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Hieronymus Bosch (pronuncia olandese [ɦijeːˈɾoːnimʏs bɔs]), nome d'arte di Jeroen
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Anthoniszoon van Aken[1] (pronuncia [jəˈrun ɑnˈtoːnɪsoːn vɑn ˈaːkəⁿ]) ('s-
Comunità Hertogenbosch, 2 ottobre 1453 – 's-Hertogenbosch, 9 agosto 1516) è stato un pittore
Portale Comunità olandese.
Bar Fu noto come El Bosco in lingua spagnola, Gerolamo Bosco, o Bosco di Bolduc, o
Il Wikipediano
ancora Ieronimo Bos[2] in quella italiana (da Bosch e Bois le Duc, traduzione francese
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di 's-Hertogenbosch = Bosco Ducale, città natale di Bosch); in alcuni suoi dipinti si
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firmò con il solo cognome, Bosch (Boss nella pronuncia olandese).
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La ricchezza di inventiva nelle sue opere, vere e proprie visioni, ha chiamato in causa
Puntano qui dottrine diverse, tra esse la psicoanalisi, ciascuna delle quali dette una propria lettura,
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talvolta anche non compatibile storicamente. Sicuramente la sua opera andò di pari
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passo con le dottrine religiose e intellettuali dell'Europa centro-settentrionale che, al
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Hieronymus Bosch
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contrario dell'Umanesimo italiano, negavano la supremazia dell'intelletto, ponendo
Informazioni pagina piuttosto l'accento sugli aspetti trascendenti e arazionali: ne sono esempio le prime
Elemento Wikidata elaborazioni di Martin Lutero e le opere di Sebastian Brandt ed Erasmo da Rotterdam[3].
Cita questa voce
Con grande ironia, Bosch mise in scena i conflitti dell'uomo rispetto alle regole imposte
In altri progetti dalla morale religiosa, quindi la caduta nel vizio e il destino infernale per redimersi dal quale appare il riferimento alle vite
Wikimedia Commons dei santi, attraverso l'imitazione della loro vita dedita alla meditazione anche se circondati dal male, sia nelle tavole con la
Wikiquote Passione di Cristo, attraverso la meditazione sulle pene sofferte dal Cristo, per riscattare dal peccato universale il genere
umano, che porta all'immedesimazione stessa del riguardante e alla salvezza[3].
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Bosch non datò mai i suoi dipinti e ne firmò solo alcuni. Il re Filippo II di Spagna fu un appassionato collezionista dei suoi
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lavori, da qualche decennio dopo la morte del pittore; come risultato la Spagna è oggi il paese che in assoluto possiede il
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Versione stampabile maggior numero di opere del pittore, soprattutto al Museo del Prado e al Monastero dell'Escorial a Madrid.
Català 1 Biografia
Deutsch 1.1 Origini e ascesa sociale
Ελληνικά 1.2 Vita di confratello
Emiliàn e rumagnòl 1.3 Formazione e sviluppo artistico
English 1.3.1 Il problema della cronologia
Français
1.3.1.1 La commessa di Filippo il Bello
Hrvatski
1.4 Anni iniziali
Piemontèis
Slovenščina
1.5 Anni centrali
Altre 66
1.6 Ultimi anni
Dal 1488, grazie alla nuova posizione sociale ed economica, è registrato tra i "notabili" della confraternita, un gruppo
selezionato di circa cento persone per lo più legate all'alta borghesia cittadina, e in tale rango continuò ad essere registrato
fino alla morte nel 1516[15]. Nello stesso anno presiedette l'annuale banchetto della Confraternita. Tra il 1488 e il 1489,
sappiamo dai documenti che dipinse le ante di un polittico scolpito per questa stessa confraternita, non si sa però a quale
tavola oggi conosciuta corrisponda.
