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Opera emblematica non solo per la produzione romanzesca di D’Annunzio ma anche per

tutto il Decadentismo italiano, Il Piacere viene pubblicato a Milano nel 1889 da Treves,
dopo una rapida stesura nel corso dell’anno precedente a Francavilla al Mare presso l’amico
fraterno Francesco Paolo Michetti. Più tardi, nel 1895, il romanzo verrà ripubblicato nella
silloge narrativa chiamata dall’autore stesso “romanzi della Rosa”, in cui comparirà a fianco
de L’innocente e de Il trionfo della morte.

Al centro delle vicende de Il Piacere c’è uno dei molti alter ego fortemente autobiografici
nati dalla penna dannunziana: Andrea Sperelli, esteta raffinato e coltissimo, discendente
d’una famiglia nobile, estraneo alla barbarie dei tempi moderni e tutto dedito (come l’autore
per tutta la sua esistenza) “a fare la propria vita come si fa un’opera d’arte”. Ovviamente,
ad un individuo del genere si confà un amore d’eccezione: il romanzo, diviso in quattro
parti, si apre proprio con un incontro fatale tra Andrea ed Elena Muti, che gli fa visita nella
residenza romana di Palazzo Zuccari. Si apre qui un lungo flashsback, che torna alla rottura
della relazione tra i due, avvenuta due anni prima. Andrea ha reagito alla fine dell'amore con
Elena gettandosi nella vita mondana della Capitale, inanellando avventure superficiali e vane,
finché viene gravemente ferito durante un duello. La convalescenza porta il nostro
protagonista a Ferrara, presso una cugina che gli assicura pace e ristoro, e soprattutto la
possibilità di dedicarsi in serenità alla creazione artistica (e a D’Annunzio l’occasione di far
sfoggio di tutta la sua cultura e di tutti i suoi modelli di riferimento su scala europea). In
questo Eden protetto prende corpo l’amore tutto platonico (e sublimato nelle forme dell’arte)
per Maria, aristocratica senese ed eccelsa pianista, su cui Andrea proietta - quasi si trattasse
di un “doppio” - la passione tormentata per Elena; la stessa Maria proverà a tradurre i propri
sentimenti per Andrea componendo un diario (un “giornale intimo” a matrice letteraria) di
confessione. All’inizio del libro terzo, si chiude la lunga analessi narrativa: Andrea, dopo la
parentesi dei vizi, riconsidera il rapporto con Elena, che nel mentre ha sposato un nobile
inglese, Lord Heathfield, dedito al sadismo sessuale; il protagonista, che in Elena aveva
concentrato tutte le sue ambizioni ad un amore totale ed assoluto, prende coscienza delle
illusione e delle falsità insite nel legame con la donna. La situazione però si complica con il
ritorno in scena di Maria, che ovviamente suscita le gelosie della prima amante, che ora prova
a sedurre nuovamente il protagonista. Andrea, in cerca della “terza Amante ideale”
sovrappone all’amore puro e spirituale per Maria la pulsione erotica per Elena; in occasione
dell’ultimo appuntamento con Maria, costretta a lasciare Roma perché il marito è stato
scoperto a barare al tavolo d’azzardo, egli pronuncia il nome della rivale (la “femme fatale”
Elena). La disperazione di Andrea non può fermare la fuga definitiva di Maria: il libro si
chiude così con l’asta dei beni della donna, di cui al protagonista non resta che un
armadio, simbolo che riassume la sua sconfitta.

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