117,5 cm, Bruges, Groeningemuseum

Incoronazione di spine, olio su tavola, 165 ×


1510 1525 1530 1540
195 cm, Madrid, Monastero dell'Escorial

Adorazione dei Magi, olio su tavola, 94 × 74 cm,


1480 1485 1491 1500
Filadelfia, Philadelphia Museum of Art

Disegni [ modifica | modifica wikitesto ]


Lo stesso argomento in dettaglio: Disegni di Hieronymus Bosch.

Film e documentari [ modifica | modifica wikitesto ]


cortometraggio Il paradiso perduto di Luciano Emmer ed Enrico Gras (1947)
lungometraggio Pictura (segmento "Hieronymus Bosch") di Ewald André Dupont, Luciano Emmer, Robert Hessens ed
Enrico Gras (1951)
cortometraggio Hieronymus Bosch di François Weyergans (1963)
documentario Y del sabor fugaz de la fresa di José Antonio Ramos Terrados (1969)
cortometraggio Le Jardin des délices de Jérôme Bosch di Jean Eustache (1980)
documentario The Dutch Masters: Bosch di Bob Carruthers, Ronald Davis e Dennis Hedlund
documentario Hieronymus Bosch di Adrian Maben (2003)
documentario Hieronymus Bosch- Unto dal diavolo di Pieter van Huystee (2016)

Note [ modifica | modifica wikitesto ]

1. ^ Dai dati d'archivio si rileva che il pittore era più comunemente chiamato "Joen" di cui "Jeroen" era la forma più elegante. Cfr.
G.C.M. van Dijck, Hieronimus van Aken/Hieronymus Bosach: His Life and "Portraits", in: Jos Koldeweij, Bernard Vermet, Barbera
van Kooij (eds.), cit., pag.10
2. ^ Cfr. quest’ultimo Le opere di Giorgio Vasari pittore e architetto aretino, parte prima- comprendente porzione delle Vite dei più
eccellenti pittori, scultori e architetti, Firenze, 1832-38, Per David Passagli e Socj, pag. 693.
3. ^ a b De Vecchi-Cerchiari, cit., pag. 226.
4. ^ Secondo la ricostruzione di Jan Mosmans, Bosch, "Gazette des Beaux-Arts", LIII, 1959, pagg. 13-14. Cfr. Elsig,cit., pag. 24
5. ^ Elsig, cit., pag. 20.
6. ^ Thomas morto(†) nel 1561; Hubertus († 1563); Goeswinus († 1567)); Jan († 1571). Cfr. G.C.M. van Dijck, Hieronimus van
Aken/Hieronymus Bosch: His Life and "Portraits"; in: Jos Koldeweij, Bernard Vermet, Barbera van Kooij (eds.), cit., pag. 9-10
7. ^ C'è chi opina che l'evento disastroso dell'incendio possa aver impressionato il giovane Bosch appena decenne al momento dei
fatti. Cfr. Elsig, cit., pag. 24
8. ^ Gibson, cit., pag. 17; Ester Vink, Hieronymus Bosch's Life in 's-Hertogenbosch, in: Jos Koldeweij, Bernard Vermet, Barbera van
Kooij (eds.), cit., pagg. 20 e 22-23
9. ^ G.C.M. van Dijck, Hieronimus van Aken/Hieronymus Bosch: His Life and "Portraits"; in: Jos Koldeweij, Bernard Vermet, Barbera
van Kooij (eds.), cit., pag. 13
10. ^ Ester Vink, Hieronymus Bosch's Life in 's-Hertogenbosch, in: Jos Koldeweij, Bernard Vermet, Barbera van Kooij (eds.), cit., pag.
22; Elsig, cit., pg. 25
11. ^ Ester Vink, Hieronymus Bosch's Life in 's-Hertogenbosch, in: Jos Koldeweij, Bernard Vermet, Barbera van Kooij (eds.), cit., pag.
21; G.C.M. van Dijck, Hieronimus van Aken/Hieronymus Bosch: His Life and "Portraits"; in: ibidem, pag. 13, precisa che, nel 1481
dopo il matrimonio, Hieronymus insieme al resto della fratria (vale a dire Jan e Herberta, l'altra sorella Katherijn essendo già
deceduta) trasferisce al fratello maggiore la proprietà della casa famigliare e che a partire dal 1487 la coppia Bosch beneficia di
una confortevole rendita dopo aver realizzato parte del patrimonio immobiliare eredidato dalla moglie
12. ^ Elsig, cit., pag. 40
13. ^ All'epoca la confraternita riunisce 353 membri, tra cui il Bosch, su un totale di circa 15'000 abitanti. Cfr. Roger H. Marijnissen,
e.a., cit., pag. 18 e Elsig, cit., pag. 19, quest'ultimo indica che la città ha 11'675 abitanti nel 1464 e che raggiunge i 24'000 nel
1526
14. ^ Ester Vink, Hieronymus Bosch's Life in 's-Hertogenbosch, in: Jos Koldeweij, Bernard Vermet, Barbera van Kooij (eds.), cit., pag.
21
15. ^ a b c Varallo, cit., pag. 32.
16. ^ a b c Varallo, cit., pag. 36.
17. ^ Elsig, cit., pag. 24
18. ^ Elsig, cit., pag. 24.
19. ^ G.C.M. vn Dijck, Hieronimus van Aken/Hieronymus Bosch: His Life and "Portraits"; in: Jos Koldeweij, Bernard Vermet, Barbera
van Kooij (eds.), cit., pagg. 11 e 13. Il prestito contratto il 26 luglio 1474 potrebbe essere servito a finanziare il viaggio di fine studi
di Hieronymus
20. ^ Gibson, cit., pagg. 19; 24-25
21. ^ Varallo, cit., pag. 39.
22. ^ Erik Larsen, Bosch. Catalogo completo, Firenze, Octavo-Franco Cantini ed., 1998, citato in: Varallo, pag. 39.
23. ^ «Come altri vecchi maestri, aveva l'abitudine di abbozzare e disegnare su una preparazione bianca, procedendo con velature
trasparenti e facendo concorrere all'effetto ultimo anche il sottofondo» (traduzione proposta in Cinotti, cit., pag. 10
24. ^ Si noti la stucchevole corrispondenza tra il testo del van Mander et la sintesi di Roger Van Schoute, fondatore nei primi anni '60
del Laboratoire d'étude des oeuvres d'art par les méthodes scientifiques presso l'Université catholique de Louvain ed autore del
primo studio scientifico di un'opera del Bosch condotto sul "Portamento della croce" di Gand:
(FR) (IT)

