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Citazioni sulla cazzimma.

«Cazzimma», in napoletano, significa pressappoco «cattiveria maligna». «Pulicana» è


un'aggravante, e si riferisce alla faccia, notoriamente aggrondata, del pellicano.
Sicché la cazzimma pulicana sarebbe il cipiglio che avrebbe un pellicano, già torvo
al naturale qualora fosse incazzato. (Maurizio Ferraris)
«Che cazzimma!», esclama Alessandra. Traduco la parola come equivalente al romano
«cazzi mia». Ma la mia traduzione non è corretta, mi fa osservare Franz pochi
giorni dopo durante una festa [...]. Il termine «cazzi mia» indica una
determinazione, come dire?, solitaria, irrelata, rispetto agli altri, in fondo
indifferente alla loro sorte se non nella misura in cui questi «altri» ti si
mettono – sia pure involontariamente – tra i piedi, si frappongono tra te e il tuo
obiettivo, mettono in forse la soddisfazione del tuo desiderio. La «cazzimma»
denota invece una determinazione competitiva, che eccita la propria quotidiana e
minimale malvagità proprio al comparire degli altri. Il portatore di cazzimma se ne
potrebbe anche stare tranquillo e quieto, ordinato e disciplinato, se non fosse per
l'apparire degli altri. È con questi, soltanto con questi, con determinazione in
certo modo sociale, che non può risolversi autarchicamente, che vuole misurarsi.
Per lui non è importante, ad esempio, parcheggiare la macchina, dipendesse da lui
potrebbe seguitare a restare nel traffico, avanzando lentissimamente, senza darsi
né meta né scadenza, minuti, quarti d'ora, ore intere e persino giorni. È
importante sottrarre il parcheggio all'altro che, incautamente, lo volesse fare
proprio, togliendolo alla disponibilità virtuale ed assoluta della propria
automobile. (Renato Nicolini)
Già, "'a cazzimma". Chi non è napoletano e non ha mai avuto modo di sentire questo
termine, si chiederà giustamente di che si tratti. Ebbe', "cazzimma" è un
neologismo dialettale molto in voga negli ultimi tempi. Designa la furbizia
accentuata, la pratica costante di attingere acqua per il proprio mulino, in
qualunque momento e situazione, magari anche sfruttando i propri amici più intimi,
i propri parenti [...]. È l'attitudine a cercare e trovare, d'istinto, sempre e
comunque, il proprio tornaconto, dai grandi affari o business fino alle schermaglie
meschine per chi deve pagare il pranzo o il caffè. (Pino Daniele)
Inutile. Se chiedete a due napoletani che cosa vuol dire «cazzimma» vi porteranno
in giro per i vicoli dei significati senza che alla fine abbiate compreso che cosa
vi hanno voluto dire. E così, navigando su internet, si trovano autorevoli pareri,
significati, eppure non ce n'è uno che riesca a imprigionare questa parola.[1]
(Nicola Saldutti)
La "cazzimma" significa "non te lo voglio dire", o meglio ancora, è una cattiveria
gratuita e un po' capricciosa. (Luca Miniero)
Mi fa piacere che tutti si sono espressi sul termine cazzimma: d'altronde, la
ricchezza dell'Italia è nei dialetti e nella sua regionalità. È diventato un
termine recepito da tutti. (Aurelio De Laurentiis)
Nun t'o bboglio ricere, chest'è 'a cazzimma![2] (Alessandro Siani)
Lo sai cos'è la cazzimma? Eh, non te lo voglio dire, quella è la cazzimma.
(Antonino Cannavacciuolo)
Tengo 'a cazzimma e faccio | tutto quello che mi va | pecché so blues e nun |
voglio cagna'. (Pino Daniele)
Termine napoletano che sta a significare un atto di sottile perfidia nei confronti
del prossimo. (Aldo Grasso)
Un'espressione napoletana per indicare un insieme e un intreccio di atteggiamenti
negativi: autorità, malvagità, avarizia, pignoleria, grettezza. È l'attitudine a
cercare e trovare, d'istinto, sempre e comunque, il proprio tornaconto, ma il
termine copre uno spettro di significati o, per meglio dire, di atteggiamenti ben
più ampio. La "cazzimma" può infatti indicare anche semplicemente la cattiveria
gratuita. Quindi «tene 'a cazzimma» quella persona che alla malignità, aggiunge la
cattiveria e il gusto di farla. Tuttavia se si va a leggere nei blog la sorpresa è
che per i più, soprattutto i giovani, la "cazzimma" ha una connotazione quasi
positiva per indicare una sorta di atteggiamento grintoso, risoluto. Proprio quello
che serve per farsi spazio in una società oppressiva e invadente, quella che
occorre a chi come motto porta tatuato sulla pelle: "Ca nisciuno è fesso". Marchio
appiccicato addosso giorno dopo giorno da consolidati piccoli gesti quotidiani,
passati bonariamente come fesserie, cosa da niente, tanto per giocare, piccoli
gesti apparentemente inoffensivi che disegnano abito sociale e diventano il brodo
di cultura della mentalità violenta che poi è comunque camorristica e madre di ogni
indecenza, di ogni bruttura, che qui da noi vince e altrove è sconosciuta. È
cazzimma quello del parcheggiatore abusivo, taglieggiatore autorizzato dalla falsa
pietà. È cazzimma quella di chi senza paura di reprimende può disfarsi nei mercati
di rifiuti nauseabondi solo perché chi dovrebbe controllare passa a fine settimana
a ritirare la spesa. È cazzimma quel sistema di politica malata che baratta
consenso con complicità omertosa. È cazzimma quella dei tanti, delle troppe persone
perbene, che nella nostra città scientificamente perseguono in fine di ignorare la
legge e uccidere il bene comune. (Gennaro Matino)

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