Oltre alle opere di carità e alle pratiche devozionali legate all'immagine mariana della Zoete Lieve Vrouw nella principale
chiesa cittadina, la confraternita si ispirava alla devotio moderna dei Fratelli e Sorelle della Vita Comune[15]. In campo
intellettuale la confraternita pubblicava libri, anche umanistici, e apriva case d'insegnamento della Scuola Latina: due ne
erano state aperte a 's-Hertogenbosch, una nel 1424 e una nel 1480, che tra il 1485 e il 1487 era stata frequentata
dall'allora diciassettenne Erasmo da Rotterdam. Sebbene non esistano collegamenti diretti tra Erasmo e Bosch, evidenti
connessioni indirette sono ravvisabili tra i dipinti dell'artista e La nave dei folli di Sebastian Brant, che fece da principale
fonte di ispirazione per l'Elogio della follia[15].
Alcuni studiosi, nel tentativo di spiegare i soggetti della poetica di Bosch, hanno ipotizzato la sua relazione con altre sette,
come quella degli Homines intelligentiae (Franger, 1947), ispirata a un'eresia clandestina che prevedeva il nudismo e il
libero amore come tramite per giungere a una rinascita dell'"innocenza paradisiaca" prima del peccato originale, oppure
quella di una cellula superstite dell'eresia catara (Linda Harris, 1995). Si tratta di ipotesi declinate o prese molto
scetticamente dalla critica successiva, prive di riscontri documentali. Altri tentativi hanno coinvolto la teoria degli umori
(Larsen, 1998), l'alchimia (Combe, 1946, e Van Lannep, 1966), la farmaceutica (Dixon, 1984), le perversioni erotiche e
l'omosessualità (Gibson, 1983)[16].
Sicuramente l'artista sviluppò un proprio stile diverso da quello allora maggiormente in voga, basato sulla finezza dei
dettagli e la resa dei volumi plastici, optando per «un'esecuzione piatta, a due dimensioni, grafica anziché pittorica: erede,
sotto questo aspetto, dell'arte dell'illustrazione miniata»[22]. Circa la tecnica pittorica è opportuno citare l'osservazione del
primo storico dell'arte olandese che fornisce questa descrizione:
(FR) (IT)
«Comme nombre d'anciens peintres, il avait coutume de «Come molti pittori antichi, [Bosch] aveva l'abitudine di
tracer complètement ses compositions sur le blanc du tracciare l'intera composizione direttamente sul sostrato
tableau et de revenir ensuite par une teinte légère et bianco e di ritoccare in seguito il disegno con tratti leggeri
transparente pour ses carnations, attribuant, pour l'effet, e trasparenti di colore per gl'incarnati, ottenendo così un
une part considérable au dessous» effetto che deve molto al sostrato[23][24]»
(Le livre des peintres de Carel van Mander : vie des peintres
flamands, hollandais et allemands (1604), pag. 169 )
Bosch attinge da moltissime fonti (testi alchemici e astrologici, libri dei sogni) e la sua arte ha radici iconografiche
medievali, domina la strutturazione spaziale mettendo a fuoco tutti i particolari di un universo sconvolto e ricomposto in una
dimensione onirica, utilizzando una trama ritmica di gesti, azioni, rapporti cromatici e proporzionali.[25] Le sue opere, anche
di contenuto satirico, vanno dal sogno alla follia. La sua opera subì l'influsso della "devotio moderna" e del mistico Jan van
Ruusbroec.
La ricostruzione del catalogo dell'artista è un'operazione estremamente problematica e controversa, data la generale
scarsità di notizie. Nessuna opera è infatti datata e pochissimi sono i collegamenti certi tra opere e commissioni
documentate[16]. A ciò vanno aggiunti anche i dubbi sull'autografia, anche delle opere firmate o di parti di esse, la presenza
di più versioni della stessa opera (con la difficoltà di risalire al prototipo), nonché gli effetti del successo della sua arte: i suoi
lavori erano spesso copiati o imitati, anche da artisti di alta capacità, e nei secoli restauri impropri e ridipinture di parti
lacunose hanno alterato la superficie pittorica delle sue tavole[16]. Tuttora per sormontare queste difficoltà ed evitare
ricostruzioni puramente congetturali, gli studiosi si affidano alle tecniche di diagnostica artistica. Poiché la produzione
pittorica è interamente composta di tavole su legno di quercia la dendrocronologia consente di determinare una datazione
"alta" delle opere, che ha il merito di isolare dalla produzione autografa le copie tarde perché realizzate su legno abbattuto
dopo la morte dell'artista. L'analisi del disegno preparatorio consentita dalla riflettografia e dalla radiografia permette invece
di discernere la tecnica dell'artista relativamente alla preparazione del sostrato pittorico ed all'applicazione dei colori, e di
identificarne alcuni schemi di base suscettibili, nella migliore delle ipotesi, di essere ricondotti a fasi distinte del suo sviluppo
stilistico. Tra i contributi più moderni alla definizione di periodi stilistici nella produzione dell'artista, oltre ai classici studi di
Justi (1889), Dollmayr (1898), Max Friedländer (1927), Charles de Tolnay (1937), Baldass (1943), Combe (1946), spiccano
per l'appunto quelli legati ai restauri[26] e alle indagini tecnico-scientifiche[27]. In maniera schematica si sogliono distinguere
tre periodi della produzione artistica del Bosch[28]: il periodo iniziale (o giovanile) fino al 1490 con i primordi risalenti si
suppone al 1470 e il 1475[29]; il periodo mediano (o maturo) fino al 1505; ed il periodo tardo fino alla morte avvenuta ai
primi del mese di agosto del 1516[30].
