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In questo breve passo della Bibliotheca Historica, Diodoro Siculo ci mette a co-
noscenza di una tradizione riguardante la profetessa Dafne, glia dell’indovino Tire-
sia: questa fanciulla consacrata a Del quale bottino di guerra, ha ereditato dal padre
particolari doti profetiche, che la rendono capace di predire le sorti in virtù di una
particolare possessione divina. Tali doti le procurano il soprannome stesso di Sibilla,
poichè la rendono capace di far la Sibilla -secondo un’espressione già tipica delle
commedie aristofanee2- e la spingono a scrivere oracoli in versi, tanto antichi da poter
essere utilizzati da Omero per ornamento della sua poesia3. Essa è connessa ad un luo-
go oracolare per eccellenza, Del4: l’autore afferma che Dafne è sacerdotessa a Del,
lasciando trapelare un’analogia -fondata sulla sovrapposizione di personaggi- con una
Sibilla in particolare, quella Delca. Tale sovrapposizione -assente nel mondo classi-
co, come testimoniano le commedie di Aristofane ed i dialoghi platonici- si manifesta
come fenomeno piuttosto tardo (è nota, infatti, ad autori quali Varrone5 e Plutarco6)
e si compone con la tradizione di una pluralità di Sibille, ispirate da Apollo, libere di
vagare e annunziare le parole del dio7.
«La Sibilla rappresentava un modello di mantica alternativo a quello dei centri
apollinei8»: essa offriva liberamente predizioni spontanee in virtù di innate capacità
profetiche (senza essere cioè né interrogata né inserita tra il personale addetto al
culto del dio, come invece accadeva per la Pizia), ma allo stesso tempo si mostrava
legata alla religione apollinea ed, in alcune particolari circostanze, all’ambito del-
co. Del tutto originale e utile a chiarire tale “moltiplicazione” di personaggi profetici
al femminile è il catalogo proposto da Pausania che, nel X libro della sua ȆİȡȚȖȘıȚȢ
IJોȢ ਬȜȜįȠȢ, dopo aver descritto il centro oracolare delco ed offerto notizie sulle
sue origini, introduce una elencazione delle varie Sibille, traendo spunto da un rife-
rimento ad un luogo particolare, la roccia presso la quale la prima Sibilla sostò. Se-
condo il Periegeta, le Sibille sarebbero state quattro, libere di vagare e spostarsi da un
2
Nella sua seconda commedia, I Cavalieri Aristofane si occupa largamente dell’importanza degli
oracoli. Il personaggio centrale, Damos, un vecchio malforme, è descritto dal suo servo, come uno
che “fa la Sibilla” in contrapposizione ad un altro personaggio, il Paagone, che invece “canta degli
oracoli” (Aristof., Eq. 61). Aristofane usa il verbo ıȚȕȣȜȜȚȦ che –afferma E. SUÁREZ DE LA TORRE,
2007, p. 66- signica anche “essere ossessionato dalle profezie sibilline”.
3
Sul rapporto Sibilla/Omero: Varr. in Lact., Div. Inst. I 6; Or. Sib., III 419 ss.
4
Sul ruolo del santuario apollineo delco si legga E. SUÁREZ DE LA TORRE, 2005, pp. 60-65.
5
Varrone offre un dettagliato “catalogo” delle dieci Sibille note nell’antichità di cui la terza è la
Delca, in Lact., Div. Inst. I 6.
6
Plut., Pyth. or. 397a-b.
7
Si veda sul tema M. MONACA, 2005 e E. SUÁREZ DE LA TORRE, 2007.
8
E. SUÁREZ DE LA TORRE, 2007, pp. 63-64.
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luogo all’altro9: la prima, la più antica, sarebbe originaria della Libia, glia di Zeus e
Lamia, della discendenza di Poseidone; la seconda, “Erole, soprannominata Sibilla”,
più giovane ma “nata prima della guerra di Troia”10, sarebbe giunta da Delo (originaria
sede apollinea11) a Del per “cantare oracoli” trovandosi “in uno stato di possessione
da parte del dio, come invasata”. Lei stessa avrebbe reso note le sue radici familiari in
un oracolo di tipo ‘teologico’12, un oracolo che tenta di denire lo status della profetes-
sa in un orizzonte intermedio tra il divino e l’umano. Avrebbe poi trascorso parte della
sua vita quale addetta al culto di Apollo Sminteo nella Troade, avrebbe visitato Samo,
Claro per convergere nuovamente a Delo ed alla rupe di Del, da dove “pronunziò i
suoi canti”. Sarebbe poi tornata in patria, nella Troade, per morire13.
