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LA MUSICA NON E' SPORT.

Non ho mai amato particolarmente i concorsi. Forse perchè il primo a cui partecipai
era un concorso di pittura, vinsi si il primo premio della mia categoria e mi diedero
pure la pergamena e una riproduzione in bronzo e in miniatura della statua di
Cangrande, ma si tennero il quadro: era un premio - acquisto. Se non lo hanno
buttato via nel frattempo il quadro dovrebbe essere ancora appeso in qualche ufficio
del comune di Caprino (VR) ed era il lontano 1974.
Al primo concorso musicale le cose furono un po' più complicate: era il concorso per
allievi organisti di Noale (VE). Era il 12 maggio 1980, mentre, nella stazione di
Mestre, attendevo la coincidenza per Noale, la stazione si riempì all'improvviso di
carabinieri: come seppi il giorno dopo, le Brigate Rosse avevano appena ucciso a
Mestre Alfredo Albanese, dirigente della Digos di Venezia. I carabinieri perquisirono
il mio enorme borsone pieno di libri e mi chiesero cosa ci facevo in quella stazione.
Quando spiegai che stavo andando a fare un concorso per allievi organisti a Noale,
quello che sembrava il capo squadra, si rilassò, si ammorbidì e mi fece perfino gli
auguri: "dacci dentro" mi disse restituendomi la carta di identità.
Al concorso, arrivato il mio turno, mostrai la carta d'identità alla commissione e stavo
per avviarmi a suonare quando il segretario Zanlunardo mi chiese: "lei, di chi è
allievo?" Io ero talmente concentrato e teso che non gli risposi neanche; voltai le
spalle alla commissione e andai a suonare (abbastanza male, nel mio ricordo).
Finito di suonare uscii dalla chiesa e trovai il gruppo degli altri candidati che avevano
già suonato o che dovevano suonare nel pomeriggio. Ricordo che mi offrirono una
sigaretta e mentre fumavo con loro uscì dalla chiesa il segretario Zanlunardo, si
avvicinò, e mi chiese nuovamente: ma lei, di chi è allievo? E io, tonto, glielo dissi.
Lui rientrò subito in chiesa e tutti gli altri concorrenti mi guardarono esterrefatti: "ma
sei scemo? - mi dissero - adesso se passerai le eliminatorie non dipenderà più da
come hai suonato, ma dal nome del tuo insegnante di organo!"
Non passai le eliminatorie, giustamente secondo me, e non partecipai più a nessun
concorso di esecuzione organistica. Questo mi era bastato.
Molti anni dopo ero all'abazia di Wilhering (vicino a Linz) per un concerto.
L'organista locale, Elisbeth Gober, mi voltava le pagine e a un certo punto mi chiese
a bruciapelo: "tu hai vinto dei concorsi?" "Nessuno - risposi - non partecipo ai
concorsi" "Nemmeno io - mi rispose, e aggiunse - la musica non è sport."

Però non è finita perchè i concorsi non finiscono mai.