Questa tripartizione abbastanza tradizionale può essere complicata in una sequenza pentapartita la cui scansione distingue
il periodo della prima giovinezza (1475-80); quello della seconda giovinezza (1480-85), la fase della prima maturità (1485-
1500), quella della seconda maturità (1500-10) per terminare con il periodo tardo (1510-1516)[31].
Tra gli scarsi documenti che riferiscono della committenza del Bosch spicca quella di Filippo il Bello, che nel settembre del
1504, passa commessa per un grande quadro sul Giudizio universale:
(FR) (IT)
«Septembre l'an XVc quatre.A Jeronimus Van aeken dit «Settembre 1504. A Hieronimus Van Aaken detto Bosch
bosch paintre dem[eurant] au boisleduc La somme de pittore dimorante in Bois-le-Duc si versa la somma di 36
trente six livres dud[ict] pris En prest et paiement a bon lire a titolo di arra [acconto] su ciò che sarà dovuto per un
compte Sur ce quil povoit et pourroit estre deu sur vng grande quadro di nove piedi di altezza e undici piedi di
grant tableau de paincture de neuf pietz de hault et vnze lunghezza[32] che dovrà raffigurare il Giudizio di Dio vale a
pietz de long Ou doit estre le Jugement de dieu assvoir dire l'Inferno e il Paradiso secondo quanto ordinatogli dal
paradis et Infer que icellui S[eigneu]r lui avoit ordonné faire nostro Signore per il suo nobilissimo piacere con la
po[ur] son tres noble plaisir Pour ce icy par sa presente si rende quietanza della detta somma»
quictan[ce]ncy Rend[ue]n lad[icte] somme de XXXVI
L[ivres]»
Se si potesse ancorare l'analisi cronologica ad una data precisa come quella della commessa di Filippo il Bello, si godrebbe
di un punto di riferimento certo. Purtroppo il Giudizio universale di Filippo il Bello non è noto con certezza. Cionondimeno il
dibattito verte sull'ipotesi che la tavola dell'Accademia di Vienna, malgrado le dimensioni più ridotte e l'assenza di emblemi
araldici, possa identificarsi con "il grande quadro" voluto dal governatore delle Fiandre. È così che la data del 1505 è
assunta da alcuni studiosi, tra cui l'Elsig, quale asse portante dell'analisi stilistica e da discrimine cronologico. Tale assunto
conduce all'attribuzione al periodo 1505-1510 di un gruppo ben definito di opere cardini: il trittico del Giudizio di Vienna, il
trittico del Giardino delle delizie; la Salita al Calvario di Gand e l'Incoronazione di spine di Londra. Tutte queste opere
sarebbero accomunate da una maniera più plastica nella resa delle figure e nell'applicazione dei colori per zone omogenee
contrastate. Il prototipo di tale indirizzo stilistico sarebbe il trittico di Vienna che farebbe da tramite tra la maniera di quello di
Lisbona (Tentazioni di sant'Antonio) e quello di Madrid (Giardino delle delizie).
