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Caratteri e limiti del Romanticismo in Italia

In Italia si comincia a parlare di Romanticismo solo con la polemica suscitata nel 1816 dalla pubblicazione,
sul primo numero della “Biblioteca italiana” l’articolo di Madame de Staël Sulla maniera e l’utilità delle
traduzioni, che conteneva un invito ai letterati italiani a guardare oltre i confini e più precisamente oltre le
Alpi, a cercare una letteratura filosofica attraverso un confronto con la nuova sensibilità europea. Un vero
movimento romantico, guidato da un gruppo operante a Milano, si riconobbe nella difesa dei suggerimenti
della Staël, avviando una battaglia per l’apertura della letteratura italiana alle esperienze contemporanee,
soprattutto tedesche; tutto ciò comportò un rifiuto di forme, schemi, regole della tradizione classicistica.
Grazie a questa battaglia, alcuni dei principi fondamentali del Romanticismo si affermarono anche in Italia
nel corso degli anni Venti e dominarono l’orizzonte della letteratura e della sensibilità per gran parte del XIX
secolo. Rispetto alle linee generali di quello europeo, il Romanticismo italiano presenta prospettive più
limitate e caratteri del tutto particolari. Esso si distingue per la sua cautela e moderazione, infatti qui agisce
ancora il peso della cultura classica, che allontana dalle posizioni più radicali. Alle origini del nostro
Romanticismo c’è un a continuità con diverse esperienze dell’ultimo Settecento e del primo Ottocento che
avevano espresso una nuova sensibilità, anticipando in parte tematiche romantiche, pur rimanendo
all’interno della tradizione classicistica. I nostri primi romantici si sentono legati a Parini e ad Alfieri;
guardano come maestri i più vicini Monti e Foscolo. Anche ideologicamente, pur distaccandosi dagli aspetti
più antireligiosi e materialistici dell’Illuminismo, il Romanticismo italiano, soprattutto durante la sua fase
iniziale, conserva relativamente una continuità con gli aspetti dell’Illuminismo, del quale condivide la ricerca
di una letteratura utile, che collabori al perfezionamento della civiltà. Sullo sfondo di questo spirito di
continuità, si pone l’accento sul rapporto tra letteratura e società, e quindi sulla necessità di dar piena e
autentica espressione al mondo contemporaneo. Letteratura e poesia si modificano secondo i caratteri
storici delle diverse società; da questo deriva il bisogno di una letteratura moderna, che risponda alle
esigenze del presente e nello stesso tempo rivolga nuova attenzione a momenti storici trascurati dalla
tradizione classicista, come il Medioevo, origine e radice ella moderna civiltà italiana. D’altra parte,
l’esigenza di interpretare il mondo moderno comporta una conoscenza nuova delle molteplici forme della
sua realtà e una nuova volontà di comunicazione; cioè un linguaggio non più rivolto solo ai dotti, ma capace
di raggiungere i sentimenti del popolo che nell’ottica romantica si identifica con la borghesia. La particolare
situazione politica italiana pone in primo piano anche un obiettivo patriottico e nazionale, quasi sempre
all’insegna di un liberalismo moderato; e una prevalente religiosità che vede nel cattolicesimo romano la
massima espressione collettiva e popolare della nazione italiana. All’arte vengono così attribuiti compiti
positivi, come la creazione di una equilibrata “bellezza”, comunicabile al pubblico borghese, anche con
funzioni morali ed educative; siamo molto lontani dalle radicale negatività delle più avanzate esperienze
romantiche, dalla loro ricerca di territori inesplorati. Il Romanticismo italiano evita l’estremismo di quello
europeo e agisce soprattutto come spinta verso lo svecchiamento della cultura nazionale, offrendo al
pubblico italiano schemi e temi romantici come materiali da apprendere per meglio partecipare alla vita del
presente. E mentre nel Romanticismo europeo si verificavano frequenti e violente fratture fra l’arte e la
società, con le prime critiche all’industrialismo borghese, il romanticismo italiano mira a esprimere le
tendenze dominanti nella società. Sebbene con questi limiti, esso giunge al realismo, alla storicità,
all’inquieta religiosità “popolare”, soprattutto attraverso l’opera del Manzoni. L’altro grande autore del
primo Ottocento, Leopardi, parte addirittura da prospettive antiromantiche raggiungendo risultati molto
originali ch possono essere paragonate o meglio avvicinate a certe esperienze radicali europee
contemporanee. L’espressione più caratteristica, in senso romantico, in ambito italiano si ha meglio nel
melodramma di Verdi che nella cultura ottocentesca.

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