Nel 1991 uscì sullaGazzetta Ufficiale il calendario dei concorsi a cattedre per i
conservatori. Erano quarant'anni che non li facevano. Io avevo già sulle spalle una
manciata di anni di precariato e non potevo aspettare altri quarant'anni. Mi iscrissi a
tutti quelli che potevo con i miei tre diplomi + laurea.
Le foto che seguono si riferiscono proprio a uno di questi e precisamente alla prima
prova del concorso per "Esercitazioni Corali" che si svolse all'istituto Capitini di
Perugia in una calda giornata primaverile o estiva del 1992 o del 1993.
Si trattava di una analisi scritta, nel tempo massimo di otto ore, di un brano scelto
dalla commissione.
Arrivai la sera prima, dormii in albergo e la mattina dopo, per essere puntuale alle
otto e non sapendo dove era questa scuola, presi il taxi più caro della mia vita.
Alle otto ero l'unico davanti al cancello dell'istituto Capitini. Alle otto e mezza
cominciarono piano piano ad arrivare gli altri candidati. Così capii che la mia mania
di essere puntuale era, appunto, solo una mania, almeno in Italia.
Alle nove arrivò la commissione e alle nove e mezza si aprirono i cancelli.
Erano circa cinquecento candidati che entravano ordinatamente nelle aule (trenta
circa per aula) rigorosamente in ordine alfabetico.
Verso le dieci la commissione arrivò proprio nell'aula dove ero io e fece scegliere ad
un candidato una delle tre buste chiuse.
La busta scelta conteneva una sessantina di pagine manoscritte di un Kyrie
giovanile di Gioacchino Rossini per soli coro e orchestra.
La commissione, presieduta dal M° Claudio Scimone, allora direttore del
conservatorio di Padova, uscì subito dall'aula per andare a fare le fotocopie per tutti i
candidati. (fra l'altro dimenticando di aprire anche le altre due buste per verificare
che non vi fosse la stessa prova in tutte e tre)

E qui cominciò l'odissea: si scoprì che in tutta la scuola una sola delle quattro
fotocopiatrici era funzionante. Per fare 500 x 60 = 30.000 fotocopie ci misero dalle
dieci di mattina alle 17 del pomeriggio. Nel frattempo successe quanto segue:
Alcuni candidati, saputo che si trattava di un pezzo di Rossini, tirarono fuori dai loro
borsoni volumi interi del DEUMM (Dizionario Enciclopedico della Musica e dei
Musicisti . in 12 volumi!) e cominciarono a copiarsi l'introduzione generale su Rossini
e il suo tempo.
Altri, vedendo che i telefoni a gettone della scuola non erano stati sigillati, uscirono
dalle aule e cominciarono a telefonare a parenti e amici chiedendo freneticamente
informazioni su questo Kyrie giovanile di Rossini. Altri ancora si misero a girare nelle
aule facendo i sobillatori e dicendo "i romani sapevano già che era questo pezzo e
hanno già l'analisi scritta nella borsa, stanno tranquillamente ricopiando". Alla fine
quasi tutti si misero a girare come dei pazzi per le aule e i corridoi. Nel cortile, una
specie di anfiteatro con tanto di gradoni, si creò un assembramento dal quale saliva
un enorme brusio di voci indistinte. Incuriosito, presi la macchina fotografica che
avevo portato con me e scesi in cortile.
Questa è la prima cosa che vidi:

FOTO 0

Mi avvicinai e scattai questa foto:


FOTO 1
Poi arrivò uno strano tizio, (quello con la giacca grigia e il braccio alzato) forse della
commissione e forse no, che si mise ad arringare la folla incitandola, di fatto, alla
rivolta:
FOTO 2

si scatenò un dibattito composto nei modi ma furibondo nella sostanza:


FOTO 3

Nel frattempo altri candidati erano usciti dalla scuola per andare al bar di fronte (i
cancelli erano rimasti aperti) e qui, scoprendo che c'era un telefono a gettoni,
avevano cominciato a telefonare per le solite informazioni su Rossini.
Si era creata una coda enorme e turbolenta a quel telefono anche perchè quelli della
scuola erano stati nel frattempo frettolosamente sigillati con del nastro adesivo da
pacchi. Ad un certo punto la commissione deve essersi accorta della cosa e corse a
chiudere i cancelli.
FOTO 4

Tutti i candidati in coda al telefono del bar capirono subito il senso della manovra e
rientrarono al volo prima che il cancello fosse chiuso definitivamente a chiave.
Tutti tranne uno, che era al gabinetto del bar, e che nessuno avvisò.
Quando uscì dal cesso si trovo da solo, e fuori.
Come un'anima in pena rimase fuori dal cancello e io gli chiesi se potevo
fotografarlo. Mi rispose: "tanto, ormai, non ho più niente da perdere…"
E rimase ad aspettare per riprendere le sue cose che erano rimaste nell'aula dentro
la scuola.
FOTO 5