Tra il 1480 e il 1485 esegue L'Epifania, oggi conservata a Filadelfia al Museum of Art, in cui l'andamento lineare, tortuoso e
spezzato della linea e l'incerta applicazione della prospettiva, rivelano un deciso influsso della pittura tardo gotica. Sempre
a quel periodo risale la Crocifissione, oggi a Bruxelles al Musée Royal des Beaux-Arts, di iconografia tradizionale e con
sullo sfondo una città turrita identificabile con il suo paese natale.
Della fine di questi anni è l'Ecce Homo, conservato a Francoforte allo Städelsches Kunstinstitut: su un rialzo il Cristo e
Pilato si fronteggiano stagliandosi contro la parete, l'uno composto e rassegnato l'altro vestito all'orientale mentre ghigna, in
basso la folla, armata di pugnali e alabarde, con volti grotteschi resi con una linea tormentata, mentre sulla sinistra sono in
parte riconoscibili i donatori, la veduta di città sullo sfondo è costruita senza un uso coerente della prospettiva tanto che il
primo piano non si distingue da quello di fondo.
Del 1490 è la Salita al Calvario, ora a Vienna, in cui il Cristo è circondato da una folla bestiale e grottesca, in basso è un
frate che confessa il ladrone prima dell'esecuzione. Sul retro è un bambino su un girello che gioca con una girandola, il
bambino forse allude a Gesù bambino.
Databile intorno al 1490, Il carro di fieno, che ora si trova al Museo del Prado di Madrid, rappresenta la frenesia e la
caoticità della vita guidata dalle passioni e dai vizi. Il fieno, così ambito dai personaggi raffigurati (medici, frati, suore,
mercanti, donne e bambini), rappresenta i beni materiali della terra. In mezzo a scenette di umanità varia, emergono le
figure di uomini-mostri, con il viso dell'animale significante un vizio, che si allontanano dal carro dopo aver
momentaneamente appagato il bisogno. Nell'insieme, è un'opera che anticipa, per certi aspetti (es.lirica paesaggistica) il
Seicento olandese.
Tra il 1500 e il 1504 realizza il Trittico di santa Giuliana, sappiamo di questo che si trovava nel Palazzo Ducale Veneziano
nel 1771, negli sportelli laterali quello si sinistra La città in fiamme, mentre in quello di destra Il porto, nello sportello centrale
il martirio della santa, alla presenza di una folla di personaggi non scalati in profondità, sulla sinistra ai piedi della croce un
uomo svenuto: se si interpreta la scena con martirio di santa Giuliana, dovrebbe trattarsi di Eusebio, mentre se si interpreta
la scena come martirio di santa Liberata, l'uomo svenuto potrebbe essere il re pagano del Portogallo: suo padre, che la
condanna al martirio.
Dello stesso anno sono le quattro tavole, oggi alle Gallerie dell'Accademia con il Paradiso terrestre, l'Ascesa all'Empireo, la
Caduta dei dannati e l'Inferno, costituenti a coppie gli sportelli laterali di un perduto trittico. Nella tavola con l'Ascesa
all'Empireo le anime sostenute dagli angeli sono condotte verso la luce divina attraverso un passaggio cilindrico, oltre il
quale devono proseguire da sole, forse qui l'artista fa riferimento ad una frase dell'Ornamento delle Nozze spirituali di Jan
van Ruysbroeck, in cui si parla dell'irradiazione di Dio come un abisso immenso di luce essenziale.
Tra il 1503 e il 1504 realizza la Salita al Calvario del Musée des Beaux-Arts di Gand. La tavola, gremita di volti grotteschi, è
costruita secondo due diagonali che si incontrano nel volto rassegnato del Cristo: una che dalla croce conduce fino al
cattivo ladrone, l'altra che parte dal volto del buon ladrone, confessato da un frate grottesco e arriva fino al volto della
Veronica. In questa tavola Bosch utilizza il grottesco e la deformazione e non più simboli per introdurre nella scena il male.