Di seguito, Pausania riferisce un’altra tradizione secondo cui Erole sarebbe in
realtà la Sibilla Eritrea e, riportando con dovizia di particolari quali fossero le ragioni
addotte a convalida dagli Eritrei, afferma che essi avevano eliminato quei versi in
cui la Sibilla si diceva originaria di Marpesso (altra sede della profetessa). Quindi,
facendo riferimento ad una fonte storico-letteraria locale di età ellenistica, Iperoco di
Cuma14, introduce la gura della terza Sibilla, colei che non può essere confusa con
le altre, poiché la sua localizzazione occidentale e la sua connessione ad altro tipo di
9
Paus., X 12.
10
Il riferimento alla profezia sibillina della guerra di Troia tende a evidenziare l’antichità della profetessa.
L’autore sottolinea, come già Varrone, che Erole “era più antica della guerra troiana”: ella aveva
predetto che Elena sarebbe cresciuta a Sparta per la rovina dell’Asia e dell’Europa e che per sua colpa
Ilio sarebbe stata presa dai Greci. Il tema della profezia di Troia doveva quindi essere comune alle
diverse Sibille, dalla Delca (cfr. Diod. Sic., IV 66, supra) all’Eritrea (cfr. Apoll. Er., FGrH. 422.1).
11
Erole, Sibilla Delca, è collegata anche con Delo, isola che secondo la più comune tradizione diede
i natali ad Apollo e fu la prima sede di un oracolo del dio. Il personaggio avrebbe inoltre composto
un inno per il dio. Pausania (che trasmette ex novo questa notizia) sottolinea un legame di parentela
tra la Sibilla ed Apollo: essa è identicata con Artemis, la sorella del dio, ed è anche detta sua sposa e
glia (cfr. Clem., Strom. I 21, che menziona la presenza a Del di una Sibilla chiamata Artemis). Tale
intreccio vuole stabilire la profonda connessione tra il dio oracolare Apollo e la sua profetessa.
12
«Io sono di nascita per metà mortale e per metà divina. Una ninfa immortale fu mia madre, mio
padre un mangiatore di grano. Per parte di mia madre sono di nascita Idea, ma la patria paterna
era la rossa Marpesso, sacra alla madre ed il ume Aidoneo». In questo oracolo compare un altro
villaggio della Troade, Marpesso, quale sede di un’altra Sibilla (cfr. Varr. in Lact., supra).
13
«Tuttavia la morte sopraggiunse allorché si trovava nella Troade e la sua tomba è nel bosco di
Apollo Sminteo, dove ci sono dei versi elegiaci scolpiti sulla sua stele funeraria: -Qui sono io, la
Sibilla di Febo che chiaramente parla, nascosta sotto questa pietra tombale. Una fanciulla che un
tempo ha avuto il dono della voce profetica ma che ora ha sempre una capacità di parola sebbene
sia stata come domata dal destino. Ma io sono sepolta vicino alle Ninfe e a questo Ermes, godendo
anche nel mondo sotterraneo di quella facoltà di potere che io ho avuto anche un tempo-».
14
Iper., FGrH. 576 (cfr. LLOYD-JONES - PARSONS, Suppl. Hell., pp. 498-500).
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Come già Varrone, Pausania chiama Sibilla Demo (probabilmente forma abbreviata di Demole)
e cita un aneddoto: racconta di una piccola urna di pietra, una hydria, contenente le reliquie della
Sibilla Cumana. Si trattava probabilmente della stessa tradizione ricordata in Ps. Just, Coh. ad
graecos 37 ed in Petr., Sat. 48.8: Nam Sibyllam quidem Cumis ego ipse oculis meis vidi in ampulla
pendere, et cum illi pueri dicerent: ȈȕȣȜȜĮ, IJ șȜİȚȢ ... respondebat illa ਝʌȠșĮȞİȞ șȜȦ.
16
Si tratta della Sibilla Ebraica, che viene qui per la prima volta ricordata. Sul tema si veda M.
MONACA, 2008.
17
E. SUÁREZ DE LA TORRE, 2007, p. 64-65.
18
Sull’interpretazione dei sogni di Cassandra si veda M. VINCI, 2007.
19
Oltre i cataloghi di Varrone e Pausania si vedano Isid., Origines 8.8; J. Lydus, Mens. 4.47; Sch.
Phedr. 244b; Teos. Tub. 121; Or. Sib., ȆȡިȜȠȖȠȢ 30-100.