«La préparation est de composition courante: craie et colle «La tavola è preparata con un composto di uso comune fatto
animale; elle est de couleur blanchâtre. Elle est perceptible en di gesso e colla animale; di colore biancastro. Essa è
de nombreux endroits grâce à la minceur de la couche percettibile in diverse sezione del dipinto per via della
picturale donnant à l'ensemble une translucidité particulière, sottigliezza dello strato pittorico che conferisce all'insieme del
surtout dans les carnations» dipinto una particolare lucentezza traslucida, specie
negl'incarnati»

(Roger Van Schoute; Monique Verboomen, Jérôme Bosch, cit., pag.


174)

25. ^ Arte, Le Garzantine, 2002, pag. 150.


26. ^ Roger Van Schoute, Hélène Verougstraete, Carmen Garrido, Bosch and his Sphere. Technique, in: Jos Koldeweij, Bernard
Vermet, Barbera van Kooij (eds.), cit., pagg. 103-120
27. ^ Peter Klein, Dendrochronological Analysis of Works by Hieronymus Bosch and His Followers, in: Jos Koldeweij, Bernard
Vermet, Barbera van Kooij (eds.), cit., pagg. 121-131
28. ^ Frédéric Elsig, Hieronymus Bosch's Workshop and the Issue of Chronology, in: Jos Koldeweij, Bernard Vermet, Barbera van
Kooij (eds.), cit., pag. 121
29. ^ Varallo, cit., pag. 50.
30. ^ La scansione proposta dall'Elsig coincide con quella del Combe, mentre il Tolnay suggeriva la seguente tripartizione: (1475-80,
1480-1510, 1510-1516). Cfr. Cinotti, cit., pag. 86
31. ^ Cinotti, cit., pag. 86
32. ^ ± 249 x 304 cm
33. ^ Varallo, cit., pag. 46.
34. ^ Dixon, cit., pag. 9. L'autrice spiega che nella sua monografia si rifà alla data di abbattimento dell'albero fissata dal Klein cui
aggiunge due anni relativi alla stagionatura del legno. È dato constatare che la studiosa si attiene a questo principio di datazione
facendo un'unica eccezione a proposito del Trittico del Giardino delle delizie (pag 132). Tale prassi conduce ad adottare una
datazione generalmente più alta di quella tradizionale. Il ricorso ad ipotesi ad hoc per giustificare l'eccezione dimostra però quanto
sia importante il secondo parametro della datazione dendrocronologica, vale a dire il periodo di giacenza che intercorre tra la data
probabile dell'abbattimento dell'albero e quella della sua effettiva lavorazione, tenuto conto della durata più o meno lunga della
stagionatura. Il Klein in merito avverte che nel '500 e nel '600 il periodo di giacenza variava di norma tra i due e gli otto anni, ma la
pratica poteva andare oltre i dieci anni nel '400 (cfr. Peter Klein, Dendrochronological Analysis of Works by Hieronymus Bosch
and His Followers, in: Jos Koldeweij, Bernard Vermet, Barbera van Kooij (eds.), cit., pag. 121). Di fatto la Dixon ha optato per il
margine basso relativo alla stagionatura adottandone però uno più elevato per il "Giardino delle delizie" che altrimenti sarebbe
risultato datato al 1460 (1458+2), datazione incompatibile con la biografia del Bosch. Tale inconveniente ci ricorda che la
datazione tecnico-scientifica deve essere corredata da analisi puntuali delle opere e delle prassi artigiane per ottenere delle
tabelle di riferimento più affidabili perché accuratamente documentate anche dallo studio filologico e dal lavoro archivistico
35. ^ Frédéric Elsig, Hieronymus Bosch's Workshop and the Issue of Chronology, in: Jos Koldeweij, Bernard Vermet, Barbera van
Kooij (eds.), cit., pagg. 97-101
36. ^ a b c Dipinto firmato
37. ^ a b c datazione tradizionale:α=terminus post quem
38. ^ a b c datazione tradizionale:ω=terminus ante quem. La fonte per la datazione dT è Cinotti, cit.
39. ^ a b c datazione tecnico-scientifica. La fonte per la datazione dTS è Peter Klein, Dendrochronological Analysis of Works by
Hieronymus Bosch and His Followers, in: Jos Koldeweij, Bernard Vermet, Barbera van Kooij (eds.), cit., pagg. 121-131
40. ^ a b c datazione stilistica aggiornata:α=terminus post quem
41. ^ a b c datazione stilistica aggiornata:ω=terminus ante quem. La fonte per la datazione dS è Elsig, cit.