Nel 1504, i documenti riportano il pagamento di 36 livres per un Giudizio Universale commissionato da Filippo il Bello di 9
piedi di altezza per 11 di larghezza, forse il trittico ora a Vienna o il Giudizio di Monaco. Nel Trittico del Giudizio sia la tavola
centrale che le due parti laterali sono all'Accademia di Vienna. Delle parti laterali, la sinistra raffigura il Peccato originale e,
sulla faccia esterna, san Giacomo, mentre la destra raffigura l'Inferno e, sulla faccia esterna, san Bavone; nella parte
centrale, in alto, quasi separato dal resto della composizione, il Cristo giudice è appoggiato su un arcobaleno mentre ai lati
su nuvole sono la Vergine e san Giovanni Battista con un esiguo numero di eletti; nel resto della composizione viene
raffigurato il mondo del peccato e le pene assegnate ai peccatori; qui prevalgono i riferimenti alla "cucina" e agli arnesi di
metallo, infatti gli avari sono cucinati sullo spiedo, gli iracondi appesi a ganci da macello e gli iracondi cucinati in padella.
Tra il 1504 e il 1505, realizza sia il San Giovanni Battista in meditazione, ora a Madrid; sia la tavola con il San Giovanni a
Patmos, ora a Berlino, sportello laterale di un perduto trittico, primo dei dipinti cosiddetti meditativi, in cui il santo, immerso
in un paesaggio idilliaco, con toni cristallini che ricordano la pittura giorgionesca, ha la visione di un angelo e della Vergine
nel cielo, in basso a destra un diavolo con occhiali, ali e coda di scorpione, sul retro a grisaglia varie scene della Passione.
Dello stesso periodo è il San Cristoforo di Rotterdam, probabilmente per l'altare della Confraternita di Nostra Signore nella
Cattedrale della sua città natale. Del 1505 circa è la Salita al Calvario ora nel Palazzo Reale di Madrid e il San Girolamo in
preghiera di Gand, dove i frutti in decomposizione intorno alla grotta del santo, alludono alle tentazioni.
Agli anni 1508-09 veniva fatta risalire l'Incoronazione di spine (Londra, National Gallery), opera invece degli anni ottanta del
Quattrocento, dove maggiore è l'influenza della pittura italiana sia nella resa volumetrica delle figure sia nel tratto non più
ondulato ma angoloso e spezzato; inoltre la composizione è costruita con meno personaggi ritratti a mezzobusto, il Cristo
rassegnato è al centro mentre quattro aguzzini lo circondano, gli aguzzini possono far riferimento ai quattro tipi di carattere:
il flemmatico e malinconico in alto e il sanguigno e collerico in basso. Del 1510 è il Trittico della Passione del Museo de
Bellas Artes a Valencia, il pannello centrale presenta una composizione, con figure disposte asimmetricamente, inserita in
un cerchio. Sempre dello stesso anno è la tavola con Tentazioni di sant'Antonio, ora al Prado, in cui il santo non viene
distolto dalla sua meditazione dai demoni che lo circondano.
Sempre dello stesso anno circa è Il figliol prodigo di Rotterdam. Come scrive Jos Koldeweij: «esso rappresenta l'homo
viator, il viandante, l'uomo sul sentiero della sua vita. Minacciato da pericoli e tentazioni, egli deve continuare il cammino
lungo una via spesso stretta o accidentata e irta di ostacoli», in cui si aprono due strade o quella del peccato, simboleggiata
dal bordello sulla sinistra che ha per insegna un'oca bianca, simbolo di lascivia, oppure quella del ritorno che sembra aver
imboccato in figliol prodigo la cui iconografia deriva dal ventiduesimo Arcano dei Tarocchi: il Matto.
Il 9 agosto 1516 si celebrano in forma solenne le esequie del pittore nella Cappella di Nostra Signora, appartenente alla
Confraternita, nei cui registri è ricordato come: «Hieronymus Aquen, alias Bosh, insignis pictor».
Pieter Bruegel il Vecchio venne influenzato dall'opera di Bosch e produsse diversi dipinti con uno stile simile, ad esempio il
Trionfo della morte del 1562.
«La caratteristica veramente sconcertante della pittura di Bosch è che, nonostante tutta la profusione di realismo, quasi
fin dall'inizio esso si sforza di esprimere l'immateriale.»
«Bosch evoca un male immateriale, un principio di ordine spirituale che deforma la materia, un dinamismo che agisce in
senso contrario a quello della natura.»