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20
Cic., Div. I 66; Licoph., Alex. 349 ss., 1451 ss.; Ennio, Alex. 18-29.
21
Hom., Il. XIII 366; Sch. Il. VII 44.
22
M. MAUXION, 1987, p. 9.
23
E. SUÁREZ DE LA TORRE, 2005, pp. 42 ss.
24
S. MAZZOLDI, 2002, pp. 99 ss. Cfr. E. BARRA, 1993. Spesso sono state invece sottolineate le differenze
tra Cassandra o le Sibille –dotate di particolari qualità profetiche- e le Pizie fanciulle scelte tra la
popolazione delca, chiamate a parlare in nome di Apollo. Sul tema P. AMANDRY, 1997.
25
Cfr. G. AMIOTTI, 1993. Testo e traduzione di V. GIGANTE LANZARA, 2000.
26
Lycoph., Alex. 1-11.
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30
Cfr. H.W. PARKE, 1992, pp. 28-29.
31
Heracl., fr. 92 Diels, in Plut., Pyth. or. 397a-b.
32
Phleg., FGrH. 257; cfr. Or. Sib. VII 151-162.
33
Cfr. Ovid., Metam. I 452-567. Il mito anche in Parten. Nic., Amor. XV; Hygin., Fab. 203; Paus.,
VIII 20.1-4. Un’antologia di testi su http://www.iconos.it/index.php?id=37.
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detta si effettua quando c’è la Luna piena. Sorgendo il Sole realizzerà la sua
unione più favorevole, nel 4° giorno della dea nel quarto crescente, dal piano
terra della casa. Ora dì al Sole nascente la seguente orazione: “Alloro, pianta
sacra alla divinazione d’Apollo (įȐijȞȘ, ȝĮȞIJȠࣂȪȞȘࣂ ੂİȡઁȞ ijȣIJઁȞ ਝʌȩȜȜȦȞȠࣂ,
…Febo e coronato con rami, con il capo dai folti capelli,
…che porta lo scettro
tra le mani [10], sulle alture tra le molte valli, alto
… ai suoi, profetizza ai
mortali
… il vero Apollo
… la fanciulla terribile (Ș ʌĮȡșȑȞİ įİȚȞȒ),
…verso
cui corre con i sacri sandali,
…tenendo nelle mie mani un germoglio d’alloro
(įijȞȘࣂ șĮȜȜઁȞ) e manda il sacro oracolo, temendo ciò che è ovvio, e che
sarà compiuto, avendo sso lo sguardo su tutto ciò che è intorno,
… [ – į]
ĮȝȐࣂĮ[Ȟ]įȡĮ ȝҕ.......ĮȞįȡĮ [10], vieni in mio soccorso (vocali) Peana (vocali),
dai molti nomi, ȧȠĮȣ[.ĮțȡĮț]ĮȞĮȡȕĮ, ĭȠȕİ, che soccorri con i tuoi oracoli,
Febo, Apollo, arciere glio di Leto, profeta (șİȠʌȡંʌİ), vieni qui, qui, vieni
qui, profetizzando, dona il tuo oracolo durante la notte”. Dopo ciò, declama
ૅİȘǜ ȧİ ȧİ Șȧ ȧȦ[..]ȧĮȦȚȘǜ ȧȣȘǜ ȧĮ ȧĮȦ Ș..... ӑȣȦ.
[30] Dopo il tramonto supplica nuovamente: “Ascoltami, tu dall’arco
d’argento, tu che proteggi Crise, e la divina Cilla, e regni con forza a Tenedo,
tu che brilli come l’oro, uragano distruttore di Pito, ȝİࣂİȖțȡȚijȚ. ȁĮIJİ ࣂȚĮȦșૅ
Įȕ]Įઆș, ȂİȜȚȠ૨Ȥİ, dominatore, ʌİȣȤȡȘ che cammini di notte, ࣂİࣂİȖȖİ
ȕĮȡijĮȡĮȖȘࣂ țĮ Įȡȕİș, tu che ami il sangue, ਝȡȕĮșȚĮȦ, Sminteo, se qualche
volta ho ricolmato i tuoi altari di offerte gradite, se qualche volta in tuo onore
ho bruciato pingui cosce di tori e di capre, esaudisci questo mio desiderio”.