A questo punto io feci un errore: fotografai la commissione che confabulava in


cortile:
FOTO 6
Nello stesso momento in cui scattai il presidente della commissione M° Claudio
Scimone (quello a destra in jeans e giacca marron) si voltò verso di me e mi vide.
Venne subito verso di me a grandi passi e mi chiese: "Lei!, perchè scatta delle foto?"
"Per avere un ricordo di questa giornata" risposi serafico.
"Mi dia subito la sua macchina fotografica!" mi intimò più deciso. "Neanche per
sogno" risposi con una serenità e pacatezza che stupivano perfino me.
Allora il M° Scimone fece tre passi decisi nella mia direzione, e io arretrai di
corrispondenti tre passi per mantenere lo status quo.
Al che lui si mise a correre verso di me e io uguale: stile guardie e ladri. Facemmo
così di corsa un paio di giri del cortile, osservati con un certo stupore da qualcuno
dei candidati delle retroguardie dell'assemblea.
Non era difficile mantenere le distanze: l'età giocava a mio favore.
Ad un certo punto lui si fermò con il fiatone e mi urlò: "mi ricorderò la sua faccia,
verrò in aula e la farò sbattere fuori!"
A quel punto ritenni prudente eclissarmi per un po'.
Ritornai in aula, un mio compagno di avventura stava dormendo beatamente con la
testa sul banco. Gli chiesi, svegliandolo: "Ma non ti sei accorto di cosa sta
succedendo?" Lui mi rispose tranquillo e assonnato: "Nei giorni scorsi sono stato
alla prima prova del concorso di "Musica da Camera", è successo lo stesso casino,
pensa che hanno dato da analizzare un quartetto dell' op. 18 di Beethoven e non
hanno dato a nessuno la partitura perchè non c'era nella busta e non sapevano
dove e come fotocopiarla. Ascolta il mio consiglio; riposati come me, e quando
arriveranno le fotocopie, se mai arriveranno, avrai otto ore di duro lavoro di analisi
da fare."

Decisi di seguire il suo consiglio ma feci un ultimo giro a salutare il tapino rimasto
fuori dal cancello: pur nella sfiga aveva avuto il suo momento di gloria. Erano arrivati
prima i carabinieri i quali, avendo trovato il cancello chiuso, decisero di non entrare e
di limitarsi a chiedere le generalità e un resoconto al suddetto tapino. Poi arrivarono i
giornalisti di Rai tre e intervistarono l'unico disponibile a parlare: cioè il suddetto
tapino. Perse l'occasione del concorso ma almeno la sua faccia e il suo nome
rimbalzò sui TG regionali e nazionali e sui quotidiani del giorno dopo (Repubblica,
Corriere, ecc.).
Poi, rassegnato, tornai in aula, misi una maglia di un altro colore e tolsi gli occhialetti
rotondi da secchione che allora portavo. Il massimo di travestimento di cui ero
capace.
Quando la commissione portò finalmente in aula le fotocopie verso le 17 del
pomeriggio, il M° Scimone mi fissò a lungo, ma o non era più sicuro, o era stanco,
non mi disse niente e non venni buttato fuori.

Finii il mio lavoro verso mezzanotte, non mi ricordo come raggiunsi la stazione, forse
a piedi, non mi ricordo se dormii in stazione o presi un treno al volo.

Non molto tempo dopo passai di ruolo a Milano su di un'altra materia (Elementi di
composizione per didattica: la più bella materia che io conosca) e quando mi arrivò
l'avviso che avevo superato la prima prova di questo strano concorso Perugino e
che dovevo presentarmi alla seconda prova, stracciai tutto e non ci pensai più.

Forse anche in questo caso "la musica non è sport" ma saper correre un poco mi ha
certamente risparmiato diverse seccature.

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