Grazie alla radiografia, alla riflettografia e alla dendrologia, si sono raccolti dati che hanno stabilito, ad esempio, che alcuni
supporti erano troppo "giovani" per essere stati dipinti da Bosch, escludendo dal catalogo opere come l'Incoronazione di
spine dell'Escorial, l'Ecce Homo di Filadelfia le Nozze di Cana di Rotterdam e la Natività di Colonia[33].
Oggi la cronologia delle opere si basa sulla datazione dendrocronologica[34] combinata all'analisi stilistica[35].
1. ^ Dai dati d'archivio si rileva che il pittore era più comunemente chiamato "Joen" di cui "Jeroen" era la forma più elegante. Cfr.
G.C.M. van Dijck, Hieronimus van Aken/Hieronymus Bosach: His Life and "Portraits", in: Jos Koldeweij, Bernard Vermet, Barbera
van Kooij (eds.), cit., pag.10
2. ^ Cfr. quest’ultimo Le opere di Giorgio Vasari pittore e architetto aretino, parte prima- comprendente porzione delle Vite dei più
eccellenti pittori, scultori e architetti, Firenze, 1832-38, Per David Passagli e Socj, pag. 693.
3. ^ a b De Vecchi-Cerchiari, cit., pag. 226.
4. ^ Secondo la ricostruzione di Jan Mosmans, Bosch, "Gazette des Beaux-Arts", LIII, 1959, pagg. 13-14. Cfr. Elsig,cit., pag. 24
5. ^ Elsig, cit., pag. 20.
6. ^ Thomas morto(†) nel 1561; Hubertus († 1563); Goeswinus († 1567)); Jan († 1571). Cfr. G.C.M. van Dijck, Hieronimus van
Aken/Hieronymus Bosch: His Life and "Portraits"; in: Jos Koldeweij, Bernard Vermet, Barbera van Kooij (eds.), cit., pag. 9-10
7. ^ C'è chi opina che l'evento disastroso dell'incendio possa aver impressionato il giovane Bosch appena decenne al momento dei
fatti. Cfr. Elsig, cit., pag. 24
8. ^ Gibson, cit., pag. 17; Ester Vink, Hieronymus Bosch's Life in 's-Hertogenbosch, in: Jos Koldeweij, Bernard Vermet, Barbera van
Kooij (eds.), cit., pagg. 20 e 22-23
9. ^ G.C.M. van Dijck, Hieronimus van Aken/Hieronymus Bosch: His Life and "Portraits"; in: Jos Koldeweij, Bernard Vermet, Barbera
van Kooij (eds.), cit., pag. 13
10. ^ Ester Vink, Hieronymus Bosch's Life in 's-Hertogenbosch, in: Jos Koldeweij, Bernard Vermet, Barbera van Kooij (eds.), cit., pag.
22; Elsig, cit., pg. 25
11. ^ Ester Vink, Hieronymus Bosch's Life in 's-Hertogenbosch, in: Jos Koldeweij, Bernard Vermet, Barbera van Kooij (eds.), cit., pag.
21; G.C.M. van Dijck, Hieronimus van Aken/Hieronymus Bosch: His Life and "Portraits"; in: ibidem, pag. 13, precisa che, nel 1481
dopo il matrimonio, Hieronymus insieme al resto della fratria (vale a dire Jan e Herberta, l'altra sorella Katherijn essendo già
deceduta) trasferisce al fratello maggiore la proprietà della casa famigliare e che a partire dal 1487 la coppia Bosch beneficia di
una confortevole rendita dopo aver realizzato parte del patrimonio immobiliare eredidato dalla moglie
12. ^ Elsig, cit., pag. 40
13. ^ All'epoca la confraternita riunisce 353 membri, tra cui il Bosch, su un totale di circa 15'000 abitanti. Cfr. Roger H. Marijnissen,
e.a., cit., pag. 18 e Elsig, cit., pag. 19, quest'ultimo indica che la città ha 11'675 abitanti nel 1464 e che raggiunge i 24'000 nel
1526
14. ^ Ester Vink, Hieronymus Bosch's Life in 's-Hertogenbosch, in: Jos Koldeweij, Bernard Vermet, Barbera van Kooij (eds.), cit., pag.
21
15. ^ a b c Varallo, cit., pag. 32.