Alla stessa maniera recita questa preghiera per la sua unione con Selene:
“[40] Alloro (įijȞȘ), sacra pianta dell’oracolo di Apollo, vergine ǻijȞȘ, Dafne,
compagna di Febo, ĮȕĮઆș, ȧĮȦĮȦȠ ȧĮȖȤȦșȚʌȣȜĮ ȝȠȣıȚȡȤĮ ȠIJȠȞȣʌȠȞ, vieni
ora qui, con me, ora. Inizia a cantare per me i tuoi precetti divini nella notte
oscura. ȡȘࣂĮȕĮĮȞǜ ĮĮȞ...ĮȞĮǜ ĮĮȞĮȞĮĮȞĮȞĮȜĮĮĮǜ ĮĮĮǜ ĮĮĮ. In verità, a te è
possibile, a te il Delio, il Nomio, il glio di Leto e di Zeus, profetizzare con
certezza nella notte, rivelando verità attraverso i tuoi oracoli onirici34.
Nel testo appare il dio Apollo che (nella sua identicazione con Helios) risulta
essere tra i più invocati nei Papiri come divinità mantica35, spesso chiamata ad of-
frire un oracolo in visione notturna attraverso i sogni. In PGM II, ad esempio, viene
descritta la prassi necessaria per riuscire ad entrare in contatto con il dio: nella se-
conda parte del testo (vv.80 ss.) si legge, infatti, un’invocazione ad Apollo-Helios e
all’alloro (da recitare quando la Luna è nel quarto crescente), seguita da un inno allo
stesso dio. Sulla stessa linea si pone il nostro papiro che, sebbene corrotto in molte
linee, offre i consigli necessari per ottenere un incontro prima con Helios-Apollo e
34
PGM VI, ed. K. PREISENDANZ, 1974. Si segue la traduzione spagnola di J. L. CALVO MARTÍNEZ, M.D.
SÁNCHEZ ROMERO, 1987, pp. 202-203.
35
Si legga E. SUÁREZ DE LA TORRE, 2009, pp. 21 ss.
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ma anche Artemide e si dichiara sposa di Apollo, dicendo anche talora che lei
è sua sorella, e talora che è sua glia.
Parecchie tradizioni si tramandano sia sul suo nome sia sugli oracoli
celebrati come suoi: frigia di origine, fu chiamata Artemide; fu questa donna
che venne a Del e vi cantò: «O cittadini di Del, che adorate Apollo saettatore,
io son venuta per esporvi il pensiero di Zeus Egioco incollerita contro mio
fratello Apollo». C’è poi un’altra Sibilla a Eritre chiamata Erole. Di questa
fa menzione Eraclide Pontico nel libro Sugli oracoli.
Siamo nuovamente in presenza di una reductio ad unum di molti personaggi tut-
ti accomunati dal loro “essere sibilla”: una fanciulla, profetessa invasata di Apollo
(Delio, Delco, Sminteo), la cui genealogia risulta variamente denita dalle fonti,
in alcuni casi identicata con la Sibilla Frigia chiamata Artemis (Eraclide Pontico40,
Clemente), vissuta prima della guerra di Troia, divenuta consanguinea di Apollo
(Pausania), ma anche glia dell’indovino Tiresia (Diodoro), chiamata Dafne (confu-
sa a volte con la sorella Manto41), una sibilla in ogni caso “vincolata” al dio.
E’ in questo senso –crediamo- che può essere possibile affermare la presenza di
una sibilla nel papiro che abbiamo appena analizzato.
Crediamo, infatti, si possa affermare con una certa sicurezza che l’autore del VI PGM
ben conoscesse (ed utilizzasse) tutta la tradizione mitica connessa ad un personaggio
femminile, una profetessa libera e non istituzionalizzata e, per questo, un personaggio
alternativo rispetto alla divinazione ufciale, un personaggio altalenante tra religione,
matica e magia nella sua qualità di glia «di Circe, mia madre, e di Indovino, mio pa-
dre», ma pur sempre connesso alla gura divina di Apollo, in grado di offrire –in preda
alla mania- inesprimibili enigmi e rivelazioni, interpretazioni di sogni e di oscure realtà.
Una “sibilla” insomma, o meglio una delle Sibille.
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- “E un dio ti fa cantare (Agamen., vv. 1175-76): la Cassandra di Eschilo fra Ippocrate e la
40
Cfr. fr. 130-141 (WEHRLI 19692).
41
Altra glia dell’indovino Tiresia, dal quale aveva ereditato capacità magiche e divinatorie. Fu
consacrata sacerdotessa di Apollo a Del. E’ ricordata in Virg., Aen. X. 198-200; Ovid., Metam. VI.
157; Staz., Theb. IV. 463-466, VII. 578 ss.
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