Bibliografia [ modifica | modifica wikitesto ]


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Reformation (Studies in Medieval and Early Renaissance Art History), Turnhout: Harvey Miller, 2016, ISBN 978-1-
909400-55-9
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1965 della monografia del 1937).
Mia Cinotti, L'opera completa di Bosch, Milano, Rizzoli, 1966.
Roger H. Marijnissen, e.a., Hieronimus Bosch, Bruxelles, Arcade, 1972
Walter S. Gibson, Hieronymus Bosch, New York, Oxford University Press, 1973 ISBN 0-19-519945-6
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Pierluigi De Vecchi ed Elda Cerchiari, I tempi dell'arte, volume 2, Bompiani, Milano 1999. ISBN 88-451-7212-0
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Ludion, Museum Boijmans Van Beuningen/Nai Publishers, 2001 ISBN 90-5662-214-5
Laurinda Dixon, Bosch, London, Phaidon, 2003 ISBN 978-0-7148-3974-5
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Frédéric Elsig, Jheronimus Bosch. La question de la chronologie, Genève, Droz, 2004 ISBN 2-600-00938-8
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Stefan Fischer, Jheronimus Bosch. L'oeuvre complet, Köln, Taschen, 2013 ISBN 978-3-8365-2630-2
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Approfondimenti

Max J. Friedländer, Die altniederlaendische Malerei, Bd. 5: Geertgen Van Haarlem und Hieronymus Bosch,
Leiden/Berlin, A.W. Sijthoff/P. Cassirer, 1927
Charles de Tolnay, Hieronymus Bosch, Bâle, Ed. Holbein, 1937.
Ludwig von Baldass, Hieronymus Bosch, Wien, Anton Schroll &Co, 1943.
Jacques Combe, Jérôme Bosch, Paris, Ed. Pierre Tisné, 1946.
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Gerd Unverfehrt, Hieronymus Bosch: die Rezeption seiner Kunst im frühen 16. Jahrhundert, Berlin, Mann cop., 1980
W. Fraenger, Le tentazioni di sant'Antonio, Milano 1981.
W. Fraenger, Il regno millenario di Hieronymus Bosch, a cura di G. Collu, Milano 1983.
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Stefano Zuffi, Il Quattrocento, Milano, Electa, 2004. ISBN 88-370-2315-4
Daniele Trucco, Bosch e l'alchimia: un immaginario ermetico, in «Arte & Dossier», n. 329, anno XXXI, 2016, pp. 58–61.
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M. Centini, Il linguaggio esoterico di Hieronymus Bosch. Il Trittico delle delizie tra iconologia e mistero, Tipheret,
Acireale 2014.

Voci correlate [ modifica | modifica wikitesto ]


Pieno Rinascimento fiammingo e olandese

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Collegamenti esterni [ modifica | modifica wikitesto ]

Vita di Ieronimus Bos tratta dal Schilder-Boeck di Karel van Mander (1604) (cap. XVI dell'edizione francese) , su
archive.org.
Jheronimus Bosch Art Center , su jheronimusbosch-artcenter.nl. URL consultato il 5 agosto 2011 (archiviato dall'url originale il 20
ottobre 2011).

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