16. ^ a b c Varallo, cit., pag. 36.
17. ^ Elsig, cit., pag. 24
18. ^ Elsig, cit., pag. 24.
19. ^ G.C.M. vn Dijck, Hieronimus van Aken/Hieronymus Bosch: His Life and "Portraits"; in: Jos Koldeweij, Bernard Vermet, Barbera
van Kooij (eds.), cit., pagg. 11 e 13. Il prestito contratto il 26 luglio 1474 potrebbe essere servito a finanziare il viaggio di fine studi
di Hieronymus
20. ^ Gibson, cit., pagg. 19; 24-25
21. ^ Varallo, cit., pag. 39.
22. ^ Erik Larsen, Bosch. Catalogo completo, Firenze, Octavo-Franco Cantini ed., 1998, citato in: Varallo, pag. 39.
23. ^ «Come altri vecchi maestri, aveva l'abitudine di abbozzare e disegnare su una preparazione bianca, procedendo con velature
trasparenti e facendo concorrere all'effetto ultimo anche il sottofondo» (traduzione proposta in Cinotti, cit., pag. 10
24. ^ Si noti la stucchevole corrispondenza tra il testo del van Mander et la sintesi di Roger Van Schoute, fondatore nei primi anni '60
del Laboratoire d'étude des oeuvres d'art par les méthodes scientifiques presso l'Université catholique de Louvain ed autore del
primo studio scientifico di un'opera del Bosch condotto sul "Portamento della croce" di Gand:
(FR) (IT)
«La préparation est de composition courante: craie et colle «La tavola è preparata con un composto di uso comune fatto
animale; elle est de couleur blanchâtre. Elle est perceptible en di gesso e colla animale; di colore biancastro. Essa è
de nombreux endroits grâce à la minceur de la couche percettibile in diverse sezione del dipinto per via della
picturale donnant à l'ensemble une translucidité particulière, sottigliezza dello strato pittorico che conferisce all'insieme del
surtout dans les carnations» dipinto una particolare lucentezza traslucida, specie
negl'incarnati»
Max J. Friedländer, Die altniederlaendische Malerei, Bd. 5: Geertgen Van Haarlem und Hieronymus Bosch,
Leiden/Berlin, A.W. Sijthoff/P. Cassirer, 1927
Charles de Tolnay, Hieronymus Bosch, Bâle, Ed. Holbein, 1937.
Ludwig von Baldass, Hieronymus Bosch, Wien, Anton Schroll &Co, 1943.
Jacques Combe, Jérôme Bosch, Paris, Ed. Pierre Tisné, 1946.
Carl Linfert, Hieronymus Bosch - Die Gemälde. Gesamtausgabe, Köln, Phaidon, 1959.
Gerd Unverfehrt, Hieronymus Bosch: die Rezeption seiner Kunst im frühen 16. Jahrhundert, Berlin, Mann cop., 1980
W. Fraenger, Le tentazioni di sant'Antonio, Milano 1981.
W. Fraenger, Il regno millenario di Hieronymus Bosch, a cura di G. Collu, Milano 1983.
Erik Larsen, Bosch. Catalogo completo, Firenze, Octavo-Franco Cantini ed., 1998
Stefano Zuffi, Il Quattrocento, Milano, Electa, 2004. ISBN 88-370-2315-4
Daniele Trucco, Bosch e l'alchimia: un immaginario ermetico, in «Arte & Dossier», n. 329, anno XXXI, 2016, pp. 58–61.
M. Centini, Bosch. Una vita tra i simboli, Polistampa Firenze 2003.
M. Centini, Il linguaggio esoterico di Hieronymus Bosch. Il Trittico delle delizie tra iconologia e mistero, Tipheret,
Acireale 2014.
Vita di Ieronimus Bos tratta dal Schilder-Boeck di Karel van Mander (1604) (cap. XVI dell'edizione francese) , su
archive.org.
Jheronimus Bosch Art Center , su jheronimusbosch-artcenter.nl. URL consultato il 5 agosto 2011 (archiviato dall'url originale il 20
ottobre 2011).
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Categorie: Pittori olandesi del XV secolo Pittori olandesi del XVI secolo Nati nel 1453 Morti nel 1516
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